London Fashion Week: 10 flash dalle collezioni Autunno Inverno 2023/24

 

Quali sono state le proposte che, dal 17 al 21 Febbraio, ha lanciato la London Fashion Week? Le collezioni Autunno Inverno 2023/24 hanno sfilato durante una kermesse che includeva più di 100 eventi. Attesissimi soprattutto Burberry, oggi sotto la Direzione Creativa di Daniel Lee (dove è approdato dopo tre anni in Bottega Veneta), e il debutto del nuovo “format” di Moncler Genius, un vero e proprio laboratorio artistico che, oltre a inaugurare sempre nuove co-labs con gli stilisti, spazia dall’arte allo sport, dal design alla cultura. Sui catwalk londinesi erano presenti pressochè tutti i big e un gran numero di emergenti: Richard Quinn, Paul Costelloe, Erdem, Christopher Kane, JW Anderson, Simone Rocha, Roksanda, Emilia Wickstead e Molly Goddard (per fare solo qualche nome) si sono alternati a Nensi Dojaka, Yuzefi, Steven Stokey-Daley, Sjoon, Saul Nash, Susan Fang e molti altri brand ancora. Assenti invece marchi come Rejina Pyo, KNWLS, Poster Girl, Stefan Cooke, ma potrebbero svelare le proprie collezioni fuori calendario. La Settimana della Moda londinese è stata trasmessa in streaming sulla piattaforma della London Fashion Week e, naturalmente, tramite i siti ufficiali e i social di tutte le griffe partecipanti. Concludo qui: è il momento di passare alla selezione dei dieci look che ho tratto da altrettante collezioni…

 

16Arlington

Piume, paillettes, ricami perlescenti e luccichio per un chic ad altissimo tasso di fascino. Le modelle sfilano su un catwalk di fondi di caffè a simboleggiare un risveglio (sappiamo tutti che il caffè è la bevanda della prima colazione), nello specifico il risveglio dai tempi bui che il designer Marco Capaldo ha sperimentato dopo la scomparsa della sua compagna Kikka Cavenati, stilista e co-fondatrice di 16Arlington.

Molly Goddard

Gli iconici e ampi doll dress in tulle cambiano volto, coniugandosi con uno stile ispirato al Campus e con inedite stampe leopardate. Nastri di gros grain donano nuova linfa agli abiti e a capispalla (prevalentemente blazer e cappotti) dal gusto preppy.

Roksanda

Il colore è quello signature di Roksanda: saturo, vibrante, in questo caso anche fluo. L’ispirazione guarda all’artista giapponese Atsuko Sanaka, membro del Gruppo Zero e del Gruppo Gutai (il movimento artistico che Jirō Yoshihara fondò nel 1954). I look sono autentiche sculture sostenute da tubi che volteggiano attorno al corpo. Colpisce un velo asimmetrico che copre il capo per metà e ricade lateralmente lungo il busto.

Simone Rocha

Rocha si ispira a Lughnasadah, la festa del raccolto degli antichi Celti, ricreando il mood che animava i suoi rituali. Tessuti increspati rimandano alle distese dei campi di grano e gli intrecci in rafia a gigantesche, aggrovigliate balle di fieno. I nastri rossi abbondano, rievocando il sangue che si usava “spennellare” sul volto dei bimbi per tenere a distanza la malasorte. Non mancano i pizzi vagamente “clericali” e le applicazioni floreali tipiche di Simone Rocha.

Richard Quinn

Appassionato di Haute Couture, Quinn guarda allo stile Chanel dell’era Lagerfeld e manda in scena creazioni disseminate di stampe, applicazioni e ricami floreali. Conclude la sfilata una parata di look nuziali in total white, dove risaltano – tra l’altro – scolli bordati di immense rose bianche in 3D.

JW Anderson

Un omaggio a Michael Clark, il coreografo e ballerino scozzese  che fu definito “l’iconoclasta della danza Britannica”. Accanto al grande danzatore, Anderson celebra Vivienne Westwood e la cultura underground del Regno Unito alternando look a metà tra lo scultoreo e lo spigoloso, uno stile che ammicca allo streetwear e capi iconici, come il top in finto pelo con tasche a marsupio.

David Koma

Un’ode a Marlene Dietrich e allo stile androgino che impose negli anni ’30, ma lo smoking viene aggiornato al terzo millennio: la giacca rimane, ampia e squadrata, però si abbina alla cravatta e ai pantaloni in vernice o a vertiginosi cuissardes. Predominano il total black e il total red, sfrontato e sensuale, entrambi adornati di paillettes e di voluminosi colli o stole in pelliccia.

Erdem

Erdem si focalizza su uno degli aspetti più oscuri dell’età vittoriana: le case destinate alle giovani donne con un vissuto problematico e senza mezzi di sostentamento. Gli abiti sono ricchi di motivi a sbuffo, ruches e balze, e si accompagnano ad opera gloves bordati di enormi volants. Le stampe fiorite in stile carta da parati proliferano, la cupa palette cromatica viene intervallata dal lilla e da un giallo vivido. Chiudono la sfilata tre look avvolti in un velo fumé impreziosito da arabeschi argentei che rimandano all’Art Nouveau.

Christopher Kane

Elementi ricorrenti nello stile di Kane, come il fetish e la natura, si inglobano in una collezione che fa della gonna a tournure (più voluminosa nella parte alta) il suo leitmotiv. Spesso l’ effetto è ottenuto tramite un trupudio di ruches in vinile “scolpite” su gonne o abiti nello stesso materiale. Le forme sono altrimenti fluttuanti, decorate con ricami floreali o stampe che riproducono animali da cortile all over.

Burberry

Il marchio viene “rivisitato” da Daniel Lee con giocosità e sense of humour. Il classico Burberry check si fa obliquo assumendo una forma a rombo, la stampa “anatroccolo” predomina (prendendo forse spunto da un modo di dire inglese che connette pioggia e anatre), tramutando l’uccello in questione anche in accessorio: basti pensare a un berretto con lunghe zampe palmate che incorniciano il volto. Le forme sono comode, i materiali  antifreddo – un esempio? le calze super spesse con motivo check. Gli accessori rivestono un ruolo fondamentale: stivali da pioggia, scarpe imbottite da arrampicata, manicotti in ecopelliccia e massicci cappelli alla Davy Crockett si affiancano a borse e bisacce a tracolla di grandi dimensioni.

 

 

London Fashion Week: 10 flash dalle sfilate Primavera Estate 2023

 

Proseguiamo con il nostro excursus sulle Fashion Week delle quattro capitali mondiali della moda. Oggi è la volta di Londra, dove le sfilate delle collezioni Primavera Estate 2023 sono state stravolte dal grave lutto nazionale: la morte della regina Elisabetta II. I brand hanno espresso il proprio cordoglio organizzando défilé sobri,  rigorosamente low profile, e cancellando ogni party in programma;  marchi come Burberry e Raf Simons hanno rinunciato a sfilare in segno di lutto per la morte della sovrana. La maison guidata da Riccardo Tisci ha posticipato la data della sua sfilata al 26 Settembre, a settimana della moda terminata. Gli show previsti per il 19 Settembre, giorno dei funerali di Elisabetta II, sono stati rinviati all’ indomani per non causare eccessivi sconvolgimenti. E’ tuttavia in programma un “sequel” della Fashion Week, City-Wide Celebration, che si terrà dal 6 al 13 Ottobre nelle boutique londinesi. Tra il 16 e il 20 Settembre, i giorni dedicati alla kermesse, hanno sfilato complessivamente 110 brand. Erano presenti top name del calibro di Erdem, David Koma, JW Anderson, KNWLS, Halpern, Simone Rocha, Rejina Pyo, Paul & Joe, per citarne solo alcuni. Richard Quinn, che nel 2018 fu premiato con il Queen Elizabeth II Award for British Design dalla Regina Elisabetta in persona, ha concluso la London Fashion Week con il suo show. Passiamo ora alla rassegna dei 10 marchi che ho selezionato da questa edizione.

