Il close-up della settimana

 

Le illazioni sulle sue condizioni di salute si erano scatenate a partire da quando, alla Paris Haute Couture Week dello scorso Gennaio, non si era presentato per il saluto al pubblico al termine della sfilata di Chanel. Un comunicato diffuso dalla Maison attribuiva la sua assenza alla stanchezza, ma in molti hanno messo in dubbio questa spiegazione: l’ inesauribile energia di Karl Lagerfeld, la tempra teutonica che non aveva mai mancato di sfoggiare, erano pressochè proverbiali. E i rumours sono subito esplosi. Poi, il silenzio. Su Karl Lagerfeld più nessuna notizia fino alla mattina del 19 Febbraio, quando i media ne hanno annunciato la scomparsa: uno shock collettivo. Il designer tedesco si è spento all’ Ospedale Americano di Parigi a causa di un male incurabile.  Una morte, la sua, che lascia un vuoto immenso. Anche perchè il “Kaiser della Moda” era una figura già entrata nel mito, una leggenda vivente. Sembrava trascendere ogni coordinata associata all’età, all’ appartenenza ad un luogo e ad un’ epoca ben precisa: tutto, in lui, era iconicità pura. A cominciare dal look – inconfondibile ed immutabile nel tempo, un perenne total black rinvigorito da dettagli biker – per proseguire con il suo genio visionario, era come se fosse incluso tra gli “immortali” per diritto divino. Karl Lagerfeld vide la luce ad Amburgo in una data imprecisata, anche se dichiarò sempre di essere nato nel 1935. Figlio unico di una famiglia facoltosa, raccontava di aver passato l’ infanzia a disegnare e a leggere anzichè a giocare con gli altri bambini. Nel 1953, quando si trasferì a Parigi con la madre, la moda rientrava già tra le sue passioni. Dopo aver vinto il prestigioso Woolmark Prize, nel 1955 entrò nello staff di Pierre Balmain, dove rimase per tre anni prima di passare alla Maison Patou. Qui trascorse un quinquennio disegnando Haute Couture, poi si concesse un periodo sabbatico decidendo, infine, di tornare a Parigi e di aprire una piccola boutique.  All’ epoca iniziò a consultare Madame Zereakian, la veggente armena che annoverava Christian Dior tra i suoi clienti abituali: come riferì in seguito, gli fu predetto un gran “successo nella moda e nei profumi”. Nel 1965, la carriera di Karl Lagerfeld subì una decisa impennata. Fu allora che prese il timone di Chloé, con cui instaurò una collaborazione ventennale, e nello stesso anno approdò a Roma dove ottenne l’ incarico di direttore creativo presso la casa di moda delle sorelle Fendi, un ruolo (dal 1992 condiviso con Silvia Venturini Fendi) che ricoprì per il resto della sua vita. Instancabile, immaginifico, poliedrico, fu il primo free-lance della moda e commentò, con la consueta arguzia: ” Amo considerarmi un free-lance. Questa parola è l’unione di “free”, libero, come ho sempre voluto essere, e “lance”, che ricorda la parola francese “lancé”, com’era definita un tempo un’ ambita cortigiana. Io mi sento così, libero e mercenario”. Risale al 1983 – dieci anni dopo dalla morte di Mademoiselle Coco – la sua nomina alla direzione di creativa di Chanel, una carica a tempo indeterminato (come diremmo oggi) che lo elevò all’ Olimpo del fashion system. “Chez” Chanel, Lagerfeld diede vita ad un potente connubio tra l’ heritage della Maison e la contemporaneità più pop e iconica. Associò la sua immagine a muse che scopriva e che rendeva leggendarie (qualche nome? Claudia Schiffer, Vanessa Paradis, Alice Dellal, Carla DelevingneLily-Rose Depp e Kaia Gerber), scattò personalmente gran parte delle campagne pubblicitarie e riportò il brand ai fasti originari senza stravolgerne i codici.

