Il close-up della settimana

Jeremy Scott con Madonna al MET Gala 2017 . Foto (cropped) di Danilo, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Dopo dieci anni di successi, Jeremy Scott lascia la Direzione Creativa di Moschino. Le strade del designer statunitense e del brand che Franco Moschino fondò nel 1983 si dividono. In molti si chiedono quale sarà l’esito di questa separazione: Scott, infatti, ha saputo egregiamente interpretare lo spirito del marchio. Sembrava impresso nel suo stesso DNA. L’ironia, l’irriverenza e l’estro dell’ indimenticato Franco Moschino (venne a mancare nel 1994) sono gli identici valori di riferimento di Jeremy Scott, che li ha riproposti in chiave ancora più pop e giocosa. La cifra stilistica di Scott, intrisa di una potente vena dissacratoria, mixa elementi camp, personaggi dei cartoon, icone e simboli del consumismo rielaborandoli con straordinaria inventiva. Il senso dell’ umorismo – da non confondersi con il sarcasmo – troneggia in un tripudio caleidoscopico di colori, gioia di vivere e citazioni: da Sponge Bob a Barbie, dalla logomania ai colossi del fast food. In questo vortice rientrano memorabili collezioni, come quella “devastata dalle fiamme” (l’abito che incorpora un enorme chandelier è diventato un cult), ma anche omaggi al cinema di Fellini e al magico mondo del circo. Senza dimenticare l’orsetto adorato da Franco Moschino, che Jeremy Scott ha rivisitato genialmente e tramutato persino in un profumo. Lo stilista, nato nel 1975 a Kansas City, era al timone creativo di Moschino dal 2013 e ha debuttato con la collezione Autunno Inverno 2014/15 del brand.

 

Un look Moschino per la Primavera Estate 2023

Le celebrities lo venerano letteralmente. Tra le sue fan più sfegatate spiccano Rita Ora, Katy Perry, Madonna, Miley Cyrus, Rihanna, Jennifer Lopez e Lana Del Rey, per fare solo qualche nome. Katy Perry, peraltro, non è passata inosservata in un surreale abito chandelier firmato Moschino al MET Gala 2019, l’edizione dedicata al camp. Oggi, Jeremy Scott dice addio al Gruppo Aeffe, la società di cui fanno parte, oltre a Moschino, marchi come Alberta Ferretti, Philosophy e Pollini, con la collezione Autunno Inverno 2023/24 che ha presentato alla Milano Fashion Week. “Sono fortunato ad aver avuto l’opportunità di lavorare con una forza creativa qual è Jeremy Scott. Voglio ringraziarlo per il suo impegno decennale nei confronti della Maison Moschino e per avere lanciato una visione distintiva e gioiosa che sarà per sempre parte della storia di Moschino“, ha dichiarato il Presidente di Aeffe Massimo Ferretti. Scott ha replicato con parole altrettanto entusiastiche: “Questi dieci anni in Moschino sono stati una fantastica celebrazione di creatività e immaginazione. Sono davvero orgoglioso del lavoro che mi lascio alle spalle. Vorrei ringraziare Massimo Ferretti per avermi concesso l’onore di guidare questa fantastica maison.  Vorrei anche ringraziare tutti i miei fans in tutto il mondo che hanno celebrato me, le mie collezioni e la mia visione. Senza di voi nulla di ciò che è stato sarebbe stato possibile.” Per Moschino si chiude, quindi, una vera e propria epopea: con Jeremy Scott, la “brand essence” di cui Franco Moschino aveva dotato il marchio è andata rafforzandosi di anno in anno. Non ci resta che attendere per saperne di più sulle intenzioni e sulle decisioni dell’iconica griffe.

 

 

Tendenze PE 2023 – Torna a splendere l’arcobaleno

Germanier

Dopo la bufera pandemica, l’arcobaleno torna a splendere sulla moda della Primavera Estate 2023: svariati brand l’hanno assurto a leitmotiv delle proprie collezioni, proponendo look che sono un vero e proprio tripudio di colori. Germanier lo declina in chiave esplosiva inserendolo in un trionfo di frange, piume, perline e paillettes, Moschino ne presenta una versione chic-giocosa che fonde gli outfit diveschi con i cartoon e i gonfiabili da mare, Christian Cowan lo riproduce su coat strabordanti di piume abbinati a minidress di lustrini argentati. E se Gilberto Calzolari lo riversa in dosi massicce su abiti modulari e applicazioni ornamentali, Rose Carmine “profonde” arcobaleno praticamente ovunque, spaziando dalle felpe ai bikini e passando per creazioni in total Granny Square.

 

Germanier

Christian Cowan

Moschino

Gilberto Calzolari

Rose Carmine

 

Regina di Cuori

Aniye Records

“Il cuore è la regione dell’inatteso.”
(Antonio Machado)

Cuori che proliferano sugli abiti e sugli accessori: un fashion trend di punta della Primavera Estate 2023, ma anche uno spunto divertente per il look di San Valentino. Sono moltissime le griffe che hanno inserito il leitmotiv del cuore nelle loro collezioni; lo troviamo declinato nelle più disparate versioni. Alcuni marchi, ad esempio Moschino e Aniye Records, lo hanno assurto a fil rouge della quasi totalità delle creazioni. Per questo ho ritenuto opportuno presentarvi diversi “cuori” che fanno capo allo stesso brand, raggruppandoli e definendone lo stile. Scegliete quelli che sentite più vostri e preparatevi a trascorrere un 14 Febbraio speciale: ve lo auguro…di tutto cuore.

 

I cuori ROCK di Aniye Records

I cuori CLASSY di Moschino

I cuori COOL di Botter

Il cuore FLUO di Sportmax

I cuori in PINK di Vivetta

I cuori RED PASSION di Acne Studios

I cuori PLAYFUL di Agatha Ruiz de la Prada

I cuori BOHO di Paul & Joe

I cuori in TOTAL FUCSIA di Area Nyc

I cuori GLAM di Tom Ford

 

 

New York Fashion Week: flash dalle collezioni PE 2022

 

