Equinoxe de Chanel: la magia dell’ Autunno racchiusa in una splendida collezione make up

 

L’Equinozio d’Autunno  è già alle nostre spalle, ma la natura raggiunge solo ora i suoi picchi di bellezza: il caldo imperante, fino a poco tempo fa, le impediva di tingersi dei meravigliosi colori che caratterizzano questo periodo dell’anno. Un periodo che Gabrielle Chanel, peraltro, adorava. Non è un caso che sia stata ispirata proprio dall’ Autunno e dalle sue cromie al momento di creare i suoi leggendari capi in velluto e in tweed, o il knitwear “rivoluzionario” che liberava il corpo femminile. Le tonalità del foliage, punta di diamante della palette stagionale, riappaiono oggi nella collezione make up Equinoxe de Chanel ideata dallo Studio di Creazione Maquillage della Maison. A predominare sono sfumature colte nei precisi istanti del passaggio dall’Estate all’Autunno, quando gli ultimi raggi di sole lambiscono un fogliame già cromaticamente orientato verso la nuova stagione. Quegli attimi sospesi nel tempo sprigionano una magia ineguagliabile: Equinoxe di Chanel se ne appropria e la profonde in una serie di prodotti che inneggiano all’ Autunno e al suo splendore.

 

 

Speciali formule nutrienti, polveri e pigmenti ad alta concentrazione si alternano e fondono in una collezione che magnifica i rossi, i beige, i viola, i marroni e i granata tipicamente autunnali, una serie di colori impregnati di profonda suggestività. La collezione risulta incantevole anche nel packaging: alcune confezioni esibiscono la lussuosa texture laccata in nero con il logo della doppia C, altre si declinano in materiali come il vetro tingendosi di un seducente nero dégradé. E’ il caso di Ombre Première Libre, un ombretto in polvere libera e impalpabile che diventa cremosa dopo l’applicazione. I suoi molteplici pigmenti si combinano con particelle madreperlate dando origine a sei tonalità vibranti, intrise di bagliori e di riflessi satinati. I colori che lo contraddistinguono sono Sycomore (un beige avvolgente), Chêne Brun (marrone intenso), Cèdre Cuivré (rame), Acacia (Terra di Siena bruciata), Bois d’Amarante (rosso granato) e Mûrier Noir (un profondo viola).

 

 

I fard Douceur d’Equinoxe, concepiti con l’intento di replicare gli splendidi chiaroscuri autunnali, esaltano un connubio di colore e luce ricco di fascino. Radiosità, luminosità ed effetto bonne mine sono i loro punti di forza: declinati in un duo di tonalità perfettamente armoniche, entrambi esaltano gli zigomi e le guance con un velo di colore. L’eleganza che emanano coinvolge anche le cialde dei prodotti, impreziosite da uno sfondo in “basso rilievo” di foglie morte su cui si staglia la doppia C; è un inno all’ Autunno e, al tempo stesso, alla perpetua bellezza dei cicli stagionali. I duetti cromatici in cui Doucer d’Equinoxe viene proposto sono Beige et Corail (beige più un corallo delicato) e Beige Rosé et Mauve (beige virato al rosa più malva): il primo dona un’intensità vibrante al colorito, il secondo accende il viso di un impalpabile splendore.

 

 

L’iconico rossetto Rouge Coco Bloom sfoggia sei nuance inedite appositamente pensate per questa collezione. Le sue doti, tuttavia, rimangono invariate: idratante, rimpolpante, brillante e raffinatissimo, vanta una speciale formula che fonde i pigmenti ad alta intensità con gli oli nutrienti e le cere naturali – mimosa, girasole e jojoba – del complesso Hydraboost. Il risultato è spettacolare; il colore si mantiene a lungo inalterato sulle labbra, che appaiono morbide, irresistibilmente volumizzate e ricche di lucentezza. Le sfumature di cui si tinge Rouge Coco Bloom richiamano le cromie dell’Equinozio e spaziano dalle tonalità tenui a quelle più calde e intense: spiccano il corallo, il rosa delicato, il Terra di Siena bruciata, affiancati dal rosso vivido e da un penetrante bordeaux. I loro nomi sono 150 Ease de Chanel (un mix di nude e rosa caldo), 152 Sweetness (rosa antico), 154 Kind (Terra di Siena bruciata), 156 Warmth (rosso vivido), 158 Bright (un rosso vibrante ma più scuro del precedente) e 160 Wild (rosso granato).