 

L’ immagine con cui la Maison Chanel commemora Karl Lagerfeld nel suo website e sui social

Nel 1980 il designer fondò un marchio, Lagerfeld, che 24 anni dopo intrecciò il suo nome a H&M inaugurando la fortunata serie delle co-lab tra luxury e fast fashion. “Non ho mai avuto problemi a rompere le regole perchè non ne sono mai stato vittima”, disse, ed alla grande intelligenza abbinò sempre la curiosità, la cultura, l’ autoironia, l’incredibile talento di saper parlare a un pubblico di ogni età e di ogni ceto. Il terzo millennio vide il designer iper attivo: disegnò i costumi di scena per star del calibro di Madonna e Kylie Minogue, coltivò la sua passione per la fotografia e l’architettura, nel 2010 instaurò una breve collaborazione con Hogan e fu insignito della Legion d’ Onore francese. Due anni dopo, ebbe inizio una delle liason più importanti della sua vita: quella con Choupette, la gatta birmana che “daddy” Karl rese una vera e propria star, e pare che alla dolcissima felina sia andata parte della sua eredità miliardaria. La sua eredità stilistica, invece, è appena stata raccolta dalla fashion studio director di Chanel Virginie Viard, che per 30 anni lo ha affiancato assiduamente. E’ a lei che spetterà il compito, come dichiara il Presidente della Maison Bruno Pavlovsky citando Lagerfeld, di “continuare ad abbracciare il presente e inventare il futuro”. “Preferisco essere considerato un evoluzionista che un rivoluzionario, uno a cui piace riformare le cose in modo costruttivo. I rivoluzionari puri non sono mai arrivati da nessuna parte, nemmeno nella moda”, affermò ancora il designer: e non c’è dubbio che il suo genio, la sua visione, il suo straordinario intuito, lo abbiano portato molto, molto lontano. Con quel pizzico di mistero che ha sempre avvolto la sua vita in un’ eterea allure da fiaba. Ma la moda non è, d’altronde, una fiaba stessa?

 

Foto a inizio articolo di Christopher William Adach da Flickr, CC BY-SA 2.0

 

 

Il close-up della settimana

 

Mentre esce la campagna pubblicitaria della Holiday Collection di Burberry, la notizia della dipartita di Christopher Bailey dal brand è ormai di pubblico dominio. Quella tra Burberry e Bailey è stata una “liason” durata ben 17 anni, durante i quali il direttore creativo originario dello Yorkshire ha contribuito alla crescita del marchio in modo tale da renderlo uno dei più osannati a livello internazionale. A monte della decisione di Christopher Bailey, la volontà di dedicarsi a nuovi progetti professionali. Il suo divorzio definitivo dall’ azienda, ad ogni modo, sarà effettivo solo a partire dal 31 Marzo 2018: prima di allora, il designer proseguirà la collaborazione con il brand che concentra in sè la quintessenza dello stile British. “Burberry è stata per me un’ importante fonte di ispirazione e la decisione di lasciarla non è stata facile – ha dichiarato al riguardo – Sono molto contento di dedicarmi a nuovi progetti creativi, ma resto legato a questo marchio e ai suoi futuri successi e farò in modo che il passaggio avvenga senza scosse. Credo che i giorni migliori per Burberry debbano ancora venire.” L’ ingresso di Bailey in azienda risale al 2001. All’ iniziale incarico di direttore creativo si sono succeduti via via, per lui, i ruoli di capo direttore creativo, responsabile dell’ immagine, direttore artistico e CEO del brand: una posizione, quest’ ultima, attualmente ricoperta da Marco Gobbetti. Classe 1971, diplomato al Royal College of Art di Londra, prima di approdare da Burberry lo stilista ha maturato importanti esperienze nel team creativo di Donna Karan e di Gucci. Oltre a rafforzare l’ identità del marchio e a decretarne il pieno successo, Bailey si è dedicato ad importanti iniziative come la creazione della Burberry Foundation, un organismo nato nel 2008 con l’ obiettivo di stimolare i giovani ad investire nel proprio talento, e si è occupato sia della supervisione dell’ headquarters londinese dell’ azienda che della sua succursale USA. Nel corso degli anni, numerosi e prestigiosi riconoscimenti hanno coronato la carriera di Christopher Bailey: spiccano i 5 British Fashion Awards ricevuti come stilista (e stilista per uomo) dell’ anno e l’ onorificenza dell’ Ordine dell’ Impero Britannico di cui la Regina Elisabetta II lo ha insignito. In attesa che scatti l’ ora X del suo congedo, intanto, Burberry lancia una Christmas Collection immortalata negli scatti di Alasdair McLean.

