Equinozio di Primavera

 

Vieni; usciamo. Tempo è di rifiorire.”
(Gabriele D’Annunzio)

 

La Primavera è entrata ufficialmente alle 4.06, un’ora a metà tra notte e alba: il cielo è ancora buio, ma il silenzio viene invaso dal cinguettio degli uccellini che annunciano l’imminente nascita di un nuovo giorno. Oggi inizia la stagione del risveglio, la natura si desta dal lungo torpore invernale. I fiori sbocciano, il paesaggio si tinge un tripudio di colori. La terra inaugura il suo periodo di fertilità, l’aria si impregna di frizzante leggerezza. C’è voglia di ricominciare a vivere, di godere appieno delle giornate sempre più lunghe, di trascorrere più tempo all’aperto. La Primavera irrompe come una folata di energia, porta con sè la gioia della rinascita. Ci si riapre al mondo, ai desideri del cuore, alla magia del nuovo inizio. E i fiori diventano l’emblema di questo stato d’animo, di questa atmosfera inebriante: i loro profumi e le loro tonalità ci invitano ad addentrarci nei sentieri della bella stagione e a riscoprirla in tutta la sua meraviglia.

 

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Marzo, il mese del risveglio: 5+1 animali che escono dal letargo

 

Arriva Marzo, e il bosco si risveglia a poco a poco. Il verde ricomincia ad essere il colore predominante, spuntano i primi fiori. Ma anche gli animali abbandonano il loro lungo torpore: i rigori invernali sono ormai alle spalle e molte specie escono dal letargo per tornare a godere del tepore del sole. Attraverso il letargo, infatti, sono riusciti a superare i mesi freddi “disattivando” temporaneamente alcune funzioni vitali. Durante quel periodo la temperatura del corpo si è abbassata notevolmente, la frequenza respiratoria è diminuita così come la frequenza cardiaca. Nella propria tana, che sia scavata nel suolo o un luogo al riparo dalle intemperie, gli animali si addormentano per evitare di disperdere energia e calore. Quando l’Inverno giunge al termine, inizia il loro risveglio: a fungere da “suoneria” è una sorta di orologio biologico interno che decreta la fine del letargo tramite il rilascio di determinati ormoni. A questo ritmo ciclico innato si aggiungono la luce delle giornate sempre più lunghe, il calore dei primi raggi di sole, il profumo dei fiori che iniziano a sbocciare…Gli animali percepiscono a livello fisiologico l’arrivo della Primavera e cominciano a ripopolare i boschi per nutrirsi e per riprendere le loro attività. Ma quali sono, esattamente, le specie che in questo periodo si stanno svegliando? Ve ne presento 5+1. Ad esse si aggiungono animali come il ghiro, il pipistrello, i serpenti e le tartarughe, creature a sangue freddo per le quali affrontare il clima gelido dell’ Inverno è particolarmente rischioso.

 

L’orso bruno

 

L’orso bruno va in letargo a Novembre e si risveglia a Marzo, ma più che di letargo si tratta di “ibernazione”: la sua temperatura corporea si abbassa solo di pochi gradi, generalmente dai 37 ai 31, per permettergli di risvegliarsi all’istante in caso di necessità. Le sue funzioni fisiologiche non subiscono drastiche alterazioni, prova ne è il fatto che le orse, durante l’ibernazione, riescono addirittura a partorire e ad allattare i propri piccoli.

 

La marmotta

 

Essendo un animale d’alta quota, la marmotta va in letargo in una tana nel sottosuolo: è solita scavarla a una profondità di pressappoco tre metri per ripararsi adeguatamente dal gelo. Nel suo rifugio si addormenta come un sasso e condivide l’esperienza con diversi esemplari (fino a 15) della sua specie; pare che, molti secoli orsono, gli uomini approfittassero del sonno profondo delle marmotte per catturarle indisturbati e includerle nei loro pasti. Il periodo di letargo di questo animale  è piuttosto lungo, va dalla fine di Settembre ad Aprile.

 

Il tasso

 

Il tasso, che ama vivere in gruppo in un sistema di tane talmente articolato da sembrare un labirinto, non cade in un autentico letargo: trascorre i mesi freddi nella sua tana-rifugio e si limita ad essere meno attivo. I numerosi tunnel che scava nel terreno hanno un ordine ben preciso e vengono accuratamente scelti dall’animale, che ama coricarsi su un “letto” soffice di foglie e muschio. Il grasso abbondante che accumula durante l’Estate e l’Autunno permette al tasso di rintanarsi nella sua tana da Novembre ad Aprile; ciò è molto utile agli esemplari delle aree più gelide, che vanno invece in letargo barricando ogni apertura verso l’esterno.