 

1. Richard Quinn

 

I primi 22 look sono stati creati appositamente dopo la morte della Regina: è una serie di splendidi abiti da lutto che per la loro maestosità sembrano risalire all’ età vittoriana. Il total black si arricchisce di pizzi, tessuti damasco, velluti, jais e finissimi ricami. Le modelle sfilano in veletta o con il volto celato da un lungo velo nero. La seconda parte dello show inneggia invece al colore, proponendo body e jumpsuit modellati su un voluminoso involucro a forma di cuore. Il look che conclude la sfilata è un’ ode alla vita e quindi all’amore: un preziosissimo abito da sposa immacolato con il velo in pizzo che copre capo e viso. Il grandioso bouquet di fiori bianchi che la modella regge tra le mani immerge questa uscita in un alone di potente solennità.

 

2. Paul Costelloe

 

Il giallo, di volta in volta oro o squillante, trionfa in look ton sur ton in cui ricorrono spalline squadrate, tessuti in raso lucido e matelassé. Il resto della collezione è un’ode al floreale declinata in un tripudio di balze, ruches, mini mantelle, abiti e maniche a palloncino; li intervallano ensemble in tweed che mixano fantasie a righe e a scacchi.

 

3. Mark Fast

 

Lo stile athleisure e sensuale dei video di fitness degli anni ’80 incontra l’ estetica underground anni ’90: questo il nucleo della collezione. Pantaloncini da ciclismo si affiancano a jumpsuit, minidress, ensemble di top e gonna, abiti, tutti rigorosamente incollati al corpo e dotati di “squarci” adornati di stringhe e lacci. Di tanto in tanto una giacca o un bolerino squadrati mitigano l’ allure audace. I colori sono fluo e vitaminici, il mood travolgente al massimo grado.

 

4. KNWLS

 

La donna KNWLS è sexy, grintosa, indipendente. Indossa minigonne e pantaloni a vita bassa, crop top stringati e fascianti, miniabiti con vertiginose aperture a V frontali, giubbini e cardigan dalle lunghezze micro. La viscosa ricoperta di cristalli Swarovski è il tessuto-leitmotiv che ispira il nome della collezione: Glimmer, ossia bagliore; emana una lucentezza tale da conferire agli outfit un tocco di glam sfrontato. Il resto dei look alterna il denim stropicciato a stoffe damascate e a rete, pelle trattata e stampe floreali profuse in abiti dalle forme fluide. Le texture impalpabili e svolazzanti, gli orli asimmetrici di alcuni dress evidenziano una femminilità più eterea ma ugualmente irresistibile.

 

5.Molly Goddard

 

Molly Goddard sperimenta con i tessuti, con le forme, con il colore. Stivali variopinti da cowboy accompagnano ensemble di top in punto smock e pantaloni, abiti-tunica ornati da miriadi di ruches sovrapposti a jeans arabescati. Un vaporoso abito nero a pois bianchi smorza il suo mood bon ton grazie a un gioco di trasparenze audaci. I look di chiusura sono in puro stile Goddard: nuvole di tulle abbinate -per contrasto – a cardigan lineari che esaltano binomi di colore straordinari: il verde acido e il viola, il rosa e l’arancio, il rosso e il viola. Conclude la sfilata un abito (forse un abito da sposa) spettacolare, un’autentica esplosione di ruches e piume color panna.

 

6.J.W.ANDERSON

 

La realtà virtuale, gli smartphone e la nostra dipendenza da essi: la collezione di JW Anderson è completamente incentrata su questo tema. Oggi esiste un mondo parallelo, quello digitale, che giorno dopo giorno sta invadendo il nostro con i suoi topics e le sue immagini. Anderson scarica le classiche foto dei wallpaper e le inserisce nei look; il salto di un delfino, una palma tropicale, tramonti esotici, pattern faunistico-floreali e persino una mappa del mondo campeggiano sui body sleeveless, le canotte monospalla, le maxi t-shirt e gli abiti a palloncino dai volumi ben definiti. In questa quotidianità sottosopra, dove il virtuale si sovrappone al reale, non sorprende che i maglioni (coloratissimi) siano indossati capovolti e che le jumpsuit nella seta delle sottovesti siano bordate di pizzo sullo scollo anzichè sull’ orlo.

 

7. David Koma

 

Il mondo urbano e il mondo dei mari si fondono: suggestioni acquatiche e sottomarine si traducono in uno stile sensuale e audace dove le forme sono fascianti e un tripudio di orli asimmetrici, squarci e oblò rivela il corpo. Risaltano body composti da conchiglie, stelle marine ornamentali, reti e nodi da pesca che plasmano gli abiti. Il coté urbano viene esplorato grazie a sport acquatici come la moto d’acqua. Una serie di look bikers esprime al meglio questo mood: chiodo, giacche e gonne in pelle nera sfoggiano stampe a gocce di petrolio, decori e bordature a forma di ami da pesca. Cuissardes altissimi ricorrono nell’ intera collezione: tinti di bluette per i look acquatici, di nero per quelli “urbani”. Il nero e il bluette sono anche i colori che predominano nella palette cromatica.

 

8. Simone Rocha

 

Lo stile signature di Simone Rocha si arricchisce di nuovi elementi: gli iconici “doll dress” in tulle ora si indossano con un maxi bomber e cinghie da paracadutista ornamentali. I volumi sono frutto di uno studio accuratissimo; le maniche a sbuffo predominano, le balze si fanno asimmetriche per creare movimento e stratificandosi acquistano una vaporosità quasi scultorea. La femminilità trionfa, accentuata da drappeggi e fantasie floreali anche in versione naif, con i fiori tempestati di glitter. A fare da fil rouge è il velo in tulle, perlopiù impreziosito da balze, che diviene parte integrante delle mise. La palette cromatica alterna il bianco e il nero al panna, al verde oliva, al cipria e al rosa pastello.

 

9. Erdem

 

Anche Erdem presenta una serie di look da lutto in onore della Regina Elisabetta II: sono creazioni d’altri tempi in tulle, nere al pari del lungo velo che le accompagna. La collezione sfila al British Museum e nasce come tributo al restauro, celebrando l’accurata ricerca, la dedizione e la cultura ad ampio spettro che accompagnano la rinascita delle opere d’arte. Il velo, stavolta tinto di bianco, si abbina a un gran numero di look. Risaltano lavorazioni impeccabili e magistrali: la tipica stampa floral del designer si alterna a elaboratissimi ricami e raffinati decori, a volte scintillanti; l’ ampiezza delle gonne a corolla si contrappone alla sinuosità delle forme ad anfora. Un bustier femminilissimo non di rado sostituisce il top, le spalle nude si avvicendano a un’attillata camicia bianca indossata con gonne iper ricercate.

