Aprile

 

“Quando Aprile con le sue dolci piogge ha penetrato fino alla radice la siccità di Marzo, impregnando ogni vena di quell’umore che la virtù di dar ai fiori, quando anche Zeffiro col suo dolce flauto ha rianimato per ogni bosco e ogni brughiera i teneri germogli, e il nuovo sole ha percorso metà del suo cammino in Ariete, e cantando melodiosi gli uccelletti che dormono tutta la notte ad occhi aperti la gente è allora presa dal desiderio di mettersi in pellegrinaggio.”

(Geoffrey Chaucer)

 

Arriva Aprile, e l’aria si fa improvvisamente tiepida. I fiori sbocciano nei prati e sui rami, in campagna viene piantata la quasi totalità delle sementi. La sera, complice anche l’ora legale, scende sempre più tardi. Aprile, insieme a Maggio, è uno dei due mesi centrali della Primavera. Le origini del suo nome sono controverse. C’è chi afferma che derivi da “Apro”, un termine etrusco proveniente da “Afrodite”, il nome che i Greci avevano dato alla dea della bellezza e dell’amore: non a caso, il mese di Aprile le era stato dedicato. Altri, invece, fanno risalire Aprile al verbo latino “aperire”, ovvero “aprire”, un chiaro riferimento al fenomeno della fioritura che avviene proprio in questo periodo. Nell’ antica Roma, dato che l’anno iniziava a Marzo, Aprile veniva subito dopo. La Primavera esplodeva in tutto il suo fulgore, e la rinascita veniva festeggiata con rituali che inneggiavano alla fertilità e al risveglio della natura. A causa dei cambiamenti climatici, oggi, il meteo di questo mese è piuttosto imprevedibile: al freddo può alternarsi un caldo anomalo, alla pioggia il sole. Certo è che le temperature sono già salite di qualche grado; non ci resta che osservare pazientemente l’evoluzione delle condizioni atmosferiche. Parlando di ricorrenze, Aprile esordisce con la tradizione globale del “Pesce d’Aprile” e prosegue di solito con la Pasqua, che essendo una festa mobile, però, non cade sempre lo stesso giorno. Quest’anno, ad esempio, è stata celebrata il 31 Marzo. Il 25 Aprile, invece, viene festeggiata la liberazione dell’Italia dal nazifascismo. I segni zodiacali del mese di Aprile sono l’ Ariete e il Toro, il suo colore è il verde (verde menta per i modaioli), la pietra a cui si associa è il diamante: candido e lucente, simbolizza la purezza ma anche la forza. Il suo nome, infatti, deriva da “adamas”, “invincibile” in greco.

 

Foto via Pexels, Pixabay, Unsplash

 

“Canzone di Marzo”, la poesia che Giovanni Pascoli dedica al terzo mese dell’anno

 

Che torbida notte di marzo!
Ma che mattinata tranquilla!
che cielo pulito! che sfarzo
di perle! Ogni stelo, una stilla
che ride: sorriso che brilla
su lunghe parole.

Le serpi si sono destate
col tuono che rimbombò primo.
Guizzavano, udendo l’estate,
le verdi cicigne tra il timo;
battevan la coda sul limo
le biscie acquaiole.

Ancor le fanciulle si sono
destate, ma per un momento:
pensarono serpi, a quel tuono;
sognarono l’incantamento.
In sogno gettavano al vento
le loro pezzuole.