Cari VALIUM friends, oggi ricominciamo a volare nelle capitali delle Fashion Week felici di assistere al ritorno delle sfilate in presenza! Iniziamo come sempre da New York, dove, dal 7 al 12 Settembre, sono state presentate le collezioni Primavera/Estate 2022. Con tutte le precauzioni del caso (vaccino in primis), i fortunati hanno potuto di nuovo godersi dal vivo le proposte mostrate in passerella dai vari brand: tra i presenti, top name del calibro di Tom Ford (Presidente del Council of Fashion Designers of America), Proenza Schouler, Michael Kors, Rodarte, Brandon Maxwell, Khaite, Collina Strada, Tory Burch, Peter Do, Thom Browne, Anna Sui, Peter Dundas, Altuzarra e, a sorpresa, Moschino, che ha scelto di presentare eccezionalmente la sua collezione nella patria di Jeremy Scott. Grandi assenti, invece, Marc Jacobs, Ralph Lauren, Zimmermann, Tommy Hillfiger, Pyer Moss e Helmut Lang. Pur non avendo allestito sfilate live, marchi come Oscar De La Renta, Pamella Roland e Badgley Mischa (per citarne solo alcuni) hanno svelato le proprie creazioni digitalmente, tramite live streaming e lookbook pubblicati sui rispettivi profili social. La settimana newyorchese della moda ha incluso due date cruciali, quella del 20esimo anniversario dall’ attentato alle Twin Towers (l’11 Settembre) e, il 13 Settembre, il ritorno del Met Gala dal vivo che ha introdotto la nuova mostra del Costume Institute, “In America: a lexicon of fashion”, la cui inaugurazione si è tenuta il 18 Settembre. “Inclusività” e “sostenibilità” sono state le due parole chiave di questa edizione della NYFW: basti pensare che, sostenuti dal Black In Fashion Council,  hanno debuttato in passerella ben 14 new talents di colore e che la kermesse è stata aperta da Collina Strada, brand notoriamente eco-friendly ed avverso a qualsiasi forma di discriminazione. Passiamo quindi alla mini rassegna delle collezioni selezionate da VALIUM: essendo impossibile mostrarvele tutte, ne ho scelte come sempre quattro e le ho commentate brevemente. Stay tuned sul mio blog, dunque, per le ultime news dalle Fashion Week di Londra, Milano e Parigi!

 

MOSCHINO

 

 

Una collezione gioiosa e giocosa, molto girly, ricca di colori pastello. Ma soprattutto, di personaggi di ipotetici cartoon (giraffe, elefantini, orsetti, paperi, mici, coniglietti…) che decorano i look  e, in molti casi, ne diventano parte integrante. Jeremy Scott si ispira alla figura della “nanny”, alle filastrocche per bambini: predominano i mini-tailleur con bralette annessa, alternati ad abitini dalle linee Sixties e a trench trapuntati. Le fantasie dei tessuti sono un vero e proprio inno ai teneri animali fiabeschi di cui sopra,  profusi su sfondi dai cromatismi tenui quali il rosa, il verde menta, il celeste, il pesca o (unica eccezione alla regola) a una gradazione vivacissima di giallo. Fiocchi in abbondanza, colletti arrotondati e bottoni a forma di cuore accentuano l’ allure femminil-fanciullesca, così come i gioielli in plastica colorata che ricordano i “toy jewels” per l’ infanzia. Persino i fascianti abiti da sera che chiudono lo show, sebbene siano impreziositi da scolli monospalla, spacchi e bolerini di piume, sfoggiano una variegata “fauna” di mascotte ornamentali.

 

 

ANNA SUI

 

 

Anna Sui rimane fedele al suo stile signature, intriso di reminiscenze “Flower Power”, accentuandone i colori e gli accenti che lo aggiornano al terzo millennio. Tra le cromie predominanti risaltano il verde mela, il magenta, il fucsia, il degradé nei toni del blu, del verde e del lilla, mentre i tessuti privilegiano il crochet (profuso nei bikini dal sapore hippie e nelle canotte “granny square” sovrapposte agli abiti) e il pizzo, sui cui sono ricamate le fantasie floreali che – alternate alle righe – fanno da leitmotiv all’ intera collezione. L’ allure da “figlia dei fiori” si fonde con il romanticismo e con le suggestioni sporty: agli abitini con pattern in degradé cromatico abbinati a giacchini bordati di piume seguono simil parka e boxer da spiaggia declinati in innumerevoli versioni, i reggiseni e i top dei costumi si sovrappongono ad eteree bluse in pizzo e quest’ ultimo, oltre a plasmare sinuosi abiti in cromie talmente accese da risultare quasi fluo, trionfa anche sul caftano candido, ricamato a righe e fiori, molto in linea con il gusto Sixties della collezione.

 

 

MICHAEL KORS

 

 

Un’ eleganza “pulita” e senza fronzoli, dai toni in parte classici, in parte sofisticatamente rétro. Kors (che quest’anno festeggia il 40esimo compleanno del suo brand) si ispira allo stile Fifties di “West Side Story” e lo si evince in svariati capi: la pencil skirt che apre lo show, i pantaloni alla pescatora, il cappotto con ampio scollo e ampi revers, la gonna a ruota, il dolcevita nero esistenzialista (con tanto di stampa a forma di cuore), i quadretti Vichy profusi sugli abiti, sui bikini e sui tailleur…Un look li vede protagonisti su un paio di shorts abbinati a un maglione in cachemire dal collo “importante”, rievocando vagamente la Marylin di “Let’s make love”. La palette cromatica, essenziale, alterna il bianco e il nero al beige, al celeste e al rosa. Il pizzo ricorre, anche in versione Sangallo, donando un tocco di femminilità raffinata, la lana forgia maglie ed outfit a costine, morbidi, che lasciano scoperte le spalle. Vince l’abbinamento top o bralette più gonna, oppure shorts, alte cinture sottolineano uno silhouette fasciante nella parte superiore del corpo e svasata in quella inferiore, i tailleur pantalone sono classici, corredati da pantalone con piega. Conclude la sfilata una serie di abiti da sera avvolgenti, sensuali, in total black e tempestati di paillettes all over.

 

 

TOM FORD

 

 

Chiudo in bellezza questa rassegna con la sfilata di Tom Ford, che di fatto ha concluso la New York Fashion Week. Scintillio, luccichio, bagliori: chiamatelo come volete, ma la collezione è un autentico tripudio di luminosità. Dal significato ben preciso, tra l’altro, quello di accendere una luce sfolgorante nel buio dell’ era attuale, che subisce gli strascichi della pandemia di Covid. Ford è fiducioso, auspica a una rinascita che ha già preso il via. E riflette tutto ciò in una collezione strepitosa, fortemente d’impatto, dal glamour travolgente. Gli ingredienti? I cardini dell’ athleisure rivisitati in chiave glitz grazie a un’ abbondante dose di paillettes. E poi la sensualità, un senso straordinario del colore, un mood che rievoca il fermento dello Studio 54. Ci sono pantaloni della tuta tagliati sotto il ginocchio, pantaloni cargo, canotte sportive, giubbini da running, bralette e camicie sbottonatissime annodate all’ altezza dell’ ombelico, tutti interamente rivestiti di paillettes oppure in raso. L’allure è disinvolta, rilassata ma supersexy; i colori vibrano, anche in virtù dei loro accostamenti: azzurro+fucsia+arancio, arancio+rosa+viola, lime+lilla+bronzo, rosa fluo+viola+bianco, celeste+fucsia…una vera meraviglia. A completare la maggior parte dei look, un’ampia giacca dalla linea squadrata, choker tempestati di strass come i fermagli per capelli, miriadi di collane dorate (un po’ in stile hip hop) e dei preziosi sandali con tacco alto. Lo sportswear, gettonatissimo durante i vari lockdown, con Tom Ford si è ammantato di luce ed è diventato iper glam: un antidoto perfetto contro il grigiore, l’ incertezza, l’ appiattimento caratteristici dell’emergenza sanitaria. Un inno alla gioia di vivere, alla voglia di ritornare a vestirsi…e a divertirsi.

