Le Frasi

 

“Arlecchino è savio o matto? È intelligente o balordo? Sono domande impossibili, perché la maschera si muove su un piano diverso. Anzi ciò che turba è la doppiezza o polivalenza della maschera.”
(Giorgio Strehler)

 

Illustrazione di Ludovic Lepic, Public domain, da Wikimedia Commons

 

Martedì Grasso in maschera

 

“Spesso una maschera ci dice più di un volto.”
(Oscar Wilde)

 

Martedì Grasso: l’ultimo giorno di Carnevale e il più esplosivo, il più pazzo, il più ricco di festeggiamenti. Oggi, “maschera” è la parola d’ordine assoluta. Perchè indossare una maschera è tassativo, se si vuole festeggiare davvero. Ma come nasce questa tradizione? A Venezia va il merito di averla introdotta nelle celebrazioni carnascialesche, che ebbero inizio intorno al 1000 d.C. Il primo documento in cui viene citato il Carnevale risale al 1094 ed è firmato dal Doge Vitale Falier. All’ epoca della Repubblica di Venezia venne istituito un periodo interamente votato al divertimento e alla goliardia con lo scopo di diluire le tensioni e il malcontento del popolo in un vortice di feste, danze e bagordi sfrenati. Maschere e costumi contribuivano ad azzerare le gerarchie sociali, ma l’anonimato garantiva anche il pubblico sbeffeggio dell’aristocrazia e delle figure istituzionali. Al Carnevale di Venezia, nel Medioevo, per le maschere non esistevano più regole ed erano tollerati persino gli insulti al Doge. Tramite la maschera l’identità veniva completamente stravolta. Spariva qualsiasi riferimento al ceto di appartenenza, al sesso, all’età, ai dati sensibili dell’ individuo. Per evitare clamorosi malintesi, “Buongiorno, signora maschera” era l’unico saluto che ci si scambiava. Travestirsi rappresentava, inoltre, un’ ottima valvola di sfogo. Uscire da se stessi per qualche giorno costituiva una sorta di liberazione, una fuga dalla quotidianità e dalla monotonia delle abitudini. Le maschere affollavano Piazza San Marco, le calli e i campi principali in un meraviglioso tripudio di colori, Venezia diventava un enorme palcoscenico dove regnavano la burla e il divertimento.

 

 

Il successo ottenuto dai travestimenti fu tale che nel 1271 la Serenissima divenne la sede di un fiorente commercio di maschere di Carnevale: proliferavano le scuole, le botteghe artigianali, le tecniche e i materiali utilizzati per plasmarle. Due secoli dopo, per la precisione nel 1436, uno statuto riconobbe ufficialmente il mestiere del “mascarero”. Questi artigiani cominciarono a impreziosire le maschere con dettagli sempre più pregiati. Dopo averle modellate sul gesso, l’argilla, la carta o la cartapesta, le tingevano dei colori prescelti e le arricchivano di piume, perle, arabeschi, ricami, dorature e via dicendo. Tra gli esemplari più richiesti a partire dal 1700, l’epoca d’oro del Carnevale di Venezia, rientravano la Baùta (una maschera bianca da abbinare a un tricorno e un mantello neri), la Gnaga (una maschera che riproduceva il muso di un gatto) e la Moretta (una mascherina in velluto nero), destinata al “gentil sesso”. Questi tre modelli rimangono in uso a tutt’oggi e sono ancora richiestissimi nelle botteghe veneziane. Ma è poi vero che tramite una maschera ci è possibile annullare totalmente la nostra identità? Anche la scelta di interpretare un personaggio diverso da noi stessi, in realtà, la dice lunga su chi siamo e sulla nostra percezione del sè. A volte, sebbene possa sembrare un paradosso, soltanto liberandoci dalla maschera che indossiamo giorno dopo giorno riusciamo a mostrarci per come siamo realmente.

 

 

C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando resti da solo, non rimane più niente.”
(Luigi Pirandello)

 

 

Non dal volto si conosce l’uomo, ma dalla maschera.”
(Karen Blixen)

 

 

“Durante il Carnevale, l’uomo mette sulla propria maschera un volto di cartone.”
(Xavier Forneret)

 

 

“Ci sono tanti che hanno sempre la stessa maschera, e quando gliela si vuole strappare ci si accorge che è il loro volto.”
(Elias Canetti)

 

 

“Nascondi ciò che sono
e aiutami a trovare la maschera più adatta
alle mie intenzioni.”
(William Shakespeare)

 

 

“Il mondo è un vasto teatro in cui ognuno interpreta la sua parte con la maschera sul naso.”
(Axel Oxenstierna)

 

 

 

Il luogo: al Carnevale di Venezia con il Principe Maurice

 

E’ un Carnevale più magico che mai, il Carnevale di Venezia 2023: “Take your Time for the Original Signs” (questo il tema su cui è incentrato)  si ispira ai segni dello Zodiaco e ai quattro elementi naturali – aria, acqua, terra e fuoco – invitandoci a ritrovare la nostra essenza più intima, la nostra unicità, nel luccichio delle costellazioni astrologiche da cui siamo rappresentati. Per addentrarci in questo viaggio nei giorni grassi del Carnevale veneziano, ho scelto una guida d’eccezione. E’ il Principe Maurice, Maestro di Cerimonie oltre che suprema icona della kermesse, una figura talmente rappresentativa da essersi guadagnata la nomina di Ambasciatore Ufficiale del Carnevale di Venezia nel mondo. Chi segue VALIUM lo conosce bene, è a lui che ho dedicato lo spazio “Sulle tracce del Principe Maurice”. Oggi, eccezionalmente, “Il luogo” e la suddetta rubrica si fondono in uno straordinario connubio: esploreremo il Carnevale della perla lagunare insieme al Principe, in uno scoppiettante turbinio di luoghi, eventi e manifestazioni. Giocheremo con i quattro elementi per presentarvi location inedite della Venezia carnascialesca e vi inviteremo ad appuntamenti speciali, come quello che si terrà stasera al Museo Correr

 

Il Principe si esibisce all’ Official Dinner Show “Original Sinners”

 

Il tema del Carnevale di Venezia 2023, “Take your time for the Original Signs”, inneggia allo Zodiaco e ai quattro elementi naturali. Puoi raccontarci qualcosa in più su questo affascinante argomento?

Da parte del Direttore Artistico Massimo Checchetto, che è anche lo scenografo del Teatro La Fenice, c’è stata la volontà di affidarsi all’astrologia, ai segni zodiacali e agli elementi della natura. Ma c’è anche un altro segno che domina sulla città, ed è quello simbolico di San Marco: il Leone sta a testimoniare la potenza e l’indipendenza della Serenissima, mentre l’ispirazione allo zodiaco invita ognuno a reinterpretare liberamente il proprio segno astrologico. Gli straordinari spettacoli dell’Arsenale, ormai un must della produzione, sono invece dedicati ai quattro elementi (acqua, aria, terra e fuoco). Per rappresentarli non potrebbe esistere uno scenario migliore. Il 4 Febbraio, uno scenografico corteo acqueo ha solcato il Canal Grande in pre-apertura del Carnevale, mentre il giorno successivo si è svolta una regata capitanata da una gigantesca pantegana di cartapesta: poco prima di arrivare al ponte di Rialto, il corpo della Pantegana si è spalancato lasciando fuoriuscire miriadi di coriandoli e palloncini colorati. Questo evento ha sostituito il volo della Colombina, perché in Piazza San Marco ci sono dei lavori in corso che non è possibile interrompere. La piazza, comunque, non rappresenta più il fulcro assoluto del Carnevale. Lo spettacolo è diffuso ovunque, soprattutto nei campielli…è uno spettacolo di strada così come lo era in passato. Anticamente, il Doge inaugurava il Carnevale permettendo agli artisti di strada di esibirsi in qualsiasi luogo, ed è quello che succede oggi. E’ un ritorno alle tradizioni più remote, mentre di nuovo e di meraviglioso c’è il Dinner Show ufficiale a Ca’ Vendramin Calergi, “Original Sinners”, ideato e diretto da Antonia Sautter: i segni zodiacali sono evocati in uno splendido corner “astrologico”, ma l’evento è dedicato ai sins e ai sinners, ovvero ai peccati e ai peccatori. Il Concorso della “Maschera più Bella” è ormai quasi completamente virtuale. Le maschere sfilano all’ interno di un’ installazione in Piazza San Marco, dove una piccola telecamera immortala i loro costumi in ogni dettaglio. Le immagini vengono diffuse sui social del Carnevale e votate dal popolo del web, dopodichè una giuria qualificata, composta da Massimo Checchetto e dai prestigiosi atelier veneziani Pietro Longhi, La Bauta, Antonia Sautter e Nicolao Atelier, selezionerà la maschera vincitrice tra quelle che hanno ricevuto più voti. Partecipanti e giuria non hanno più un contatto diretto, credo che sia un residuo dei distanziamenti dell’epoca Covid.

