City of Stars di Louis Vuitton: il profumo di Los Angeles dal crepuscolo fino all’ alba

 

Los Angeles, la città delle stelle. Dove dire “stelle” ha molteplici accezioni: “stelle” sono le star cinematografiche, le targhe con le impronte delle celebrity sui marciapiedi dell’ Hollywood Boulevard, gli astri che brillano nel cielo fulgido di una metropoli in cui è sempre estate. Le stelle, a Los Angeles, scintillano da ogni parte la si guardi. Non è un caso che Jacques Cavallier Belletrud, Maestro Profumiere di Louis Vuitton, abbia battezzato City of Stars la nuova fragranza unisex che ha creato per la Maison. Belletrud si è ispirato alla “città degli angeli”, rievocandone le luci, le tonalità, gli odori, nel lasso di tempo che dal crepuscolo conduce alla notte e infine all’ alba. Al calar della sera, la metropoli si impregna di magia. Le luci sfavillano a miriadi sullo sconfinato paesaggio urbano, le palme si stagliano contro un cielo che fonde ammalianti nuance: il rosa, l’arancio, il viola…L’ afa immobilizza l’aria e sfuma in aloni i colori delle insegne al neon. L’ imprinting olfattivo di quei momenti è indimenticabile: un vivace sentore di agrumi rende frizzante l’atmosfera, si insinua nei viali in cui impazza una festa perenne, sottolinea l’ inconfondibile mix di lusso ed eccentricità. L’ aroma della notte, invece, è irresistibilmente sensuale. Avviluppa nel suo abbraccio avvolgente, inneggia a una voluttuosità esaltata da legni e muschi. Quando spunta l’alba, l’ intensità dei profumi si stempera come un incantesimo appena svanito.

 

 

In City of Stars, Belletrud ricrea questo panorama olfattivo tramite note di testa che includono il Lime, il Bergamotto, l’ Arancia Rossa, il Limone e il Mandarino Rosso; il cuore del profumo si avvale di un accordo di Tiaré, mentre il fondo evidenzia un amalgama di Muschio, Legno di Sandalo e accenti talcati. Ne risulta una fragranza evocativa e affascinante, un delizioso omaggio alla città del cinema: e dato che a Hollywood tutti  sogni diventano realtà, City of Stars non può che concentrare l’incanto di una promessa che è ormai leggenda.

 

 

City of Stars è disponibile nei formati da 100 e 200 ml ed è ricaricabile presso le boutique Vuitton contenenti le fontane di profumo.

City of Stars insieme alle altre fragranze a tema “californiano” di Louis Vuitton: California Dream, Afternoon Swim e On the Beach.

On the Beach di Louis Vuitton: sentori olfattivi tra spiaggia e mare

 

Concludo questa settimana torrida presentandovi un profumo inneggiante al mare, alla spiaggia, alla battigia che diventa un piacevole rifugio contro l’afa. On the Beach è la fragranza che Louis Vuitton dedica ai mesi caldi, quando i raggi del sole ci arroventano la pelle e le onde sprigionano un intenso sentore di salsedine: uno scenario che suscita sensazioni di benessere quasi primordiali, invita a spogliarsi del superfluo e a rimanere a piedi nudi sulla sabbia fino al tramonto, mentre il cielo viene invaso da meravigliose sfumature. Jacques Cavallier Belletrud, il celebre Maestro Profumiere della Maison, ha creato On the Beach (la new entry della collezione di fragranze a tema viaggio) per celebrare i momenti trascorsi di fronte all’ orizzonte infinito per antonomasia, l’ orizzonte del mare.

 

 

Per trasmettere lo stato d’ animo scaturito da simili atmosfere, Belletrud ha puntato sulla luminosità, sulla freschezza, sul fascino, traducendoli in un  intrigante mix olfattivo: un’ eau de parfum agrumata ma intensa al punto giusto, che fonde le frizzanti note dello Yuzu giapponese con il Neroli della Tunisia donando un imprinting avvolgente alla fragranza il cui nome è tutto un programma.

 

 

Lo Yuzu del Giappone e il Neroli della Tunisia, appunto, sono i cardini olfattivi di On the Beach. Il cuore è un’ esuberante concentrato di pepe rosa, timo, rosmarino e chiodi di garofano, che combinandosi con le erbe aromatiche rievoca l’ inebriante aroma della brezza marina. Il cipresso sancisce ricordi, emozioni e sensazioni vissuti tra spiaggia e mare attraverso le sue resine legnose e balsamiche. Il risultato? Un’ eau de parfum incantevole e audace, fresca ed avvolgente al tempo stesso. Una fragranza che esalta l’ armonia con la natura e coglie  le potenti vibrazioni cosmiche scaturite da questo connubio.

 

 

On the Beach è disponibile in versione Eau de Parfum nel formato da 100 ml. Vi ricordo che il suo flacone è ricaricabile e può essere personalizzato con incisioni a vostra scelta composte da lettere o numeri.

 

 

 

 

Yule, i mercatini e le boules à neige

 

Le luminarie natalizie si sono accese in ogni città, ma è a dir poco malinconico il vuoto lasciato dall’assenza dei mercatini. Le caratteristiche casette-baita che ravvivano i centri storici, quest’anno, mancano all’ appello a causa del Covid e del rischio assembramenti: sentiamo già la nostalgia dei loro profumi, della loro poesia. E anche dei torroni, del croccante, delle paste della Befana disposte in bella vista, del vin brulè fumante che ci fermavamo a bere dopo un bel giro di shopping. Questo post vuol essere quindi un omaggio a tutti i “Villaggi di Babbo Natale” che, per le prossime feste, rimarranno solo nei nostri ricordi. Ho pensato a un tributo particolare, che vede protagonista un tipico oggetto della parafernalia natalizia: la boule à neige. Avete presente? Quella magica palla di vetro che si riempie di neve quando viene agitata con la mano. Nei mercatini di fine anno è immancabile, gettonatissima, un vero e proprio pezzo cult della mercanzia. Ed è tutt’ altro che kitsch: la tempesta di fiocchi che si scatena al di là del suo vetro affascina bambini e adulti. C’è chi le colleziona, altri le acquistano come souvenir, ma le più belle sono senz’altro le boules associate al Natale. L’ incanto invernale, in questo caso, raggiunge vette di pura meraviglia. I soggetti sono quelli strettamente legati a Yule: Babbi Natale, pupazzi di neve, paesaggi imbiancati, agrifogli e candele predominano, dando vita ad una pittoresca rassegna iconografica del Christmas time.

