Le metamorfosi carnevalesche

 

“Ciò che conosciamo di noi è solamente una parte, e forse piccolissima, di ciò che siamo a nostra insaputa.”
(Luigi Pirandello)

 

Giovedì Grasso, il Carnevale raggiunge il suo culmine: ogni travestimento è possibile. Senza necessariamente mettersi in maschera, ma per sperimentare nuove identità. Gli aspetti più reconditi di noi stessi. I lati imprevedibili della nostra personalità, quelli celati dal conformismo quotidiano. Che magari scopriamo proprio grazie a un trucco sopra le righe, a una metamorfosi giocosa del look. Trasformarsi per conoscersi, osare per rivelare: “Semel in anno licet insanire” (“una volta all’anno è lecito far pazzie, uscire da se stessi”), dicevano i latini. Approfittiamo del gioco delle identità tipico del periodo Carnevalesco per acquisire una nuova consapevolezza.

 

 

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Speciale “Sulle Tracce del Principe Maurice”: gli Auguri di Natale del Principe e qualche riflessione sul suo “giubileo di diamante”

 

E’ uno degli appuntamenti natalizi più attesi: gli auguri che il Principe Maurice porge ai lettori di VALIUM sono ormai un’istituzione. E il Principe è arrivato puntuale anche quest’anno, sulla scia di un’atmosfera festaiola che lo circonda già dal 15 Novembre scorso. In quella data, infatti, Maurice ha compiuto 60 anni e ha celebrato il suo “giubileo di diamante” con un doppio, spettacolare evento: il primo si è tenuto al leggendario Plastic di Milano, il secondo all’ Odissea Fun City di Spresiano Veneto, dove praticamente è di casa. E’ quasi superfluo dire che la nostra conversazione, stavolta, non poteva che iniziare con un focus sul suo compleanno…

Come ci si sente quando l’età avanza e, come te, si rimane giovani dentro e fuori?

Beh, la dicotomia si esaspera sempre di più ma ancora ci sto dentro! (ride, ndr) Certo, sono fortunato a conservarmi in buona forma e frequentando i giovani, che trovo splendidi, curiosi e stimolanti, vivo di una freschezza empatica straordinaria. Sono sempre più convinto che la vecchiaia sia in realtà più legata alla rinuncia a vivere intensamente e quindi a uno stato psicologico più che fisico. Anche se, obiettivamente, qualche fragilità comincia ad affacciarsi…

 

L’albero Natale di Piazza San Marco, a Venezia

Quali sono i tre principali insegnamenti che hai appreso nei tuoi primi 60 anni di vita?

Ho potuto verificare che i miei valori fondamentali di Libertà, Dignità e Amore sono sempre stati presenti e continueranno ad esserlo fino alla fine dei miei giorni, ma potrei aggiungere un altro principio conquistato col tempo: la consapevolezza di essere una persona, un artista che sta lasciando un segno. Senza presunzione ma anche senza falsa modestia.

Quando credi che inizierai a sentirti vecchio?

Temo di avere la sindrome di Peter Pan…(ride, ndr)

Come trascorrerai il giorno di Natale?

La Vigilia la passerò con Flavia a Milano e per il pranzo di Natale mi riunirò con mia sorella Lorella e famiglia…Ma la sera del 25 sarò con la mia grande famiglia del Memorabilia. Dove? Al Matrioska, una discoteca di Deruta!

 

A Natale tutti al Matrioska di Deruta (PG), per passare una serata indimenticabile con il Principe Maurice e il mitico staff del Memorabilia!

In un mondo flagellato dai conflitti armati, dai femminicidi e dalla povertà crescente, quali sono gli auguri di Natale che porgi alla Generation Z?

Siate tenaci, siate giusti, siate sensibili e onesti intellettualmente. Siate capaci di fare la rivoluzione dell’Amore! Che sia un Natale di Pace tra le persone, tra i popoli, tra l’uomo e Madre Natura

 

Natale in ViaSpiga15: Maurice insieme a Sabrina Iencinella Percassi

Natale a Milano: una festa con alcuni amici in ViaSpiga15…

…in giro per la città…

…e da Dolce & Gabbana

Un altro scatto del Natale di Venezia, città adottiva del Principe

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

Equinozio d’Autunno, una data all’insegna della “trasformazione”

 

Finché ci sarà l’autunno, non avrò abbastanza mani, tele e colori per dipingere la bellezza che vedo.
(Vincent van Gogh)

 