 

 

I look proposti sono un’ ode allo spirito British che al classico trench, rivisitato anche in vernice, alternano un knitwear ispirato a quello tipico dell’ Isola di Fair ed evidenziano pattern tartan e a scacchi nel più squisito Burberry style. La palette messa in risalto dall’ ad è tutta giocata nei toni del beige e di un tradizionale rosso natalizio, ma non manca il grigio piombo di un gessato maschile. Ad indossare i capi è un duo di testimonial d’eccezione: Cara Delevingne e Matt Smith, due veri e propri ambasciatori del “Made in England”, elevano all’ ennesima potenza la Britishness veicolata dal brand e la tramutano in un trademark del tutto inconfondibile.

 

 

Nelle foto: la Holiday Collection Burberry fotografata da Alasdair McLean

 

Magnum x Moschino fa boom a Cannes

Una sequenza del film

Magnum torna al Festival di Cannes e lo fa da star vera e propria. Per il lancio dei due nuovissimi gusti Double, Cocco e Lampone, si affida infatti a un’ esplosiva sponsorship con Moschino e Cara Delevingne in una campagna dal nome indicativo, “Libera il tuo istinto“, tutta all’ insegna della più audace espressione dell’ identità personale. Focus dell’ advertising è il film “Magnum x Moschino”, un corto per la regia di Jeremy Scott che vede protagonisti Cara Delevingne ed una serie di personaggi cartoon ideati da Scott in collaborazione con Uli Meyer, nome di spicco di cult dell’ animazione come “Chi ha incastrato Roger Rabbit?” e “Space Jam”: nel film, Cara passeggia sicura addentando un Magnum Double che ingolosisce, ipnotizzandoli con il suo irresistibile aroma al cioccolato,  i personaggi animati via via incontrati per strada. Ma – ahimé – nessuno di loro riuscirà a impossessarsene, rimanendo con un palmo di naso e l’acquolina in bocca!

Jeremy + Cara

L’ inizio del film diretto da Jeremy Scott

Il perchè della scelta di Cara Delevingne come testimonial non lascia spazio a dubbi. Travolgente, stravagante, spigliata, la top è l’ incarnazione perfetta dello spirito di “Libera il tuo istinto” e “Osa con Double”. Jeremy Scott, dal canto suo, ne è la controparte maschile eccellente: con il suo stile pop e coloratissimo, rivela un lato wild che ostenta senza alcun timore. “Per me, la collaborazione con Magnum, dalla creazione di questi personaggi animati alla regia del film, è stata più che divertente.” – ha spiegato il direttore creativo di Moschino – “Lavorare con Cara è stato straordinario, ed essere coraggioso nel campo della moda è una cosa a cui miro ogni giorno nel mio lavoro. La moda è un mezzo di espressione che allo stesso tempo ti dà piacere e ti permette di mettere in mostra la tua personalità e il tuo carattere. E’ stupendo poter dare alle persone questo mezzo espressivo. “

 

 

Al Festival di Cannes, il 18 Maggio scorso, il goloso Magnum Double e la partnership Magnum x Moschino hanno calamitato l’ attenzione unanime. Acclamatissimi, Cara e Jeremy hanno furoreggiato in un party dalle molteplici sorprese: una su tutte, la presentazione della capsule di borse Magnum x Moschino griffata Jeremy Scott, una serie di shoppper dal mood giocoso e dai colori brillanti su cui campeggiano i personaggi animati del film. Le borse sono acquistabili nel website Moschino o possono essere vinte partecipando al concorso appena lanciato da Magnum (per info, visitate il sito del brand). Ma il duo Scott-Delevingne si è anche cimentato nella creazione di special versions del gelato bestseller apprezzatissime nel Magnum Dipping Bar. Magnum by Cara si è fatto deliziosamente notare per dettagli quali i petali d’ibisco, le scaglie d’argento e i lamponi schiacciati, mentre Magnum by Moschino, impreziosito da guarnizioni di caramelle frizzanti blu/oro e sale marino delle Hawaii, ha riscosso un plauso generale.