 

 

 

 

Maria Antonietta meets Moschino: il backstage beauty & hair della sfilata AI 2020/21

 

Parrucche altissime, traboccanti di boccoli, tinte di nuance naturali o di un tripudio di cromie candy: sono il leitmotiv dell’ hairstyle della sfilata Autunno Inverno 2020/2021 di Moschino  e Maria Antonietta le avrebbe adorate. L’ allure è settecentesca, intrigante e seduttiva, il volume oversize in puro stile Versailles; non c’è bisogno di dire che il beauty look del défilé sia interamente focalizzato sull’ acconciatura. Per realizzarla, l’ hairstylist Paul Hanlon e lo staff ghd si sono avvalsi di parrucche che hanno richiesto tre giorni di lavorazione ciascuna, ma il risultato teatrale e iper scenografico conferma che ne è proprio valsa la pena. Una miriade di capelli è stata applicata su una struttura verticale imbottita e rigida quanto basta, fissata sul capo delle modelle grazie a un tessuto adesivo che il make up ha sapientemente cammuffato. La palette cromatica delle chiome include le sfumature più disparate: dal biondo platino al glicine, dal cioccolato al rame, passando per tonalità pastello come il menta, il pesca, il blu polvere, il rosa, il lilla; tutte colorazioni esaltate dalla massa di onde e boccoli che hanno ornato le parrucche una volta indossate. Bigodini, ferro arricciacapelli e phon sono stati gli strumenti utilizzati per “movimentarle”, per rifinirle con la massima accuratezza. L’ effetto è mozzafiato, un hairlook torreggiante e rococò che ci immerge nelle atmosfere raffinatamente giocose della corte di Luigi XVI.

 

 

Riguardo al make up, però, niente “eau d’ange” (l’ essenza che regalava la pelle immacolata molto in voga all’ epoca): il make up artist Tom Pecheux per MAC Cosmetics ha evidenziato le guance con dosi massicce di blush rosa in crema che, per contrasto, è stato abbinato a un tratto deciso di eyeliner allungato verso la tempia. Lo sguardo ha immediatamente acquistato un mood grintoso e magnetico, coniugando la contemporaneità signature di Moschino con suggestioni d’altri tempi, ma dal fascino sempre vivo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Milano Fashion Week: flash dalle sfilate delle collezioni PE 2021 (parte 1)

1.MOSCHINO

Ritorna il consueto excursus di VALIUM sulle Fashion Week. Si comincia da Milano, per motivi strettamente “patriottici” e associati alla valorizzazione del Made in Italy: come ogni anno – per motivi di tempo e spazio – accenderò i riflettori solo su alcune delle collezioni presentate, cercando di coglierne lo spirito e di evidenziare, a livello di immagini, alcuni dei look più rappresentativi. Nella capitale meneghina, ve lo avevo già anticipato, le linee Primavera Estate 2021 sono andate in scena tramite show virtuali via video e sfilate in passerella vere e proprie. Le misure preventive anti-Covid sono ormai ben delineate: distanziamento e uso della mascherina hanno costituito i must di ogni parterre. E se le presentazioni sul catwalk sono prevalse, non sono mancate di certo  la fantasia e l’ inventiva nel proporre scenografie spettacolari. Straordinarie prove di estro hanno caratterizzato anche i fashion show virtuali, come vedremo in questo post: alcuni possono essere definiti delle autentiche opere d’arte che hanno lasciato gli spettatori senza fiato. Le collezioni rimarcano quasi all’ unanimità tematiche relative al post-lockdown, al cambiamento, a un nuovo mondo e un nuovo gusto scaturiti dal periodo della pandemia da Coronavirus. Cominciamo subito, quindi, il nostro viaggio nella Settimana della Moda di Milano.

 

2. MOSCHINO

3.MOSCHINO

MOSCHINO ha letteralmente incantato il pubblico con uno show in versione “teatro dei burattini”. Servendosi del prezioso apporto di Jim Henson, colui che inventò i celebri Muppets, fa sfilare in passerella 40 marionette con le fattezze di bellissime modelle. Persino il parterre non lascia nulla al caso: in prima fila, tra gli altri, notiamo un’ attenta Anna Wintour che sfoggia il suo iconico caschetto e gli occhiali neri. Ad ispirare Jeremy Scott è il Théâtre de la Mode, i burattini che i couturier francesi del dopoguerra “mandavano in tournée” vestiti con le loro mise in miniatura per rilanciare la moda parigina nel mondo. La collezione di Moschino è decisamente splendida, un inno all’ Haute Couture più squisita. Una palette nei femminili toni del turchese, del rosa e dell’ oro esalta svasate creazioni in tulle, pencil dress da sirena ricchi di ruches, lunghi abiti orlati di scenografiche piume. Ma Scott non rinuncia al suo tocco magico: ogni look (o quasi) rivela l’abito nel suo divenire, mostrando mix sperimentali di stoffe, cuciture in bella vista e sorprendenti giochi di “dritto e rovescio” dei tessuti con tanto di impunture. La Couture diventa la risposta alla “tuta da ginnastica” imperante nel lockdown, l’archetipo e il sogno legati alla moda. Il gusto imperituro del bello contrapposto alla sciatteria “casereccia” della quarantena.

 

1.VERSACE

VERSACE presenta Versacepolis, una città (novella Atlantide) immersa nei fondali dell’ oceano: sulla sabbia degli abissi sono ancorate antiche statue, colonne, capitelli, e fluttuano polipi enormi e coloratissimi. La collezione prende spunto dal passato (i “Tresor de la Mer” portati in passerella da Gianni Versace nel 1992) per affrontare il futuro dell’ era post-Covid, e lo fa tramite stupefacenti outfit acquatici. Color block in dosi massicce (un tripudio di arancione, fucsia, verde acido, turchese) e fantasie di stelle marine profuse sugli abiti fanno da leitmotiv, come l’ allure sensualissima dei look. I bustier e i crop top hanno coppe che ricordano scintillanti conchiglie, miriadi di ruches asimmetriche rievocano le increspature delle onde e un plissè fittissimo richiama il perenne movimento del mare. La stella marina regna ovunque, persino sui bijoux e sugli accessori,  tramutandosi nell’ emblema di una collezione in cui una seduttività audace, travolgente, “liberata”, si esprime tramite il fascino di un mondo sommerso che Donatella Versace porta a galla evidenziando la sua immensa potenza visiva.