 

 

La collezione dedica allo smalto per unghie delle tonalità altrettanto affascinanti; Le Vernis, un’altra icona della Maison Chanel, esibisce un vibrante color arancio e un ammaliante Terra di Siena bruciata per simboleggiare il passaggio dall’ Estate all’ Autunno sancito dall’ Equinozio. 163 Eté Indien, vivace, rimanda alla spensieratezza estiva, mentre 165 Bois des Iles ostenta una nuance che rievoca la terra e il suo assopimento autunnale. E’ proprio in questo dualismo che risiede il fascino di Equinoxe de Chanel: ogni suo colore celebra la transizione tra la seconda e la terza stagione dell’anno, quell’attimo sospeso in cui si compenetrano e avvicendano due cicli della natura. Sono istanti preziosi; l’armonia cosmica tocca il suo apice, la notte e il giorno raggiungono un equilibrio perfetto, il creato inizia la sua metamorfosi per affrontare la nuova fase stagionale. Equinoxe de Chanel è un’ode alla magia di questa ciclicità perenne e al periodo in cui la natura si ammanta dei colori più stupefacenti: non stupisce che l’Autunno fosse la stagione preferita di Gabrielle Chanel.

 

 

Photo courtesy of Chanel Press Office

All photos are Copyright Chanel

 

Gabrielle “Coco” versus Elsa

Questo slideshow richiede JavaScript.

 

” (…) la competizione con l’ Altra si consuma nello stesso quartiere, negli stessi locali, spesso sulle pagine delle stesse riviste, “Vogue” e “Harper’s Bazaar” in testa. Ma anche su “Femina” e “Minerva” i titoli dedicati alle due sono partite di ping-pong, così se “Chanel lancia uno splendido vestito in jersey verde scuro”, “Schiaparelli crea un abito di ciniglia rossa per la sera”; a “una creazione di Chanel per la sera con la fodera di satin bianco ricoperto di una cascata ricamata in perle”, Schiaparelli risponde con colori accesi come il blu pervinca, il blu lavanda, il verde lattuga, uno sfrontato arancione. Chanel, sacerdotessa della semplicità, disegna abiti da sera blu elettrico, lontani dal consueto monocromatismo del beige, dei neri, dei bianchi e ci aggiunge perle, paillettes, frange, ricami. “La collezione di Elsa Schiaparelli basta a mettere in crisi il vocabolario” scrivono i giornali. Elsa non fa molto per essere simpatica alle giornaliste, ma sa costruire la sua immagine, anche se non ama “essere costretta ad assumere il ruolo di enfant terrible dell’ alta moda francese, per distinguersi dai suoi colleghi che, a eccezione di Chanel, sono reticenti e controllati nei contatti con la stampa”. (…) Ormai il conflitto è di dominio pubblico e si trasferisce su ogni sfilata, per Schiaparelli una complessa mise-en-scene di corpi in movimento, per Chanel un’ ordinata sequenza di abiti e “modelle che incedono a testa alta, spalle indietro, fianchi in avanti, una mano in tasca e l’ altra che tiene un cartoncino con il numero del modello”. Durata massima: trenta minuti. “

 

Paola Calvetti, da “Le Rivali. Dieci donne di talento che hanno cambiato la storia”

 

 

 

 

 

