Il luogo: a Gubbio per l’accensione dell’Albero di Natale più Grande del Mondo

 

L’albero di Natale più grande del mondo? Si trova a Gubbio, la splendida cittadina medievale in provincia di Perugia in cui San Francesco d’Assisi ammansì un lupo ferocissimo. L’ Albero, realizzato da un Comitato di volontari (i cosiddetti “alberaioli”) a partire dal 1981, dieci anni dopo è entrato a buon diritto nel Guinness dei Primati. Ma non si tratta, come molti di voi sapranno bene, di un albero di Natale classico: a dargli forma sono 950 luci a led che ne delineano la sagoma e la struttura sulle pendici del Monte Ingino, proprio alle spalle della cittadina famosa anche per le sue ceramiche. Visivamente, è un autentico splendore. La sagoma, stilizzata, riprende quella di un abete cosparso di migliaia di luci multicolori. In cima all’albero, una luminosissima stella cometa raggiunge la basilica del Santo Patrono, Sant’Ubaldo, che si staglia sulla vetta del monte. I corpi illuminanti che compongono l’Albero, diversi per tipologia e colore, danno vita a un capolavoro artistico dal potentissimo impatto visivo: le dimensioni enormi dell’opera (che ha una base di 450 metri e un’altezza di 750 metri, pari cioè a trenta campi da calcio) amplificano l’effetto cromatico mozzafiato originato dalle luci led. Per darvi un’idea più precisa, basta citare alcuni numeri. La sagoma dell’ albero, di colore verde, consta di 300 luci; al suo interno, 400 luci variopinte riproducono le tradizionali palline dell’albero di Natale; per la stella cometa, color oro, vengono utilizzate 250 luci. Considerate che la sua superficie sfiora i 1000 metri quadri! Tutti gli anni, per la realizzazione dell’albero, gli alberaioli impiegano 1300 ore; bisogna anche tener conto del grandissimo lavoro che è stato fatto per “disegnare” un abete di corpi illuminanti adagiato sulle pendici scoscese di una montagna. L’ Albero viene acceso ogni 7 Dicembre con una sfarzosa cerimonia pubblica: l’atmosfera medievale della città viene rievocata da gruppi di sbandieratori, figuranti appartenenti al corteo storico, musici e cantori, ma a dare il via al meraviglioso spettacolo di luci sono personaggi istituzionali o provenienti dal mondo della cultura, della scienza, dello spettacolo e del volontariato. Qualche esempio? Tra i prestigiosi nomi di coloro che hanno acceso l’ Albero rientrano quelli di Papa Francesco (nel 2014), Giorgio Napolitano (nel 2012), Papa Benedetto XVI (nel 2011). Altri protagonisti del rito sono stati, in ordine sparso, Guido Bertolaso (sottosegretario alla Protezione Civile), don Luigi Ciotti, Chicco Testa (presidente di Enel), Carlo Giovanardi, Terence Hill (che ha interpretato “Don Matteo” proprio a Gubbio, scelta come prima location della serie televisiva). L’accensione dell’ Albero è una vera e propria festa, un evento che puntualmente suscita miriadi di emozioni: assistere alla manifestazione significa condividere la gioia, la meraviglia e la magia che quei momenti portano con sè; quando il tripudio di luci scintilla sul Monte Ingino, è come se lo spirito del Natale prorompesse in tutto il suo fulgore. A proposito di fulgore, sapevate che l’ Albero di Gubbio vi offre la possibilità di adottare una delle sue luci? Con una spesa simbolica di soli 15 euro, potete scegliere un corpo illuminante nell’ apposito sito web (adottaunaluce.it) ed inserire una dedica che poi diverrà pubblica. Gli importi ricavati dall’ iniziativa copriranno buona parte dei costi dell’energia elettrica che fa brillare l’ Albero da Guinness dei Primati.

