Greenpeace e la salvaguardia della Grande Barriera Corallina

 

Guardare il mare ci affascina, e ci affascinerebbe ancora di più se potessimo esplorare i suoi fondali. Pesci di specie sconosciute, granchi e calamari giganti, rane pescatrici…la lista degli abitanti degli abissi è variegata e inesauribile. Tra tanta singolare meraviglia, risaltano i coralli: elementi ad alto tasso di biodiversità, stupiscono per i loro colori e per le forme eterogenee. Li immaginiamo come una sorta di arbusti, di infiorescenze acquatiche, ma in realtà sono animali. Ogni corallo è composto da miriadi di minuscoli polipi e rientra nella tipologia degli Antozoi, una classe di invertebrati marini che comprende anche le meduse e le attinie. Il nome della loro specie, eppure, potrebbe essere fuorviante: deriva dal greco ànthos, ovvero “fiore”, proprio perchè vantano un aspetto più simile a una pianta anzichè a un animale. Tipici delle acque tropicali, i coralli si radunano in colonie numerosissime che danno vita alle barriere coralline, create dalla sedimentazione dei loro scheletri calcarei. Oltre che nei mari tropicali, tuttavia, le barriere coralline si sviluppano nelle distese acquose in cui la luce penetra scarsamente (in questo caso si parla di barriere coralline mesofotiche) e in quelle in cui la luce è totalmente assente (originando le barriere coralline di acque profonde). Di qualsiasi tipologia si tratti, ad accomunare i reefs (così si chiamano in inglese) sono i colori variopinti  e il fatto che rappresentino un ottimo habitat per la fauna marina. Oggi, purtroppo, questa funzione sta scemando pericolosamente: a lanciare il grido d’allarme è Greenpeace, che ha segnalato ripetuti casi di sbiancamento dei coralli nella Grande Barriera Corallina Australiana.

A causa dei cambiamenti climatici, infatti, i coralli si stanno sbiancando in massa impedendo ai pesci delle più svariate specie, alle balene, ai delfini, alle tartarughe marine, di godere del loro riparo e della loro protezione. Ma perchè i cambiamenti climatici svolgono un’azione tanto deleteria sulla barriera corallina? Ad essere intaccata è la zooxantelle, un’ alga unicellulare che instaura una relazione simbiotica con i coralli: li dota delle caratteristiche tonalità mozzafiato, di nutrimento ed energia. I cambiamenti climatici, elevando a dismisura le temperature marine, provocano l’ espulsione della zooxantelle da parte dei coralli, che così reagiscono all’ eccessivo calore delle acque. Di conseguenza, i coralli perdono i loro colori assumendo un biancore spettrale, vengono privati dell’ energia dell’alga e si riproducono con estrema difficoltà. Il rischio a cui la Grande Barriera Corallina potrebbe andare incontro è quello dell’ estinzione. Per contribuire alla sua salvaguardia, l’ UNESCO ha proposto di inserire tra i Siti in Pericolo questo prezioso scrigno di biodiversità; Greenpeace, la ONG che dal 1971 si impegna attivamente nella salvaguardia del pianeta, non ha esitato a unirsi all’ iniziativa: nel sito di Greenpeace Italia è possibile firmare una petizione finalizzata all’ inclusione della Grande Barriera Corallina – decretata Patrimonio dell’ Umanità nel 1981 – tra i Siti UNESCO in Pericolo per garantire la sua protezione. Volete saperne di più? Cliccate qui.