 

Lo scoiattolo

 

Delle tre tipologie in cui viene suddivisa la specie degli scoiattoli, ovvero scoiattoli arbicoli, volanti e di terra, vanno in letargo solo gli scoiattoli di terra. Il periodo solitamente è compreso tra i tre e i sette mesi. Così come il tasso, anche lo scoiattolo si nutre in abbondanza per aumentare le sue riserve di grasso corporeo quando è ancora in attività; va in letargo in tane sotterranee scavate ai piedi degli alberi per ripararsi al meglio dal maltempo invernale, e affronta in gruppo i mesi di torpore che utilizza anche per riprodursi.

 

Il riccio

 

Il riccio va in letargo da Novembre a Marzo e si nutre delle copiose scorte di cibo che ha accumulato durante il periodo in cui è attivo. Tuttavia, in Estate può arrivare a dormire fino a 12 ore al giorno; il resto del tempo, soprattutto nei primi mesi di risveglio, lo dedica alla riproduzione: in questo senso può essere considerato un animale promiscuo. Durante il letargo cade in un sonno profondo e la sua temperatura corporea subisce un notevole calo, passando dai 37 gradi abituali ai 5.

 

La rana

 

Gli anfibi, così come i rettili, utilizzano il calore del sole a mò di vera e propria linfa. Motivo per cui, durante l’Inverno, sono obbligati ad andare in letargo perchè il gelo, combinato con la bassissima temperatura corporea che li contraddistingue, metterebbe a rischio la loro sopravvivenza. La rana, dunque, scava la propria tana nella melma che giace sul fondo dello stagno o dei laghetti e riemerge da lì soltanto in Primavera. Questa è una caratteristica, però, delle rane acquatiche, ovvero le tipiche rane verdi che abitano gli specchi d’acqua. Il loro non è un sonno profondo: di tanto in tanto ritornano in superficie per fare scorta di ossigeno. Le rane rosse, invece, vanno in letargo in buchi che scavano nel sottosuolo, mentre le raganelle, incapaci di scavare tane sotterrranee a causa delle loro zampe, in Inverno si riparano tra le foglie appassite. Purtroppo, non si rivela la soluzione ideale per il loro sangue freddo e molte non sopravvivono ai mesi più gelidi dell’anno. Una curiosità: diverse specie di rane approfittano del letargo per riprodursi e la femmina, quando esce dalla tana, è in grado di deporre all’incirca 4000 uova.

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Marzo, il look del mese

Sportmax

Marzo, voglia di leggerezza. Voglia di abbandonare maglioni, giacche, cappotti, per abbracciare tessuti impalpabili ed eterei come i fiori che, a poco a poco, si preparano ad accogliere la Primavera. Il look del mese è firmato Sportmax e “racconta” molto bene il desiderio di rinascita che si associa al cambio stagionale: la silhouette affusolata invita a riscoprire le forme del corpo, celate per mesi e mesi da volumi over; il colore ricorda l’incantevole tonalità del glicine, che fiorisce tra Marzo e Aprile. L’outfit, composto da un ensemble di blusa e gonna attillatissime, viene ammorbidito da drappeggi sui fianchi che lo dotano di una soave fluidità. Le spalle accentuate e il colletto, che riproduce quello tipico di una camicia, esaltano la linea minimal del look senza scalfirne l’allure estremamente femminile. Raffinatezza e accenti futuribili creano un connubio vincente impreziosito dalle audaci trasparenze dello chiffon tecnico.

 

 

Il periodo in cui l’Inverno è quasi alle nostre spalle ma non è ancora Primavera, propizia il sogno: suggestioni ed atmosfere oniriche associate all’idea del risveglio, di una natura che torna a vivere in un’esplosione di colori tenui, carichi di fascino, profusi di magia. Ed è proprio in questo incrocio tra passato e futuro, in questo limbo dove l’avvenire si impregna di accenti di poesia, che si colloca il look di Sportmax da me scelto per rappresentare il mese di Marzo.