 

2.VERSACE

3.VERSACE

 

1.GIORGIO ARMANI

GIORGIO ARMANI accentua il coté minimal e senza tempo del suo stile signature, proponendo una collezione dai tratti essenziali ma morbida e fluttuante. Alla sfilata e a “Timeless Thoughts”, il documentario dedicato alla filosofia di Armani, ha dedicato ampio spazio La7, che ha trasmesso entrambi (il fashion show, in diretta TV) sabato scorso con tanto di omaggio finale, la replica di “American Gigolo” – il film in cui gli abiti indossati da Richard Gere, firmati Armani, consacrarono la fama dello stilista in tutto il mondo. Per la creazione dei look della collezione PE 2021, Re Giorgio si è ispirato a un concetto di stile post-lockdown: a una consapevolezza zen si affiancano il senso del comfort, il luccichio discreto di una moda che continua sì ad incarnare il bello, il senso della vita che va avanti, ma puntando su capi all’ insegna della qualità e di tutto ciò che è destinato a durare nel tempo. Ecco quindi i suit che ricordano un pigiama, le giacche sagomate dalle forme arrotondate, i pantaloni fluidi e ad anfora, i coat vestaglia, i pattern a quadretti “sfrangiati”, le ampie gonne lunghe, impalpabili,  abbinate a top dritti e lineari. La leggerezza del tulle e uno scintillio costante rappresentano i leitmotiv più sfiziosi della collezione. Anche la palette cromatica non è mai sopra le righe: il grigio perla, il blu, il celeste e il famoso “greige” Armani si alternano al verde menta, l’unica concessione a tonalità più vivaci.

 

2.GIORGIO ARMANI

3.GIORGIO ARMANI

 

1.VALENTINO

VALENTINO, al passo con l’evoluzione dei tempi, inserisce la sua ricerca in un processo di cambiamento e ri-significazione: Pierpaolo Piccioli rilegge i codici stilistici della Maison non tanto dal punto di vista estetico, bensì identitario. Il risultato è l’ approccio ad un romanticismo che si fa espressione dei valori di libertà individuale; la libertà di essere se stessi, di affermare la propria unicità senza paura, e al tempo stesso di abbracciare l’inclusività e la tolleranza per forgiare un mondo ideale. Anche la location della sfilata riflette questa nuova fase: al lusso maestoso si sostituisce la scarna essenzialità delle Fonderie Macchi di Milano, uno spazio che, rievocando il “Guerrilla Gardening”, il plant artist giapponese Satoshi Kawamoto impreziosisce con una sua installazione a base di piante e fiori selvatici provenienti da otto paesi diversi. Ricordate la poetica immagine del fiore che nasce tra l’asfalto? E’ una pregnante metafora del concept di questa collezione. I look, indossati da modelli selezionati attraverso uno street casting, sono all’ insegna di un’ eleganza disinvolta: risaltano le camicie, colorate, oversize, indossate da sole a mò di minidress oppure, nel caso di modelli arricchiti da balze e volants, abbinate ai jeans. Il pizzo e il crochet definiscono abiti lineari, mentre una serie di vestiti da sera si avvale delle trasparenze, di miriadi di ruches “verticali” e di un tulle fluttuante per instaurare un link con la tipica Valentino Couture. Ricorre una stampa floreale su fondo giallo tratta dall’ archivio della Maison: iconica oggi come ieri, quando Anjelica Huston la esibì in un mitico photoshoot realizzato da Gian Paolo Barbieri nel 1972.

 

2.VALENTINO

3.VALENTINO

 

TO BE CONTINUED…

 

 

Here Comes the Bride

MOSCHINO

Direttamente dalle Fashion Week di New York, Londra, Milano e Parigi, quattro abiti che potrebbero avere come sottofondo la marcia nuziale: alcuni sono stati concepiti ad hoc, altri probabilmente no, ma ci piace immaginarli così. Ad accomunarli, il colore bianco e un fascino etereo, di rara preziosità. Che lascia senza fiato.

 

SIMONE ROCHA

CAROLINA HERRERA

GIVENCHY

 

 

Milano Fashion Week: flash dalle collezioni AI 2020/21

GUCCI. 1

Dal 18 al 24 Febbraio, Milano ha ribadito il suo status di capitale della moda. 56 sfilate, 96 presentazioni, 34 eventi più un gran numero di mostre e appuntamenti hanno calamitato l’attenzione su una Fashion Week ricca di proposte, ma sfortunamente penalizzata dall’ espansione del coronavirus: l’assenza dei fashion operator cinesi (circa 1000 tra giornalisti e buyer) si è fatta sentire, anche se grazie all’ iniziativa “China We are with you” la Camera della Moda Italiana ha permesso loro di partecipare via web alla kermesse. Il sodalizio tra la CNMI e la società Chic Group, inoltre, ha fatto sì che otto brand cinesi emergenti presentassero digitalmente – ed attraverso contenuti appositi – le loro collezioni al Fashion Hub, dove oltre ai new talents made in China erano presenti designer provenienti dall’ Africa e dalla Danimarca. Tornando ai défilé, in passerella hanno sfilato i grandi nomi della moda italiana: Gucci, Alberta Ferretti, Moncler Genius, Prada, Moschino, e, ancora, Marni, Versace, Salvatore Ferragamo, Bottega Veneta, Missoni (per citarne solo alcuni), con Giorgio Armani in chiusura tra i “big” in calendario il 24 Febbraio. Anche nella capitale lombarda si è assistito ad un vivace andirivieni di ritorni, new entry e sfilate co-ed. Philippe Plein, per esempio, è tornato sulle passerelle milanesi così come Ports 1961, quest’ ultimo dopo una lunga assenza. La formula di far sfilare insieme i look Uomo e Donna è stata adottata da ben dieci brand (tra cui Versace, al suo debutto in co-ed), dimostrando di essersi ormai pienamente affermata. Le battute conclusive della Fashion Week sono state contraddistinte dell’ emergenza coronavirus. Giorgio Armani, Laura Biagiotti e Moncler Genius, pertanto, hanno deciso di mandare in scena a porte chiuse – ma ovviamente in live streaming – le loro collezioni. Tra i numerosi eventi organizzati, da segnalare l’ asta di 30 outfit (più un cappello su misura firmato Gareth Pugh) tratti dall’ archivio di Anna Dello Russo, che ha presentato anche il suo libro “ADR Book – Beyond Fashion”, e due chicche culturali imperdibili: la mostra “Memos: A proposito della moda in questo millennio”, a cura di Maria Luisa Frisa e realizzata dalla CNMI in collaborazione con il Museo Poldi Pezzoli (terminerà il 4 Maggio) e “Haimat. The sense of belonging”, l’ esposizione che Giorgio Armani dedica al grande fotografo Peter Lindbergh negli spazi del suo Armani/Silos (è visitabile fino al 2 Agosto). La data di chiusura di entrambe permette di visitarle anche a Fashion Week terminata. Veniamo ora ai cinque brand su cui VALIUM ha concentrato la sua attenzione: si tratta di Gucci, Fendi, Moschino, Versace e Dolce & Gabbana.