 

 

La boule à neige, lo sapevate?, è un oggetto ben più antico di quanto si pensi. Le sue origini risalgono nientemeno che ai tempi della Belle Epoque. All’ Esposizione Universale di Parigi del 1889, infatti, per celebrare l’ inaugurazione della Tour Eiffel vennero lanciate delle straordinarie boules che riproducevano l’iconica torre al loro interno. Ma pare che già all’ Expo parigina del 1878 spopolassero le poetiche palle di vetro create dai maestri vetrai. Una leggenda vuole, invece, che la prima boule à neige fosse opera di un artigiano francese del vetro: innamorato di una giovane lituana, inventò la sfera piena di neve affinchè la donna non sentisse troppa nostalgia del suo paese. Ricerche recenti hanno attribuito a Pierre Boirre, direttore di un’ antica vetreria di Les Lilas, l’ invenzione dell’ oggetto. Non esistono però testimonianze visive dei prodotti, per cui si preferisce far riferimento al lancio ufficiale dei “globes panoramiques” nel 1889. L’ era contemporanea ha sancito definitivamente la preziosità della boule à neige: le griffe della moda e del lusso hanno attinto al suo fascino a piene mani, realizzandone raffinatissimi esemplari. Tra i marchi coinvolti risaltano nomi del calibro di Givenchy, Chanel, Louis Vuitton, Sonia Rykiel e molti altri ancora. Le boules à neige che vi propongo oggi, invece, sono squisitamente figurative: illustrazioni di palle di vetro arricchite dai più suggestivi motivi che rimandano a Yule. Lo sfondo blu acquerello, i fiocchi di neve di cui è cosparso, inseriscono l’ oggetto in una cornice onirica e fiabesca. Ogni boule esprime appieno la sua peculiare magia, sia che sfoggi emblemi del periodo natalizio o scene prettamente invernali: qual è la vostra preferita?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nuit de Feu di Louis Vuitton, il fascino notturno e millenario dell’ incenso

 

La notte è parte integrante dell’ iconografia di Ottobre. Non è un caso che questo mese si concluda con le atmosfere oscure dell’ antico Capodanno Celtico, conosciuto oggi come Halloween. Ed è proprio dal buio che Louis Vuitton  – o meglio, il suo Maitre Parfumeur Jacques Cavallier Belletrud – ha tratto ispirazione, al momento di creare la nuova fragranza della Collezione di Profumi Orientali: Nuit de Feu, che segue Ombre Nomade e Les Sables Roses, nasce sulla scia della cultura olfattiva del Medio Oriente e vanta un sillage intenso, notturno, inconfondibile. Emana il potente aroma dell’ incenso, che gli conferisce il fascino dell’ eterno, e accentua la sua allure ipnotica grazie a un infuso di pelle e legno di oud. Belletrud ha voluto raccontare una storia che va a ritroso nel tempo e che affonda le radici in un’ olfattività antica, quasi archetipa.

 

 

Ecco il perchè della scelta di ingredienti emblematici, lussuosi e intrisi di un significato profondo, che l’uomo utilizza sin da ere remotissime: Nuit de Feu instaura un dialogo con l’anima, parla attraverso le emozioni e il benessere dello spirito. Il Maitre Parfumeur aveva in mente una visione ben precisa, il deserto di notte e i sentori di incenso che diffondono le sue dune. Il buio cala all’ improvviso, nelle aree desertiche, portando con sè un freddo gelido ma anche un tripudio di stelle. Sotto quel cielo, Belletrud immagina un fuoco scoppiettante e tutto intorno viaggiatori che assaporano il suo tepore. Le fiamme danzano nell’oscurità, il fumo disegna anelli che lievitano nell’ aria. Nuit de Feu sigilla questo istante e lo riproduce olfattivamente: un’ alchimia a base di incenso, fragranza sacra per eccellenza che ha attraversato secoli e culture. Veneratissimo, l’incenso possiede un’aura mistica che il tempo non ha mai scalfito. Il “naso” di Louis Vuitton lo stempera tramite un’ infusione di pelle naturale combinata con inebrianti accordi di muschio e legno di oud, dando vita a un jus impregnato di incantevoli reminiscenze storiche e di irresistibili suggestioni.

Nuit de Feu è disponibile in un’unico formato (ricaricabile) da 100 ml

 

 

 

 

 

 

 

California Dream di Louis Vuitton: sognando la California e i suoi tramonti

 

Di tramonti, ultimamente, si è già parlato su VALIUM. Bene: provate ora a immaginare un tramonto californiano. Siamo a Los Angeles, la seconda quindicina di Giugno è appena iniziata. Nella metropoli rombano i motori in vista della sera, quando la gente, galvanizzata dalle atmosfere estive, invaderà i boulevard densi di locali e di variopinte insegne al neon. Venice Beach a quest’ ora è tranquilla,  ma non meno vivace del solito: le palme, altissime, sembrano sfiorare la volta celeste, trampolieri, giocolieri e buskers si esibiscono con il sottofondo di una melodia indie che proviene da chissà dove. Mentre le luci della ruota panoramica di Santa Monica si accendono in lontananza, uno stuolo di gabbiani vola in picchiata sulla battigia. Il mood è rilassato, decisamente easy. Potremmo essere in piena era Hippie; non sarebbe strano se all’ improvviso spuntassero Jim Morrison e il resto dei Doors. Libertà, voglia di vivere, fermento si respirano nell’aria, e il tramonto, che stempera i colori del cielo in un mix flou di azzurro e rosa, pervade lo scenario di magia. Jacques Cavallier Belletrud, maestro profumiere di Louis Vuitton, ha catturato l’essenza di questi istanti racchiudendoli in una nuovissima eau de parfum: si chiama California Dream ed appartiene alla Collezione di Colonie della Maison.