 

Luna Piena della Neve: il fascino potente della Microluna in arrivo il 24 Febbraio

 

Domani, tutti con gli occhi puntati verso il cielo: è in arrivo il plenilunio più magico di Febbraio. Non si tratta, però, di una Superluna. La Luna Piena della Neve (questo il suo nome) sfoggia un fascino altrettanto potente di una luna al perigeo, ma la sua è una bellezza che va oltre le dimensioni. Alle 13.30, quando raggiungerà la fase di piena, il satellite della Terra disterà da quest’ultima 405.085 km; ciò significa che sarà prossimo all’apogeo, il punto di maggior lontananza che intercorre tra l’orbita lunare e il nostro pianeta. La Luna della Neve può essere considerata quindi una Microluna: il plenilunio apparirà minuto, pur mantenendo un’intensa luminosità. Potremo ammirarlo in tutta la sua pienezza al calar del buio, quando l’oscurità ne esalterà il fulgore. Naturalmente, sarà essenziale che il cielo sia sgombro di nuvole.

 

 

Ma da dove deriva il nome di Luna Piena della Neve? A battezzarla così fu la tribù di nativi americani dei Dakota, che si ispirarono agli scenari innevati in cui fa solitamente la sua comparsa. E’ curioso constatare che i Cherokee, il gruppo etnico più numeroso del Nord America, la denominarono invece Luna della Fame o Luna Ossuta. In Inverno, infatti, quando la neve e le temperature polari ostacolavano la caccia, patire la fame era quasi la regola. Gli antichi Celti mantennero il collegamento con il gelo stagionale dandole il nome di Luna di Ghiaccio, mentre altri popoli indigeni dell’America settentrionale l’appellarono in svariati modi: Luna dell’ Aquila, Luna dell’Orso Nero…L’orso più diffuso da quelle parti, non a caso, dà alla luce i suoi cuccioli proprio a Febbraio. I Cinesi, dal canto loro, chiamarono il plenilunio del secondo mese dell’anno Luna Piena dei Germogli, associandolo a un’idea di rinascita che anche gli Hopi attribuirono alla Microluna; per il popolo indigeno amerindo stanziato in Arizona era la Luna della Purificazione o del Rinnovamento, una definizione che probabilmente indicava l’imminente risveglio della natura.

 

La violetta, un preludio di Primavera

 

E’ il fiore di Febbraio per eccellenza: la violetta, o viola mammola, o mammola semplicemente, appartiene alla famiglia delle Violaceae e il suo nome botanico è Viola Odorata. Fiorisce quando l’Inverno è prossimo alla fine, annunciando i primi indizi di Primavera nei prati, lungo i fiumi e nelle radure dei boschi. Essendo una viola selvatica, predilige le zone ombreggiate e umide poichè resiste al freddo intenso. Ciò non toglie che ami anche il sole, i cui raggi rendono ancora più vivida la sua tonalità di viola. Ha un profumo inconfondibile, la corolla composta da cinque petali: due puntano verso il cielo, i rimanenti tre verso terra. Le foglie, a forma di cuore, sono di un verde luminoso. La viola selvatica, inoltre, ha una marcia in più rispetto a molti altri fiori: è edibile e vanta proprietà curative. Ricche di vitamina A e C, le sue foglie favoriscono l’eliminazione delle tossine e vengono utilizzate come verdure o insieme alle insalate e alle minestre. Con i suoi fiori, invece, si preparano dolcissimi sciroppi aromatizzanti e coloranti alimentari. Le virtù antinfiammatorie rendono l’infuso di Viola Odorata perfetto per i malanni da raffreddamento. Non dimentichiamo, poi, che l’inebriante profumo della violetta è contenuto in una delle più celebri fragranze italiane: tutto ebbe inizio quando Maria Luigia D’Asburgo, seconda moglie di Napoleone, divenne Duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla nel 1816. A Parma, il profumo delle mammole affascinò la Duchessa al punto tale da spingerla a chiedere ai frati del Convento della Santissima Annunziata di prepararle un’essenza che lo contenesse. I frati furono ben lieti di esaudire il desiderio di Maria Luigia, e realizzarono un profumo, la “Violetta di Parma”, ad esclusivo uso della Duchessa. La formula della fragranza, custodita gelosamente dai frati, rimase segreta fino al 1870, quando venne comunicata a Luigi Borsari dai religiosi stessi. L’imprenditore, allora, pensò di commercializzare la “Violetta di Parma” destinandola al grande pubblico: la racchiuse in flaconi raffinatissimi, preziosamente decorati, che tuttora la rendono uno dei profumi più richiesti e iconici del Made in Italy.