 

 

L’accensione dell’ Albero di Natale più Grande del Mondo avrà luogo proprio stasera, alle 18, in Piazza Quaranta Martiri. La cerimonia, arrivata alla sua 43esima edizione, come ogni anno è stata organizzata dal Comitato dei Volontari e dal Comune di Gubbio; avrà inizio con l’esibizione degli Sbandieratori per poi proseguire con le performance dei musicisti eugubini Sara Jane e Paolo Ceccarelli, dei cantanti della rinomata Bernstein School of Musical Theater e dell’artista Andrea Arena. A fare da padroni di casa saranno i conduttori Ubaldo Gini e Silvia Procacci, mentre il mondo delle istituzioni verrà rappresentato da Donatella Tesei, Presidente della Regione Umbria, Filippo Maria Stirati, sindaco di Gubbio, Monsignor Luciano Paolucci Bedini, vescovo della città, e Giacomo Fumanti, presidente del Comitato “Albero di Natale più Grande del Mondo”. Quest’anno l’accensione si avvarrà di un testimonial d’eccezione: l’associazione Rondine Cittadella della Pace, che da oltre 25 anni si impegna a favore della pace nel mondo e della riduzione dei conflitti armati. Se non avete la possibilità di prender parte alla Cerimonia, potrete ammirarla on line, e in diretta, su tutti i canali social dell’Albero di Gubbio oltre che su tgrmedia.it e arancialive.com. L’albero rimarrà acceso fino alla seconda domenica di Gennaio. Siete pronti ad assistere a questo spettacolo incantevole?

 

 

Se poi intendete recarvi a Gubbio per Natale, sappiate che è in corso la quinta edizione di ChristmasLand: la località umbra si trasforma in una magnifica Città del Natale in cui si concentrano suggestive installazioni, atmosfere fiabesche e location incantate. Come quella che dà il nome all’iniziativa, ChristmasLand, un percorso all’interno del MUAM (Museo delle Arti e Mestieri) di Palazzo Beni. Nei 700 metri quadri di quest’antica dimora aristocratica potrete addentrarvi nel Villaggio innevato degli Elfi, dove verrete stupiti da giochi di luce mozzafiato, visitare la collezione dei Presepi dal Mondo al piano nobile, fotografarvi sullo sfondo di magiche scenografie natalizie. Oppure potrete immergervi nella suggestiva fiaba proiettata su una parete del secondo piano, che per l’occasione si tramuta in uno scrigno delle meraviglie. All’uscita di Palazzo Beni farete conoscenza con Babbo Natale, che vi attende seduto su un trono ed è pronto a lasciarsi immortalare in un selfie accanto alla sua slitta. Per chi adora il cioccolato è in programma un’esperienza imperdibile, La Magia del Cioccolato nelle cantine del Palazzo Conti della Porta: i maestri cioccolatieri vi offriranno dimostrazioni della loro arte, degustazioni e prelibatezze da acquistare in spazi decorati con invitanti statue di cioccolato.

 

 

Ma non è finita qui. Lungo le viuzze medievali del quartiere di San Martino è possibile imbattersi in un incantevole Presepe realizzato con statue a grandezza naturale, pura poesia di un mondo antico che a Gubbio conserva ancora le sue vestigia. Nei giardini di Piazza Quaranta Martiri troverete il Mercatino di Natale: delizie dolciarie e ghiottonerie della tradizione culinaria si alternano agli addobbi natalizi e all’oggettistica artigianale. In Piazza Quaranta Martiri fa bella mostra di sè anche la Grande Ruota del Polo Nord, una ruota panoramica da dove potrete ammirare la Gubbio vestita a festa e il maestoso Albero di Natale più Grande del Mondo; nella stessa piazza parte la slitta di Babbo Natale: un’opportunità per fare un giro su una slitta trainata dai cavalli e guidata da Santa Klaus in persona. Ed è sempre in Piazza Quaranta Martiri che prende il via il trenino turistico chiamato Gubbio Express Christmas, grazie al quale effettuerete un tragitto che vi farà scoprire le bellezze millenarie della città. Se invece preferite godervi Gubbio dall’alto, soprattutto l’ Albero di Natale, puntate sulla Funivia di Colle Eletto: impiegherete sei minuti per raggiungere la Basilica di Sant’Ubaldo (a due passi dalla stella dell’Albero) dal centro della città.