Foto: Coco Chanel posa in piedi via Chariserin from Flickr, CC BY 2.0 , Elsa Schiaparelli posa in piedi via Kristine from Flickr, CC BY-NC 2.0 , Coco Chanel mezzobusto by Justine Picardie, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons, Elsa Schiaparelli mezzobusto via Kristine from Flickr, CC BY-NC 2.0

 

 

Il focus

 

Su VALIUM, la celebrazione delle meraviglie dell’ Inverno prosegue indefessa. Non è un caso che oggi i riflettori si accendano su un anello che possiede tutta la grazia di un cristallo di ghiaccio. E’ stato battezzato Anello Virna (più avanti scopriremo il perchè)  e appartiene alla collezione Autunno Inverno 2020/21 di uno dei brand di bijoux più interessanti del “made in Italy” attuale: Ecole d’ Anaïs. Monica e Luca hanno aperto il loro laboratorio artigianale a Coriano di Rimini, in Romagna, dove producono una bigiotteria che non ha nulla da invidiare ai gioielli più preziosi. Perchè i monili che creano raccontano storie, descrivono esperienze, connettono mirabilmente il savoir faire manuale con l’ anima. Riguardo ai materiali, Ecole d’Anaïs si avvale della terra e del metallo, che vengono smaltati, fusi e forgiati fino a diventare ottone e ceramica. Dopodichè, la placcatura in oro 24 Kt dona il tocco finale a capolavori che coniugano un fascino d’altri tempi con la più vibrante modernità. Ogni collezione (per l’ Autunno Inverno Monica e Luca ne hanno lanciate quattro) racchiude una magia tutta propria. La lavorazione finissima viene esaltata e valorizzata al massimo dall’ utilizzo delle pietre preziose, il design è ornamentale ma senza eccessi: quel tanto che basta a rendere il gioiello assolutamente speciale. Non stupisce che determinati bijoux si ispirino, e siano dedicati, a dive divenute icone per la loro unicità, per il loro carisma incomparabile: due nomi su tutti? Virna Lisi e la “Divina” Greta Garbo, omaggiate con anelli che raggiungono l’ apice dell’ eccellenza artigianale. Ho scelto di parlarvi dell’ Anello Virna, un tributo alla grande attrice marchigiana che conquistò Hollywood e che rimane un indiscusso esempio di classe, talento e versatilità (recitò nei più svariati ruoli e non ebbe mai paura di imbruttirsi per il grande schermo).

 

 

L’ anello con cui Ecole d’Anaïs la celebra è incluso nella collezione Le temps perdu ed è un’ autentica creazione da sogno. In ottone placcato oro 24Kt, esibisce una stupefacente lavorazione arabescata a traforo e un taglio cabochon realizzato in rilievo. La pietra di cristallo che lo sormonta si declina in tre colori mozzafiato: Lait Menthe (un menta tenue), Blanc (un bianco luminoso) e Nuit (un blu notte-nero iper chic).

 

L’ Anello Virna è di una preziosità incredibile, affascinante e raffinatissimo nella manifattura: sarà che le stesse caratteristiche (fascino, preziosità e raffinatezza) appartenevano anche a Virna Lisi, ma sono sicura che l’ anello creato in suo onore da Ecole d’ Anaïs le sarebbe piaciuto immensamente. Potete acquistarlo nel sito del brand insieme a tutte le altre creazioni di Monica e Luca.

 

 

 

Foto di Virna Lisi (dall’ alto verso il basso): oneredsf1 via Flickr, CC BY-NC-SA 2.0oneredsf1 via Flickr, CC BY-NC-SA 2.0  e oneredsf1 via Flickr, CC BY-NC-SA 2.0

 

Alighieri: i gioielli ispirati alla “Divina Commedia” di Rosh Mahtani

 