E’ inevitabile: Gucci ci trasporta, ogni stagione, in un universo immaginifico irresistibile e del tutto onirico. La collezione Autunno Inverno 2020/21 ha compiuto questo miracolo per l’ennesima volta. Chiamando la sfilata “Ritual” in virtù del cerimoniale che la accompagna, un rito quasi liturgico, Alessandro Michele ci introduce in una sorta di show nello show: su una grande pedana ruota una vetrina circolare al cui interno brulica il backstage del défilé, 60 modelle sottoposte alle cure degli hairstylist, dei make up artist e dei vestieristi. Lo staff dell’ Ufficio Stile Gucci indossa un’ uniforme grigia, colore che non denota di certo monotonia dal momento che identifica i visionari “façonnier de rêves” (creatori di sogni) della Maison. La sfilata inizia con la voce fuori campo di Federico Fellini che riflette sulla sacralità del cinema e dei suoi rituali: un chiaro parallelismo con il concept ideato da Michele, ma non solo. Il regista dell’ onirico per eccellenza e il “creatore di sogni” al timone del brand fiorentino sono accomunati – seppur con le dovute differenze – da un’ ispirazione molto simile. Per l’Autunno Inverno 2020/21 Alessandro Michele attinge a un “amarcord” che rievoca abiti e stili tipici dell’ infanzia. I colletti sono arrotondati, in pizzo come i guanti, le maniche a sbuffo, le gonne plissettate, i pantaloni ampi e rigorosamente alla caviglia. Spiccano look in tartan ma, soprattutto, sontuosi long dress a balze che sembrano usciti da una fiaba, quelle che incantavano noi bambine. Gli accessori rafforzano questo mood fatato: Mary Jane in vernice e con la zeppa accompagnano quasi tutti i look, cerchietti e hair accessories in strass risaltano accanto a cappelli da “Gatto con gli Stivali”, collant in pizzo si alternano a calzerotti cosparsi di piume. L’ allure, però, è tutto fuorchè naive. Per contrasto, gli abiti si coniugano con tessuti dalle trasparenze impalpabili o con colli e imbracature fetish in patent leather nero. Libertà, estro ed un inedito concetto di bellezza rimangono i cardini delle creazioni di Alessandro Michele, che ci sorprende con un “tableau vivant” di modelle posizionate sul perimetro della giostra/carillon in vetro dove è racchiuso il backstage: una nuova, sempre ammaliante “stanza delle meraviglie”.

 

GUCCI. 2

GUCCI. 3

 

FENDI. 1

La collezione sublima l’ eleganza signature di Fendi: seducente, decisa ma al tempo stesso estremamente raffinata. Sfoggiando troneggianti chignon composti da treccine, le modelle sfilano sinuose in abiti, cappotti e ensemble di gonna e maglione contraddistinti dal dettaglio iconico di stagione, lunghe maniche a sbuffo dai volumi “geometrici” che spuntano quasi a sorpresa. Le linee sono fluide e ben modellate sul corpo, talvolta svasate, il velluto prevale e i lunghi cardigan sono stretti in vita da una cintura. “Femminilità” sembra essere la parola d’ordine di look che alternano la pelle e la pelliccia al sensuale chiffon e al Paisley in pizzo. Accanto alle forme pencil o a ruota, appaiono silhouette impalpabili che evidenziano il coté più audace della donna Fendi: in un tripudio di trasparenze in total black, viene svelata l’ intrigante lingerie a rete sottostante. Tra i colori predominano il rosa cipria, il grigio, il bianco, il giallo, il marrone e l’arancio pastello.

 

FENDI. 2

FENDI.3

 

MOSCHINO. 1

Jeremy Scott inneggia alla Rivoluzione Francese prendendo spunto dalle proteste che coinvolgono svariati popoli mondiali. Ma il suo, piuttosto che un “j’accuse”, è un momento di tregua che offre al pubblico, una pausa di gioia e di sdrammatizzazione. Manda quindi in scena una Marie Antoinette in puro stile Moschino, vestita di un’ ampia crinolina che arriva a metà coscia (a proposito, c’è da dire che la minigonna sarà uno dei grandi ritorni dell’ Autunno Inverno 2020/21) abbinata ad altissimi cuissardes con plateau e lacci in raso. E’ una Marie Antoniette, la sua, che non disdegna l’iconografia affermatasi sulla falsariga del film di Sofia Coppola: colori sorbetto sia per gli abiti che per le maestose acconciature Pouf, dolcetti a profusione ed uno chic che flirta con sbuffi e fiocchi. La crinolina è senza dubbio il leitmotiv della collezione, e viene declinata in versioni molteplici. La ammiriamo in denim ricoperto di dorati arabeschi Barocchi, in tessuto matelassé adornato di ricami oro, accompagnata al celebre biker jacket di Moschino, sia nero che color rosa Barbie, o a felpe che ritraggono Anime giapponesi. Lo show raggiunge il suo apogeo con gli straordinari abiti-cake delle ultime uscite. Riproducono torte vistose, a più strati, decorate di ghirigori e di rose in simil zucchero: delizie per la vista che esaltano l’estro di cui è intrisa questa “ghiotta” collezione.