Arriva l’Equinozio d’Autunno e con esso si inaugura ufficialmente il semestre oscuro dell’anno. L’Autunno è entrato stamattina, alle 8.49. Se oggi il giorno e la notte avranno la stessa durata, da domani le ore di buio inizieranno a prevalere a poco a poco. Per la natura comincia un nuovo ciclo: il secondo raccolto si è ormai concluso, la terra si prepara ad assopirsi dopo aver raggiunto il picco della produttività. Gli uccelli migratori, di qui a breve, spiegheranno le proprie ali verso il sud del globo, mentre gli animali già si apprestano a raccogliere provviste dedicate ai mesi freddi. L’antica tradizione onorava l’Equinozio d’Autunno con la festività di Mabon, dio della caccia, della giovinezza e dei raccolti della mitologia gallese; per approfondire l’argomento vi rimando al mio articolo di benvenuto all’Autunno del 2022 (leggetelo qui). L’uva è uno dei doni che la natura ci offre, a piene mani, in questo periodo. Non è un caso che le fasi di lavorazione del vino fossero caratterizzate da una forte valenza allegorica: la vendemmia, la pigiatura, la fermentazione, la conservazione nelle botti rivestivano un significato ben preciso, secoli orsono. La fermentazione, in particolare, simbolizzava il rinnovamento spirituale che coincideva con i riti misterici e le iniziazioni; veniva quindi esaltata da una serie di rituali che esaltavano la sua suggestività, il suo ruolo chiave nel tramutare l’uva in vino. Anche l’Equinozio d’Autunno può essere considerata una ricorrenza a carattere iniziatico. “Trasformazione” è la parola cardine: si associa alla natura ciclica dell’esistenza, al ciclo stagionale che, più di ogni altro, è legato a un nuovo stadio di consapevolezza. Quando il semestre buio ha inizio e la terra si assopisce, comincia il tempo dedicato all’interiorità e alla meditazione. Il viaggio che compiamo è introspettivo, un approfondimento su noi stessi. Le nostre riflessioni si concentrano sulla trasformazione correlata alla morte e ai misteri che circondano questa metamorfosi.

 

 

Un altro fenomeno caratteristico dell’Autunno è il cosiddetto “foliage”: le foglie, prima di staccarsi dai rami degli alberi, si tingono di straordinari colori. Arancio, rosso, porpora, oro e marrone sono i più frequenti, un’autentica meraviglia per lo sguardo. Passeggiare in mezzo alla natura diventa un’occasione per ammirare le splendide cromie dei boschi. Il foliage ha origine dall’escursione termica tipicamente autunnale. Il divario tra le temperature del giorno e quelle della notte provoca un graduale mutamento nella tonalità delle foglie, ma bisogna considerare che il fogliame è ormai giunto al termine del suo ciclo vitale: la clorofilla comincia a diminuire e il verde viene a poco a poco sostituito dai pigmenti nei toni del rosso, del giallo e dell’arancio dei carotenoidi e degli antociani.

 

 

Buon Equinozio d’Autunno, dunque. Assaporate i deliziosi frutti che la natura ci offre, rappresentati con il simbolo della cornucopia (il corno dell’abbondanza in mano alla dea Fortuna) dall’ iconografia autunnale, bruciate incensi a base di mirra, salvia, pino e petali di rose e degustate vini provenienti dai migliori vigneti in attesa di stappare il vino novello. Bisogna pazientare un po’, ma quando arriverà il gran giorno sarà probabilmente il momento di festeggiare uno dei più amati appuntamenti di stagione: Samhain, altrimenti detto Halloween, che quest’anno cade di martedì e – grazie alla festività di Ognissanti – ci regalerà un bel ponte.

 

 

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Buon Equinozio di Autunno

 

Prendi un filare di aceri in questa luce leggera e vedrai l’autunno incandescente attraverso le foglie …. La promessa di oro e cremisi è tra i rami, anche se per adesso si è realizzata solo su un ramo solitario, un cespuglio impaziente o un timido piccolo albero che non ha ancora imparato a cronometrare i suoi cambiamenti.