Il panorama dei brand di jewellery si fa ogni anno più interessante. Tra i marchi nati di recente, originali e sempre al passo con i tempi, il nome di Alighieri risalta decisamente. Fondato a Londra nel 2014 dalla designer Rosh Mahtani, si ispira – come suggerisce il nome – a Dante Alighieri e alla “Divina Commedia”, la sua somma opera letteraria. Ogni gioiello è un riferimento a ciascuno dei 100 canti che compongono il poema: non è stato difficile attingere a questo vasto materiale ispirativo. Le tre Cantiche di Dante, l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso, debordano infatti di mostri, demoni, dei pagani, beati, personaggi mitologici, storici e biblici. Rosh Mahtani, londinese di nascita ma cresciuta in Zambia, ha dichiarato che, mentre leggeva l’opera, ha improvvisamente immaginato queste creature forgiate in oro. Ha fantasticato che le circondassero il collo, che si dirigessero verso le sue dita tramutandosi dapprima in collane e ciondoli, poi in anelli mozzafiato.

 

Dante and the Lion necklace

La stilista di gioielli, residente a Londra, ha plasmato il proprio immaginario sugli studi di francese ed italiano che ha seguito all’ Università di Oxford. Nel 2012, dopo essersi laureata, per lei è stato naturale rifarsi alle opere letterarie che l’avevano conquistata; la “Divina Commedia” era una di queste. Alla sua collezione dantesca ha lavorato ininterrottamente per due anni, ideando le creazioni soprattutto di notte. Priva di un background formativo nel settore della gioielleria, Rosh ha tramutato quello che potrebbe essere considerato un ostacolo in opportunità: l’ apparente imperfezione è la cifra stilistica del suo brand e riflette mirabilmente le manchevolezze dei personaggi della “Divina Commedia”, irrisolti e tutto fuorchè “vincenti”. Ma è proprio questo dettaglio che ha stimolato la fantasia della designer. Il viaggio di Dante l’ ha appassionata. Le sue avventure turbolente, i paesaggi accidentati popolati da creature malconce l’hanno conquistata letteralmente. Nella “Divina Commedia” viene concesso molto spazio al concetto di “errore”, ma è proprio l’errore che permette di crescere. E così anche i gioielli di Alighieri, distanziandosi da una perfezione artificiosa e poco autentica,  si fanno interpreti di un’ evoluzione stilistica contraddistinta da un’ estetica oltremodo accattivante.

 

 

Vincitrice del Queen Elizabeth II Award 2020 for British Design, un premio istituito dalla Regina Elisabetta II in persona, Rosh Mahtani abbraccia da sempre la causa eco. Non è un caso che abbia poggiato le fondamenta di Alighieri su una serie di valori etici e all’ insegna della sostenibilità. L’ attenzione per l’ ambiente, la lotta contro lo spreco e l’ incremento del commercio locale costituiscono le priorità del brand. Una parola d’ordine, poi,  risalta su tutte: gentilezza. Sia nei confronti del prossimo che di ciò che ci circonda.

 

 

Tra le collezioni di Alighieri spicca una linea, “The Lion Club”, ispirata allo spaventoso Leone che Dante incontra nella Selva Oscura. Il Sommo Poeta si imbatte nella belva (allegoria della superbia o della violenza tout court) nel Canto I dell’ Inferno: la bestia feroce è talmente minacciosa, talmente affamata che, se non ci fosse Virgilio a rincuorarlo, Dante interromperebbe subito il suo viaggio. Prendendo il Leone come spunto, Rosh Mahtani ha creato splendidi medaglioni ed orecchini in bronzo placcato oro 24 carati e in argento sterling, tutti realizzati a mano. I gioielli della linea sono un incitamento al coraggio necessario nella vita. Il Leone appeso al collo, o ai lobi delle orecchie, ci ricorda che le paure vanno tassativamente affrontate a testa alta.

 

The Lion earrings 2.0

The Lion and the onyx necklace

The Snow Lion and the Baroque necklace

Il medaglione del Leone, creato cinque anni orsono,  è uno dei primi pezzi lanciati da Alighieri. Rappresenta quindi una pietra miliare nella storia del brand ed è compreso in una “core collection” che include gioielli divenuti delle vere e proprie icone: qui di seguito, ve li mostro sotto forma di slide. Va ricordato che, oggi, Alighieri è ampiamente distribuito a livello mondiale. Vanta oltre 80 boutique internazionali e i suoi bijoux, oltre che nel sito ufficiale del marchio, possono essere acquistati su Matchesfashion.com, Net-à-porter.com e Libertylondon.com.

