Il Focus

 

Giallo come il sole, luminoso come la sua luce e maestoso come il suo splendore: questo abito, incluso nella collezione di Alta Moda Primavera Estate 2023 di Georges Hobeika, sembra inneggiare all’astro infuocato. Il décolleté viene esaltato dalla profonda scollatura a V di un top sceso sulle spalle, pervaso di drappeggi come il nodo che lo unisce ad una gonna lunga ed impalpabile. Una cascata di decori, a metà tra le lingue di fuoco e gli ornamenti floreali in 3D, ricade sulle braccia della modella dando l’illusione che si tratti di piume. Il look è monocromo: le decollété in raso con cinturino ostentano lo stesso color “sole” dell’abito e gli orecchini, i cui pendenti sono lunghi fino a sfiorare il seno, scintillano di aurei bagliori.

 

 

Appartenente alla collezione Small Talks, un’ode alle relazioni (siano esse familiari o amichevoli) che tengono in piedi la nostra vita, questa creazione lascia senza fiato. Celebra la collaborazione tra Georges Hobeika e suo figlio Jad, fortemente ispirati dagli archivi della Maison, evidenziando una magnificenza cromatica e un savoir faire senza pari. Ciò che affascina è il potere evocativo del look, coniugato con un’allure seducente e un’opulenza decorativa mai ridondante, bensì sinonimo di fascino puro: nonostante il caldo spossante di questi giorni, mai un abito era riuscito a farci tanto amare il sole.

 

 

 

Gucci Aria, la collezione che celebra il 100simo del brand fiorentino

 

Gucci: compie 100 anni: è passato un secolo da quando Guccio Gucci, durante un’ esperienza lavorativa all’ Hotel Savoy di Londra, rimase talmente colpito dai lussuosi bagagli degli avventori da decidere di tornare a Firenze per aprire un negozio di guanti, valigie e articoli di pelletteria. Da allora, il marchio fiorentino è diventato uno dei più celebri al mondo e un’ icona indiscussa del Made in Italy. Alessandro Michele, l’ attuale direttore creativo del brand, ne ripercorre la storia in occasione di questo specialissimo anniversario: la collezione Autunno Inverno 2021/22, “Aria”, rappresenta un pregnante excursus sul percorso della Maison e sul suo heritage. Michele approfondisce svariate tappe, le più iconiche, associate all’ evoluzione di Gucci; il designer se ne appropria, le reinterpreta, le rielabora attraverso un mix and match denso di contaminazioni. La sua cifra eccentrica e inconfondibile funge da leitmotiv a look e a stili che rivisita senza un preciso ordine cronologico. E’ il concetto di “appeal” a governare questa rilettura, una sorta di indagine sulle suggestioni sprigionate da certi cult, su un’ estetica irresistibile che si è saldamente imposta nell’ immaginario collettivo. Alessandro Michele riflette sul centenario successo di Gucci e sui suoi “perchè”. Le risposte sorgono immediate: Gucci è un marchio che esercita un’ attrazione potente, un fascino quasi di tipo erotico sulle persone. Da queste considerazioni scaturiscono le rielaborazioni operate dal designer. Se dovessimo rintracciarne un fil rouge, potrebbe essere l’ iconicità: quella del passato e quella del futuro, declinata in capi, stampe, stili e accessori che hanno fatto la storia, e che continueranno a farla, in un moto inarrestabile. E’ un omaggio e un intento al tempo stesso, quello che Michele attua nei confronti di Gucci. L’ intento, concretizzatosi sin dal suo debutto alla direzione creativa, riguarda la prosecuzione del percorso che ha fatto proprio dell’iconicità uno dei punti di forza della Maison. “Aria” lo dimostra rivisitando ampiamente il tema equestre, supremo emblema dell’ heritage di Gucci, che acquista un tocco fetish (per riallacciarsi, forse, al concetto di “appeal erotico”) arricchito com’è da cinghie, frustini sadomaso, imbracature in pelle. Sui cappelli da fantino appare la scritta “Savoy Club”: un richiamo all’ Hotel Savoy, dove il brand fu “concepito”, che viene declinato in una location più squisitamente contemporanea.

