Giornata Internazionale della Donna

 

“Le donne devono sempre ricordarsi chi sono, e di cosa sono capaci. Non devono temere di attraversare gli sterminati campi dell’irrazionalità, e neanche di rimanere sospese sulle stelle, di notte, appoggiate al balcone del cielo. Non devono aver paura del buio che inabissa le cose, perché quel buio libera una moltitudine di tesori. Quel buio che loro, libere, scarmigliate e fiere, conoscono come nessun uomo saprà mai.”

(Virginia Woolf)

Libere di amare, lavorare, reinventarsi, dirigere autonomamente la propria vita. Libere di sognare, di lasciare la fantasia a briglia sciolta: senza il timore atavico di sentirsi “strane”, diverse, fuori dal coro. In altre parole, uniche. E felici di esserlo, con orgoglio e consapevolezza. Perchè osare rende libere, ribadisce la propria libertà. E’ questo l’augurio che faccio alle donne in occasione della Giornata Internazionale che le celebra e che celebra i loro diritti. Buon 8 Marzo a tutte!

 

Foto via Pexels e Unsplash

 

Autunno Inverno 2023/24: Accessori Grand Parade

EENK

Gran parata di una serie di accessori tra i più sfiziosi, più cool, più originali ed eccentrici dell’ Autunno Inverno 2023/24. Denominatore comune? L’estro. Non un unica tendenza, bensì fantasia pura profusa a piene mani tra borse, calzature, guanti, copricapi, cinture e gioielli. L’ispirazione si coniuga con la creatività e l’inventiva azzerando il proverbiale grigiore della stagione fredda: è la dimostrazione di come la moda, suscitando stupore e meraviglia, sia tutto fuorchè una celebrazione dell’effimero e riesca perfettamente ad incidere sulla percezione del reale.

 

BUZINA

HABEY CLUB

LOLA CASADEMUNT

LARUICCI

Y/PROJECT

SHIATZY CHEN

ZIMMERMANN

ROKH

DUNDAS

OFF-WHITE

LANVIN

SHUTING QIU

PHILIPP PLEIN

ANNAKIKI

JIL SANDER

VIVETTA

PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI

ANDREADAMO

BLUMARINE

TOD’S

EMPORIO ARMANI

MARCO RAMBALDI

PRADA

MAX MARA

MOSCHINO

ETRO

ICEBERG

ROBERTO CAVALLI

FENDI

VIVIENNE TAM

DEL CORE

DSQUARED2

SIMKHAI

BIBHU MOHAPATRA

AWAKE MODE

COMME DES GARCONS

NATHALIE CHANDLER

 

La collezione Resort 2024 di Alberta Ferretti sfila a Rimini in una location da sogno, omaggia Fellini e tende la mano agli alluvionati

 

Nata a Gradara ma cresciuta a Cattolica, Alberta Ferretti è una romagnola a tutti gli effetti. A Cattolica ha aperto la sua prima boutique, e sempre in provincia di Rimini, in società con il fratello Massimo, ha fondato il Gruppo Aeffe. Oggi, dopo il tragico alluvione che si è abbattuto sulla Romagna, la stilista ha fortissimamente voluto ambientare a Rimini la sfilata della collezione Resort 2024. Venerdì 26 Maggio, al calar del crepuscolo, le sue creazioni sono state presentate in una location mozzafiato: Castel Sismondo, la residenza-fortezza di Sigismondo Pandolfo Malatesta costruita a partire dal 1437. Il Castello, che dal 2021 ospita il Fellini Museum, si è rivelato il luogo ideale – suggestivo e onirico all’ ennesima potenza – per l’ omaggio al cinema di Federico Fellini e alla Romagna pensato dalla Ferretti. Ne è scaturito uno straordinario tributo, un’ode alla resilienza e alla capacità di rimboccarsi le maniche del popolo romagnolo e, al tempo stesso, al genio del grande Maestro riminese.

 

Castel Sismondo, la fortezza malatestiana nel cuore di Rimini

Il nesso tra moda e cinema è potente. Sono due discipline diverse, certo, ma unite da un denominatore comune: quello dell’ immaginazione. “Nulla si sa, tutto si immagina”, diceva Fellini; un’affermazione che ha fatto da fil rouge ad ognuno dei suoi film. La celebrazione della fantasia, del sogno, la loro concretizzazione grazie a un fattivo lavoro di squadra, uniscono l’arte del vestire e la settima arte in un connubio indissolubile. Entrambe si nutrono di ispirazione, di creatività. Lo stilista, così come il regista, si impegnano affinchè l’immaginazione prenda vita e si traduca in realtà.

