Castagne e marroni: quali differenze?

 

 

Castagne e marroni sono lo stesso frutto? La risposta è no, ma bisogna conoscerli bene per cogliere loro differenze. Vi ricordo innanzitutto che VALIUM ha già parlato approfonditamente della castagna: potete cliccare qui per rileggere l’articolo. Proseguo poi col dirvi che, nel 1939, venne addirittura emesso un regio decreto per sancire la diversità tra castagne e marroni. Le distinzioni riguardano principalmente l’origine, l’involucro, la forma e le dimensioni, ma anche il gusto. Scopritele tutte leggendo qui di seguito.

L’ORIGINE

La castagna proviene da un albero selvatico, il castagno (Castanea sativa è il suo nome botanico), che cresce spontaneamente nelle aree montane e submontane. I ceti indigenti del Medioevo, impossibilitati a sfamarsi, si cibavano dei suoi frutti ricchi di nutrienti e lo ribattezzarono “albero del pane”. La pianta del marrone, invece, è una pianta coltivata ottenuta tramite incroci e innesti.

L’INVOLUCRO

Il riccio delle castagne, o “cupola”, può racchiudere fino a sette frutti, quello del marrone non ne contiene più di tre.

 

 

IL PERICARPO, OVVERO LA BUCCIA

Il pericarpo della castagna è liscio, duro, di color marrone scuro. I marroni hanno la buccia di una tonalità più chiara, un marrone che vira al rossiccio e presenta delle venature beige.

L’EPISPERMA, OVVERO LA PELLICOLA

E’ la sottile pellicina che avvolge il seme, separando buccia e frutto. Le castagne possiedono un episperma spesso, che aderisce fortemente al frutto e in molti casi penetra nella sua polpa: per questi motivi non è raro che rimuoverlo sia un’operazione complicata. L’ episperma dei marroni è vellutato e compatto, perciò spellarli risulta molto più semplice.

 

 

L’ILO, OVVERO LA BASE DEL FRUTTO

Anche detta Cicatrice Ilare, è la parte più chiara delle castagne e dei marroni, quella posizionata alla loro base. Le dimensioni sono variabili, la superficie esibisce una serie di raggi a forma di stella, residui di peluria e granuli puntiformi. Le castagne hanno un ilo tondeggiante, i marroni vagamente rettangolare.

LA FORMA

La castagna, costretta a convivere con molti altri esemplari all’interno del riccio, esibisce una caratteristica parte piatta, come schiacciata. Il marrone ha una forma più tonda, non di rado paragonata a un cuore: ciò è particolarmente evidente nei marron glacés.

 

 

LE DIMENSIONI

La castagna, racchiusa nel riccio in numerosi esemplari, si presenta più piccola rispetto al marrone. Quest’ultimo è facilmente distinguibile per le sue grandi dimensioni.

IL SAPORE

Quello dei marroni è più dolce, più “croccante” e profumato. Ciò non toglie che anche la castagna abbia un gusto gradevole, tuttavia risulta meno intenso. Entrambe ricche di proprietà nutrizionali, queste due eccellenze italiane sono molto utilizzate in cucina. Ma mentre le castagne si degustano principalmente arrosto, per insaporire piatti tradizionali come le zuppe e gli arrosti o sotto forma di farine per prodotti da forno, i marroni proliferano in pasticceria: con essi si preparano i marron glacés, per fare un esempio, e moltissimi altri dolci. Anche la cucina tipica si avvale di frequente dei marroni e delle castagne, basti pensare a ricette quali il castagnaccio, le frittelle e la polenta. Le due tipologie del frutto trovano inoltre un vasto impiego nella preparazione di creme e deliziose marmellate.

 

 

Foto via Piqsels e Unsplash

 

Un Halloween delizioso: 10 dolci e piatti tradizionali tra l’Irlanda e gli Stati Uniti

 

Abbiamo già parlato delle “torte dell’anima”, le torte tradizionali che in Irlanda e nel Regno Unito venivano donate ai questuanti in cambio di preghiere per i defunti (rileggi qui l’articolo). Ma quali altri dolci o cibi tipici sono soliti preparare gli anglosassoni per festeggiare la vigilia di Ognissanti? Ne prenderemo in esame alcuni spaziando dall’ Irlanda agli Stati Uniti: le lande celtiche dove è nato Samhain che nel XIX secolo, in America, è diventato Halloween grazie alla comunità irlandese emigrata nel paese a stelle e strisce.