 

Questo slideshow richiede JavaScript.

La Core Collection (puntate il cursore sulle singole foto per leggere il nome dei gioielli)

 

 

 

 

Barbie diventa una MAC Maker e firma un lipstick per MAC

 

Ha 61 anni appena compiuti – ma non li dimostra, vedi foto – e per il suo compleanno, Barbie si è fatta un regalo d’ eccezione: una collaborazione con MAC Cosmetics. La bambola cult di Mattel è la new entry di MAC Maker, la collezione di lipstick che porta la firma delle più celebrate icone e influencer internazionali. Qualche nome per darvi un’idea del team che ha preso parte all’ iniziativa? La cantante brasiliana Iza, la blogger e make up artist Natalina Mua, la beauty e fashion influencer Rosy McMichael, la modella e beauty influencer Nour Arida, l’attrice filippina Maine Mendoza, la pattinatrice sul ghiaccio Tessa Virtue, la presentatrice TV colombiana Maleja Restrepo e molte altre celeb ancora (15 in tutto), tutte accomunate dalla passione per il make up. Per MAC, ognuna di loro ha creato un rossetto in una shade e in un finish speciali, indicativi della propria essenza. All’ appello non è mancata Barbie, influencer globale con un profilo Instagram, @barbiestyle, seguito da 2,1 milioni di follower: chi più di lei, icona senza tempo, potrebbe fregiarsi del titolo di MAC Maker? Il lipstick che ha ideato è inconfondibile. La nuance che sfoggia è il suo marchio di fabbrica, un rosa bubblegum a base fredda, coniugato con un finish matte e una texture cremosa che accentuano la coprenza del rossetto. Il valore aggiunto di quel rosa è duplice: oltre ad essere la tonalità preferita da Barbie, rappresenta una gradazione universale. Si intona con qualsiasi carnagione, con qualsiasi colore di capelli. @Barbiestyle – questo il nome della creazione dell’ eroina Mattel – è racchiuso in un prezioso tubetto dorato, e il packaging che affianca il fucsia all’ oro, sontuoso e iper femminile, rispecchia in pieno la personalità dell’ influencer più conosciuta al mondo.

 

 

Anche perchè, sia detto per inciso, Barbie tramuta in oro tutto ciò che tocca. Non c’è che dire: l’ultima (ma non per importanza) arrivata tra le MAC Maker ci stupisce ancora una volta per il suo formidabile eclettismo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vivienne Westwood & Burberry, quando “heritage” fa rima con “British”

 

Annunciata mesi fa, era attesissima. E in questi giorni è stata finalmente lanciata: Vivienne Westwood & Burberry, la collezione in limited edition scaturita da una sinergia tra Riccardo Tisci, Vivienne Westwood e Andreas Kronthaler, campeggia ora nei flagship Burberry di Londra e di innumerevoli metropoli internazionali. Per “raccontarla” in sintesi, potremmo definirla l’ incontro tra due heritage iconici. Il glorioso archivio Punk di Vivienne Westwood viene reinterpretato, infatti, in connubio con lo storico motivo check di Burberry, instaurando un trait d’ union tra due veri e propri pilastri dello stile britannico. Due stili a contrasto, ma non inconciliabili: è dalla loro fusione, anzi, che nasce il prorompente appeal di questa capsule. Il mood sovversivo del Punk (avete notato, a proposito, come questa settimana gli articoli di VALIUM si snodino all’ insegna di un fil rouge ben preciso?) si intreccia con la tradizione e il mix che ne risulta è un’ esplosiva combinazione di passato e futuro. In linea con l’ imprinting unisex che caratterizzava il Punk, la limited edition celebra capisaldi dello stile Westwood come il minikilt, le maxizeppe stringate,  la t-shirt con lo slogan, il basco cosparso di spille, gli enormi colli a punta, che adottando il pattern tartan di Burberry sfoggiano un twist del tutto inedito. Associata a una magnifica campagna pubblicitaria scattata da David Sims, Vivienne Westwood x Burberry nasce con l’ intento di sostenere Cool Earth, associazione no profit che si batte contro la deforestazione e i cambiamenti climatici: una causa abbracciata dalla “Mother of Punk” ormai da tempo. Nelle foto, alcuni pezzi chiave della capsule (per ammirarla per intero, cliccate qui).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NARS Audacious Lipstick Palette, audacia cromatica moltiplicata per tre

