Paris Fashion Week: 10 flash dalle sfilate

 

Dal 28 Febbraio all’ 8 Marzo, le sfilate delle collezioni Autunno Inverno 2022/23 sono andate in scena a Parigi. Eventi, fashion show e presentazioni si sono susseguiti in un calendario letteralmente straripante di appuntamenti. Alla Settimana della Moda hanno preso parte 95 brand: 45 hanno sfilato in presenza, 13 hanno optato per il digitale e 43 per la modalità della presentazione. Il défilé live, dopo i tempi bui della pandemia, ha fatto il suo grande ritorno riconfermandosi la tipologia più amata dalla quasi totalità dei designer. Come di consueto, i fashion show sono stati trasmessi in streaming tramite i siti e i social delle Maison oltre che dalla piattaforma apposita della Fédération de la Haute Couture et de la Mode. Ad aprire la kermesse è stato Off-White, che ha sfilato per la prima volta senza il suo fondatore e direttore artistico Virgil Abloh (deceduto lo scorso Novembre); si sono poi succeduti big del calibro di Dior, Saint Laurent, Balmain, Chloé, Valentino, Givenchy, Balenciaga, Stella McCartney, Andreas Kronthaler x Vivienne Westwood, Miu Miu, Louis Vuitton e Chanel (per citare solo qualche nome), mentre tra i grandi assenti figuravano Mugler, Paco Rabanne e Lacoste. Anche Alexander McQueen ha disertato i catwalk parigini: la collezione del marchio è stata infatti presentata a New York il 15 Marzo. Non sono mancate, invece, la raffinata stravaganza, la teatralità e la creatività a briglia sciolta tipiche dei défilé della Ville Lumière. Ma soprattutto, i riferimenti al drammatico conflitto tra Russia e Ucraina. Un esempio? Balenciaga ha sfilato in un set che riproduceva una bufera di neve, un chiaro rimando alla tragedia vissuta dai profughi ucraini: il direttore artistico Demna Gvasalia, georgiano rifugiatosi in Germania nel 2000, ha vissuto sulla propria pelle quella straziante condizione. Andiamo ora ad esplorare le 10 collezioni che ho selezionato per voi. I brand che le propongono sono (in ordine sparso) Rick Owens, Off-White, Cecilie Bahnsen, Dior, Chloé, Alexandre Vauthier, Givenchy, Giambattista Valli, Balenciaga e Stella McCartney.

 

RICK OWENS

Strobe (questo il suo nome) è una collezione bellissima, sorprendente e avveniristica. La finta nebbia che pervade il set le dona un tocco vagamente alieno. Prevalgono abiti a sirena in stile Old Hollywood e spalline innalzate verso l’ alto come ali in procinto di spuntare. I volumi alternano le linee fascianti delle lunghe gonne alle forme oversize dei capispalla. La serie di evening dress presenti lascia senza fiato: il lamè argentato o color platino si avvolge intorno al corpo in un tripudio di drappeggi e sovrapposizioni, le mantelle rasoterra annodate al collo rievocano un’ eleganza antica, intrisa di mistero. I piumini sono oltremodo teatrali. I modelli corti in vita, molto voluminosi, somigliano a futuribili conchiglie che avviluppano il busto; quelli con l’orlo al ginocchio hanno maniche corredate di strascichi che sfiorano il suolo. La palette cromatica alterna il bianco, il nero e il grigio a tonalità vibranti come il giallo sole, il rosa e l’ arancio in svariate nuance. I look bicromo giallo e azzurro rimandano, con ogni probabilità, ai colori della bandiera ucraina.

