La Luna e la scoperta di Galileo

 

“In cima al campanile di San Marco, nell’agosto 1609 Galileo Galilei mostrò ai consiglieri del doge un nuovo strumento all’avanguardia. Si trattava di un tubo portatile: bastava guardarci dentro e sembrava che gli oggetti ti venissero incontro. Ciò che si trovava lontano diventava apparentemente a portata di mano.  (…) Il campanile di San Marco, ornato dalla statua dorata dell’arcangelo Gabriele, gli sembrò il luogo ideale per mostrare ai notabili veneziani il funzionamento di questo “cannocchiale olandese”. Sotto la cella campanaria si trova una loggia dove lo sguardo spazia a 360 gradi. (…) Proprio sotto la cella campanaria (“è proibito suonare le campane”) è collocata una targa commemorativa: GALILEO GALILEI CON IL SUO CANNOCCHIALE DA QUI IL 21 AGOSTO 1609 ALLARGAVA GLI ORIZZONTI DELL’UOMO. E’ proprio così, ma non perchè il suo tubo con le due lenti una dietro l’altra lo puntò verso il mare! L’importante è che abbia puntato il cannocchiale verso l’alto. Di notte. Sulla Luna, tanto per cominciare. Galileo l’avvicina a sè di venti volte. Cosa vede? Pieghe. Nervature. Margini rialzati dei crateri. Montagne. La faccia della Luna non è uniforme e liscia, ma crepata e ammaccata. Si riconoscono le sagome delle catene montuose delle ombre, che hanno un profilo frastagliato, non diverso da quello degli Appennini o delle Dolomiti al calar del sole. Galileo fa le sue osservazioni per la metà di un ciclo lunare (mezzo mese). I suoi disegni a penna della ruvida superficie della Luna mettono la parola fine all’idea ecclesiastica del cosmo. Secondo la dottrina dominante, l’universo è diviso in un regno divino e uno diabolico. La crosta terrestre è un’area grigia brulicante di bipedi, che dopo la loro morte hanno due possibilità: sprofondare nelle viscere dell’inferno o ascendere al paradiso celeste. I due poli hanno lo stesso scopo, guidare gli esseri umani attraverso la vita. La cima dell’ Olimpo e le nuvole appartengono ancora al peccaminoso mondo “sublunare”; dalle vette della Luna hanno inizio le pure “sfere celesti” cantate all’inizio del 1300 da Dante Alighieri nel Paradiso. Tre secoli dopo Dante, Galileo vede che ben poco di questa rappresentazione delle cose corrisponde a verità. Il dogma del (magnifico) cielo perfetto e la (grinzosa) Terra imperfetta va in frantumi. E’ come se Galileo con il suo cannocchiale avesse mandato in pezzi la cristallina cupola celeste. “

Frank Westerman, da “La Commedia Cosmica” (Iperborea Edizioni)

 

 

Il prato e il paradiso

 

“Sofia domandò com’ era il paradiso e la nonna rispose che forse assomigliava a quel prato là; stavano passando davanti a un pascolo a fianco del sentiero e si fermarono a guardare. Faceva molto caldo, la strada maestra era bianca e screpolata e tutte le pianticelle che crescevano lungo il ciglio del fossato avevano le foglie impolverate. Entrarono nel pascolo e sedettero sull’ erba che era alta e per nulla polverosa, e cosparsa di campanule e antennarie e ranuncoli. “Ci sono formiche in paradiso?” domandò Sofia. “No”, disse la nonna, e si distese con cautela sulla schiena, si tirò il cappello sul naso e cercò di dormire di nascosto. Lontano lontano si sentiva una macchina agricola, instancabile e pacifica. Escludendo il rumore della macchina, il che non era difficile, e ascoltando solamente gli insetti, questi diventavano migliaia di milioni e riempivano il mondo intero di ritmiche ondate d’estasi, e di un senso di estate. Sofia raccolse dei fiori e li tenne in mano fin quando divennero caldi e sgradevoli; allora li depose sulla nonna e domandò come facesse Dio ad ascoltare tutti quelli che pregano contemporaneamente. “E’ saggio, tanto saggio”, mormorò la nonna assonnata sotto il cappello. “Rispondi bene”, disse Sofia. “Com’è che ci riesce?” “Ha dei segretari…” “Ma come fa a esaudire le preghiere se non fa in tempo a parlare con i segretari prima che vada a finir male?” La nonna fece finta di dormire ma sapeva bene che non ingannava nessuno e alla fine disse che Dio predispone in modo che non possa succedere nulla di male fra l’attimo in cui si prega e l’attimo in cui viene informato sul contenuto della preghiera; allora la nipotina le domandò che cosa succede quando uno prega mentre sta cadendo da un albero e si trova ancora a mezz’aria. “Aha”, fece la nonna, e parve rianimarsi. “Allora fa in modo che si impigli in un ramo”. “Buona idea”, concedette Sofia. “Adesso tocca a te farmi delle domande. Ma devono essere sul paradiso.”