La capsule di shopper in colori pop

 

 

Con queste strepitose premesse, non c’è bisogno di aggiungere che il party Magnum x Moschino sulla Croisette si sia rivelato memorabile. Ad infuocare la serata, The Misshapes, Sita Abellàn e Kiddy Smile con i loro dj set: tra Cara, Jeremy e una soundtrack del genere, per “liberare il nostro istinto” non potrebbe esistere cocktail migliore.

Lo sfizio

 

Aveva visto giusto, Dame Vivienne Westwood, quando in occasione della sfilata Primavera/Estate 2015 mandò in passerella mannequins le cui sopracciglia  – ridisegnate a colpi di matita – ricordavano ispidi cespugli arruffati. Un trend, quello delle thick eyebrows, che con Cara Delevingne aveva fatto il suo trionfale ritorno dopo anni di rigorosa depilazione a base di ceretta e pinze: l’ effetto “incolto”, poco curato, la linea che si distanziava dalla forma sottile o ad ala di gabbiano incarnavano uno stile ormai “ripudiato” e decisamente out. Ma chi, come la sottoscritta, ha iniziato ad affacciarsi al mondo del look nei “roboanti” anni ’80, non potrà mai dimenticare gli straordinari scatti che il grande Richard Avedon realizzò con protagonista Brooke Shields. La advertising campaign era quella di Gianni Versace, i lunghi capelli della neo-diva (allora, appena una teen) pettinati a boccoli e raccolti da un lato evidenziavano una allure sofisticata e misteriosa. E poi, quelle sopracciglia: nessun ritocco alla linea, forse un po’ di peluria di troppo alla base del naso. Fu un boom senza precedenti. Da allora, le sopracciglia si sfoggiarono “alla Brooke Shields“. Oggi, il look “folto” conosce una nuova gloria pur non privandosi di inediti dettami: “enfatizzare”, o meglio “esasperare”, è l’ input assoluto. Una definizione, boyish, è stata già coniata per definire la versione Fall Winter 2015/16 delle eyebrows più in voga. Ne sa qualcosa Marc Jacobs, che per il fashion show della sua collezione autunnale si è avvalso di un Re del make up come François Nars per ricreare un beauty look in cui lo sguardo viene sottolineato da sopracciglia spesse, compatte, che le modelle sembrano aver “rubato” al boyfriend. Uno stile che è bel lungi del sinonimo di “trascuratezza”: la donna di Marc Jacobs è elegante, raffinata fino a sfiorare il sublime, forte e decisa. Acconcia i capelli in un top knot, esibisce un incarnato luminoso e si ispira finemente allo stile rétro. Le icone di riferimento? Nomi del calibro di Diana Vreeland, Babe Paley e Jacqueline de Ribes. Si è ispirato a queste leggendarie muse, François Nars, per la creazione di un make up completamente giocato sui toni del silver, del melanzana e del “greige”. Carnagione matte, palpebre tinte di cangianti riflessi argentati e labbra di velluto all’ insegna di declinazioni del viola scuro sono i cardini di questo look: un mix in cui il leitmotiv delle sopracciglia “nette” e ben definite esalta la struttura del viso. A dar loro pienezza e corposità, ombretti come Pandora Duo Eyeshadow, Bali Single Eyeshadow, Coconut Grove Single EyeshadowBlondie Single Eyeshadow (tutti griffati Nars), che il make up artist ha applicato assecondando il colore base delle sopracciglia di ogni mannequin. Che sia naturalmente folto o ispessito grazie a “strumenti del mestiere”, ad ogni modo, è irrilevante: togliersi lo sfizio di un sopracciglio boyish – è garantito – sarà la principale beauty obsession di stagione.