(Giovanni Pascoli)

 

Marzo, il mese del risveglio: 5+1 animali che escono dal letargo

 

Arriva Marzo, e il bosco si risveglia a poco a poco. Il verde ricomincia ad essere il colore predominante, spuntano i primi fiori. Ma anche gli animali abbandonano il loro lungo torpore: i rigori invernali sono ormai alle spalle e molte specie escono dal letargo per tornare a godere del tepore del sole. Attraverso il letargo, infatti, sono riusciti a superare i mesi freddi “disattivando” temporaneamente alcune funzioni vitali. Durante quel periodo la temperatura del corpo si è abbassata notevolmente, la frequenza respiratoria è diminuita così come la frequenza cardiaca. Nella propria tana, che sia scavata nel suolo o un luogo al riparo dalle intemperie, gli animali si addormentano per evitare di disperdere energia e calore. Quando l’Inverno giunge al termine, inizia il loro risveglio: a fungere da “suoneria” è una sorta di orologio biologico interno che decreta la fine del letargo tramite il rilascio di determinati ormoni. A questo ritmo ciclico innato si aggiungono la luce delle giornate sempre più lunghe, il calore dei primi raggi di sole, il profumo dei fiori che iniziano a sbocciare…Gli animali percepiscono a livello fisiologico l’arrivo della Primavera e cominciano a ripopolare i boschi per nutrirsi e per riprendere le loro attività. Ma quali sono, esattamente, le specie che in questo periodo si stanno svegliando? Ve ne presento 5+1. Ad esse si aggiungono animali come il ghiro, il pipistrello, i serpenti e le tartarughe, creature a sangue freddo per le quali affrontare il clima gelido dell’ Inverno è particolarmente rischioso.

 

L’orso bruno

 

L’orso bruno va in letargo a Novembre e si risveglia a Marzo, ma più che di letargo si tratta di “ibernazione”: la sua temperatura corporea si abbassa solo di pochi gradi, generalmente dai 37 ai 31, per permettergli di risvegliarsi all’istante in caso di necessità. Le sue funzioni fisiologiche non subiscono drastiche alterazioni, prova ne è il fatto che le orse, durante l’ibernazione, riescono addirittura a partorire e ad allattare i propri piccoli.

 

La marmotta

 

Essendo un animale d’alta quota, la marmotta va in letargo in una tana nel sottosuolo: è solita scavarla a una profondità di pressappoco tre metri per ripararsi adeguatamente dal gelo. Nel suo rifugio si addormenta come un sasso e condivide l’esperienza con diversi esemplari (fino a 15) della sua specie; pare che, molti secoli orsono, gli uomini approfittassero del sonno profondo delle marmotte per catturarle indisturbati e includerle nei loro pasti. Il periodo di letargo di questo animale  è piuttosto lungo, va dalla fine di Settembre ad Aprile.

 

Il tasso

 

Il tasso, che ama vivere in gruppo in un sistema di tane talmente articolato da sembrare un labirinto, non cade in un autentico letargo: trascorre i mesi freddi nella sua tana-rifugio e si limita ad essere meno attivo. I numerosi tunnel che scava nel terreno hanno un ordine ben preciso e vengono accuratamente scelti dall’animale, che ama coricarsi su un “letto” soffice di foglie e muschio. Il grasso abbondante che accumula durante l’Estate e l’Autunno permette al tasso di rintanarsi nella sua tana da Novembre ad Aprile; ciò è molto utile agli esemplari delle aree più gelide, che vanno invece in letargo barricando ogni apertura verso l’esterno.

 

Lo scoiattolo

 

Delle tre tipologie in cui viene suddivisa la specie degli scoiattoli, ovvero scoiattoli arbicoli, volanti e di terra, vanno in letargo solo gli scoiattoli di terra. Il periodo solitamente è compreso tra i tre e i sette mesi. Così come il tasso, anche lo scoiattolo si nutre in abbondanza per aumentare le sue riserve di grasso corporeo quando è ancora in attività; va in letargo in tane sotterranee scavate ai piedi degli alberi per ripararsi al meglio dal maltempo invernale, e affronta in gruppo i mesi di torpore che utilizza anche per riprodursi.