Tove Jansson, da “Il libro dell’estate”

 

 

“Viaggio musicale verso i luoghi di Dante” di Raffaello Bellavista e Serena Gentilini: riflessioni ed approfondimenti post-evento

Serena e Raffaello durante la loro esibizione musicale alla Tenuta Mara

VALIUM lo aveva annunciato, ricordato attraverso un reminder “dantesco” (rileggi qui l’articolo) e, puntualissimo, il 15 Aprile scorso è andato in scena sulla piattaforma di Live All: “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante”, il docu-concerto ideato e realizzato da Raffaello Bellavista e Serena Gentilini con il patrocinio del Comune di Ravenna, della Regione Emilia Romagna, del Segretariato Regionale dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l’ Emilia Romagna, della SIAE Italia e dell’ Associazione SI Svezia Italia, si è rivelato un autentico capolavoro. Attraverso un sapiente intreccio di musica, canto e testimonianze storico-paesaggistiche relative alla permanenza di Dante in Romagna, Raffaello e Serena hanno dato vita ad un evento emozionante e di alta caratura artistica. Il viaggio compiuto dal Sommo Poeta nella “Divina Commedia” si snoda nelle sue tre tappe, Inferno, Purgatorio e Paradiso, avvalendosi di una narrazione inedita che concentra su Ravenna (dove Dante, in esilio, trascorse gli ultimi anni di vita) e sui dintorni della “città dei mosaici” l’ intera parte visiva del documentario. Risaltano la Sala Dantesca della Biblioteca Classense, la Sala Consiliare e Preconsiliare del Municipio di Ravenna, la Tomba di Dante, il giardino con il Quadrarco di Braccioforte e la Penisola di Boscoforte, paradisiaca e incontaminata, nel Parco del Delta del Po. Le immagini che vedete in questo articolo, da notare, sono tutti frame tratti dal docu-concerto. La parte musicale è stata girata invece nelle luminosissime sale della Tenuta Mara, un relais di vago stampo surrealista che vanta una splendida visuale sui colli riminesi. A fare da trait d’union alle riprese, magnifiche in quanto a cromie e scenari, la voce di Serena Gentilini, che racconta, presenta e recita versi tratti dalla  “somma opera” con tono suadente e trascinante a un tempo. Il risultato complessivo è di immensa suggestività, accentuata ulteriormente dalle performance di Raffaello e Serena. Come vi ho anticipato in un precedente articolo, ci siamo incontrati per una nuova intervista relativa al bilancio e al feedback di questo “viaggio musicale” oltremodo affascinante.

Dopo essere rimasta catturata dalle splendide scene iniziali, ho notato che il concerto non si è tenuto in live streaming, bensì in differita. D’altra parte, alle ore 20 del 15 Aprile il cielo era ancora buio e non sarebbe stato possibile godere del luminoso e sconfinato panorama che, attraverso le vetrate dell’avveniristica Tenuta Mara, faceva da sfondo…

Raffaello e Serena: Il concetto di base era di non fare il tipico concerto in live streaming, ma qualcosa di diverso che potesse catturare ogni fascia di pubblico creando un’esperienza immersiva ed avvincente. Ne è nata l’idea di creare una sorta di film musicale con riprese ad alta definizione ed immersive coinvolgendo i luoghi legati al Sommo Poeta posti all’interno della regione Emilia-Romagna. Tra l’altro, proprio l’alta qualità delle immagini sarebbe stata molto rischiosa da trasmettere in uno streaming vero e proprio, per via del peso veramente alto che avrebbe compromesso i server. Preregistrandolo e trasmettendolo in un secondo momento, abbiamo invece avuto la possibilità di lavorare molto sulla fluidità delle immagini e di comprimerle senza inficiarne la qualità. Così tutte le persone che hanno seguito l’iniziativa ne sono rimaste colpite sia per la qualità delle immagini che per la fluidità di quest’ultime, anche con una connessione relativamente lenta. Ovviamente questa esperienza ci ha fatto riflettere molto sulle possibilità di fruizione culturale attraverso il digitale. Mi permetto di osservare che l’Italia negli anni a venire dovrà subire un profondo percorso di digitalizzazione, nei principali settori produttivi e culturali, per affrontare le sfide future. Sicuramente anche in ambito musicale tutte le conoscenze acquisite durante quest’ anno di pandemia dovranno essere implementate anche quando l’emergenza sanitaria sarà finita o quanto meno domata, in modo da aver dato un significato al tempo speso nonostante le difficoltà dell’ultimo anno e per tutti gli aspetti positivi che la tecnologia può portare per la diffusione della propria arte. In questo caso, personalmente, io e Serena siamo molto interessati all’idea di poter realizzare in futuro dei concerti ibridi, sia con pubblico fisico, che è la vera anima di un concerto, ma anche con la trasmissione di quest’ultimo in digitale, aprendo così l’orizzonte ad eventi che possono avere una risonanza molto ampia.

 

 

“Viaggio musicale verso i luoghi di Dante” ha riscosso un successo incredibile.  A riprova di tutto ciò, spero di non essere indiscreta se vi chiedo: quante visualizzazioni ha ottenuto?

