Il ponte di Ferragosto di Daizy Shely

 

Colori vivaci, stampe floreali, un tripudio di pizzi e piume che si alternano a bikini crochet bordati di margherite: la collezione estate 2022 di Daizy Shely miscela un beachwear giocoso con alcuni capi base per il giorno e per la sera. Trionfano gli abiti sottoveste con spacco laterale, le jumpsuit, entrambi orlati di lunghe piume. I bikini hanno un twist da “figlie dei fiori” anni ’70, abbinano reggiseni a triangolo a slip sgambati ma non troppo. Le cromie predominanti? Rosso, arancio, verde menta, lilla…e, relativamente agli abiti, sfumature in dégradé di giallo, celeste e rosa pastello. Tonalità eye-catching e raffinate a un tempo, tutte molto femminili. Per un weekend di Ferragosto effervescente, esuberante, energetico. Che lo si trascorra ai Tropici oppure in città!

 

Paris Fashion Week: 10 +1 flash dalle sfilate PE 2020

BALENCIAGA – Abiti come uniformi, look rivelatori di una professione o di uno status symbol; naturalmente, il tutto “rivisto e corretto” secondo lo stile di Demna Gvasalia. Il womenswear della collezione risalta abiti, trench e giacche tipicamente anni ’80 sia nelle forme che nei pattern, come alcuni maculati che rievocano il boom dell’ animalier ai suoi albori. Ma sono le spalline enormi, maestose e squadratissime a sancire il trionfo di un’estetica “alla Dinasty”, almeno fino a quando non entra in scena una serie di long dress lineari, amplificati dalle crinoline e tinti di un monocolor vibrante: un omaggio a Cristòbal Balenciaga ed ai suoi inizi di carriera.

Quarto ed ultimo appuntamento con le Fashion Week delle capitali mondiali della moda: il nostro tour si conclude con Parigi, dove le sfilate delle collezioni Primavera Estate 2020 hanno chiuso i battenti il 1 Ottobre. Nella Ville Lumière si è assistito ad uno sfolgorante connubio di chic parisien, stravaganza ragionata e coscienziosità eco-sostenibile. La natura, il mondo vegetale, l’ambiente hanno fatto da leitmotiv a svariate collezioni ed ai rispettivi fashion show, (basti pensare a quelli di Dior e di Marine Serre), di conseguenza il tema “floral” è risultato vincente sia nei pattern che nei motivi ornamentali. Tra i materiali, il denim  ha fatto la sua riapparizione declinandosi in versione délavé e riciclata, in linea con le tematiche eco, mentre le silhouette hanno evidenziato una fluidità pressochè umanime, scolpita di frequente dal plissé. Per le spalline anni ’80 è stato un boom anche a Parigi, dove l’ ispirazione è andata a ritroso nel tempo in molteplici occasioni: i decenni dei ’70 e dei ’90 sono riaffiorati in più d’una collezione, ma alcune griffe si sono spinte persino oltre, facendo rivivere epoche come quella di Marie Antoinette e la Belle Epoque. Dal punto di vista cromatico si è registrato, invece, un predominio di colori vivaci, non di rado sconfinanti nel fluo (vedi Valentino). Qualche colpo di scena? Gli abiti – coloratissimi e plissettati – scesi come paracaduti sui corpi delle modelle durante lo show di Issey Miyake, allestito nel centro culturale Le Centquatre, Naomi Campbell che ha chiuso il défilé di Saint Laurent, un autentico tripudio di luci sullo sfondo della Torre Eiffel, la surreale intrusione alla sfilata di Chanel della YouTuber “Marie S’Infiltre”, prontamente allontanata da Gigi Hadid: “Paris est toujours Paris”, come recitava il titolo di un vecchio film.