 

10. Christopher Kane

 

Il corpo umano come motivo principale e filo conduttore: viene celebrato con un tocco di fetish, vinile a profusione e stampe che riproducono l’anatomia umana. Il tessuto e il pizzo della sottoveste plasmano gonne, miniabiti e tailleur in colori pastello, spesso abbinati a un top in stringhe di vinile trasparente. Lo stesso vinile, see-through o tinto di nero, dà vita ad abiti che seguono la linea del corpo mantenendo una certa fluidità. Adesivi floreali e particolari anatomici si tramutano in motivi ornamentali, il seno è ricoperto da toppe a forma di occhi, spacchi e drappeggi esaltano la silhouette. Ma c’è spazio anche per le geometrie nette degli abiti a rombi, o a triangolo, e delle giacche squadratissime con dettagli in vinile: Kane ha dichiarato di averli “tagliati con il bisturi”.

 

 

 

London Fashion Week: flash dalle collezioni AI 2021/22

 

Oggi VALIUM fa sbarco a Londra, dove dal 19 al 23 Febbraio si è svolta la London Fashion Week. La settimana della moda si è suddivisa tra sfilate a porte chiuse e presentazioni digitali, tutte divulgate nel sito della London Fashion Week oltre che, naturalmente, tramite i siti e i social dei vari brand. I video, i mini film e i lookbook sono stati gli strumenti che la maggior parte dei designer ha scelto per svelare la propria collezione Autunno Inverno 2021/22. Tra i top name che hanno partecipato alla kermesse troviamo Burberry, ma con una novità: Riccardo Tisci ha preferito mandare in scena la moda Uomo, rinunciando alla formula della co-ed e posticipando il Womenswear a data da destinarsi. Victoria Beckham non è mancata all’ appello londinese così come Simone Rocha, in procinto di lanciare la sua attesissima capsule per H&M. Presente anche Tod’s, con un progetto a cui hanno preso parte 35 talentuosi studenti della Central Saint Martins, e poi Matty Bovan, Temperley London, Emilia Wickstead, Bora Aksu, Molly Goddard, Marques’Almeida, MM6 Maison Margiela, Paul Costelloe, Roksanda, Richard Quinn, Vivienne Westwood e molti altri ancora. A questa edizione della London Fashion Week, inoltre,  si è associata a una succosa news: la presentazione della prima collezione di Roberto Cavalli firmata da un direttore creativo d’eccezione, Fausto Puglisi. Puglisi ha deciso di esaltare il lato “wild” del brand ideando creazioni che sono un grintoso tripudio di stampe animalier. Potete ammirarle via video cliccando qui. E adesso, diamo il via alla consueta selezione di VALIUM!

 

Simone Rocha 1

“Winter Roses”, la collezione di Simone Rocha, è un connubio di forza e fragilità. I fiori fanno da leitmotiv: si tramutano in ricami, applicazioni a cascata o in 3D che adornano, o invadono pressochè totalmente, gli abiti. Il tulle e il taffetas predominano, declinati in ruches e vaporose balze, ma spunta un’ inedita grinta che si esprime nei biker jacket con maniche a sbuffo di alcuni look in total black. Colletti rigidi da educanda donano un tocco di rigore e si alternano all’ eterea impalpabilità di abiti nella stessa nuance di rosa dello zucchero filato. Tonalità come il nero, il cipria, il bianco e il rosso delle “rose d’Inverno” completano la palette cromatica.

 

Simone Rocha 2

Simone Rocha 3

Vivienne Westwood 1

“Sostenibilità” rimane una delle parole d’ordine di Vivienne Westwood e la designer lo sottolinea anche in questa collezione, realizzata in toto con materiali riciclati ed eco-friendly. Avvalendosi di una stampa “bucolica” (datata 1743) di François Boucher che fa da fil rouge, le creazioni si sviluppano intorno a un mix and match di pattern, stili e tessuti: tartan, quadretti, righe, gessati e degradé cromatici convivono allegramente tra di loro. Le giacche trequarti si abbinano a gonnelline plissé indossate sopra ai pantaloni, le minigonne si alternano ai pants da ciclista e i tailleur vengono stravolti nelle proporzioni in puro Westwood style. I colori sono molteplici, spiccano i più vivaci: il rosso affiancato al turchese, il rosa affiancato al rosso, il rosso e il rosa declinati in svariate nuance.

 

Vivienne Westwood 2

Vivienne Westwood 3

Bora Aksu 1

Come molti altri designer (una su tutti, Simone Rocha), Bora Aksu ha sfilato a porte chiuse diffondendo poi il filmato dello show. La sua collezione si ispira a Marie-Sophie Germain, pioniera della matematica vissuta all’ epoca della Rivoluzione Francese che fu obbligata a utilizzare un nome maschile per ottenere credibilità negli ambienti Accademici. Tra le creazioni predominano abiti – quasi sempre svasati nel fondo – impreziositi da pizzi, volants, fiocchi e applicazioni floreali. Le maniche sono ampie, a sbuffo. In alcuni look il pizzo diventa parte integrante al punto tale da ricordare certe ornatissime vesti talari. La palette include cromie accattivanti quali il fucsia carico, il rosso, il panna, il giallo, il lilla e l’ottanio.

 

Bora Aksu 2

Bora Aksu 3

Sonia Carrasco 1

Spagnola, nata a Valencia, Sonia Carrasco è alla sua prima collezione. Che ha un nome indicativo, “- 75.5000000,-106.750.000”: un rimando alle coordinate di Thwaites, il ghiacciaio antartico a rischio disgelo per motivi associati al riscaldamento globale. La sostenibilità, come è facile intuire da una premessa simile, fa da filo conduttore a creazioni che hanno già fatto il pieno di apprezzamenti. I materiali sono rigorosamente riciclati, i tagli netti e sartoriali. Le giacche doppiopetto svelano geometrie sorprendenti, i cappotti si “interrompono a metà” per declinarsi in un knitwear a coste tubolari, una cascata di frange in lana ricade lateralmente da un tailleur. I colori sono quelli della sabbia, della terra, del mare: ecru, verde, svariate nuance di marrone, panna, blu notte e giallo limone.

 

Sonia Carrasco 2

Sonia Carrasco 3

Preen by Thornton Bregazzi

Una definizione adatta a sintetizzare la Fashion Week londinese potrebbe essere “il boom dell’ eco-friendly”. Il riciclo e l’utilizzo di materiali a ridotto impatto ambientale sono dei must anche per Preen by Thornton Bregazzi, che ambienta il suo lookbook in uno scenario rurale (un rimando al cottage nel Suffolk dove vivono attualmente Justin Thornton e Thea Bregazzi) e propone una collezione romantica ma all’ insegna del comfort. Risaltano abiti e gonne invasi da stampe floreali (le stesse dei foulard), ampi cappotti a spina di pesce, abiti longuette vivacizzati da balze di diverse dimensioni. Colpisce un cappotto comodo, con maniche a sbuffo e volant in vita, tinto di un incantevole blu oltremare. Ricorrono colori decisi come il rosso, il ruggine, il verde mela, il nero.

 

Preen by Thornton Bregazzi 2

Preen by Thornton Bregazzi 3

Temperley London 1

E’ una collezione dal forte sapore Boho, quella che Alice Temperley dedica all’ Autunno Inverno 2021/2022. Ricca di lunghi abiti “gipsy” in fantasie floreali, tailleur pantalone a zampa anni ’70, bluse con pettorina in pizzo e gonne abbottonate sul davanti. Gli anni ’70, in effetti, regnano sovrani. I materiali sono vari e tutti tassativamente in versione eco-sostenibile: velluto, pelle, tulle, denim, felpa, cotone…coniugano la praticità con la tipica vena romantica del brand, ma esaltano anche un appeal audace come quello emanato da un chiodo tempestato di borchie e da un tailleur di pelle in total black. A proposito di tailleur: spiccano i completi pantalone realizzati in velluto, con gilet e sciarpina impalpabile annodata al collo. Si ispirano a uno stile che, dopo oltre mezzo secolo, continua a esercitare un fascino potente.