Raffaello e Serena: Come primo esperimento di un concerto documentario con biglietto a pagamento e con un iter sicuramente non semplice, soprattutto per un pubblico abituato alla fruizione dei concerti dal vivo, siamo stati molto soddisfatti del risultato raggiunto. C’è poi un aspetto che non deve essere sottovalutato: ovvero che dietro ad un singolo biglietto acquistato ci sono molte più persone ad assistere all’ evento. Quindi, senza fornire un dato specifico per motivi di riservatezza e contrattuali, posso dire che diverse centinaia di persone hanno seguito l’iniziativa. Una nota che sicuramente ci ha fatto molto piacere, al di là della partecipazione del pubblico svedese, sono stati anche gli accessi da parte di vari paesi europei come l’Ungheria, la Germania, la Francia… grazie anche alla presenza dei sottotitoli in inglese. Tutto ciò sicuramente ha dato la possibilità di internazionalizzare questo nostro programma e di instaurare un ponte culturale ideale non solo con la Svezia, ma con diverse realtà europee creando un messaggio di coesione e di speranza. L’idea è poi quella di replicare questo concerto documentario implementandolo con delle parti aggiuntive che realizzeremo durante l’estate e di trasmetterlo in tutti i paesi del mondo, quest’inverno, nelle vesti di grande evento digitale. L’idea, quindi, non è tanto quella di creare un concerto in streaming; ci proponiamo, piuttosto, di riuscire ad arrivare a tutte le fasce di pubblico con un prodotto culturale da vedere in prima serata invece delle solite trasmissioni che occupano costantemente la televisione. Sicuramente un’idea ambiziosa ma fattibile, che può essere molto interessante e coinvolgente poichè unisce l’alta cultura con un messaggio universale e fruibile da tutti.

 

Il duo circondato dal verde in cui è immersa la Tenuta Biodinamica Mara

 

Sono rimasta piacevolmente sorpresa notando che i registi di un simile chef d’oeuvre visivo siano Raffaello Bellavista e Serena Gentilini: scene mozzafiato, dissolvenze ad hoc, montaggio perfetto e un utilizzo sapiente dei droni inducono a pensare che sia stato girato da un cineasta esperto. Potete dirci qualcosa in più sulla lavorazione del docu-concerto?

Raffaello e Serena: Sicuramente, uno degli aspetti più originali di questo progetto è stato il fatto che oltre ad essere gli artisti siamo stati anche i registi e in gran parte gli esecutori materiali delle riprese. Serena è molto abile con la tecnologia e con il montaggio video, che è senz’ altro un terreno non semplice, ed è riuscita a montare ed elaborare una quantità di materiale immenso. Per le riprese via drone abbiamo potuto contare sull’esperienza di un nostro caro amico, Lauro, che ci ha dato una mano, mentre per la riprese all’interno della Biblioteca Classense abbiamo avuto il supporto di Maurizio, fotografo esperto di Brisighella. Il restante 90% delle riprese sono state eseguite da Serena e da me con una telecamera stabilizzata di ultima tecnologia che ci ha consentito di riprendere le parti musicali e non solo in modo immersivo. Infatti, la sensazione percepita da molti spettatori è stata proprio quella di essere lì con noi. A mio avviso questo tipo di riprese sono il futuro degli spettacoli musicali, perché allo spettatore danno veramente la sensazione di essere lì con l’artista. Non ti nascondiamo che è stata veramente una grande sfida realizzare interamente questo progetto.

 

Un particolare della Sala Dantesca della Biblioteca Classense, a Ravenna

L’ Inferno, il Purgatorio e il Paradiso della “Divina Commedia” sono stati contraddistinti tra tre differenti colori. Potreste spiegare quali fossero a chi non ha assistito all’ evento e perché sono stati scelti?

Serena: Il concerto-documentario, che si è suddiviso musicalmente e visivamente nei tre regni di Dante, è stato caratterizzato da tre colorazioni attraverso gli abiti delle performance da me realizzati. I colori scelti son quelli con cui Dante identifica maggiormente i tre regni: il Rosso per l’Inferno, il Blu per il Purgatorio e il Bianco per il Paradiso.

 

Serena si esibisce indossando l’ abito bianco che ha creato ispirandosi a Beatrice

Le meravigliose panoramiche, i suggestivi scorci storici e i colori incredibili di paesaggi come le Valli di Comacchio sono intramezzati dalla visione ricorrente di un mare al tramonto, una scena che trasuda quiete e stimola a riflettere…Che cosa intende esprimere, realmente?

Raffaello e Serena: Sì, le immagini scelte provengono da luoghi molto suggestivi dell’Emilia-Romagna come la Penisola di Boscoforte, vari luoghi danteschi della magnifica Ravenna, la Tenuta Biodinamica Mara, e per unire questi paesaggi e scenari così magici abbiamo scelto di riprendere in diversi momenti della giornata il mare sia della Romagna che in parte delle Marche. L’ acqua riveste un ruolo fondamentale nella nostra vita, e purtroppo negli anni a venire sarà un tema sempre più discusso, perché è un bene essenziale che rischia di essere compromesso per via dell’inquinamento e di tutte le ripercussioni ad esso correlate. Tuttavia, l’acqua e il mare in generale per noi hanno un significato molto forte associabile al concetto di Panta Rei, “tutto scorre”, e alla sensazione ipnotica che l’acqua suscita. Basti pensare a Venezia, dove la bellezza struggente della città viene ulteriormente amplificata dal risuonare leggero dell’acqua sulle sponde dei Palazzi, una sensazione unica che tutte le volte che mi ritorna in mente mi commuove. Tornando al concerto documentario, quindi, la presenza dell’acqua assume il significato simbolico del Panta Rei ma è anche un elemento simbolo di ipnosi, di rilassatezza e di catarsi. Spesso abbiamo deciso di sovrapporre l’ immagine dell’acqua a quelle dei paesaggi, creando particolari contrasti cromatici che poi si traducono in differenti sensazioni emotive.

 

Due incantevoli immagini della Penisola di Boscoforte, nelle Valli di Comacchio

Serena, hai accentuato la carica emozionale del docu-concerto recitando alcuni versi della “Divina Commedia” e “raccontando” le location delle riprese. Il tuo è un parlato impeccabile, dall’ intonazione perfetta. Una dote naturale o che ha a che fare con la tecnica del canto?