Lo sfizio

 

 

Leggenda vuole che Eostre, dea pagana della fertilità e della Primavera, abbia trasformato un uccellino posatosi sul suo braccio in coniglio affinchè i bambini potessero giocare con lui; ma il mutamento provocò nel piccolo animale così tanta tristezza che la dea si sentì in dovere di ripristinarne le originarie fattezze. Quando il coniglio divenne nuovamente un uccello, al momento di deporre le uova ne donò una parte alla dea in segno di riconoscenza e una parte, dipinta in vivaci colori, ai bambini. Da allora, quando il cristianesimo assorbì nelle proprie ricorrenze le usanze pagane, il coniglio e le uova dipinte entrarono a far parte della tradizionale iconografia legata alla Pasqua. Non è però di conigli pasquali che parleremo oggi, bensì di iconici coniglietti e di altri celebri pet: i loro nomi sono Cecil, Choupette, Neville, Charlie, e la loro fama – complice il potere mediatico dei social network – è cresciuta in modo esponenziale.  Coccolati e viziati come superstar, sono gli inseparabili amici a quattro zampe del gotha del fashion system. Onorando la simbologia associata alla Resurrezione cominciamo con Cecil, il coniglietto di Cara Delevingne: un tenero batuffolo di pelo color beige che dispone di un seguitissimo (oltre 70.000 follower) Instagram account. Immortalato in braccio a celebs come “zia” Poppy Delevingne o Rita Ora, Cecil non sfigura al loro cospetto in quanto a fama: il suo CV include esperienze come top model accanto a mommy Cara (è stato protagonista dell’ advertising campaign A1 per Top Shop), tra i suoi passatempi preferiti rientrano quelli di assistere alle sfilate (naturalmente, front row), vagare sui set fotografici ( da Mulberry, un anno fa, rischiò grosso incastrandosi nelle tubature dell’ aria condizionata) e vestire griffato, preferibilmente Chanel. Poi c’è Choupette, pet star per eccellenza, ormai una diva: chi può affermare di non conoscere la straordinaria gatta birmana di Karl Lagerfeld?

 

 

Kaiser Karl ha avuto per lei un vero e proprio colpo di fulmine quando, nel 2012, il modello Baptiste Giabiconi gliela affidò a Natale, prima di partire per un viaggio. Inutile dire che Choupette, da quel momento, rimase per sempre con il geniale Creative Director di Chanel. Occhi azzurro cielo, pelo che Lagerfeld definisce color champagne, Choupette è oggi una star che in quanto a quotazioni gareggia con le modelle più affermate : gattina in carriera, è apparsa negli shooting di riviste patinate affiancando top del calibro di Linda Evangelista e Letizia Casta ed è finanche protagonista di un calendario. E’ Choupette che occhieggia, infatti, dalle foto dei dodici mesi che Opel dedica al 2015. Accudita come una principessa dalle amorevoli nanny Françoise e Marjorie, Choupette aggiorna quotidianamente i suoi Twitter, Instagram e Facebook account (che contano una miriade di seguaci) e svolge il ruolo di musa per daddy Karl, che ha già creato una make up collection a lei ispirata per Shu Uemura, la capsule Monster Choupette e progetta di lanciare, a breve, un’ altra limited edition – in collaborazione con la disegnatrice Tiffany Cooper – in omaggio alla sua beniamina. E mentre Herr Lagerfeld nelle interviste si profonde in dichiarazioni “d’amore” nei confronti di Choupette, sulla regale gatta color champagne è stato dato alle stampe un libro: Choupette, la vie enchantée d’ un chat fashion (Flammarion), scritto a quattro mani da  Patrick Mauriès e Jean-Christophe Napias. Dovuto omaggio a un pet sui generis che, come racconta daddy Karl, ama i ritmi sudamericani, il rock e viaggia in valigie create appositamente per lei da Goyard e Vuitton. Viziata? Quel tanto che basta per vivere appieno il suo status di gatta speciale. Dopotutto, Marc Jacobs non ha forse scelto Neville, il suo adorato bull terrier, come protagonista della nuova campagna BookMarc per la Primavera/Estate? Non possiamo poi tralasciare Charlie, lo storico cagnolino di razza Cavalier King Charles Spaniel che fu mascotte di Moschino durante la direzione creativa di Rossella Jardini: pupillo a quattro zampe della stilista,  contava su un pubblico iperaffezionato che seguiva le sue gesta dai social, ammirando l’ ultimo outfit creato per lui o guardandolo scorrazzare nel backstage delle sfilate. A Charlie va, forse, il merito di aver spianato la strada alla fashion pet-mania: una tendenza che oltrepassa i confini dello sfizio e dello status symbol per assumere i contorni di un fenomeno di costume tutt’altro che passeggero.

