
Benvenuti a una nuova puntata della rubrica “Il luogo”, lo spazio dedicato ai viaggi, ai borghi incantati e alle località che meritano di essere scoperti e vissuti. Oggi vi porto in Calabria, precisamente a Scilla: un comune di poco più di 4000 abitanti affacciato sul mar Tirreno, dove la bellezza si mescola con la leggenda e ogni angolo vibra di storia e di magia. Scilla è arroccata su un promontorio che guarda lo Stretto di Messina, e già il suo nome richiama l’antico mito della ninfa trasformata in creatura marina dalla gelosia della maga Circe. Il Castello Ruffo, che sovrasta il borgo, sembra ancora vegliare sulle acque e sui segreti che esse custodiscono. Scilla è una gemma incastonata sulla Costa Viola, un tratto di litorale dal nome poetico, nato da un incantesimo naturale: al tramonto, il mare si tinge di riflessi purpurei, grazie alla luce che danza fra i fondali e alghe sottili che donano alle acque tonalità fiabesche; uno spettacolo che affascina ogni sera come fosse sempre la prima. Ma questa non sarà una puntata come le altre. A raccontarci Scilla sarà Domenica Fontana, un’amica speciale che è nata proprio qui, tra le onde e le pietre di questo luogo incantato. Domenica ne conosce ogni angolo, ogni profumo, ogni storia. E soprattutto, lo ama profondamente. Ho conosciuto Domenica grazie a un Master organizzato dall’Università degli Studi di Urbino, “Insegnare Italiano a Stranieri”, che entrambe stiamo terminando di frequentare. Con lei ho condiviso un percorso bellissimo fatto di lavori di gruppo (noi facciamo parte del mitico Gruppo 1), “studio matto e disperatissimo” (un omaggio a Leopardi, e le colleghe sanno il perchè!) e nuove sfide, tutte gravitanti nell’orbita dell’insegnamento dell’Italiano L2. Essendo da sempre innamorata di Scilla, ho chiesto a Domenica (che vedete nella foto qui sotto) se le sarebbe piaciuto accompagnarci a conoscerla: lei ne è stata entusiasta. Preparatevi a lasciarvi incantare da un racconto che profuma di salsedine, tradizione e meraviglia.

Domenica, come ti presenteresti ai lettori di MyVALIUM?
Ho cinquant’anni. Sono nata a Scilla e ci ho vissuto per circa vent’ anni. Poi mi sono trasferita nella vicina città di Reggio Calabria, dove ancora oggi vivo e lavoro. Sono mamma di due ragazzi meravigliosi, Erica ed Antonino. Sono pigra, ma faccio lunghe camminate terapeutiche chiacchierando insieme alle mie amiche, di cui apprezzo anche le eccellenti doti culinarie. Avrete dedotto che ho delle amiche speciali!
Stai per concludere un Master, “Insegnare Italiano a Stranieri” organizzato dalla prestigiosa Università di Urbino, che rivela la tua passione per il mondo e le sue molteplici culture. Cosa ti lega, invece, alle tue radici? Alla magnifica Scilla dalla storia secolare e leggendaria?
Prima di risponderti vorrei soffermarmi sul Master. È stata una sfida con me stessa che ho vinto. Ne serberò un ricordo speciale per le conoscenze che mi ha fornito e per le persone che mi ha fatto incontrare, come te Silvia. Essere nata in un luogo incantevole come Scilla lo reputo un privilegio. Sono innamorata del mio paese e credo lo siano tutti gli scillesi. Ora non ci abito più, ma tutte le volte che ci torno il mio cuore impazzisce di gioia e rimango sempre affascinata dalla bellezza del suo territorio. Non so spiegarlo meglio. È un continuo colpo di fulmine.