GIVENCHY

Una collezione “rock”, che coniuga streetwear e glamour con un risultato profondamente chic. La palette cromatica evidenzia una prevalenza di nero e grigio scuro, intervallati dal viola, dal giallo, dal bianco e dal verde acqua. Nel womenswear trionfano leggins in pelle alternati ad altissimi cuissardes, un leitmotiv della stragrande maggioranza dei look. Lo stile si concentra su due filoni predominanti: miniabito + cuissardes e pantaloni + cappotto rasoterra dalle forme over. Il primo ensemble è arricchito da balze,frange,tessuti a rete, plissé fluttuanti; il secondo esibisce volumi ampi, all’ insegna del comfort, anche se un look viene impreziosito “a sorpresa” da un top in perline argentee. Le maglie ostentano un orlo effetto reggicalze, mentre i jeans, tempestati di perle, si abbinano a dolcevita aderenti come una seconda pelle. E sono ancora le perle, stavolta di grandi dimensioni, a plasmare un choker che ricorre in numerose mise: quasi una versione contemporanea dei celebri “pearl necklace” sfoggiati da Audrey Hepburn (la musa di Hubert de Givenchy) in “Colazione da Tiffany”.

CECILIE BAHNSEN

La prima sfilata parigina di Cecilie Bahnsen sancisce il trionfo di uno stile ormai inconfondibile: abiti e abitini bouffant, maniche a palloncino, fiocchi, ricami, intarsi e lavorazioni cloqué su seta o su tessuti estremamente plasmabili. Il romanticismo etereo dei look si combina con un profondo rigore sartoriale. Texture impalpabili, soavità e trasparenze vengono alternate da balze di volta in volta asimmetriche e scultoree, scolpite in materiali dall’ estrema lucentezza. La consistenza più “plastica” di alcuni look non scalfisce in alcun modo l’ armonia della collezione, che ne risulta, anzi, esaltata. Linee ad uovo e tessuti talmente scintillanti da sembrare hi-tech forgiano abiti perlacei, preziosi come candide rose bagnate di rugiada. La palette è eterogenea: spazia dal bianco al rosa ultra tenue, dal rosso al verde, dal celeste polvere al nero.

DIOR

Il percorso di sperimentazione di Maria Grazia Chiuri si intreccia, come sempre, a quello di svariate protagoniste dell’ arte contemporanea. Non è un caso che al fashion show facciano da sfondo i ritratti, creati da Mariella Bettineschi, delle pittrici più influenti tra il XVI e il XIX secolo. Innanzi ad essi sfilano look che rivisitano l’ heritage Dior coniugandolo con un tripudio di materiali e tecnologie futuribili. La collezione, d’altronde, è stata battezzata “The Next Era” come l’ opera della Bettineschi. L’ eleganza è squisita e fa riferimento ai capi iconici ideati da Christian Dior, come la giacca Bar; Maria Grazia Chiuri la reinterpreta tramite l’ applicazione di un materiale hi-tech (messo a punto nei laboratori di D-Air Lab) che riscalda o mantiene costante la temperatura del corpo. Ritroviamo questo materiale, dalla consistenza plastificata e prevalentemente in tinte fluo, nella maggior parte dei look. Appare a mò di decoro sui corsetti a lacci, sui coprispalle, sui bomber, sui gambaletti, su guanti ascellari che ricordano quelli da moto. L’ effetto è sbalorditivo, un connubio tra alta sartoria e stile sporty. Gonne svasate, plissettate, a corolla, impalpabili abiti in pizzo e ruches acquisiscono un tocco avveniristico grazie a un simile, inedito abbinamento. E’ un leitmotiv che si affianca a un’ ulteriore ricerca della stilista: il ricamo su tessuti inconsueti come la rete tecnica, il nylon, il cashmere. La palette nei toni della terra esalta a dovere anche gli abiti di stampo Rinascimentale, rigorosamente in chiffon, che concludono la sfilata.

