La notte di San Giovanni

 

“Cadeva la notte di San Giovanni. Olì uscì dalla cantoniera biancheggiante sull’orlo dello stradale che da Nuoro conduce a Mamojada, e s’avviò pei campi. Era una ragazza quindicenne, alta e bella, con due grandi occhi felini, glauchi e un po’ obliqui, e la bocca voluttuosa il cui labbro inferiore, spaccato nel mezzo, pareva composto da due ciliegie. Dalla cuffietta rossa, legata sotto il mento sporgente, uscivano due bende di lucidi capelli neri attortigliati intorno alle orecchie: questa acconciatura ed il costume pittoresco, dalla sottana rossa e il corsettino di broccato che sosteneva il seno con due punte ricurve, davano alla fanciulla una grazia orientale. Fra le dita cerchiate di anellini di metallo, Olì recava strisce di scarlatto e nastri coi quali voleva segnare i fiori di San Giovanni, cioè i cespugli di verbasco, di timo e d’asfodelo da cogliere l’indomani all’alba per farne medicinali ed amuleti. D’altronde Olì pensava che anche non segnando i cespugli che voleva cogliere, nessuno glieli avrebbe toccati: i campi intorno alla cantoniera dove ella viveva col padre ed i fratellini, erano completamente deserti. Solo in lontananza una casa campestre in rovina emergeva da un campo di grano, come uno scoglio in un lago verde. Nella campagna intorno moriva la selvaggia primavera sarda: si sfogliavano i fiori dell’asfodelo e i grappoli d’oro della ginestra; le rose impallidivano nelle macchie, l’erba ingialliva, un caldo odore di fieno profumava l’aria grave. La via lattea e l’ultimo splendore dell’ orizzonte, fasciato da una striscia verdastra e rosea che pareva il mare lontano, rendevano la notte chiara come un crepuscolo. Vicino al fiume, la cui acqua scarsissima rifletteva le stelle e il cielo violaceo, Olì trovò due dei suoi fratellini che cercavano grilli. (…) Olì andò oltre: oltre l’alveo del fiume, oltre il sentiero, oltre le macchie di olivastro: qua e là si curvava e legava con un nastro le cime di qualche cespuglio, poi si rizzava e scrutava la notte con lo sguardo acuto dei suoi occhi felini. “

Grazia Deledda, da “Cenere”

 

 

Giambattista Valli AI 2022/23: 6 look da fiaba

 

Verde menta, argento, bianco e rosa ghiaccio: una palette di colori freddi, eterei, sognanti, esalta dei veri e propri abiti da fiaba. Giambattista Valli li dosa sapientemente e li abbina con cura. Le scarpe che accompagnano i look, ad esempio, sprigionano invariabilmente un luccichio argentato. I collant sono bianchi e spessi, rimandando all’ epoca che ha ispirato la collezione Autunno Inverno 2022/23 del designer romano: gli anni ’60 immortalati da Henri Cartier-Bresson in un celebre scatto ambientato a Parigi, all’esterno della Brasserie Lipp, dove un’anziana signora osserva con sguardo truce una ragazza in minigonna inguinale. Quell’ era rivive nei minidress cortissimi e minimal, dalle linee dritte o vagamente ad A. Ed è straordinario come all’ essenzialità delle forme si affianchino elementi in grado di plasmare capi più che mai iconici e preziosi. Un grande fiocco sul davanti, un top impalpabile e un pattern punteggiato di strass, un “pavé” di paillettes su un abito con colletto a punta ammantano le creazioni di fatata raffinatezza. Un corpetto con vertiginosa scollatura a cuore, orlato di ruches e impreziosito di ricami, si assembla a una full skirt tramutandosi in un sogno in total white. E poi ci sono i look nuvola: un autentico tripudio di ruches in tulle che adornano silhouette fascianti o con accenni di strascico, “sbocciano” sugli abiti e li arricchiscono di vaporosi decori. Bagliori argentei profusi valorizzano ogni creazione, inneggiando al coté fiabesco di una collezione che, nata in omaggio al ribelle mood sessantottino, non ha esitato ad avvolgerlo nell’ alone “chic and cool” che è ormai un signature di Giambattista Valli.