 

 

Quali sono i luoghi chiave in cui si sviluppa il Carnevale?

Il Carnevale è diffuso in tutta la città metropolitana. Si sta dando importanza anche alla terraferma, per coinvolgere – oltre che i turisti – l’intera popolazione. I luoghi chiave sono i campielli principali come l’anno scorso. La mappa è la stessa, il format è lo stesso, però sono stati implementati i teatrini. In Piazza San Marco qualche spettacolo viene fatto, ma si punta a non creare un eccessivo affollamento e i cantieri sono piuttosto ingombranti: per non intasare la piazza, ad esempio, il volo dell’Angelo non è stato effettuato. Personalmente sto frequentando le più tradizionali location veneziane: ho voglia di tornare alle origini. In questo momento mi trovo al Caffè Florian, dove vado tutti i giorni a prendere il caffè. Ho voglia di respirare gli odori, i profumi, l’energia che mi ha sempre donato quel locale, un punto di riferimento assoluto del Carnevale perché in passato gli aristocratici si ritrovavano lì dopo la loro sfilata in costume, “el liston delle maschere”. Sfilavano sulla pavimentazione di Piazza San Marco, lungo una fascia decorata che veniva chiamata il “liston”. Tradizione a parte, a Venezia esistono miriadi di locali. Alcuni hanno aperto da poco e sono molto simpatici, freschi, frizzanti. Quest’ anno in laguna c’è una massiccia presenza di giovani provenienti da tutto il mondo: le nuove generazioni, intrigate dal Carnevale, sono approdate a Venezia per scoprirlo in prima persona. Tra le location più imperdibili, poi, c’è sicuramente l’Arsenale, che da un anno a questa parte ospita spettacoli straordinari. “Original Signs” è uno show grandioso, organizzato sul bacino acqueo, che mette in scena i quattro elementi naturali: terra, acqua, aria, fuoco vengono rappresentati in un’atmosfera magica dove la danza, lo spettacolo e la musica si fondono in un connubio eccezionale. A Ca’ Vendramin Calergi, lo storico Casinò di Venezia (è il più antico al mondo), l’appuntamento serale è con gli “Original Sinners” di Antonia Sautter. La formula è quella del dinner show, però si può anche ballare. In questi spazi incantati mi esibisco nelle vesti di performer e di Maestro di Cerimonie.

 

 

Vorrei segnalarvi un’ ulteriore location, il Museo Correr: con l’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia, del quale sono Direttore Artistico, organizziamo eventi di scambio culturale con nazioni di tutto il mondo. E proprio nel Museo Correr oggi si terrà un incontro importante tra la città di Baku, la capitale dell’Azerbaigian, e Venezia. Perché Baku? E’ molto semplice: si trova sulla Via della Seta, la rotta commerciale che congiungeva l’Impero romano con quello cinese. Lo scambio tra Baku e la nostra Associazione va avanti già da qualche anno, ma adesso è improntato alla raffinatezza più squisita. L’ appuntamento, “Profumi e Antichi Merletti sulla Via della Seta”, includerà una visita ufficiale al Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo di Palazzo Mocenigo perché l’azienda sponsor dell’evento ha creato un profumo estremamente pregiato e particolare. Per la sera è prevista invece una cena di gala nella sala da ballo del Museo Correr, l’ex Palazzo Reale voluto da Napoleone. Sarà una soirée esclusiva e dal sapore d’altri tempi, quando gli scambi diplomatici e commerciali venivano sanciti dagli incontri mondani. Nel periodo “Grasso” del Carnevale, comunque, a Venezia si concentra un tripudio di balli e di iniziative.

 

 

Parlaci del tuo ruolo nell’edizione 2023 della kermesse.

Il mio ruolo è sempre lo stesso. Diciamo che sono ormai iconizzato, incorniciato in questo Carnevale. Quando appaio in abiti civili, come in questo momento, vengo riconosciuto e salutato con calore: questo mi gratifica molto. Ho finalmente avuto la possibilità di tornare in Piazza San Marco per presentare le 12 Marie, martedì presenterò la vincitrice che diventerà una sorta di regina del Carnevale. In Piazza San Marco mi sono esibito anche in occasione di un raduno di tutte le associazioni storiche del Carnevale di Venezia, era presente anche la nostra Associazione Internazionale. La mia è stata una piccola improvvisazione di Commedia dell’Arte, un incontro tra Casanova e un’astrologa (“stroega” in veneziano). La storia era buffa: Casanova, in gramaglie perché aveva fatto cilecca la notte precedente, chiedeva a un’astrologa il motivo della sua défaillance. Voleva sapere come mai gli astri si erano accaniti contro di lui. E’ stato un battibecco simpaticissimo: si è scoperto che non c’era nessun problema, Casanova era solo stato vittima della vendetta di un’amante che lo aveva “intorpidito” con una droga a base di bromuro. In sintesi, durante il Carnevale ho la possibilità di esprimermi sia nel ruolo di performer che di Maestro di Cerimonie.

 

Il  Museo Correr

Il Carnevale di Venezia nasce sotto il segno del Leone di San Marco. Che caratteristiche possiede, a tuo parere, di questo segno zodiacale?

Venezia del Leone ha la maestà, e il fatto che sia un leone alato le dà anche quel senso di leggerezza, di sontuosità serena, che potrebbe essere ricollegato all’appellativo di “Serenissima”. Quindi direi che il Leone di San Marco corrisponde esattamente al simbolo del potere di Venezia, all’ imprinting della Serenissima storica. E’ una straordinaria immagine-simbolo: combina la forza e la bellezza del leone con la possibilità di volare sulle ali della fantasia.

 

 

Facciamo un gioco: ti chiedo di abbinare simbolicamente i quattro elementi naturali, uno dei temi portanti del Carnevale 2023, a quattro location veneziane che li rievocano.

Cominciamo con l’Aria. Dove respirare a pieni polmoni l’aria di Carnevale?

Senz’altro a Piazza San Marco. Tutti si danno appuntamento qui. E includo nell’area anche il bacino di San Marco, Riva degli Schiavoni compresa. L’aria del Carnevale, però, puoi respirarla anche di straforo: magari incontri una maschera in una calle stretta e ne rimani inebriato…

 

 

Acqua: citaci una location mozzafiato affacciata sulla laguna.

L’Arsenale. Gli spettacoli si svolgono sul suo bacino acquatico: l’acqua fonde insieme tutti gli elementi naturali ed è l’elemento dominante della città. Segnalo anche il Canal Grande e i vari canali, da esplorare tramite lunghe escursioni in gondola.

 

 

Terra: citaci una location d’eccezione per assaporare i Frutti della Terra, ovvero deliziare il palato

Sant’Erasmo, un’isola a vocazione agricola detta l’”Orto di Venezia”. Lì si assaporano piccole delizie come le “castraùre”, i germogli del carciofo. Ma per godere dei frutti della terra si può anche andare a mangiare alla Trattoria Al Bacan, vicina all’ approdo lagunare dell’isola. E’ un must se si desidera conoscere la cucina tipicamente veneziana.

 

 

Fuoco: citaci la location hot per antonomasia della Venezia carnascialesca.

Il Dinner Show ufficiale del Casinò, che è dedicato al peccato originale. Gli spettacoli sono maliziosi, intriganti e ammiccano a ciò che potrebbe succedere nel dopo-festa, perché “lì non si può”! Quest’anno direi che le fiamme ardono proprio dai nostri peccatori. Ma Venezia è una città talmente magica che il fuoco si può accendere ovunque. Per esempio, con uno sguardo che si intravede dietro la maschera. C’è un’immancabile malizia, dietro ogni maschera. Eros e Thanatos al Carnevale sono sempre presenti. Bruciare di passione, poi, è una bella morte. Non è un caso che sia stata chiamata “la petite mort”…

 

 

Le costellazioni risplendono, e sono visibili, nel cielo notturno. Svelaci una location altrettanto meravigliosa, ma misteriosa e sconosciuta ai più.

Quelle davvero misteriose non sono raccontabili. La location più misteriosa attorno alla quale eventualmente ritrovarsi per carpire quello che è rimasto delle sue energie antiche ed esoteriche è senz’altro la piccola chiesa della Maddalena, piena di simboli massonici e occulti. Entrare non è possibile, ma si può ammirare esteriormente: si trova nel Sestriere di Cannaregio ed è un esempio di architettura neoclassica veneziana. Al suo interno abbondano enigmi che non posso svelare…Il mistero di questa chiesa bellissima, chiusa al pubblico da decenni, ha a che fare con la controversa figura di Maria Maddalena. Mi chiedi se l’ho visitata? Perché vuoi estorcermi segreti impossibili da rivelare? (ride)

 

 

Come concludere il Carnevale in bellezza e soprattutto senza traumi?