 

Il riccio

 

Il riccio va in letargo da Novembre a Marzo e si nutre delle copiose scorte di cibo che ha accumulato durante il periodo in cui è attivo. Tuttavia, in Estate può arrivare a dormire fino a 12 ore al giorno; il resto del tempo, soprattutto nei primi mesi di risveglio, lo dedica alla riproduzione: in questo senso può essere considerato un animale promiscuo. Durante il letargo cade in un sonno profondo e la sua temperatura corporea subisce un notevole calo, passando dai 37 gradi abituali ai 5.

 

La rana

 

Gli anfibi, così come i rettili, utilizzano il calore del sole a mò di vera e propria linfa. Motivo per cui, durante l’Inverno, sono obbligati ad andare in letargo perchè il gelo, combinato con la bassissima temperatura corporea che li contraddistingue, metterebbe a rischio la loro sopravvivenza. La rana, dunque, scava la propria tana nella melma che giace sul fondo dello stagno o dei laghetti e riemerge da lì soltanto in Primavera. Questa è una caratteristica, però, delle rane acquatiche, ovvero le tipiche rane verdi che abitano gli specchi d’acqua. Il loro non è un sonno profondo: di tanto in tanto ritornano in superficie per fare scorta di ossigeno. Le rane rosse, invece, vanno in letargo in buchi che scavano nel sottosuolo, mentre le raganelle, incapaci di scavare tane sotterrranee a causa delle loro zampe, in Inverno si riparano tra le foglie appassite. Purtroppo, non si rivela la soluzione ideale per il loro sangue freddo e molte non sopravvivono ai mesi più gelidi dell’anno. Una curiosità: diverse specie di rane approfittano del letargo per riprodursi e la femmina, quando esce dalla tana, è in grado di deporre all’incirca 4000 uova.

Foto via Pexels e Unsplash

 

Marzo, il look del mese

Sportmax

Marzo, voglia di leggerezza. Voglia di abbandonare maglioni, giacche, cappotti, per abbracciare tessuti impalpabili ed eterei come i fiori che, a poco a poco, si preparano ad accogliere la Primavera. Il look del mese è firmato Sportmax e “racconta” molto bene il desiderio di rinascita che si associa al cambio stagionale: la silhouette affusolata invita a riscoprire le forme del corpo, celate per mesi e mesi da volumi over; il colore ricorda l’incantevole tonalità del glicine, che fiorisce tra Marzo e Aprile. L’outfit, composto da un ensemble di blusa e gonna attillatissime, viene ammorbidito da drappeggi sui fianchi che lo dotano di una soave fluidità. Le spalle accentuate e il colletto, che riproduce quello tipico di una camicia, esaltano la linea minimal del look senza scalfirne l’allure estremamente femminile. Raffinatezza e accenti futuribili creano un connubio vincente impreziosito dalle audaci trasparenze dello chiffon tecnico.

 

 

Il periodo in cui l’Inverno è quasi alle nostre spalle ma non è ancora Primavera, propizia il sogno: suggestioni ed atmosfere oniriche associate all’idea del risveglio, di una natura che torna a vivere in un’esplosione di colori tenui, carichi di fascino, profusi di magia. Ed è proprio in questo incrocio tra passato e futuro, in questo limbo dove l’avvenire si impregna di accenti di poesia, che si colloca il look di Sportmax da me scelto per rappresentare il mese di Marzo.

 

Marzo

 

Marzo è un ragazzaccio coi capelli arruffati, un sorriso birichino, il fango sulle scarpe e una risata nella sua voce.
(Hal Borland)

 