 

 

Il Natale, si sa, è la festa della Luce. E Gubbio sottolinea il concetto con la splendida illuminazione artistica di Piazza di San Giovanni: ideati dal Light Designer Ing. Matteo Costantini, i giochi di luci colorate che invadono la location danno vita a un’atmosfera magica e surreale. E poi, dulcis in fundo, in via dei Consoli c’è la Fontana del Bargello; vi basterà compiere tre giri di corsa intorno al momumento per poter prendere la Patente da Matto, una pratica che risale al 1880, ed onorare la presunta pazzia che, come vogliono le leggende, da secoli aleggia sulla città. Per tutte le informazioni sul Natale a Gubbio visitate i siti gubbionatale.it, ilikegubbio.com oltre che, naturalmente, alberodigubbio.com

 

 

Foto di copertina di Gavirati

Un ringraziamento speciale allo IAT del Comune di Gubbio per la preziosa collaborazione

 

Il luogo: Lisbona, un fascino potente in bilico tra passato e contemporaneità

 

Per me non esistono fiori in grado di reggere il confronto con la varietà dei colori che assume Lisbona alla luce del sole.
(Fernando Pessoa)

 

A raccontarcela, oltre che le guide turistiche cartacee, gli opuscoli di viaggio e i siti web, è stato Fernando Pessoa: il grande poeta e scrittore portoghese era letteralmente innamorato di Lisbona, la sua città natale, e nel 1925 le dedicò uno scritto poi pubblicato postumo, nel 1988, con il titolo di “Lisbona. Quello che il turista deve vedere.” La capitale del Portogallo, in effetti, emana un fascino incomparabile. E’ tutto fuorchè una metropoli, potremo definirla la più “a misura d’uomo” tra le grandi città europee (si estende per circa 100 km quadrati), ma uno dei suoi punti di forza è proprio questo. Affacciata sull’ Oceano Atlantico e situata sulla foce del fiume Tago, Lisboa (così si chiama in portoghese) si adagia su sette colli da cui si gode di uno straordinario panorama: i loro nomi sono São Jorge, São Vicente, Sant’Ana, Santo André, Das Chagas, Santa Catarina e São Roque. “Per il viaggiatore che arriva dal mare, Lisbona, anche da lontano, si erge come un’affascinante visione di sogno, contro l’azzurro vivo del cielo che il sole colora del suo oro.”, scrive Fernando Pessoa nel libro che ho citato poc’anzi. Il mare è una costante nell’ iconografia della città, tant’è che compare anche nel suo stemma (sette onde solcate da un vascello sormontato da due corvi laterali), ma il fiume lo è altrettanto: il 25 Aprile, uno dei due ponti che collega le sponde del Tago (l’altro è il Vasco da Gama), è pressochè identico al Golden Gate Bridge di San Francisco. Sui sette colli si erge una moltitudine di case colorate, e poi “cupole, monumenti, vecchi castelli”, riprendendo sempre le parole di Pessoa. Le vie della città sono strette e lastricate di ciottoli; i tetti, dall’alto, appaiono come una smisurata distesa di tegole rosse.

 

 

Ma una delle caratteristiche della città lusitana è la sua atmosfera: multiculturale, cosmopolita, intrisa di tracce che ha assorbito dai popoli che nel corso dei secoli l’hanno dominata. Nella penisola iberica si sono succeduti gli antichi romani, gli arabi, gli spagnoli. Durante la sua epoca d’oro, tra il XV e il XVI secolo, Lisbona divenne il centro nevralgico del commercio via mare e, di conseguenza, un crocevia di culture. Il Portogallo intratteneva scambi commerciali con l’Africa, l’ India, l’ Estremo Oriente e il Brasile, che nel 1500 aveva colonizzato. Attraverso il porto della capitale portoghese, cruciale trait d’union tra Oriente e Occidente, passavano merci come tessuti pregiati, una grande varietà di spezie (la celebre “rotta delle spezie”, grazie a Vasco da Gama che fu il primo europeo a raggiungere l’India, partiva proprio da Lisbona), e poi ancora lo zucchero, il sale, il corallo (detto significativamente “oro rosso”), la carta e i drappi provenienti dalla Toscana. Nel 1755, tuttavia, un terribile terremoto interruppe bruscamente il periodo di floridezza e di continua crescita sperimentato da Lisbona. Alla distruzione sopravvissero pochi monumenti edificati in stile manuelino e il quartiere dell’ Alfama; il centro storico medievale, completamente devastato, fu ricostruito secondo i dettami urbanistici dell’ epoca. Al mix di culture, dunque, andarono ad aggiungersi contaminazioni architettoniche che ancora oggi fanno di Lisbona una città costantemente in bilico tra il passato e la contemporaneità.