 

Temperley London 2

Temperley London 3

 

 

 

London Fashion Week: flash dalle sfilate delle collezioni PE 2021

1.VICTORIA BECKHAM

Prosegue il percorso di VALIUM nelle quattro capitali mondiali della moda. Dopo Milano e New York, approdiamo alla Fashion Week di Londra: anche qui, a causa della pandemia di Covid, le sfilate sono state in gran parte sostituite da presentazioni via lookbook digitali oppure da video fondati su un connubio tra cinema, moda e arte. La creatività avantgarde tipica degli stilisti British, comunque,  non ha affatto risentito del lockdown. Come abbiamo già riscontrato a Milano e nella Grande Mela, la quarantena e l’ emergenza sanitaria hanno semmai fomentato le riflessioni, l’ ispirazione, l’ apertura di nuove prospettive. Se molti brand hanno scavato a fondo nel proprio DNA, altri hanno introdotto innovazioni nel loro stile signature pur rimanendo fortemente caratterizzati e riconoscibili. Passiamo quindi ai marchi che ho selezionato per voi dalle passerelle londinesi: Victoria Beckham, Matty Bovan, Burberry e Molly Goddard, quattro label con una storia diversissima alle spalle ma accomunati da una spiccata identità.

 

2.VICTORIA BECKHAM

Il lockdown, per VICTORIA BECKHAM, ha stimolato dei quesiti sull’ identità del suo marchio rielaborata alla luce della pandemia. Un desiderio di libertà, di riscoperta dell’ istinto è emerso prepotentemente, riflettendosi in una collezione emblematica sotto vari punti di vista: “ritornare all’ essenza” si è rivelato un must sia riguardo al numero dei look, soltanto 21, che all’evoluzione della sartorialità, dei cromatismi saturi e dello stile iper contemporaneo caratteristici del brand. Il risultato? Creazioni che inneggiano a un mood disinvolto e nonchalant, alla “libertà”, appunto, di essere se stesse. Le silhouette sono minimal, ma fluide. Predominano flares singolarissimi, talmente svasati e lunghi da formare una sorta di “strascico” (che la designer paragona a delle “pozzanghere”), alternati a long dress drappeggiati o morbidamente plissettati e a giacche strutturate proposte anche in versione animalier. Portabilità, praticità e comodità sono le parole d’ordine. L’ ispirazione è fortemente radicata nella realtà di tutti i giorni, forse uno dei motivi per cui il focus sui pantaloni è preponderante. Il modello vincente è sempre svasato in fondo, persino se gli orli si accorciano, a volte movimentato da spacchi e altre -come nel caso di un paio di jeans – da altissimi risvolti.

 

3.VICTORIA BECKHAM

 

1.MATTY BOVAN

L’ artigianalità e le suggestioni storiche rappresentano i cardini di questa collezione. MATTY BOVAN va a ritroso nel tempo e si lascia ispirare da Elisabetta I Tudor, dall’ Inghilterra antica, dall’ home decor deliziosamente fané che popola certe case di York, la sua città natale (dove ha trascorso il lockdown). Per donare ulteriore pathos alla presentazione delle sue creazioni, Bovan le mostra indosso a manichini che ha collocato proprio a York, in una cappella ottocentesca. I look, tutti all’ insegna del “do it yourself”, nascono anche dalla filosofia che il designer ha adottato per trascorrere la quarantena e ribadiscono il valore del fare, rifuggendo dalla massificazione e dalle metropoli dove il fashion system ha fissato le sue basi: Matty Bovan inneggia al passato per forgiare il futuro, per dimostrare alle nuove generazioni che esiste un modo alternativo di creare moda, intriso di pura passione. Non è un caso che la sua collezione sia stata battezzata “Future. Olde. England.”, e che sartorialmente sia intrisa di sperimentazione. Colpisce subito un patchwork di stili e materiali; si susseguono pull a maglia scuciti e deformati, pattern celtici che rievocano mattonelle medievali, capi simbolo dell’era shakesperiana come il farsetto,   look scultorei e/o ricchi di sovrapposizioni. Il tessuto viene drappeggiato, movimentato con balze e ruches, lavorato a punto smock e accostato a stampe Liberty Tana Lawn, dando vita a oufit coloratissimi dove ricorrono i riferimenti alle bandiere e agli stemmi araldici. Tra i gioielli che adornano gli abiti, sono presenti anche esemplari appartenenti alla mamma di Bovan.

 

2.MATTY BOVAN

3. MATTY BOVAN

 

1.BURBERRY

Per BURBERRY il lockdown si sintetizza graficamente in due simboli, la sirena e lo squalo. Queste due creature del mondo marino, la prima mitologica e la seconda reale, diventano rispettivamente emblemi di un passato idilliaco, dei sogni associati ad esso e della durezza della quarantena, con la sua solitudine e le sue paure. Riccardo Tisci ha pervaso buona parte dei look di quell’ iconografia, soprattutto attraverso le stampe: non a caso, sono le nuance del blu e dell’ azzurro i colori predominanti. Persino sul classico trench Burberry, in un’ audace versione sleeveless, campeggiano grafismi che ricordano un enorme pesce. Nonostante la minaccia dello squalo incomba, a prevalere è la sirena: la sua coda si moltiplica nella fantasia di una blusa, un pull bluette si interrompe sul seno delineando un orlo che rimanda al suo corpetto a cuore, preziose reti da pesca argentate si fanno bustini, bracciali e via dicendo. Un trench in vernice lucida si spalma di blu oltremare, ma la sorpresa forse più iconica ci attende alla fine del défilé (le modelle hanno sfilato in un bosco esaltando il nuovo rapporto tra uomo e natura): una serie di abiti fascianti, scintillanti d’argento e adornati di mantelle asimmetriche incorporate, sono un omaggio ad Ariel che lascia senza fiato. E lo squalo? Lo ritroviamo nelle ampie giacche in gomma e nei cuissardes “da combattimento” che proteggono dalle insidie del mare, ma anche nelle stampe, come quelle che sfoggia un bomber con maniche e inserti in rete nera.

 

2.BURBERRY

3.BURBERRY

 

1.MOLLY GODDARD

Regina degli abiti in tulle più spettacolari, MOLLY GODDARD ripropone il suo trademark non senza innovazioni. Che sono parecchie: innanzitutto, il tulle contraddistingue solo una parte degli outfit e viene declinato in inedite versioni. Un’ altra novità riguarda il suo abbinamento, per contrasto, con dei geometrici pattern a scacchi o a righe. In tutti i casi, e per tutti i look o quasi, la palette cromatica è a dir poco sgargiante: il rosso, il verde mela, l’arancio, il rosa, sono utilizzati in dosi massicce e accostati fra loro. Risaltano fittissime ruches in tulle disseminate sulle gonne in grandi “bouquet” verticali, oppure in alte bande che circondano un velo di chiffon trasparente. Sono sempre le ruches in tulle a plasmare dei vaporosi top o, unite in gruppi sovrapposti, a dar vita a rutilanti tutù in stile impero. Chi ama l’iconico abito “da bambola” griffato Goddard, poi, lo troverà tinto di un giallo pallido che vira al crema, una delle poche eccezioni nel novero dei colori strong della collezione. Ruches e volant abbondano anche tra i decori degli oufit in tessuto: si moltiplicano sugli abiti, sulle gonne e sulle jumpsuit. La collaborazione tra Goddard e Ugg ha dato eccellenti frutti; sabot con platform vertiginoso e mules in fake fur sono il complemento ideale delle mise fiabesche e surreali create dalla designer londinese.