La nostra Associazione tradizionalmente organizza un silenzioso corteo in gondola, partendo quasi sempre da Palazzo Pisani Moretta fino ad arrivare in Piazza San Marco. Lì facciamo un grande girotondo a mò di saluto e augurio per ritrovarci tutti l’anno prossimo. Quest’ anno, dopo il girotondo di rito, io mi esibirò in una performance a sorpresa quando la piazza sarà completamente vuota. Il mio sarà un omaggio a questa città, un gesto di ringraziamento per la magia, la gioia, la bellezza, il sogno che continua a regalare a tutti quelli che ci vivono e che vengono a visitarla. Non sarà un evento segreto: semplicemente non lo annuncio, chi c’è c’è e chi non c’è…pazienza!

 

 

 

 

Giovedì Grasso

 

Giovedì Grasso: oggi il Carnevale entra nel suo pieno. Iniziano i festeggiamenti veri e propri, la baldoria impazza. Balli, parate e travestimenti si alternano in un vortice di coriandoli, esplode il divertimento più sfrenato. “Semel in anno licet insanire”, dopotutto, come dicevano i latini: una volta all’ anno è lecito impazzire! Anche il palato ha di che soddisfarsi, tra chiacchiere, frittelle, cicerchiata e castagnole di rito, ma tutti e cinque i sensi sperimentano un autentico stato di grazia. La vista, in particolare, viene coinvolta nel tripudio di colori e fantasia incontenibile che incarnano le maschere, tradizione numero uno di ogni Carnevale che si rispetti. Vi state chiedendo il perchè dell’appellativo di Giovedì Grasso? Per comprenderlo, bisogna risalire al significato delle celebrazioni “carnascialesche”: il Carnevale è una festa mobile, che cambia cioè data di anno in anno, in quanto è strettamente legato al principio della Quaresima. E la Quaresima, che comincia subito dopo Martedì Grasso, precede Pasqua di 40 giorni. Prima del Mercoledì delle Ceneri, che inaugura il periodo di digiuno e penitenza quaresimali, il Carnevale ci permette di fare il pieno di allegria e di soddisfare qualsiasi pulsione godereccia. L’aggettivo “Grasso”, riferito sia al Giovedì che al Martedì di Carnevale, sta quindi ad indicare i cibi – “grassi”, appunto, ovvero ricchi e sostanziosi – che ci è consentito assaporare in questi giorni. Magari, accompagnandoli ad alcolici in dosi massicce.

 

Giovanni Domenico Ferretti, “Arlecchino e Colombina” (1700 ca.)

 

Che la festa abbia inizio, dunque! Da oggi fino a Martedì Grasso (il 21 Febbraio), ogni giocoso eccesso è lecito. A Milano, dove si osserva il rito ambrosiano, al divertimento viene dedicato qualche giorno in più: il Carnevale termina con la prima domenica di Quaresima, quindi si concluderà il 25 Febbraio. Ma se volete saperne di più sulla festa più folle dell’ anno, non dovete far altro che attendere il post di domani. Vi garantisco che sarà molto, molto speciale…decisamente imperdibile. Stay tuned!

 

 

Le ultime 4 foto (scattate in Piazza San Marco) della gallery sono di Effems, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, attraverso Wikimedia Commons

 

Tempo di Carnevale

 

“Nel quotidiano le persone si nascondono sotto varie maschere. Nel carnevale le maschere svelano il loro vero volto.”
(Mieczysław Kozłowski)

 

E’ iniziato il 5 e terminerà il 21 Febbraio, Martedì Grasso, in un tripudio di coriandoli e stelle filanti: Carnevale torna a travolgerci nel suo vortice di baldoria. Le parole d’ordine? Evasione, festa, travestimento. Mai come ora possiamo giocare con la nostra identità, sperimentare nuovi ruoli, calarci nei panni di chiunque abbiamo scelto di essere. E tra maschere, costumi e colori caleidoscopici, diventiamo qualcun altro rivelando l’ essenza più profonda di noi stessi.

 

 

Foto via Unsplash e Pexels

 

Martedì Grasso: Venezia, le maschere e i “mascareri”

 

“Spesso una maschera ci dice più di un volto.”
(Oscar Wilde)

 

E’ una storia antichissima, quella del Carnevale veneziano. Un documento del Doge Vitale Falier attesta la sua esistenza già nel 1094, ma solo nel 1296 venne dichiarato festa pubblica con un editto del Senato della Repubblica di Venezia. A quei tempi il Carnevale iniziava il mese di Ottobre, a volte il giorno di Santo Stefano, per poi protrarsi (in entrambi i casi) fino al mercoledì delle Ceneri. Un tripudio di maschere e costumi favoriva il divertimento più sfrenato: nell’ anonimato, scatenarsi in balli, burle e satire non provocava alcun imbarazzo. La Serenissima, anzi, incoraggiava simili comportamenti. Non è un caso che il Carnevale fosse stato istituito in base al principio “panem et circensem”, garantendo una valvola di sfogo per il malcontento del popolo nei confronti del governo. La maschera, in particolare, divenne un elemento fondante del Carnevale lagunare. Lo scopo con cui veniva indossata era ben preciso: assicurava il livellamento sociale eliminando ogni differenza rispetto al sesso, all’ età, alla religione, al ceto di appartenenza. Tutti potevano sbizzarrirsi nel tramutarsi in qualcun altro, l’ identità assumeva le sembianze di un mero travestimento. Lungo le calli e i campi, il saluto che ci si scambiava era solo uno: “Buongiorno, siora maschera!”. Celare il volto donava un’ indicibile sensazione di libertà; ci si allontanava dal proprio io e dal proprio quotidiano, alimentando la fantasia con la creazione di sempre nuovi personaggi. La gioia, la giocosità e la licenziosità spadroneggiavano, sul grande palcoscenico veneziano. Una folla mascherata e variopinta dava vita ad una sorta di spettacolo permanente. La maschera, che nella preistoria si indossava durante i rituali religiosi, a Carnevale diventava una complice, una fedele alleata che permetteva di dedicarsi a frizzi e lazzi di ogni tipo.

 

 

Dal 1271 in poi, di conseguenza, a Venezia si sviluppò un fiorente artigianato delle maschere. Sorsero scuole e botteghe, vennero ideate nuove tecniche di lavorazione. I materiali utilizzati erano l’argilla, il gesso, la cartapesta, la garza, modellati grazie a strumenti sempre più specifici. Gli ornamenti delle maschere veneziane divennero celebri: i “mascareri” le impreziosivano con un trionfo di arabeschi, piume e perline accentuandone la sontuosità straordinaria. A poco a poco, si moltiplicarono le fogge e le decorazioni. Il savoir faire artigianale raggiunse livelli di sublime minuziosità, creando maschere che erano degli autentici capolavori. Uno statuto promulgato il 10 Aprile 1436 riconobbe ufficialmente il mestiere del mascarero; ciò favorì un ulteriore incremento nella produzione del più importante accessorio carnascialesco.

 

 

Nel periodo d’oro del Carnevale veneziano, il ‘700, si affermò la cosiddetta Baùta: un travestimento che constava di una maschera bianca detta “larva” unita ad un tricorno e ad un tabarro rigorosamente neri. Uomini e donne adottarono la Baùta all’ unanimità, anche perchè il suo utilizzo non era esclusivamente riservato al Carnevale. La si indossava a teatro, durante le feste, e garantiva uno strategico anonimato per le avventure galanti. Inoltre, la forma rialzata della maschera nella parte inferiore del volto permetteva di bere e di mangiare senza problemi. Tra le donne, anche la Moretta era molto diffusa. Si trattava di una mascherina tonda in velluto nero che si abbinava, solitamente, a un look altamente raffinato. Indossarla non era il massimo della comodità: per mantenerla sul viso si doveva stringere tra i denti un bottone interno, il che rendeva pressochè impossibile la conversazione. Ma a Carnevale ogni scherzo vale e tutto si può fare, per cui il mutismo della donna in moretta veniva equiparato a un seduttivo alone di mistero. Agli antipodi di questa figura di dark lady si colloca la maschera della Gnaga, che esibiva dei marcati lineamenti felini. Il suo nome, non a caso, deriva da “gnau”, in dialetto veneziano il “miao” del gatto. Gli uomini la adoravano: si accompagnava a un travestimento da donna che includeva un cestino contenente un micio, e favoriva una metamorfosi a tutto tondo. Le Gnaghe erano popolane irriverenti che si esprimevano con voce stridula, simile appunto al miagolio di un gatto, e di frequente sbeffeggiavano i passanti o li stupivano con scherzi al limite della trivialità. Pare che anche gli omosessuali ricorressero a questo travestimento per girare per Venezia indisturbati. Era comune, inoltre, che la Gnaga rivestisse il ruolo di una balia: nel suddetto caso, la seguiva un esilarante corteo di uomini travestiti da bambini.