 

 

Per omaggiare la viola selvatica, un preludio del risveglio della natura, voglio concludere questo post con una nota poesia di Ada Negri (1870-1945): “Le violette”, questo il suo titolo, è inclusa nella raccolta “Vespertina” pubblicata nel 1936.

Le violette

Anche quest’ anno andrai per violette
lungo le prode, nel febbraio acerbo.
Quelle pallide, sai: che han tanto freddo,
ma spuntano lo stesso, appena sciolte
l’ultime nevi; e fra uno scroscio e un raggio
ti dicono: «Domani è primavera.»
Ogni anno ti confidi al tuo tremante
cuore: «È finita», e pensi: «Non andrò
per violette – ché passò il mio tempo –
lungo le prode, nel febbraio acerbo.»
Invece (e donde ignori, e da qual bocca)
una voce ti chiama alla campagna:
e vai; e i piedi ti diventan ali,
sì alta è la promessa ch’è nell’aria.
E per amor dell’esili corolle
quasi senza fragranza, ma beate
d’esser le prime, avidamente schiacci
con gli steli la zolla entro le dita.
O sempre nuova, o non guarita mai
dell’inquieto mal di giovinezza,
a chi dunque darai le tue viole?
A nessuno: a te stessa: o, forse, ad una
fanciulla che ti passi, agile, accanto,
e ti domandi dove tu l’hai colte:
sola n’è degna, ella che fresca ride
come il febbraio; e non si sa qual sia
più felice, se ella, o primavera.

 

Foto: AnRo0002, CC0, da Wikimedia Commons

 

Febbraio

 

Che ti mormora il sangue negli orecchi e alle tempie
quando è là di febbraio che nel bosco
ancora risecchito corre voce
d’una vita che ricomincia.
(Mario Luzi)

 

Benvenuto al mese di Febbraio, dal latino “februare” ovvero “purificare”: nell’ antica Roma, infatti, a Febbraio si svolgevano i Lupercalia, dei riti di purificazione in onore di Febris, una dea alla quale venivano attribuite speciali virtù guaritrici. Le celebrazioni, che culminavano il 14 Febbraio, con l’avvento del Cristianesimo furono soppiantate dalla festa di San Valentino. E’ curioso sapere che Febbraio cominciò a esistere solo nel 713 a.C., con Numa Pompilio: il calendario romano iniziava a Marzo e i latini reputavano l’Inverno una stagione priva di mesi. Quando Numa Pompilio aggiunse Gennaio e Febbraio, assegnò a quest’ultimo solo 28 giorni – quanti ne bastavano per concludere l’anno. Origini del mese a parte, quel che è certo è che a Febbraio, pur essendo ancora pieno Inverno, iniziano a palesarsi indizi che preannunciano l’arrivo della Primavera. Le giornate si fanno più lunghe, i raggi del sole risplendono sul candore della neve. Sbocciano i primi fiori: il bucaneve, il crocus, i ciclamini. Gli uccelli acquatici popolano i laghi e gli stagni, la linfa risale a poco a poco dalle radici degli alberi e prende il via la cosiddetta “migrazione di ritorno”. Il canto dei volatili è ogni giorno più frequente, le cinciarelle vanno alla spasmodica ricerca del posto ideale in cui nidificare. Sono solo tracce, dettagli quasi impercettibili, che lasciano presagire la svolta imminente del cambio di stagione. Febbraio è un mese costellato di ricorrenze: il 2 Febbraio si celebra la Candelora (che commemora la presentazione di Gesù al Tempio), il Carnevale raggiunge il suo culmine (quest’anno Giovedì e Martedì Grasso cadranno, rispettivamente, l’8 e il 13 Febbraio), San Valentino scalda i cuori degli innamorati e nel 2024 coinciderà con il Mercoledì delle Ceneri.  I segni zodiacali del mese sono l’Acquario e i Pesci, il colore è il viola, la pietra preziosa è l’ametista: conosciuta anticamente come una delle cinque gemme cardinali (le altre sono il rubino, il diamante, lo zaffiro e lo smeraldo), sfoggia nuance che spaziano dal lavanda al prugna passando per magiche gradazioni di indaco.