 

2.MOLLY GODDARD

3.MOLLY GODDARD

 

 

 

London Fashion Week: flash dalle collezioni AI 2020/21

SIMONE ROCHA. 1

Dal 13 al 18 Febbraio è stata la volta di Londra e della sua Fashion Week: 60 sfilate intramezzate da iniziative importanti e prestigiosi premi. Tra gli eventi clou, il fashion show TommyNow che, negli spazi della Tate Modern, ha presentato sia la collezione Primavera Estate 2020 di Tommy Hilfiger che la capsule TommyXLewis realizzata con il pilota di Formula 1 Lewis Hamilton. Il tema della sostenibilità ha giocato un ruolo preponderante: collezioni e brand sempre più consapevoli hanno decretato un vero e proprio trionfo dell’ eco-green. Il progetto Made to Last di Mulberry, ad esempio, dava ai clienti la possibilità di vendere le proprie borse della griffe per reinvestire poi la somma in nuovi prodotti. I nomi dei grandi assenti in passerella hanno annoverato quelli di House of Holland, Alexachung e Ports 1961, che sfilerà a Milano, mentre è stata riconfermata l’ iniziativa Positive Fashion che ha permesso l’accesso alle sfilate anche a un pubblico non specializzato. Tre, infine, le premiazioni svoltesi durante la London Fashion Week: l’ International Woolmark Prize 2020 (vinto dall’ irlandese Richard Malone), che includeva anche uno speciale riconoscimento in onore di Karl Lagerfeld, il Karl Lagerfeld Award for Innovation (vinto da BODE), e il Queen Elizabeth II Award for British Design, a conclusione della settimana della moda. A vincere il premio istituito da Sua Maestà Elisabetta II è stata Rosh Mahtani, fondatrice del brand di gioielli Alighieri. Nato nel 2014, il marchio ha esordito con una collezione ispirata alla Divina Commedia ed ha ripreso il nome del Sommo Poeta. Qui di seguito, trovate la selezione di VALIUM relativa alla London Fashion Week.

 

Simone Rocha guarda di nuovo all’ Irlanda, per lei fonte inesauribile di ispirazione, e fonde motivi culturali, religiosi e tradizionali della Verde Erin. Sceglie colori come il bianco, il panna, il nero, affiancati a sprazzi di blu e viola, per raccontare una parabola incentrata sull’ eterno ciclo di nascita, vita e morte: molto tulle, raso abbondante, forme ampie e fluide predominano, ma il vero leitmotiv è costituito dai dettagli in lana Aran (ottenuta dalle pecore delle isole omonime) lavorati in punto irlandese che adornano gli outfit come se fossero sciarpe o maglioni casualmente annodati sugli abiti. Queste trecce color avorio vengono impreziosite da spille argentate che esaltano la femminilità del look, e si accompagnano ad accessori quali borse in rete da pescatore, lunghe sacche in perle simili a conchiglie ed orecchini da cui pendono “lampadari” di cristalli. Da “La cavalcata al mare” del drammaturgo irlandese John M. Synge l’ispirazione spazia al cattolicesimo, declinandosi in immacolati look da sposa ricamati ed abbinati a suggestivi veli in pizzo Chantilly che ricoprono completamente il volto.

 

SIMONE ROCHA. 2

SIMONE ROCHA. 3

 

ERDEM. 1

Erdem torna indietro nel tempo e presenta una collezione – ricca di rimandi agli anni ’20 e ’30 – dedicata a Cecil Beaton ed ai suoi inizi di carriera: i tipici grafismi Déco, gli abiti in stile Flapper, il lamé, le perle, l’ argento in svariate gradazioni (The Age of Silver è anche il nome della collezione) fanno da leitmotiv e si affiancano a motivi marcatamente “beatoniani”, come le stampe check in bianco e nero ispirate ai suoi fondali, l’ abito da Pierrot che adorava e il trench nero plasticato con cui Stephen Tennant lo ritrasse. Il designer canadese guarda all’ imminente mostra sugli esordi di Beaton, “Cecil Beaton’s Bright Young Things”, in programma da Marzo alla National Portrait Gallery di Londra, e manda in scena look che ai caratteristici pattern floreali alternano fantasie di stelle, pizzo e ruches a profusione, suit pigiama con svolazzanti jabot, tutti all’ insegna di uno chic da Anni Ruggenti. Molto d’impatto il coat trapuntato giallo limone ornato da ampi revers, teatrali i copricapi in piume in stile Zigfield Follies e sofisticatamente seduttivi i girocollo composti da grandi rose in seta nera.

 

ERDEM. 2

ERDEM. 3

 

JW ANDERSON. 1

Una grande ricerca sugli stili, sui volumi e sui materiali, che spesso sembrano quello che non sono: JW Anderson presenta una collezione chiamata “Nouveau chic” e tiene decisamente fede ai suoi intenti. Svariati designer, tra coloro che hanno sfilato a Londra, optano per motivi ispiratori che attingono agli anni ’20 del ‘900 e li traghettano nel 2020 in continue rivisitazioni. Un esempio? Anderson reinterpreta due abiti “à la Flapper“, scintillanti di frange argentee, e ne riveste le spalle con quel che pare un collo di pelliccia mentre è una massa di trucioli per imballaggio. Questo elemento, peraltro, riappare di frequente: definisce gorgiere, maniche, mantelline sovrapposte a lunghe mantelle…e scintilla di oro e argento come un prezioso decoro. Le geometrie, fil rouge della collezione, svolgono un ruolo di spicco. Abiti a doppio sbuffo, cappotti oversize trapezoidali con revers a mò di enormi triangoli, ampie svasature, acquistano una nuova armonia e si alternano a tripudi di ruches. Risalta un outfit composto da gorgiera in tulle e gonna arricciata, ristretta nel fondo (entrambe verde oliva), abbinate a un corpetto plasmato su “squame” in oro metal. Fa pensare a una moderna sirena, ma una sirena di bosco.

 

JW ANDERSON. 2

JW ANDERSON. 3

 

CHRISTOPHER KANE. 1

Christopher Kane continua ad esplorare il rapporto tra sessualità e natura: ispirato dal peccato originale, il designer rievoca la cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’ Eden e simbolizza attraverso un triangolo la relazione amorosa tra uomo, donna e natura (in questo caso, rappresentata dall’ albero della conoscenza del bene e del male). Ed è sempre un triangolo a “incorniciare” la stampa riferita al celebre dipinto di Lucas Cranach il Vecchio, “Adamo ed Eva”, che Kane imprime sulle t-shirt e sulle felpe. Ma il triangolo diviene anche una sorta di logo astratto dell’ erotismo: eccolo allora proliferare sui cappotti, sugli abiti, sulle gonne – condizionando, talvolta, persino le loro forme – oppure plasmare reggiseni e top in pizzo o colli di vernice con la punta rivolta verso il basso. Alcuni outfit lo propongono sotto forma di intagli geometrici che scoprono la pelle, altri si avvalgono dello stesso spunto per adornare pettorine candide sovrapposte a dei lunghi maglioni. E se il tipico ornamento fetish in silicone è un trait d’union con le precedenti collezioni, la sensualità di queste creazioni si esprime anche nei sinuosi abiti see-through in metal mesh che, alternati a fantasie animalier e stampe pitonate (ogni riferimento al serpente che tentò Eva non è puramente casuale), non passano di certo inosservati.