 

 

L’ aroma sprigiona l’ aura mistica del sole che cala nell’oceano, si impossessa dei suoi ultimi bagliori. California Dream ci avvolge in una scia olfattiva frizzante, deliziosamente agrumata, sublimata da calde cromie. Note inebrianti di mandarino introducono la fragranza, che subito dopo rivela un cuore di ambretta impalpabile e intriso di mistero. Il benzoino, con i suoi accordi vanigliati, sigilla il profumo impregnandolo di una sensualità vagamente orientale. L’ incanto di un tramonto estivo è tutto qui, concentrato in un jus che sfoggia anche nell’ involucro le magnetiche nuance del cielo prima del crepuscolo. Il rosa e l’ azzurro, sfumati tra loro, campeggiano sia sul flacone che sul pack di California Dream: entrambi portano la firma di Alex Israel, l’artista californiano a cui Louis Vuitton ha affidato l’incarico di rappresentare il mood della Collezione di Colonie. Israel ha immaginato le fragranze come tasselli del suo universo artistico,  delineando visivamente l’ anima di ognuna. Per California Dream, il tema scelto – battezzato “Sky Backdrop” – è stato il tramonto mozzafiato di Los Angeles. La conclusione? Se “California Dreamin'” dei The Mamas & The Papas è ormai una hit memorabile, il California Dream di Louis Vuitton si accinge a diventare altrettanto iconico nel settore della parfumerie deluxe. (qui di seguito, alcuni scatti tratti dalla adv del profumo)

California Dream è disponibile in versione eau de parfum nei formati da 100e 200 ml.

 

 

 

 

Heures d’Absence di Louis Vuitton, la fragranza dell’ eterno rinnovamento

 

Le fragranze e la loro grande potenza evocativa: un’associazione che conoscevamo già, ma che la quarantena ci fa rivalutare in pieno. Oggi realizziamo più che mai come un aroma lasci riaffiorare luoghi, ricordi, suggestioni…grazie alla sua scia olfattiva. E se parliamo della collezione di profumi di Louis Vuitton, tutto questo diventa un assioma. Heures d’Absence è l’ ultima arrivata delle dieci fragranze femminili che catturano momenti ed emozioni, ma il suo non è un nuovo nome: Jacques Cavailler Belletrud, il Maître Parfumeur della Maison, l’ha preso in prestito da una storica eau de parfum di Louis Vuitton del 1927. All’ epoca, Heures d’Absence celebrava l’ amore per le grandi fughe e la nascita dei mezzi di trasporto, novelli alleati delle esplorazioni dell’ uomo. Ma anche la casa di campagna che la famiglia Vuitton aveva acquistato nell’ Île-de-France portava il nome di quel profumo. Essendo irrintracciabile la formula dell’ antica fragranza, Cavallier Belletrud ha pensato di ricrearla ex novo. Quasi un secolo dopo, quindi, Heures d’Absence è stata concepita come un omaggio ai campi di fiori di Grasse, spettacolari emblemi di joie de vivre, di amore e di fughe verso l’orizzonte.

 

 

Il nome, fortemente onirico, è rimasto invariato, mentre a contraddistinguerla è un delizioso bouquet floreale: il gelsomino di Sambac e il gelsomino di Grasse si fondono in un possente connubio con la rosa di Maggio; la mimosa del Tanneron aggiunge note di soavità all’insieme, mentre accordi di sandalo e muschio esaltano un mood sensuale. La fragranza che ne risulta è impalpabile come una brezza, vibrante di luminosità, altamente suggestiva. Soprattutto a partire dal nome, che rievoca un infinito roteare di lancette su un tempo ormai privo di unità di misura: sono le “ore dell’assenza”, quelle che scandiscono il rinnovamento eterno.

 

 

Heures d’Absence è disponibile in formato flacone ricaricabile da 100 ml

 

 

Coeur battant, la nuova fragranza di Louis Vuitton: un viaggio nel cuore pulsante della vita

 

Il tema del “viaggio” continua a fare da leitmotiv alla collezione di fragranze femminili di Louis Vuitton. E’un viaggio interiore, allegorico, quello a cui pensa il maître-parfumeur Jacques Cavallier Belletrud: un’ esplorazione che coinvolge i cinque sensi, che acquista un senso nel vagare e non nella meta da raggiungere. L’ esperienza olfattiva diventa un tramite per sondare la mappa emotiva, un prezioso strumento evocativo, l’ elemento guida di un itinerario dell’ anima. E Coeur Battant, la nuova fragranza che si va a aggiungere alla collezione, esprime questo concetto efficacemente: “cuore pulsante” come un cuore che batte al ritmo delle emozioni. Il suo aroma, un vortice che inebria i sensi, è un chiaro invito a seguire il cuore e a “catturare l’attimo” con tutta la passione possibile. Fresca e sensuale a un tempo, l’ ultima (ma non ultima) creazione di Jacques Cavallier Belletrud travolge con note potentemente irruenti. L’ accordo di pera che la introduce, seducente e magnetico, è un’ esortazione a vivere con intensità, mentre il cuore evidenzia un opulento mix di gelsomino egiziano, ylang ylang e narciso che conquista per il mood esotico e la preziosità. Il fondo di patchouli nella quintessenza, amalgamato al muschio, arricchisce il jus di profondità rendendolo irresistibile: Coeur battant è un’ ode alla vita, l’ essenza del suo nucleo vibrante. Una fragranza impetuosa che ammalia…e che va dritta al cuore pulsante dell’esistenza.

 

 

Ricaricabile nelle boutique Louis Vuitton dotate di fontane di profumo, Coeur Battant è disponibile nelle versioni spray da 100 e da 200 ml.

 

 

 

 

Paris Fashion Week: 10 +1 flash dalle sfilate PE 2020

BALENCIAGA – Abiti come uniformi, look rivelatori di una professione o di uno status symbol; naturalmente, il tutto “rivisto e corretto” secondo lo stile di Demna Gvasalia. Il womenswear della collezione risalta abiti, trench e giacche tipicamente anni ’80 sia nelle forme che nei pattern, come alcuni maculati che rievocano il boom dell’ animalier ai suoi albori. Ma sono le spalline enormi, maestose e squadratissime a sancire il trionfo di un’estetica “alla Dinasty”, almeno fino a quando non entra in scena una serie di long dress lineari, amplificati dalle crinoline e tinti di un monocolor vibrante: un omaggio a Cristòbal Balenciaga ed ai suoi inizi di carriera.