 

La Pumpkin Pie

E’ la torta più famosa dell’ Autunno, protagonista principale (insieme al tacchino) sulla tavola del Thanksgiving Day americano. Ha un aspetto inconfondibile: è composta di pasta frolla e contiene un ripieno di crema di zucca aromatizzata con spezie quali i chiodi di garofano, la cannella e la noce moscata. La si farcisce con “riccioli” di panna montata che accentuano la sua golosità.

 

La Whoopie Pie

Ideata con molta probilità dalla comunità Amish, questa torta consta di un delizioso ripieno di crema di marshmallows, o crema al latte aromatizzata alla vaniglia, racchiuso tra due strati tondeggianti a base di cacao. Per il 31 Ottobre è gettonatissima in versione biscotto, ognuno preferibilmente riempito di crema all’arancia.

 

Le mele caramellate

VALIUM ne ha parlato già (rileggi qui l’articolo). Sono ghiotte sia per la vista che per il palato: rossissime e rivestite di un lucente strato di zucchero caramellato, possono essere decorate con un tripudio di confettini o zuccherini multicolor.

 

Le Candy Corn

Ricordano i semi del mais, un frutto tipicamente autunnale; in realtà sono chicchi di riso soffiato caramellati a cui viene data una forma conica. I colori di cui si tingono le Candy Corn sono caratteristici: bianco, arancione e giallo all’insegna di una solare giocosità.

 

La Bundt Cake

E’ un’altra specialità americana, nonostante il suo nome vanti un’origine germanica. Ha una forma a ciambella che la rende molto simile al ciambellone italiano; ne esistono varie versioni, ma per celebrare Halloween si predilige la variante al cacao ricoperta di squisita glassa al cioccolato.

 

La Divinity Candy

Sono dolcetti molto popolari nel Sud degli Stati Uniti. Somigliano a delle meringhe, oppure a dei torroncini, e tra i loro ingredienti risaltano lo zucchero bianco, l’estratto di vaniglia, gli albumi d’uovo sbattuti e lo sciroppo di mais. Per renderli ancora più deliziosi vengono guarniti con frutta secca e noci pecan, una varietà dal sapore particolarmente intenso diffusa in paesi come il Texas e la Louisiana. Oltre che ad Halloween, negli USA si gustano durante le feste natalizie.

Passiamo ora a quattro cibi tradizionali irlandesi.

Il Barmbrack

E’ il dolce di Halloween per eccellenza. Si tratta di un pane dolce (o di pagnotte) contenente uva passa e uva sultanina, ed è legato ad usanze antichissime: si dice che il bàirìn breac (questo il suo nome in irlandese) sia “chiaroveggente”. Al suo interno, infatti, si soleva inserire alcuni oggetti che avevano un significato ben preciso. Il pisello indicava che si sarebbe rimasti single fino alla fine dell’anno, il panno era foriero di povertà, la moneta di ricchezza e di un matrimonio imminente, e così via. Il medaglione con l’immagine della Madonna presagiva addirittura una vita consacrata a Dio. Oggi tutti quegli oggetti sono stati eliminati, ma ne rimane uno: l’anello, simbolo di un radioso futuro.

 

Il colcannon

Dal dolce passiamo al salato, ma sempre all’insegna della bontà. Il Colcannon è un piatto composto da latte, burro, patate e cavolo (in irlandese “càl”, da qui probabilmente il nome “colcannon”) riccio o cappuccio. A volte si aggiungono delle cipolle, erbe varie ed erba cipollina, per poi consumare il pasto con un “ensemble” di carne di maiale. Quando arriva Halloween, anche il Colcannon diventa “chiaroveggente”: al suo interno vengono inseriti un bastoncino, alcune monete, il lembo di uno straccio e un ditale. Come avveniva per il Barmbrack, lo straccio è l’emblema di un futuro di povertà; il bastoncino, invece, annuncia dei problemi nella vita di coppia.

