Gucci goes to Hollywood: a Los Angeles ha sfilato la Gucci Love Parade

 

Gucci goes to Hollywood: per la sfilata che inaugura il periodo della rinascita (e coincide, peraltro, con il centenario della Maison), Alessandro Michele ha scelto come location l’ Hollywood Boulevard di Los Angeles. Un curioso destino, ultimamente, sta instaurando un legame tra Gucci e il Cinema. Il 9 Novembre è stata presentata a Londra la première di “House of Gucci”, il film nel quale Ridley Scott ripercorre l’ omicidio di Maurizio Gucci (con una splendida Lady Gaga nei panni di Patrizia Reggiani), mentre Milano si prepara a lanciare la pellicola questo sabato. Il 2 Novembre scorso, invece, lo storico brand fiorentino è approdato nella capitale del Cinema per un fashion show dal titolo pregnante, “Gucci Love Parade”. Ad introdurlo, un red carpet di divi hollywoodiani, popstar e fashionista da mozzare il fiato. Impossibile citarli tutti. Basti dire che Gwyneth Paltrow ha sedotto il parterre indossando un iconico tailleur pantalone in velluto rosso griffato Gucci by Tom Ford, e che i Maneskin hanno brillato per la loro presenza conquistando definitivamente il Paese a stelle e strisce. La sfilata si è tenuta lungo la Walk of Fame, dove i marciapiedi esibiscono le celebri stelle con incisi i nomi delle star e il TCL Chinese Theatre si erge imponente: uno scenario che l’ ambientazione notturna ha reso ancora più magico, tra lo sfavillio di un tripudio di insegne al neon e le luci variopinte dei riflettori che inondavano l’ Hollywood Boulevard. Qui, il sogno di Alessandro Michele ha preso vita. “Sogno” perchè, innanzitutto, il designer romano desiderava realizzare da tempo un fashion show nella “Mecca del Cinema”; in secondo luogo, cos’altro è il Cinema se non un sogno, la sua trasposizione sul grande schermo? Un sogno che ha il potere di far sognare. Non da ultimo, per Michele il Cinema rappresenta un’ eredità genetica, una passione che gli scorre nel sangue. Sua madre, con un background di assistente in una casa di produzione, gli ha trasmesso la fascinazione per la settima arte (che definiva “fabbrica dei sogni”) sin da quando era piccolissimo. Ripartire da Hollywood, contando sulla fama planetaria che vanta Gucci, è stato naturale. Prima, durante e dopo la sfilata abbiamo potuto assistere al trionfo di uno dei più prestigiosi marchi del Made in Italy, amato al punto tale da essere diventato uno status symbol. Ad avanzare sul catwalk, data la location, c’erano anche celebrity del calibro di Jared Leto, Macalauy Culkin e Jodie Turner-Smith, moderne incarnazioni delle divinità dell’ Olimpo hollywoodiano: in nessun altro luogo se non a Los Angeles il Cinema incarna un universo mitologico, con le sue Muse ed i suoi Dei. Lo show Gucci Love Parade li ha calati in un contesto tra l’ umano e il leggendario; modelli e modelle hanno sfilato in strada, come comuni mortali, ma in un viale fuori dal comune quale l’ Hollywood Boulevard. E’ stato interessante notare la valenza simbolica della “strada”, scelta quasi per sottolineare lo sdoganamento di alcuni leitmotiv dell’ estetica di Alessandro Michele: uno su tutti il genderless (adottato dagli stessi Maneskin, volendo fare un esempio). E poi la libertà, la piena affermazione di sè senza ricorrere a stereotipi, l’ esibizione di un’eccentricità che della libertà diviene parte integrante ed espressione pura.