Cara Delevingne: la top dai mille look

 

Ha esibito un inedito look castano in occasione del LACMA Art + Film di Los Angeles ed è subito stato  boom di flash fotografici ed esclamazioni di sorpresa. In realtà, il nuovissimo hair color di Cara Delevingne non è che la più recente – oltre che intrigante – variante di una serie di molteplici e sempre cool hairstyle che la top model più richiesta del momento, sia per esigenze di sfilata che per gusto personale, è solita adottare. Ecco una carrellata retrospettiva dei più interessanti.

 

Fatale e superglamour a Cannes

 

Irresistibile in top knot e total black

 

In peek-a-boo hairstyle, ricordando Veronica Lake

 

Versione punk, in passerella per Fendi

 

In coda di cavallo bon ton

 

Tributo alla Fata Turchina

 

In un sofisticato look raccolto

 

In versione red-haired, con fluente chioma rosso rame

 

La vie en rose: capelli in total pink e sopracciglia blu

 

Con treccia laterale, molto rock

 

In mèches stile 60s per Moschino

 

Con treccia – look alla Pompadour

 

Chioma biondo miele e allure bon chic bon genre

 

Con frangia

 

In afro wig e Pierrot look per i-D magazine

 

Bionda e cotonata, versione 60s girl

 

In foulard e capelli raccolti, per Dolce & Gabbana

 

In un funky, urban style

 

Frangia e lunghezze anni ’70 da musa del rock, per Emilio Pucci

 

Versione riccioli d’oro, in passerella per Marc Jacobs

 

Allure très chic: chez Chanel

Arriva My Burberry, versione olfattiva dell’ iconico trench

 

E’ il nuovissimo arrivato in casa Burberry e viene tenuto a battesimo da due madrine d’eccezione come Cara Delevingne e Kate Moss: My Burberry, ultimo profumo della storica Maison inglese in ordine di tempo, nasce come fragranza cult sin dal nome. E’ così chiamato, infatti, traendo spunto dalla classica espressione con la quale ci si riferisce al proprio trench coat Burberry, un capo talmente iconico da venir identificato con il nome del brand. My Burberry si colloca in quell’ universo tipicamente britannico divenuto la  cifra stilistica del marchio: ispirato ad un giardino londinese dopo la pioggia, è un’ intensa fragranza floreale che esprime un’ eleganza informale con l’ aggiunta di un quid sorprendente. Il profumo, frutto di una collaborazione tra il Chief Creative e CEO Christopher Bailey e il noto ‘naso’ Francis Kurkdjian, è stato concepito come l’ emblema dell’ identità del brand nella sua quintessenza. “Abbiamo creato un profumo floreale, meraviglioso, originale, un’autentica novità per Burberry, nonchè l’abbinamento perfetto per il classico trench“, ha dichiarato Kurkdjian. La composizione della fragranza rivela una ricca varietà olfattiva: a note di testa di bergamotto e pisello odoroso si unisce un cuore di fresia, mela cotogna e geranio, esaltato da un fondo di patchouli e di rose centifolia e damascena dai freschi petali inumiditi di pioggia. I richiami all’ iconico trench sono molteplici a partire dall’ essenza, il cui caldo color miele replica una delle tre nuance della collezione Heritage. La boccetta, che nel suo interno dorato lascia intravedere il rilievo del motivo check tipico del brand,  è sormontata da un tappo dalle ricercate finiture in corno che del trench rimandano ai caratteristici bottoni. Celebrando il tessuto utilizzato da Thomas Burberry oltre cent’anni orsono, il fiocco in gabardine inglese annodato al tappo evoca storiche reminescenze che il sofisticato pack accentua nel suo classico color trench coat.