 

 

I look di “Aria” sfilano in un tripudio di citazioni (anche inerenti alla cifra stilistica dello stesso Michele): piume di marabù, “luccicanza” a profusione, colletti appuntiti e inamidati, stampe iconiche come la Flora e la GG Supreme, bustier in bella vista, sensuali abiti in rete da cui traspare un’ altrettanto sensuale lingerie, e poi mantelle, capi cult di Balenciaga (uno su tutti? I leggins della Primavera Estate 2017) per celebrare il recente ingresso del brand nel gruppo Kering, il tailleur in velluto rosso con camicia sbottonata sfoggiato da Gwyneth Paltrow alcuni anni fa insieme ad ulteriori, numerosi tributi all’ estetica di Tom Ford rivisitati in stile Michele; risaltano, tra queste riletture, le spalline amplificate e i choker fetish con catena. La sartorialità è ricercatissima, la portabilità marcata; un cappotto doppiopetto color Blue Klein con cappello nella stessa nuance è uno dei look passe-partout per ogni occasione. Ma Gucci, oggi, è anche un marchio che ha nutrito la cultura pop, e proprio a questo si riferiscono le lyrics con cui lo omaggiano note hit impresse su una gran quantità di capi ed accessori.

 

 

Già, gli accessori. Ne spicca uno, una minaudière che riproduce un cuore anatomico completamente rivestito di cristalli, dalla forte valenza simbolica: sprigiona luce ed è simbolo di vita, di amore, di emozioni pulsanti. E’ un accessorio-feticcio che concentra in sè due emblemi fondamentali, la luce e, appunto, il cuore. Perchè grazie ad entrambi la mitologia di Gucci rinasce a nuova vita, instaurando un fil rouge tra la sua leggendaria fondazione, la luminosità dell’ oggi che perpetua la storia del brand, e l’ amore: il motivo conduttore che l’ha accompagnato, con successo, lungo il centenario percorso commemorato da “Aria”.

 

 

Per presentare la collezione, Alessandro Michele si è avvalso di un corto che ha co-diretto con la regista e fotografa Floria Sigismondi. La prima sequenza,  in esterno notte, evidenzia un tipico scenario metropolitano: ci troviamo all’ ingresso di un locale su cui lampeggia la scritta al neon “Savoy Club”. Uno dopo l’altro, i modelli e le modelle accedono al suo interno ed è lì che ha inizio la sfilata. La passerella è un lungo corridoio di un bianco abbagliante, pieno di vecchi strumenti di ripresa attaccati ai muri. I modelli si avvicendano, flash e obiettivi puntati addosso come su un red carpet, prima di raggiungere una dark room dove piombano nel buio per alcuni minuti. Poi qualcuno apre una porta, e…con meraviglia unanime, un sorprendente giardino incantato si para davanti ai loro occhi. E’ immerso nella natura e popolato da cavalli, pavoni, conigli, cacatua, tutti rigorosamente bianchi. Dal buio alla luce, allo splendore, alla rinascita. Nel giardino, la luminosità naturale del sole si sostituisce a quella artificiale del club. Spira una brezza che propaga serenità e leggerezza: una levità tale da spronare i modelli a saltare, a piroettare, a librare il proprio corpo nell’ aria fin quasi a spiccare il volo. Non sfuggono i riferimenti al periodo della pandemia, il desiderio di tornare a respirare dopo il lockdown, di intrecciare un nuovo rapporto con la natura. Di riscoprire l’ aria, la libertà, il valore delle relazioni. Non è un caso che il corto si concluda con il lancio verso il cielo della sfavillante minaudière a forma di cuore. In un tripudio di luce, il cuore galleggia nell’ aria prima di raggiungere il cosmo: possiamo immaginarlo mentre sovrasta le terre e i popoli del nostro pianeta veicolando il suo potente inno alla vita, all’ inclusività….all’ amore.