 

Il ponte 25 Aprile

Conoscere Lisbona vuol dire, innanzitutto, assaporare la sua irresistibile atmosfera. Il clima è mite, la vastità del Tago e dell’ Oceano Atlantico donano un alito di infinito; il sole invade i sette colli con una luminosità sfolgorante e crea innumerevoli giochi di luce. L’eco degli antichi esploratori e avventurieri risuona ad ogni passo: Lisbona regala la sensazione di poter salpare, da un momento all’altro, alla scoperta del mondo intero. Godetevi i suoi splendidi monumenti, inoltratevi nel labirinto dei suoi vicoli e nelle sue viuzze tortuose, inerpicatevi sulle sue alture. Innamoratevi della sua squisita cucina di pesce, dei golosissimi pastéis de nata (pasticcini di pasta sfoglia farciti di crema cotta), della cordialità dei suoi abitanti. Lasciatevi stupire dal suo patrimonio storico, artistico e culturale, respirate la suggestività delle sue locande. Rimanete senza fiato davanti ai panorami che ammirate dal Tram 28, il caratteristico tram giallo che si snoda tra i quartieri della capitale, e non mancate di emozionarvi ascoltando le melodie struggenti del fado, la tradizionale musica portoghese che l’UNESCO ha decretato, nel 2011, Patrimonio intangibile dell’ umanità.

 

 

Percorrendo le vie di Lisbona, vi colpiranno le facciate delle case ricoperte di azulejos: sono piastrelle di ceramica smaltata che, a metà dell’ 800, iniziarono a decorare gli edifici cittadini. Ogni quartiere è un piccolo gioiello, ricco di una storia propria e di proprie tradizioni. Esplorateli a piedi se volete penetrarne l’anima, ammiratene i dettagli e non scoraggiatevi per i continui “sali e scendi” a cui vi obbligheranno le salite e le discese. Il più antico, e senza dubbio il più famoso, è Alfama. Le sue case coloratissime, o interamente rivestite di azulejos, sono celebri; le viuzze lastricate di ciottoli sfociano in sorprendenti piazzette e sono fiancheggiate da locali e pasticcerie. Alfama è un quartiere che sprigiona magia, in molti lo definiscono il “cuore” di Lisbona. Se volete ascoltare il fado dal vivo, non c’è che l’imbarazzo della scelta: sono tantissime le locande che offrono l’opzione “cena abbinata a un live”. Ad Alfama potete visitare il Castello di São Jorge, una fortezza risalente al I secolo a.C. che nel 1255  si tramutò nella sede del Palazzo Reale. Il Castello domina tutto il quartiere, regala una vista mozzafiato sulla città. Non perdetevi, poi, la Cattedrale patriarcale di Santa Maria Maggiore (iniziata nel 1150 e terminata nel 1755) , dalla facciata in stile romanico impreziosita da due torri campanarie gemelle; l’interno, a croce latina, presenta residui di decorazioni barocche risalenti al XVIII secolo.  Tornando tra le viuzze, approfittate dei miradouro (angoli panoramici) per godere di uno scorcio dall’alto della capitale. Ad Alfama trovate il Miradouro de Santa Luzia e il Miradouro Portas do Sol: di pomeriggio sono affollati da musicisti e artisti di strada.

