In barca al chiar di luna

 

” Una sera che stavamo tutti insieme, felici sulla piccola spiaggia attorno a un falò come zingari, e io suonavo la chitarra, vedemmo passare un pointu, un’ imbarcazione da pesca tipica del paese, grossa e rozza. Visibilmente vuota, se ne andava lentamente alla deriva seguendo la corrente. Jicky non fece tanti discorsi: si tuffò e, da quell’ eccellente nuotatore che era, raggiunse il pointu portandolo a riva. Che bazza! Una barca, proprio quello che ci mancava! E hop, nel giro di due minuti eravamo tutti a bordo, compresi Guapa, Clown e la chitarra. Jicky remava, io cantavo, ridevano tutti, c’era un magico chiaro di luna, faceva caldo, scivolavamo sull’ acqua placida e silenziosa di quella bella sera d’estate. Era la prima volta che vedevamo La Madrague dal mare, quando improvvisamente , bum! crac! stop! avevamo urtato contro uno scoglio. Ci ritrovammo uno sopra all’ altro, Clown finì in acqua: interruzione improvvisa di un programma musicale conclusosi in urla, latrati e grida di vario genere. Ci eravamo incagliati in una secca che corre lungo la costa e di cui ignoravamo l’ esistenza; secca che in seguito avrebbe costituito una protezione naturale contro le visite dei curiosi. Un buon numero di imbarcazioni, andando a tutta birra, ci avrebbe malamente concluso la propria esistenza mentre la mia restava in salvo. “

 

Brigitte Bardot, da “Mi chiamano B.B.”

 

 

 

Foto via Michael Donovan from Flickr, CC BY-SA 2.0

 

Capri, la fragranza che 19-69 dedica all’ incantevole “Isola Azzurra”

 

Un mare che più azzurro non si può (come il colore da cui prende il nome l’ onirica Grotta Azzurra, celebratissima dai letterati) e i caratteristici Faraglioni, suo emblema paesaggistico: l’isola di Capri è una delle più rinomate meraviglie italiche. Per non parlare della “dolce vita” che l’ ha animata nel tempo, un susseguirsi di Vip, intellettuali, aristocratici e teste coronate. Capitale del glamour vacanziero, Capri sprigiona un fascino eterno. In molti hanno interpretato la sua essenza olfattiva, ed oggi voglio parlarvi di un’ Eau de Parfum specialissima che concentra le iconiche atmosfere dell’ isola nel proprio jus: si tratta di Capri, una fragranza firmata 19-69. Ma chi si cela dietro queste enigmatiche cifre, e cosa rappresentano? Ve lo rivelo subito. 19-69 è il luxury brand di profumi fondato dall’ artista svedese Johan Bergelin; avvalendosi del savoir faire di artigiani dislocati tra la Scandinavia, la Francia e l’ Italia, la label ha esordito nella storica boutique parigina Colette nel 2017. Bergelin crea le sue alchimie olfattive abbattendo ogni barriera relativa al genere (le fragranze di 19-69 sono rigorosamente unisex) e ricercando una bellezza unconventional, al di là degli stereotipi e dei vincoli. Nell’ immaginario dell’ artista campeggiano gli anni ’80 del Glam Rock, decisivi per l’ abolizione dei confini tra maschile e femminile: rockstar come David Bowie e Marc Bolan si truccavano pesantemente, indossavano tute di lustrini e boa di piume sperimentando sempre nuovi look.