 

I Boxty

Un’altra ricetta tipicamente irlandese: i Boxty sono frittelle di patate la cui origine risale alla grande carestia che flagellò l’isola di smeraldo durante la metà dell’800: anche le patate eccessivamente ricche di acqua dovevano essere utilizzate. I Boxty, non a caso, contengono un mix di patate bollite e crude a cui vengono aggiunti il lievito, la farina, il burro e il latte. Dopo averli uniti in un composto omogeneo, con esso si preparano delle frittelle lievemente dorate e insaporite con una cipolla tritata, erbe aromatiche o spezie e una buona dose di panna acida.

 

Il Champ

Simile al Colcannon, il Champ proviene dall’ Irlanda del Nord; più precisamente dall’ Ulster, dove è nato nelle case che costellano le verdi lande di campagna. I suoi ingredienti principali sono il purè di patate, lo scalogno tritato, il latte caldo, il burro, il sale e il pepe. Per donargli un pizzico di sapore in più, non è raro che si aggiunga una manciata di cipollotti. Nel Sud dell’ Irlanda viene spesso chiamato “Poundies”. La notte di Halloween, il Champ è associato a una magica tradizione: si usa offrirlo alle fate lasciandolo in un piatto (munito di cucchiaio) sotto a un biancospino.

 

Foto del Colcannon di TheCulinaryGeek from Chicago, USA, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

Foto del Champ di Glane23, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons

 

I dolci alla zucca: spunti per deliziare il palato con il frutto ottobrino per eccellenza

 

Che dolci preparare con la zucca? Il frutto ottobrino per eccellenza è ampiamente usato in pasticceria. Ha un sapore dolce e non troppo intenso, in più vanta proprietà innumerevoli: la zucca contiene vitamine, fibre, sali minerali, betacarotene e acidi grassi Omega-3; è un ottimo antiossidante, un efficace antinfiammatorio e – last but not least – un autentico toccasana per l’apparato cardiocircolatorio e gastrointestinale. Ma il vero punto di forza della cucurbita maxima (questo il suo nome botanico) e la sua iconicità. Emblema supremo di Halloween, protagonista delle leggende associate alla festa, ha legato a doppio filo la sua vibrante tonalità arancio al nero gotico della vigilia di Ognissanti. Uno dei suoi pregi, come scrivevo all’ inizio dell’articolo, è la capacità di deliziare il palato: la zucca è l’ingrediente principale di golose torte (compresa la celebre Pumpkin Pie del Giorno del Ringraziamento americano), dolcetti sfiziosi come i muffin, cupcakes e biscotti sofficissimi al loro interno, squisiti rotoli farciti di cioccolato e di ricotta, frittelle, crostate, pancakes, persino panini e uno speciale pain brioche. Potrete facilmente trovare le ricette in rete; intanto, godetevi questa ghiotta carrellata di immagini e scegliete il dolce alla zucca che fa per voi.

 

Il rotolo di zucca

La torta di zucca

Le crepes alla zucca

La tradizionale Pumpkin Pie del Thanksgiving Day

I cupcakes di ispirazione halloweeniana

La crostata con marmellata di zucca

I muffin alla zucca

Le tortine alla zucca

I quadrotti di zucca

I panini alla zucca

Il pain brioche

 

Foto via Unsplash, Pexels e Piqsels

 

November mood & food

 

Zucche, funghi, castagne, miele, bacche, frutta secca, mele, vino…Novembre ci regala delizie a volontà. Ma anche una valanga di dolci tipici. Dalle mie parti, nelle Marche, si inizia con le fave dei morti (dei dolcetti a base di burro e mandorle) e il lonzino di fichi di San Martino (tra i cui ingredienti figurano i fichi secchi, il cacao, le mandorle e un mix di sapa e di mistrà) per poi approdare a dessert tipicamente autunnali: strudel, torte, crostate e plumcake arricchiti dai più ghiotti prodotti di stagione. E’ molto importante coniugare il palato con uno stato d’animo. Che a Novembre si ammanta di atmosfere suggestive e decadenti, quasi un invito a nutrire l’anima oltre che il corpo. Immergetevi in questo mood tramite la nuova photostory di VALIUM, e assaporatelo scatto dopo scatto.

