Haute Couture AI 2022/23: flash dalle sfilate di Parigi (parte 1)

 

Dal 4 al 7 Luglio, a Parigi sono andate in scena le sfilate delle collezioni Autunno Inverno 2022/23 di Haute Couture. Dopo il proliferare del digital e dei défilé a porte chiuse dovuti all’ emergenza Covid, si è tornati alla piena normalità: fashion show in presenza, celebrities a profusione e creazioni – come sempre – spettacolari sono stati il filo conduttore della kermesse. Grande assente, Valentino. Ma con una giustificazione più che valida: “The Beginning”, questo il nome della collezione della Maison, è stata presentata a Roma l’8 Luglio e sta facendo parlare ampiamente di sè grazie alla meraviglia degli abiti e alla splendida Piazza di Spagna che ha fatto da cornice alla sfilata. Per raccontarvi gli show parigini, una selezione si è resa d’obbligo. Ho scelto complessivamente otto collezioni, che dividerò in due tranche accompagnate da sintetici commenti. Godetevi subito la prima!

 

SCHIAPARELLI

 

Tre colori predominanti, nero, panna e oro, declinati in creazioni mozzafiato in quanto a splendore e sartorialità. Il ripristino del valore del bello, d’altronde, è uno degli obiettivi che persegue Daniel Roseberry. L’ ispirazione di “Born Again” guarda a Christian Lacroix e alla sua collezione di debutto del 1987. Irrompono dunque echi delle corride di Arles (città natale del designer), che affascinarono persino Picasso:  i ricami barocchi, il velluto nero a profusione, i cappelli a cupola piatta e tesa larga ricordano quelli indossati dai toreri e dai matadores. La silhouette viene risaltata da bustini incollati al corpo, scollature che raggiungono l’inguine e un nude look costante, contrapposti agli smisurati volumi dei drappeggi e delle maniche a gigot. Il Surrealismo tanto amato da “Schiap” si insinua, tra l’altro, nei dettagli trompe-l’oeil, in preziosi grappoli d’uva ornamentali e nei maxi cappelli (ideati da Stephen Jones) che rimandano a delle oniriche distese di grano. Straordinari decori floreali in seta dipinta a mano sbocciano su svariati look, mentre l’iconica colomba della Maison si accompagna all’ innocenza primordiale di un seno nudo dissimulato da una manciata di polvere argentea.

 

DIOR

 

Il principale motivo ispiratore è l’albero della vita, rivisitato in un’opera dell’artista ucraina Olesia Trofymenko: una figura simbolica che fa da trait d’union tra cielo e terra, collega ogni elemento della creazione ed accomuna innumerevoli filosofie, culture e religioni. Attraverso un tripudio di ricami finissimi, Maria Grazia Chiuri decide di esplorare il substrato folkloristico che crea una connessione tra i saperi e le tradizioni di diversi terrritori. Si serve del filo di seta, di corda e di cotone quasi a evidenziare il retaggio primordiale che pervade la sua ricerca stilistica, accompagnandolo a una palette di cromie naturali come il bianco, il nero, il beige, il tortora. Nella collezione predomina una serie di long dress fluttuanti, a vita alta, con lunghe maniche a sbuffo o a tre quarti. Il focus è sulle preziose lavorazioni in pizzo, sui ricami, sul sapiente utilizzo del punto smock e del plissè. Trench-vestaglia morbidi, mantelle e capispalla in patchwork di stampo mediorientale accentuano la ricercatezza degli abiti. Per Maria Grazia Chiuri, tracciare un fil rouge tra stili, patrimoni folkloristici e tradizioni rappresenta il tentativo di restituire un equilibrio alla contemporanea realtà sociale.

 

ARMANI PRIVE’

 

La collezione si intitola “Pétillant”: un nome che è tutto un programma. C’è voglia di scintillare da Armani Privé, di ricominciare a vivere la notte con eleganza e sprigionando bagliori. Luccicano le giacche, i top, gli abiti, tempestati di paillettes o di perline. Luccicano i tessuti, dal raso al jacquard di seta. A fare da denominatore comune è uno chic impeccabile. Motivi art déco, trasparenze e un’estrema fluidità delle linee la fanno da padroni. Le nuance sono quelle signature di Armani Privé: tutti i toni del blu, dal navy al bluette passando per il polvere, e poi il lilla, il rosa, il fucsia…Il il nero, il bianco e il “greige” sono presenti, ma in netta minoranza in questa collezione. “Femminilità” è la parola d’ordine di look che alternano ensemble di giacche e pantaloni stretti alla caviglia, bustier dalle scollature audaci, abiti sinuosi con corpetto a cuore, cascate di frange ornamentali, gonne in chiffon vaporose e cosparse di ruches, boa in tulle che si avvolgono attorno ad abiti da sirena. Il blu predomina senza ombra di dubbio: i cristalli argentati che impreziosiscono un tailleur pantalone e un abito fasciante risplendono come stelle nel cielo notturno.

 

BALENCIAGA

 

La sfilata inizia con un’ esplosione di total black: quella di look-seconda pelle in neoprene indossati da “alieni” con il volto celato da maschere ovali nere. Gvasalia si interroga sul futuro e sul futuro del “gazar” (la stoffa utilizzata da Cristobal Balenciaga per creare i suoi caratteristici abiti iper voluminosi), che per il designer si tramuta, appunto, in un avveniristico neoprene sostenibile. Dai look in black, una glorificazione del corpo e delle sue forme, la sfilata evolve in una fase intermedia in cui prevalgono tute con frange paillettate all over, long dress in rete e uno streetwear a base di bomber, parka, pantaloni in denim e felpe con cappuccio. Dopo una parata di capispalla dal taglio sartoriale, le maschere dei “manichini futuribili” lasciano il posto ai volti di star del calibro di Nicole Kidman, Naomi Campbell e Kim Kardashian. Questa fase si associa a creazioni in puro stile Balenciaga: long dress fascianti con dettagli spigolosi, miniabiti drappeggiatissimi muniti di mantella-strascico, giacche da smoking con orlo rasoterra, abiti a corolla dai volumi smisurati. Il percorso, come ha spiegato Demna Gvasalia, va a ritroso: dal futuro verso il passato. Concludendosi con un maestoso bridal dress tempestato di fiori argentei che ha sbalordito il parterre.

 

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