 

CHRISTOPHER KANE. 2

CHRISTOPHER KANE. 3

 

BURBERRY. 1

Con “Memories” – così ha chiamato la collezione – Riccardo Tisci omaggia Thomas Burberry, il fondatore dello storico brand britannico. Ma non solo: i suoi ricordi coinvolgono la Londra dell’ epoca in cui studiava Moda alla Central Saint Martins, multiculturale e piena di fermento, il lasso di tempo trascorso in India, la decisione di imparare a meditare per abbracciare una nuova spiritualità. La sfilata si è svolta all’ Olympia Exhibition Centre di Kensington, un padiglione dal soffitto a volta in ferro battuto, dove hanno sfilato look che declinano il celebre tartan Burberry in un vero e proprio  pot-pourri di stili e materiali. Il check, però, non è l’unico protagonista della collezione: suit con cinture simili ad obi giapponesi, stampe animalier, bluse che sembrano indossate al contrario, trench alternati a parka, ecopelliccie e giacconi trapuntati, camicie annodate in vita e una miriade di sovrapposizioni fondono accenti country, sporty e urban di continuo. Il taglio degli outfit è soprendente, inedito ed iper sartoriale, i mix and match sono all’ordine del giorno. Un cappotto check sfoggia voluminose maniche di ecopelliccia nera, il pullover e le sneaker da tennis si abbinano ad una gonna da sirena in lamè, il classico trench beige – tagliato in vita da una cerniera – rivela uno scamiciato a quadretti indossato con pantaloni fascianti color oliva. Delle inedite, sottili pieghettature diventano, infine, un leitmotiv sia per le mise da giorno che da sera, dove impreziosiscono un lungo abito nero in stile Impero esibito da Maria Carla Boscono.

 

BURBERRY. 2

BURBERRY. 3

 

 

Capodanno Cinese: 3 tributi fashion all’ anno del Topo

 

Il 25 Gennaio, per il calendario cinese, sancirà l’ inizio dell’ anno del Topo. Già ci si prepara ai festeggiamenti, che in un tripudio di rosso (colore beneaugurale), lanterne illuminate e danze del Leone (ispirate alla leggenda del mostro Niàn, figura mitica del Capodanno) si snoderanno per ben 15 giorni in tutta la Cina, nelle comunità cinesi sparse per il mondo e in buona parte dei paesi orientali. La moda, il beauty, il design e l’home decor internazionali non sono mai rimasti immuni al fascino di quelle celebrazioni: non è un caso che ci sorprendano ogni volta con collezioni inneggianti al segno zodiacale associato al nuovo anno cinese. Il 2020 non fa eccezione ed evidenzia innumerevoli tributi al Topo, primo segno dello Zodiaco dell’ ex Celeste Impero. A proposito, sapete in che modo guadagnò la top position il roditore? Secondo un’ antica leggenda, l’ Imperatore di Giada coinvolse tutti gli animali del globo in una gara: avrebbe dato il nome dei primi dodici arrivati agli altrettanti cicli lunari del calendario cinese. Il Topo arrivò primo (seguito, nell’ ordine, dal Bue, dalla Tigre, dal Coniglio, dal Drago, dal Serpente, dal Cavallo, dalla Capra, dalla Scimmia, dal Gallo, dal Cane e dal Maiale) perchè attraversò il Fiume Celeste in groppa al Bue, per poi saltare a terra e correre più veloce che poteva quando furono vicini al traguardo. Ebbe quindi l’onore di aprire lo Zodiaco cinese. Il fashion world si è sbizzarrito in svariate interpretazioni del Topo, giocando soprattutto sull’ iconografia proposta, nel tempo, dai comics e dai cartoon: ecco così, ad esempio, il Topolino di Gucci, onnipresente in una capsule dedicata al celebre eroe Disney. Oppure, il topo dai tratti stilizzati e giocosi che Marni ha eletto come protagonista della sua mini linea. Burberry, dal canto suo, punta sul rosso – colore per eccellenza del Capodanno Cinese – e ne accentua la valenza propiziatoria: emblema di gioia, ricchezza e fortuna, fa da leitmotiv agli outfit ed agli accessori firmati da Riccardo Tisci in una collezione a tema. Nella gallery che segue, un breve sunto degli omaggi che i tre brand hanno pensato per il Lunar Year. Domani, invece, ci occuperemo di make up con una triade altrettanto d’eccezione. Stay tuned!

MARNI

Camicia in popeline di cotone con ruche frontale rosso fuoco

Orecchini in metallo dorato con pendenti-tributo all’ anno del Topo

Pantaloni larghi in denim con profilatura e tasche esterne di color rosso

 

BURBERRY

Bomber in lana con monogramma Thomas Burberry e maniche bianche a contrasto

Scarpe in pelle in total red con listino a T e platform a carrarmato

Mini borsa Lola in pelle trapuntata e color block rosso-burgundy

 

GUCCI

Felpa oversize in jersey di cotone con logo Gucci e un’immagine di Topolino, entrambi in versione vintage

Trench reversibile in tessuto GG con finiture in pelle e pattern Topolino all over

Sciarpa in seta con stampa Flora, bordatura nera e un raggiante Topolino vintage al centro

 

 

 

Tendenze AI 2019/20 – Il cappotto e le sue innumerevoli declinazioni

GENNY – Come una Regina delle Nevi

Sebbene il suo primato sia insidiato dalla fake fur e dal piumino, il cappotto rimane un evergreen. Alle versioni “a tutto colore” si alternano modelli dai tagli inediti e scaturiti da una fantasia a briglia sciolta. Mai come quest’anno, infatti, le declinazioni del cappotto sono state così numerose: un’ occasione perfetta per esplorare tutte le potenzialità di un cardine del guardaroba.

 

VICTORIA BECKHAM – The woman in (bright) red

MSGM – Beige, ma tutt’altro che classico

ANNAKIKI – Ampio, in total pink e adornato da una treccia che si snoda all over

VIVETTA – Un patchwork fiabesco in puro stile “bedtime stories”

MAX MARA – L’ intramontabile eleganza del lungo

DIOR – Chic & check

FENDI – Vernice e total black come in un noir d’autore

VERSACE – Dettagli fluo e un’ode al logo

BURBERRY – Preziosamente bicolor

DOLCE & GABBANA – Svasato, rétro e in un viola che cattura

STELLA McCARTNEY – Linea a vestaglia arricchita da inserti in pelle

 

 

 

London Fashion Week: 10+1 flash dalle sfilate PE 2020

MOLLY GODDARD – Elevando ai massimi livelli il suo know-how sartoriale, Goddard esalta lo stile che l’ha resa celebre. Tulle a profusione, volumi over e una miriade di ruches si tingono di cromie pastello o più vivaci. L’inedito abbinamento con materiali quali il satin, il knitwear e il denim dà vita ad outfit squisitamente drappeggiati e impreziositi da ampie maniche balloon.