 

 

La strada rimanda alla quotidianità, alla vita di tutti giorni. Ciò che prima poteva sembrare impensabile, stravagante, addirittura provocatorio, entra a far parte della realtà concreta grazie all’ amore – da qui il titolo “Gucci Love Parade”. “L’ amor che move il sole e l’altre stelle”, come scriveva Dante, in questo caso è l’ amore per il prossimo e per se stessi. Ma va anche considerato che la strada dove la sfilata si svolge non è una strada come ce ne sono tante: è la Walk of Fame dell’ Hollywood Boulevard, il viale delle stelle, il “cammino della celebrità”. Lo straordinario nell’ ordinario. Il sogno, l’ immaginazione, la meraviglia, aleggiano nell’ aria lungo tutto il percorso. Calpestare quel suolo è come calcare un palcoscenico, un luogo sfavillante e onirico dove ognuno si tramuta in una star. O, per meglio dire, nel protagonista della sua vita ideale, in cui i desideri più reconditi si fanno reali e ci si esprime senza timore, lasciando a briglia sciolta la fantasia oltre che il proprio vero io. E’ così che lo stile Gucci si coniuga con svariati riferimenti all’ iconografia cinematografica americana: cappelli da cowboy, abiti alla “Gilda” con lunghe maniche in pizzo, pepli argentei asimmetrici e iper plissettati, teatrali evening dress plastificati e bordati di ruches in tulle, stole a miriadi e pellicce eco indossate sulla pelle nuda, look ispirati a Cleopatra cosparsi di decori serpentiformi non passano inosservati, per quanto riguarda il womenswear. Gli elementi fetish abbondano; si declinano in bustini in lattice (anche sovrapposti agli abiti), reggicalze neri come se piovesse, calotte con ornamento jewel munite di catenella… contrapponendosi ad una femminilità d’antan che alterna le paillettes a un’ apparente sobrietà: alle spalline squadratissime fanno da contrappeso lunghi abiti in pizzo, accompagnati dalla tiara, oppure vestiti con strascico da diva anni ’30 impreziositi da miriadi di lamè e di piume. Tra gli iconici accessori che completano i look, citerò il più ricorrente: gli occhiali da sole cat-eye adornati da tre file di strass nella parte superiore. Rievocano l’epoca di Marilyn, delle pin-up, donando un accento di seduttività sfiziosa alla strabiliante Love Parade firmata Gucci. “Questa è Hollywood, la terra dei sogni. Alcuni si realizzano, altri no, ma voi continuate a sognare”, recitava la frase che concludeva il film blockbuster “Pretty Woman”: e il sogno di Alessandro Michele, non c’è dubbio, si è pienamente realizzato. (clicca qui per ammirare i look al completo)

 

 

“Sogno dunque sono”: incontro con Antonia Sautter, regina della creatività Made in Venice

 

