Focus sulla neve (che non cade più): tutti i benefici che apporta al nostro organismo e all’ecosistema

 

Silenziosamente, come i pensieri che vanno e vengono, i fiocchi di neve cadono, ognuno una gemma.
(William Hamilton Gibson)

 

Non so voi, ma io adoro la neve. Certo, sarà scomoda, soprattutto quando si tramuta in ghiaccio, ma tutto ciò per me non rappresenta un ostacolo. Al netto dei disagi, infatti, niente può eguagliare la magia dei fiocchi che cadono fitti, il candore di cui ammanta qualsiasi tipo di paesaggio. Eppure, l’Inverno 2023-2024 sembra proprio non volercela regalare: la neve non cade più, giornate simil-primaverili si susseguono una dietro l’altra mentre le temperature raggiungono una media quotidiana di 15 gradi. Il che non è affatto positivo. Ogni stagione ha le sue caratteristiche, e dovrebbe mantenerle per garantire l’equilibrio dell’ecosistema. Anche la neve, ad esempio, apporta molteplici benefici. Che sono importantissimi e per l’ambiente e per il nostro benessere. Coinvolgono la terra, la vegetazione, la qualità dell’aria…non è un caso che la saggezza popolare li abbia racchiusi in un significativo proverbio: “Sotto la neve pane, sotto la pioggia fame”, come recita un detto della civiltà contadina. Ogni agricoltore, infatti, è concorde nel dire che la neve di stagione è fondamentale per l’abbondanza del raccolto. Quel meraviglioso manto di candidi fiocchi è composto da acqua gelata che, una volta posatasi sul terreno, si scioglie lentamente irrigandolo in profondità e senza creare ristagni. La pioggia, invece, specie quando è scrosciante, non viene trattenuta dal suolo e perde completamente la sua funzione di risorsa idrica, importantissima anche ai fini di favorire la fertilità del suolo. Il rilascio continuo e costante di acqua attuato dalla neve ha il vantaggio di ammorbidire la terra e di prepararla ad accogliere ogni tipo di vegetazione, coltivazione e varietà floreale.

 

 

Sapevate che la neve è fatta anche d’aria? Ciò fa sì che rappresenti una sorta di isolante termico che tiene il ghiaccio a debita distanza: salvaguarda, cioè, la mitezza della temperatura evitando che le gelate danneggino le piante; il gelo non riesce a penetrare nelle loro radici e di questo beneficiano soprattutto gli ortaggi più delicati, quelli che matureranno in Primavera, come le fave, i piselli, le cipolle, l’aglio e via dicendo. Ma non solo. La coltre immacolata che si adagia sui campi allontana i parassiti e gli animali, impedendo che questi ultimi bruchino la vegetazione. Le funzioni più importanti esercitate dalla neve sono, dunque, quella idratante e quella isolante, essenziali per mantenere in equilibrio l’ecosistema boschivo e agricolo. In virtù di risorsa idrica,  la neve scongiura anche l’aridità e l’erosione provocata dallo scorrimento dell’acqua piovana sul terreno.

 

 

Si dice poi che la neve “purifica l’aria”. Ma quanto c’è di vero in tutto questo, e soprattutto, in che modo purifica l’ambiente? Innanzitutto, si tratta di un’affermazione correttissima. I fiocchi si originano nella troposfera, lo strato areiforme situato a contatto con la superficie terrestre, ogni volta che le temperature scendono a circa 5 gradi sottozero. Affinchè i cristalli di ghiaccio si posino sul suolo, l’aria e la superficie del terreno non devono oltrepassare, rispettivamente, gli zero e i due gradi. Mentre volteggiano impalpabili, i fiocchi assorbono azoto e ammoniaca in dosi massicce, ovvero due componenti delle dannosissime polveri sottili. Ne consegue che, ebbene sì, la neve purifica l’aria! In più, mentre nevica non gela (abbiamo già parlato dei requisiti che devono avere le temperature per favorire la discesa dei fiocchi), ma il freddo che ci circonda ha un potente effetto tonificante sulla nostra circolazione e ci aiuta a bruciare calorie: organizzate delle lunghe camminate per usufruire di tutti i benefici che porta con sé la magica coltre bianca.

 

 

Vi farà sicuramente piacere sapere che la neve ritarda l’invecchiamento: le temperature che scendono a picco determinano un rallentamento dell’attività cellulare e, di conseguenza, i tessuti invecchiano con calma. E’ risaputo, inoltre, che quando il clima si attesta intorno allo zero depura l’aria dai virus e dai batteri. Non è un caso che l’influenza “esploda” subito dopo il Solstizio d’Inverno o quando l’Inverno sta volgendo al termine: le temperature, in quei periodi, solitamente sono più alte e i microbi non vengono intaccati dall’azione disinfettante del freddo.