 

MOSCHINO. 2

MOSCHINO. 3

 

VERSACE.1

Donatella Versace celebra l’ inclusività e l’uguaglianza. La sua prima sfilata in co-ed sancisce un’ autentica parità tra uomo e donna in fatto di look: alcuni outfit si declinano sia al maschile che al femminile con poche differenze. Non si tratta di no gender, bensì di un modo squisitamente sartoriale di eliminare le differenze. Stampe floreali, zebrate, quadrettate accomunano l’ uomo e la donna, il medesimo suit fucsia viene indossato da entrambi con la sola variazione in doppiopetto per lei, le pellicce tigrate in dégradé sono le stesse, quelle maschili appena più lunghe. Lo stile Versace, graffiante, si fa protagonista assoluto: le minilunghezze sono un leitmotiv del womenswear,  ricorrono in gonnelline svolazzanti, pantaloni svasati e abitini minimal. Il tipico glam del brand si incarna in un nero “grafico” per poi stemperarsi grazie ad accenti casual (come i jeans multistripe in gradazioni délavé) e ad un tocco sporty che dinamizza i look, combinando per esempio una maglia da rugby con la minigonna e la toque di Astrakhan. Sono poi presenti parka, top da gym con logo Versace, piumini cortissimi, tutti abbinati a dei tronchetti in total black o in total white muniti di platform. La sera definisce una nuova sensualità “made in Medusa” attraverso minidress vertiginosi e senza spalline, dalla linea arrotondata sullo scollo. A concludere lo show è proprio l’ outfit più d’impatto di questa serie: un miniabito argentato indossato da Kendall Jenner. La linea è minimal ma sinuosa, una bordatura silver impreziosisce e sottolinea la scollatura. Nonostante l’orlo inguinale e le forme nette,  è uno degli evening dress più “ricchi” mai apparsi in una collezione.

 

VERSACE.2

VERSACE. 3

 

DOLCE & GABBANA. 1

Nero, bianco, grigio, un tocco di rosso e uno di beige: su questa palette Dolce & Gabbana imbasticono una collezione che è un inno all’ artigianalità ma anche alle molteplici sfaccettature della donna siciliana, loro musa da tempo. I colori scelti diventano essi stessi degli emblemi di sicilianità. Il “profondo nero” tradizionalmente sfoggiato dalla popolazione femminile dell’isola, ad esempio, predomina e si declina negli outfit più svariati: pull dalle lunghe maniche, paltò con applicazioni floreali, trench, ensemble corredati di coppola, abiti fascianti con inserti see-through, ma lo ritroviamo anche in un potente simbolo di seduttività come le calze autoreggenti (versione contemporanea dei collant a giarrettiera). Il materiale clou è la lana, rigorosamente lavorata a mano. Dolce & Gabbana hanno infatti dichiarato di aver affidato la realizzazione dei capi ad un gran numero di magliaie a domicilio, così da valorizzare il savoir faire “Made in Italy”. Inutile dire che il risultato sia straordinario, raffinatissimo e molto accurato: lavorata ai ferri o all’ uncinetto, la maglia assume persino una texture che ricorda lo shearling. Poi c’è il bianco della “purezza Barocca”, bluse ed abiti ricchi di volant, ricami, pizzi ed inserti crochet, bustini sovrapposti a camicie maschili con cravatta. Il grigio è in buona parte associato ai completi gessati o da uomo, ma anche a lunghi e comodi coat in lana. Il risultato è una collezione che, esaltando la più squisita artigianalità italiana, riesce a coniugare preziosi manufatti con uno stile che è un tributo formidabile all’ isola di Sicilia.

 

DOLCE & GABBANA. 2

DOLCE & GABBANA. 3

 

 

New Icons: Adut Akech Bior

Adut per Valentino Haute Couture, AI 2019/20

In Italia l’ abbiamo conosciuta meglio grazie allo spot di Born in Roma, la nuova fragranza di Valentino (rileggi qui il post che VALIUM le ha dedicato), dove sfreccia in moto ad una festa indossando uno splendido abito da sera: è difficile che qualcuno sia rimasto immune al fascino esotico di Adut Akech Bior, più conosciuta come Adut Akech, e che non voglia saperne di più su una modella che ha scalato le vette del fashion system in soli due anni di carriera. Se il suo vi sembra un volto familiare, non stupisce. Sappiate che dal 2017 sfila e posa per le Maison più altisonanti del pianeta: basta dire che il suo debutto internazionale in passerella è avvenuto a Parigi quell’ anno stesso, con un brand del calibro di  Saint Laurent. Nel 2018, lanciatissima, Adut è stata scelta da Karl Lagerfeld in persona per esibirsi in look nuziale al défilé AI 2018/19 di Chanel Haute Couture, un onore che prima di lei spettò solo a un’ altra mannequin di colore (Alek Wek). Ma la vita di Adut Akech non è sempre stata votata al glamour. Sembra una fiaba a lieto fine, certo, però è iniziata in un modo ben diverso. Ripercorrendo l’iter esistenziale della musa di Pierpaolo Piccioli, scopriamo che nasce il 25 Dicembre 1999 nel Sudan del sud e che cresce in Kenya, in un campo profughi. Quando Adut ha 8 anni  la sua famiglia decide di chiedere asilo in Australia, ad Adelaide. Parlando solo Swahili e Dinka, la futura top deve innanzitutto iscriversi ad una scuola di inglese, che frequenta insieme a bambini provenienti da ogni parte del mondo. Degli anni seguenti ricorda il bullismo subito per i suoi incisivi distanziati e per la sua altezza, ma è un bullismo non destinato a durare a lungo: a 13 anni Adut già sfila in passerella, la prima volta per il fashion show di sua zia e successivamente alla Melbourne Fashion Week. E’ proprio allora che decide di diventare modella e si iscrive ad una fashion agency. Il resto, è storia. Sedicenne, vola a Parigi convocata da Saint Laurent, che la scrittura in esclusiva per tre stagioni. Un debutto ai défilé grande stile, il suo, subito seguito da un fioccare di occasioni irripetibili: oltre a Chanel, griffe come Fendi, Valentino, Alexander McQueen, Givenchy, Prada, Miu Miu, Tom Ford, Bottega Veneta, Lanvin, Off-White, Calvin Klein, Burberry, Simone Rocha, Giambattista Valli e Versace (per citarne solo alcune) se la contendono, le campagne pubblicitarie di cui è protagonista sono sempre più numerose. Qualche esempio? Saint Laurent, Valentino, Moschino, Fendi, Zara, Bottega Veneta la scelgono come testimonial ripetutamente, consacrando la fama che nel 2018 Adut ha consolidato posando per il calendario Pirelli scattato da Tim Walker che la immortala,tra le altre, accanto a Whoopi Goldberg e a Naomi Campbell. Nello stesso anno, la top sudanese viene eletta “Model of the Year” da Models.com, mentre, sin dagli esordi, la sua carriera acquista ulteriore impulso grazie ai prestigiosi fashion magazine che la vogliono in copertina: svariate edizioni internazionali di Vogue ma anche I-D, Numéro, Elle, L’Officiel e moltissimi altri ancora.