Dire “Carnevale di Venezia” equivale a dire “feste”: sontuose, spettacolari, intrise di fascino e di suggestioni oniriche. Balli in maschera che sono un inno alla fantasia, ad un passato opulento come lo fu il ‘700 della Serenissima, a un’ eleganza fastosa ma estremamente raffinata. E dire “feste”, nella Venezia carnascialesca, equivale a dire “Ballo del Doge”. Vanity Fair lo ha definito “il più esclusivo al mondo”, e non a torto: allestito nella meravigliosa cornice di Palazzo Pisani Moretta, gioiello gotico affacciato sul Canal Grande, è senza dubbio l’ Evento per eccellenza. Definirlo “festa in maschera” sarebbe riduttivo. Partecipare al Ballo del Doge è inoltrarsi in un sogno, un regno palpitante di colori, emozioni, luci, suoni, un luogo incantato dove la realtà lascia spazio all’ immaginazione più squisita. Ogni angolo del Palazzo viene impreziosito da decorazioni sofisticatissime, sul palco si alternano fiabesche performance di artisti straordinari e gli ospiti, anzichè limitarsi ad assistere alla magia che prende vita a poco a poco, diventano gli autentici protagonisti della soirée. Per avere un’ idea dell’ atmosfera del Ballo, basta leggere i titoli e i temi assegnati alle sue edizioni: “…Because Dreaming is an Art” (2014), “Cupid in Wonderland” (2015), “The Secret Garden of Dreams” (2016), “The Magnificent Ephemeral – In praise of Dream, Folly and Sin” (2019), solo per citarne alcuni. L’ ideatrice di questo happening internazionale, un vero e proprio evento artistico oltre che mondano, è Antonia Sautter. Nata nel capoluogo del Veneto da padre tedesco e madre veneziana, Antonia riunisce in sè il pragmatismo teutonico e il gusto per il bello insito nel DNA degli abitanti della città lagunare. Il suo aspetto è nordico (occhi azzurri, capelli lunghi e biondissimi), la sua anima creativa allo stato puro. Si definisce “un’ artigiana sognatrice”, e ha diramato questa dote in più direzioni: la realizzazione di splendidi costumi ed accessori fatti a mano, l’ organizzazione di eventi luxury e, naturalmente, la direzione artistica del prestigioso Ballo del Doge. Era ancora una bambina quando, affascinata dalle abilità sartoriali di sua madre, iniziò a creare abiti. Da allora, lasciando la fantasia a briglia sciolta, ha intrapreso un percorso che anni dopo l’ avrebbe portata a fondare la Antonia Sautter Creations & Events. Il suo Atelier nel cuore di Venezia, poco distante da San Marco, è una sorta di “wunderkammer” del savoir faire artigianale. Costumi principeschi, compresi quelli d’ epoca realizzati per il Ballo del Doge, convivono con parrucche barocche, scarpine vellutate, sfarzosi kimono e borse ornate di arabeschi. Affianca il tutto un tripudio di preziose stoffe, stampe handmade e ricami finissimi, che utilizza per la creazione dei suoi accessori e della sua linea moda: entrambi, sono composti rigorosamente da pezzi unici. L’ ispirazione attinge perlopiù a Venezia, privilegiando velluti, damaschi, sete e broccati. La creatività, leitmotiv di una vita vissuta sulle ali del sogno, è valsa ad Antonia Sautter molteplici riconoscimenti, compresa l’ onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana di cui è stata insignita nel 2012. Affascinata dal suo talento e dal suo eclettismo (in qualità di costumista ha collaborato anche con svariate produzioni teatrali e cinematografiche), ho voluto fortissimamente ospitarla nel mio blog. Dal nostro incontro è scaturita l’ intervista che segue: una conversazione in cui sarà l’ icona veneziana stessa a raccontarsi e a raccontare la sua arte.

Pensare a Antonia Sautter e pensare a Venezia è un po’ un tutt’uno. Come definirebbe il suo rapporto con la città lagunare?

Sono nata e cresciuta a Venezia. Questa città è sempre stata per me un’ inesauribile fonte di ispirazione. Venezia non smette mai di stupirmi, di emozionarmi, di incantarmi. È la mia città, la sento nell’anima e la vivo da cittadina, luogo in cui ho scelto di rimanere proprio per la sua unicità, esempio unico di forza e resilienza e habitat naturale in cui coltivare le mie creazioni e ideare nuovi progetti. Non potrei immaginare di vivere in un altro luogo. Non ho mai ceduto alla comodità della terraferma e nonostante i disagi spesso affrontati negli anni soprattutto per l’acqua alta, niente potrà mai allontanarmi da questa città che amo profondamente.

 

Antonia Sautter al lavoro nel suo magico Atelier

Dopo la laurea in Lingue e Letterature Straniere all’Università Ca’ Foscari si è trasferita a New York, dove ricopriva il ruolo di amministratore unico di Venezia Mode (azienda leader nella distribuzione della moda Made in Italy). Cosa le mancava di più della Serenissima, quando viveva negli Stati Uniti?

Mi mancavano i tramonti, le passeggiate lungo le mie amate “Zattere”, i riverberi della laguna, il suo speciale ritmo in cui il tempo sembra avere più valore, tutta quell’atmosfera di Venezia che io vivo come un grande abbraccio.

La nascita del Ballo del Doge, il prestigioso evento che ha lanciato nel 1994, è associata ad una storia decisamente affascinante. Potrebbe raccontarcela?