 

 

La collezione Resort 2024 di Alberta Ferretti nasce per ribadire questo concetto, configurando contemporaneamente un fascinoso emblema di “romagnolità”. Non è un caso che Castel Sismondo faccia da leitmotiv sotto forma di stampa: lo ritroviamo, ondeggiante, sui tessuti diafani degli abiti, dei pantaloni e dei trench; ma anche la palette cromatica dei look inneggia alla fortezza. Al marrone dei mattoni del Castello si alternano il beige della sabbia, l’acquamarina dello specchio d’acqua che rievoca l’antico fossato, il verde del prato che circonda il monumento, il blu del cielo notturno, lo scintillio di volta in volta dorato, bronzeo o argentato che riproduce i riflessi del sole sulla superficie acquosa. Ci sono degli indizi felliniani, in questa collezione? Sì, alcuni: più che altro il mood etereo, evanescente che permea la sua visione onirica. Il glamour dei look è evidente, potrebbe rimandare in parte a quello – notturno e sfavillante – de “La dolce vita”, ma non risulta altrettanto sgargiante. Una mise in denim metallizato, composta da giubbotto biker e pantaloni a vita bassa, ricorda il gruppo di motociclisti che in “Roma” sfrecciano nella scena conclusiva del film. Ogni creazione esprime, innanzitutto, la concezione che Alberta Ferretti associa al femminile: il contrasto tra forza e soavità, il mistero, una seduttività “lunare” che si svela con poetica raffinatezza.

 

 

I tessuti incarnano il dualismo che fa da perno alla collezione, con una prevalenza di materiali fluttuanti e incorporei: lo chiffon, la seta lavata, il taffetà, l’ envers satin contrappongono la loro impalpabilità alla “matericità” del suede e del denim metallizzato. La femminilità imperante viene intervallata da capi che guardano alla sartoria maschile, sebbene i trench, i gilet e i tailleur pantalone mantengano sempre una squisita morbidezza delle linee. Le creazioni sono sognanti, ariose, intrise di bagliori, ma rigorosamente all’ insegna della portabilità. I look “notturni”, poi, lasciano letteralmente senza fiato. E’ qui che il glamour di Alberta Ferretti si manifesta in modo quasi cinematografico: volumi ampi e svolazzanti si alternano a silhouette fascianti in un tripudio di trasparenze, ricami scintillanti, paillettes liquide, cangianti giochi di luci e ombre. Le forme valorizzano sapientemente il corpo femminile, il luccichio è una costante. Emerge un lusso maestoso in quanto a sofisticatezza, mai a pomposità. E il mistero di questa donna eterea, ma profondamente seducente, si palesa nelle iconiche mantelle con cappuccio che punteggiano l’intera collezione: lunghe fino a sfiorare il pavimento, in raso lucido o completamente ricoperte di paillettes, sono il capo che rispecchia appieno il mood della Resort 2024. Potremmo aggiungere che sprigionano vaghe suggestioni casanoviane, dove con questo aggettivo ci si riferisce al “Casanova di Federico Fellini”. Poesia, magia e mistero si fondono in un mix onirico di grand’ effetto, proprio come avviene nel film. Sono sufficienti due termini per descrivere le impressioni evocate dalla collezione Cruise di Alberta Ferretti: pura meraviglia.

 

 

Tanta bellezza, naturalmente, non deve far dimenticare lo scopo benefico di questa sfilata. Il Gruppo Aeffe si prefigge di offrire un aiuto concreto alla popolazione colpita dall’ alluvione: tra le iniziative adottate dall’ azienda figurano una donazione alle associazioni che si impegnano attivamente sul territorio, un’ asta che includerà degli iconici capi d’archivio, la devoluzione in beneficenza della somma corrispondente a un’ora di lavoro da parte dei dipendenti e dell’azienda stessa. Alberta Ferretti, inoltre, ha lanciato proprio a Rimini la felpa blu che riporta la scritta “Io ci sono”; i ricavati delle vendite saranno interamente destinati al supporto degli alluvionati.