 

Adv Valentino Born in Roma eau de parfum

Oggi, Adut Akech è richiestissima. Impossibile non ricordarla sul catwalk della collezione Primavera Estate 2019 di Valentino Haute Couture, una sfilata che ha chiamato a raccolta la “crème” delle modelle black per abbattere la discriminazione razziale a colpi di eleganza sopraffina: la prima immagine che viene in mente di lei è come una visione. Adut indossa uno spettacolare abito color corallo che la avvolge, dalla vita in su compreso il capo, in un tripudio di rose di satin. Il suo volto ebano, in quella cornice, risalta al pari di una pietra preziosa. E se il suo “black pride” non passa inosservato (recentemente si è scagliata contro Who Magazine, che in un articolo a lei dedicato aveva pubblicato la foto di un’altra modella di colore, definendo quell’ errore “inaccettabile e ingiustificabile”), è noto l’impegno della top nei confronti dei rifugiati. A questo scopo collabora con le Nazioni Unite e si prodiga per una maggiore comprensione della loro condizione. Esempio vivente del potere dei sogni, role model con fierezza, Adut incoraggia il prossimo a credere in se stesso, a realizzare obiettivi e aspirazioni. Ce l’ha fatta lei, dopotutto, proveniente da un contesto non certo fertile: il che è indicativo della sua tempra. Il sostegno dei rifugiati la coinvolge  a pieno titolo. Perchè Adut Akech, nonostante la fama e la ricchezza, sarà sempre una rifugiata nel profondo, come ha dichiarato a Marie Claire USA. Una rifugiata che ha combattuto con tutte le sue forze per cambiare il corso del proprio destino.

 

Adut per Versace, AI 2019/20

Adut per Max Mara, AI 2019/20

Adut per Alexander McQueen, AI 2019/20

David Jones Beauty Campaign

Adut per Moschino, PE 2020

Adv Missoni AI 2019/20 by Mert & Marcus

Adut per Marc Jacobs, AI 2019/20

Adut per Saint Laurent, AI 2019/20

Adv Bottega Veneta PE 2019 by Tyrone Lebon

Adut per Valentino Haute Couture, PE 2019

Adut per Victoria Beckham, PE 2020

Adut per Etro, AI 2019/20

Chanel Pre-Fall AI 2018, foto by Karl Lagerfeld

Adut per Versace, AI 2018/19

Adv H&M AI 2019/20

Adut per Marni, AI 2019/20

Adut per Miu Miu, AI 2019/20

Adut per Fendi, PE 2020

Adv Americana Manhasset, AI 2018/19

Adut per Tom Ford, AI 2018/19

Adv Moschino PE 2018 by Steven Meisel

Adut per Chanel Haute Couture, AI 2018/19

Adut per Valentino TKY, Pre-Fall 2019

Adv Coach PE 2019 by Craig McDean

Adut per Saint Laurent, PE 2019

 

 

 

Milano Fashion Week: 10 +1 flash dalle sfilate PE 2020

GUCCI – La moda contro ogni forma di imposizione, anche quella del vestire: fedele ai propri principi, Alessandro Michele ribadisce il suo concetto di stile come consacrazione della diversità e dell’ autodeterminazione. Va in scena quindi una collezione lontana da qualsiasi stilema avvistato nei suoi quasi cinque anni alla direzione creativa di Gucci, e tuttavia permeata  – al pari della Gucci Cruise 2020 – dall’ ispirazione Seventies: ma in questo caso si tratta dei Seventies reinterpretati dalla stessa Maison, precisamente quelli dell’ “era Tom Ford”. Michele li rivisita attraverso un processo di Guccification che mixa sensualità, linee nette e un seducente color block. L’ accessorio clou? Un alto choker in vernice nera dal vago sapore fetish.

Il nostro iter dedicato alle Fashion Week delle collezioni Primavera Estate 2020, oggi ci porta a Milano. Nella capitale meneghina la parola d’ordine sembra essere “portabilità”: senza rinunciare agli sperimentalismi, le creazioni privilegiano look indossabilissimi nella vita quotidiana. Tornano alla grande le spalline anni ’80, con i loro maxivolumi, le linee si fanno più essenziali coniugandosi con una lavorazione ricercata e con un’ eccentricità attentamente calibrata. Dal punto di vista cromatico, ritroviamo il binomio rosa-arancio al top di stagione (vedi London Fashion Week) e una “golosa” palette pastello, ma, soprattutto, si registra l’avanzata del menta, del giada e di un’ azzurro tendente al giada già candidati a nuance chiave del 2020. Predominano, poi, le stampe: fantasie jungle, tropicali e floral si alternano al batik ed a psichedelie all’ insegna del colore. Gli accessori sono più che mai “scolpiti” ed adottano, di volta in volta, dimensioni maxi o mini. Sul versante calzature predominano i tacchi massicci, svasati sul fondo, oppure rasoterra, e la punta si affila. Le borse sono sempre più di design (la Whitney Bag di Max Mara porta addirittura la firma di Renzo Piano), ed i modelli in miniatura svettano al top, mentre tra i cappelli si segnala il boom dei cappellini con visiera, che hanno tutta l’ intenzione di soppiantare falde larghe e cloche. La Fashion Week milanese ci ha sbalordito con degli incredibili colpi di scena: Jennifer Lopez ha concluso la sfilata di Versace sfilando nell’iconico Jungle Dress che rese celebre nel 2000, mentre Moschino ha mandato in passerella una collezione, cubista e spettacolare, completamente dedicata a Picasso. In attesa di partire insieme per Parigi, godetevi quindi la selezione di look + un accessorio che VALIUM vi propone!

 

PRADA – E’ un inno allo stile individuale, alla personalità – più che agli abiti di per sé – quello che che manda in scena Miuccia Prada. Le silhouette sono all’ insegna del “less is more” eppure ricercatissime, profuse di accenti anni ’50. Prevalgono giacche e cappotti trequarti con grandi bottoni, longuette sia sotto forma di gonna che di abiti, forme che vanno a restringersi nel fondo. La palette “discreta”, composta perlopiù dal bianco, dal nero ravvivati dall’ arancio e da gradazioni di marrone e verde bosco, è impreziosita da motivi ornamentali vagamente Déco che riproducono felci dorate.

 

ALBERTA FERRETTI – L’estate di Alberta Ferretti è coloratissima e pervasa da un mood “boho”: l’ispirazione anni ’70 è potente, esalta uno chic informale ma soprattutto un glamour che rivisita, in puro stlle Ferretti, uno dei decenni più fertili e creativamente innovativi. Pantaloni che scoprono l’ ombelico, top sfrangiati, caftani in maxilunghezze e in versione minidress abbondano, sfoggiando di volta in volta stampe esotiche o all’ insegna del batik e del dégradé. I look in nero e bluette che chiudono la sfilata fanno pendant con il fondale, una video installazione raffigurante una cascata ideata dall’artista Fabrizio Plessi.

