“The Dawn of Romanity”, lo straordinario tributo di Fendi a Karl Lagerfeld

 

Il 19 Luglio scorso, ricorrevano cinque mesi dalla scomparsa di Karl Lagerfeld. In suo ricordo, ed in omaggio dei 54 anni di collaborazione che hanno legato il leggendario designer alla Maison Fendi, il brand capitanato da Silvia Venturini Fendi ha organizzato una sfilata di haute couture AI 2019/20 potentemente suggestiva. La collezione, dal significativo titolo di “The Dawn of Romanity” (“l’alba della Romanità”), include in tutto 54 look – ognuno a celebrare il connubio tra Herr Lagerfeld e la Maison – ed è stata presentata il 4 Luglio in un’ incantevole location di Roma, il Colle Palatino, con la splendida visuale del Tempio di Venere, del Colosseo e dei Fori Imperiali. Siamo nella culla della Città Eterna, esattamente nei pressi di uno dei templi più estesi dell’ Urbe; sorse in onore delle dee Venus Felix e Roma Aeterna, e Fendi si è avvalsa del suo imponente scenario per far sfilare silhouette inneggianti alle creazioni d’archivio di Karl Lagerfeld ed al periodo storico che entrambi hanno condiviso. Risaltano gli anni ’70, così fervidi e ricchi di creatività innovativa, ma l’ ispirazione spazia ad ampio spettro: dalla magnificenza dei marmi romani agli accenti mitologici, dagli artisti della secessione viennese a “Gruppo di famiglia in un interno”, il film che Luchino Visconti ambientò in un sontuoso palazzo patrizio di Roma e che vede come protagonista una Silvana Mangano in total look Fendi. Ma torniamo al défilé al Tempio di Venere. Mentre la luna effonde la sua luminosità in un cielo sempre più buio, l’ evento ha inizio. Apre la sfilata un suit pantalone bianco dalla sartorialità ineccepibile; spalline squadrate, ampi rever, maniche a sbuffo chiuse da eleganti polsini: l’allure è più che mai Seventies, il glamour ricorda Bianca Jagger. Ad hoc anche la scelta di acconciare la chioma delle modelle nel tipico caschetto dell’ epoca, con tanto di frangia e punte arrotondate all’ insotto, declinandolo in svariati colori.

 

 

Ogni mise che appare in passerella è un’ ode al savoir faire più squisito. Abbondano le pelliccie (anche in versione “alternativa”), fantasie marmoree ornano long dress e suit amalgamandosi a geometrie moderniste oppure agli ornamenti della Roma antica. Trasparenze, tessuti translucidi o marcatamente scultorei si alternano, sfoggiando di volta in volta una florealità bucolica ricca di spighe, intagli, grafismi klimtiani o pattern che rievocano stilizzati decorativismi d’antan. Gli abiti somigliano a preziose opere di architettura, dove l’effetto marmo, per contrasto, si affianca all’ impalpabilità del tulle; nell’ insieme, tuttavia, la collezione ostenta un’ allure – seppur soave, iper femminile e fluida  – altamente strutturale. La palette la esalta con toni in cui predominano il beige, il panna e il grigio, ma anche il nero, sobrie tonalità pastello e un oro “liquido” non passano inosservati. Una serie di vestiti impalpabili, con lunghe maniche a sbuffo ed adornati di spighe e fiori, accentua il mood idilliaco che fa da trait d’union tra il mondo antico e l’ audace modernità. La spettacolarità della location rientra inoltre nel grande progetto di restauro che Fendi dedica, dal 2013, alle meraviglie romane: dopo la Fontana di Trevi, il Palazzo della Civiltà Italiana e Fendi for Fountains ( l’iniziativa di “restyling” destinata alle fontane del Gianicolo, del Mosè, del Ninfeo e del Peschiera), la Maison devolverà 2 milioni e mezzo di euro al restauro del Tempio di Venere. L’ amore di Fendi per Roma è ormai sancito a pieno titolo, ed è un amore ricambiato. Gli scenari unici, i monumenti arcaici, i preziosi reperti della capitale  rappresentano lo sfondo perfetto per evidenziare e raccontare, a un tempo, le radici e lo straordinario savoir faire della casa di moda fondata da Adele Casagrande e da Edoardo Fendi nel 1925.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto del Tempio di Venere di Anthony Majanlahti via Flickr, CC BY 2.0