 

 

 

Cosmic Sky di Anna Sui: un viaggio olfattivo nella magia del cielo stellato

 

Avete presente il cielo del crepuscolo in Primavera inoltrata? Se ci fate caso, predomina un azzurro intenso ma freddo, diluito nel viola. Bene: Anna Sui ha catturato quella nuance e l’ha trasposta in Cosmic Sky, la nuova fragranza femminile della collezione Sky. Il mood è celestiale, calato nel tipico alone bohémien di Anna Sui; la magia impregna l’atmosfera. Non è un caso che l’iconico flacone a mongolfiera si tinga di cromie iridescenti dove l’azzurro, etereo, a tratti vira a un mistico viola. Le preziose rifiniture metalliche, declinate in un argento con sfumature champagne, esaltano la raffinatezza della bottiglia. Salire a bordo del fatato aerostato significa lasciarsi trasportare in un immenso parco giochi disseminato nel cielo stellato: è proprio a un cielo punteggiato di stelle, alla sua meraviglia eterea, che il noto profumiere Jerome Epinette si è ispirato al momento di creare questa Eau de Toilette.

 

 

Ed ecco che l’ammaliante scia olfattiva di Cosmic Sky comincia a espandersi, a trascinarci nel sogno. La fragranza, uno scintillante jus floreal-fruttato, si apre con le note di testa del bergamotto e della pera succosa: è un esordio goloso, intrigante, che assume accenti giocosi nell’ intreccio con il cuore a base di iris, fiori di melo e semi di ambretta. Il fondo, un amalgama di ambra croccante, zucchero cristallizzato e legni biondi, sottolinea l’etereo incanto di Cosmic Sky. Siamo pronti a librarci nello spazio siderale per assaporare tutta la sua magia.

 

 

I temi del sogno e della fantasia rimangono i capisaldi di Anna Sui. L’estetica bohémienne fa da fil rouge ad ogni sua creazione, sia che riguardi la moda che la sfera del make up e dei profumi. Sui ci invita a scoprire la nostra magia interiore. A questa potente energia dobbiamo attingere, con perseveranza e fiducia, affinchè i sogni si tramutino in realtà: è il messaggio che Cosmic Sky ci lancia mentre ci accingiamo ad esplorare il parco giochi sospeso tra le stelle.

Cosmic Sky è disponibile, in versione Eau de Toilette, nei formati da 30, 50 e 75 ml.

 

 

 

 

L’ autunno inverno di Very Peri, il “Color of the Year” Pantone

Alberta Ferretti

Quali declinazioni assume, con la stagione fredda, il 17-3938 Very Peri Pantone? Questa nuance cosmica, un blu con sottotono viola-rosso, mantiene saldo lo scettro di Colore dell’Anno e ci accompagna lungo tutto il 2022. Alberta Ferretti lo mescola al turchese in un tripudio di lucenti plissè, Bottega Veneta lo movimenta con miriadi di frange, Stella McCartney lo incorona tonalità di punta della sua collezione. Ipnotico, intenso e vivace al tempo stesso, Very Peri è il colore che rispecchia l’epoca di cambiamenti che stiamo vivendo. Ci invita a osare, a evolvere utilizzando la creatività e la fantasia. Esprime una gioiosità consapevole, filtrata dall’ introspezione: Very Peri è sinonimo di “armonia”, dove per armonia si intende anche l’armonia interiore. E allora, che Very Peri sia!

 

Stella McCartney

AMI

Bottega Veneta

Bronx and Banco

Raf Simons

Versace

Sportmax

 

 

 

Tra arte, visionarietà e psichedelia pura: il backstage beauty & hair della sfilata PE 2022 di Rodarte

 

Albe che spuntano sulla fronte, fantasie zebrate, soli onirici dai colori surreali: il beauty look della sfilata Primavera Estate 2022 di Rodarte, la prima in presenza dopo lo stop pandemico, ha lasciato il parterre senza fiato. Il make up artist James Kaliardos si è ispirato a un’esperienza psichedelica e ha immaginato che le modelle l’avessero condivisa, rievocando i suggestivi rituali hippie incentrati sull’ espansione della coscienza. Ha quindi trasformato il viso in una tavolozza perfettamente uniforme, scolpendolo appena con le nuance rosate, pesca e biscotto dell’ Air Matte Blush di NARS, e si è dedicato subito dopo al make up occhi. I motivi predominanti erano tre: soli “allucinati” rosso/arancio circondati da un tripudio di raggi azzurrognoli, spot bicolor dal sapore optical e aurore nei toni dell’arancio dipinte con maestria sulla fronte. Sul beauty look aleggiava un vibrante mood cosmico, amplificato da outfit come la mantella che vedete nella foto qui sotto.