 

 

E’ sempre ad Alfama che sono situati, inoltre, il Museu de Artes Decorativas Portugueses, un’ antico palazzo gentilizio che ospita una collezione di arredi e decori datati dal XVI al XVIII secolo, e la settecentesca Chiesa di Sant’Antonio: il Santo, infatti, morì a Padova ma nacque a Lisbona. Parlando di quartieri, una visita a Baixa non può mancare. Se Alfama rappresenta la città vecchia, Baixa è quella nuova: fortissimamente voluto dal marchese di Pombal, il quartiere fu costruito dopo il tremendo terremoto del 1755. Baixa vanta un’ampia piazza quadrata in stile neoclassico, Praça do Comércio. La circondano palazzi signorili e una grande quantità di ristoranti, hotel, boutique e bed & breakfast, il che rende la zona tipicamente turistica. Al centro della piazza campeggia una statua raffigurante re José I, mentre a nord spicca l’ Arco della Rua Augusta, un arco di trionfo completato nel 1873. Situato in prossimità del Tago, Baixa offre la possibilità di raggiungere facilmente il lungofiume. Il centro pulsante del quartiere è Praça Rossio, dove potete ammirare anche la bellissima stazione ferroviaria di Lisbona, in stile manuelino, e l’ Elevador de Santa Justa, un ascensore Art Nouveau che collega Baixa con Alfama e permette di godersi la città dall’ alto. Se poi cercate una location iconica che vi porti sulle tracce di Pessoa, tornate in Praça do Comércio ed entrate nel Caffè Martinho da Arcada, storico punto di ritrovo degli intellettuali lisbonesi di cui lo scrittore era un habitué.

 

L’Arco della Rua Augusta

Praça Rossio

La stazione di Lisbona Rossio

Nei paraggi della Praça Rossio, proprio di fronte al Castello di São Jorge, si erge il Convento do Carmo, anche se dopo il terremoto del 1755 ne rimase semplicemente il suo scheletro: la catastrofe lasciò intatte solo le altissime arcate, qualche finestra e le navate imponenti, tutte rigorosamente in stile gotico. Eppure, l’edificio emana un fascino potente; non è un caso che, dopo alcuni tentativi di restauro, nell’ ‘800 fu deciso che sarebbe rimasto così com’era. Secondo i principi del Romanticismo, il Convento risultava altamente suggestivo proprio grazie al suo aspetto devastato.

 

Il Convento do Carmo

Situata sulla riva del fiume Tago, la Torre di Belém è il monumento più iconico ed emblematico di Lisbona. Il re Giovanni II la fece edificare a scopo difensivo; fu ultimata intorno al 1521, quando già regnava Manuele d’Aviz. Il suo stile architettonico è straordinario: un connubio di manuelino, bizantino e gotico. La costruzione, Patrimonio dell’ Umanità UNESCO, comprende un bastione e una torre alta circa 30 metri suddivisa in quattro piani. All’ inizio fu dedicata a San Vincenzo, santo patrono della capitale portoghese, tant’è che il suo nome originario è Torre di São Vicente. Ormai viene però comunemente chiamata Torre di Belém, “Betlemme” in portoghese. Per visitare la Torre si oltrepassa un ponte levatoio, accedendo poi a una passerella collocata sul fiume. All’interno dell’edificio sono presenti le sale del re, del governatore e delle udienze, mentre all’esterno è possibile esplorare le mura difensive e ammirare il panorama dalla spaziosa terrazza sul tetto.

 

La Torre di Belém

A poca distanza dalla Torre di Belém si trova il Monastero dos Jerònimos, da visitare assolutamente. Re Manuele I, nel 1502, lo fece costruire in omaggio a Vasco da Gama, l’esploratore portoghese che scoprì la rotta marittima verso l’ India. Il Monastero, donato dal re all’ ordine di San Gerolamo, è un edificio emblematico dell’età delle scoperte, compresa tra il XV e il XVI secolo: l’epoca in cui il Portogallo primeggiava nell’esplorazione dell’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano. Maestoso e opulento, il Monastero dos Jerònimos combina lo stile manuelino con elementi rinascimentali e del tardo gotico. Al suo interno sono ospitati i sepolcri commemorativi di Vasco da Gama, del poeta  Luís Vaz de Camões e le spoglie di Fernando Pessoa. Nelle cappelle della chiesa sono invece collocate le tombe di diversi sovrani portoghesi. Il monumento funebre del re Manuele I, di suo figlio Giovanni III e delle loro rispettive famiglie si trovano nella cappella maggiore. Il Monastero dos Jerònimos è stato decretato Patrimonio dell’ Umanità UNESCO nel 1983.