(Hal Borland)

Benvenuto, Autunno. Oggi, con l’Equinozio (dal latino “aequa nox” perchè le ore di luce e buio sono equivalenti), la nuova stagione fa il suo ingresso ufficiale. Ma perchè il 23 Settembre e non il 21, come si pensa comunemente? E’ presto detto. La durata dell’ anno siderale – il tempo che la Terra impiega, cioè, per compiere il suo giro attorno al Sole –  non combacia alla perfezione con quella dell’anno solare: quest’ ultimo conta 365 giorni, mentre l’anno siderale vanta circa sei ore in più. Si è cercato di ovviare alla disparità introducendo gli anni bisestili; le date in cui cadono gli Equinozi, tuttavia, non risultano sempre le stesse. Di conseguenza, quest’ anno l’ Autunno arriva con “due giorni di ritardo” rispetto alla data stabilita convenzionalmente. Il semestre oscuro ha avuto inizio alle 3.03 di stamattina. La natura si prepara al riposo invernale: il ciclo produttivo è giunto al termine, il fogliame si tinge di splendidi colori prima di staccarsi dai rami, gli animali cominciano ad accumulare provviste per sopravvivere al grande freddo. Nella mitologia greca, al principio dell’ Autunno Persefone scendeva nell’ Ade per ricongiungersi con il re degli Inferi. La terra iniziava ad assopirsi in attesa di rifiorire in Primavera, quando la dea riabbracciava la madre Demetra nel mondo dei vivi. I Misteri Eleusini, riti mistici segreti celebrati nella Grecia antica, erano incentrati proprio sul mito di Persefone e sul suo rapimento a opera di Ade. L’ Equinozio d’Autunno è un’ importante data di transizione. Secoli orsono, fu battezzato Mabon dai popoli pagani: così viene chiamato anche il Sabbat che lo rappresenta nella Ruota dell’ Anno.

 

 

Mabon è un condottiero della mitologia gallese; impersonifica il dio della caccia, della giovinezza e del raccolto. Secondo un’ antica leggenda, sua madre Modron lo rapì tre giorni dopo averlo partorito e lo racchiuse nel suo grembo: a causa di ciò, Mabon rimase eternamente giovane e fu soggetto a una costante rinascita. Riguardo a chi lo salvò dalla “clausura”,  le voci sono discordanti. Vengono citati di volta in volta Re Artù o suo cugino Cuhlwch, un’ aquila, un gufo e un salmone. Quando fu liberato, il figlio di Modron diffuse il suo alone di luce nel mondo. Mabon è il seme che feconda, che dà origine a una nuova vita. Durante l’ Equinozio d’Autunno, gli antichi popoli ringraziavano il dio per i doni della terra: non a caso,  i frutti del tardo raccolto costituivano le pietanze tradizionali di quella data. Esprimere gratitudine a Mabon e invocare la sua clemenza in vista del gelido Inverno erano azioni che implicavano una rigorosa condivisione del cibo.

 

 

Le caratteristiche dell’ Equinozio di Autunno si rispecchiano anche nel modo ideale di celebrarlo spiritualmente. Giorno e notte hanno la stessa durata: ciò ci sprona a ricercare un’armonia, a bilanciare gli opposti che convivono in noi.  L’ ultimo raccolto è appena stato effettuato, è il momento di fare bilanci. Analizziamo il nostro raccolto personale, valutiamone i frutti, formuliamo su di essi opinioni e considerazioni. Inizia un nuovo ciclo stagionale, la natura che si assopisce è un invito a fermarci a meditare. L’ Autunno è introspezione, un viaggio all’ interno di noi stessi; l’acquisizione di una consapevolezza scaturita dalle nostre riflessioni. E’ il periodo più adatto per porre fine a situazioni sterili voltando pagina con entusiasmo e propositività. Le vibrazioni cosmiche emanate dall’ Equinozio sono molto intense. Andrebbero assaporate immergendosi nella natura, approfittando di lunghe passeggiate nei boschi per inebriarsi davanti all’ oro e al rosso porpora del fogliame.

 

 

Ma potreste dare il benvenuto all’ Autunno anche tra le vostre quattro mura: adornate le stanze e la tavola con piante secche decorative, castagne, frutta secca, petali essiccati, foglie morte dalle incredibili cromie. Degustate alimenti tipici come i cereali, i legumi, le patate e le zucchine cotte al forno, le mandorle, le mele e le zucche, annaffiandoli con un buon vino; il pane più indicato è quello di semola o di frumento. Bruciate incenso ai petali di rosa, alla salvia, all’ ibisco, e organizzate una cena a lume di candela optando per un décor in tonalità autunnali come il il vinaccia, l’arancio e il marrone.