 

 

 

Il luogo: la Valle della Loira, tra maestosi castelli, vini pregiati e delizie gastronomiche

 

Per iniziare l’ Autunno con un viaggio iper suggestivo, puntate sulla Valle della Loira: situata nel nord ovest della Francia, è stata decretata Patrimonio dell’ Umanità Unesco nel 2000 ed è cosparsa di incantevoli castelli, borghi caratteristici e splendide città storiche. Il fiume Loira (con i suoi 1006 km il più lungo della Francia), fiancheggiato da distese sconfinate di vigneti, attraversa l’ intera Valle fino a sfociare nell’ Oceano Atlantico. Questo favoloso territorio, denominato “Paesaggio Culturale” dall’ Unesco, combina la straordinaria bellezza dei suoi scenari con una serie di vini e pietanze tipiche a dir poco prelibati; i mesi di Settembre e Ottobre sono gli ideali per degustarli e per lasciarsi ammaliare dallo splendore del foliage del territorio. In realtà, la Valle della Loira è composta da due regioni: nel Centro-Valle della Loira, non lontano da Parigi, sorgono le città di Orléans, Chartres, Bourges, Tours e Blois, mentre i Paesi della Loira, nei paraggi dell’ Oceano Atlantico, ospitano centri abitati come Nantes e Angers. La particolarità più nota della Valle della Loira è senz’altro rappresentata dai Castelli che, superbi e maestosi, si succedono l’uno dopo l’altro. Edificati a partire dal X secolo, complessivamente sono oltre trecento. La natura verdeggiante, la terra fertile e il clima temperato della Valle spronarono i Re di Francia a far costruire lì i propri castelli, e un gran numero di aristocratici seguì il loro esempio. A progettarli venivano chiamati i più prestigiosi architetti e le eccellenze del sapere dell’ epoca (basti pensare che Leonardo Da Vinci lavorò per molto tempo al Castello di Ambois): vivere in un castello sulle rive della Loira o di uno dei suoi affluenti era una sorta di status symbol.

 

 

Nel XVI secolo, quando il Re Francesco I si trasferì a Parigi decretandola centro nevralgico del potere, la nobiltà non abbandonò la Valle della Loira. Nuovi castelli furono costruiti durante tutto il Rinascimento, e molti di quelli già esistenti vennero restaurati. Se all’ inizio i manieri erano semplici fortezze, con il passar del tempo raggiunsero l’ apice della magnificenza architettonica; tra i più celebri risaltano il lussuoso Castello di Chambord, con una monumentale scala a doppia spirale, il Castello di Villandry e i suoi giardini a terrazze, il Castello di Chenonceau o “giardino delle donne”, in quanto gli spazi verdi che lo circondano furono sempre ideati dalle gran dame che lì dimoravano, e il Castello di Cheverny, a cui il fumettista Hergé si ispirò per una delle “Avventure di Tintin”. Nel Castello di Angers, un’ antica fortezza medievale ornata da torri alte 50 metri l’una, viene custodito uno scenografico Arazzo dell’ Apocalisse che sfiora i 104 metri di lunghezza, mentre nel parco del Castello di Valençay si può ammirare il labirinto più vasto di tutta la Francia. Ancora oggi, il riflesso delle pietre di tufo e di ardesia sulle acque della Loira rimanda immagini oniriche, senza tempo. Questa magia è diffusa nella totalità della Valle: per esplorare il territorio al meglio ci si sposta a piedi, in bicicletta o in bagarre, la caratteristica barchetta piatta che solca il “fiume dei Re”.

 

 

La natura rigogliosa e le delizie del gusto, nella Valle della Loira, costituiscono un connubio indissolubile. Qui i vigneti sono a perdita d’occhio e le tipicità enologiche si assaporano in caratteristiche caverne trogloditiche scavate nella roccia. Lungo la Strada dei Vigneti, le porte delle case vinicole sono sempre aperte per i turisti: visite ai laboratori e degustazioni sono all’ ordine del giorno. Questo percorso di ben 1000 km è un assoluto must. I vini della Loria sono eccellenze che i viticoltori vi invitano ad assaggiare e a conoscere anche in virtù della loro storia e della rinomata tradizione vinicola della regione. Il Bourgueil, lo Cheverny, lo Chinon, il Sancerre, il Vouvray, rappresentano solo alcuni dei vini più pregiati della Loira. Rossi pastosi e intensi, bianchi inebrianti, rinfrescanti rosé e vibranti bollicine convivono in un’ armoniosa sinfonia alcolica che comprende un buon numero di “Grand Crus”.