Oggi diamo il benvenuto a Marzo, ultimo mese dell’Inverno e primo mese della Primavera. Il suo nome deriva da “Martius”, Marte in latino, perchè nella Roma antica era il mese dedicato al dio della guerra: non a caso, a Marzo riprendevano tutte le attività militari dopo un intervallo che coincideva con il periodo più gelido dell’anno. E se vi sembra poco romantico che l’Equinozio di Primavera cadesse in settimane associate a connotazioni belliche, bisogna dire che Marte era anche la divinità che presiedeva al primo raccolto. Il calendario romano, inoltre, si apriva proprio con il mese di Marzo. Dal punto di vista metereologico, Marzo è proverbiale per la sua instabilità e per gli improvvisi ribaltoni climatici: “Marzo pazzerello, guarda il sole e prendi l’ombrello” è il proverbio che meglio lo descrive. Tutto ciò non stupisce, trattandosi di un mese di transizione. Il freddo di solito prevale, ma le giornate si allungano ulteriormente e cominciano a spuntare i primi fiori. Le margherite, le primule, le violette e i narcisi impreziosiscono i prati, mentre il glicine, con le sue cascate di grappoli, rapisce lo sguardo con la magnetica nuance di lilla che lo contraddistingue. I segni zodiacali di Marzo sono i Pesci e l’Ariete, il suo colore è il giallo: probabilmente un riferimento alla tonalità della mimosa, simbolo per eccellenza della Festa della Donna. Tra le ricorrenze del mese, infatti, rientra proprio la Giornata Internazionale della Donna, che com’è noto si celebra l’8 Marzo. Il 19, invece, la solennità di San Giuseppe coincide con la Festa del Papà. L’ Equinozio di  Primavera quest’anno arriverà il 20 Marzo, mentre il 15 del mese – le Idi di Marzo degli antichi romani – ricorre l’assassinio di Giulio Cesare, ucciso nel 44.a.C. da 23 colpi di pugnale infertigli da un gruppo di congiurati. La pietra del mese di Marzo è l’acquamarina: la sfumatura di azzurro che sfoggia, tenue e ipnotica, ricorda il cielo primaverile.

 

 

Foto di copertina: Anna Shvets via Pexels

Tutte le altre foto: Annie Spratt via Unsplash

 

Equinozio di Primavera

 

“Ascolta: riesci a sentirla? La dolce cantata della primavera. I ciuffi d’erba che spingono attraverso la neve. Il canto delle gemme che erompono dal ramo. Il tenero timpano del cuore di un giovane pettirosso. Primavera.”
(Diane Frolow)

Stasera, alle 22.24, la Primavera entrerà ufficialmente. Oggi si festeggia l’Equinozio, dal latino aequinoctium (che fonde i termini “aequus”,”uguale”, e “nox”, “notte”): il Sole è posizionato allo Zenit, i suoi raggi sono perfettamente perpendicolari all’ Equatore e all’asse terrestre. Le ore di luce e quelle di buio hanno un’identica durata; poi, progressivamente, il giorno inizierà a prevalere e “sorpasserà” la notte in prossimità del Solstizio d’Estate. E’ la stagione della rinascita. Il clima a poco a poco diventa più mite, la natura si risveglia, i fiori sbocciano e animali come il ghiro, la marmotta, il riccio, l’orso, la formica, i rettili e gli anfibi escono dal letargo. Luce e buio, Sole e Luna, Maschile e Femminile, con l’Equinozio raggiungono un’armonia perfetta. Comicia un nuovo ciclo vitale, la terra ritorna fertile, i colori prorompono rigogliosi insieme alla natura. Tradizionalmente, non a caso, la Primavera è la stagione associata alla giovinezza: nella mitologia greca era rappresentata da Persefone, la dea dell’ Oltretomba, che trascorreva sei mesi dell’ anno negli Inferi e gli altri sei (quelli primaverili ed estivi) sulla Terra, accanto alla madre Demetra. Per i romani Persefone era Proserpina, ma incarnava la stessa valenza. Al suo passaggio, quando usciva dall’ Ade, le piante fiorivano ed emanavano inebrianti profumi. La giovane dea veniva venerata parallelamente a Pan, il dio fanciullo. Nell’ antica Grecia aveva l’aspetto di un satiro ed era la divinità dei pascoli e della vita agreste (la mitologia romana lo faceva corrispondere al dio Silvano). La sua raffigurazione è inconfondibile: Pan esibisce le zampe e le corna di una capra, ma è un umano dalla cintola in su. Ha le orecchie a punta, la barba a pizzetto e un’ espressione alquanto arcigna che si accompagna, per contrasto, a un’indole bonaria. Vaga per i boschi danzando e suonando il flauto (il noto Flauto di Pan). All’arrivo dell’ Equinozio di Primavera, si imbatte nella giovane dea e inizia a danzare con lei.