 

 

 

 

Il Focus

 

Un abito che incarna e sottolinea il mood primaverile? Il Belle Dress di Cecilie Bahnsen. Non è una nuova creazione, appartiene alla pre-collezione Primavera 2019, ma viene riproposto grazie alla Encore Collection (o Encore 13) che la designer danese ha lanciato nel 2020: una linea basata sul riciclo dei tessuti avanzati da precedenti assortimenti. Materiali preziosi, delle vere e proprie stoffe couture, riprendono vita tramite un progetto inneggiante al riutilizzo, uno dei cardini dell’ economia circolare. Divenuto celebre per le raffinatissime lavorazioni, il marchio conserva accuratamente i tessuti che adopera; oggi, mediante la linea Encore 13, li recupera ripresentando le creazioni più iconiche del suo archivio. Abiti, certo, ma anche accessori: nello specifico, borse con manico riccamente decorate come la Fryd Bag e la Louise Bag. Tutti i look della collezione vengono realizzati su ordinazione,  ed è possibile avvalersi di speciali appuntamenti virtuali per definire le misure del capo. Encore 13 è la testimonianza concreta del senso etico e della consapevolezza del brand riguardo ai temi ambientali. Cecilie Bahnsen, non a caso, è una delle label contrassegnate da The Butterfly Mark, una sorta di attestato di benemerenza per gli operatori del lusso. 

 

 

Veniamo ora al Belle Dress: interamente in seta fil coupé, è tinto di rosa pallido e ha un vago aspetto bamboleggiante. La silhouette è ampia, svasata; l’orlo arriva a metà coscia. Le maniche sono a sbuffo da metà braccio in giù e il collo è alto, movimentato da una ruche. Due balze accentuano la linea ad A della gonna conferendole accenti playful. Ma a rendere l’abito ancora più delizioso è un tripudio di minuscoli ricami in 3D, ornamenti a metà tra un cuore e un pois che cospargono in toto il Belle Dress. Il risultato è una creazione fiabesca, ad alto tasso di meraviglia: un vestito che fa sognare chi lo guarda e chi lo indossa.

 

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Valentino Pink PP Collection, ovvero il fucsia e il suo potere visionario

Da principio, erano due colori primari: il blu e il rosso. Mescolandosi tra loro hanno dato vita al fucsia, la tonalità più seducente e inebriante dello spettro cromatico. Non è un caso che Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, l’abbia assurta a nuance di punta della collezione Autunno Inverno 2022/23. Un fucsia imperante e rigorosamente monocromo impregna la quasi totalità dei look, ma non solo: a tingersi di un vibrante color fucsia è anche il set della sfilata, uno scenario in puro stile minimal. La Valentino Pink PP Collection, questo il nome della collezione, cattura lo sguardo e conquista all’ istante. L’ impatto visivo è potente, non lascia scampo. Il total fucsia risulta travolgente, visionario, ipnotico, esalta anzichè confondere. Si fa denominatore comune in un fashion show contraddistinto dalle differenze fisiche, etniche e generazionali, ma inneggia all’ unicità anzichè accomunare. Le preziose lavorazioni, le variegate texture, l’ armonia fluido-scultorea dei look sono valorizzate da un monocolor che lascia emergere, al tempo stesso, la sartorialità dei capi e il temperamento di chi li indossa. Scegliendo il fucsia, Pierpaolo Piccioli ci trascina in una nuova dimensione: un panorama onirico, un percorso squisitamente interiore. Il fucsia simboleggia, non a caso, la transizione verso un grado di consapevolezza più elevato. Come in un rituale iniziatico, ci avvolge nel suo mood energetico per accompagnarci lungo il viaggio della conoscenza. E’ un cammino rivelatore, che  squarcia misteri e particolari oscuri man mano che raggiungiamo livelli di coscienza superiori. Ma il viaggio si associa anche a un’altra valenza, quella del piacere dell’ esplorazione e della scoperta. Il fucsia ci invita ad addentrarci nell’ eterno flusso dell’ amore e del sapere per abbracciare sempre nuovi, oltre che più ampi, orizzonti di consapevolezza.

Splash, lo smalto di Cirque Colors che aiuta gli oceani

 