 

 

E la cucina? Un tripudio di leccornie che spaziano dalle andouillettes (caratteristiche salcicce) alle lenticchie verdi, dal pesce della Loira a una squisita selvaggina, da formaggi tipici come il crottin, la pyramide e il formaggio di capra alle tarte Tatin e Pithiviers, con ripieno di mandorle. Gustatele nei pittoreschi bistrot dei villaggi disseminati nella Valle o nei centri storici delle città più famose della regione. Eccone qualcuna da non perdere. A Orléans, dove visse Giovanna D’Arco, la Santa viene omaggiata ogni anno con una sfarzosa festa in stile medievale; imprescindibile anche una visita ai musei e ai suggestivi quartieri antichi della città. Bourges vanta, parimenti, un incantevole intreccio di vicoli su cui si affacciano le tipiche case a graticcio (con la caratteristica intelaiatura in legno, cioè, sulla facciata) risalenti al Medioevo. Tours si contraddistingue per i suoi molti boulevard fiancheggiati da Café di stampo parigino, mentre a Blois sembra che il tempo si sia fermato: sul centro abitato, affacciato sulla Loira ed esaltato dalla magnificenza del suo castello reale, aleggia un’ atmosfera fatata. Ad Amboise Leonardo Da Vinci trascorse i suoi ultimi anni di vita. Chi ama i cavalli adorerà Saumur, patria della Scuola Nazionale di Equitazione Cadre Noir; Angers, la culla degli Angioini, è ricca di monumenti storici e manifestazioni culturali: ospita rinomati festival dedicati al cinema e al teatro. Chinon abbonda invece di vigneti collocati in una cornice idilliaca. Sia Bourges che Chartres, Tours e Orléans, inoltre, sfoggiano le cattedrali gotiche più sublimi dell’ intera Francia.

 

 

Dulcis in fundo, sapevate che dire “Valle della Loira” equivale a dire “jazz”? Se quest’area della Francia potesse avere un sottofondo, sarebbe a base del suddetto genere musicale. I Festival inneggianti all’ arte dei suoni proliferano, in particolare quelli dedicati al Jazz come Jazz en Touraine e Jazz en Val de Cher. Nella zona dei Castelli e laddove svettano le splendide cattedrali gotiche, predominano invece le sonorità classiche: da segnalare manifestazioni di altissimo livello quali il Festival Internazionale d’Organo di Chartres, il Festival di Sully e del Loiret (ma i concerti spaziano anche nel jazz) e il Festival di Musica Rinascimentale del Clos Lucé, un omaggio all’ ultima dimora di Leonardo Da Vinci.

 

 

 

 

Too Faced: tre palette molto golose da regalare (o regalarsi) per la Befana

 

Il Natale è ormai passato, ma le feste continuano…e fino al 6 Gennaio, potremo continuare a bearci dell’ atmosfera natalizia. Volevo parlarvi da tempo di queste splendide palette griffate Too Faced, e lo faccio ora: in tempo per i regali dell’ Epifania. Si tratta di prodotti golosissimi, del tutto speciali. A contraddistinguerli sono infatti gli aromi e i sapori tipicamente invernali; uno su tutti? La cannella, già approfondita in una puntata della rubrica “La colazione di oggi” (rileggi qui l’articolo), e poi la frutta secca, il caffè di Natale… Un tripudio di nuance avvolgenti, calde, di volta in volta dolci o speziate, rende  le tre palette davvero uniche. Com’è ovvio, sono acquistabili separatamente. Le riunisco in questo articolo per il leitmotiv che le accomuna. Mi fermo qui: è arrivato il momento di passarle in rassegna una ad una.

 

Cinnamon Swirl

 

 

Il profumo della “spezia dei re” rimanda al Natale, rimanda all’ Inverno…è semplicemente squisito. Avete presente le stecche di cannella? Bene: ogni nuance di Cinnamon Swirl emana quel potente aroma, deliziando al tempo stesso vista e olfatto. Le shade contenute nella palette sono 18, tutte altamente pigmentate e dalla texture cremosa, sfumabile, per favorire un’ applicazione ultra-facile. Al punto di forza della tenuta extralong coniugano una copertura che scongiura macchie, grinze e grumi di colore. Le loro sfumature spaziano dal rosa ghiaccio al biscotto, dall’ oro al cioccolato, dal rame al verde oliva, dal prugna al cannella, passando per il profondo nero e gradazioni mozzafiato di rosa e di viola. Ammiratele nella foto che posto qui sotto, e lasciatevi conquistare dai loro finish versatili: matte, satinati, scintillanti…per circondarvi della magia del Natale in ogni momento dell’ anno.