 

Il Monastero dos Jerònimos

Rimanendo nel quartiere di Belèm è impossibile non rimanere senza fiato davanti all’imponente Monumento alle Scoperte, che i portoghesi chiamano Padrão dos Descobrimentos. E’ una celebrazione dell’ età delle scoperte e venne costruito nel 1940 in occasione dell’ Expo, ma venti anni dopo, nel 1960, fu edificato ex novo per commemorare il 500mo anniversario dalla scomparsa di Dom Henrique, ovvero Enrico Il Navigatore. L’opera è situata in una posizione strategica sulle rive del Tago: pare che da qui salpò un gran numero di esploratori. Per raggiungere il Monumento si percorre un ampio piazzale che riproduce una rosa dei venti dal diametro di 50 metri sul suo pavimento. Al centro, la rosa riporta le principali rotte dell’ età delle scoperte. Il Padrão dos Descobrimentos consta in una caravella in pietra bianca che sfiora un’altezza di 56 metri; sulla prua è scolpita la figura di Enrico Il Navigatore, mentre i due gruppi scultorei laterali discendenti rappresentano gli eroi che determinarono la grandezza dell’ Impero Portoghese: esploratori, sovrani, cartografi, navigatori, scrittori, colonizzatori e via dicendo. Tra i personaggi omaggiati figurano Vasco da Gama, Ferdinando Magellano, il re Alfonso V, Bartolomeu Dias e Diogo Cão. E’ possibile raggiungere la sommità del monumento tramite un ascensore interno; da lì, si gode di una meravigliosa visuale che sconfina nell’immensità dell’ Oceano.

 

Il Padrão dos Descobrimentos

Per concludere, una dritta che vi aiuterà a visitare la città avvalendovi del maggior comfort possibile: se non ve la sentite di affrontare le sue ripidissime salite e discese, salite a bordo del Tram 28! Non si tratta di un mezzo di trasporto turistico, bensì di un tram iconico e riconoscibilissimo. I suoi colori sono il giallo e il bianco. Le sue carrozze risalgono ai primi anni del ‘900, ma funziona a meraviglia. E’ il modo ideale per vedere Lisbona e tutti i suoi angoli nascosti senza alcuno sforzo. In più, potrete godere di scorci panoramici indimenticabili: mi raccomando, smartphone sempre a portata di mano per immortalarli. Il tragitto del Tram 28 include i quartieri di Baixa, Graça, Alfama, Campo de Ourique, Praça Martim Moniz. Durante il percorso, non perdetevi i fantastici murales che decorano la città. Una dritta aggiuntiva a prescindere dal Tram 28? Provate la Ginjinha, una bevanda tipica di Lisbona: è un liquore di amarene servito con delle ciliege e una tazza di cioccolata. Golosità pura che potrete facilmente gustare in un chiosco apposito di Praça Rossio, nel quartiere Baixa.

 

Il Tram 28

La Cattedrale

Alfama

 

 

Momenti di Maggio

 

” Come non posso vedere un torrente limpido, senza bagnarvi perlomeno i piedi, così non posso pensare davanti a un prato a maggio senza fermarmi. Non c’è niente che attiri di più di questa terra profumata, su cui le fioriture del cerfoglio ondeggiano come una lieve spuma, mentre gli alberi da frutto tendono i loro rami coperti di fiori come se volessero emergere da questo mare di beatitudine. E io, io devo per forza lasciare la strada e addentrarmi in questa pienezza multiforme di vita. “

(Sophie Scholl)