Tre giorni fa parlavamo dello stato di salute dei mari e degli oceani e oggi, per una felicissima coincidenza, mi sono imbattuta in Splash: uno smalto che del pianeta blu ha catturato il colore a mò di omaggio. Eh già, perchè Splash è uno dei più strenui sostenitori del benessere delle acque e si impegna attivamente in questa causa. Ma chi ha lanciato Splash, e in che modo questo prodotto contribuisce a sostenere le distese acquatiche del globo?  Ve lo spiego subito. Splash è uno smalto nuovo di zecca di Cirque Colors, brand statunitense con base a New York che produce nail polish nei più strabilianti colori. Uno dei punti di forza del marchio è la visione rigorosamente vegana, cruelty free ed eco-consapevole: il risultato sono prodotti al 100 per cento affidabili dal punto di vista della qualità e degli ingredienti, privi di qualsiasi elemento tossico. Cirque Colors abbraccia i valori della diversità e dell’ inclusività proponendo collezioni per tutti i gusti e per ogni tipo di incarnato. Esplorando le capsule che di volta in volta immette sul mercato, si rimane sbalorditi davanti alla sua vastissima gamma di nuance, finish e motivi ispiratori. In più, gli smalti della linea Do Good vengono creati apposta per sensibilizzare gli acquirenti su problematiche di grande rilevanza sociale. In collaborazione con svariate charity e organizzazioni non profit, Cirque Colors – per fare solo qualche esempio – prende parte a lotte a favore dei diritti civili, promuove la salute ambientale e l’ occupazione in paesi afflitti da una povertà estrema, si impegna a garantire un tetto a cani e gatti abbandonati. Cirque Colors si batte, inoltre, contro qualsiasi tipo di discriminazione (in base all’ etnia, al genere e a innumerevoli ulteriori fattori). Ogni prodotto Do Good contribuisce al raggiungimento di questi obiettivi: il ricavato dalle vendite on line viene devoluto alle associazioni che cooperano con Cirque Colors. Le partnership che il brand instaura con le charity sollecitano una nuova consapevolezza, contrastano le disparità e il malessere sociali per promuovere una presa di coscienza sui più svariati temi.

 

 

Splash, ad esempio, è nato con l’ intento di contribuire alla salvaguardia degli oceani. E’ uno smalto di un azzurro intenso, acquatico, tempestato di scaglie iridescenti. La formula in gel favorisce una scorrevole stesura sull’ unghia e una lunga tenuta. Splash sfoggia un finish opaco e vanta una formula al 100 per cento non tossica, vegana e cruelty free. Per un risultato ottimale, la boccetta va agitata prima di applicare due o tre strati di smalto; successivamente potrete stendere un top coat come Looking Glass Top Coat di Cirque Colors. E adesso, qualche cenno sull’ aspetto “benefico” del prodotto: il 100 per cento dei proventi dalla vendita on line di Splash è destinato alla Coral Restoration Foundation, la più importante organizzazione mondiale di restauro della barriera corallina. Oltre che del suo ripristino, la fondazione si occupa della ricerca sui coralli e del monitoraggio degli stessi, testando in tempo reale il loro stato di salute. L’obiettivo della Coral Restoration Foundation è quello, inoltre, di sensibilizzare la popolazione sulle importanti funzioni svolte dagli oceani e sull’ urgenza di intervenire in loro aiuto. Per saperne di più, cliccate qui.

 

 

Un ulteriore input per contribuire al benessere del pianeta blu, quindi, potrebbe essere proprio l’acquisto di Splash nel sito di Cirque Colors. Avrete così la possibilità di sfoggiare delle unghie in una shade oceano mozzafiato e, al tempo stesso, di supportare la salute della barriera corallina, un organismo fondamentale ai fini di mantenere la biodiversità.

 

 

 

 

Mari e oceani: 7 input per contribuire al loro benessere

 

Dire “mare” e dire “vacanze”, spesso è un tutt’uno: le sconfinate distese acquatiche fanno da sfondo alla maggior parte delle nostre estati. Il mare ci rilassa, ci permette di praticare numerosi sport e di effettuare lunghe traversate in barca. Lo amiamo perchè incarna l’idea stessa di “infinito”. Ma il mare è lì anche quando l’estate finisce, quando non lo vediamo, e una volta esaurita l’euforia vacanziera si fa pressante riflettere sul suo stato di salute. Plastica, rifiuti, inquinamento, perdita della biodiversità e una pesca selvaggia sono i mali principali che lo affliggono, per non parlare dei cambiamenti climatici. Eppure, il mare è sempre stato un alleato dell’ uomo. Tramite la pesca gli ha assicurato il sostentamento e grazie all’aria prodotta dalle piante acquatiche (circa il 70% di quella che respiriamo quotidianamente) ha contribuito alla sua sopravvivenza. Gli oceani, composti dal 97% di tutta l’acqua del globo, assorbono una grande quantità di anidride carbonica: non a caso, vengono considerati i “polmoni” della Terra. Ma visto il modo in cui sono ricambiati, evidentemente per molti è un dettaglio trascurabile. Immondizia – soprattutto in plastica come bottiglie, tappi, sacchetti, oggetti usa e getta – e mozziconi di sigaretta iniziano a proliferare sulle spiagge per poi propagarsi nel mare. L’ emergenza è concreta: l’ argomento è stato affrontato anche in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, l’8 Giugno scorso, che aveva come tema “Oceano: vita e sostentamento”. Sono molte le Organizzazioni Non Governative che si occupano del benessere dei mari, affiancate da associazioni costituitesi con il medesimo scopo. Il movimento globale 30×30, ad esempio, è composto da scienziati e ambientalisti internazionali che lottano per una causa comune: dichiarare “area protetta” il 30% delle acque e delle superfici terrestri. L’ obiettivo dovrebbe essere portato a termine entro il 2030, e ci auguriamo decisamente che vada a buon fine. Un altro problema rilevante è quello delle cosiddette reti fantasma. Depositate nelle profondità dei mari, reti da pesca abilmente occultate e gabbie adibite alla cattura di pesci e di  crostacei provocano la morte di innumerevoli creature acquatiche oltre a danneggiare la barriera corallina.