 

 

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Tendenze smalti: la palette cromatica dei mesi freddi (feste natalizie comprese)

 

Quali sono le tendenze smalti dell’Autunno Inverno 2023/24 e delle feste natalizie? La palette cromatica è ampia e variegata: predominano colori intensi, profondi, avvolgenti, ispirati all’ Autunno e alla natura autunnale. Natale e Capodanno non fanno eccezione, con l’aggiunta di una serie di tonalità scintillanti. Il rosso trionfa in tutte le sue gradazioni più cupe, ma al primo posto svetta il burgundy; stesso discorso vale per il viola, declinato in nuance come il vinaccia e il prugna. I toni del marrone, un chiaro richiamo alla terra e alle foglie morte, sono gettonatissimi in ogni sfumatura, dal cioccolato al beige senza tralasciare il taupe. Il verde bosco è un’autentica sorpresa: rimanda ai sempreverdi, alla macchia di montagna. Il grigio, un’altra new entry, rievoca la nuda roccia. Non potevano mancare il nero, ormai un basic della palette invernale, e il blu notte, simile a un cielo notturno senza stelle. Alle  cromie decise si alternano nuance di volta in volta tenui o vibranti: ad esempio il rosso, un senza tempo anche nelle sue tonalità più vivaci. Oppure il nude, che riveste l’unghia  di uno strato di colore in stile “vedo-non vedo”. L’oro è già entrato a far parte della quotidianità,  ma affiancato all’argento si prepara a brillare in occasione delle feste. Accanto a loro, risaltano le nuance tipiche del Natale (rosso, verde), ma tutte rigorosamente declinate in versione shimmer. Occhio alla gallery che segue, strutturata in base ai vari raggruppamenti colore.

 

 

I rossi

 

 

I viola

 

 

I marroni

 

 

I verdi

 

 

Il grigio

 

 

Il nero

 

 

Il blu

 

 

Il nude

 

 

L’oro, l’argento, il Natale

 

 

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Equinoxe de Chanel: la magia dell’ Autunno racchiusa in una splendida collezione make up

 

L’Equinozio d’Autunno  è già alle nostre spalle, ma la natura raggiunge solo ora i suoi picchi di bellezza: il caldo imperante, fino a poco tempo fa, le impediva di tingersi dei meravigliosi colori che caratterizzano questo periodo dell’anno. Un periodo che Gabrielle Chanel, peraltro, adorava. Non è un caso che sia stata ispirata proprio dall’ Autunno e dalle sue cromie al momento di creare i suoi leggendari capi in velluto e in tweed, o il knitwear “rivoluzionario” che liberava il corpo femminile. Le tonalità del foliage, punta di diamante della palette stagionale, riappaiono oggi nella collezione make up Equinoxe de Chanel ideata dallo Studio di Creazione Maquillage della Maison. A predominare sono sfumature colte nei precisi istanti del passaggio dall’Estate all’Autunno, quando gli ultimi raggi di sole lambiscono un fogliame già cromaticamente orientato verso la nuova stagione. Quegli attimi sospesi nel tempo sprigionano una magia ineguagliabile: Equinoxe di Chanel se ne appropria e la profonde in una serie di prodotti che inneggiano all’ Autunno e al suo splendore.

 

 

Speciali formule nutrienti, polveri e pigmenti ad alta concentrazione si alternano e fondono in una collezione che magnifica i rossi, i beige, i viola, i marroni e i granata tipicamente autunnali, una serie di colori impregnati di profonda suggestività. La collezione risulta incantevole anche nel packaging: alcune confezioni esibiscono la lussuosa texture laccata in nero con il logo della doppia C, altre si declinano in materiali come il vetro tingendosi di un seducente nero dégradé. E’ il caso di Ombre Première Libre, un ombretto in polvere libera e impalpabile che diventa cremosa dopo l’applicazione. I suoi molteplici pigmenti si combinano con particelle madreperlate dando origine a sei tonalità vibranti, intrise di bagliori e di riflessi satinati. I colori che lo contraddistinguono sono Sycomore (un beige avvolgente), Chêne Brun (marrone intenso), Cèdre Cuivré (rame), Acacia (Terra di Siena bruciata), Bois d’Amarante (rosso granato) e Mûrier Noir (un profondo viola).