 

DIOR – La donna giardiniera di Maria Grazia Chiuri è una figura doppiamente emblematica: si ispira a Catherine Dior, sorella di Monsieur Christian, appassionata di botanica e coraggiosa attivista durante la Seconda Guerra Mondiale, e al tempo stesso rimanda alla natura e all’arte di prendersene cura. Non è un caso che alla scenografia del défilé abbia collaborato Coloco, un gruppo di architetti che esalta il giardinaggio in quanto strumento di inclusività; piante eterogenee e provenienti da località diverse convivono armoniosamente, favorite da un progetto che coniuga la botanica con l’etica e con la responsabilità. I look della collezione, ricchi di decori e applicazioni tratti dal mondo vegetale, esaltano colori intensi in dégradé e sfoggiano preziose lavorazioni a base di rafia, pizzo e tulle.

 

SAINT LAURENT – La location è il Trocadero, illuminato da un tripudio di spettacolari fasci di luce. Sullo sfondo della Torre Eiffel sfila una parata di look che celebra, a un tempo, lo stile “rock anni ’70” di Vaccarello e l’heritage della Maison: il nero predomina e viene coniugato con una miriade di minishort, bluse trasparenti, coat trequarti, giacche da smoking. Ed è proprio lo smoking, un cult di Yves Saint Laurent, a trionfare nei look di chiusura. Decilnato in versione scintillante, in velluto o in un prezioso satin, si abbina ai calzoncini così come ai bermuda e ai pantaloni, ma ma con l’ orlo rigorosamente alla caviglia. Naomi Campbell conclude la sfilata sfoggiando un tuxedo in total black che irradia bagliori: un’icona senza tempo per un capo senza tempo che non cesserà mai di affascinare.

 

BALMAIN – Geometrie optical in black and white delineano abiti che sembrano tagliati seguendo la sagoma delle loro forme. Squarci inaspettati, scolli off the shoulders abbinati a maniche extralong, pantaloni asimmetrici privi di una gamba predominano insieme alle spalline extrasize. Dal bianco e nero si passa poi a una palette vivacissima: il giallo, il blu elettrico, il rosa, l’arancio e il verde mela ravvivano suit in denim con microtop e una serie di evening dress scolpiti da un plissé spettacolare o cosparsi di piume. L’ ispirazione è anni ’90, ma a muse come Beyoncé, le Destiny Child e Britney Spears Olivier Rousteing affianca una Grace Jones più che mai al top, rievocata da fascianti tute con cappuccio incorporato.

 

CELINE – Gli anni ’70, un trademark della cifra stilistica di Slimane, ammantati di una allure tipicamente parigina: per la Primavera Estate 2020 Hedi Slimane rimane fedele ai suoi stilemi, spingendosi ancora oltre nell’ esplorazione di un’ estetica che contribuì a consolidare il “discreto fascino della borghesia” francese: gonne pantalone, jeans délavé a profusione, bluse con collo a fiocco o con jabot si accompagnano a giacche scamosciate, shearling e pellicce a pelo lungo, ma sono soprattutto gli accessori a definire i look. Gli occhiali da sole a goccia, alternati a lunghi stivali ed a cappelli simili a turbanti, sono i puntini sulle i che contribuiscono a rievocare un decennio quasi mitico, omaggiato anche nell’ abito plissettato e scintillante (una transizione dall’ Hippie style a quello di matrice “Studio 54”) che chiude la sfilata.

 

THOM BROWNE – I cardini dello stile WASP incontrano quelli della Francia pre-rivoluzione: il risultato è una collezione che fonde il preppy con le crinoline. Browne racconta questo mix in maniera surreale, genialmente eccentrica, ma avvalendosi di un’ accuratissima sartorialità. Risaltano il trompe-l’oeil profuso e un tocco ironico, soprattutto negli outfit simili a divise dell’ high school abbinati a zeppe tanto playful quanto vertiginose, oppure nelle crinoline indossate sulle gambe nude. Il seersucker fa da tessuto-leitmotiv a silhouette svasate, arricchite da gonfie gonne multistrato o sorprendenti culotte d’antan. Il tocco iconico? Le acconciature torreggianti, in puro stile Marie-Antoinette, su cui si posano veli che ricoprono anche il volto.