Il Ballo del Doge nasce a Venezia nel 1994. A quel tempo avevo un mio piccolo negozio di artigianato veneziano dove vendevo le mie creazioni. Per una serie di circostanze inaspettate entrò Terry Jones, storico membro dei Monty Python, attratto dai piccoli e colorati pezzi di artigianato che realizzavo. Mi parlò di un docu-film per la BBC dedicato alla quarta Crociata. Si trattava di riscostruire un viaggio nella storia di Venezia e, con intraprendenza e un pizzico di audacia, convinsi Terry Jones ad affidarmi parte dell’organizzazione. Misi alla prova la mia creatività, cimentandomi nella realizzazione dei costumi, delle scenografie e dei set per le riprese televisive, coinvolgendo amici e conoscenti da tutta Europa in un’impresa che, senza saperlo, avrebbe segnato il mio destino. Parte del programma consisteva nel mettere in scena una grande festa in un prestigioso palazzo veneziano. Fu un tale successo che gli amici, coinvolti nel progetto, mi incoraggiarono a realizzare, l’anno successivo, una nuova festa. Mi piace pensare che quello fu il primo Ballo del Doge che, da quel momento, ha avuto luogo ogni anno a Venezia l’ultimo sabato di Carnevale diventando una vera e propria produzione artistica, una nuova tradizione, oggi conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo.

 

L’ opening del Ballo del Doge 2020

 

Parlando di sé stessa, ha tramutato la nota locuzione di Cartesio “Cogito ergo sum” in “Somnio ergo sum”. Come è sorto, in lei, questo gusto per il sogno, per il viaggio in altre epoche, per la sontuosità e la fiaba?

C’è una frase di un autore a me molto caro, Paulo Coelho, “Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”: questa frase esprime perfettamente il mio rapporto con i sogni e il mio modo di vivere la vita. Ognuno di noi cresce con il desiderio di realizzare i propri sogni e io credo di esserci riuscita. Questo lo devo, in primis a Il Ballo del Doge, ma anche a tutta la mia attività creativa che, basandosi sulla tradizione veneziana, mi ha portata ad aprire un Atelier, a creare una linea moda e a specializzarmi in grandi eventi. Un lavoro fatto di tanta passione, tenacia e creatività unite nel mettere in scena uno spettacolo che alza il suo sipario per una notte soltanto. Il Ballo è un luogo dove il tempo è sospeso e lo spazio perde i suoi confini reali. Mi piace definirlo “Il Sogno” perché non rappresenta soltanto il mio, ma è anche quello di tutti coloro che ogni anno scelgono di sognare insieme a me, siano essi ospiti o collaboratori. “Il Sogno” perché ognuno è libero di vivere questa esperienza nel modo in cui preferisce, esprimendo i propri desideri, le proprie aspirazioni attraverso l’arte del travestimento che riesce a svelare la vera essenza di ognuno di noi. A me piace pensare che chiunque scelga di partecipare al Ballo scelga di entrare in una dimensione onirica in cui tutto è possibile…o quasi.

 

Antonia Sautter sul palco del Ballo del Doge 2018

È appassionata di ricerca creativa, di savoir faire artigianale e delle sue espressioni più antiche, soprattutto rispetto ai tessuti e alle tecniche di lavorazione. Indicativo è il fatto che, a pochi passi da San Marco, abbia fondato un Atelier in cui vengono realizzati dei preziosissimi abiti e accessori su misura. Potrebbe dirci qualcosa in più al riguardo?