 

 

Moschino Pre-Fall 2019: un omaggio a Federico Fellini

 

La location è lo Studio 10 di Cinecittà. Al suo interno, una scenografia che replica fedelmente quella della festa più memorabile de “La Dolce Vita”: i fotogrammi in cui, tanto per capirci, Celentano intona “Ready Teddy” e Anita Ekberg/Sylvia si scatena al ritmo del rock’n roll. La ricostruzione delle millenarie Terme di Caracalla fa ora da sfondo a una sfilata d’eccezione. E’ la sfilata della collezione Pre-Fall 2019 di Moschino, in scena per la prima volta a Roma, che rende omaggio a Federico Fellini ed alle sue leggendarie pellicole. L’ immaginario onirico, surreale, poetico del grande regista rivive in un fashion show spettacolare, dove la contemporaneità più sciccosa e sporty si fonde esplosivamente con l’ iconografia (e con l’iconoclastia) felliniana: armature da centurione rivisitate e scritte latine ornamentali rievocano l’ antica Roma di “Satyricon”, l’ abito con cui la Ekberg fa il bagno nella Fontana di Trevi si tinge di rosso ciliegia, le dame di “Casanova” ispirano sontuose creazioni settecentesche con tanto di corpetto e crinoline. Opulenza e cura per il dettaglio fanno da leimotiv ad ogni look. La magia di “Otto e mezzo” riaffiora negli scenografici boa di struzzo simili a quello indossato da Claudia Cardinale, un tripudio di lustrini celebra il glamour de “La Dolce Vita”. Non mancano parka, bomber iper decorati, cappotti stretti in vita da ampie fasce in raso rosso, viola e oro che rimandano alla sontuosità del défilé clericale immortalato in “Roma”. A quello stesso film fanno pensare i preziosi scheletri ricamati sugli outfit, ma anche i pantaloni multicolor da centauro che sembrano citarne il gran finale. E poi, ancora, un impalpabile abito nero adornato da due battenti a testa di leone posati sul seno. Mi piace immaginarli associati al portone che Anna Magnani si chiude alle spalle in una delle ultime scene della pellicola: lo splendore di un palazzo patrizio e la travolgente veracità di “Nannarella”. Ovvero, due emblemi supremi di Roma che neppure Fellini avrebbe potuto ignorare.

 

 

Non si possono tralasciare le acconciature mozzafiato che l’hairstylist Jimmy Paul ha ideato per l’occasione: troneggianti parrucche rococò, chiome ramate alla “Gradisca” si alternano a updo anni ’60 in stile “Otto e mezzo” e vengono impreziositi da corone, elmi romani, maxifiocchi, copricapo in piume da autentica diva. Il risultato? Un’ ode alla visionarietà felliniana che esalta ed avvalora il tributo di Jeremy Scott all’ immaginifico regista di Rimini. (Guarda qui la sfilata completa)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La fiaba di Fendi va in scena alla Fontana di Trevi

