Betty

 

” Non avevo dimenticato una bottiglia di vino. Finita la cena Betty aveva pomelli rosa e occhi brillanti. Era raro vederla così calma e distesa, come dire, quasi felice, sì, proprio così, quasi felice. Dall’ emozione dimenticai di mettere lo zucchero nello yogurt.

– Perché non sei così più spesso…? Le domandai.

L’ occhiata che mi lanciò mi tolse la voglia di rifare la domanda. Ne avevamo parlato almeno un centinaio di volte, perché allora insistevo, perché non la finivo di tornare sempre sullo stesso argomento…? Credevo forse ancora nella magia delle parole? Ricordavo nei minimi particolari l’ultima conversazione sull’ argomento, non risaliva a due secoli fa e avevo imparato la lezione a memoria.

Diavolo, mi aveva detto Betty rabbrividendo, ma non capisci che la vita si mette contro di me, se appena voglio qualcosa mi accorgo che non ho diritto a nulla (…) …??!!

E, parola mia, quando Betty diceva queste cose, vedevo una selva di porte che si chiudevano sbattendo con furia intorno a lei e non c’era più verso di raggiungerla, non serviva che saltassi fuori con le mie idee fumose per dimostrarle che aveva torto e che le cose si sarebbero aggiustate. C’è sempre qualche imbecille che arriva con un bicchiere d’acqua per curare una bruciatura di terzo grado. Io, per esempio. “

 

Philippe Djian, da “37°2 al mattino. Betty Blue”

 

 

 

 

 

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