Quarto ed ultimo appuntamento con le Fashion Week delle capitali mondiali della moda: il nostro tour si conclude con Parigi, dove le sfilate delle collezioni Primavera Estate 2020 hanno chiuso i battenti il 1 Ottobre. Nella Ville Lumière si è assistito ad uno sfolgorante connubio di chic parisien, stravaganza ragionata e coscienziosità eco-sostenibile. La natura, il mondo vegetale, l’ambiente hanno fatto da leitmotiv a svariate collezioni ed ai rispettivi fashion show, (basti pensare a quelli di Dior e di Marine Serre), di conseguenza il tema “floral” è risultato vincente sia nei pattern che nei motivi ornamentali. Tra i materiali, il denim  ha fatto la sua riapparizione declinandosi in versione délavé e riciclata, in linea con le tematiche eco, mentre le silhouette hanno evidenziato una fluidità pressochè umanime, scolpita di frequente dal plissé. Per le spalline anni ’80 è stato un boom anche a Parigi, dove l’ ispirazione è andata a ritroso nel tempo in molteplici occasioni: i decenni dei ’70 e dei ’90 sono riaffiorati in più d’una collezione, ma alcune griffe si sono spinte persino oltre, facendo rivivere epoche come quella di Marie Antoinette e la Belle Epoque. Dal punto di vista cromatico si è registrato, invece, un predominio di colori vivaci, non di rado sconfinanti nel fluo (vedi Valentino). Qualche colpo di scena? Gli abiti – coloratissimi e plissettati – scesi come paracaduti sui corpi delle modelle durante lo show di Issey Miyake, allestito nel centro culturale Le Centquatre, Naomi Campbell che ha chiuso il défilé di Saint Laurent, un autentico tripudio di luci sullo sfondo della Torre Eiffel, la surreale intrusione alla sfilata di Chanel della YouTuber “Marie S’Infiltre”, prontamente allontanata da Gigi Hadid: “Paris est toujours Paris”, come recitava il titolo di un vecchio film.

 

DIOR – La donna giardiniera di Maria Grazia Chiuri è una figura doppiamente emblematica: si ispira a Catherine Dior, sorella di Monsieur Christian, appassionata di botanica e coraggiosa attivista durante la Seconda Guerra Mondiale, e al tempo stesso rimanda alla natura e all’arte di prendersene cura. Non è un caso che alla scenografia del défilé abbia collaborato Coloco, un gruppo di architetti che esalta il giardinaggio in quanto strumento di inclusività; piante eterogenee e provenienti da località diverse convivono armoniosamente, favorite da un progetto che coniuga la botanica con l’etica e con la responsabilità. I look della collezione, ricchi di decori e applicazioni tratti dal mondo vegetale, esaltano colori intensi in dégradé e sfoggiano preziose lavorazioni a base di rafia, pizzo e tulle.

 

SAINT LAURENT – La location è il Trocadero, illuminato da un tripudio di spettacolari fasci di luce. Sullo sfondo della Torre Eiffel sfila una parata di look che celebra, a un tempo, lo stile “rock anni ’70” di Vaccarello e l’heritage della Maison: il nero predomina e viene coniugato con una miriade di minishort, bluse trasparenti, coat trequarti, giacche da smoking. Ed è proprio lo smoking, un cult di Yves Saint Laurent, a trionfare nei look di chiusura. Decilnato in versione scintillante, in velluto o in un prezioso satin, si abbina ai calzoncini così come ai bermuda e ai pantaloni, ma ma con l’ orlo rigorosamente alla caviglia. Naomi Campbell conclude la sfilata sfoggiando un tuxedo in total black che irradia bagliori: un’icona senza tempo per un capo senza tempo che non cesserà mai di affascinare.

 

BALMAIN – Geometrie optical in black and white delineano abiti che sembrano tagliati seguendo la sagoma delle loro forme. Squarci inaspettati, scolli off the shoulders abbinati a maniche extralong, pantaloni asimmetrici privi di una gamba predominano insieme alle spalline extrasize. Dal bianco e nero si passa poi a una palette vivacissima: il giallo, il blu elettrico, il rosa, l’arancio e il verde mela ravvivano suit in denim con microtop e una serie di evening dress scolpiti da un plissé spettacolare o cosparsi di piume. L’ ispirazione è anni ’90, ma a muse come Beyoncé, le Destiny Child e Britney Spears Olivier Rousteing affianca una Grace Jones più che mai al top, rievocata da fascianti tute con cappuccio incorporato.

 

CELINE – Gli anni ’70, un trademark della cifra stilistica di Slimane, ammantati di una allure tipicamente parigina: per la Primavera Estate 2020 Hedi Slimane rimane fedele ai suoi stilemi, spingendosi ancora oltre nell’ esplorazione di un’ estetica che contribuì a consolidare il “discreto fascino della borghesia” francese: gonne pantalone, jeans délavé a profusione, bluse con collo a fiocco o con jabot si accompagnano a giacche scamosciate, shearling e pellicce a pelo lungo, ma sono soprattutto gli accessori a definire i look. Gli occhiali da sole a goccia, alternati a lunghi stivali ed a cappelli simili a turbanti, sono i puntini sulle i che contribuiscono a rievocare un decennio quasi mitico, omaggiato anche nell’ abito plissettato e scintillante (una transizione dall’ Hippie style a quello di matrice “Studio 54”) che chiude la sfilata.

 

THOM BROWNE – I cardini dello stile WASP incontrano quelli della Francia pre-rivoluzione: il risultato è una collezione che fonde il preppy con le crinoline. Browne racconta questo mix in maniera surreale, genialmente eccentrica, ma avvalendosi di un’ accuratissima sartorialità. Risaltano il trompe-l’oeil profuso e un tocco ironico, soprattutto negli outfit simili a divise dell’ high school abbinati a zeppe tanto playful quanto vertiginose, oppure nelle crinoline indossate sulle gambe nude. Il seersucker fa da tessuto-leitmotiv a silhouette svasate, arricchite da gonfie gonne multistrato o sorprendenti culotte d’antan. Il tocco iconico? Le acconciature torreggianti, in puro stile Marie-Antoinette, su cui si posano veli che ricoprono anche il volto.