Serena: Mi è sempre piaciuto l’aspetto dialogante, parlato e recitato che talvolta si ritrova anche all’interno dei concerti, dove l’artista introduce un brano con una poesia piuttosto che con una propria considerazione personale. Sicuramente il canto riveste un ruolo fondamentale sia come fonetica che come dizione delle parole. E l’italiano penso che abbia al suo interno una cantabilità ed una poetica unica. C’è poi l’emozione ed il credere fermamente in quello che si sta dicendo. Infatti, a mio avviso, per un artista non può essere possibile trattare argomenti o esprimere emozioni senza sentirle nel profondo. Ed infine gioca un ruolo determinante il fatto di amare diverse altre lingue come l’inglese o lo spagnolo e l’aspetto fonetico di una lingua parlata.

 

 

Mi rivolgo ora a Raffaello. Durante le esibizioni musicali, hai presentato due brani inediti da te composti. A quando un disco che porta interamente la tua firma e cantato dal duo Bellavista-Gentilini?

Raffaello: Sicuramente i vari periodi di lockdown sono stati dei momenti nei quali abbiamo cercato di fare il possibile per valorizzare la nostra arte, che purtroppo era stata penalizzata da scelte politiche sulle quali non mi voglio esprimere che l’avevano “elevata“ (il virgolettato è d’obbligo!) a “bene non essenziale”, e sul fare qualcosa per vivere fino in fondo, anche in un momento così drammatico, la nostra musica. Ne è nata così l’idea di dare vita a un mio linguaggio personale che già da tempo volevo esprimere e che è sfociato nella realizzazione sia di composizioni pianistiche, che di altre per pianoforte e canto. Per quanto riguarda il repertorio pianistico, il concept alla base è quello di creare una nuova musica classica che fonde stilemi colti con altri provenienti dai generi più disparati, creando così quello che potremmo definire un genere neoclassico avente al suo interno diverse contaminazioni. Per quanto concerne le composizioni per pianoforte e voce, sono delle canzoni che fondono la classica con il pop andando in qualche modo a creare un punto di continuità che purtroppo si è interrotto con tutta l’esperienza della canzone genovese rappresentata dal grande Bindi piuttosto che con la tradizione della canzone napoletana resa celebre dal grande Pavarotti. Quindi, sicuramente, entro l’anno è in programma la creazione di diverse composizioni che andranno poi a costituire un disco a sé. Ne approfitto tra l’altro per anticiparti che anche Serena sta scrivendo delle canzoni bellissime, e prossimamente ti anticiperemo alcuni suoi brani.

 

Raffaello al pianoforte in una Tenuta Mara inondata dalla luce

Tu, Serena, hai anche curato i costumi del docu-concerto. Li trovo molto particolari: Raffaello indossa un completo con doppia abbottonatura, adornato da un farfallino rosso, che ricorda vagamente un’antica divisa militare; il tuo è un lungo abito, bianco e impalpabile, che ti identifica con Beatrice. Come è nata l’idea di questi look?

Serena: Nella realizzazione degli abiti ho scelto di legarmi a livello cromatico ai tre regni danteschi. Per il Purgatorio il Blu e per l’Inferno un tocco di Rosso, di cui sono tinti il papillon e le fusciacche indossate da Raffaello sopra l’abito che, come hai giustamente osservato, sposa il tipico suit elegante con alcuni richiami quasi da condottiero. Per il Paradiso ho indossato un abito ispirato alla figura angelica di Beatrice, caratterizzato dal colore Bianco che simboleggia la purezza, adornandolo con due accessori dorati simbolo dell’incorruttibilità. Il tutto utilizzando le pregiate stoffe fornite dall’imprenditore tessile Lucio Marangoni con il quale collaboro. Ne approfitto per sottolineare il fatto di come l’abito sia un aspetto rilevante sia nella comunicazione di un contenuto che nell’espressione artistica, perchè amplifica sicuramente la portata del proprio messaggio.

 

Serena, fashion designer oltre che cantante, si è occupata anche dei look che lei e Raffaello sfoggiano durante il docu-concerto

Personalmente a quale scena, momento o performance di “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante” siete più legati?

Raffaello:  Per quanto siamo legati ad ogni aspetto del concerto in maniera direi quasi viscerale, un punto di contatto molto importante è sicuramente quello di “Eden op.2”. Questa composizione per pianoforte e voce da me scritta, oltre ad essere il brano che nel concerto documentario fa da ponte tra la mia parte e quella di Serena racchiude al suo interno un significato molto forte: nozze alchemiche tra l’uomo e la donna che producono un qualcosa di unico al di là di ogni confine materiale e spirituale. E’ un concetto, a mio avviso, sul quale soffermarsi in un momento storico così decadente ed impregnato di materialismo. “Amore che move il sole e le altre stelle“ scrive il Sommo Poeta, che aveva ben compreso questo concetto “alchemico” fondamentale.

 

 

Cosa prevede il periodo successivo all’ evento? Ci saranno sviluppi dal punto di vista dei concerti, trasferte all’ estero (anche in virtù del rapporto instauratosi con l’Associazione Svezia Italia), nuovi progetti relativi a Dante e al 700simo dalla sua morte?