 

 

Oltre a tramutare la propria immagine in un capolavoro artistico, i Glam rockers dichiaravano a gran voce la loro unicità e il loro credo. Su questi stessi valori Bergelin ha fondato la brand identity di 19-69. Lo slogan che ha scelto, “Bottling Countercolture” (“imbottigliare la controcultura”), è indicativo e rafforza ulteriormente la mission del marchio, il cui nome fa riferimento all’ anno – il 1969, appunto – della libertà, dell’ emancipazione giovanile, dell’ affermazione di una cultura alternativa e di inediti modelli di vita. La precedente carriera di fotografo ha consentito a Johan Bergelin di viaggiare in giro per il mondo e di conoscere i popoli più disparati. Ha così scoperto cosa unisce, cosa accomuna le varie culture: “Molte volte è la bellezza”, spiega, ” sia sotto forma di musica che di arte o di profumi. Con 19-69 voglio invitare le persone ad esplorare la bellezza oltre i confini e vedere cosa possiamo scoprire gli uni degli altri”. Il suo intento si traduce in una serie di jus (Purple Haze, Capri, Chinese Tobacco, Kasbah, Rainbow Bar, L’ Air Barbès, Chronic, Villa Nellcôte, Female Christ) che prendono vita da sensazioni, ambientazioni ed epoche associate a continenti quali l’ Asia, l’America, l’ Europa e l’ Africa.

 

 

La collezione di fragranze è magnifica anche rispetto al design e al packaging. I flaconi, verniciati e serigrafati in Italia, sono essenziali bottigliette di vetro con il doppio fondo tinto di una tonalità sempre diversa, mentre il tappo è invariabilmente nero. Tutti i prodotti vengono realizzati a mano e ogni profumo si lega a un mood evocativo ben preciso, nessuno uguale all’ altro. Capri, racchiuso in un flacone nei toni del giallo, richiama la luminosità del sole che splende sull’ isola. Ma non solo: ad ispirare Johan Bergelin è stato “Le Mépris” (“Il disprezzo”), il film che Jean-Luc Godard girò nel 1963 proprio a Capri, a Villa Malaparte, con Brigitte Bardot e Michel Piccoli come protagonisti.

 

BB sul set di “Le Mépris”

Le note olfattive dell’ Eau de Parfum scaturita dalle suggestioni di questa pellicola ne riflettono le atmosfere intense, drammatiche ma costantemente ravvivate – quasi per contrasto – dalla luce solare. Spiccano gli accordi di arancia dolce e amara, di olio essenziale di Ylang Ylang, di muschio bianco, ingredienti base di una fragranza fresca ed avvolgente. Una fragranza che, a partire dallo spunto di “Le Mépris”, ci accompagna in un incantevole viaggio sull’ “Isola Azzurra”.

Capri è disponibile in versione Eau de Parfum da 100 ml

 

 

 

La magica “Grotta Azzurra”

 

 

Foto della Grotta Azzurra via Wikimedia by Colling-architektur / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)

Foto di Brigitte Bardot via Poet Architecture from Flickr, Public Domain

 

 

Tendenze Fw 2015/16: iconici cuissardes

Emilio Pucci

 

Tornano i cuissardes, supremo complemento di uno stile ammiccante e sensuale ma non privo di funzionalità. Alti e affusolati come da prassi, “vestono” la gamba tenendola al riparo dai rigori invernali ogni qualvolta il look prevede minigonne e vertiginosi shorts. I modelli più trendy della stagione fredda sanciscono il trionfo del suede e del colore affiancati agli evergreen in pelle o vernice. Ma il leitmotiv resta, come sempre, la grintosa allure da diva che è in grado di evocare lo “stivalone” per eccellenza dei Sixties: non è un caso, che un’ icona del calibro di Brigitte Bardot lo annoverasse tra i suoi accessori cult.