 

VALENTINO – Pierpaolo Piccioli parte da splendide rivisitazioni di un capo basic, la camicia bianca, per sviluppare una collezione – come sempre – da standing ovation. Voluminose maniche a sbuffo, ruches, gorgiere e colletti stilizzati ricorrono nei look in total white che aprono la sfilata, mentre il colore comincia ad avanzare sotto forma di stampe e, poco a poco, esplode in una serie di evening dress tinti di nuance al neon. Non mancano accenti di matrice Rinascimentale, un trademark della “new era” di Valentino. Piume, paillettes, pizzi e volants impreziosiscono abiti che non lesinano incursioni nel nero, ma il bianco riemerge nel look di chiusura: uno spettacolare long dress ornato da una miriade di ruches scultoree.

 

GIVENCHY – Rivisitazioni del minimalismo americano anni ’90 coniugato con gli anni ’90 francesi, stilisticamente intrisi di residui “barocchi” del decennio precedente: potrebbe essere, in sintesi, il nucleo attorno al quale ruota questa collezione. Clare Waight Keller privilegia linee pulite, ma fluttuanti, di tanto in tanto arricchite da forme a sbuffo o movimentati drappeggi. Colpiscono i materiali: ai top, ai trench e agli abiti in pelle si alterna un denim a dosi massicce e rigorosamente riciclato, un’ode alla sostenibilità, che si declina in jeans squarciati o in abiti bicolor composti da due toni differenti di tessuto délavé. Silhouette più morbide contraddistinguono i numerosi long dress dall’ imprinting floreale, che puntano sul monospalla o su scolli a V vertiginosi ingentiliti da ampie puff sleeves.

 

STELLA MCCARTNEY – La collezione più sostenibile mai realizzata da Stella McCartney, che ha usato più del 75% di materiali eco-friendly per ribadire il suo messaggio: la designer, ormai da anni, esorta ad uno shopping responsabile e ad una moda in linea con le esigenze ambientali. Avvalendosi di una palette “discreta”, ma illuminata da squarci di arancio, turchese e color giada, McCartney dà vita a look disinvolti e freschi, che esaltano una silhouette generalmente ristretta nel fondo e con maniche svasate per contrasto. Spicca un motivo decorativo, una sorta di bordatura a zig-zag arrotondato, che appare sulla maggior parte degli abiti, delle tute e dei capispalla come a sottolinearne l’allure fluida, e non mancano le stampe floral: un omaggio alla natura.

 

LOUIS VUITTON – Ispirazione Belle Epoque per Nicholas Guesquière, che manda in scena una collezione-tributo ad una delle più importanti epoche della storia francese: un periodo contrassegnato dai primi accenni di emancipazione femminile e dalla nascita della griffe Louis Vuitton, fondata nel 1854 sulla scia della voga del viaggio. Gli stilemi che Guesquière privilegia non potevano tralasciare il Liberty, presente nelle stampe e nei motivi ornamentali, mentre bagliori Déco, profusi sui tipici pattern geometrici, si affiancano ai colletti arrotondati ed alle maniche a sbuffo. Anche dettagli come gli stivaletti stringati e lo chignon morbido, citano l’era memorabile dell’ Exposition Universelle parigina. Tuttavia, a sorpresa, a fare da fil rouge sono miniskirt e gonne portafoglio, capi contemporanei che il connubio con il Déco rende vagamente “Biba style”.

 

MAISON MARGIELA – Presentata con la collezione Artisanal l’estate scorsa, la Snatched Bag è una borsa no-gender. John Galliano l’ha riproposta sulle passerelle parigine in occasione delle sfilate di Ready-to-Wear, dove non è passata inosservata: non è un caso che il suo nome, in slang, significhi più o meno “terrific”. La Snatched bag sfoggia un aspetto inedito, assolutamente unico, che conquista all’ istante. E’ geometrica, “spigolosa” ma accattivante, e può essere indossata sia a tracolla che a mano, oppure ancora come un marsupio. Ulteriori suoi punti di forza sono i colori, un’ ampia gamma a partire dal bianco (come quella nella foto), ed i formati maxi e mini che la contraddistinguono. Cos’altro dire di questa borsa, se non che concentra tutto lo spirito iconoclasta di Galliano?

 

 

 

 

Sognando la California con i Profumi di Colonie di Louis Vuitton

 

L’Estate è esplosa all’ improvviso; d’un tratto il sole infuocato, cactus e palme verdeggianti, un mare che più azzurro non si può diventano il compendio della sua iconografia. Un simile paesaggio vi fa pensare subito alla California? Siete in buona compagnia: Jacques Cavallier Belletrud, il Mastro Profumiere Louis Vuitton, ha rievocato proprio i luminosissimi paesaggi della West Coast per dare vita a una collezione che ne cattura appieno il mood. Profumi di Colonie, questo il suo nome, include un trio di fragranze unisex ben delineate sia dal punto olfattivo che cromatico e, come sempre, altamente evocative. Attraverso di esse, Belletrud sfida il confine tra il fuggevole aroma delle colonie e quello, più persistente, delle classiche essenze. Ma non finisce qui. A definire l’ aspetto visivo della triade lanciata da Louis Vuitton è stato chiamato l’artista californiano Alex Israel, che ha ideato pack e una confezione da viaggio in cui sintetizza graficamente l’ icona-simbolo di ogni profumo. Ecco così nascere Sun Song, Cactus Garden e Afternoon Swim, i deliziosi ed inebrianti sentori di un’ Estate che non ha mai fine. I loro colori sono netti, saturi, decisamente pop: giallo per Sun Song, verde per Cactus Garden, azzurro per Afternoon Swim. “California Dreaming”, il titolo di un’ indimenticabile canzone dei Mamas & Papas, potrebbe oggi diventare il motto di questa collezione di fragranze che vi farà sognare il sole infuocato del Golden State, i verdeggianti cactus del suo deserto ed il suo oceano sconfinato…

 

 

Un jus che racchiude la gioia dei primi giorni d’Estate, la luce e il calore dei raggi del sole che accarezzano la pelle. Sun Song, come dice il suo nome, è una melodia radiosa: rapisce i sensi e li avvolge in un vortice inebriante. Il cuore di fiore d’arancio sprigiona vibranti bagliori, esaltato da note di testa di cedro e da un fondo che mixa ben venti differenti muschi per prolungare le “good vibes” della fragranza. La trovate, come tutti i Profumi di Colonie, nei formati da 100 e 200 ml.