Raffaello e Serena: Sicuramente, nel periodo estivo ma non solo ci saranno degli appuntamenti molto interessanti: dei concerti, dei simposi in vari luoghi, alcuni dei quali esplorati proprio nel concerto documentario. Ci saranno inoltre, se le condizioni sanitarie lo permetteranno, dei concerti in Svezia e in altre località. Oltre ad alcuni appuntamenti che ci vedranno protagonisti e che ci riempiono di orgoglio oltre a ripagarci delle fatiche fatte.

Un’ ultima domanda: chi si è perso l’evento, potrà avere quindi una nuova occasione per vederlo?

Raffaello e Serena: Come annunciato in precedenza, stiamo lavorando ad un evento internazionale per questo autunno/inverno nel quale verrà riproposto il concerto documentario. Oltre al fatto che siamo anche in trattative con importanti palinsesti televisivi digitali, e stiamo valutando se inserire “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante” all’interno di questi ultimi per cercare di dare risonanza televisiva al nostro concerto documentario, concepito con l’ intento di andare oltre al concetto di concerto e di evento di nicchia: per noi, la cultura deve riuscire a sdoganarsi in tutte le fasce di pubblico.

 

Quattro ulteriori frame da “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante”. Dall’ alto verso il basso: Serena Gentilini, uno scorcio della Tenuta Biodinamica Mara, il soffitto affrescato della Sala Dantesca della Biblioteca Classense di Ravenna, un particolare della penisola di Boscoforte nel Parco del Delta del Po

 

 

 

Il luogo

 

Il cielo stellato di Dante. Le celebri stelle che menziona alla fine di ogni cantica della Divina Commedia. Ci avete fatto caso? L’ Inferno, il Purgatorio e il Paradiso non si concludono con una terzina, bensì con una frase in cui il Sommo Poeta nomina le stelle. In molti si sono chiesti il significato di questa citazione. A me, intuitivamente, sembra l’ indizio di un legame tra il soprannaturale e la realtà tangibile che va assumendo, di volta in volta, accezioni differenti. Analizzando le frasi in modo più approfondito, possiamo riflettere sulla valenza di quelle stelle. Così, ad esempio, si conclude l’ Inferno: “E quindi uscimmo a riveder le stelle” (Canto 34, 139). Uscendo dalla voragine infernale, regno della miseria morale e della disperazione, Dante rivolge lo sguardo alle stelle. Lui e Virgilio si lasciano finalmente alle spalle quel decadente luogo sprofondato nelle viscere della Terra. La vista del cielo infinito e delle sue stelle, splendenti di luminosità, sottolinea il ritorno alla natura umana e l’ anelito alla luce dei due protagonisti. Una luce che faccia svanire nell’ immensità dell’ Universo persino il ricordo delle tenebre da cui provengono. Dopo aver viaggiato nel Purgatorio, Dante termina il suo percorso dicendosi “Puro e disposto a salir le stelle” (Canto 33, 144). Nel Purgatorio si è purificato, si è redento, l’ amore ha disperso definitivamente il male che albergava in lui. Il Sommo Poeta è pronto per raggiungere una dimensione superiore, quella del Paradiso. Quest’ ultima cantica si chiude con la frase “l’ Amor che move il sole e l’ altre stelle” (Canto 33, 145). Virgilio, impersonificazione della Ragione, scompare sulla soglia del Paradiso Terrestre e al suo posto appare Beatrice: la donna amata da Dante incarna la Grazia della fede, una figura dotata di forti connotazioni simboliche. Per avvicinarsi a Dio, l’ Uomo non necessita della sola ragione; sono il potere dell’ intuito e la ragione divina a farlo giungere a lui. Quando il Sommo Poeta arriva a Dio, perviene alla piena consapevolezza. Contemplandolo ritrova se stesso, riapproda al “qui e ora”. Capisce che è l’ Amore il motore, il centro dell’ Universo materiale e spirituale. Dopo aver esplorato le stelle dantesche, vi ricordo l’ imperdibile appuntamento di questa sera: “Viaggio musicale verso i luoghi di Dante”, il concerto-documentario in cui, tramite un connubio di suggestive location, musiche incredibili e riprese spettacolari, Raffaello Bellavista e Serena Gentilini vi invitano alla scoperta della Divina Commedia in occasione del 700simo dalla morte di Dante Alighieri.  Acquistate i biglietti su Ticketmaster e collegatevi alla piattaforma di LIVE ALL alle ore 20 per assistere a questo straordinario evento! (qui il link all’ intervista-anteprima di VALIUM con Raffaello Bellavista)

 

 

“Viaggio Musicale Verso i Luoghi di Dante”: Raffaello Bellavista e Serena Gentilini omaggiano il Sommo Poeta con un evento di caratura internazionale

Raffaello Bellavista e Serena Gentilini immortalati a Ravenna, di fronte alla Tomba di Dante Alighieri