Versace

Alberta Ferretti

Marc Jacobs

Elisabetta Franchi

Burberry Prorsum

MSGM

Isabel Marant

Dior

Philosophy di Lorenzo Serafini

Chanel Métiers d’Art: una “parisienne” a Roma

Paris-Rome: un connubio tra moda, cinema e stile che ha fatto rivivere, grazie alla sfilata Chanel Métiers d’Art, uno squarcio di Ville Lumière magicamente calato nelle atmosfere oniriche del Teatro 5 di Cinecittà. Dove Federico Fellini girò – tanto per intenderci – buona parte dei suoi film. E come il “borgo” di Amarcord, caratteristico nella sua tipicità che il ricordo amplifica e rende universale, il quartiere parigino allestito come set del défilè ha riprodotto un intreccio di piazze e vie associate alla quintessenza della “francesità”: l’ arredo urbano in ferro battuto, i lampioni, i tavolinetti all’aperto di un café, le botteghe della floriste e della boulangerie, la locanda, il Garage de la Place – tutti in un bianco e nero di rigore, come in un film della Nouvelle Vague – hanno ricreato il mood parisien più fortemente radicato nell’ immaginario collettivo. In un angolo, l’ immancabile fermata del Métro. Stazione: Rome. E’ da lì che sono emerse, flessuose come giunchi, le jeunes filles di Karl Lagerfeld. Ma nel tributo che “Kaiser Karl” ha dedicato idealmente ad Anna Magnani e Jeanne Moreau, è lo stile di un’ ennesima musa a imporsi: Brigitte Bardot. Il beauty look e l’ hairstyle della sfilata lo sottolineano a chiare lettere, evidenziando uno smokey eyes denso di bagliori e un bedhead cotonato che inequivocabilmente ricordano l’ iconica diva. Non è un caso che la “parigina a Roma” di Chanel esibisca, ad ogni passo, una sensualità profusa. Il coat disinvoltamente appoggiato sulle spalle, i capelli lunghi e sciolti, l’ allure trasognata, le modelle sembrano di ritorno da una romantica soirée e avanzano sulle immaginarie strade a ciottoli con noncuranza. L’ hairstylist Sam McKnight ha suggestivamente rievocato il “lungo” iperfemminile e  un pizzico selvaggio di BB proponendo chiome con la partitura centrale, laterale e con frangetta che di una massiccia cotonatura sul retro fanno il proprio punto forza.  Il make up, ideato da Tom Pecheux, ha posto nello sguardo il suo punto focale: l’occhio è stato interamente contornato di ombretto iridescente e eyeliner, le ciglia hanno acquistato in volume e lunghezza grazie ad ampie dosi di mascara. Utilizzando Chanel Illusion d’ Ombre Long Wear Luminous Eye Shadow nella nuance Griffith Green – un verde smeraldo dai toni dark– e Velvet Long Wear Luminous Matte Eye Shadow, un ombretto in crema nel profondo grigio onice Fleur de Pierre, Pecheux ha sfumato un alone di colore sulle palpebre superiori e inferiori sottolineandole poi con Stylo Yeux Waterproof Eyeliner nella tonalità Noir Intense. Uno strato di mascara nero Le Volume de Chanel ha rifinito in modo ottimale il make up occhi, rendendolo al tempo stesso sexy e strong. Fard steso in un velo leggero e labbra “discrete”, nei toni del nude, hanno completato l’ opera. A donare ulterior vigore al beauty look, grandi cerchi dorati alle orecchie che hanno accentuato una allure fascinosamente sensuale.

 

 

 

 

 

 

E’ di nuovo basco boom

Gucci

 

 