 

 

Il loro incontro simboleggia la quintessenza della Primavera: la natura si risveglia così come la nostra anima, con le passioni e le emozioni. Siamo pervasi da una potente euforia, ci apriamo al mondo e al prossimo con rinnovata spontaneità. La Primavera è la stagione dell’ innamoramento, dell’ebbrezza associata alla rinascita naturale. I fiori e la nostra interiorità sbocciano all’ unisono, in perfetta sintonia. Ci apriamo alla vita e all’ amore dopo il torpore invernale.

 

 

I Celti chiamavano l’Equinozio di Primavera Alban Eiler, i popoli nordici lo battezzarono Ostara  (dal nome di Eostre, la dea germanica della fertilità). La valenza di rinnovamento che si lega a questa data la equipara a una sorta di Capodanno: non è un caso che l’anno iniziasse a Marzo, nell’ antica Roma. Tuttavia, i Celti solevano festeggiare la rinascita della natura qualche mese dopo, a Beltane, intorno al 1 Maggio. Gli Equinozi e le loro celebrazioni, infatti, sono tipici dell’area mediterranea. Esistono spiccate differenze climatiche tra i paesi del nord e quelli del sud Europa; in questi ultimi, la Primavera esplode in modo molto più eclatante, mentre a Marzo è appena percettibile nelle lande nordiche. La data odierna coincide, in ogni caso, con una svolta decisiva: andiamo incontro al Sole, al calore dei suoi raggi, il verde spadroneggia restituendo alla terra la fecondità. L’equivalenza tra notte e giorno ci invita a celebrare l’armonia cosmica, le forze vitali della Primavera ci infondono una gioia profonda destinata a rafforzarsi nei prossimi mesi. E’ il momento giusto per ripromettersi di realizzare nuovi progetti, per ribaltare la propria esistenza. L’ entusiasmo che si accompagna alla bella stagione è contagioso e rinvigorente. Lo Zodiaco collega la Primavera ai segni dell’ Ariete, del Toro e dei Gemelli. I quattro elementi la fanno corrispondere all’Aria, i momenti della giornata la vedono equiparata al mattino. La Grande Opera alchemica la accomuna all’albedo, il cui simbolo è un cigno bianco. Tra le sue ricorrenze principali rientra la Pasqua, ma ne parleremo in un post successivo a questo. Nel frattempo, vi auguro un buon Equinozio di Primavera!

 

Foto via Pixabay, Pexels e Unsplash

 

Marzo e i suoi fiori

 

A Marzo, i fiori sono in boccio. Personalmente amo l’ Inverno, la neve e l’incanto dei paesaggi innevati, però non posso negare che il risveglio primaverile abbia il suo fascino. Intorno al 20 Marzo, con l’Equinozio, lo spettacolo della fioritura raggiunge l’apice. Prati, campi, alberi e giardini si riempiono di un tripudio di corolle colorate. Passeggiare lungo i sentieri di campagna gratifica la vista e l’olfatto, i lunghi tramonti profondono magia nell’atmosfera. Udire il ronzio delle api è rilassante, ma anche un privilegio, dato che sono insetti a rischio di estinzione. Impegnamoci a fondo affinchè questo non succeda. Piantiamo fiori, coltiviamo alberi per garantire loro il nutrimento e per far sì che si dedichino attivamente all’impollinazione: è fondamentale ai fini di assicurare l’ equilibrio degli ecosistemi e la sopravvivenza della specie umana. Quali sono, dunque, i fiori che sono soliti sbocciare a Marzo? Continuate a leggere e ne scoprirete alcuni.