Dall’ esplosivo mix & match di Vivienne Weswtood alla raffinata essenzialità di JW Anderson, le sfilate londinesi non hanno mancato neppure stavolta di catturarci con le loro proposte poliedriche. Per la selezione dei 10 + 1 look tratti dalla London Fashion Week, mi sono ispirata ad un fil rouge ben preciso: il romanticismo, la femminilità, la grazia eterea donata dal tulle coniugato con una discreta dose di ruches e di volants. Un filone, questo, ampiamente rappresentato ed evidenziato persino nelle collezioni dei brand più “insospettabili”, inneggiante in genere a soavi nuance pastello o, al contrario, cromaticamente vibranti. Non c’è da stupirsi, quindi, che anche l’accessorio che conclude la gallery qui di seguito si armonizzi con il medesimo stile e lo esalti tramite un tripudio floreale al tempo stesso sfiziosissimo e molto chic.

 

HUISHAN ZHANG – Femminilità a tutto campo per una collezione che attinge all’ Oriente declinando il tipico “Qipao” in differenti versioni ed alternandolo a trasparenze floreali in pizzo e tulle. Colpiscono le fitte ruches, profuse sia in verticale che in orizzontale su abiti che avvicendano un profondo nero a svariate – ma immancabilmente magnetiche – gradazioni di blu.

 

BORA AKSU – L’ ispirazione guarda ad una Principessa persiana della dinastia Qajar, Taj Saltaneh, femminista ed attivista per i diritti delle donne. Di conseguenza, Aksu crea una collezione che ripercorre le tappe più importanti della storia della moda e raggiunge l’ apogeo della femminilità aggraziata (il suo marchio di fabbrica) con una serie di impalpabili abiti in tulle a balze declinati in colori vivacissimi: tra il fucsia, il giallo e l’arancio spicca quel connubio dello stesso arancio con il rosa che è uno dei leimotiv cromatici della London Fashion Week.

 

VICTORIA BECKHAM – Portabilità e fantasia, un binomio che Victoria Beckham accentua in outfit fluttuanti, che si muovono con la donna che li indossa (parafrasando le sue stesse parole) e sorprendono grazie a pennellate inaspettate di colore. Il taglio essenziale dei power suit viene ravvivato da dettagli speciali: una blusa con collo a ruches, pantaloni in tonalità sorbetto, revers tipicamente anni ’70. Risaltano abiti longuette, dalla linea fluida e vagamente boho, tinti di un verde mela o di un viola acceso che li rendono a dir poco iconici.

 

SIMONE ROCHA – La designer si ispira ad antiche tradizioni irlandesi accentuando la suggestività del suo signature style. Gli splendidi abiti in tulle, arricchiti da balze in pizzo multistrato, alternano le puff sleeves alle maniche che oltrepassano il polso e sfoggiano stampe simili a quelle delle porcellane. Le linee balloon di Rocha risaltano anche su inediti long dress glitterati, ma è la rafia l’autentica novità: si sovrappone agli outfit sotto forma di decori o di “strutture” ornamentali vere e proprie. Il risultato? Un tocco bucolico che accresce il romanticismo sottilmente gotico della collezione.

 

ERDEM – Fedele alla sua estetica ricca di poesia, Erdem  crea numerosi long dress dal sapore vittoriano ma li affianca a poncho sfrangiati e multirighe. E’ Tina Modotti (fotografa, attrice e attivista italiana),  infatti, ad ispirare questa collezione: i look citano soprattutto il suo periodo messicano rinvigorendo i caratteristici motivi floreali di Erdem con sgargianti, molteplici colori ed abbinando agli abiti grandi fiocchi, foulard annodati lateralmente al corpo e cappelli a falda larga con lunghe sciarpe come sottomento. Anche in questo caso, il bicolor rosa-arancio risulta una delle combinazioni cromatiche più spettacolari.

 

PREEN BY THORNTON BREGAZZI – Una collezione sostenibile, composta da materiali rigorosamente riciclati. Le tematiche ambientali svolgono un ruolo di primo piano per Justin Thornton e Thea Bregazzi, che le hanno abbracciate seppur senza ostentazioni. I look esaltano il loro stile signature, dove predominano ruches, volants e pizzi, ma coniugandolo con texture assolutamente inedite ed eco-friendly. Per sottolineare il mood etereo delle creazioni, le modelle calzano scarpe da ballerina con lacci declinate in diversi colori.

 

CHRISTOPHER KANE – Da qualche anno Kane esplora un erotismo dai tratti vagamente fetish, e questa collezione non sfugge alla regola. “The Ecosexual Collection” esalta la natura come motivo ispiratore e crea un parallelismo tra la sua forza riproduttiva e quella umana. Il contatto con la natura è il fulcro attorno al quale ruotano i look: la sensualità che scaturisce dall’ amarsi in un prato, dal dormire sotto le stelle si esprime in creazioni dove l’elemento floreale è molto presente accanto, però, ad elementi fetish come una serie di oblò strategici, abbondanti borchie e, soprattutto, inserti azzurro-trasparenti in silicone che spuntano a sorpresa.

 

ROKSANDA – Il connubio tra “architettura, arte e moda” di Roksanda non cessa mai di stupire. Lunghi abiti vengono scolpiti dalle balze ed adornati con mantelle che li completano, il parka si alterna ai cappotti sartoriali ed il drappeggio, insieme al plissé, plasma le forme oltre che i volumi. I giochi di colore sono mozzafiato: il rosso accanto al rosa acceso o all’ arancione, l’ ocra accanto a sfumature di nude, un tocco di giallo accanto al rosa pastello…E poi, i “graffiti” astratti e multicolor che contraddistinguono alcuni look. L’ ispirazione di Roksanda, non a caso, attinge all’ artista Mary Weatherford ed ai suoi dipinti con strisce al neon incorporate.

 

BURBERRY – Con Riccardo Tisci al timone creativo, il brand-emblema della Britishness ha rivoluzionato la propria identità stilistica. Questa collezione prosegue sulla via dell’ innovazione e diversifica il patrimonio creativo del brand, sviluppando spunti del tutto inediti come le suggestioni sporty e l’ evening wear. Incentrati su una palette di bianco, grigio e beige, i look evidenziano un’ eleganza disinvolta arricchita non di rado da drappeggi, maniche scultoree e strascichi laddove meno te li aspetteresti. Le piume e le trasparenze non mancano, adottate in chiave mai sfrontata: l’ abito immortalato in questo scatto ne è una perfetta dimostrazione.

 

FYODOR GOLAN – L’ accessorio che ho selezionato dalla London Fashion Week è molto in linea con l’estetica romantica evidenziata nella gallery qui sopra. Un bouquet in diverse gradazioni di rosa “fiorisce” su un choker impreziosendo un look pink tono su tono. In una collezione avveniristica, sorprendente e mozzafiato come quella di Fyodor Golan si inserisce come dettaglio rappresentativo di una femminilità che proietta i connotati “frou-frou” direttamente nel futuro: l’ hairstyle di stampo settecentesco, ma frisé e tinto di un rosa cipria che non coinvolge le radici del capello, accentua con ironia questo mood rivoluzionario.

 

 

 

 

 

London Fashion Week: 10 flash dalle collezioni AI 2019/20

SIMONE ROCHA – I virtuosismi in tulle si alternano ad una vernice molto fetish che rimanda alla pellicola “Peeping Tom” di  Michael Powell. Maniche a sbuffo e forme a palloncino predominano, abiti impalpabili sorprendono grazie a reggiseni a vista, culotte intraviste tra le trasparenze e calzettoni evidenziati dalle lunghezze mini. La collezione è un’ omaggio a Louise Bourgeois, l’ artista che da sempre ispira Simone Rocha.