 

 

Cosa possiamo fare, in prima persona, per impedire che il mare e gli oceani si “ammalino” definitivamente? Innanzitutto, comportarci in modo responsabile. Bastano pochi gesti quotidiani e una reale presa di coscienza: il pianeta blu si può salvare, se ci impegnamo tutti insieme. Qui di seguito, ecco alcuni input.

  • Riciclare consapevolmente le bottiglie di plastica o evitarle in toto, preferendo materiali come il vetro e la carta. Non utilizzare oggetti in plastica, soprattutto quelli monouso: posate, piatti, sacchetti (l’ Italia li ha sostituiti, fortunatamente, con quelli biodegradabili), le già menzionate bottiglie, bicchieri e così via. Oltre ad inquinare le acque, vengono ingeriti dai pesci con conseguenze fatali. Si calcola che più della metà delle tartarughe marine mondiali, purtroppo, sia deceduta a causa dell’ ingestione di plastica.
  • Evitare di gettare i mozziconi di sigaretta non importa dove. Quando finiscono nel mare, il loro filtro può risultare letale se viene a contatto con la fauna ittica.
  • Non accumulare una quantità indiscriminata di rifiuti: moltissimi prodotti vengono eliminati attraverso le acque reflue. Un esempio? Le microplastiche, i pesticidi, i componenti chimici…I pesci e i molluschi che li ingeriscono, se non soccombono, sono vittime di forti intossicazioni che pregiudicano anche noi quando li mangiamo.
  • A proposito di consumo di pesce, è molto importante informarsi se quello che acquistiamo o ci accingiamo a degustare sia stato allevato in modo ecosostenibile. In tal senso, possono essere di aiuto app apposite che ci guidano in una scelta ocean-friendly del pesce che mangiamo.

 

 

  • Sapevate che le crocchette per cani e gatti vengono preparate utilizzando milioni di tonnellate di pesce di piccola taglia? Esattamente lo stesso che costituisce il pasto principale di pesci spada, merluzzi e tonni (per fare solo un esempio). Non è un caso che, di recente, si sia verificato un calo del 90% nel numero di queste specie ittiche.
  • Dal momento che gli oceani assorbono all’ incirca il 30% dell’ anidride carbonica terrestre, una delle conseguenze è una forte acidificazione delle acque. Il connubio con i danni provocati dal cambiamento climatico origina un mix devastante: le temperature degli oceani, aumentando di anno in anno, causano fenomeni come lo scioglimento dei ghiacciai; ma anche la perdita della biodiversità, dovuta a mari sempre più caldi e più acidi. Ciò mette a rischio la barriera corallina e la sopravvivenza  di molte specie. Ridurre l’ emissione di anidride carbonica è tassativo, se vogliamo salvaguardare il pianeta blu: evitiamo di utilizzare la macchina per i tragitti più brevi, preferendo (pandemia di Covid permettendo) i mezzi pubblici o, meglio ancora, una bella pedalata in bici.
  • Impegnarsi con un’ organizzazione per la tutela dei mari può essere uno spunto ulteriore per contribuire al loro benessere. Greenpeace, Sea Sheperd o il WWF sono le più note; potete cercare ulteriori nominativi in rete, informandovi sempre sulla concretezza e l’efficacia degli obiettivi che si prefiggono.