Due amiche nella campagna assolata di Maggio. Borse e cappelli di paglia per esaltare un mood rustico, abiti bianchi per riflettere la luce. Momenti di gioia e di assoluto relax vissuti in mezzo alla natura, a piedi nudi, tra candidi fiori di campo e prati verdeggianti. Finchè un sentiero che scende verso il mare svela un nuovo panorama: orizzonti sconfinati e una spiaggia deserta da godersi in un tripudio di inebrianti emozioni. (Foto di Nataliya Vaitkevich via Pexels)

 

Ricordi di un’ estate che fu

 

Molti, in questa stagione segnata dal Covid, adorano ricordare gli episodi felici delle estati che furono. Rifugiarsi nel passato, in effetti, conforta e rigenera, seppure per pochi istanti…Anche se penso che la vita vada vissuta nel presente, oggi mi unisco al coro di chi ama ritornare con la mente ai “bei tempi andati”. E lo farò rievocando un luogo. Troppo scontato parlare del mare, delle spiagge tropicali, dei viaggi all’estero, dei locali bazzicati durante le vacanze. Voglio ricordare una location dell’ estate in città, così, semplicemente: una location associata a tanti anni fa, ma altrettanto suggestiva dei posti e delle situazioni che ho citato qualche riga addietro. Per me è stato e rimarrà sempre un luogo da sogno, emblema di bellezza e convivialità. Immaginate un monte a ridosso delle storiche Cartiere (chi segue VALIUM sa che abito a Fabriano, la “città della carta”), dove anticamente sorgeva un borgo romano. Civita, questo il nome  dell’ abitato,  nel tempo è diventata un’ area cosparsa di ville e case di campagna ombreggiate dalla fitta vegetazione. Tuttora rimane una traccia di quel remoto insediamento, la chiesa di Santa Maria di Civita: tra il XII e il XIII secolo ospitò Francesco di Assisi quando si recava in visita al suo confessore, il pievano Beato Ranieri. Nel corso dei secoli, il colle ha perso l’aura mistica ma non l’atmosfera idilliaca, e resta il luogo ideale in cui vivere per chi ama la privacy e il contatto con la natura.

 

 

Avrò avuto 15 o 16 anni quando un amico di mio padre ha iniziato ad invitarci a cena sulla splendida terrazza della sua casa di Civita. Era una grande terrazza, all’ ombra di una quercia e affacciata sulla valle dove si adagia Fabriano: per raggiungerla bisognava farsi strada tra stanze in stile bohémien dove spiccavano i quadri dipinti dal nostro anfitrione. Eh già, perchè l’ amico di mio padre era un pittore, reduce degli anni della Swingin’ London e molto sul genere “bello e dannato”. Anzi, dovrei dire bellissimo: fisicamente ricordava il Warren Beatty di “Shampoo”, le donne andavano pazze per lui. Originario della Mitteleuropa, poliglotta, arrivava al metro e 90 e i capelli gli sfioravano le spalle. In quella casa immersa nel verde viveva con la sua compagna ungherese e un cane enorme, tutto nero, che aveva chiamato Golia. Le cene d’estate con loro e la mia famiglia – nonostante fosse diversissima in quanto a “imprinting”, c’era una notevole sintonia reciproca – erano una meraviglia. Tra chiacchiere in libertà, calici di vino e il panorama delle mille luci della città di fronte, la terrazza diventava uno scenario mozzafiato con il canto dei grilli in sottofondo. Nel cielo brillavano miriadi di stelle, l’afa si stemperava con l’altura, di tanto in tanto le nostre voci venivano inframezzate dal motore delle macchine che si inerpicavano lungo i tornanti di Civita…e poi, l’autentico spettacolo della Fabriano tutta illuminata, maestosa e antica, distesa ai piedi del colle. Non so se per la compagnia, per la location o per la sensazione di dominare il paesaggio dall’ alto, ma respiravo un’ aria di pura libertà. Quelle serate estive sono rimaste impresse nella mia memoria, indelebili anche dopo svariati anni. Tantevvero che poco tempo fa, incontrando il proprietario della casa con terrazza dove viveva il nostro amico pittore, gli ho chiesto se per caso era in affitto o in vendita…