 

VALENTINO – Pierpaolo Piccioli parte da splendide rivisitazioni di un capo basic, la camicia bianca, per sviluppare una collezione – come sempre – da standing ovation. Voluminose maniche a sbuffo, ruches, gorgiere e colletti stilizzati ricorrono nei look in total white che aprono la sfilata, mentre il colore comincia ad avanzare sotto forma di stampe e, poco a poco, esplode in una serie di evening dress tinti di nuance al neon. Non mancano accenti di matrice Rinascimentale, un trademark della “new era” di Valentino. Piume, paillettes, pizzi e volants impreziosiscono abiti che non lesinano incursioni nel nero, ma il bianco riemerge nel look di chiusura: uno spettacolare long dress ornato da una miriade di ruches scultoree.

 

GIVENCHY – Rivisitazioni del minimalismo americano anni ’90 coniugato con gli anni ’90 francesi, stilisticamente intrisi di residui “barocchi” del decennio precedente: potrebbe essere, in sintesi, il nucleo attorno al quale ruota questa collezione. Clare Waight Keller privilegia linee pulite, ma fluttuanti, di tanto in tanto arricchite da forme a sbuffo o movimentati drappeggi. Colpiscono i materiali: ai top, ai trench e agli abiti in pelle si alterna un denim a dosi massicce e rigorosamente riciclato, un’ode alla sostenibilità, che si declina in jeans squarciati o in abiti bicolor composti da due toni differenti di tessuto délavé. Silhouette più morbide contraddistinguono i numerosi long dress dall’ imprinting floreale, che puntano sul monospalla o su scolli a V vertiginosi ingentiliti da ampie puff sleeves.

 

STELLA MCCARTNEY – La collezione più sostenibile mai realizzata da Stella McCartney, che ha usato più del 75% di materiali eco-friendly per ribadire il suo messaggio: la designer, ormai da anni, esorta ad uno shopping responsabile e ad una moda in linea con le esigenze ambientali. Avvalendosi di una palette “discreta”, ma illuminata da squarci di arancio, turchese e color giada, McCartney dà vita a look disinvolti e freschi, che esaltano una silhouette generalmente ristretta nel fondo e con maniche svasate per contrasto. Spicca un motivo decorativo, una sorta di bordatura a zig-zag arrotondato, che appare sulla maggior parte degli abiti, delle tute e dei capispalla come a sottolinearne l’allure fluida, e non mancano le stampe floral: un omaggio alla natura.

 

LOUIS VUITTON – Ispirazione Belle Epoque per Nicholas Guesquière, che manda in scena una collezione-tributo ad una delle più importanti epoche della storia francese: un periodo contrassegnato dai primi accenni di emancipazione femminile e dalla nascita della griffe Louis Vuitton, fondata nel 1854 sulla scia della voga del viaggio. Gli stilemi che Guesquière privilegia non potevano tralasciare il Liberty, presente nelle stampe e nei motivi ornamentali, mentre bagliori Déco, profusi sui tipici pattern geometrici, si affiancano ai colletti arrotondati ed alle maniche a sbuffo. Anche dettagli come gli stivaletti stringati e lo chignon morbido, citano l’era memorabile dell’ Exposition Universelle parigina. Tuttavia, a sorpresa, a fare da fil rouge sono miniskirt e gonne portafoglio, capi contemporanei che il connubio con il Déco rende vagamente “Biba style”.

 

MAISON MARGIELA – Presentata con la collezione Artisanal l’estate scorsa, la Snatched Bag è una borsa no-gender. John Galliano l’ha riproposta sulle passerelle parigine in occasione delle sfilate di Ready-to-Wear, dove non è passata inosservata: non è un caso che il suo nome, in slang, significhi più o meno “terrific”. La Snatched bag sfoggia un aspetto inedito, assolutamente unico, che conquista all’ istante. E’ geometrica, “spigolosa” ma accattivante, e può essere indossata sia a tracolla che a mano, oppure ancora come un marsupio. Ulteriori suoi punti di forza sono i colori, un’ ampia gamma a partire dal bianco (come quella nella foto), ed i formati maxi e mini che la contraddistinguono. Cos’altro dire di questa borsa, se non che concentra tutto lo spirito iconoclasta di Galliano?