Mi considero una paladina del Made in Venice. Le mie creazioni, sia la linea moda che i miei abiti storici ed allegorici, sono interamente realizzati a Venezia. Il mio Atelier proprio dietro Piazza San Marco custodisce oltre 1.500 costumi, da me disegnati e creati per gli artisti del Ballo e per gli ospiti in oltre trent’anni di attività, tutti rigorosamente fatti a mano nel mio laboratorio a Venezia. Sono costumi di tutte le epoche e stili, da me reinterpretati in chiave fashion-glam. Non solo, quindi, costumi d’epoca filologicamente ispirati, ma anche allegorici, frutto della mia fantasia. Sono questi ultimi i costumi più scenografici e quelli a cui sono maggiormente affezionata: i miei abiti scultura, uno dei quali, Venetia, Regina dei Mari, è stato anche esposto alla Biennale d’Arte di Venezia nel 2017. L‘Atelier è aperto tutto l’anno, su prenotazione, ai visitatori che vogliano provare l’emozione di indossare una delle mie creazioni e magari realizzare un servizio fotografico per immortalare questa esperienza unica. Oltre ai costumi, ho un’altra grande passione che ho coltivato nella mia fucina tutta veneziana, un laboratorio artigianale dove realizzo la mia linea moda. Reinterpretando antiche tecniche di tintura e di stampa a mano, nascono collezioni immediatamente riconoscibili per la particolarità dei dettagli come le stelle che richiamano la Torre dell’Orologio di Piazza San Marco, il gotico fiorito delle trifore della Ca’ D’Oro, i fregi bizantini che si rincorrono sulle facciate dei palazzi e molti, molti altri ancora, tra cui le libellule simbolo di armonia, di amore, di trasformazione come realizzazione del sé al femminile e di libertà. La creatività al femminile è proprio per me sinonimo di libertà. Questi disegni vengono incisi con una sgubbia su tavolette di legno o linoleum e poi, assestando dei colpi di martello sullo stampo, prendono vita ricami indelebili dai colori scintillanti su velluto o seta pregiata. Sono capi di alta manifattura in edizione unica, interamente fatti a mano e decorati uno a uno. I materiali utilizzati sono morbidi velluti e sete cangianti. La collezione comprende abiti da sera, borse, scarpe, kimono, accessori e complementi per l’home decor come cuscini e puff, cornici per specchi, ventagli e arazzi. Tutto personalizzabile su richiesta del cliente. Ciascuna creazione comporta ore di attento lavoro e di studio: della giusta combinazione per trovare la nuance di colore perfetta, della scelta del velluto adatto, della realizzazione degli stampi attraverso i quali verranno realizzati i disegni sui tessuti. Pazienza, concentrazione, grande precisione e manualità sono le modalità con cui lavoro io, assieme alle mie sarte. Le mie creazioni sono disponibili al Venetia, il mio piccolo negozio-atelier situato dietro Piazza San Marco oppure nel nuovo e-commerce Antonia Sautter Boutique (https://antoniasautter.boutique/).

 

L’ abito “Venetia”, realizzato interamente a mano come ogni creazione di Antonia Sautter

Un novero di meravigliosi abiti d’epoca rende ancora più suggestivo l’ Atelier dell’ icona del “Made in Venice”

Il Ballo del Doge viene considerato l’evento mondano più esclusivo a livello internazionale. Come sceglie, di volta in volta, i temi che caratterizzano la festa?

La stampa, i media e gli ospiti che si sono susseguiti negli anni lo hanno definito il più sontuoso, raffinato ed esclusivo ballo in maschera del mondo, una delle dieci cose che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita. La mia ispirazione per ogni edizione de Il Ballo del Doge nasce dai miei sogni di bambina, dall’immaginario che mia mamma stimolava con la sua inesauribile creatività. E anno dopo anno è diventato una straordinaria produzione, un vero happening internazionale. Durante i lunghi mesi di preparazione per il Ballo già penso a come vorrei realizzare il successivo. L’ispirazione per me nasce proprio nel momento di massima operosità, quando sono immersa nel mio lavoro e circondata dai miei collaboratori. Quelli sono i momenti per me più preziosi e delicati. Attimi in cui per esempio dall’ascolto di un brano da sposare ad una nuova coreografia, la mia mente mi regala immagini e suggestioni che mi danno un’idea per il Ballo che verrà. Così inizio a pensare, ideare, realizzare bozzetti e personaggi per la nuova edizione. Per tradizione i temi del Ballo sono 3 e vengono declinati a seconda della narrazione scelta. I peccati capitali, l’amore eterno, il giardino dell’ Eden, una celebrazione di Venezia. Insomma, ogni anno la mia creatività, che corre a briglia sciolta, mi porta in territori sconosciuti nei quali non ho paura di addentrarmi e, attraverso la disciplina che mi caratterizza, riesco a domarla realizzando il mio sogno, Il Ballo del Doge.