 

Il pack firmato da Alex Israel

 

 

 

Cactus Garden, ovvero la freschezza. Una cappa d’afa che si interrompe tra le mura di un patio esotico, l’ inconfondibile aroma di un infuso di erbe, il “mate”, che rimanda alla giungla tropicale e alla pampa sterminata. Ed è proprio il mate – da cui si ricava una tradizionale bevanda argentina – a plasmare le note di cuore della fragranza, ravvivata dalla citronella frizzante e dotata di un’ intensa voluttuosità grazie al bergamotto di Calabria. Seduttivo e luminoso al tempo stesso, il Profumo di Colonie tinto di verde è un invito ad addentrarsi in un giardino ricco di incanto.

 

 

 

Un tuffo pomeridiano nell’ oceano che risveglia una miriade di sensazioni, onde che sferzano la pelle con la loro potenza: Afternoon Swim rievoca l’ azzurrità del mare, orizzonti senza fine che sanno di libertà. Immergersi nelle acque turchesi regala un refrigerio che si associa alla meditazione e al relax, a uno stato di grazia quasi mistico. Jacques Cavallier Belletrud lo sottolinea tramite accordi olfattivi agrumati che a un cuore di arancia di Sicilia affiancano note di bergamotto e di mandarino.

 

 

Il cofanetto da viaggio delle fragranze ideato da Alex Israel

 

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: tra Bowie e seduzioni di San Valentino…Aspettando il Carnevale

Il Principe con Morgan e Andy in occasione dello show tributo a Bowie

La sua ultima apparizione su VALIUM risale al Natale scorso, quando ci ha inoltrato i suoi Auguri. Rincontro il Principe Maurice nel cuore dell’ Inverno. I “giorni della merla”, gelidi e nevosi come da tradizione, sono ormai agli sgoccioli. Tra una manciata di ore sarà Febbraio, che potremmo definire il mese del Principe per antonomasia: il suo alter ego casanoviano raggiungerà l’apice del fascino a San Valentino, il Carnevale di Venezia (di cui sarà ancora una volta il Maestro di Cerimonie) lo eleverà a protagonista supremo. Che questa conversazione esordisca con temi “carnascialeschi”, quindi, non è un caso. Maurice, intento nella degustazione di chiacchiere, rievoca lo sfarzoso Carnevale veneziano del XVIII secolo, quando i festeggiamenti duravano mesi e mettersi in maschera era consentito nelle ricorrenze più disparate:   “Vorrei essere nato nel ‘700!”, conclude scherzosamente. Eh già, scherzosamente. Perchè non c’è dubbio che oggi, nel terzo millennio, il Carnevale del Principe sia tutto un susseguirsi di eventi irripetibili incastonati in magiche, sbalorditive atmosfere. Ce lo racconta nel corso di una chiacchierata con cui ci aggiorna sulle news che lo riguardano e parla a ruota libera di ricordi, personaggi, argomenti che ammalieranno – per l’ ennesima volta – tutti i lettori di VALIUM.

Innanzitutto, i più cari e sentiti Auguri di Buon Anno da parte mia e di tutti i tuoi innumerevoli fan. A proposito di Auguri, eravamo rimasti a quelli che ci hai inviato dalla tua Venezia…Cos’è successo, da allora, nella tua rocambolesca esistenza?

Vi aggiorno subito sul mio Capodanno con l’unicorno! Il 31 Dicembre ho fatto uno show bellissimo grazie a una domatrice di cavalli meravigliosa, Silvia Elena Resta: uno dei suoi cavalli era malato, aveva dei problemi ad una zampa. Silvia Elena l’ha curato e adesso è in grado di danzare con lei! Che storia meravigliosa…Questa ragazza stupenda è una principessa che discende da un’antica famiglia russa. La mia performance di Capodanno si è svolta all’ Odissea Fun City di Treviso, è stato uno spettacolo impostato su una fiaba d’amore. E un leitmotiv del mio 2019 sarà proprio la fiaba, che utilizzerò per ribadire il mio messaggio: l’amore per se stessi, per gli altri, per la natura, impreziosito da un tocco magico che lo rende didattico anche per gli adulti. Celebrerò valori importanti come i sogni, l’amore, la libertà e la dignità in maniera un po’ teatrale ma anche leggera, simpatica…Fiabesca, appunto. Il 9 Gennaio scorso, poi, ho preso parte all’ omaggio a David Bowie di Andrea Fumagalli (Andy Fluon) con i “White Dukes” e special guest il vulcanico Morgan (ex Bluvertigo) al Teatro Goldoni di Venezia.

 

Il Capodanno con l’ unicorno del Principe (sullo sfondo), qui insieme a Silvia Elena Resta

Vorrei soffermarmi proprio sul tributo a Bowie, dove ti sei esibito nelle vesti di narratore. Che ci racconti di quell’ esperienza?     

A fine anno, Andy mi ha chiesto di partecipare come presentatore/narratore ad un tributo a Bowie che lui e Morgan avrebbero messo in scena nel più antico teatro di Venezia, il Teatro Goldoni, e io ho acconsentito. Quindi, dopo le feste natalizie, ci siamo ritrovati a Monza – dove hanno il quartier generale sia Andy che Morgan – e durante una bellissima riunione abbiamo concordato la regia dello show. Quella sera ho avuto la certezza della stima che anche Morgan – una persona di livello culturale e musicale eccelso – ha nei miei confronti. Mi ha detto, “Sai che vorrei fare? Mi piacerebbe uscire prima dello spettacolo, a sipario chiuso, proporre un breve excursus sulla carriera artistica di David Bowie e poi presentarti.” Cioè: io che dovevo essere un accompagnatore discreto e nascosto, alla fine sono stato presentato da Morgan! Questa cosa mi ha gratificato incredibilmente…La mia scelta è stata quindi non più quella di raccontare David Bowie, perché  l’avrebbe fatto Morgan più che bene, ma di parlare a nome di Bowie citando frasi sue. All’inizio di ognuna delle tre fasi dello spettacolo ho interpretato a modo mio una frase di David Bowie cambiando look ogni volta. Più che di una narrazione, si è trattato quasi di un’evocazione: da narratore sono diventato espressione dello spirito di David! Il successo è stato strepitoso, già sold out molto tempo prima della data. Lo spettacolo è andato stupendamente bene e per me è stato molto importante per presentarmi in questa città che amo e mi ama in un ruolo diverso da quello ormai conclamato di Maestro di Cerimonie del Carnevale. ho ricevuto molte congratulazioni… Oltre ad essere un palcoscenico divertente, utile, emozionante, questo show ha sdoganato la mia figura al di là della consueta (e sempre meravigliosa) esperienza carnascialesca, per cui sono molto soddisfatto.