 

Ricordate NARSissist Wanted, la deliziosa palette occhi lanciata da NARS? VALIUM ne ha parlato qualche settimana fa (rileggi qui il post) e, come promesso, si accinge ora a presentarvi gli iconici, audaci kit che il brand dedica alle labbra. “Audaci” o, per meglio dire, “Audacious”: il loro nome è proprio Audacious Lipstick Palette.  Stavolta NARS propone un trio di tavolozze-colore nei toni base del nude, del rosso e del viola declinati nelle loro nuance più sbalorditive. Ogni palette contiene sette shade, tutte contraddistinte da una texture impalpabile e cremosa. Il finish è satinato, la copertura totale. L’alta concentrazione di pigmenti dà vita a cromie decise, piene, sature. Ma l’audacia di queste palette non risiede solo nel nome: le gradazioni che le compongono sono state create apposta per favorire ardite sperimentazioni. Ciascun colore può essere utilizzato sia da solo, che in un’ incredibile varietà di stratificazioni e di miscele. “Osare” è una parola d’ordine, il coraggio di non passare inosservate un must. Da rispettare con il piacere di creare, in prima persona, dei mix cromatici straordinari per intensità e del tutto inediti. Non è finita qui: NARS non cessa mai di stupirci, e ha appena lanciato una grintosissima Holiday 2018 Collection. Per il momento, vi dico solo che è un’ ode spassionata al Punk…Ma la scopriremo insieme ben presto. Di seguito trovate, invece, un close-up sulle tre Audacious Lipstick Palette e sulle loro rispettive nuance.

WILD THOUGHTS evidenzia affascinanti gradazioni focalizzate sul viola. Esordisce con un viola erica, quasi un rosa, per poi declinarsi in shade che spaziano dal porpora al bordeaux passando per il lilla. Da sinistra a destra, ecco i nomi del suoi sette colori:  Berry-Claudia, Berry-Stefania, Berry-Janet, Berry-Vera, Berry-Dominique, Berry-Fanny, Berry- Ingrid.

FORGET ME NOT porta un nome che è tutto un programma. Il tono predominante è il rosso, proposto in gradazioni molteplici e decisamente “bold”: si inizia con un rosso chiaro brillante per poi esplorare nuance lampone, rubino, prugna. Sempre da sinistra a destra potete ammirare Red-Geraldine, Red-Lana, Red-Annabella, Red-Carmen, Red-Rita, Red-Bette, Red-Liv. Tutti nomi che ricordano, forse non a caso, grandi icone del cinema e della musica.

SUPER WANTED sfoggia, invece, sette avvolgenti sfumature di nude. Le sue declinazioni abbracciano sia i toni rosati che quelli più virati al beige, culminando in un marrone intenso. I loro nomi? Nude-Raquel, Nude-Julie, Nude-Juliette, Nude-Anita, Nude-Vanessa, Nude-Barbara, Nude-Deborah. I rimandi a celebri dive sono, anche in questo caso, inevitabili. Se di omaggio si tratta, è uno splendido tributo a tinte vivide e all’ insegna – ça va sans dire! – dell’ audacia.