 

 

Christmas Coffee

 

 

Le addicted al caffè adoreranno la palette Christmas Coffee, ispirata al celebre caffè gourmand americano. Si tratta di un caffè arricchito con crema di latte e con i più disparati – oltre che ghiotti – ingredienti. Non è difficile gustarlo, infatti, mescolato alla cannella o al cioccolato bianco: un’ autentica delizia, come è facile intuire. Consumare un caffè caldo in una fredda mattinata invernale è una coccola che facciamo a noi stesse. Le otto nuance incluse nella palette rendono questo momento più prezioso ancora. I finish, come nel caso di Cinnamon Swirl, sono molteplici e così distribuiti: cinque matte-cremosi, due metallici, uno scintillante. La texture setosa e l’ alta pigmentazione fanno sì che la palpebra si ricopra di colore in una sola stesura, e non dimenticate: il Christmas Coffee impregnerà il vostro make up occhi del suo prelibato aroma. Anche i packaging delle tre palette sono curatissimi, giocosi, delle piccole opere d’arte:  se Cinnamon Swirl sfoggia il disegno di un invitante dolce alla cannella, Christmas Coffee mostra un caffè natalizio da cui spunta un divertente omino al pan di zenzero. Le shade della palette esibiscono svariate tonalità di marrone accompagnate all’oro, al verde smeraldo, al panna, al prugna e al rosa ghiaccio.

 

 

Forbidden Fruitcake

 

 

Un altro dolce tipicamente natalizio americano costituisce l’ ispirazione di questa palette. Il fruitcake, golosissimo plumcake che abbonda di frutta secca, è una delle più note ghiottonerie pasticcere Made in USA: Forbidden Fruitcake, una mini palette composta da otto shade, lo omaggia con tonalità calde intervallate da esplosioni di colore. Il loro aroma, come nel caso delle altre due palette, prende spunto dal dolce di riferimento emanando un intrigante sapore fruttato.  Il fruitcake, inoltre, fa da leitmotiv alle otto gradazioni: è alla sua frutta secca che si ispirano le tonalità multifinish sfoggiate dal prodotto. Si tratta di colori come il marrone, il cioccolata, il beige, l’ oro, il panna, il burgundy, il rosa ghiaccio e il verde petrolio. La texture, setosissima e facilmente sfumabile, è ricca di pigmenti. Viene esaltata da finish di diverso tipo: cinque matte cremosi, due scintillanti e un metallico, tutti ideali sia per le feste che per la vita quotidiana. Il packaging di Forbidden Fruitcake è un’ ode alla frutta contenuta nel dolce. Disegni di fette di ananas, noci pecan e ciliegie al maraschino campeggiano sul coperchio, donando una allure vivace a un prodotto make up da portare comodamente in borsetta.

 

 

La colazione di oggi: il crème caramel, un budino che piace in tutto il mondo

 

Nonostante l’ allerta meteo a base di piogge, temporali e forti acquazzoni, l’ estate continua (almeno in teoria). E’ tempo di relax, di regalarci qualche coccola: delizie per il palato che ci gratificano senza intaccare troppo la linea. Una di queste è il budino, il classico crème caramel chiamato anche “latte portoghese” o, in inglese, “caramel custard”. E’ buonissimo e gustoso, chi di noi non l’ ha assaggiato almeno una volta? Il suo punto di forza è quello di essere composto da latte gelificato senza l’ausilio degli amidi, della farina o di gelificanti vegetali vari. I suoi ingredienti principali, oltre al latte, sono le uova e lo zucchero. Per aromatizzare il latte si usano i semi di vaniglia, mentre per ottenere il caramello si fa bollire lo zucchero in un pentolino aggiungendo una buona dose d’acqua. Un altro atout del budino al crème caramel è la scelta degli stampi (in silicone o in alluminio): potete dargli tutte le forme che volete e sbizzarrirvi a selezionarne ogni volta una diversa. Nello stampo vanno versati il caramello e il latte aromatizzato, che avrete amalgamato precedentemente in una ciotola insieme alle uova. Ma lungi da me tramutare questo spazio in una rubrica di ricette. Concludo i cenni sulla preparazione dicendovi che, dopo la cottura a bagnomaria, lo stampo va custodito in frigo per qualche ora e che il budino, così raffreddato, è pronto per essere servito. Allo scopo di renderlo ancora più goloso, spesso al caramello viene aggiunta della panna: vi lascio immaginare la squisitezza extra!