 

Alcuni scatti che testimoniano la preziosità e la scenografia fastosa e accuratissima del Ballo del Doge

Sempre a proposito del Ballo del Doge, esistono aneddoti o VIP che ricorda in modo particolare e di cui vorrebbe parlarci?

Tante sono le personalità, gli imprenditori e le star dello sport che negli anni hanno scelto di vivere l’esperienza de Il Ballo del Doge. Spesso questi ospiti scelgono di uscire dagli schemi e utilizzano l’arte del travestimento che permette di giocare con sé stessi. C’è chi sceglie il totale anonimato coprendo il proprio volto completamente e chi invece vuole vestire panni insoliti o eccentrici. Ricordo con piacere una personalità del mondo musulmano, che volle vestirsi da Papa.

 

Costumi sfarzosi, atmosfere da sogno, artisti che coniugano la Commedia dell’ Arte con la fiaba…Il Ballo del Doge è tutto questo e molto altro ancora

A causa della pandemia di Covid, stiamo vivendo uno dei periodi più drammatici della nostra storia. Il lockdown ha determinato anche la sospensione delle favolose feste del Carnevale veneziano. Cosa pensa di questa situazione, sicuramente penalizzante? Una rinascita secondo lei è possibile o rimarremo ancorati al virtuale ancora a lungo?

Il Ballo del Doge nel 2020 celebrava la sua ventisettesima edizione giusto in tempo prima che calasse il sipario sul mondo della creatività, della fantasia, dello spettacolo in genere. Quest’anno non ho potuto mettere in scena il Ballo a causa delle restrizioni imposte per la tutela della salute pubblica. Tutti i miei ospiti, ormai per me diventati anche amici, mi hanno sostenuta e appoggiata in questo difficile momento. Il Ballo del Doge non è solo un evento mondano, ma una grande macchina lavorativa che coinvolge per molti mesi dell’anno tanti giovani. Runner, montatori, tecnici del suono e delle luci, vestieriste, truccatori, costumisti, sarti, facchini, attori, cantanti, ballerini, fotografi, operatori video, figuranti e molti altri. Una popolazione che conta su questo evento e su di me. Un evento di livello internazionale che permette loro di valorizzare il proprio mestiere, qualunque esso sia, di mettersi in mostra davanti ad un pubblico prestigioso. La sospensione è stata un duro colpo per me soprattutto pensando a tutti loro. Ho cercato però, il più possibile, di continuare a lavorare, a creare, insieme ai membri più stretti del mio team. Per fare in modo che il sogno non si fermasse, non si spegnesse la fiammella della fantasia. Siamo pronti a portare in scena una nuova magnifica favola, quando sarà il momento giusto. E garantisco fin d’ora che metterò tutte le mie forze affinché sia uno spettacolo da ricordare.

Il Ballo del Doge, in occasione del 1600simo anniversario della fondazione di Venezia, si è svolto in una speciale edizione virtuale incentrata su una serie di tableaux vivants ai quali hanno preso parte svariati artisti e performer. Che può raccontarci di questa iniziativa?