 

 

Foto: Francesco Ungaro via Unsplash

 

 

Il luogo

 

Il cielo stellato di Dante. Le celebri stelle che menziona alla fine di ogni cantica della Divina Commedia. Ci avete fatto caso? L’ Inferno, il Purgatorio e il Paradiso non si concludono con una terzina, bensì con una frase in cui il Sommo Poeta nomina le stelle. In molti si sono chiesti il significato di questa citazione. A me, intuitivamente, sembra l’ indizio di un legame tra il soprannaturale e la realtà tangibile che va assumendo, di volta in volta, accezioni differenti. Analizzando le frasi in modo più approfondito, possiamo riflettere sulla valenza di quelle stelle. Così, ad esempio, si conclude l’ Inferno: “E quindi uscimmo a riveder le stelle” (Canto 34, 139). Uscendo dalla voragine infernale, regno della miseria morale e della disperazione, Dante rivolge lo sguardo alle stelle. Lui e Virgilio si lasciano finalmente alle spalle quel decadente luogo sprofondato nelle viscere della Terra. La vista del cielo infinito e delle sue stelle, splendenti di luminosità, sottolinea il ritorno alla natura umana e l’ anelito alla luce dei due protagonisti. Una luce che faccia svanire nell’ immensità dell’ Universo persino il ricordo delle tenebre da cui provengono. Dopo aver viaggiato nel Purgatorio, Dante termina il suo percorso dicendosi “Puro e disposto a salir le stelle” (Canto 33, 144). Nel Purgatorio si è purificato, si è redento, l’ amore ha disperso definitivamente il male che albergava in lui. Il Sommo Poeta è pronto per raggiungere una dimensione superiore, quella del Paradiso. Quest’ ultima cantica si chiude con la frase “l’ Amor che move il sole e l’ altre stelle” (Canto 33, 145). Virgilio, impersonificazione della Ragione, scompare sulla soglia del Paradiso Terrestre e al suo posto appare Beatrice: la donna amata da Dante incarna la Grazia della fede, una figura dotata di forti connotazioni simboliche. Per avvicinarsi a Dio, l’ Uomo non necessita della sola ragione; sono il potere dell’ intuito e la ragione divina a farlo giungere a lui. Quando il Sommo Poeta arriva a Dio, perviene alla piena consapevolezza. Contemplandolo ritrova se stesso, riapproda al “qui e ora”. Capisce che è l’ Amore il motore, il centro dell’ Universo materiale e spirituale. Dopo aver esplorato le stelle dantesche, vi ricordo l’ imperdibile appuntamento di questa sera: “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante”, il concerto-documentario in cui, tramite un connubio di suggestive location, musiche incredibili e riprese spettacolari, Raffaello Bellavista e Serena Gentilini vi invitano alla scoperta della Divina Commedia in occasione del 700simo dalla morte di Dante Alighieri.  Acquistate i biglietti su Ticketmaster e collegatevi alla piattaforma di LIVE ALL alle ore 20 per assistere a questo straordinario evento! (qui il link all’ intervista-anteprima di VALIUM con Raffaello Bellavista)

 

 

Equinozio di Primavera

 

Buon Equinozio di Primavera! Oggi, la Primavera fa il suo ingresso ufficiale. Giorno e notte avranno una durata identica – Equinozio deriva dal latino “aequus nox”, ovvero “notte uguale” – e il Sole, giunto allo Zenit dell’ Equatore, irradierà i suoi raggi perpendicolarmente rispetto all’ asse di rotazione terrestre. In sintesi, l’Equinozio rappresenta il preciso istante in cui il movimento della Terra attorno al Sole coincide con il posizionamento di quest’ ultimo allo Zenit. Ma l’ Equinozio non è solo astronomia: l’ arrivo della bella stagione è associato a miti, rituali e leggende che risalgono alla notte dei tempi. Non è difficile immaginare, infatti, che il trionfo della luce sul buio e il risveglio della natura abbiano assunto delle forti connotazioni simboliche presso le civiltà più antiche. In Mesopotamia, secoli e secoli orsono, l’ Equinozio di Primavera e il Capodanno combaciavano: rappresentavano entrambi un nuovo inizio. Nel mondo occidentale, dove un numero incalcolabile di popoli celebrava  i cicli della Natura con feste e rituali, il mito della Dea Persefone riveste un’ importanza fondamentale. Racconta la leggenda che Persefone, figlia di Demetra (la Dea della Madre Terra), venne rapita da Ade, il signore dell’ Oltretomba, che la portò con sè negli Inferi. Demetra ne fu così addolorata che minacciò di condannare la Terra alla distruzione, se sua figlia non avesse fatto ritorno.  Zeus ordinò quindi che fosse liberata. Ma quando Persefone riabbracciò sua madre, Demetra si accorse che era ormai una donna, non più la sua bambina. Allora, Zeus stabilì che Persefone avrebbe trascorso metà dell’ anno nel Regno dei Vivi, con Demetra, e l’ altra metà con Ade nelle profonde viscere della terra. Fu così che la natura divenne ciclica e che ebbero inizio le quattro stagioni. La Primavera celebrava, al tempo stesso, la natura che rifiorisce e il ritorno di Persefone, che riportava la vita e ripristinava il rinnovamento. In onore di Demetra e di sua figlia, nella Grecia antica si istituirono i Misteri Eleusini: si svolgevano da metà Febbraio a metà Marzo ed erano riti misterici di tipo iniziatico che accompagnavano gli adepti alla scoperta della Conoscenza, della Verità e dell’ Immortalità. Le due Dee, emblemi di fertilità e rinascita, si identificarono per sempre con la bella stagione. L’ Equinozio era una data cruciale anche per gli antichi romani, che proprio a Marzo (il mese dedicato al dio Marte, padre di Romolo e Remo) facevano iniziare l’ anno,  mentre i nordici Celti preferivano festeggiare la rinascita a Beltane, il 1 Maggio.