 

 

I fard Douceur d’Equinoxe, concepiti con l’intento di replicare gli splendidi chiaroscuri autunnali, esaltano un connubio di colore e luce ricco di fascino. Radiosità, luminosità ed effetto bonne mine sono i loro punti di forza: declinati in un duo di tonalità perfettamente armoniche, entrambi esaltano gli zigomi e le guance con un velo di colore. L’eleganza che emanano coinvolge anche le cialde dei prodotti, impreziosite da uno sfondo in “basso rilievo” di foglie morte su cui si staglia la doppia C; è un inno all’ Autunno e, al tempo stesso, alla perpetua bellezza dei cicli stagionali. I duetti cromatici in cui Doucer d’Equinoxe viene proposto sono Beige et Corail (beige più un corallo delicato) e Beige Rosé et Mauve (beige virato al rosa più malva): il primo dona un’intensità vibrante al colorito, il secondo accende il viso di un impalpabile splendore.

 

 

L’iconico rossetto Rouge Coco Bloom sfoggia sei nuance inedite appositamente pensate per questa collezione. Le sue doti, tuttavia, rimangono invariate: idratante, rimpolpante, brillante e raffinatissimo, vanta una speciale formula che fonde i pigmenti ad alta intensità con gli oli nutrienti e le cere naturali – mimosa, girasole e jojoba – del complesso Hydraboost. Il risultato è spettacolare; il colore si mantiene a lungo inalterato sulle labbra, che appaiono morbide, irresistibilmente volumizzate e ricche di lucentezza. Le sfumature di cui si tinge Rouge Coco Bloom richiamano le cromie dell’Equinozio e spaziano dalle tonalità tenui a quelle più calde e intense: spiccano il corallo, il rosa delicato, il Terra di Siena bruciata, affiancati dal rosso vivido e da un penetrante bordeaux. I loro nomi sono 150 Ease de Chanel (un mix di nude e rosa caldo), 152 Sweetness (rosa antico), 154 Kind (Terra di Siena bruciata), 156 Warmth (rosso vivido), 158 Bright (un rosso vibrante ma più scuro del precedente) e 160 Wild (rosso granato).

 

 

La collezione dedica allo smalto per unghie delle tonalità altrettanto affascinanti; Le Vernis, un’altra icona della Maison Chanel, esibisce un vibrante color arancio e un ammaliante Terra di Siena bruciata per simboleggiare il passaggio dall’ Estate all’ Autunno sancito dall’ Equinozio. 163 Eté Indien, vivace, rimanda alla spensieratezza estiva, mentre 165 Bois des Iles ostenta una nuance che rievoca la terra e il suo assopimento autunnale. E’ proprio in questo dualismo che risiede il fascino di Equinoxe de Chanel: ogni suo colore celebra la transizione tra la seconda e la terza stagione dell’anno, quell’attimo sospeso in cui si compenetrano e avvicendano due cicli della natura. Sono istanti preziosi; l’armonia cosmica tocca il suo apice, la notte e il giorno raggiungono un equilibrio perfetto, il creato inizia la sua metamorfosi per affrontare la nuova fase stagionale. Equinoxe de Chanel è un’ode alla magia di questa ciclicità perenne e al periodo in cui la natura si ammanta dei colori più stupefacenti: non stupisce che l’Autunno fosse la stagione preferita di Gabrielle Chanel.

 

 

Photo courtesy of Chanel Press Office

All photos are Copyright Chanel

 

Autumn Colors parte 2: gli accessori

Eenk

Qualche giorno fa ci siamo occupati dei look nelle cromie autunnali (rileggi qui l’articolo). Oggi, invece, il focus sarà centrato sugli accessori. Ad accomunarli, anche in questo caso, è la palette del foliage: vinaccia, marrone, giallo, rosso, burgundy, oro, beige e verde bosco abbondano, nei complementi di abbigliamento delle collezioni Autunno Inverno 2023/24. L’atmosfera di stagione viene esaltata a dovere da borse, scarpe, guanti, cappelli, gioielli e sciarpe che sottolineano il suo mood. Indossarli è quasi tassativo, oltre che un piacere. Per coniugare lo stile con alte dosi di creatività e un’ispirazione che omaggia i cicli della natura.

 

Emporio Armani

Andreadamo

Alberta Ferretti

Blumarine

Iceberg

Behen

Dilara Findikoglu

Dundas

Etro

Sacai

Ann Demeulemeester

Off-White

Max Mara

Habey Club

Rokh

Lanvin

Saint Laurent

Bibhu Mohapatra

Chloé