Scilla è stata descritta come un luogo a metà tra uno scoglio e un’isola: come commenteresti questa immagine così evocativa?
Uno scoglio e un’isola dici? La rocca imponente a strapiombo sul mare, che in cima ospita il castello Ruffo di Calabria, effettivamente sembra una piccola isola, se vista dall’alto. A proposito del castello, che ovviamente non può mancare in un giro turistico, quando siete arrivati alla fine della salita che porta al suo ingresso, voltatevi e avrete uno sguardo d’insieme di Scilla con i suoi tre quartieri principali: Marina Grande, Chianalea e San Giorgio. E mentre fissate rapiti il paesaggio, immaginate di trovarvi sulla testa di un’aquila e di osservare il suo corpo adagiato sul mare (San Giorgio), con le ali ancora spiegate (Marina Grande e Chianalea). Se foste vicino a me, vi direi di chiudere gli occhi adesso e di ascoltare una delle leggende sulla nascita di Scilla: “Un giorno due aquilotti disturbano il sonno di Zeus con i loro volteggi e schiamazzi. Il Dio si sveglia furioso e scaglia contro i piccoli una saetta. Mamma aquila, che da lontano aveva visto la scena, prende il volo disperata e con il suo corpo fa da scudo agli aquilotti. Viene colpita e cade esanime in mare, ma all’improvviso risorge come uno scoglio adagiato sulle acque.” Ora aprite gli occhi e guardate l’aquila.

Potresti raccontarci qualcosa della famosa leggenda di Scilla e Cariddi?
Qualcosa? Mi inviti a nozze. Intanto sappiate che di versioni del mito di Scilla ce ne sono tante. La più famosa è ovviamente quella descritta da Omero nell’Odissea. Pensa che i bambini scillesi, fin dalla scuola materna studiano e recitano questa parte dell’Odissea e tutte le leggende mitologiche sul paese. La parte raccontata nell’Odissea non ve la dico, potete andare a leggerla. Vi racconto gli antefatti, ovvero come e perché una bellissima ninfa di nome Scilla è stata trasformata nel mostro famelico a sei teste che divorerà, tra i tanti marinai, anche l’intero equipaggio di Ulisse. È una storia vecchia come il mondo, i cui ingredienti principali sono la bellezza, l’amore, la gelosia, il potere e il sopruso, e i cui protagonisti sono sempre loro tre: Scilla, Glauco e la maga Circe. Scilla, la bellissima ninfa, in alcune versioni ricambia l’amore del bel marinaio Glauco, ma suscita la gelosia e l’invidia di Circe, in altre invece lo rifiuta perché Glauco è descritto come un essere marino, metà pesce e metà uomo, e sarà lui in questo caso a chiedere alla maga di essere vendicato. Scilla in ogni caso non potrà evitare il suo inesorabile destino di essere trasformata in mostro: «I piedi son dodici, tutti invisibili: / e sei colli ha, lunghissimi: e su ciascuno una testa / da fare spavento; in bocca su tre file i denti, / fitti e serrati, pieni di nera morte» (Odissea, XII canto).
Quali sono i monumenti che a Scilla è imprescindibile vedere?
Il Castello dei Ruffo di Calabria, come vi dicevo, simbolo di Scilla che la rende riconoscibile in tutto il mondo. Le chiese, una delle quali, quella dello Spirito Santo di fronte la spiaggia principale, risale al 1700 ed è sopravvissuta ai tanti terremoti e ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Poi le fontane e i Palazzi storici, come quello Scategna del 1500, che oggi è un albergo e ristorante (visitabile). E poi le bellezze che ci regala la natura, tra cui il belvedere sullo stretto di Messina, da dove si possono ammirare le incantevoli isole Eolie che al tramonto si stagliano sullo sfondo rosso-violaceo dell’orizzonte.

La città è famosa per i suoi vicoli che si aprono sul mare…
È il quartiere di Chianalea, soprannominato per l’appunto “la piccola Venezia” con le sue case a picco sul mare. In molte di queste case, il piano terra è ancora utilizzato come rimesse per le piccole imbarcazioni che durante i mesi invernali vengono messe al sicuro dalla forza del mare in tempesta. Invece da molti dei balconi si può addirittura pescare. A Chianalea oggi ci abitano pochi scillesi. Le abitazioni sono state trasformate in ristoranti, pizzerie, bar, locali di ritrovo, negozietti di prodotti tipici e souvenir, alberghi e b&B. Ciononostante la vocazione di questo quartiere per la pesca non è scomparsa. Ancora ci sono barche e pescatori che anche se solo per hobby (pochi infatti vivono di pesca) portano avanti le tradizioni dei loro antenati, e insieme a queste, anche i riti e le superstizioni.
Si perché il vero pescatore non ti rivela i suoi segreti e le sue conoscenze conquistate a forza di fatica e sudore. E non ti dirà mai se e quanto ha pescato. Il pesce va nascosto ben bene all’interno della barca e tirato fuori solo quando tutti sono andati via. Questo succede anche con la pesca del pescespada che attira molti turisti al porto di Scilla al tramonto, quando le passarelle, imbarcazioni utilizzate oggi per pescare il pesce spada, rientrano dopo una lunga giornata in mare e mostrano solo un pesce spada alla gente, sul quale praticano il rito della “cardata della croce” ovvero incidono la pelle del pesce con un segno simbolico, misto di pagano e cristiano, che viene fatto con le unghie di quattro dita a mo’ di croce. In verità di pesci spada ne hanno pescati più di uno ma li hanno fatti scendere dalla passerella prima dell’arrivo in porto, utilizzando piccole barche che li portano via dagli occhi indiscreti che potrebbero influenzare negativamente il pescato futuro.