Roma, esterno notte. Con i suoi marmi imponenti esaltati da giochi di luce, la Fontana di Trevi è stata così suggestiva soltanto durante la famosa sequenza del bacio tra Anita Ekberg e Marcello Mastroianni ne La dolce vita. Allo scroscio fragoroso dell’ acqua si sovrappongono, improvvisamente, le note sognanti e ipnotiche della soundtrack che Nino Rota compose per Il  Casanova di Federico Fellini: è con questo magico sottofondo che ha inizio Legends and Fairy Tales, la sfilata con cui Fendi ha celebrato – il 7 Luglio scorso – il suo 90mo compleanno. La meravigliosa location della quale ha finanziato il restauro è calata in un’ atmosfera rarefatta, di puro incanto. Una dopo l’ altra, le modelle avanzano sull’ acqua grazie a un’ invisibile passerella in plexiglass che rende incomparabile l’ impatto visivo dello show: pellicce splendidamente intarsiate si alternano ad abiti su cui si “inerpicano” fiori, rami, fate, sinuose principesse e antichi manieri, evidenziando un’artigianalità squisita e magistrale. Tessuti impalpabili si impreziosiscono di ricami e di applicazioni floral, dettagli in pelliccia riproducono petali fatati oppure si mixano in un tripudio multicolor di differenti texture. Le silhouette, principalmente a corolla o stile impero, potenziano la femminilità evanescente dei look. Cromie nelle gradazioni del blu cobalto risaltano sullo sfondo acquatico con un’ intensità tutta speciale: quasi a sottolineare un intenzionale, iconico richiamo. “Artisans of Dreams” – come Karl Lagerfeld ha ribattezzato la collezione – è il trionfo del proverbiale savoir faire artigianale Fendi enfatizzato da un’ estrosità onirica e visionaria. E’ la fiaba, l’ ispirazione che attinge all’ immenso patrimonio narrativo dei Fratelli Grimm reinterpretandolo con straordinaria genialità creativa. E a noi non resta che ringraziare Herr Lagerfeld e Silvia Venturini Fendi per averci permesso di credere ancora alle favole grazie ad incantevoli creazioni.

Il close-up della settimana

E’ con orgoglio, un orgoglio tutto italiano che il Gruppo Tod’s ha annunciato la fine della prima fase di restauro del Colosseo, il monumento che – come ha dichiarato Diego Della Valle stesso – più di ogni altro “rappresenta l’ Italia“. Il progetto, realizzato grazie al finanziamento di 25 milioni di euro stanziati dall’ azienda marchigiana, è stato voluto dal Commissario Delegato per le Aree Archeologiche di Roma e Ostia Antica insieme alla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e ha riguardato circa 13. 300 metri quadri di superficie: il prospetto settentrionale e meridionale dell’ edificio hanno ritrovato il loro antico splendore in un intervento di restauro che ha comportato, tra l’altro, la realizzazione di nuove cancellate adibite alla chiusura dei fornici. Un’ operazione certosina in cui non sono mancate le sorprese, come il ritrovamento di preziosi reperti storici che includono rosette e dentelli decorativi, bassorilievi, targhe, persino chiodi. Questi ultimi sono stati fatti risalire a rilevamenti architettonici eseguiti nel 1800,  mentre sono riconducibili – rispettivamente – all’ Età Flavia e al 1300 due bassorilievi raffiguranti un gladiatore e il Cristo fiancheggiato da due candelabri della Confraternita del Santissimo Salvatore ad Santa Sanctorum. Sempre datate 1300 -per l’esattezza, 1368 – tre targhe su cui sono dipinti il Cristo e lo stemma del Senato Romano. Alla cerimonia per il primo step del restauro, il 1 Luglio scorso, hanno presenziato il premier Renzi e il ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini. Piene di entusiasmo le parole di Diego Della Valle, patron di Tod’s, che ha esortato gli imprenditori a contribuire con opere di sostegno e valorizzazione alla conservazione del patrimonio storico-artistico italiano. “Adotta un monumento” potrebbe essere, in sintesi, lo slogan significativamente associato al restyling dell’ anfiteatro più grande del mondo. Le fasi successive dell’ intervento riguarderanno gli ambulacri, i sotterranei, la messa a punto e la regolarizzazione degli impianti; prevista anche la creazione di un centro servizi esterno che andrà a sostituire quello (attualmente interno) inerente alle attività di supporto alla visita del Colosseo.