Le celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri annoverano un duo d’eccezione: Raffaello Bellavista e Serena Gentilini, che i lettori di VALIUM conoscono molto bene. Raffaello, pianista oltre che cantante lirico e compositore, e Serena, cantante e stilista, si accingono ad esibirsi in una straordinaria performance: un concerto-documentario ispirato al loro progetto musicale sulla “Divina Commedia” su richiesta nientemeno che dell’  Associazione Culturale Svedese SI Svezia-Italia. All’ evento – che verrà trasmesso in live streaming dalla piattaforma LIVE ALL il 15 Aprile, alle ore 20.00 – farà seguito un concerto istituzionale in terra svedese non appena l’emergenza sanitaria lo renderà possibile. L’ iniziativa, davvero prestigiosa, ha come titolo “Viaggio Musicale Verso i Luoghi di Dante” e si snoderà in un prezioso connubio di  crossover music e spettacolari location dove persino i look sfoggiati dal duo giocheranno un ruolo fondamentale. A valorizzare questo mix musical-visivo saranno riprese originalissime, di ultima generazione, che trascineranno gli spettatori in un’esperienza immersiva e coinvolgente a 360 gradi: particolare non da poco, dati i luoghi in cui il documentario è ambientato. Qualche esempio? La Tenuta Mara a San Clemente, sui colli riminesi, e, a Ravenna, la Sala Dantesca della Biblioteca Classense, la Tomba di Dante e il giardino con il Quadrarco di Braccioforte, per citare solo alcuni dei suggestivi scenari che faranno da sfondo alla parte documentaristica. Ma lungi da me la volontà di fare spoiler. In questa breve intervista con Raffaello Bellavista troverete delle ghiotte anticipazioni, che verranno approfondite ulteriormente in una conversazione successiva al ” viaggio musicale” di Serena e Raffaello. Non vi resta che acquistare i biglietti, in vendita esclusiva su Ticketmaster, per assistere al concerto-documentario, ed annotarvi la data e l’ ora in cui verrà trasmesso. Appuntamento al 15 Aprile su LIVE ALL, la celeberrima piattaforma globale che opera nei settori della musica, della cultura e dell’ arte!

“Viaggio Musicale Verso i Luoghi di Dante” (di cui qui di seguito potete ammirare il trailer) è realizzato con il patrocinio del Comune di Ravenna, Regione Emilia Romagna, Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l’ Emilia Romagna, SIAE Italia e Associazione SI Svezia Italia.

 

 

Come ha preso forma l’idea di questo viaggio musicale nella Divina Commedia?
La mia mente ritorna all’evento “Eros e Thanatos” di fine febbraio 2020 all’interno di Palazzo Labia, sede RAI di Venezia, dove io, Serena Gentilini e Matteo Marabini eravamo protagonisti in un magnifico spettacolo di e diretto dal caro Principe Maurizio Agosti, anima del Carnevale Veneziano. Di lì a poco, con ancora la struggente bellezza di Venezia nel cuore, in un attimo siamo sprofondati nell’incubo della pandemia che ha travolto tutto lanciando un’ombra nera sul mondo. Da quel momento, assieme a Serena, è cominciato un periodo di ritiro direi ascetico sui colli ravennati, dove ho un’abitazione con auditorium nel quale creo la nostra musica immerso nella natura. Un ritiro necessario, perché da un lato c’era l’immagine di una tragedia collettiva e dall’altro anche il grande sconforto nel vedere anni, sacrifici vanificati nel nulla. Basti pensare che dopo l’evento veneziano io e Serena abbiamo visto cancellare decine di concerti in sedi di prestigio conquistati con tenacia e grande lavoro con la consapevolezza che avevamo lottato invano. E forse, per chi non è un addetto ai lavori, è difficile immaginare che il successo è fatto di piccoli mattoni che se vengono a mancare è un gran problema. Tornando al nostro ritiro, la mente è andata subito all’arte, alla ricerca del bello e soprattutto al forte potere che essa svolge: guidarci. Da questo spunto l’istinto e l’inconscio hanno fatto il resto e ci siamo ritrovati a leggere la “Divina Commedia”, opera della quale è stato detto tanto e che per me e Serena rappresenta un’allegoria della vita, un’opera della quale siamo da sempre infatuati e che sentiamo vicina. Basti pensare che il Sommo Poeta riposa a Ravenna e che molti luoghi della città romagnola sono stati filtrati dalla sua genialità dando vita alla “Divina Commedia”. E ti assicuro che vedere diversi scenari che hanno ispirato tanta bellezza mi fa riflettere molto, oltre al fatto che fin da piccolo mi fermavo con grande stupore nei pressi della Tomba di Dante e rimanevo li a meditare, a pensare. Proprio partendo da queste considerazioni si è sviluppato il nostro percorso, ricco di sfaccettature, portandoci da oltre un anno, nonostante le difficoltà della pandemia, a tenere concerti legati al Viaggio nei Tre Regni Danteschi visti secondo la nostra musica.

 

La locandina dell’ evento

Quali sono le location principali in cui si snoda il concerto-documentario?

I luoghi nei quali abbiamo scelto di celebrare la nostra arte hanno svolto un ruolo centrale e sono stati scelti con una cura maniacale: la parte musicale è stata ripresa interamente all’interno della Tenuta Biodinamica Mara a San Clemente, sui colli di Rimini: in particolare, abbiamo utilizzato la Sala della Musica. Per la parte parlata e divulgativa legata alla figura del Sommo Poeta abbiamo ovviamente focalizzato l’attenzione sulla città di Ravenna, nello specifico su alcuni luoghi sacri: la Tomba di Dante ed il giardino con il Quadrarco di Braccioforte, la Sala Dantesca della Biblioteca Classense, la Sala Consiliare e Preconsiliare del Comune di Ravenna e alcuni brevi spezzoni del Circolo Ravennate e dei Forestieri, della pineta ravennate. Oltre a Ravenna siamo andati nell’esclusiva penisola privata di Boscoforte, situata nelle Valli di Comacchio, mentre altre riprese sono state fatte su un promontorio sul mare nelle Marche.

Musicalmente, l’evento sarà contraddistinto da un crossover mozzafiato. Esiste un fil rouge, un elemento specifico che andrà ad armonizzare generi e stili tanto differenti, ma proprio per questo altamente suggestivi?