Che spiagge consiglieresti a chi vorrebbe passare l’estate in questo magico luogo?
La spiaggia principale, ovviamente, il lido delle sirene, le sirene che cercarono di ammaliare Ulisse. La cosa strana è che oggi Scilla inganna gli stranieri, come se ci fossero davvero le sirene che con il loro canto attirano a sé le persone, non per divorarle, ma per conquistarle per sempre. Ti dico questo perché molti turisti che viaggiano in auto diretti in Sicilia, spesso, sono tratti in inganno dall’uscita in autostrada per la città di Scilla. Le due parole infatti sono quasi simili e facilmente confondibili ad alta velocità. Quando si accorgono dell’errore è troppo tardi: sono già stati rapiti dalla sua bellezza e non possono non fermarsi almeno una notte.


Che suggerimenti ci dai sui negozi e sui locali (ristoranti, bar, pub e quant’altro) che bisogna assolutamente visitare?
Di locali dove mangiare ce ne sono tanti e di tutti i gusti (bar, pub, pizzerie, ristoranti, gelaterie) ovunque a Scilla. In quanto scillese, non sarebbe corretto per me indicarvene alcuni rispetto ad altri. Pertanto vi dico che si mangia bene un po’ ovunque e se volete maggiori dettagli sui singoli locali sbirciate le valutazioni degli altri clienti sui siti online. Posso però consigliarvi di non perdere l’occasione di mangiare su una palafitta sul mare a Chianalea, a pranzo o a cena; non sarete delusi né dal cibo e né dalle emozioni instragrammabili che vi regaleranno il mare cristallino, gli scogli e i pesci che si radunano sotto la palafitta in attesa che qualcosa cada dall’alto.


E in quanto a vita notturna, a movida, Scilla com’è?
Cavoli, la movida. E chi se la ricorda più! Da ragazza c’era e come. Discoteche nei lidi in spiaggia, nelle piazze e nei locali. Si ballava ovunque. Oggi tutta la movida notturna si è spostata a Reggio Calabria, la vicina città metropolitana distante solo una ventina di chilometri. Se cercate quindi divertimento fino alle piccole ore del mattino è lì che dovete recarvi, agli incantevoli lidi sulla spiaggia di fronte al mare dello Stretto di Messina, la dimora della Fata Morgana. E magari se rimanete fino all’alba potreste essere così fortunati da vederla. Se invece cercate passeggiate tranquille, accompagnate dal dolce rumore delle onde del mare e dal suo profumo intenso, magari dopo una cena romantica su una pedana a palafitta sul mare, allora rimanete a Scilla. Di notte con i suoi locali e vicoli illuminati, rischiate davvero di innamorarvi, e non del paese intendo.
Qual è il periodo migliore per soggiornare sul Promontorio Scillèo?
Io adoro Scilla d’estate, ma vi suggerirei di venire a giugno e settembre per vivere il paese senza le calche di luglio e agosto. Per chi adora il mare d’inverno, invece, allora deve venire a Scilla nei mesi di gennaio e febbraio quando gli impetuosi venti di libeccio scatenano delle mareggiate così violente che sembrano voler inghiottire l’intero quartiere di Marina Grande e il Castello. Con i cambiamenti climatici in corso però è facile che l’estate inizi già dal mese di maggio e si prolunghi per tutto ottobre, e qualche giornata calda potreste addirittura beccarla a dicembre. Quindi, perché no?, Scilla è da visitare in qualunque momento dell’anno.







Crediti foto
Domenica Fontana, Pexels, Pixabay, Unsplash
Foto di copertina: JanaZbunka, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
Castello Ruffo al tramonto (sesta foto dall’alto): Cesare Barillà, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
Marina Grande (decima foto dall’alto): Cirimbillo, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons
Castello Ruffo di notte (22esima foto dall’alto): Cirimbillo, CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons
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