 

La riunione di Andy, Morgan e il Principe in quel di Monza

Il tributo a David Bowie al Teatro Goldoni di Venezia

Abbiamo parlato spesso di Lindsay Kemp, meno di David Bowie. Che cosa pensi di lui e del suo legame con Kemp?

Ho avuto l’onore e il piacere di ospitare David Bowie a casa mia, a Venezia, quando la mia love story con Grace Jones era in corso. E’ stata Grace il mio passaporto, il trait d’union tra me e lui. Nei dieci giorni in cui David è stato mio ospite ho potuto apprezzare la sua grazia, la sua tranquillità al di fuori del palcoscenico. Pur essendo un grande businessman di se stesso, nel privato era una figura delicata, semplice e generosa dal punto di vista umano. Generosa di afflato, di simpatia…Ecco, di lui io ho questa immagine. E poi c’è il suo alter ego, il Bowie rockstar: un mostro da palcoscenico che mi ha insegnato e mi ha aperto la strada – a me come a tanti altri – per poter essere libero di sentirmi quello che voglio essere, di esprimermi artisticamente come desidero. Ammiro questa grande forza che ha saputo dare a tutti attraverso il suo percorso artistico. A casa mia è venuto nel febbraio del ’91 insieme a Iman, allora erano fidanzati…Dopo il soggiorno veneziano, Bowie le chiese di sposarlo. Io e Grace, evidentemente, abbiamo fatto un po’ da Cupidi! L’ultima volta che l’ho visto è stato sempre a Venezia: era lì per le riprese di uno spot di Louis Vuitton con una versione al clavicembalo di “I’d rather be high” in sottofondo. Lo spot, tra l’altro, era girato in un palazzo dove frequentemente faccio feste. E’ stato come il chiudersi di un cerchio, da Venezia e su Venezia, del mio incontro con Bowie. Una chicca: quando l’ho ospitato eravamo in pieno Carnevale, e io – vestito in abiti settecenteschi con tanto di parrucca e cipria sul viso – intrattenevo i miei ospiti cantando i duetti dell’opera. Siccome avevo la voce in falsetto, interpretavo sia il protagonista maschile che quello femminile. Tutto questo divertiva moltissimo Bowie, che mi ha fatto una miriade di complimenti! E’ un ricordo davvero splendido…Della sua relazione con Lindsay Kemp l’ho saputo dallo stesso Kemp. E’ stato molto bello perché David era già abbastanza famoso, però aveva l’esigenza di arricchirsi artisticamente ed imparare come gestirsi anche dal punto dell’immagine, teatrale diciamo. E’ nato quindi questo spettacolo, “Pierrot in Turquoise”, dove Lindsay era il protagonista ma il coprotagonista era proprio David.

 

Il Principe con Andy, Morgan e i White Dukes

Con Bowie hai condiviso gli insegnamenti di un Maestro come Lindsay Kemp. C’ è ancora posto per i mentori, nell’ era digital?

Purtroppo sembrerebbe di no… pare che esistano soltanto questi fenomeni da Instagram che hanno milioni di followers e quindi per la società odierna sono potenti: in realtà non ci sono basi. Non ci sono le qualità per essere dei veri mentori, ci sono solo apparenze, esibizionismi, provocazioni fine a se stesse. Le nuove generazioni, sotto questo punto di vista, sono piuttosto sfortunate. Perché se non riconosci o non hai dei buoni Maestri, come puoi poi crescere e crearti una strada per essere te stesso? I social hanno anche lati positivi, però sono diventati quasi uno strumento di ricatto mentale nei confronti dei giovani. Lanciano messaggi impliciti – “se non sei cosi non sei nessuno, devi uniformarti”…- e in pochi hanno il coraggio di uscire dal coro. Per costoro deve essere piuttosto frustrante dover cercare mentori nel passato… perché oggi come oggi non ce n’è. C’è un vuoto –anzi, un “sottovuoto”-  spinto, mentale e culturale, che fa paura! Bisognerebbe riuscire a ribellarsi un po’ a questo sistema. La figura del mentore è stata sostituita da quella dell’influencer, e questo ti dà un’idea di quanto questa società sia allo sbaraglio: dovremmo recuperare gli strumenti antichi per trasmettere valori, come ad esempio l’arte, la filosofia, persino il racconto delle fiabe o, in età più adulta, la rieducazione al vero  piacere dei sensi. Non è che io vedo uno spaghetto allo scoglio fotografato su Instagram e mi vien voglia di mangiarlo perché chi ha postato quella foto ha 100.000 followers! Io voglio lo spaghetto in tavola e voglio annusarlo, gustarlo fino a leccarmi le dita, alla Alberto Sordi!!! Ahahahah! Bisogna recuperare la fisicità dei rapporti. Speriamo che ci sia una bella reazione e che da questa crisi (che non è una brutta parola, perché la sua etimologia deriva da “crescita”) vengano fuori nuovi personaggi di spessore che possano fungere da mentori. Io, nel mio piccolo, cerco di esserlo con umiltà, veicolando i valori di libertà, dignità e amore. Il supporto dei social sarebbe importante per diffonderlo, ma io voglio che chi mi segue lo faccia davvero per amore. Avere tanti followers è un mero status symbol!

Parliamo di cinema: come procede il progetto “Ca’ Moon”?

“Ca’ moon” c’è! Però ci sono anche alcuni inceppi burocratici, ma dobbiamo fare le cose per bene. Siccome andremo a girare scene in preziose location del Veneto, come ad esempio le ville, tutto l’iter di richieste e di permessi ha ritardato il nostro primo ciak. Dovremo cominciare intorno all’ inizio di Marzo. “Ca’ moon” è una commedia che farà sorridere, che farà pensare, ma che intende anche valorizzare il territorio con la sua storia e con le sue eccellenze.