 

 

Al di là della sua bellezza, della meraviglia di cui ci riempie ogni volta che cade (speriamo di non dover dire “che cadeva” a causa dei cambiamenti climatici), la neve ha quindi una funzione fondamentale per preservare gli equilibri della natura e del nostro organismo. Spero che molti di voi, dopo aver letto questo articolo, tornino ad attenderla con gioia scacciando via dalla mente il pensiero che porti con sè solo disagi, scivolate e difficoltà durante gli spostamenti.

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Afa di luglio, il canto che non varia

 

Afa di luglio. Il canto che non varia

delle cicale; il ciel tutto turchino;

intorno a me, nel gran prato supino,

due fili d’erba immobili nell’aria.

Un sopor dolce, una straordinaria

calma m’allenta i muscoli. Persino

dimentico di vivere. Mi chino

coi labbri ad una bocca immaginaria…

E sento come divenute enormi

le membra. Nel torpore che lo lega,

mi pare che il mio corpo si trasformi.

Forse in macigno. Rido. Poi mi butto

bocconi. Nell’immensa afa s’annega

con me la mia miseria, il mondo, tutto.

Camillo Sbarbaro

(dalla raccolta “Resine”, Caimo, Genova 1911)

 

Luglio è anche uguale a caldo torrido, bollore, afa. L’aria si fa densa, sembra quasi galleggiare nell’atmosfera. Niente si muove, non tira un alito di vento. Cerchiamo refrigerio senza trovarlo, neppure nella natura. Anzi: il meteo di oggi prevede 40 gradi all’ombra, provate a immaginare quali temperature avremo sotto il sole. Il caldo smisurato è sempre annientante. Non è benefico per la salute, toglie le forze, impigrisce. E soprattutto ci toglie il piacere di godere dell’aria aperta, uno dei vantaggi più osannati dell’estate. Accantonando le escursioni ad alta quota o le ore trascorse a mollo in piscina o in riva al mare, l’unica ancora di salvezza che ci rimane è ricorrere al benessere artificiale: aria condizionata più o meno a palla per mantenerci tonici, pimpanti, immuni dagli effetti deleteri dell’afa. Ci ritroviamo così a rincorrere le oasi del fresco su misura proprio nella stagione in cui la natura trionfa e la sensorialità raggiunge il suo apice…Ma non abbiamo altra scelta. L’importante è continuare ad apprezzare le meraviglie che il nostro pianeta ci regala e l’autenticità della sua bellezza. Dando il nostro contributo, naturalmente, affinchè i cambiamenti climatici non continuino ad alterare il flusso e le peculiarità delle stagioni.

 

 

Greenpeace e la salvaguardia della Grande Barriera Corallina

 

Guardare il mare ci affascina, e ci affascinerebbe ancora di più se potessimo esplorare i suoi fondali. Pesci di specie sconosciute, granchi e calamari giganti, rane pescatrici…la lista degli abitanti degli abissi è variegata e inesauribile. Tra tanta singolare meraviglia, risaltano i coralli: elementi ad alto tasso di biodiversità, stupiscono per i loro colori e per le forme eterogenee. Li immaginiamo come una sorta di arbusti, di infiorescenze acquatiche, ma in realtà sono animali. Ogni corallo è composto da miriadi di minuscoli polipi e rientra nella tipologia degli Antozoi, una classe di invertebrati marini che comprende anche le meduse e le attinie. Il nome della loro specie, eppure, potrebbe essere fuorviante: deriva dal greco ànthos, ovvero “fiore”, proprio perchè vantano un aspetto più simile a una pianta anzichè a un animale. Tipici delle acque tropicali, i coralli si radunano in colonie numerosissime che danno vita alle barriere coralline, create dalla sedimentazione dei loro scheletri calcarei. Oltre che nei mari tropicali, tuttavia, le barriere coralline si sviluppano nelle distese acquose in cui la luce penetra scarsamente (in questo caso si parla di barriere coralline mesofotiche) e in quelle in cui la luce è totalmente assente (originando le barriere coralline di acque profonde). Di qualsiasi tipologia si tratti, ad accomunare i reefs (così si chiamano in inglese) sono i colori variopinti  e il fatto che rappresentino un ottimo habitat per la fauna marina. Oggi, purtroppo, questa funzione sta scemando pericolosamente: a lanciare il grido d’allarme è Greenpeace, che ha segnalato ripetuti casi di sbiancamento dei coralli nella Grande Barriera Corallina Australiana.