 

 

 

Pallide stelle sull’ acqua sacra

 

” E di notte il fiume scorre, pallide stelle sull’acqua sacra, alcune affondano come veli, altre sembrano pesci, la grande luna che una volta era rosea adesso è alta come latte fiammeggiante e agita il suo candido riflesso verticale e profondo nella corrente scura del letto del fiume che crea una massa turbinosa. (…) I bambini sono usciti per l’ ultimo gioco, le madri fanno piani per il giorno dopo e riordinano in cucina, lo puoi sentire da fuori, nei frutteti dalle foglie fruscianti, nell’ ondeggiare del granturco, nella notte che diffonde il dolce fruscio di mille foglie, notte di sospiri, di canzoni e di sussurri. Mille cose su e giù per la via, profonde, graziose, pericolose, che respirano, pulsano come stelle; un fischio, un debole grido; il flusso di Lowell sui tetti lì in fondo; il barcone sul fiume, l’oca selvatica della notte che ciarla, si immerge nella sabbia, e luccica; lo sciabordio ululante e il sussurro e l’adorato mistero sulla riva; buio, sempre buio, le furbe labbra invisibili del fiume che mormorano baci, che mangiano la notte, che rubano la sabbia, furtive. ” Mag-gie!” i bambini chiamano sotto il ponte della ferrovia dove stanno nuotando. Il treno merci risuona ancora, lungo cento carrozze, le macchine gettano bagliori sui piccoli bagnanti bianchi, cavallini di Picasso della notte, densi e tragici, dalla tristezza giunge la mia anima cercando quello che c’era e che è scomparso, perduto, in fondo a un sentiero – la tristezza dell’ amore. Maggie, la ragazza che ho amato. 

 

Jack Kerouac, da “Maggie Cassidy”

Solo chi respira la polvere del teatro può vivere il palcoscenico

 

” Fate come Fracci: lei sa benissimo quel che vuole. I commenti inutili le entrano da un orecchio e le escono dall’altro, e arriva sempre all’obiettivo che ha in mente» disse la direttrice Esmée Bulnes al termine dei corsi di Scuola di ballo del Teatro alla Scala. La fissai: ero una ragazza negli anni vulnerabili della giovinezza che per la prima volta si sentiva indicata come un esempio da seguire. Come in ogni scuola, alcuni studenti di tanto in tanto canzonavano i compagni. Camminavo con la schiena dritta lungo il ballatoio che portava alla Sala Trieste e mi chiedevano: «Secchiona, ti sei mangiata il manico della scopa?». Ma se dai peso alle battute, alle allusioni o alle offese, se quando lavori non difendi la tua fragilità da chi preferisce approfittarne piuttosto che stimarla, sei sconfitto. Tutti possono ferirti, e allora devi presentarti nei loro confronti con la consapevolezza di te e della tua forza. Se ti comporti come un perdente, perdi per davvero. Io sorridevo alle battute dei miei compagni e scherzavo con loro. Ero invece sensibile a ciò che rivelava attenzione verso il mio impegno. Quando mi dissero che dovevo trovare del tempo per fortificare i piedi, cominciai ad arrivare in classe per prima e ad andarmene per ultima. Le mie caviglie sono sempre state sottili e avevo poco collo del piede. Per svilupparlo mi stendevo a terra, flettevo tarso e metatarso sotto il calorifero e con grande sforzo sollevavo il busto cinquanta volte di seguito. (…) Il lavoro di una ballerina è una conquista quotidiana, giorno dopo giorno, al fianco di un maestro. Mai ho pensato di non avere più bisogno di studiare. Disciplina, costanza e umiltà. Solo chi respira la polvere del teatro può vivere il palcoscenico. (…) Ci vuole forza tecnica, vigore, e l’interpretazione è un’arte che deve essere assimilata e resa solida. Ciascun ruolo ha stili diversi, prevede abilità diverse; quando entri in scena devi superare ogni ansia, non apparire rigida e tirare fuori l’espressività. Per farlo io ho bisogno di trovare tranquillità. Non spreco energia e mi raccolgo. Allontano ogni distrazione così da potermi poi abbandonare alla spinta della musica. È allora che torno a essere la ragazza descritta dalle parole di Esmée Bulnes. Mai dimenticherò quella frase. “

Carla Fracci, da “Passo dopo passo. La mia storia”

 

 

 

 

 

Samantha

 