 

Il Principe all’ AERA Club and Place di Fabriano (photo courtesy of AERA Club)

Esattamente un anno fa (o giù di lì) ti sei esibito in un noto club della mia città, Fabriano. Come ricordi quella spettacolare serata?

La ricordo con molta simpatia perché fu un successo, e fu tra l’altro una delle rare serate in cui io e i Datura siamo ufficialmente usciti con il marchio ReMemo, la trasmissione che su m2o dedichiamo alla musica techno degli anni ‘90. La serata a Fabriano fu stupenda, estremamente divertente. Tra l’altro, l’avrai notato perché c’eri anche tu, c’era gente di svariate fasce di età. Ed è qualcosa di molto bello perché vuol dire che la techno, un po’ sottovalutata all’ epoca, è in grado di riunire le persone così come succede con il rock, la musica classica ed altri generi. Quella sera abbiamo avuto la conferma della valenza emotiva della techno rappresentata degnamente dai Datura e interpretata a livello teatrale da me, con la solita passione. Ho un bellissimo ricordo del locale, l’Aera Club and Place, e la cosa che mi fece ancora più piacere è che fu ordinata anche la proiezione del mio docufilm: Principe Maurice # Tribute. un bel momento autonarrativo, di grande soddisfazione personale, che mi piacerebbe ripetere!

 

Il Principe al Carnevale di Venezia

San Valentino è vicino (c’è anche la rima!). Sarai ancora Casanova in quel di Ancona, dove hai insegnato tecniche di seduzione per due 14 Febbraio di seguito, o hai altro in calendario?

Ho altro in calendario: farò innanzitutto una cena spettacolo dedicata agli innamorati dove sarò solo una voce narrante, molto delicata e dolce. Coccolerò con le più belle canzoni d’amore i fidanzati che il 13 Febbraio parteciperanno a questa cena. La vigilia di San Valentino mi vedrà quindi, dal punto di vista performativo, nei panni di chansonnier d’amour. A San Valentino, invece, sarò Casanova ma a Venezia per un evento intimo ed esclusivo, una sorta di private love lesson… Per il momento è top secret, “salterà fuori” al momento giusto! Il 15 Febbraio, infine, mi esibirò in una serata per i single e cercherò di coinvolgerli: tanti giovani oggi rimangono single perché i social li hanno disabituati ai rapporti veri. La cena spettacolo e questa serata si terranno entrambi nell’”Atelier fashion restaurant”  dell’Odissea Fun City di Spresiano, vicino Treviso. Stiamo incrementando la formula del dinner show a modo mio, avvolgendola di un mood un po’ rétro. Ti dico una sola cosa: alcuni sabati fa ho fatto un concerto di canzoni napoletane tradizionali e antiche: un successone! Per i single darò lezioni di seduzione e organizzeremo anche una gara a tema. Sarà una cosa abbastanza comica, divertente, però tra il serio e il faceto si possono trasmettere nozioni ed emozioni, si devono rieducare le persone a sedursi. I vincitori della “competizione” potranno fare un viaggio insieme: insomma, una ne invento e cento ne fo!

 

Il Principe in piazza San Marco durante il Carnevale

Sempre a Febbraio ha inizio un evento che ti vede solennemente coinvolto, il Carnevale di Venezia. Che puoi anticiparci della tua presenza all’ edizione 2019 della kermesse?

Posso anticiparvi che farò, anche quest’ anno, il Maestro di Cerimonie dell’apertura e della chiusura del Carnevale oltre che della famosa rievocazione delle Marie, le dodici fanciulle che rappresenteranno la dolce bellezza veneziana. E poi, tutte le sere, mi troverete – sempre nei panni di Maestro di Cerimonie – al gala ufficiale che si terrà a Ca’ Vendramin Calergi, la splendida sede del Casinò di Venezia dove visse anche Wagner. Sarà un evento grandioso, che includerà una cena di Gala, uno spettacolo e il Ballo. Come direttore artistico del Carnevale è stato riconfermato Marco Maccapani, una figura più che qualificata, e siamo contentissimi. Il tema sarà invece legato alla Luna, in occasione dei 50 anni dal primo allunaggio. Lo esploreremo proiettandolo verso quel sogno di fine ‘800, un po’ alla Giulio Verne, quando ci si interrogava sul vero aspetto della luna e si fantasticava di poter andare nello spazio… Visto che il mio film “Ca’ Moon” è pure dedicato alla Luna, se riusciremo a montarlo e a presentarlo entro il 2019 per me sarà un anno totalmente “lunatico”!

 

Una preview del costume di Maurice per l’edizione 2019 del Carnevale di Venezia.

Il mio costume ufficiale per il Carnevale è molto particolare, un abito barocco color blu notte con ricami in argento che raffigurano astri stilizzati…Lo abbinerò a una parrucca settecentesca impreziosita da gioielli a forma di luna e astri che esplodono verso l’esterno realizzata dal Maestro Alessio Aldini, un grande amico che lavora nel mondo della moda e del cinema ed è come me appassionatissimo del Carnevale veneziano. Chi è, invece, l’autore del costume? Ti verranno i brividi: è il pluripremiato Pier Luigi Pizzi! Il 24 Febbraio, poi, in calendario c’è un evento bellissimo. La prima domenica di Carnevale, il Volo dell’Angelo, interpretato dalla vincitrice 2018 del concorso delle Marie Erika Chia,  verrà arricchito da una novità: un’altra delle Marie del 2018, Micol Rossi, la ragazza scelta dai lettori de “Il Gazzettino” di Venezia, una ragazza che lotta da tempo contro il morbo di Crohn, sarà il secondo angelo che scenderà dal Campanile. L’aveva espresso come desiderio e abbiamo accolto la proposta di testimoniare il suo coraggio per rimarcare che esistono persone che lottano, e meritano di essere conosciute e viste perché diffondono dei bei messaggi di forza e di speranza. Avremo quindi un doppio Volo dell’Angelo. Non potete mancare!

 

 

Altri scatti tratti dal Carnevale veneziano del Principe

 

Photo courtesy of Maurice Agosti