 

FENDI – Molto beige, molto ocra, molto marrone per una collezione in cui Silvia Venturini Fendi inneggia al fascino insito nella quotidianità. Lunghezze mini, oppure lunghe e fluttanti, contraddistinguono look portabilissimi, ma non certo privi di stile: capispalla scamosciati, coat-vestaglia in stampa check, gonne e t-shirt in crochet a rete si alternano ad abiti see-through con lunghe maniche a sbuffo, inserti trasparenti su giacche abbottonatissime e vistose stampe floreali. Risaltano dettagli come i calzini indossati con i sandali e con le décolleté, mentre, dal punto di vista sartoriale, lo straordinario savoir faire della Maison si riconferma tale.

 

VIVETTA – Ispirazione vacanze in Grecia per Vivetta Ponti; o meglio, sull’ isola greca di Skorpios, dove Aristotele Onassis approdava con gli sciccosissimi ospiti del suo yacht. Pensando al guardaroba di quell’ equipaggio femminile, la designer si sbizzarrisce nella creazione di capi ladylike ma in versione “fiabesca”, com’è nel suo stile: maniche a sbuffo, drappeggi, orli di piume, cuori e grandi fiocchi ornamentali sono i leitmotiv di look in cui il satin lucente si alterna a un tulle pervaso di pizzi e di applicazioni floreali. “Femminilità” potrebbe essere la parola d’ordine dell’ intera collezione.

 

MOSCHINO – Jeremy Scott omaggia Picasso e dà vita ad una collezione a dir poco incredibile. I look, spettacolari, citano le muse dell’ artista e i suoi soggetti ricorrenti, inscenando una parata “cubista” difficile da dimenticare: con un mood Spanish a far da filo conduttore, i ritratti del Maestro si traducono in abiti eccentrici dove trionfano i grafismi, le asimmetrie ed un trompe-l’oeil davvero mozzafiato. Enormi maniche a sbuffo sono una costante, sia in versione “classica” che  in stile trompe-l’oeil, la figura del torero troneggia (coronata da un copricapo-maschera, firmato Stephen Jones,  che riproduce un toro cubista) e durante la sfilata si possono scorgere sia il celebre Arlecchino di Picasso che la “Donna con mandolino”, uno strumento che Scott plasma prodigiosamente sugli abiti.

 

MARNI – Una collezione all’ insegna della sostenibilità, un’ ode ai materiali riciclati,  un tema eco che ricorre persino nell’ ispirazione: tutti elementi che hanno spronato Francesco Risso ad immaginare una “jungle fever” tangibile, suggestioni e brividi suscitati da look che rimandano costantemente alla natura. Completi drappeggiati, abiti a palloncino, full skirt e giacche-kimono sono contraddistinti da asimmetrie costanti, cromie verde foglia e “pitture” floreali multicolor che non di rado si tramutano in autentiche fantasie psichedeliche. Predominano le maxilunghezze ed i giacconi esibiscono ampie maniche squadrate.

 

MARCO DE VINCENZO – Una sfilata a cielo aperto, sotto il sole della Darsena: la prima in assoluto, a Milano, allestita in questa location. E’ qui che prende vita l’arcobaleno di Marco De Vincenzo, che presenta una serie di look monocromatici arricchiti da eccezionali lavorazioni. I colori per cui opta – a partire dal nero e dal check iniziali – sono il celeste, l’azzurro, il turchese, il giada, il grigio perla, il bianco, il panna, il giallo, il rosa, il rosso e il fucsia, declinati in abiti dalle trame in 3D ed adornati con frange o bordature di tulle increspato. Ed è sempre il tulle a forgiare l’ accessorio più iconico della collezione: un foulard annodato sotto il mento e in rigoroso pendant cromatico con gli outfit.

 

VERSACE – Abbandonando i vibranti colori della collezione AI 2019/20, Donatella Versace torna al nero e ad un’estetica fortemente anni ’90. Ma la pulizia delle linee non intacca certo la seduttività delle mise, contraddistinte da minilunghezze o da una silhouette affusolata: nel primo caso, i sandali alla schiava con tacco a stiletto accentuano l’ allure sofisticata. Al nero si alternano le nuance al neon di alcuni look, ma soprattutto una stampa jungle nei toni del verde e del rosa. La stessa stampa riprodotta sul Jungle Dress, l’iconico abito della Maison, sfoggiato in chiusura del défilé da una statuaria Jennifer Lopez: fu proprio lei a renderlo celebre nel 2000, indossandolo ai Grammy Awards. Per l’occasione, JLo ne ha indossata una versione “aggiornata” ancora più sensuale, sleeveless e con un vertiginoso spacco frontale, che ha mandato in visibilio in pubblico. Non è un caso che fu proprio il Jungle Dress ad ispirare la creazione di Google immagini, dove la ricerca dell’ abito divenne la più popolare di sempre.

 

GIORGIO ARMANI – In “Terra”, questo il nome della collezione, si avvicendano i capi signature del più recente Giorgio Armani: pantaloni ampl e fluttuanti, giacche nehru, lunghi abiti impalpabili, gliet che impreziosiscono gli outfit. L’ ispirazione privilegia l’ ambiente naturale, affiancando le stampe floral-vegetali a pattern paillettati che delineano farfalle, applicazioni di rose in tessuto, sciccosi boa di frange e ruches che rievocano gli agglomerati cristallini. E se i colori greige, blu e marrone rimandano ad un’idea emblematica di “terra”, il rosa, il lilla ed un celeste delicatissimo – spesso accesi di bagliori – ne sottolineano le risorse più eteree. Accessori come collane a cascata e grandi orecchini lavorati a cerchio sembrano esaltare, invece, accenti marcatamente tribali.

 

MAX MARA – Un agente segreto che non rinuncia alla propria seduttività: è questa la donna della Primavera Estate 2020 di Max Mara, che ispirandosi alla serie TV “Killing Eve” tinge di tenui nuance pastello capi ed accessori di stampo militare. Il monocolor predomina, bermuda e camicie multitasche si abbinano rigorosamente alla cravatta, le giacche hanno spalline squadrate come le t-shirt; linee sobrie si affiancano, per contrasto, a pantaloni da paracadutista cosparsi di ruches. Ma sono i dettagli a definire la personalità della musa ispiratrice di Ian Griffiths: in passerella, le modelle sfoggiano un paio di treccine ed indossano i gambaletti con le gonne ed i bermuda. Una menzione speciale va al képi, tipico cappello della Gendarmerie francese. Declinandosi nelle identiche tonalità di celeste, lilla e giallo pastello, viene abbinato persino con i long dress sinuosi e fruscianti che chiudono la sfilata, a dimostrazione di come un copricapo iper-spartano possa tramutarsi in un simbolo di femminilità: non vi sembra un motivo sufficiente per sceglierlo come accessorio della Milano Fashion Week?