 

 

Al di là dei resoconti storici, comunque, ciò che conta è la valenza simbolica dell’ Equinozio di Primavera, chiamato Ostara dai popoli germanici (dal nome di Eostar, Dea della fertilità) e Alban Eiler, “Luce della Terra”, in lingua gallese. Alle connotazioni di rinascita e ritorno della luce si affianca quella di un’ unione cosmica tra divinità maschile e femminile: il Dio Sole e la Dea Terra si accoppiano, la loro fusione è sinonimo di vita. Un’ antica tradizione equinoziale prevedeva che si accendesserò dei falò in collina, la cui durata sarebbe stata direttamente proporzionale alla fecondità del terreno. L’ Equinozio rappresenta anche una svolta che ci riguarda personalmente, che coinvolge la nostra esistenza e la nostra interiorità. A Alban Eiler rinasciamo a nuova vita: è il momento di fare progetti, di concretizzare i sogni, di andare incontro ai sentimenti senza remore. Dovremmo sentirci un tutt’ uno con la natura che germoglia, sbocciare a nostra volta per seguire questo flusso rigoglioso e inarrestabile. L’ Universo è in armonia perfetta. Le ore diurne e notturne si equivalgono, il sole torna a splendere e la terra a rinverdirsi.

 

 

Ostara, inoltre, è il nome da cui deriva il termine Pasqua nelle lingue germaniche: in tedesco Ostern, in inglese Easter. Ciò rimanda all’ opera di sostituzione e di “riassorbimento” adottata dalla chiesa cristiana nei confronti delle ricorrenze pagane. Nel 325 d.C., il Concilio di Nicea stabilì di contrapporre le celebrazioni per la risurrezione di Cristo ai rituali in onore del riveglio della natura; la Pasqua, di conseguenza, fu fissata alla domenica successiva al primo plenilunio dopo l’ Equinozio di Primavera. A Ostara i popoli germanici inneggiavano alla Dea della fertilità con l’ accensione di un cero, emblema della fiamma dell’ esistenza, che veniva fatto ardere nei templi fino all’ alba. A proposito di Ostara, sapete quali sono i suoi colori? Tonalità pastello come il rosa, il celeste, il giallo, il verde. Suoi caratteristici simboli sono invece le uova, i nidi delle lepri, la luna nuova e le farfalle. Non vi ricordano un po’ le cromie e l’ iconografia tipicamente pasquali? Per concludere, alcuni elementi collegati al significato spirituale dell’ Equinozio: un’ audacia, un entusiasmo, una gioia di vivere rinnovati che portano al desiderio di abbracciare nuove svolte e nuovi progetti. La positività, l’ apertura nei confronti degli altri, l’ evoluzione, l’ incremento della consapevolezza di sè. Vi auguro di far vostri questi input, e che possiate trascorrere un Equinozio di Primavera assolutamente speciale.

 

John William Waterhouse, “Gather ye rosebuds while we may”, 1909

John William Waterhouse, “A song of Springtime”

John William Waterhouse, “Spring spreads one green lap of flowers”, 1910

John William Waterhouse, “Persephone”, 1912

 

 

 

Foto: quinta immagine dall’ alto via Sofi, “Ida Rentoul Outhwaite, “Spring””, from Flickr, CC BY-NC 2.0