VALIUM prosegue nel suo viaggio verso le capitali della moda. Oggi è la volta di Londra e della sua Fashion Week: dalle sfilate delle collezioni Autunno/Inverno 2019/20 ho, come sempre, selezionato dieci look emblematici. La capitale inglese sancisce il trionfo delle piume, delle linee a uovo o palloncino e delle morbide maniche a sbuffo, alternando silhouette essenziali ad una sartorialità scultorea. Il tulle si conferma tessuto al top ed ancora una volta è Molly Goddard a dotarlo di  un twist potentemente iconico, mentre sul versante pattern predominano svariate declinazioni del “mix and match”. Il colore esplode in pennellate vivide, non di rado fluo, mentre un tripudio di nuance pastello esalta creazioni sognanti. Da segnalare l’ evoluzione stilistica di Burberry guidato da Riccardo Tisci: un inedito e sbalorditivo amalgama in cui il Dna del brand si fonde con lo sportswear e con la lingerie più cool.

 

VICTORIA BECKHAM – Una femminilità decisa ma soft al tempo stesso, fatta di silhouette essenziali e fluide. Pantaloni ampi, attillati maglioncini in cachemire e gonne longuette delinano uno chic che si accende di squarci di rosso vivo. Coloratissimi anche gli stivali, aderenti come una seconda pelle e declinati in versione open toe. Lady Beckham, che ha appena lanciato il suo canale YouTube, è senza dubbio un vulcano di energia.

 

ERDEM – Eleggendo a musa la Principessa Orietta Doria Pamphilj, la collezione pullula di sofisticate linee a uovo, piume, fiocchi avvolti attorno al collo e profusi sugli abiti longuette a balze. Non mancano full skirt dal sapore anni ’60, mentre i fiori tanto amati dal designer si alternano ad  un pattern check in stile “bon ton”. Lunghi veli neri ricoprono il volto e gli outfit accentuando una allure misteriosa, vagamente dark, che ben si accorda con l’aristocratica eleganza delle creazioni.

 

MOLLY GODDARD – Gli abiti in tulle, un “trademark” dello stile Goddard, raggiungono l’apice della ricercatezza sartoriale: sbuffi, balze e fitte ruches ne fanno dei veri e propri capolavori scultorei. Per questa stagione si tingono di colori fluo e si indossano rigorosamente con i pantaloni, abbinati agli scarponcini casual che Penelope Chilvers ha creato per il fashion show. Tra gli accessori clou rientra anche un passamontagna che lascia scoperto il volto, di frequente annodato intorno al collo a mò di sciarpa.

 

BURBERRY – Con “Tempest” (questo il nome della collezione), Burberry consolida l’ iter della sua nuova fase creativa. Riccardo Tisci si rifà a due distinti filoni tematici, rielaborando suggestioni 90s nel primo, dove lo sportwear e rivisitazioni avantgarde del “check” prevalgono, e donando una allure inedita (top sleeveless in pelle, mantelle che adornano il trench come fossero strascichi) al secondo, più prettamente riferito all’ heritage del brand.

 

PETER PILOTTO – L’ ispirazione attinge a Zsolnay, celebre brand ungherese di ceramiche, e tutta una serie di look “acquarellati”, in sognanti tonalità pastello e dalle linee arrotondate, cattura letteralmente l’occhio. In un tripudio di frange, piume e pattern floral che rievocano carte da parati rétro, risalta lo scintillio metal di mise ultraplissettate come le tuniche di certe sculture della Grecia Antica.

 

CHALAYAN – Pochi colori: il bianco, il nero, il blu, il burgundy, il grigio, giostrati tra la tinta unita, il pattern fiorito e quello a righe. Linee nette ben si coniugano con asimmetrie e sapienti drappeggi. Materiali suddivisi tra tessuto e pelle accentuano il vigore di creazioni dalla femminilità essenziale, costantemente combinata con dettagli di corsetteria. Chalayan celebra il suo 25mo e manda in scena tre look che declamano il verbo “Essere” coadiuvati dai marionettisti di Bunraku.

 

CHRISTOPHER KANE – “Liquid Ladies”, ovvero il fetish in chiave chic: Kane esplora le declinazioni del desiderio a 360° e si addentra nell’ universo dei “Looners” (attratti dai palloni), dei “Rubberist” (fan della gomma) e degli “Sploshers”(amanti del liquido spalmato sul corpo), rendendo queste denominazioni degli slogan ricorrenti nella collezione. Look eleganti/intriganti evidenziano catenelle di cristalli a multiplo giro, bordature borchiate e numerosi dettagli in gomma.

 

MARY KATRANTZOU – Ispirandosi ai quattro elementi (fuoco, terra, aria, acqua), Katrantzou dà vita ad una collezione di raffinatissima couture. Trionfano ruches e piume di struzzo, la palette cromatica è un’ esplosione di colori arcobaleno. In quanto principi fondanti di vita, i quattro elementi si traducono in look che evocano una natura rigogliosa, straordinarie infiorescenze, galassie stratosferiche: un viaggio nelle meraviglie della creazione primordiale.

 

VIVIENNE WESTWOOD – Una collezione attivista per Dame Vivienne Westwood, paladina dell’ eco-sostenibile e della salvaguardia ambientale. In un travolgente mix di pattern si alternano culottes a vista, mantelle asimmetriche e completi check, senza tralasciare t-shirt “manifesto” che divulgano le ultimissime battaglie della designer. In testa, corone di cartone colorato recitano “Angel” e “World” come slogan, mentre parigine a metà coscia potrebbero essere scambiate per dei variopinti tattoo tribali.

 

 

 

Vivienne Westwood & Burberry, quando “heritage” fa rima con “British”

 

Annunciata mesi fa, era attesissima. E in questi giorni è stata finalmente lanciata: Vivienne Westwood & Burberry, la collezione in limited edition scaturita da una sinergia tra Riccardo Tisci, Vivienne Westwood e Andreas Kronthaler, campeggia ora nei flagship Burberry di Londra e di innumerevoli metropoli internazionali. Per “raccontarla” in sintesi, potremmo definirla l’ incontro tra due heritage iconici. Il glorioso archivio Punk di Vivienne Westwood viene reinterpretato, infatti, in connubio con lo storico motivo check di Burberry, instaurando un trait d’ union tra due veri e propri pilastri dello stile britannico. Due stili a contrasto, ma non inconciliabili: è dalla loro fusione, anzi, che nasce il prorompente appeal di questa capsule. Il mood sovversivo del Punk (avete notato, a proposito, come questa settimana gli articoli di VALIUM si snodino all’ insegna di un fil rouge ben preciso?) si intreccia con la tradizione e il mix che ne risulta è un’ esplosiva combinazione di passato e futuro. In linea con l’ imprinting unisex che caratterizzava il Punk, la limited edition celebra capisaldi dello stile Westwood come il minikilt, le maxizeppe stringate,  la t-shirt con lo slogan, il basco cosparso di spille, gli enormi colli a punta, che adottando il pattern tartan di Burberry sfoggiano un twist del tutto inedito. Associata a una magnifica campagna pubblicitaria scattata da David Sims, Vivienne Westwood x Burberry nasce con l’ intento di sostenere Cool Earth, associazione no profit che si batte contro la deforestazione e i cambiamenti climatici: una causa abbracciata dalla “Mother of Punk” ormai da tempo. Nelle foto, alcuni pezzi chiave della capsule (per ammirarla per intero, cliccate qui).