” (…) la competizione con l’ Altra si consuma nello stesso quartiere, negli stessi locali, spesso sulle pagine delle stesse riviste, “Vogue” e “Harper’s Bazaar” in testa. Ma anche su “Femina” e “Minerva” i titoli dedicati alle due sono partite di ping-pong, così se “Chanel lancia uno splendido vestito in jersey verde scuro”, “Schiaparelli crea un abito di ciniglia rossa per la sera”; a “una creazione di Chanel per la sera con la fodera di satin bianco ricoperto di una cascata ricamata in perle”, Schiaparelli risponde con colori accesi come il blu pervinca, il blu lavanda, il verde lattuga, uno sfrontato arancione. Chanel, sacerdotessa della semplicità, disegna abiti da sera blu elettrico, lontani dal consueto monocromatismo del beige, dei neri, dei bianchi e ci aggiunge perle, paillettes, frange, ricami. “La collezione di Elsa Schiaparelli basta a mettere in crisi il vocabolario” scrivono i giornali. Elsa non fa molto per essere simpatica alle giornaliste, ma sa costruire la sua immagine, anche se non ama “essere costretta ad assumere il ruolo di enfant terrible dell’ alta moda francese, per distinguersi dai suoi colleghi che, a eccezione di Chanel, sono reticenti e controllati nei contatti con la stampa”. (…) Ormai il conflitto è di dominio pubblico e si trasferisce su ogni sfilata, per Schiaparelli una complessa mise-en-scene di corpi in movimento, per Chanel un’ ordinata sequenza di abiti e “modelle che incedono a testa alta, spalle indietro, fianchi in avanti, una mano in tasca e l’ altra che tiene un cartoncino con il numero del modello”. Durata massima: trenta minuti. “
Paola Calvetti, da “Le Rivali. Dieci donne di talento che hanno cambiato la storia”
Foto: Coco Chanel posa in piedi via Chariserin from Flickr, CC BY 2.0 , Elsa Schiaparelli posa in piedi via Kristine from Flickr, CC BY-NC 2.0 , Coco Chanel mezzobusto by Justine Picardie, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons, Elsa Schiaparelli mezzobusto via Kristine from Flickr, CC BY-NC 2.0