 

 

L’effetto è stato stupefacente, un make up immaginifico a metà tra l’alieno e il visionario. Ulteriori fonti ispirative del lavoro di Kaliardos sono rintracciabili nella produzione artistica della madre di Kate e Laura Mulleavy, fondatrici del brand Rodarte, e nell’ opera pittorica di Georgia O’Keeffe, che le due sorelle hanno ammirato durante una visita alle sue case-studio nel New Mexico. Rifarsi a questi temi è stato inneggiare al genio, alla fantasia e alla creatività muliebri, al potere dell’ immaginazione declinato al femminile. Per tratteggiare i disegni attorno agli occhi, James Kaliardos si è avvalso di dosi massicce di eyeliner e di pigmenti dai colori intensissimi: risaltando sulla pelle del volto quasi “au naturel”, l’ impatto visivo si è rivelato ancora più sorprendente. Al naturale erano anche le chiome delle modelle, curate dall’ hairstylist Odile Gilbert. I grandi fiori tra i capelli, un leitmotiv delle sfilate di Rodarte, stavolta erano assenti; per donare, forse, la massima enfasi al trucco psichedelico realizzato dal make up artist statunitense di origine greca.

 

Omaggio ad Arthur Rackham, illustratore di fiabe ma non solo

 

“Fabula Docet”

(Esopo)

 

Le illustrazioni delle fiabe hanno un ruolo importantissimo: aggiungono pathos e coinvolgimento a un genere altamente evocativo già di per sè. Prova ne è il fatto che quasi mai, neppure dopo anni, riusciamo a dimenticare le immagini associate alle fiabe della nostra infanzia. Ricordiamo con esattezza il libro da cui erano tratte, la copertina, i disegni che accompagnavano il testo. E insieme a tutto questo, lo stile dell’ illustratore. Perchè – fateci caso – non esistono due disegnatori che abbiano un tratto simile; ognuno vanta caratteristiche del tutto proprie e inconfondibili. Partendo da un simile presupposto, viene spontaneo approfondire l’ iconografia fiabesca di un’epoca in cui l’ interesse per il racconto fantastico (sia a livello filologico che simbolico, morale e artistico) raggiunse il suo culmine: l’età vittoriana. A quei tempi, Arthur Rackham si affermò come nome di punta dell’ illustrazione. Nato nel quartiere londinese di Lambeth nel 1867, Rackham crebbe in una casa di fronte al giardino botanico creato da John Tradescant il Vecchio e il Giovane due secoli prima: uno scenario ideale per il piccolo Arthur, che eccellendo nel disegno si dilettava a riprodurre i dettagli del corpo umano e i reperti esposti al British Museum e al Museo di Storia Naturale di Londra. Nel frattempo si era iscritto alla City of London School, dove i suoi elaborati artistici gli valsero svariati premi. Ma a scuola non rimase a lungo. A 16 anni fu costretto ad abbandonarla in seguito a dei problemi di salute, e decise di imbarcarsi per l’ Australia insieme alle sue zie.  Durante il viaggio non fece altro che disegnare, adorava immortalare tutto ciò che lo colpiva della realtà circostante. Tornato a Londra, all’ età di 18 anni pensò di ripetere l’ esperienza scolastica: iniziò a frequentare la Lambeth School of Art e, parallelamente, a lavorare come addetto alle vendite. Il suo talento per il disegno, in quel periodo, gli fruttò le prime collaborazioni nel campo dell’ illustrazione. Debuttò nelle vesti di freelance, e dopo un anno fu assunto dal Westminster Budget nel doppio ruolo di giornalista e illustratore. Era il 1892. Nel 1893 uscì “To the Other Side” di Thomas Rhodes, il primo libro che conteneva le sue immagini, mentre nel 1894 i lavori di Rackham apparvero in “The Dolly Dialogues” e “The Prisoner of Zenda” di Anthony Hope.

 

 

L’ attività di Arthur Rackham si svolse sempre all’ insegna dell’ eclettismo: oltre alle fiabe, illustrò romanzi per adulti e per ragazzi. Le sue opere, citando qualche titolo esemplificativo, impreziosiscono libri come “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Carroll, “Canto di Natale” di Charles Dickens, “Peter Pan nei Giardini di Kensington” di James Barrie, raccolte di fiabe di Esopo, di Hans Christian Andersen e dei Fratelli Grimm, ma anche volumi immaginifici del calibro di “I viaggi di Gulliver” di Jonathan Swift, “Sigfrido e il crepuscolo degli dei” di Richard Wagner, “Il re del fiume dorato” di John Ruskin, “Sogno di una notte di mezza estate” di William Shakespeare. Solo la morte, sopravvenuta nel 1939 a causa di un male incurabile, interruppe la carriera di Rackham, che venne più volte omaggiato con premi e mostre (tra i quali ricordiamo una medaglia d’oro all’ Esposizione Internazionale di Milano del 1906 e un’ esposizione al Museo del Louvre nel 1914). Lo stile del grande illustratore rimane inimitabile: l’ impronta dell’ Art Nouveau è palese, accentuata da atmosfere oniriche ad alto tasso di magnetismo. Il colore riveste una funzione predominante, evoca e suggerisce, si sfuma in magici giochi cromatici o esalta dettagli conferendo loro un impatto visivo straordinario. Scenari, cose e personaggi sono tratteggiati con linee di contorno accuratissime, la fantasia che impregna le illustrazioni stimola potentemente l’ immaginazione del lettore. Tra gli artisti che ispirarono Rackham figurano nomi quali quello di John Tenniel, Aubrey Beardsley e Albrecht Durer. Il successo ottenuto dal disegnatore fu tale da sedurre persino la Disney, che assurse il suo stile a punto di riferimento quando, nel 1937, realizzò il film d’animazione “Biancaneve e i sette nani”.