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Ritorno alle origini

Il Principe in Piazza San Marco con Nefer Suvio e Daniel Didoné

 

Esattamente due anni fa, la diffusione del Coronavirus iniziava a stravolgere gli equilibri, gli stili di vita e le certezze della popolazione mondiale. Oggi, nonostante la situazione sia discretamente migliorata, il ritorno alla normalità sembra ancora lontano. Il prolungarsi della pandemia ha moltiplicato le modalità di rapportarsi all’ esistenza: tra di esse rientra, ad esempio, lo sviluppo di una nuova consapevolezza. Si riflette molto di più, si tende ad affrontare fatti ed argomenti sotto inedite prospettive. Il soggetto di “Lo sguardo su Venezia”, un documentario (diretto da Simone Marcelli, narrato da Ottavia Piccolo insieme a Carlo Montanaro e musicato da Pino Donaggio) presentato al Teatro La Fenice il 18 Gennaio scorso, è nato proprio da questo input: ripensare Venezia, ripercorrere le origini della città e il modo in cui ha forgiato la sua essenza per ripristinare lo splendore che l’ha sempre contraddistinta. Il Principe Maurice, che ha assistito alla proiezione, è rimasto estremamente colpito dalle considerazioni espresse nella pellicola. Il Grand Tour, la differenza tra “turisti” e “visitatori”, la necessità di restituire un’ anima al capoluogo del Veneto sono temi che da locali si fanno universali, stimolando riflessioni sui mutamenti indotti dall’ era pandemica. Il Principe stesso ha avvertito l’ impellenza di rigenerarsi, di tornare alle origini per riconnettersi con il proprio io più profondo. Nell’ intervista qui di seguito ci racconta i dettagli di questo suo percorso e molto altro ancora: parleremo della chiusura delle discoteche, dell’ emergenza sanitaria, di società e socialità, del musical “Casanova Opera Pop” di Red Canzian, ma soprattutto parleremo di Carnevale. Perchè il Carnevale di Venezia si avvicina a grandi passi ed è pronto a stupirci con una formula nuova di zecca. Nessuno meglio del Principe Maurice, che anche quest’ anno ricoprirà il ruolo di Maestro di Cerimonie della kermesse, potrebbe trascinarci nelle magiche atmosfere dell’ antichissima festa veneziana. Seguiamolo e lasciamoci ammaliare dal magnetismo del suo eloquio.

In occasione dei tuoi Auguri di Natale avevamo celebrato la rinascita del Cocoricò. Oggi, a un mese di distanza da quell’ intervista, siamo punto e a capo. Chiusura delle discoteche, nuove e sempre più stringenti restrizioni…Qual è il tuo punto di vista su questa situazione?

Eravamo gioiosi e euforici: era la vigilia di Natale e proprio a Natale ci sarebbe stata una data extra del Memorabilia grazie al successo ottenuto dall’ appuntamento del 7 dicembre. Il nostro entusiasmo era grande, la meraviglia anche, ma a causa della situazione Covid il Comitato Tecnico Scientifico ha deciso improvvisamente di chiudere tutto. Pensavamo che il decreto sarebbe diventato effettivo dopo Natale, invece è stato reso operativo immediatamente. Quindi il Memorabilia è saltato e le discoteche sono rimaste chiuse fino al 31 Gennaio, ma il nuovo decreto ne ha posticipato la riapertura al 12 Febbraio: un gigantesca mazzata – oltre che economica anche psicologica – sia per noi artisti che per gli operatori, gli imprenditori e ancor più per i ragazzi, che erano così entusiasti, cosi partecipi…Quando sono ritornato al Cocoricò mi sono commosso, si era instaurata un’empatia, un’energia bellissima. Poi, all’ improvviso…Tac! Mannaia…Questa decisione non si riesce a comprendere appieno, bisogna fare una profonda riflessione sotto tutti i punti di vista. Innanzitutto medico-scientifico, ma anche politico, economico e sociale, perché la situazione è veramente devastante: navighiamo a vista.

 

Il Grand Tour del Principe all’ Acropoli di Atene

Nell’ epoca del Covid, tra no vax, sì vax, no green pass, pro green pass e una quotidianità completamente vincolata al certificato verde, la società si è sgretolata e suddivisa in fazioni…Tutto questo, a tuo parere, lascerà cicatrici anche quando terminerà l’emergenza sanitaria?

Assolutamente sì. Sono convinto che le cicatrici saranno profonde e forti, tant’è che io stesso ho sentito l’esigenza di sfruttare tutte le occasioni di socialità perché altrimenti sarei impazzito. Sono un animale sociale e da palcoscenico, per me sarebbe follia pura dover rinunciare di nuovo a tutto! Ho deciso di andare alla ricerca delle origini dell’umanità più bella e più profonda attraverso un viaggio in Grecia sulle orme del famoso “Grand Tour”. Durante la prestigiosa presentazione al Gran Teatro La Fenice del documentario “Lo sguardo su Venezia”, si è parlato molto del Grand Tour: era un modo per educare i giovani aristocratici ed alto borghesi alla bellezza, ai valori fondamentali di un’umanità illuminata e autentica che è quella delle origini; quindi quella dell’antica Grecia, dell’antica Roma, del Rinascimento…Io sono voluto partire dall’ antica Grecia. Perché è proprio lì, nell’ Acropoli di Atene, che si respira il bello dell’umanità. L’ usanza di incoraggiare i giovani dell’aristocrazia a fare viaggi che li preparassero ad avere una visione più ampia della società e della cultura fu sancita da Elisabetta I di Inghilterra. Da “Grand Tour” è poi derivato il termine “turismo”, che oggi ha acquisito un’accezione quasi negativa. Nel documentario si affermava che “avremmo bisogno di meno turisti e di più visitatori”, per cui io, da visitatore, sono andato alle origini di tutto ed è stato un momento bellissimo, perché mi sono rifocillato l’anima. Abbiamo bisogno di ritrovare l’umanità che c’è in noi, di non perdere la fiducia nel prossimo…Sapere che esiste la filosofia, che esiste la democrazia nella sua accezione più profonda, che esiste la bellezza (decodificata in un modo fruibile da chiunque, la famosa bellezza classica) è meraviglioso, e lo consiglio a tutti. Andiamo in cerca di quello che ci fa emozionare ancora, riportiamolo nelle nostre vite. C’è troppa ansia in giro, troppa paura, si è sviluppata troppa cattiveria. Nei momenti di difficoltà l’uomo ha spesso rivelato il suo lato peggiore.

 

Ottavia Piccolo, protagonista della narrazione di “Lo sguardo su Venezia”, insieme allo storico Carlo Montanaro, autore dei testi e narratore, a sua volta, del documentario

L’ Acropoli d’Atene by night: un’ immagine altamente suggestiva

Tu, nel frattempo, a cosa ti stai dedicando?

Sono già prontissimo per il Carnevale!  Sto cercando di capire come posso rinnovare e implementare le mie capacità espressive e artistiche, vorrei farlo ripartendo dalle origini; anche a livello musicale, per esempio, ho ripreso a studiare autori che avevo accantonato da tempo. Recentemente, una delle mie più belle uscite mondane si è svolta alla Venice Cocktail Week: un evento che ha messo i maggiori bartender del mondo in competizione tra loro per creare nuovi cocktail da presentare sul mercato. Era presente anche Roberto Pellegrini, bartender di spicco oltre che padre della campionessa Federica Pellegrini. Ci conosciamo da tantissimi anni perché è stato un maitre del Florian, del bar del Gritti, del Danieli…Durante la Venice Cocktail Week, al Caffè Florian Pellegrini ha proposto un nuovo tipo di vermut dedicato agli intrighi veneziani. Mi ha quindi invitato a presentare questo “intrigante” prodotto nelle vesti di Casanova. E’ successo venerdi’ 17 dicembre. Potrebbe sembrare una data infausta ma ti confesso che a me, di venerdì 17, sono sempre successe cose belle! Tantevvero che al Florian ero in compagnia di Nefer Suvio, la compagna di Nick Rhodes dei Duran Duran, che mi ha fatto da dama. Mi è venuta a trovare a Venezia ed è stata la mia ospite d’onore dell’evento di presentazione. Indossava un costume settecentesco semplicemente delizioso dell’Atelier Nicolao! Con noi c’era anche Daniel Didonè, il mio fido assistente, per l’occasione nel ruolo di moretto. E’ stata una serata davvero stupenda!