 

 

 

Peggy Moffitt, icona 60s tra Pop Art e “bowl cut”

 

Quando si parla di “bowl cut”, uno dei tagli di capelli più cool delle ultime sfilate, la mente torna al suo iconico look: Peggy Moffitt, top model degli Swinging Sixties, ne fece un inconfondibile signature style. Un make up occhi di ispirazione Kabuki, la chioma scolpita da Vidal Sassoon in persona, Peggy abbinava al rigore geometrico del “five point” – l’ altro nome che fu dato al taglio – mise coloratissime, ma lineari e dense di richiami Op. Lo stile che sfoggiava, d’altronde, viene considerato autentica Pop Art. E pensare che i suoi esordi la videro alle prese più con i ciak che con l’obiettivo fotografico:  nata a Los Angeles, classe 1940, la futura top debuttò come attrice nel 1955 prima di approdare nelle fascinose brume parigine. Fu proprio nella Ville Lumière che ebbe inizio la sua liason con la couture, e da allora Peggy Moffitt si dedicò alla carriera di modella senza disdegnare comparsate nei film. Quando gli anni ’50 lasciarono il posto ai rivoluzionari Sixties, complice il suo ruolo di musa del designer Rudi Gernreich,  la fama di Peggy cominciò a decollare: Gernreich era un precursore, fu il primo a proporre creazioni unisex ampiamente declinate in plastica e in vinile, ma il suo spirito avantgarde si identificò indissolubilmente in un costume da bagno “topless” chiamato monokini.  Lo lanciò nel 1962, nel pieno di un’ era che inneggiava alla libertà in ogni sua forma, e su consiglio di Diana Vreeland lo fece immortalare in scatti ad opera di William Claxton, marito di Peggy Moffitt e membro del trio inseparabile che lo vedeva a fianco di Gernreich e della sua musa.

 

Peggy Moffit in uno scatto di William Claxton

Le foto che ritraggono Peggy in monokini sono oggi dei cult, testimonianze di un mood ribelle che negli anni ’60 coinvolse ad ampio spettro anche la moda. Ma il set fotografico è una costante che ritorna, per l’ iconica modella, nella pellicola “Blow up” di Michelangelo Antonioni, dove appare tra le protagoniste dei photo shoot scattati da Thomas/David Hammings. Nel 1967 fu suo marito William Claxton a dirigerla: il corto “Basic Black”, archetipo dei futuri fashion film, rientrò tra le opere della mostra intitolata The Total Look: The Creative Collaboration Between Rudi Gernreich, Peggy Moffitt and William Claxton con cui il Los Angeles Museum of Contemporary Art’s Pacific Design Center omaggiò negli anni ’80 il trio creativo. La figura di Peggy, emblema di una vera e propria svolta epocale, continua ad essere una fonte di ispirazione inesauribile: non è un caso che la rock band The Handcuffs e musicisti come Boyd Rice e Giddle Partridge le abbiano dedicato, rispettivamente, il proprio album di esordio e una limited edition in vinile.

 

 

I fashion show dell’ Autunno/Inverno 2017/18 e i più famosi hairstylist celebrano, inoltre, il “bowl cut” di Peggy Muffitt rivisitandolo in innumerevoli versioni. Una su tutte? Quella esibita dalla top ucraina Irina Kravchenko in passerella e nell’ advertising campaign di Anteprima. Ma il celebre taglio geometrico fu oggetto anche di un’ indimenticabile “citazione” sul catwalk parigino della sfilata AI 2008/2009 di Saint Laurent e viene riproposto dalle celeb di continuo: l’ hanno sfoggiato (tra le altre) Linda Evangelista, Agyness Deyn, Lady Gaga e, last but not least, persino la nostra Alessandra Martines nella saga fantasy TV “Fantaghirò”.

 

AI 2008/09: il bowl cut di Saint Laurent

AI 2017/18: il bowl cut di Irina Kravchenko per Alexander Wang

 

Foto di Peggy Moffitt via Kristine from Flickr, CC BY-NC 2.0