Il Narciso

E’ diffuso in Europa e Asia, appartiene alla famiglia delle Amarillydaceae. Il suo colore è il giallo oppure il bianco, con una paracorolla che spazia invece dal giallo al rosso. Molte specie emanano un profumo inebriante ed hanno ispirato il termine greco nakào, “stordisco”, da cui deriva il nome del fiore.

Il Glicine

Il suo nome scientifico è Wisteria Nutt, appartiene alla famiglia delle Fabacee ed è una pianta rampicante che può raggiungere i 10 metri di altezza. Nell’ antica Cina era chiamato “Vite Blu”, un appellativo affascinante a cui i tedeschi si sono rifatti battezzandolo Blauregen, ovvero “Pioggia Blu”. Il suo punto di forza sono le ricche cascate di grappoli che spaziano tra colori come il lilla, il rosa, il bianco, il violetto e l’azzurrognolo. Ma la nuance che sfoggia più comunemente è diventata essa stessa un colore: il glicine, appunto, un mix di viola e di bianco.

La Magnolia

La sua famiglia è quella delle Magnoliacee, il suo nome un tributo a Pierre Magnol, botanico e medico di Montpellier. Ha origini negli Stati Uniti, nel Sud America, nel Sud-Est Asiatico, ma cresce benissimo anche in Italia poichè ama il clima Mediterraneo. Ne esistono oltre 80 specie, spazia dagli arbusti ad alberi che sfiorano i 30 metri. Profumatissima, esplode in una nuvola di fiori. Tra i suoi colori predominano il rosa, il bianco, il porpora e il viola.

La Mimosa

L’ 8 Marzo è anche la sua festa: il fiore ufficiale della Giornata Internazionale della Donna vanta un’infiorescenza a grappoli composti da fiori sferici e super soffici di colore giallo. Il suo nome scientifico è Acacia dealbata ed appartiene alla famiglia delle Mimosaceae. In Italia, precisamente a Rieti, negli anni ’50 è stata creata una torta che si ispira ai suoi fiori: sono realizzati in pan di Spagna per riprodurne la soavità e il giallo, naturalmente, è la loro tonalità.

Il Nontiscordardimè

Il Myosotis, appartenente alla famiglia delle Borraginaceae, è diffuso pressochè in tutto il mondo. Si presenta in gruppi di piccoli fiori azzurri che non oltrepassano i 25 cm di altezza. Se il nome “Myosotis” deriva dalla fusione di due termini greci, “mys” e “otos”( rispettivamente “topo” e “orecchie”), molto più affascinante è la leggenda legata al Nontiscordardime: nasce in Austria e narra di due innamorati che, mentre passeggiavano lungo la riva del Danubio, si incantarono davanti a quei fiorellini azzurri e si fermarono a raccoglierli. Il ragazzo, purtroppo, scivolò nel fiume proprio mentre ne stava cogliendo uno, e prima che le acque lo travolgessero gridò “Non ti scordar di me!” alla sua fidanzata.

La Margherita

E’ il fiore più caratteristico della Primavera: quando le aiuole si riempiono di margherite, ci rendiamo conto che è arrivata ufficialmente. Il suo nome scientifico è Leucanthemum vulgare, la sua famiglia le Asteraceae. Si trova un po’ ovunque in giro per il globo, continente africano a parte. Anche in questo caso, la denominazione del fiore ha origini greche: deriva da “leukos” (bianco) e “anthemon” (fiore). La corolla, di colore bianco, ruota attorno al “capolino”, il bottone giallo oro al centro, che a sua volta è composto da fiori minuscoli detti flosculi.