 

Un quartetto d’eccezione. Da sinistra a destra: Nefer Suvio, il Principe Maurice, l’ acclamato bartender Roberto Pellegrini (padre della campionessa Federica) e Daniel Didoné alla Venice Cocktail Week

Dal nostro ultimo appuntamento ad oggi, cosa è successo nella tua vita?     

Purtroppo sono risultato anch’io positivo al Covid, e proprio durante la settimana di Natale. Ero quasi asintomatico, ma ho dovuto rinunciare a diverse cose che avevo in programma: ad esempio, raggiungere la mia famiglia. Mi è dispiaciuto parecchio…Fortunatamente il 30 ero già guarito e libero dai vincoli della quarantena. Per cui a Capodanno mi sono esibito in un dinner show all’ Odissea di Treviso e devo dirti che mi sono completamente ripreso! Con me c’era Micaela Martinis, un’artista di cabaret burlesque che ha rallegrato la cena con la sua performance. Dopodiché, ho fatto questo bel viaggio in Grecia. Ma prima ancora sono andato a trovare mia sorella in Brianza e mi sono goduto il panorama meraviglioso e assolato del “ramo del lago di Como” di cui parla Manzoni ne “I Promessi Sposi”. Tornando alla Grecia, in me c’è stata un’importante presa di coscienza: ho capito che dovevo ripercorrere le origini, anche le mie, i miei ricordi, per aggrapparmi a quello che c’era prima e per cercare di rielaborarlo in futuro. Dovevo rievocare i valori che ho avuto, la bellezza che mi ha circondato…Bisogna iniziare a curare l’anima, oltre che il fisico.

 

Ricordi dal Capodanno 2021: Maurice con la Burlesque performer Micaela Martinis, in arte Lucy Ladyville, e il dinner show dell’ Odissea di Spresiano Veneto (TV)

Il 12 Febbraio avrà inizio il Carnevale di Venezia. E’ stato già deciso il tema conduttore? E soprattutto, sarà un Carnevale in presenza o via streaming come lo scorso anno?

Intanto, alleluja!, non sarà via streaming (un pochino si, però.). Quest’anno si punta a rendere le maschere protagoniste, potranno passeggiare per la città e godersi gli splendori della laguna in attesa di partecipare alle cene negli antichi palazzi, in particolare – dal 19 febbraio in poi – al gala ufficiale del Carnevale a Ca’ Vendramin Calergi (il Casinò) del quale sarò Maestro di Cerimonie. Piazza San Marco, con le sue dimensioni, avrebbe favorito la formazione di assembramenti. Invece il Carnevale dovrà svolgersi sì in presenza, ma in tutta sicurezza. Il tema conduttore non è stato ancora reso noto, verrà svelato last minute. Come direttore artistico dell’Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia, assieme alla Presidente Giovanna Barbiero ho preparato un programma molto bello. Si partirà venerdì 25 con un evento straordinario a Palazzo Labia, sede della Rai Veneto; sabato 26 è previsto il Corteo delle Nazioni dedicato alle autorità e al Corpo Diplomatico presente in città: si alterneranno un corteo di gondole, un concerto e un cocktail nella cornice prestigiosa dell’Hotel Ca’ Sagredo. Per Martedì Grasso è in programma invece il gala internazionale  di chiusura a Palazzo Pisani Moretta, il più bel palazzo del Canal Grande. Penso che il Carnevale 2022 sarà ancora più bello e partecipato emozionalmente del solito. Verrà chi ama mettersi in costume, chi vuol godersi la città come se fosse un vero e proprio teatro…Venezia non sarà più “folla, disagio e strattoni”, ma si tramuterà nello splendido palcoscenico che è sempre stata. Soprattutto, la formula “palco e pubblico” caratteristica di Piazza San Marco verrà superata. Saranno tutti protagonisti! Le maschere, naturalmente, saranno molto gradite: è un’occasione per esplorare la città evitando inutili assembramenti, perché il Carnevale si concentrerà nei palazzi e nei teatri.

 

“Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti”…In questo scatto brianzolo, Maurice ha immortalato il lago descritto da Manzoni ne “I Promessi Sposi”

Il lungolago di Lecco

Potresti darci qualche anticipazione sugli eventi a cui prenderai parte, o è ancora tutto top secret?

Il calendario è fitto, ma navighiamo a vista e bisogna capire giorno dopo giorno quali saranno gli sviluppi. Posso anticiparvi alcuni impegni che al momento ho preso: come già detto, sabato 19, il primo giorno di Carnevale, sarò Maestro di Cerimonie al gala ufficiale del Casinò. Ca’ Vendramin Calergi è uno dei più bei palazzi del Canal Grande, un palazzo rinascimentale prestigioso oltre che stupendo. Durante le serate “non grasse” il Casinò è a disposizione per eventi privati o aziendali, perciò ritornerò a Ca’ Vendramin Calergi da giovedì 24. Venerdì 25, al termine del gala, raggiungerò l’Associazione Internazionale del Carnevale di Venezia a Palazzo Labia, dove si terrà una festa dedicata al trionfo dei sensi che coinciderà anche con la fine delle celebrazioni per i 1600 anni di Venezia. Il tema della festa si rifà al significato storico del Carnevale: quel “panem et circensem” tipico altresì della Serenissima, quando il Carnevale durava sei mesi l’anno per fare in modo che la gente non pensasse ai problemi politici e sociali. Sabato 26 è previsto il corteo di gondole con cocktail e concerto, mentre la sera sarò di nuovo al Casinò. Nei locali, nei caffè storici, nelle lounge degli hotel, inoltre, saranno organizzati appuntamenti come la cioccolata calda da gustare in maschera con un accompagnamento musicale. Martedì Grasso ovviamente sarò al Casinò, poi darò un ultimo saluto ai soci dell’Associazione Internazionale nella meravigliosa cornice di Palazzo Pisani Moretta. L’ anticipazione più importante che posso darvi è che sarà un Carnevale vissuto nelle calli, nei campi e nei palazzi. Io stesso, durante il giorno, mi godrò in maschera la città. Il bello del Carnevale è anche poter essere anonimi, sennò che gusto c’è? L’ importante è che io non parli, altrimenti mi riconosceranno subito. Sarò silente, lo prometto!

 

Ca’ Vendramin Calergi, sede del gala ufficiale del Carnevale di Venezia

A proposito di Venezia: il 21 Gennaio, al Teatro Malibran, ha debuttato il musical “Casanova Opera Pop” di Red Canzian. Ci avevi già accennato al tuo ruolo di “consulente speciale” della produzione. Com’è andata? E come ha accolto l’opera, il pubblico veneziano? Ho letto che i biglietti sono andati sold out…

Un sold out incredibile!  Dal punto di vista musicale si evidenzia innanzitutto il talento di chi l’ha composto, ovvero Red Canzian. Ho avuto modo di ascoltare l’intera opera e di assistere alle prove costumi, che sono stati realizzati nell’ atelier di Stefano Nicolao. Le scenografie sono straordinarie, che siano “tradizionali” o riprodotte su led wall. Io penso che “Casanova Opera Pop” sia destinato a diventare un classico, bello ed importante, del musical. Il mio augurio e desiderio è che possa diventare un classico della città di Venezia, cioè che venga rappresentato in pianta stabile in città. E magari proprio al Malibran, un gioiello Art Nouveau sotto l’egida de La Fenice. C’è una tale qualità, una tale bellezza, una tale fruibilità per la facilità di linguaggio e per la vena pop raffinata, che potrebbe benissimo diventare uno spettacolo fisso.

 

Sold out totale per il musical “Casanova Opera Pop” di Red Canzian al Teatro Malibran di Venezia

E poi dà un’immagine inedita di Casanova: finalmente, il grande seduttore si innamora. La donna che ama, Francesca, è una ragazza semplice e meravigliosa. Lui, che collezionava relazioni soprattutto tra le aristocratiche, le cantanti e le grandi attrici, si innamora di una ragazza senza grilli per la testa. E’ un po’ quello di cui parlavamo prima: cercare di arrivare alle origini, all’ essenza dei valori veri, senza troppi fronzoli. Nel musical, poi, c’è una vera guerra tra Casanova e una contessa austriaca che vorrebbe utilizzarlo come spia…Ci sono personaggi cattivi come in ogni fiaba (perché di fiaba si tratta), però ci sono anche tanti personaggi gioviali, piacevoli. Il sentimento prevale su tutto, non c’è nessun momento cupo ma una vaga venatura thriller conferita dalla nobildonna e dai suoi intrighi. Per il resto, l’amore trionfa: com’è giusto che sia in un musical su Casanova e su Venezia!