A causa dei cambiamenti climatici, infatti, i coralli si stanno sbiancando in massa impedendo ai pesci delle più svariate specie, alle balene, ai delfini, alle tartarughe marine, di godere del loro riparo e della loro protezione. Ma perchè i cambiamenti climatici svolgono un’azione tanto deleteria sulla barriera corallina? Ad essere intaccata è la zooxantelle, un’ alga unicellulare che instaura una relazione simbiotica con i coralli: li dota delle caratteristiche tonalità mozzafiato, di nutrimento ed energia. I cambiamenti climatici, elevando a dismisura le temperature marine, provocano l’ espulsione della zooxantelle da parte dei coralli, che così reagiscono all’ eccessivo calore delle acque. Di conseguenza, i coralli perdono i loro colori assumendo un biancore spettrale, vengono privati dell’ energia dell’alga e si riproducono con estrema difficoltà. Il rischio a cui la Grande Barriera Corallina potrebbe andare incontro è quello dell’ estinzione. Per contribuire alla sua salvaguardia, l’ UNESCO ha proposto di inserire tra i Siti in Pericolo questo prezioso scrigno di biodiversità; Greenpeace, la ONG che dal 1971 si impegna attivamente nella salvaguardia del pianeta, non ha esitato a unirsi all’ iniziativa: nel sito di Greenpeace Italia è possibile firmare una petizione finalizzata all’ inclusione della Grande Barriera Corallina – decretata Patrimonio dell’ Umanità nel 1981 – tra i Siti UNESCO in Pericolo per garantire la sua protezione. Volete saperne di più? Cliccate qui.

Il mondo come incontro di culture e fucina di esperienze: Giorgio Armani presenta My Way, la sua nuova fragranza

 

Su Giorgio Armani, in questi giorni, i riflettori sono accesi full time: alla 77ma Mostra del Cinema di Venezia una miriade di star indossa le sue creazioni (la presidente della Giuria Cate Blanchett, la madrina della kermesse Anna Foglietta e il visionario regista Pedro Almodòvar, per citare solo qualche nome) e per il 26 Settembre è prevista nientemeno che una diretta TV (su La7) delle sue collezioni Primavera/Estate 2021 Uomo e Donna. Intanto, Re Giorgio non trascura il Beauty e ci regala un’ eau de parfum destinata a lasciare il segno. Si chiama My Way, come la celebre canzone di Frank Sinatra, ma ha uno spirito profondamente contemporaneo. La meta a cui guarda è il mondo e le infinite possibilità di conoscenza che ci offre: culture, paesaggi, popoli, colori, tradizioni, compongono lo straordinario mix di esperienze scaturite dalla sua esplorazione. Non è un caso che la donna a cui la fragranza si rivolge sia curiosa e sempre animata dal desiderio di apprendere, di ampliare i propri orizzonti. Il flacone rosa di My Way, sormontato da un tappo bluette di forma ellittica, somiglia a un talismano da portare con sè lungo il cammino. Evoca culture esotiche, saperi intrisi di mistero, terre millenarie, tutti elementi che invitano alla scoperta e all’ approfondimento. Perchè scoprire, conoscere e incontrare rappresentano i cardini di un’ esistenza irripetibile, che possiede un senso autentico. Per un profumo che inneggia a una simile filosofia, “Io sono ciò che vivo” non può che essere lo slogan ideale!

 

 

A prestare il volto alla fragranza è la modella e attrice Adria Arjona, le cui origini riflettono l’ imprinting multiculturale di My Way alla perfezione. Per metà portoricana e per metà guatemalteca, Adria ha un’ anima da globetrotter e, prima di approdare a New York, è vissuta tra Porto Rico, Città del Messico e Miami. Nello spot del profumo i suoi ricordi di viaggio si alternano a ritmo serrato: i fotogrammi la ritraggono in India, in Thailandia, in Giappone, in Italia, in Spagna…Ovunque si trovi intreccia amicizie con gli autoctoni e vive esperienze indimenticabili, ma soprattutto altamente significative.

 

Adria Arjona

Gli incontri, le connessioni, le relazioni intessute nel mondo sono alla base della conoscenza e dell’ apertura mentale. Olfattivamente, questo concetto si esprime in un jus floreale al tempo stesso sensuale e intenso: le note di testa emanano luminosità grazie al connubio tra il Bergamotto di Calabria e i Fiori d’Arancio dell’ Egitto; il cuore è un’ode ai fiori composta da accordi di Tuberosa e Gelsomino indiani, mentre il fondo, deliziosamente avvolgente, combina il Legno di Cedro della Virginia con i finissimi Muschi Bianchi e la magnetica Vaniglia Bourbon Premium del Madagascar.