 

 

Dolce, soffice, vellutato ma compatto, il budino al crème caramel è un dessert che ci rimane impresso nella mente sin dalla prima volta che lo gustiamo. Per una variante light, dato che è ricco di colesterolo e saccarosio, si può utilizzare del buon latte di mandorla, oppure scremato, e includere una dose di zucchero meno abbondante; alcuni propongono, invece, di avvalersi dello zucchero di canna. Una porzione di crème caramel di circa 100 g contiene più o meno 59 calorie, e a seguire, nell’ ordine, una buona quantità di carboidrati, proteine, grassi (saturi, monoinsaturi, polinsaturi) e colesterolo. Le fibre sono del tutto assenti. Non è il dolce ideale, insomma, per chiunque sia affetto da ipercolesterolemia e per i diabetici.

 

 

Presente in tutto il mondo con svariati nomi e metodi di preparazione, pare che il budino al crème caramel esistesse già all’ epoca della Roma e della Grecia antiche. Pietanze a base di latte addensato mescolato con le uova venivano realizzate, allora, sia in versione dolce che salata, ma molti sono soliti rinvenire in Spagna o in Portogallo – da qui il nome “latte portoghese” – le origini del dessert. A differenza della crème brûlée, il crème caramel ricopre il budino con un velo liquido, mentre la prima ne sfoggia uno strato croccante; questo dettaglio contribuisce a renderlo più morbido e “leggero”. Tra i paesi in cui il crème caramel è diffuso, oltre a quelli europei troviamo gli Stati Uniti, il Giappone, l’ Argentina, l’ Uruguay e gran parte dell’ America Latina, le Filippine: si può ben dire, concludendo, che il budino al crème caramel è una ghiottoneria internazionale.

 

 

 

 

 

 

La colazione di oggi: frullati e milkshake, healthy drinks versus golosità pura

 

Stiamo entrando nel cuore dell’estate, e includere un frullato o un milkshake nella prima colazione sarebbe l’ideale. Sono salutari, nutrienti, rinfrescanti ma soprattutto golosi, in particolare i milkshakes. Eppure li dividono differenze sostanziali: i frullati si avvalgono di frutta e verdura in dosi massicce, mentre i milkshakes contengono gelato e latte più un tripudio di delizie aggiuntive che li sormontano. Un esempio? Ghiaccio tritato, frutta di stagione, svariati tipi di scrioppo, granella di pistacchio, biscotti, montagne di panna e scacchi di cioccolato, proprio volendo esagerare. E’ chiaro che in questo caso la bevanda si tramuta in un pasto ghiottissimo, ma ad alto tasso di calorie. A voi la scelta, dunque, a seconda delle vostre esigenze e con la consapevolezza che gli eccessi non dovrebbero mai diventare la norma.

 

 

Cominciamo dal frullato: come ben saprete, è facilissimo da preparare. Bastano un frullatore e della frutta fresca, che si può alternare o mixare ad ortaggi e verdure. Per fluidificare la base è possibile utilizzare un po’ d’acqua, dei succhi di frutta o del latte vegetale, ma alcuni preferiscono esaltare la sua consistenza densa con una manciata di frutta essiccata o con spezie dolci come la polvere di vaniglia e di cannella. Naturalmente, i frullati contengono tutti gli elementi salutari della frutta e della verdura: le fibre regolarizzano l’ intestino, espellono le tossine e riducono il colesterolo in eccesso, mentre le vitamine e i sali minerali sono un toccasana che rende il frullato un pasto a tutti gli effetti.

 

 

Il milkshake è composto da tre parti di gelato e una di latte, ma se preferite tenere a bada le calorie non dovete far altro che dosare le proporzioni degli ingredienti a vostro piacimento (ad esempio, diminuendo la quantità di gelato). Oppure, utilizzate del gelato fatto in casa e del latte scremato, privo di zuccheri. Come ho già accennato, inoltre, meglio non esagerare con i “topping” straripanti di ghiottonerie: vanno bene solo se volete concedervi uno sfizio una tantum. Per godere dei benefici della frutta, invece, è sufficiente aggiungere qualche frutto fresco nel frullatore. Se volete ottenere una bevanda il più possibile rinfrescante, via libera al ghiaccio tritato tipico del frappè. Un consiglio basilare: il milkshake è perfetto per la prima colazione, la merenda o un’ uscita serale, ma non consumatelo mai dopo i pasti. E’ molto sostanzioso e, come il frullato, può essere considerato un alimento completo.