 

Maurice alla prima del musical “Casanova Opera Pop”

Casanova versus Casanova: il Principe dietro alle quinte insieme a Gianmarco Schiaretti, l’attore che interpreta il grande seduttore veneziano nel musical di Canzian. Schiaretti è un cantante e attore che si è fatto notare come protagonista di prestigiosi musical internazionali

Come procede il lavoro teatrale sul rapporto tra te e il tuo fratello gemello venuto a mancare nei primi mesi di vita?

E’ sempre nel mio cuore. Si è leggermente arenato perché le ultime difficoltà mi hanno un po’ distratto, ma c’è. Ci vorrà del tempo per svilupparlo, mi rendo conto che è un progetto importante e profondo. Non ti nego che ho pensato di chiedere il supporto di uno psicologo che mi accompagnerà nel tentativo di rappresentare un fratello gemello che non sia semplicemente il doppio di me stesso, ma che sia credibile, autentico quanto me. Al momento, quindi, ho preso contatto con degli esperti di psicologia e sto scegliendo un professionista che mi aiuti ad avere una visione più accurata di questo sdoppiamento. L’aspetto intimo è quello che mi preme di più curare. La figura di mio fratello dovrebbe essere speculare ma anche originale, non vorrei cadere negli errori che la mia mente creativa potrebbe commettere inconsciamente.

 

 

Le discoteche dovrebbero ufficialmente riaprire il 12 Febbraio, anche se con la variante Omicron i cambiamenti sono all’ordine del giorno. Finirà mai questo incubo? Come potrebbe riuscire a salvarsi un settore così fortemente penalizzato dalla sciagura pandemica?

Tutte le volte che avevamo fatto delle supposizioni, sono state purtroppo demolite dalla realtà dei fatti. Più che altro, dall’ atteggiamento del Comitato Tecnico Scientifico e del Ministro alla Salute nei confronti del nostro settore. Si è sempre trascurato l’aspetto socioculturale delle discoteche e dei locali di intrattenimento per considerare solo argomenti come gli assembramenti, le regole, questo e quell’ altro. Ma sono sotto gli occhi di tutti i modi che oggi hanno i giovani per aggregarsi: alle megarisse, sempre più frequenti, si sono aggiunti incontri con le armi in mano. Perciò, finchè il Governo non si renderà conto di quanto il settore dell’intrattenimento possa essere di aiuto per la prevenzione e per la regolarizzazione della società…Io spero che cominci a vedere in noi degli alleati che lo aiuta a “gestire” le nuove generazioni. Noi saremo sempre gli ultimi degli ultimi a riaprire, a questo punto non mi resta che citare “Gli ultimi saranno i primi” del Vangelo secondo Matteo! Mi auguro che venga presto sigillata la parola “fine” sulla pericolosità di questo virus. Non riesco a prevedere una data ben precisa, ma spero che con l’inizio della nuova stagione qualcosa migliori. Adesso, l’importante è che i contagi e le morie vadano scemando.

 

Maurice al Teatro La Fenice di Venezia in occasione della presentazione del documentario “Lo sguardo su Venezia”

L’ invito all’ evento del Teatro La Fenice

Hai qualche ulteriore, succosa anteprima di cui ci vorresti parlare?

Per il momento siamo a posto: il Carnevale è il progetto più imminente. Se poi dovesse riaprire il Cocoricò, ci sarà un Memorabilia a marzo. Stavolta non puoi perdertelo!

 

Pino Donaggio, che ha firmato la colonna sonora di “Lo sguardo su Venezia”…

…e I Solisti Veneti, che all’ evento di presentazione del documentario hanno eseguito brani originali del suo commento musicale e svariati classici del loro repertorio vivaldiano

Vorrei concludere in modo non convenzionale: scegli una parola che sintetizzi come ti accingi a vivere questo nuovo anno. E speriamo che il 2022 segni la definitiva estinzione dell’insidioso, nefasto Covid 19!

Direi “ricreare”. Nel senso di rigenerare e di inventare qualcosa di nuovo su quel che sono riuscito a rigenerare ritornando alle origini…Ricreare ripassando quello che mi era sfuggito con il tempo sui valori fondamentali, sulle cose più belle. Sto rileggendo i classici della letteratura, riguardando tanti film, sto facendo viaggi che mi riportano ai primordi: l’Acropoli di Atene, Roma…Gli spunti per creare, ma anche per ricrearci e ricreare, non ci mancano. La mia parola del 2022 è “ricreare” in tutte le sue declinazioni. Ricreare anche nel senso di rinnovare, ma è un verbo che si presta a tantissimi significati. Ad esempio, ricreare nell’ accezione di donare un momento di ricreazione al prossimo. Prendersi i propri tempi per recuperare proprio a livello culturale, spirituale, i valori fondamentali senza i quali nulla si può fare, perché sono le basi della nostra esistenza. “Ricreare”… anche perché hanno distrutto tanto!

Per aggiornamenti sul programma del Carnevale di Venezia cliccate qui: www.carnevale.venezia.it

 

“Ricreare”…altre immagini del Grand Tour in Grecia di Maurice

Foto di Ca’ Vendramin Calergi di Dennis Jarvis from Halifax, Canada, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons

Sulle tracce del Principe Maurice: un Carnevale intriso di magia lunare

Il Principe con il “cosmico” costume del Carnevale di Venezia 2019

“E’ tutta colpa della Luna, quando si avvicina troppo alla Terra fa impazzire tutti”, dice Otello nel quinto atto della tragedia shakespereana omonima. Un detto latino recita invece: “Semel in anno licet insanire”, “una volta all’ anno è lecito impazzire”, il cui significato, con il passar del tempo, è andato ad associarsi al Carnevale ed alla sua ritualità liberatoria, giocosa, eccentrica. Se il dizionario designa il lunatico come colui che (citando il Treccani) “patisce di accessi di pazzia ricorrenti con le fasi lunari”, viene spontaneo instaurare un legame stretto tra Carnevale, luna e il concetto di “temporanea follia” a cui si riferivano gli antichi popoli. Non sorprende, quindi, che il tema del Carnevale di Venezia 2019 fosse proprio “Blame the Moon”, “Colpa della Luna”. Ed è dal magico  Carnevale della Serenissima che prende spunto questa conversazione con il Principe Maurice: chi meglio di lui, Gran Cerimoniere del Carnevale e icona della notte per antonomasia, avrebbe potuto ripercorrere insieme a noi le “lunari” celebrazioni terminate il 5 Marzo scorso? Avvolto in un alone cosmico accentuato dal costume e dal copricapo creati per lui, rispettivamente, da Pier Luigi Pizzi e da Alessio Aldini, il Principe emana un fascino a dir poco siderale (e mai termine fu più appropriato). Grazie ai suoi racconti ci immergiamo nell’ incantevole kermesse lagunare per poi approdare a Kiev e rifugiarci, infine, nei boschi odorosi di fiori appena sbocciati: un viaggio ammaliante che si addentra anche in uno speciale percorso casanoviano, dove i cinque sensi si coniugano con la storia, l’ arte, il savoir faire, la tradizione… Ma, soprattutto, con la voluttuosità del leggendario seduttore veneziano.

In questa puntata della nostra rubrica avrai molto, anzi moltissimo, da raccontarci…Non si può che iniziare con il Carnevale di Venezia, che ti vede sovrano. Attraverso quali “flash” lo rievocheresti?