 

 

Ma un’altra Maison si accinge ad omaggiare Roma e i suoi monumenti: è in programma per il 7 luglio prossimo, infatti, la sfilata-evento con cui Fendi celebrerà il suo 90mo compleanno. Legends and Fairy Tales, questo il titolo, avrà come splendida location la Fontana di Trevi. Tra i più iconici emblemi della Città Eterna, la monumentale fontana rappresenta egregiamente la brand identity Fendi. La sua magia ne ingloba la tradizione, la creatività travolgente, il savoir faire artigianale: non è un caso che, un paio d’anni orsono, proprio la storica casa di moda romana ne abbia finanziato il restauro.

 

 

 

 

 

 

Il close up della settimana

“Tu sei tutto, Sylvia! Ma lo sai che sei tutto? You are everything, everything! Tu sei la prima donna del primo giorno della creazione, sei la madre, la sorella, l’amante, l’amica, l’angelo, il diavolo, la terra, la casa…”

Marcello a Sylvia ne La Dolce Vita (F.Fellini, 1960)

 

Due giorni fa, Roma l’ ha omaggiata affiggendo una sua gigantografia sul bordo della Fontana di Trevi, la location cult dove venne girata la famosa scena del bacio tra Sylvia e Marcello: una sequenza tra le più leggendarie della cinematografia mondiale. La scritta “Ciao Anita” campeggia sull’ immagine nell’ ultimo saluto a colei che, da allora, sarebbe rimasta identificata a titolo perenne con la pellicola felliniana, icona e simbolo di un film e di un mood che fecero storia. L’ iniziativa, opera dell’ Assessorato alla Cultura del Comune di Roma, intende onorare così la splendida Anita Ekberg, attrice svedese e musa di Fellini, scomparsa l’ 11 gennaio scorso. Nata a Malmo, Kerstin Anita Marianne Ekberg – questo il suo nome per intero – iniziò la sua sfavillante carriera dopo essersi aggiudicata il titolo di Miss Svezia. Trasferitasi negli Stati Uniti, mosse i primi passi nel mondo del cinema grazie al produttore Howard Hughes e si fece notare in svariate pellicole girate negli anni ’50:  Viaggio sul pianeta Venere (1953) con Gianni e Pinotto, Artisti e modelle (1955) con Dean Martin e Jerry Lewis e Hollywood o morte! (1956), in un ruolo da protagonista che le valse un Golden Globe come Miglior Attrice Emergente. Prima di essere scelta da Fellini – che, pare, la volle a tutti i costi dopo essere rimasto folgorato da una sua foto in una rivista -la Ekberg recitò in due film in costume: il kolossal Guerra e Pace (1956) e Nel segno di Roma (1959).

 

 

Nel frattempo, la vita sentimentale della diva de La Dolce Vita si snodava tra la parentesi del matrimonio con l’ attore Anthony Steel ed una serie di flirt e corteggiamenti celebri che fecero la gioia dei paparazzi: tra i nomi apparsi sui rotocalchi, quelli di Frank Sinatra e Dino Risi. Ma la relazione sentimentale più importante che le venne attribuita vide coinvolto Gianni Agnelli, che pare avesse un ruolo di primario rilievo nella vita dell’ attrice: lei, “nordica” nel profondo, non ne fece mai menzione, mantenendo al riguardo il più vivo riserbo. Il 1960 segnò per la Ekberg il debutto nel cinema felliniano:  statuaria, biondissima, provocante è Sylvia, una  nota movie star del quale Marcello (Marcello Mastroianni), un giornalista romano, si innamora pazzamente dando il via a un corteggiamento calato in situazioni ed atmosfere in puro stile “dolce vita”, tra colpi di testa, locali notturni e risse con i paparazzi locali. Con Fellini, la Ekberg recitò anche in un episodio di Boccaccio 70 (1962), Le tentazioni del Dottor Antonio – memorabili le sue apparizioni come giunonica gigantessa che turba i sogni dell’ attempato bigotto intepretato da Peppino De Filippo – e, di seguito, ne I Clowns (1970) e in Intervista (1987). Dopo un suo breve ritorno ad Hollywood, dalla seconda metà degli anni ’60 in poi la star svedese si trasferì definitivamente a Roma, dove lavorò con Alberto Sordi e Vittorio De Sica prima della svolta nei film di genere: nei due decenni successivi apparve infatti in un buon numero di commedie sexy, spaghetti western e thriller all’ italiana. Più recentemente, nel ruolo di caratterista prese parte a pellicole dirette (tra gli altri) da Christian De Sica e Bigas Luna per dedicarsi infine alla TV con la serie Il bello delle donne. La morte, per Anita Ekberg, è arrivata una mattina dell’ anno appena iniziato: ricoverata da tempo in una clinica dei Castelli Romani, si è spenta all’ età di 83 anni lasciando riaffiorare suggestioni legate a un ‘epoca lontana, ma nell’ immaginario collettivo viva più che mai. A ricordarci che la sua stella non smetterà di brillare, icona ormai immortale e somma incarnazione di un’ era irripetibile a cui la pellicola di Fellini diede per sempre un nome: “la dolce vita”.