CHLOE’

La collezione esordisce con una serie di essenziali capi in pelle (tailleur, biker jacket, trench, pantaloni, gonne, abiti con maniche a palloncino) per poi spaziare tra materiali quali la lana e i tessuti eco-sostenibili. I colori sono avvolgenti, la palette è tipicamente autunnale: predominano il nero, il beige, il marrone, l’ocra, il grigio, il burgundy, che valorizzano adeguatamente pezzi signature del brand come il lungo poncho dal sapore etnico. Il cashmere riciclato dà vita a pull e gonne adornati con disegni di paesaggi naturali (e non), raffiguranti i rischi che corre un mondo noncurante dell’ eco-sistema sul davanti degli outfit e scenari idilliaci, in armonia con la natura, sul retro. La comunità di donne afro-americane Gee’s Band, situata in Alabama, ha realizzato splendide coperte e gilet da sovrapporre ai capispalla con gli scarti di tessuto di Chloé.

OFF-WHITE

Un omaggio festoso e scoppietante all’ indimenticato direttore artistico Virgil Abloh. Lo stile streetwear-glam di Abloh risalta in un mix eterogeneo di pattern (a quadri, a oblò), colori (il giallo, il nero, il beige, il viola, il rosso, il bianco), tessuti (la lana, la felpa, il tartan, l’ eco-pelliccia) e di stili (dagli outfit-lingerie al pull che diventa miniabito, dalle mise sporty con parka e pants da ciclista agli abiti drappeggiati, dal micro top abbinato al piumino alle lunghe gonne con spacco asimmetrico). La collezione include anche la linea di alta moda che Virgil Abloh stava creando, completata in seguito dal suo staff creativo. I look, 28 in tutto, sono un esplosivo connubio di savoir faire sartoriale e suggestioni riferite alla quotidianità (su una borsa, la scritta “More Life” campeggia in bella vista). In chiusura del fashion show sfila un tripudio di abiti da sera nello stile signature di Off-White: gonne rasoterra con miriadi di balze plissé si accompagnano a bomber, felpe con cappuccio, t-shirt psichedeliche o decorate con i personaggi dei cartoon. Trionfano fantasie tie-dye che coinvolgono persino i tailleur pantalone in velluto, e pattern a pois che sembrano stravolti dalle luci stroboscopiche. Il look “da sposa” è potentemente teatrale: la gonna, una nuvola di ruches in tulle, viene sdrammatizzata con un bolerino bianco dal mood streetwear e con un cappello a cloche.

GIAMBATTISTA VALLI

L’ ispirazione abbraccia un periodo di riferimento ben preciso, la fine degli anni ’60. Giambattista Valli è rimasto folgorato da una celeberrima foto (datata 1968) di Henri Cartier-Bresson: una ragazza in microabito bianco siede tranquilla davanti alla Brasserie Lipp mentre un’ anziana signora la squadra con disapprovazione. Sono stati questa nonchalance, questa disinvoltura, questo senso di libertà a catturare l’ immaginazione del designer, che ha pensato ad una collezione impregnata dello stesso spirito dello scatto di Cartier-Bresson. La sfilata esordisce con una serie di abitini lineari, a tinta unita o leopardati, ravvivati da grandi fiocchi e abbinati a collant opachi in colori pastello. I look iniziano progressivamente ad adornarsi di ricami, pizzi, paillettes e grandi balze, ma a quel punto vengono introdotti i pantaloni a zampa tipici della contestazione giovanile, capispalla rasoterra simili ai cappotti afghani di sessantottesca memoria, cuissardes in vernice nera che completano le mise. La sfilata, tuttavia, si conclude con una serie di abiti ultraromantici in puro stile Valli: un abito bianco, con gonna vaporosa e corpetto sexy in pizzo e ruches, avrebbe potuto essere indossato dalla Bardot di “Piace a troppi”, altri outfit sfoggiano un tripudio scultoreo di balze in tulle o linee fluttuanti sancite da un’ enorme rosa rossa (sempre in tulle) appuntata in mezzo al petto.