Nulla sarà lasciato al caso. Il concerto-documentario sarà strutturato in relazione ai Tre Regni Danteschi: Inferno, Purgatorio, Paradiso. Proprio in base a questa suddivisione avremo composizioni pianistiche classiche, arie d’opera, composizioni neoclassiche scritte da me e brani pop rielaborati secondo il nostro pensiero; questa diversità avrà come filo conduttore il legame diretto e simbolico con il Regno corrispondente.

 

 

Il duo nella Sala Musica della Tenuta Mara a San Clemente, una delle location di “Viaggio Musicale Verso i Luoghi di Dante”

Anche le riprese sono state concepite all’ insegna dell’originalità e dell’innovazione. Parlami delle loro caratteristiche…

A noi, i live streaming intesi come concerti ripresi dall’inizio alla fine e basta non piacciono. Perché sono dei surrogati scarni che poco hanno da dire. Diverso, invece, è creare un concerto secondo principi cinematografici, con aspetti divulgativi e di documentario. Allora sì che è qualcosa di innovativo, che porta la comunicazione artistica su un piano estremamente interessante. Le riprese sono state dirette e in parte eseguite da me e da Serena, che è molto brava ed esperta con le tecnologie cinematografiche. E proprio per realizzare un qualcosa di immersivo e coinvolgente, oltre a riprese aeree con droni di ultima generazione, abbiamo fatto riprese quasi esclusivamente con telecamere stabilizzate che hanno reso l’intero concerto unico al punto tale da trascinare l’ascoltatore lì con noi.

Serena ha ideato tutti i costumi. Quali sono i motivi che li caratterizzano?

Serena, oltre al canto, porta avanti in parallelo l’arte della sartoria, realizzando capi di alta moda con stoffe pregiatissime fornite dall’imprenditore tessile Lucio Marangoni (il patron della celebre Golden Group). Per questo concerto -documentario, Serena ha creato i nostri abiti legandoli simbolicamente al significato cromatico di alcuni colori in relazione ai luoghi di Dante. Particolare attenzione è stata poi riservata all’abito ispirato alla figura di Beatrice, che Serena indosserà proprio nel Paradiso dove sarà protagonista.

 

Una splendida immagine di Serena e Raffaello, uniti nella musica e nella vita

Serena e Raffaello con Elena Emendatori della famiglia Emendatori, titolare della Tenuta Mara

Serena e Raffaello nel paradiso (è il caso di dirlo) dei colli riminesi

Un altro scatto del duo insieme a Elena Emendatori

 

 

Photo courtesy of Raffaello Bellavista

 

 

La colazione di oggi: un assaggio di San Valentino a base di frutti di bosco

 

La colazione di oggi è un dolcissimo “assaggio” di San Valentino: una torta completamente rivestita di glassa rosa e circondata da macarons che alternano la stessa tinta a un bianco candido, il colore della neve. A decorarla è un tripudio monocromo di frutti di bosco, more e mirtilli di un profondo viola. Cospargono la superficie della torta donandole un aspetto genuino, invitante, che rievoca spensierate spedizioni alla ricerca di bacche. I benefici che apportano questi frutti selvatici sono innumerevoli: abbondano di vitamina C e A, di sali minerali e fibre, ma non di zuccheri, il che esalta le loro virtù diuretiche e depurative. La presenza dei flavonodi, insieme a quella degli antociani, li rende dei potenti antiossidanti. Hanno una spiccata proprietà antinfiammatoria, prevengono le patologie cardiovascolari, sono un toccasana per l’ intestino e per le arterie . C’è qualcos’altro, però, che dota le more e i mirtilli di un appeal incomparabile: le leggende che li circondano. La mora, in particolare, ha una “reputazione” ambivalente. Gli antichi romani la consideravano sacra e la associavano a Saturno, i poeti ornavano il Paradiso di rovi nei loro versi, mentre gli agricoltori a tutt’oggi la detestano perchè si diffonde ovunque con rapidità estrema. Inoltre, la mora non tiene conto della location al momento di crescere: basta una posizione assolata, tutto il resto (panorami desolanti, case diroccate, squallore) è irrilevante. Secondo una leggenda, quando il Diavolo venne cacciato dal Paradiso piombò in un groviglio di rovi. L’ episodio lo fece talmente infuriare che, da allora, ogni 11 Ottobre (il giorno della sua caduta) emerge dall’ Inferno per maledire il cespuglio di more e le sue spine. Dopo quella data, pare che i frutti del rovo comincino a marcire lentamente. Il mirtillo, da parte sua, è legato a una leggenda tutto fuorchè cruenta: si narra che tre giovani fratelli fuggirono di casa e che finirono in luoghi sperduti e lontani. Un giorno, cibandosi dei frutti di tre mirtilli che trovarono lungo il cammino, ritrovarono la saggezza. Tornarono immediatamente dai loro genitori, con cui vissero all’ insegna di una nuova armonia. Ecco perchè il mirtillo viene considerato il frutto-emblema di un buon rapporto tra genitori e figli. Ma è anche ricco di significati ulteriori: essendo uno dei primi alimenti di cui si è nutrito l’uomo, simbolizza la cura, il sostentamento, connettendosi alla dimensione del femminile. Si dice, poi,  che sia miracoloso per la vista, che abbia il potere di farla riacquistare a chi l’ ha perduta. Non è un caso che lo si associ alla pratica della divinazione. La colazione di oggi, in conclusione, ha un sapore unico e speciale: ostenta un fascino antico, profondamente intrigante, che affonda le radici nel primordiale.