Il close-up della settimana

 

La Fontana di Trevi, storica location dell’ improvvisato “bagno” notturno di Silvia e Marcello (ovvero Anita Ekberg e Marcello Mastroianni) , i leggendari protagonisti de La Dolce Vita felliniana, da circa un mese ha aperto al pubblico il cantiere nel quale è in corso il suo restauro. Il ponte panoramico che permette di osservare in tempo reale il restyling a cui è soggetta la fontana, tramutatosi ormai in un centro di attrazione turistica, ha contato a tutt’ oggi su un numero di visitatori che si aggira attorno alle 250.000 presenze per una media di 1200 persone l’ora. La Fontana di Trevi, conosciuta in tutto il mondo, 23 anni dopo l’ ultimo restauro viene nuovamente sottoposta ad un “ritocco” nel look in virtù del patrocinio della Maison Fendi, costantemente attenta alla salvaguardia dei beni culturali della capitale: i lavori, che avranno presumibilmente termine nell’ autunno del 2015, includono – oltre all’ opera di restauro in sè – l’ implementazione e l’ ottimizazione dell’ impianto idrico, di illuminazione artistica, di videosorveglianza e l’ installazione di un sistema atto ad allontanare piccioni e volatili  dalla struttura della fontana,  per un investimento pari a 2, 18 milioni di euro. Attualmente, la visita al cantiere dal ponte panoramico osserva orari standard quasi da museo: dalle 9,30 fino alle 21,30, con possibilità di lancio della monetina da uno speciale e scenografico apparato allestito specificamente per l’ occasione. I dati dell’ iniziativa Restauro in Mostra sono stati resi noti dall’ Assessorato alla Cultura del Comune di Roma. Per seguire il restyling della Fontana sono state, inoltre, create soluzioni tecnologiche comprendenti un’ applicazione smartphone, appositi dispositivi Android e un sito web, www.restaurofontanaditrevi.it (o, in alternativa, www.trevifountain.it). Ma la Maison Fendi non limita il suo intervento alla “fontana de La Dolce Vita“: il progetto nel quale rientra il restauro, infatti, denominato Fendi for Fountains, è ben più vasto ed include anche il complesso delle Quattro Fontane oltre che di altre fontane storiche della Città Eterna. La Maison, infatti, fondata a Roma nel 1925, vanta un rapporto privilegiato con la capitale, un legame che affonda le sue radici nel tempo e che da sempre ha costituito una fonte inesauribile di ispirazione e di stimoli culturali. In virtù di questa speciale liason, Silvia Venturini Fendi non avrebbe potuto commentare l’atto filantropico in modo più pregnante: ” E’ nostro dovere rendere onore alla città di Roma, che ci ha dato così tanto e che fa parte del patrimonio creativo di Fendi. “