Il fiore di Ciliegio

Il ciliegio sboccia in un tripudio di fiori bianchi o nei toni del rosa. Botanicamente appartiene al genere Prunus e alla famiglia delle Rosacee.In Giappone, i fiori del Prunus Serrulata (il ciliegio nipponico) vengono chiamati Sakura e sono un autentico oggetto di culto: all’ apice della loro fioritura si ammirano tramite un rito, l’Hanami, che consiste nel contemplarli. Per saperne di più sull’ Hanami e sulla simbologia associata al Sakura, clicca qui.

La Primula

E’ un altro fiore-emblema della Primavera. Il suo nome deriva da “Primus”, un termine latino che simbolizza lo sbocciare della Primula non appena la neve si scioglie. Appartiene alla famiglia delle Primulaceae ed è ampiamente diffusa in America, Europa e Asia, ma solo laddove il clima temperato lo permette.

Il fiore di Mandorlo

Quando fiorisce, dà origine a una magnifica nuvola di fiori bianchi. Non è difficile capire perchè al Mandorlo (il cui nome scientifico è Prunus Amygdalus) siano state dedicate innumerevoli leggende: come quella, di origine greca, di Fillide e Acamante. Ma i fiori di Mandorlo appaiono persino nella Bibbia, dove sono identificati come un simbolo di rinascita dal profeta Geremia.

L’Anemone

L’ Anemone, appartenente al genere Euanemona e alla famiglia delle Ranunculaceae, include oltre 100 specie che hanno caratteristiche tutte proprie. Vanta tepali coloratissimi (rosso, rosa, azzurro, bianco, giallo sono le cromie più diffuse) e la sua pianta può raggiungere persino 1 metro di altezza. A idearne  il nome fu il filosofo e botanico greco Eufrasto: lo chiamò “fiore del vento” perchè le sue corolle impalpabili sembravano poter librarsi nell’aria da un momento all’altro.

La Camelia

Ha origine nell’ Asia Tropicale e prende il nome dal botanico e missionario Georg Joseph Carmel: fu il primo ad importarla in Europa dal Giappone. Le sue due specie più note sono la Camelia Sinensis, dalle cui foglie si ricava il tè, e la Camelia Japonica, una pianta ornamentale che decora giardini pubblici e privati. I colori spaziano dal bianco al rosso passando per il rosa, la corolla somiglia vagamente a quella della “regina dei fiori”.

Il Giacinto

Il suo nome ha origini nella mitologia greca: si ispira a Giacinto, Principe di Sparta, di cui il dio Apollo si innamorò. Il loro amore fu spezzato però da Zefiro che, geloso, uccise Giacinto. Questo fiore, nome scientifico Hyacinthus e famiglia di appartenenza Asparagacee, proviene dal Medio Oriente e dall’ Africa Tropicale. Le sue specie sono innumerevoli, tutte bulbose. Ogni infiorescenza comprende circa 15 fiori profumatissimi e coloratissimi: le tonalità più comuni sono l’azzurro, il blu, il rosa, il giallo e il bianco.

La Viola Mammola

Appartenente alla famiglia delle Violaceae, è uno dei primi fiori a sbocciare  a fine Inverno. Cresce prevalentemente in Europa, America, Asia, Australia e Nuova Zelanda. Non supera i 15 cm di altezza e i suoi petali sono tinti di un profondo viola.

La Rosa

La “regina dei fiori” appartiene alla famiglia delle Rosacee e conta a tutt’oggi circa 3000 specie. Tra quelle spontanee, in Italia prevalgono la Rosa Canina, la Rosa Gallica, la Rosa Glauca e la Rosa Alpina. E’ diffusa in quasi tutto il mondo. Il suo nome ha origini latine, la sua bellezza viene celebrata da poeti e scrittori sin da tempi remotissimi (William Shakespeare la citò in “Romeo e Giulietta”). La corolla, ricca e preziosa, sprigiona un profumo irresistibile ed è tinta di innumerevoli colori: predominano il rosa, il rosso, il bianco, il giallo e l’arancio.