Come ogni anno, ho svolto il ruolo di Gran Cerimoniere in apertura e chiusura del Carnevale, ho presieduto al Concorso delle Marie e ai Voli dell’Angelo. “Voli”, al plurale, perché vi avevo anticipato che quest’anno ci sarebbe stato un secondo volo ufficiale: al Volo dell’Angelo effettuato da Erica Chia, la vincitrice del Concorso delle Marie 2018, si è aggiunto quello dell’Angelo Guerriero, la Maria votata dai lettori del Gazzettino, ovvero Micol Rossi. Micol soffre di morbo di Crohn da tantissimi anni, e oltre al disagio e alla paura chi è affetto da questa malattia si trova spesso a sperimentare la discriminazione. Il messaggio che ha voluto dare calandosi dal campanile di San Marco è stato quindi di grande coraggio, un dire “Non vergogniamoci di star male, di essere diversi. Anzi, sosteniamo chi ha problemi come noi, chi è a rischio di emarginazione anche sul lavoro.” E’ stato un bellissimo messaggio. Ho accolto Micol personalmente, ci siamo commossi tutti…E’ stato un Carnevale molto bizzarro e pieno di momenti emozionanti, si è riso ma si è anche pianto. Pianto di gioia, che è la cosa più bella! La gioia di riuscire a fare delle cose straordinarie, perché è stato un Carnevale straordinario: “lunatico” per l’ispirazione alla luna, al primo allunaggio di 50 anni fa, ma anche con riferimenti fantasiosi e un po’ Steam Punk dettati dalla fantascienza. Tutte le sere ho fatto da anfitrione al party “Blame the Moon” che si teneva al casino, Ca’ Vendramin Calergi, ma altrettanto belle sono state le feste dell’ Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia e le feste private. Quest’ anno c’è stata una festa in più, “Il Carnevale del Futuro”, curata dalla catena di superlusso Aman. All’ Aman Venice, l’hotel a 7 stelle di Venezia, è stato organizzato un venerdì grasso iper esclusivo che includeva una cena riservata a pochi e privilegiatissimi ospiti, e un dopocena danzante all’ Arsenale con i dj più cool del pianeta. La cena e’ stata un po’ avvolta nel mistero: pare che ci fossero persone molto, molto importanti…Il dopocena all’ Arsenale, invece, era aperto a un pubblico più vasto ed è stata quella la novità mondana. Anche dal punto di vista della piazza, c’è stato un intervento straordinario: dalle 17, 30 fino a dopo cena l’Home Festival di Treviso (un festival di caratura internazionale incentrato sulla musica elettronica e le band di avanguardia) sponsorizzato da Red Bull ha portato in Piazza San Marco musica di qualità, nuova, bella, per i giovani, che dopo si trasferivano all’ Arsenale a fare discoteca.

 

Il Principe con le Marie

Il Volo dell’ “Angelo Guerriero” Micol Rossi

Quale è stato, per te, l’episodio più magico in assoluto di questa edizione “sotto il segno della luna”?           

Ho fortissimamente voluto l’artista russa Sasha Frolova come ospite di questo Carnevale. E’ un’esponente del filone dell’Inflatable Art, l’”Arte Gonfiabile”: ci sono artisti che creano enormi strutture gonfiabili in varie forme, e Sasha è una di questi. Le sue sculture sono state ospitate alla Biennale di Venezia, è un’artista famosa in tutto il mondo, ma realizza anche cose che puoi indossare. E per il Carnevale ha creato un costume composto da parti gonfiabili che banalmente potrebbero essere chiamati palloncini, ma non lo sono. Sasha taglia delle forme, le incolla con una colla particolare, le gonfia in un certo modo e diventano figure aliene, che hanno un non so che di extraterreno. La sua creazione veneziana si chiamava “Baroque” ed era interamente in lattice bianco, con una maschera dal sapore fetish, un copricapo che somigliava a una parrucca e abiti che rievocavano dei costumi settecenteschi. Abbiamo interpretato insieme una coppia. Io ho annullato la mia identità per diventare una sua opera d’arte, ho voluto omaggiarla cosi. E’ stato un momento meraviglioso e magico!

 

L’ “entrée” in Piazza San Marco del Principe insieme all’artista russa Sasha Frolova

Eravamo una visione aliena della tradizione veneziana. Nel momento in cui abbiamo fatto il nostro ingresso con il sottofondo di una suite di Monteverdi rivisitata in stile elettronico da Wendy Carlos (che ha composto anche le musiche di “Arancia Meccanica”), in Piazza San Marco c’è stato un boato! Incarnavamo la sintesi assoluta del tema del Carnevale, “Blame the Moon”: perché d’ accordo la celebrazione della luna, d’accordo lo Steam Punk, ma il Carnevale di Venezia deve offrire qualcosa di nuovo, di diverso, di unico. Indossando l’ opera d’arte “Baroque” ho cantato “Starman” di David Bowie insieme a Andy dei Bluvertigo, il tutto rigorosamente live, durante un gran finale affollato di maschere spettacolari. Il Carnevale di Venezia è bello proprio perché la gente gira con quelle maschere lì, che sono magiche e diverse. Noi non abbiamo i carri, il nostro è un Carnevale “ad personam”: tu, turista, l’essenza del Carnevale te la trovi davanti, non la guardi con gli occhi rivolti verso l’alto. Puoi sfiorarla, puoi parlarci!

 

 

Il Principe,  opera d’arte vivente grazie all’ inflatable costume “Baroque” di Sasha Frolova, mentre si esibisce in “Starman” con Andy dei Bluvertigo

A tuo parere, prestigio e tradizione a parte, su quale atout si concentra l’irresistibile fascino che il Carnevale di Venezia esercita a livello planetario? 

Il fatto che sia un sogno ad occhi aperti. Vorrei che il Carnevale di Venezia avesse come sottotitolo “Un sogno ad occhi aperti”, perché questo è sempre stato e sempre sarà. Il sogno di cambiare condizione sociale, il sogno di sentirsi liberi…Un sogno che sembra limitato, perché dura solo in quel periodo, ma che rimane nel cuore perché lo puoi vivere di persona, non in un letto e poi dimenticarlo. Se vivi un sogno ad occhi aperti, lo ricorderai per tutta la vita.

 

 

Flash notturni e prestigiosamente “festaioli” dal Carnevale veneziano

Che ci dici del percorso casanoviano dei 5 sensi? Quali sono le tappe veneziane da cui, a tuo parere, non si può prescindere? Mi riferisco sia al Carnevale, che a una vita quotidiana “sulle tue tracce”…

Il mio percorso dei sensi, per quanto riguarda il gusto, fa tappa in un ristorantino sulla Riva del Vin, a Rialto: si chiama proprio Riva del Vin. Lì riesco a mangiare dei piatti veneziani a base di pesce freschissimi e deliziosi a prezzi più che onesti. Un altro ristorante di qualità a cui sono affezionato è il Colombo di Domenico Stanziani di fianco al Teatro Goldoni: cucina superiore! In piazza San Marco segnalo invece Quadri, il ristorante stellato dei fratelli Alajmo, meraviglioso e di superlusso. Offrono prelibatezze da sballo preparate dagli chef più celebri al mondo! Passando alla vista, tornerei senz’ altro a Rialto e mi soffermerei sul suo antichissimo mercato di pesce e di verdure: da visitare assolutamente perché la mercanzia viene messa in mostra con un amore, con un gusto cromatico incredibile. Per gli occhi è uno spettacolo, perché è un autentico quadro vivente!

 

Riva del Vin by night

E poi, vi consiglio di visitare i Musei Veneziani. Suggerirei Palazzo Fortuny, dove l’artista catalano Mariano Fortuny y Madrazo andò a vivere trasformandolo in un atelier enorme che ospitava i suoi tessuti ed i suoi quadri. A Palazzo Fortuny sono spesso organizzate delle mostre tematiche; una, famosissima, fu dedicata anche alla Marchesa Casati. E’ un museo dal sapore un po’ dannunziano, molto decadente e raffinato. Per l’olfatto, raccomando assolutamente il percorso creato da The Merchant of Venice al Museo Mocenigo: una collezione di boccette di profumo di tutte le epoche, dalla Mesopotamia ai giorni nostri, alambicchi particolari….Il curatore di questo iter olfattivo è Domenico Moramarco, che dà anche lezioni sulla storia del profumo (in Europa è iniziata proprio a Venezia, grazie a una principessa bizantina che sposò un doge e portò la sua corte di profumieri, gioiellieri e sarti nella Serenissima). Lo sponsor del percorso, The Merchant of Venice, è un marchio della famiglia Vidal (quella del famoso bagnoschiuma): il giovane imprenditore Marco Vidal ha creato una linea di profumi boutique che si chiama appunto The Merchant of Venice e ha un flagship store veneziano (ma punti vendita anche a Milano, Roma, Verona, Dubai etc…) in Campo San Fantin. Quindi, chi desidera soddisfare l’olfatto va prima al Museo Mocenigo a vivere questa esperienza olfattiva storica, sofisticata e bellissima, e poi può comprarsi il profumo che più gli piace nella boutique di The Merchant of Venice in Campo San Fantin. Lì troverà un’infinità di fragranze una più meravigliosa dell’altra!