 

 

L’ advertising campaign del profumo, una serie di scatti in bianco e nero realizzati da Mario Testino, si avvale delle due modelle britanniche più conosciute ed osannate al mondo: Cara Delevingne e Kate Moss, Nello spot del profumo, per la Direzione Creativa di Christopher Bailey, le due top – unicamente vestite di un trench coat Burberry Heritage – si esibiscono in atteggiamenti amichevoli e giocosi sulle note di una viscerale I put the spell on you rivisitata da Jeff Beck e Joss Stone. Ma la vera rivoluzione associata a My Burberry ruota attorno a un’ originalissima campagna di marketing incentrata sulla personalizzazione: i fan del profumo potranno infatti, acquistandolo, customizzarne il flacone apponendovi i  monogrammi delle proprie iniziali, disponibili sia nell’ official website che presso selezionate boutique del brand. Il servizio verrà integrato da tutta una serie di iniziative digitali, televisive, su web e da app mobili mirate a coadiuvare, rendendolo sempre più spettacolare, il processo di personalizzazione del flacone .

Favela Santa Marta

 

Non solo Ipanema, non solo Copacabana, Non solo spiagge lunghissime e bianche su cui sfilano corpi perfetti e tostati dal sole. Non solo locali alla moda e flirt ostentati: il Brasile rivela anche un’altra realtà, l’ ennesima tra le sue molteplici sfaccettature. E’ la realtà delle favelas, dei fittissimi agglomerati di casupole dove la vita si svolge tra viuzze strette e tortuose accomunate dagli stessi odori, dagli stessi sapori, dagli stessi colori. Dove non esistono Rolex nè macchine sportive. E dove, per far colpo, basta la semplice spontaneità di un sorriso…

Vogue Brazil ha dedicato uno shooting del numero di Febbraio 2014 alla favela Santa Marta: protagonista  degli scatti, una Cara Delevingne in versione street style de luxe fotografata da Jacques Dequeker. Un look coloratissimo e informale, il suo, che nel caleidoscopio di colori al neon, nei dettami sporty, nelle stampe animalier, nelle sneakers e nei cappelli da baseball mixati ad un tripudio di bijoux vistosamente gold tingono l’altro volto di Rio de Janeiro di una vibrante, contagiosa vivacità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il close-up della settimana

 

Nelle advertising campaign DKNY, il suo volto è ormai una costante pluriennale. Anche gli scatti della campagna Primavera/Estate 2014 la vedono protagonista in tutto il suo splendore di bellezza “vera”, autoironica e spavalda. Ma Cara Delevingne è in procinto di iniziare un nuovo tipo di collaborazione con il celeberrimo brand newyorchese: la creazione di una capsule collection firmata dalla modella è infatti già in preparazione e sarà acquistabile dal prossimo novembre. All’ apice del successo come top model, cover girl dei fashion magazine più influenti, regina delle passerelle, Cara non ha mai fatto mistero dell’ aspirazione di voler diversificare al massimo il suo talento creativo. La capsule che ha pensato per DKNY sarà composta da quindici pezzi, tra cui molti in stile unisex, e includerà berretti, felpe, tute sporty, parka, t-shirts, più un biker jacket in cuoio con maniche removibili. La news è stata data dalla stessa Cara tramite il suo account Instagram, dove con poche ma incisive parole ha annunciato il nuovo progetto: “Get ready!!! It’s coming…#Cara4DKNY”. In seguito, ha comunicato alla stampa il suo nuovo ruolo di designer dichiarandosi entusiasta di poter concretamente esprimere la sua inventiva nella collezione, che prenderà il nome di Cara Delevingne per DKNY e della quale sarà anche testimonial. A questo proposito, sempre su Instagram, ha lanciato un’ ulteriore iniziativa:  la ricerca di due o tre aspiranti modelle pronte a unirsi a lei nell’ advertising campaign della linea. I suoi numerosissimi followers (una cifra che si assesta intorno ai 5,5 milioni) potranno infatti far riferimento agli hashtag #Cara4DKNY e #CaraWantsYou per caricare le proprie foto nel social di immagini più famoso al mondo, candidandosi a vivere – se selezionati – l’ esperienza di uno shooting con la top più richiesta del momento: non c’è bisogno di aggiungere che gli scatti stanno già piovendo a raffica.