 

 

Qualche curiosità sul frullato e sul milkshake? Sono entrambi “born in the USA”. Il primo risale agli anni ’30, il decennio in cui venne lanciato il frullatore elettrico, il secondo è un classico del lifestyle americano: il film “Grease” e la serie TV “Happy Days” lo hanno decretato bevanda cult dei bar frequentati dai protagonisti. Gli anni ’50, infatti, coincisero con il suo boom. Ultimamente, la voga delle sperimentazioni culinarie ha dato vita a dei gusti particolarissimi sia per quanto riguarda i frullati che i milkshake. Tra i più insoliti, si segnalano il frullato al bacon (sì, avete capito bene…il noto salume britannico) e il milkshake alla birra, nello specifico la celebre Guinness: pare che il suo connubio con il gelato sia da leccarsi i baffi. Parlando di  milkshakes, qualche anno fa il fast food newyorchese “Black Tap” ne ha proposto versioni da mozzare il fiato: alti quasi mezzo metro, erano degli autentici capolavori architettonici arricchiti da bon bon variopinti, gelato a cascata, praline al cioccolato, enormi fragole, fette di torta, biscotti come se piovesse, litri di sciroppo, Nutella e torri di panna montata. Cliccate qui per visualizzarli direttamente sul feed Instagram di “Black Tap”!

 

 

 

 

 

San Valentino 2021: cuore e dolcezza

 

L’amore è vaporosa nebbiolina formata dai sospiri; se si dissolve, è fuoco che sfavilla scintillando negli occhi degli amanti; s’è ostacolato, è un mare alimentato dalle lacrime degli stessi amanti. Che altro è esso? Una follia segreta, fiele che strangola e dolcezza che sana.

William Shakespeare, da “Romeo e Giulietta”

 

Il “Winter Wonderland” celebrato da VALIUM include molte altre ricorrenze oltre a quelle, scintillanti, di fine anno. Una su tutte? San Valentino, la Festa degli Innamorati. Una festa che, nonostante sia stata sottoposta a una progressiva mercificazione, rimane un’ attesissima parentesi romantica dedicata all’ amore e al rapporto di coppia. Ai tempi del Covid, questa parentesi acquista un significato del tutto speciale: sottolinea l’ importanza dei legami. Perchè l’ amore è forza, linfa vitale, potenza rigenerante.  E’ gioia e dolore al tempo stesso.  Riprendendo le parole di Shakespeare, è “una follia segreta, fiele che strangola e dolcezza che sana”. Ma noi, a pochi giorni da San Valentino, preferiamo accantonare il fiele e privilegiare la dolcezza. E’ per questo che nella gallery che segue, ricca di spunti per una Festa degli Innamorati all’ insegna dello stile, ho incluso anche un tripudio di intriganti delizie. A fare da fil rouge è il cuore: un simbolo nè lezioso, nè tantomeno scontato. Casomai, la rappresentazione grafica più d’impatto e accattivante dell’ amore, un valore che risplende nei tempi prosperi…ma ancor più nei tempi bui.

 

Aniye By

A. Bocca, Two for Love San Valentino edition

Kiko, Ray of Love Collection

Sonia Rykiel

Red Valentino

 

Max Mara, Pasticcino bag

Liu Jo

James Avery Artisan Jewelry

 

Molly Goddard

Una Valentine’s Day Card del 1909

 

Dior, Rouge Dior in limited edition per San Valentino

Roger Vivier

Emporio Armani

 

Gucci

Comme des Garçons, Rouge Eau de Parfum

Marc Jacobs, The Love Dress

 

L’ Oréal, collezione Je T’Aime

Gladys Tamez Millinery, Love Hat

 

Marni, Soft Trunk Bag

Pat McGrath Labs, Crimson Couture Lip Kit

 

Mesauda Milano, Red Valentine Collection

Chie Mihara

 

Guerlain

Furla