 

Mo Eid e i suoi “Pinkscape” onirici

 

A identificarlo è solo un nome monosillabico: Mo. Nessun indizio sull’ età, sul sesso, sul background professionale. Il suo volto è altrettanto misterioso. Su Instagram, si firma Mo Eid e la foto del profilo lo raffigura come un avatar dal viso viola che indossa occhiali alla John Lennon. Altre informazioni, invece, sono ben precise: Mo Eid proviene da Dubai e si definisce un designer multidisciplinare. VALIUM lo ha scoperto grazie alle sue opere di digital art. Rappresentano paesaggi onirici e altamente visionari, combinazioni di “indoor” e “outdoor” che sembrano uscite da miraggi notturni. Due elementi fanno da fil rouge: le distese acquose (il mare, il lago, il fiume, ma anche una semplice piscina) e i colori pastello, prevalentemente il rosa, che impregnano l’ immagine di un mood rarefatto. “Sogno” è la parola chiave dell’ opera di Mo. E’ proprio nel bel mezzo di un sogno che colloca le sue location digitali. Il letto, non a caso, rappresenta un ennesimo leitmotiv delle immagini dell’ artista. Appare nei posti più impensati: in cima a una piramide di scale, su una lingua di terra protesa nel mare, in aperta campagna…Ma non solo. Il confine tra “interno” ed “esterno” è del tutto sfumato, pressochè inesistente. Basti pensare che le tende di una casa si aprono, quasi a mò di sipario, su uno sfondo che ingloba il mare, enormi nuvole rosa e una cascata di glicine. Oppure che una sorta di salotto avveniristico sfoggia un prato color lavanda al posto del pavimento. Alberi in cromie surreali spuntano nelle abitazioni e tra le dune del deserto, la pedana di una piscina si affaccia su un lago selvaggio, una tipica “Red Telephone Box” britannica campeggia in una landa ammantata di neve. Questa serie di paesaggi ha un nome, “Pinkscape”. Mo spiega di averli ideati durante il lockdown, al culmine della pandemia: il suo scopo era quello di creare una realtà parallela, spazi sconfinati in cui evadere mentalmente durante la “grande chiusura”. Nei luoghi onirici che raffigura la fantasia vaga senza vincoli, abbatte qualsiasi barriera; i colori eterei e le atmosfere impalpabili evocano sensazioni di pace e di serenità. Il rosa, in particolare, rappresenta un sollievo e un’ esortazione al tempo stesso: è un invito al “think pink” che prende le distanze da tutte le ovvietà associate a questo motto.

 

 

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La promessa della Primavera

 

” E come nella vita l’attesa di un bene certo ci dà piú gioia che il raggiungerlo (ed è saggio non approfittarne subito, ma conviene assaporare quella meravigliosa specie di desiderio che è il desiderio sicuro di essere appagato ma non ancora praticamente soddisfatto, l’attesa insomma che non ha piú timori e dubbi e che rappresenta probabilmente l’unica forma di felicità concessa all’uomo), come la primavera, che è una promessa, rallegra gli uomini piú dell’estate che ne è il compimento sospirato, cosí il pregustare con la fantasia lo splendore del poema ignoto, equivale, anzi supera il godimento artistico della diretta e profonda conoscenza. Si dirà che questo è un gioco della immaginazione un po’ troppo disinvolto, che cosí si apre la porta alle mistificazioni e ai bluffs. Eppure, se ci si guarda indietro, constatiamo che le piú dolci e acute gioie non hanno mai avuto un piú solido costrutto. “

 

Dino Buzzati, da “Sessanta racconti”