Los Angeles e l’arte della perfezione

 

” La gente oggi prova sconcerto all’ idea che si possa essere innamorati di una città, soprattutto se la città è Los Angeles. La gente pensa che uno dovrebbe innamorarsi di altre persone o del proprio lavoro o della giustizia. Ho amato persone e idee in diverse città e ho imparato che gli amanti che ho amato e le idee che ho sposato dipendevano da dove mi trovavo, da quanto freddo faceva e da cosa dovevo fare per riuscire a sopportarlo. Sopportare L.A. è facilissimo, che è la ragione per cui è praticamente inevitabile che ogni sorta di idea venga messa in atto, per non parlare degli amanti. Anche se nello scompiglio si perde la sequenza logica. L’arte dovrebbe stabilire parametri di organizzazione e di struttura, ma non sono cose che trovi nella California del Sud. Ci hanno provato. E’ complicato essere davvero seri se si è in una città che non riesce nemmeno a tirare su un grattacielo per paura che la terra un giorno si sollevi e faccia crollare quel coso per intero in testa alla gente. E’ così gli artisti a Los Angeles non hanno l’ entusiasmo bruciante che ci si aspetta da loro. (…) I miei amici a New York iniziano a fare su e giù per la stanza irritati al solo ricordo del piacere irrazionale che si prova con le meraviglie simili a nuvole di Larry Bell. (…) L’idea di una “comunità artistica” svanisce nella lentezza dei giorni. (…) Quando negli anni cinquanta la Ferus Gallery iniziò a mostrare l’arte di Los Angeles al resto del paese, la scena artistica di New York osservò che tutti sembravano ossessionati dalla perfezione. Le cornici dovevano essere perfette, e pure il retro delle cornici. Lo definirono il “Finish Fetish”. Come i Beach Boys, per i quali ogni accordo doveva cadere dal cielo in nuvole uniformi. Il rock’n’roll a L.A. ci prova anche oggi a non essere così magnifico, a essere trasandato e appassionato, ma non funziona. Linda Rondstandt, gli Eagles e Jackson Browne non fanno paura a nessuno. Come l’arte della vecchia Ferus, il rock’n’roll di L.A. è semplicemente perfetto. “

 

Eve Babitz, da “Slow Days, Fast Company (il Mondo, la Carne, L.A.)

Maggio

 

“Duro è il cuore che non ha mai amato in maggio.”
(Geoffrey Chaucer)

 

Benvenuto al mese di Maggio, il più magico della Primavera. La natura è ormai sbocciata in pieno, la luce predomina, l’aria è tiepida. Tornano le rondini e la sera arriva sempre più tardi. Maggio è un periodo di transizione tra la Primavera e l’ Estate: ci conduce per mano, quasi danzando, verso il Solstizio del 21 Giugno. Personalmente è un mese che adoro. Abbonda di fiori e di verde, risuona del cinguettio degli uccelli…esplode di un tripudio di colori. Maggio gode del presente, della sferzata di vita che ci regalano la flora e la fauna in festa. L’ Estate torrida e pigra è ancora lontana, il profumo delle rose impregna l’atmosfera. I sentieri di campagna, sorvolati dalle farfalle, ci addentrano nel bel mezzo di una fiaba. A Maggio l’amore trionfa: ci si sposa, ma soprattutto ci si innamora. Perchè la sua aria inebriante, come una sorta di incantesimo,  è un autentico invito ad aprire il cuore. Nell’ antica Roma Maggio era Maius, il mese consacrato a Maia, dea della fertilità e incarnazione della grande madre Terra. Il suo nome contiene infatti la radice “Ma” di “Madre” e deriva da “Maius”, ovvero “abbondante”. Il 1 Maggio si svolgeva il rituale a lei dedicato: i flàmini (sacerdoti) del dio Vulcano, il consorte della dea, per onorare Maia sacrificavano una scrofa in gestazione. Il rito aveva una valenza propiziatoria, auspicava che la Terra elargisse frutti in abbondanza; non a caso anche il termine “maiale” (“maialis” in latino) proviene dal nome della divinità romana. La dea veniva invocata a protezione del raccolto, del bestiame e delle attività agricole. Con l’ avvento del cristianesimo, Maggio divenne invece il mese mariano per eccellenza. L’ associazione con la Beata Vergine Maria fu sancita  nel XVIII secolo su proposta di un gesuita, Annibale Dionisi, anche se pratiche devozionali che collegavano Maggio alla Madonna erano presenti sin dal Medioevo. Ma quali sono il look e l’accessorio che ho scelto per omaggiare questo mese? Potete ammirarli negli scatti che allego all’ articolo. Un tocco di magia bucolica fa da filo conduttore. L’ abito lungo ed impalpabile (a sinistra nella foto di copertina), in tulle color cielo, ha grandi maniche a sbuffo, il punto vita drappeggiato e sfoggia una raffinata fantasia floreale. Il maxi dress in georgette (a destra) è impreziosito da una floral print nei toni dell’ indaco. Ha una scollatura con coulisse, maniche lunghe a sbuffo e la gonna sottolineata da due file di ruches effetto balze; una cintura nello stesso tessuto dell’ abito cinge romanticamente la vita. Entrambi i look fanno parte della collezione Primavera Estate 2022 di Luisa Beccaria. Una collezione dal nome evocativo: è stata infatti battezzata “Mythical Path”

 

 

L’ accessorio del mese è un pezzo iconico della collezione Primavera Estate 2022 di Alberta Ferretti: un cappello in rafia con la tesa larga e lievemente incurvata verso il basso. Chic e poetico al tempo stesso, questo cappello è già un cult. Perfetto per Maggio in ogni sua sfaccettura così come per i due look eterei griffati Luisa Beccaria.