Ero seduta accanto a una ragazza con un abito di gomma; sembrava che l’avessero pitturata di lattice. Il segnaposto diceva: Samantha Binghamton e ogni due secondi le scattavano una foto. Aveva una selvaggia chioma nera (forse una parrucca) e un collo lungo e magro, (…) molto elegante (…). Aveva conosciuto il marito – seduto accanto a lei – in seconda elementare. Lui veniva da una famiglia favolosamente ricca e ora aveva una delle gallerie più famose del mondo. Lei era stata una celebre agente cinematografica, amicissima di Dustin Hoffman e John Houston, e uno dei suoi clienti era in un film che aveva fatto piazza pulita degli Oscar l’anno precedente. Eppure, nonostante avesse solo 28 anni e fosse quasi all’apice della carriera, aveva deciso che non era felice. Dato che suo marito la poteva mantenere e lei non aveva bisogno di lavorare, aveva mollato il lavoro due settimane prima per diventare una rock star. Quello era il suo sogno. Al momento non aveva ancora trovato un manager, ma sembrava dovesse succedere da un momento all’altro. (…) Nella toilette ci applicammo vari strati di make up cavati dalla trousse di Samantha. “Il tipo seduto vicino a te”, disse incipriandosi il naso, “stai con lui, vero?Viviamo insieme”, risposi. E’ Stash”. Proprio questo volevo chiederti “, ricominciò lei. E’ Stash Stosz, vero? Quello a cui hanno appena fatto una recensione terribile?  “Già”. Tirò fuori uno spinello dalla borsetta. “E’ ricco?” chiese accendendo lo spinello e passandomelo. “No”. “E tu?” “Neanche”. “E allora, perché stai con lui?” “Beh, io….” Balbettai. Ero sbalordita.

 

Tama Janowitz, da “Schiavi di New York”

 

 

Un tripudio floreale di matrice impressionista: il backstage beauty & hair PE 2020 di Giambattista Valli

 

Che la Primavera sia la stagione dei fiori è un dato di fatto, ed è tutto fuorchè banale. Lo sa bene Giambattista Valli, la cui collezione Primavera /Estate 2020 è un autentico tripudio floreale. Ma anche il make up della sfilata si è fatto notare: sui volti delle modelle sbocciano bouquet ravvivati da nuance in pendant con gli abiti. Il risultato? Decisamente mozzafiato, e non solo dal punto di vista cromatico. L’ideatrice di questo scenografico beauty look è Isamaya Ffrench, una make up artist talmente talentuosa da essere considerata l’erede di Pat McGrath. Ffrench ha incorniciato lo sguardo delle mannequin con infiorescenze posizionate sulla fronte e sulle tempie. L’ effetto è formidabile, incredibilmente poetico e affascinante: miriadi di petali rosa, gialli, rossi, bianchi o lilla instaurano una sorta di simbiosi con le fattezze delle top, lasciando a bocca aperta chi li osserva. L’ ispirazione si rifà a Monet e al suo giardino acquatico. Isamaya Ffrench ha immaginato una ragazza che, dopo essersi tuffata in un lago, riemerge con una moltitudine di fiori  – in gran parte orchidee – appiccicati sulla pelle.

 

 

Il suo viso non può essere che liscio e luminoso. Per avvolgerlo di luce, la make up artist ha steso Mixing Medium Shine di MAC Cosmetics (il brand che accomuna tutti i prodotti) sulle guance, mentre ha “lucidato” le palpebre con del lipgloss. La pelle è stata uniformata grazie al fondotinta in stick Studio Fix Soft Matte, che si fonde con l’incarnato alla perfezione. Una spolverata di cipria, invece, si è rivelata imprescindibile per opacizzare le zone dove venivano fissati i fiori: alcuni sono stati applicati con la colla per ciglia finte, altri con un potente adesivo.  Questa eterea fioritura è il punto di forza di un make up annoverato tra i più spettacolari dei fashion show Primavera/Estate 2020.

 

 

L’ hairstyle, firmato da Anthony Turner, punta tutto sull’ effetto bagnato. La ragazza è appena uscita dal lago; la sua chioma, pettinata all’ indietro, viene raccolta in una coda bassa. Per concentrare l’attenzione sul make up, il focus del beauty look, Turner ha pensato a un’acconciatura essenziale ma perfettamente in linea con l’ispirazione di Isamaya Ffrench. Si è quindi servito di un vaporizzatore per spruzzare acqua sui capelli delle modelle fino a pochi secondi prima che sfilassero in passerella: ne è scaturito un hair look che accentua ulteriormente il fascino di creature che sembrano uscite da un dipinto impressionista.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Glitter People

 

“Ero la ragazza che non andava al ballo studentesco o alla propria cerimonia di laurea perchè troppo impegnata a lavorare con i produttori e a fare musica.”

Bebe Rexha

Photo by By נועם גואטה (Own work) [CC BY-SA 4.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], via Wikimedia Commons