Chi mai potrà dimenticare quello indossato da una fascinosissima Faye Dunaway nella pellicola Gangster story? Iconico simbolo evergreen di una femminilità carismatica e disinvoltamente chic, il basco viene da sempre associato a un mood vagamente ribelle e bohemien. Un’accezione che lo ha accompagnato nel corso della storia, quando da copricapo tipico dei “campesinos” dei Paesi Baschi nel primo ‘900 è evoluto -tralasciando il suo uso in ambito militaresco e “guerrigliero” – ad accessorio cult di artisti e signorine à la page all’ ombra della torre Eiffel. Dai “ruggenti anni venti” in poi la sua fama si è consolidata, decretandolo prototipo del cappello francese e complemento di stile gettonatissimo a livello internazionale: sofisticato e sbarazzino al tempo stesso, con il debutto al cinema della “Gangster story” di Bonnie e Clyde il basco ha conosciuto un nuovo boom. Correva l’ anno 1967 e il film, diretto da Arthur Penn e prodotto da Warren Beatty – che recita, peraltro, nel ruolo di Clyde – segnò l’ avvio di un vero e proprio trend modaiolo ispirato al look da sciccosa “donna del gangster” sfoggiato da Faye Dunaway. Il basco che indossa, in particolare, fece furore: in tempi record, ne venne mondialmente raddoppiata la produzione e fu assurto a must da un incalcolabile numero di fan.  Non è un caso che un anno dopo anche la leggendaria BB, nel videoclip della canzone che Serge Gainsbourg ha dedicato alla celebre coppia criminale, interpreti una Bonnie con baschetto che a tutt’ oggi rimane impressa negli annali dello stile. Prima di lei e di Faye Dunaway, un nutrito novero di dive aveva scelto il “french beret” come copricapo d ‘elezione. Qualche nome? Louise Brooks, Greta Garbo e persino la fatale Marlene Dietrich, movie star accomunate da una personalità magnetica e da una forte allure di unicità. Oggi, le passerelle sanciscono il ritorno alla grande del baschetto celebrandolo in collezioni in cui, al di là della valenza di mero accessorio, acquista un decisivo e insostituibile valore nella definizione di tutto un mood: alleato iconico e prezioso, il basco si riconferma un basic in grado di brillare di luce propria in ogni “questione di stile”.

 

 

 

Luisa Beccaria

 

 

 

Maison Margiela

 

 

 

Fay

 

 

 

Paul and Joe

 

 

 

Marc by Marc Jacobs

Lo sfizio

Un ritorno: i pant Capri. Gli abbinamenti: scollatissime décolletè a punta stretta, mini top con pettorina tempestata di glitter argentati e rifiniture in borchie silver. Una borsetta a manico completa l’ insieme. Il leit motiv è il total black, parzialmente ravvivato da applicazioni ornamentali e scintillii argento in pendant con la cintura sottile e con le zip che sottolineano le tasche dei pantaloni. L’ insieme, griffato Diesel Black Gold,  è cool, sexy e grintoso al tempo stesso: un look che sembra tratto da un contemporaneo American Graffiti. L‘outfit ruota attorno ai pant Capri dalle linee affusolate ma morbide, con l’ orlo a metà polpaccio, seduttivi ed iperfemminili. Le décolleteè aggiungono sensualità: intensificano il mood rétro lasciando scoperto il collo del piede e citando i Fifties grazie alla punta sottile. Se i riferimenti a stili ed epoche passate si traducono in una serie perenne e ciclica di “corsi e ricorsi”, quest’anno il revival punta i riflettori sul Capri look evidenziandolo in modo del tutto speciale. Con madrine del calibro di Audrey Hepburn e Brigitte Bardot, questo modello di pantalone viene  da sempre associato ad alti valori di iconicità e stile; potremmo definirlo un evergreen che torna, periodicamente, a ravvivare il nostro guardaroba. E già, perchè i pant Capri – altrimenti detti “pinocchietti” o “pantaloni alla pescatora” – risultano freschi e sbarazzini a punto tale da guadagnarsi persino l’ appellativo di “saltafossi”. Oggi, Diesel Black Gold ne propone una versione glam e sofisticata, valorizzata da dettagli preziosi: il total black intensifica una decisa raffinatezza, il top li fa brillare di una luce speciale. Potremmo definire questa mise, senza esitazione, una delle più cool dell’ estate. Perchè non togliersi lo sfizio ed adottarla?

Buon compleanno, BB

 

“Ho avuto successo nella vita. Ora, intendo fare della mia vita un successo.”