 

 

Clandestino Susci Bar, un angolo di incanto affacciato sul mare

 

Una baia tra gli scogli, ginestre che tempestano di giallo le pendici del promontorio,  mare turchese senza confini. E al centro di questo paradiso, una palafitta affacciata sull’ orizzonte acquoso di cui riproduce il colore: è il Clandestino Susci Bar, locale-icona della Riviera del Conero e del Parco Naturale che porta lo stesso nome. Arrivate a Portonovo e, mentre percorrete il sentiero per raggiungerlo, vi addentrate in full immersion nella rigogliosa macchia mediterranea. Sentori di ginepro e di corbezzolo, un fico “segnaletico”, il mare che vi si apre di fronte evocando esotici scenari…Tutto contribuisce a regalarvi, strada facendo, un’ inebriante esperienza sensoriale.  Al Clandestino Susci Bar vi attendono menu del tutto inediti e una visuale mozzafiato dell’ Adriatico su cui vi sembrerà di galleggiare: merito delle immense vetrate che valorizzano adeguatamente questo locale “pieds dans l’eau”. Ma a dispetto del nome, non aspettatevi solo susci (con la “sc” al posto dell’ “h” per indicare la sua rivisitazione in chiave creativa). Moreno Cedroni, chef 2 stelle Michelin e un prestigioso CV che annovera premi, pubblicazioni e il ruolo di Ambassador all’ Expo 2015, è pronto a stupirvi con creazioni gourmet ispirate a concept ogni anno diversi. Ma prima di esplorare il menu 2018 e il suo tema, scopriamo qualcosa in più su questo locale che è ormai un must per chi ama evadere in uno scenario incantevole esaltato dai colori del cielo e del mare: è Moreno Cedroni in persona a “raccontarci” il Clandestino e la sua storia.

 

 

Quando è nato il Clandestino, e perchè il suo nome?

Il Clandestino nasce nel luglio del 2000 da un incontro amicale tra me e Maurizio Fiorini, patron dell’Hotel Emilia e appassionato di musica. La canzone di Manu Chao ne ispirò il nome.

Esiste un target di clientela predominante?

Il target di clientela predominante è piuttosto giovane ed informale, il luogo ispira libertà e contatto con una natura incontaminata. Il Clandestino, poi, nel corso degli anni è diventato un locale alla moda e di conseguenza richiama anche curiosi che vengono attirati dalle voci e poi ne rimangono affascinati.

Quali sono le caratteristiche del vostro menu “Primavera/Estate”?

Intanto, una premessa. Ogni anno il Clandestino ha un nuovo menu, una nuova collezione, un nuovo argomento di ispirazione che avvicina il pensiero del sushi – diventato Susci –  ad un pensiero più’ concettuale. Si partì dal Susci a colori, poi ci furono quello figlio dei fiori, quello favoloso, quello letterario e così via fino ai giorni nostri, dove i Vichinghi con i loro ingredienti e le loro tecniche hanno determinato gli ingredienti dei piatti. Questo per quanto riguarda il menu degustazione;  nel menu alla carta, invece, ci sono piatti d’apertura come la polentina con frutti di mare cotti e crudi o la capasanta bruciacchiata, e poi i piatti migliori di ogni stagione.

 

Moreno Cedroni

Qual è, a suo parere, il principale punto di forza del locale, quello che lo rende unico nel suo genere?

Il principale punto di forza è sicuramente la natura incontaminata e protetta del Parco del Conero, i colori che entrano nell’anima, e poi una cucina trasversale alle offerte della baia e comunque nuova, che ogni anno si rimette in discussione con nuovi sapori.

 

 

Il menu degustazione 2018 del Clandestino, “Vichinghi”, è un’ autentica delizia per gli appassionati di mitologia norrena (ma non solo):  le portate hanno nomi come Njord (una rivisitazione alle alghe della bevanda alcolica firmata dallo chef, il Cedronic), Sigurd (Sigfrido, l’ eroe epico a cui è dedicato un piatto a base di carne cruda, susine al Miso fermentate, erba ostrica e polvere di cappero),  Bùri (nonno di Odino e capostipite degli Asi che ha ispirato un goloso mix di sgombro salato, spuma di friggitelli e acqua di cavolo viola),  Thor (la divinità scandinava viene omaggiata con un sontuoso King Crab con pesto di alghe e pastinaca fermentata), Gullveig (alla strega che portò la discordia tra gli Asi è intitolata una frittatina con sarde affumicate, acetosella e olio al dragoncello), Frigg/Freyia (stoccafisso norvegese e baccalà, amatissimi dai Vichinghi, esaltano i propri sapori abbinandosi a una piedina al farro, cipolla agrodolce e acetosella per celebrare la consorte di Odino). Per chiudere in bellezza, un dessert a dir poco iconico: ribattezzato Odhinn (Odino), combina l’ idromele di antica tradizione nordica con gelato al miele e nocciole. Valkyria si avvale, invece, di un ensemble di olivello spinoso, porridge con tapioca e gelato allo skyr inneggiante al folclore e alla simbologia vichinga.

 

Bùri, dal menu 2018 “Vichinghi”

 

Per saperne di più sul Clandestino Susci Bar: 

http://www.morenocedroni.it/clandestino/il-locale/

 

Foto del Clandestino Susci Bar © Francesco Scipioni