 

 

Citare gli ingredienti di My Way, oltre a descriverlo, significa evidenziare un particolare importante: l’ ecosostenibiltà del profumo. Da sempre in prima linea nell’ impegno a favore della protezione ambientale, Giorgio Armani ha concepito la sua nuova fragranza come un vero e proprio “prodotto responsabile”. Gli ingredienti che la compongono sono rigorosamente naturali e raccolti (o estratti) manualmente. E’ il caso della Tuberosa di Mysore, in India, e dei Fiori di Arancio, la cui essenza è stata “catturata” tramite la tecnica dell’ enfleurage. Oppure della Vaniglia del Madagascar, rielaborata grazie al sostegno di programmi ad hoc per le comunità in difficoltà. Le scelte eco-friendly di Armani mirano a ridurre le emissioni di carbonio, uno dei fattori scatenanti dei cambiamenti climatici. Il flacone ricaricabile di My Way è un altro esempio dell’ attenzione di Re Giorgio per l’ ambiente: incentivando il riciclo, si eliminano gli sprechi. Ecco un profumo, quindi, che celebra il mondo sia a livello di incontro di culture che come pianeta da salvaguardare; un concept ad ampio spettro che merita un sincero applauso.

My Way è disponibile in versione Eau de Parfum nei formati da 30, 50 e 90 ml

 

 

 

Winter Wonderland

 

L’ Inverno, stagione dell’arte serena, il lucido Inverno.”

  (Stéphane Mallarmé)

 

Il bianco, il grigio, i rumori attutiti da una coltre di neve ovattata: sono questi i colori e i suoni che prevalgono in Inverno. Perchè, nonostante il buco dell’ ozono e i cambiamenti climatici, vogliamo continuare a pensare così alla stagione fredda. Paesaggi candidi, fiocchi di neve che, silenziosi e fitti, spargono magia ovunque si posino. Baite che spuntano qua e là sulle montagne, tra i boschi immacolati. E poi, gli odori: quello dell’ anice, della cannella, della cioccolata calda…Lo zenzero dei biscotti ricoperti di perline e glassa, i mandarini appena sbucciati. Provate a immaginarli davanti al caminetto acceso, mentre il fuoco diffonde il suo tepore. E’ Inverno, il tempo dell’ intimità e della riflessione. La stagione in cui ogni suggestione si trasforma in puro incanto.

 

 

 

Vivienne Westwood & Burberry, quando “heritage” fa rima con “British”

 

Annunciata mesi fa, era attesissima. E in questi giorni è stata finalmente lanciata: Vivienne Westwood & Burberry, la collezione in limited edition scaturita da una sinergia tra Riccardo Tisci, Vivienne Westwood e Andreas Kronthaler, campeggia ora nei flagship Burberry di Londra e di innumerevoli metropoli internazionali. Per “raccontarla” in sintesi, potremmo definirla l’ incontro tra due heritage iconici. Il glorioso archivio Punk di Vivienne Westwood viene reinterpretato, infatti, in connubio con lo storico motivo check di Burberry, instaurando un trait d’ union tra due veri e propri pilastri dello stile britannico. Due stili a contrasto, ma non inconciliabili: è dalla loro fusione, anzi, che nasce il prorompente appeal di questa capsule. Il mood sovversivo del Punk (avete notato, a proposito, come questa settimana gli articoli di VALIUM si snodino all’ insegna di un fil rouge ben preciso?) si intreccia con la tradizione e il mix che ne risulta è un’ esplosiva combinazione di passato e futuro. In linea con l’ imprinting unisex che caratterizzava il Punk, la limited edition celebra capisaldi dello stile Westwood come il minikilt, le maxizeppe stringate,  la t-shirt con lo slogan, il basco cosparso di spille, gli enormi colli a punta, che adottando il pattern tartan di Burberry sfoggiano un twist del tutto inedito. Associata a una magnifica campagna pubblicitaria scattata da David Sims, Vivienne Westwood x Burberry nasce con l’ intento di sostenere Cool Earth, associazione no profit che si batte contro la deforestazione e i cambiamenti climatici: una causa abbracciata dalla “Mother of Punk” ormai da tempo. Nelle foto, alcuni pezzi chiave della capsule (per ammirarla per intero, cliccate qui).