Brigitte Bardot

 

Dagli inizi come modella per ELLE France al debutto come attrice, passando per il matrimonio con Vadim – appena diciottenne – a cui ne seguono altri, ed altri amori. Dal boom di E Dio creò la donna (Vadim, 1956) al consolidamento come diva e assoluta icona di stile, passando per le disavventure canore di un Je t’aime (moi non plus) (1967) in duetto con Gainsbourg che vede la luce soltanto decenni più tardi per non inasprire i rapporti con il marito Gunter Sachs. Poi, nel 1974, l’ addio al cinema e l’ impegno a tempo pieno nei panni di attivista per i diritti degli animali che sfocia, dodici annni dopo, nell’ istituzione della Fondation Bardot: un percorso di vita e una folgorante carriera che Brigitte Bardot corona, proprio oggi, con un ottantesimo compleanno di cui parla il mondo intero. Unirsi al coro di “Auguri” è d’obbligo: un omaggio a colei che fu celebrata persino da un’ intellettuale del calibro di Simone de Beauvoir e che, a tutt’ oggi, rimane un simbolo sempiterno di emancipazione, un’ icona senza tempo e un’ attrice che seppe calarsi nei ruoli femminili più disparati con una allure inconfondibilmente aggraziata e sensuale. VALIUM la festeggia pubblicando alcuni tra i suoi ritratti più belli e insoliti e, naturalmente, augurandole uno splendido e sereno compleanno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BB à la plage

 

Saint-Tropez è, da sempre, il suo regno incontrastato. La Madrague, sua storica dimora, una villa affacciata sul mare aperto. Con due simili coordinate di riferimento, come non associare a titolo perenne l’ iconica Brigitte Bardot all’ estate? Il suo stile ha fatto scuola: bikini ridottissimi quando non optava per il topless, piedi nudi, reggiseni a balconcino e minishorts, ma anche – al di là di ogni mise comunemente radicata nell’ immaginario collettivo – un inedito hippy look, accessori originali e preziosi, dettagli etno-chic che sottolineano e definiscono in modo significativo il suo eclettismo, la sua spiccata personalità, la sua più intima natura “non conforme”. Il beachwear di BB, oltre a enfatizzarne la carica sensuale, incarna una valenza ben più profonda: è l’ elemento identificativo di un’ essenza, di un mondo interiore che rivela sfaccettature, spesso celate dalla Bardot diva, rappresentandola nella sua allure più “vera”, spontanea e un pizzico ribelle. In questi scatti, tutto lo spirito – molto tropezienne – della stagione “du soleil et des chansons” secondo Brigitte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il close-up della settimana

 

Nell’ era in cui anche il bridal attribuisce al vintage una preziosità assoluta, l’ appeal riscosso da alcuni abiti da sposa d’antan è innegabile. Interessante dunque riproporre, grazie a queste immagini, uno degli outfit nuziali cinematografici più internazionalmente conosciuto. Era il 1956 quando Roger Vadim diresse Et Dieu crea la femme: un film completamente girato in esterni in una Saint-Tropez ancora villaggio di pescatori, nella cornice di una rigogliosa scenografia naturale e con lo sfondo blu pervinca di un incredibile mare. Una sorta di paradiso terrestre, in cui l’ istintiva e sensuale Juliette interpretata da Brigitte Bardot si muoveva – perennemente a piedi nudi – con una spontaneità tale quasi a rimarcare, tra lei e il territorio, delle affinità elettive. Di BB, allora ventiduenne, entrò nella storia il celebre abito da sposa rosa in Vichy, ma i cinefili e i suoi fans non avranno certamente dimenticato il caratteristico abito in pizzo con cui Juliette, in E Dio creò la donna, sposa Michel: color bianco ghiaccio, il bustino scollato a cuore attillato e rifinito come una guépière, il wedding dress è composto da una gonna svasata mi-longue completamente ornata di merletti. Unico accessorio, un velo ultracandido decorato da un orlo arabescato. Un abito privo di eccessivi orpelli, ma scenografico quel tanto che basta per esprimere la pura essenza del personaggio che lo indossa,  ribelle e un po’ bohemien. Da notare, il bustier : un capo che la Bardot farà suo rendendolo uno dei più celebrati basic del suo stile evergreen contraddistinto da un’ iconica, esclusiva unicità.

 

 

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