BALENCIAGA

Una tempesta di neve in un’ enorme sfera di vetro: questo il set della sfilata di Balenciaga. I riferimenti al conflitto tra Russia e Ucraina, nello specifico alla situazione dei profughi, sono evidenti. Lo stesso Demna Gvasalia, direttore artistico della Maison, ha sperimentato quella condizione. A soli 10 anni è fuggito dalla guerra georgiano-abcasa rifugiandosi inizialmente a Odessa, la splendida città portuale nel Sud dell’ Ucraina. Per Gvasalia, quei ricordi rimangono un trauma che l’ attualità ha fatto riaffiorare. Lo stilista ha esitato a lungo prima di mandare in scena la sfilata, ma poi si è persuaso: bisogna resistere, l’ amore deve vincere. Sulle sedie riservate al pubblico ha posato magliette raffiguranti la bandiera ucraina e un foglio contenente le sue riflessioni riguardo al conflitto. La collezione è stata presentata in uno scenario apocalittico, dove i modelli e le modelle venivano sferzati dalla neve e dal vento. Il nero predomina nelle mantelle asimmetriche, nelle tute in svariate declinazioni (senza spalline e comoda, drappeggiata e dai volumi ampi, interamente in latex modello Catwoman), negli abiti midi fascianti, in lana, nei capispalla dalle forme over. Enormi occhiali scuri riparano gli occhi dalla bufera, borse simili a grandi sacchi di plastica custodiscono gli averi dei profughi…A conclusione del fashion show, Gvasalia inneggia nuovamente all’ Ucraina mandando in scena un look maschile in total yellow e un abito turchese incollato al corpo, con lungo strascico.

ALEXANDRE VAUTHIER

Eleganza allo stato puro: una sorta di Haute Couture “depurata” dall’ opulenza e dai massimalismi, ma femminilissima e chic nella quintessenza. I look di Gauthier seducono rientrando a pieno titolo nella quotidianità. Qualche esempio? Il completo da uomo color panna, ampio, con la giacca squadrata e il gilet indossato sulla pelle nuda; i lunghi abiti fluidi, che accarezzano il corpo, cosparsi di micro cristalli o di impalpabili balze; i minidress neri e minimali, bordati di piume; la tuta aderente, leopardata, che sembra un omaggio agli anni ’70; il body interamente ricoperto di paillettes nere e traslucide; l’ ensemble zippatissimo, in vernice rossa, composto dal biker jacket e dalla minigonna, quasi un tributo alla Emmanuelle Seigner di “Frantic”; gli abiti che avviluppano il corpo, con spalline importanti, spacchi e squarci geometrici.  La palette cromatica è essenziale: rosso scarlatto, bianco e bianco sporco, nero, grigio con “scaglie” in black & white, blu navy e print leopardo si alternano, dando vita ad una collezione che conquista con la sua magica seduttività.

STELLA MCCARTNEY

Stella McCartney si ispira all’ opera dell’ artista Frank Stella e sfila al Centre Pompidou, negli spazi dedicati al pittore e scultore originario del Massachussetts. La designer rinviene parallelismi tra il minimalismo di Stella e la sua cifra stilistica; propone outfit dalle linee “pulite”, leggermente over, alternate a volumi a palloncino. Molte stampe dell’ artista vengono riprodotte sui look, originando di volta in volta ipnotici motivi geometrici o un’ esplosione variopinta di forme astratte. I capispalla sono ampi e squadrati, con le spalle importanti, le tute assumono declinazioni innumerevoli: in maglina a coste e total lilla, modello denim con tasche molteplici e rifiniture a vista, in total black e adornate di lunghe frange metalliche. Le forme a palloncino ricorrono, plasmando outfit celebratissimi dalla stampa. Un abito bouffant, con la gonna fitta di plissettature, sembra prender vita dal reggiseno di un bikini, abiti balloon in pelle sfoggiano maniche che, fissate sulla spalla con una ruche, si aprono a sbuffo lasciando le braccia scoperte. Ma proprio di vera pelle si tratta? Impossibile, dato che stiamo parlando di una paladina della moda sostenibile: Stella McCartney utilizza un tessuto ricavato dalle bucce d’uva. Il risultato è una finta pelle perfetta e in tutto e per tutto eco-friendly.