 

Palazzo Mocenigo, sede del Museo omonimo

Passando all’ udito, propongo anche in questo caso due opzioni. Passeggiare nella zona del Conservatorio ed ascoltare le melodie di chi sta studiando, di chi sta preparando un concerto, oppure addentrarsi nelle calli nei paraggi del Teatro La Fenice, dove può capitare di ascoltare i gorgheggi di una cantante lirica o le prove, magari, di un pianista o di un flautista….Venezia è una città musicale di per sé, è musica anche solo lo sciacquio dei rii quando passano le gondole o le imbarcazioni! Se volete ascoltare la musica sovrana avete a disposizione uno dei teatri più belli del mondo, il Gran Teatro La Fenice, appunto, che ha una programmazione straordinaria. Siamo arrivati al tatto. Quando è arrivata da me, Sasha Frolova mi ha chiesto di poter toccare la parte più antica della casa. Si è quindi issata su una sedia e ha iniziato a “tastare” le travi quattrocentesche. Ecco, per me il tatto è questo: qualcosa che ti trasmette una storia, un’emozione. Il mio consiglio, quando girate per Venezia, è quello di accarezzare le pareti, i marmi, ma anche la vostra partner! Il tatto è il senso più… sensuale! Per cui toccare la città e chi si ama è un must. Oppure, andate da Bevilacqua o da Rubelli e accarezzate quelle sete, quei velluti meravigliosi. Se vogliamo aggiungere il sesto senso, la seduzione, possiamo metterci sulle tracce di Casanova in persona nella zona di Cannaregio: al Museo Casanova c’è una meravigliosa installazione audio-video che racconta la sua storia. Altrimenti, seguite il Principe Maurice nelle sue performance al Casino Venier, uno dei piccoli palazzi privati dove i nobili veneziani ricevevano sia per libertinaggio che per affari. La mia prossima esibizione si terrà il 2 aprile, giorno del compleanno di Casanova. Casino Venier, che oggi è gestito dall’ Alliance Française, è l’ultimo esempio rimasto di quei luoghi di delizia, perdizione e trattative…E’ un vero e proprio palazzo di cultura. Potete visitarlo su appuntamento. E vi assicuro che avrete la sensazione di conoscere meglio il grande Giacomo.

 

Il Principe nelle settecentesche vesti di Giacomo Casanova

Nel film “Ca Moon” – di cui sarai il protagonista – saranno presenti anche scene girate durante la kermesse veneziana?               

E’ ancora top secret! Il progetto del film è tutto un work in progress pieno di sorprese e di colpi di scena. E’ probabile che immagini di repertorio come quelle girate quest’ anno vengano utilizzate, anche visto il tema coincidente del Carnevale e del titolo della pellicola, ma non posso confermarlo per ragioni di segretezza. Ti terrò aggiornata!

 

Maschere a Venezia

Ancora il Principe in versione notturna durante il Carnevale: mistero e fascino lunare

So che sei volato di nuovo all’ estero, e anche in questo caso l’argomento “Carnevale di Venezia” ha giocato un ruolo predominante…Che puoi raccontarci, al riguardo?

Sono stato in missione con poche ma valide persone, tra cui la mia coordinatrice Oksana Kuzmenko e il fido Daniel Didonè, per portare a Kiev la testimonianza di Casanova sul Carnevale di Venezia. E’ stato un evento molto prestigioso dedicato, ovviamente, al trionfo dei sensi a cui hanno preso parte due sponsor veneziani importanti: The Merchant of Venice per l’olfatto e l’Atelier Pietro Longhi per la vista e per il tatto. Io, Casanova, avevo un piccolo laboratorio dove ho creato un profumo per la mia dama. Ho portato quindi questo set più altre cose di The Merchant of Venice e poi i costumi, sia per me che per gli altri artisti reclutati in loco, dell’Atelier Pietro Longhi, un atelier raffinato e “filologico” di Venezia che segue gli artisti del Carnevale ai quali sono particolarmente affezionato. Era previsto, per il gusto, un menu a tema su Casanova e Venezia; per l’udito era stato ingaggiato un quartetto d’archi al femminile di chiara fama. La location? Un ristorante di primissima categoria, il Fabius, che ha capienza massima per 150 persone ed era appena fuori Kiev: si è trattato di un evento molto privato, tutto su invito. Erano presenti personaggi importanti dell’imprenditoria, dello spettacolo e della politica.

 

Kiev

Una situazione abbastanza “blindata”, insomma, probabilmente foriera di future collaborazioni più ufficiali. Sono stato in Ucraina nelle vesti di Maestro di Cerimonie, ma mi piacerebbe portare una numerosa compagnia di maschere per organizzare anche un Carnevale pubblico destinato agli abitanti di Kiev, una città bellissima con gente bellissima che sicuramente potrà apprezzare. Vedremo se prima o poi ci riuscirò!

 

Kiev

L’ organizzatrice di eventi internazionali Oksana Kuzmenko

Ci sono altri progetti in vista di cui vuoi parlarci?

Ho in ballo progetti per il Salone del Mobile e del Design di Milano, kermesse tra le più importanti al mondo ricca di eventi collaterali, feste, happening veramente molto belli e addirittura più interessanti, a mio parere, della Fashion Week. La cosa più intrigante è che la città meneghina celebra il 500mo anniversario dalla morte di Leonardo da Vinci: il genio è nell’ aria! Per me Leonardo da Vinci è la genialità assoluta, una figura quasi aliena per la moltitudine di talenti che possedeva, una mente spropositata. Quel che andrò a fare io a Milano non avrà a che fare con Leonardo come figura storica, ma con il suo spirito. Per scaramanzia, però, non dico di più! Il 5 e il 6 Maggio, poi, sarò al Music Festival di Rimini. Mi ha chiamato Nicoletta Magalotti (la celebre Nico Note del Morphine del Cocoricò) per propormi di far parte della giuria di un premio speciale dedicato ai nomi più significativi della club culture italiana, e di partecipare come relatore ad un convegno a Rimini. Sarà la prima edizione di un premio alla memoria di Dino D’Arcangelo, il giornalista che portò il Cocoricò alla Love Parade sdoganando la musica techno. Prima di allora, l’house music e la techno non venivano considerate neppure un genere musicale. Lo divennero per merito di Dino D’Arcangelo che insistette nel dire, riferendosi al Cocoricò in particolare, che da noi si faceva cultura…Così come erano cultura, appunto, la house music e la techno. D’ Arcangelo aveva una rubrica intitolata “Tenera è la notte” su Repubblica, era una persona brillantissima…E’ venuto a mancare poco tempo fa. Tutti i critici musicali che all’inizio snobbavano la EDM (electronic dance music), grazie a lui dovettero rivedere le loro posizioni.

 

Il Principe con il copricapo stellare firmato da Alessio Aldini

L’ Equinozio, due giorni fa,  ha sancito l’arrivo della Primavera. Qual è il “rituale” che il Principe Maurice consiglia ai suoi fan per onorare il risveglio della natura?

Vi dò due suggerimenti: il primo poetico, il secondo dionisiaco. Il primo è di andare in un bosco, da soli o in compagnia di persona intima, ed ascoltare il silenzio. Sdraiarsi, ascoltare, osservare, guardare cosa succede tra l’erba, avvicinarsi ai fiori. Più che un rito è la presa di coscienza di questa cosa meravigliosa che è il risveglio della natura…Il consiglio più “dionisiaco”, invece, è quello di abbandonarsi a un rito orgiastico nel bosco di notte, sulla falsariga delle Baccanti di Dioniso!

 

“La giovinezza di Bacco” (1884), dipinto di William-Adolphe Bouguerau

Lo vedo come un momento euforico che invita a godere della natura, ad abbandonarsi veramente ai sensi, alla gioia e al risveglio anche del corpo grazie alla mitezza del clima, a tutta l’energia, ai ferormoni degli animali che vanno in calore per riprodursi. La magia primaverile ogni anno si rinnova ed è qualcosa di veramente fantastico. Vi suggerisco, quindi, di prendere parte a questo risveglio attraverso i sensi. Se andate nel bosco da soli, camminate a piedi nudi sull’ erba, sulle foglie…Non abbiate paura. Non bisogna avere paura della natura, la natura è amica. Annusate i profumi nell’aria, abbracciate gli alberi, accarezzate i petali…Non strappate i fiori, non importunate gli insetti. Neanche le farfalle, che come sai se vengono toccate sulle ali non volano più. Ripristinate un rapporto alla pari, rispettoso e romantico con la natura. Se poi avete voglia di giocare, e siete con le persone giuste, fate un rito dionisiaco tutti insieme abbandonandovi alla voluttuosità più sfrenata. Reinnamoratevi della natura attraverso un contatto bello e diretto. E’ possibile farlo anche in città: persino nelle metropoli ci sono dei parchi stupendi dove poter mettere in pratica questo rituale!

 

Photo courtesy of Maurice Agosti

Riva del Vin: photo by Zairon [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]

Palazzo Mocenigo: photo by Didier Descouens [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]