 

Chanel fw 2014/15: ponytail avveniristiche e make up dal gusto pop

 

Un fashion show spettacolare dalla scenografia che ostentava un’ ordinaria quotidianità: Herr Lagerfeld ha, ancora una volta, centrato il segno in quanto a genialità e ad eccezionale inventiva. Il supermarket che ha ospitato il défilè Chanel si è rivelato la cornice ideale per esibire i look coloratissimi e décontractè della collezione Autunno/Inverno 2014/15 della Maison, e ha contemplato la realizzazione di un make up e di un hairstyle ad hoc che si ‘incastrassero’ a meraviglia con l’ insolita ambientazione.

 

 

Detto, fatto: l’ hairstylist Sam McKnight e il make up artist Peter Phillips hanno creato, in connubio, una vera e propria opera d’arte pop che ha unito code di cavallo, dreadlocks e colori al neon. Sam McKnight, rielaborando avanguardisticamente il concetto di ponytail, ha pensato ad un raccolto che partendo da una riga centrale fissasse una coda posticcia nella parte alta della nuca adornandola massicciamente con dreadlocks, macramè, ciocche di capelli frisé, perle, fermagli e nastri di tweed multicolore: un’ edizione rivisitata e corretta, molto virata al glamour, del rasta look. McKnight ha completato l’ opera spruzzando Fudge Salt Spray e Oribe Texturizing Spray per volumizzare il tutto. L’effetto è risultato sorprendente, dal forte retrogusto urban chic con venature folk. Peter Phillips, dal canto suo,  ha abbinato all’ hairstyle un make up altrettanto eccentrico e eye-catching puntando soprattutto sullo sguardo: creando specialissimi cat eyes dalle palpebre tinte di toni brillanti, ha evidenziato l’occhio a partire da metà palpebra applicando un tocco di colore fluo sulla rima superiore. Le vivide nuance utilizzate – verde mela. fucsia, rosso, tangerine – hanno aggiunto un twist sbarazzino al look e delineato una simil-virgola allungata verso la tempia. La traccia shimmer è stata realizzata tramite l’ ombretto Illusion d’Ombre mixando due shade differenti – Epatant e Fantasme – mentre le ciglia sono state semplicemente curvate con il piegaciglia Recourbe cils de Chanel e lasciate “nude”. Alla carnagione, idratata con Hydra Beauty e resa compatta e vellutata grazie al fondotinta Perfection Lumière Velvet, è stata donata luminosità applicando Correcteur Perfection e Les Beiges, usato subito dopo la cipria Poudre Universelle Libre. Il fard Joues Contraste, nella nuance Canaille, ha aggiunto un tocco di colore potenziando l’ healthy look. Le labbra sono state invece evidenziate con i toni naturali di Conquise, Charmeuse e Cheri -tutti inclusi nella linea Rouge Allure –  mentre, riguardo le unghie, Peter Phillips ha optato per la nuance Ballerina dello smalto Les Vernis. Da un supermercato al regno della fantasia, in fondo, il passo è breve…