L’iniziativa realizzata per Fliggy (piattaforma travel di Alibaba) era parte di una più ampia serie di collaborazioni con attrazioni turistico-culturali in tutta Europa. Musei tra i più celebri al mondo come Il Louvre, Il Prado e il British Museum, avevano già realizzato live streaming attraverso questa piattaforma per continuare a tenere i riflettori accesi sul mondo dell’arte in questo periodo di chiusura. È stata un’opportunità molto importante e preziosa per me. Abbiamo regalato al pubblico cinese un Ballo del Doge a portata di smartphone con oltre 40 performers del mio cast artistico, che mi hanno accompagnata in un percorso di narrazione per presentare, attraverso i tableaux vivants da me ideati, Venezia e la tradizione del suo Carnevale. Le iniziative digitali, come la diretta live-streaming con Fliggy, sono occasioni perfette di visibilità e massima diffusione per continuare a tenere alta l’attenzione sull’arte, la cultura e la magia del Carnevale e di Venezia in tutto il mondo. L’evento con Fliggy è coinciso anche con i festeggiamenti per l’anniversario dei 1600 anni di Venezia. Un’occasione unica per ricordare al mondo la bellezza e la storia immortale di questa nostra meravigliosa città.

 

Gli artisti che si esibiscono durante l’ evento contribuiscono ad accentuarne l’incanto

Ha già deciso il tema su cui si focalizzerà il prossimo Ballo del Doge? E quale edizione, a tutt’oggi, ricorda con maggior soddisfazione?

Ho già scelto il titolo per la ventottesima edizione che sarà “Amor Opus Magnum”, ovvero l’amore è la grande ricchezza. La immagino come una rinascita, una festa straordinaria che si vestirà di nuovi colori per celebrare l’inizio di una nuova vita dove passione, creatività, tradizione, bellezza e arte troveranno nuovamente spazio per esprimersi in un’esplosione di joie de vivre e libertà. Ogni Ballo (e sono ormai 27!) è una nuova favola, legata a straordinari ricordi e densa di emozioni. Tutte le edizioni rappresentano l’espressione della mia creatività. Forse quella che ricordo con maggior affetto è stata “Il Ballo del Doge Rebirth and Celebration”, la venticinquesima edizione. Fu un traguardo simbolico, l’apoteosi dei festeggiamenti, ma anche una magica coincidenza: si celebrava infatti, nella stessa notte, anche il mio compleanno. Questo ha reso il tutto ancora più straordinario: 25 anni di Ballo del Doge, 30 anni di attività nella organizzazione di eventi e i miei 60 anni!

 

 

Per concludere, vorrei riaccendere i riflettori su Antonia Sautter. Sognatrice, creatrice, visionaria, amante del bello e…? Quale definizione aggiungerebbe, per completare la sua descrizione?

Sono una sognatrice…pragmatica e ottimista di natura. Ho sempre capito che per realizzare i sogni bisogna avere senso pratico e capacità organizzative, altrimenti rimarrebbero pura astrazione. Mi piace volare con la fantasia tenendo i piedi saldamente fissati al suolo. Sono costantemente alla ricerca della meraviglia e, curiosa di natura, mi piace mettere nelle cose quel dettaglio magico, in apparenza impercettibile, che fa la differenza e fa emozionare coloro che lo sanno cogliere. Sono tenace, al limite dell’ostinazione, e sono convinta che attraverso la volontà e l’applicazione si possa raggiungere qualsiasi traguardo. Dicono che sono coraggiosa e questo coraggio, forse, deriva dalla continua spinta ad osare che mi caratterizza. In concreto, sono una stilista di moda, designer di costumi d’epoca ma anche direttore artistico e organizzatrice di eventi. E a tutto questo voglio aggiungere, con fierezza, che sono donna! Fortemente convinta del valore aggiunto che il femminile possa portare nel mondo. Per me tutte le donne sono regine guerriere e affrontano ogni giorno con coraggio le loro piccole grandi sfide della vita. Da anni curo nel dettaglio e propongo, in diverse versioni, una sfilata spettacolo dove attraverso alcuni dei miei abiti dedicati alle grandi regine della storia e dell’immaginario, ripercorro uno straordinario universo femminile. Le regine storiche come Maria Antonietta, Caterina di Russia, Cleopatra, Teodora o quelle fantastiche come Titania, Sharazade, la Regina del Mare, la Regina dell’Amore, la Regina dei Peccati. Queste sono solo alcune delle personalità che ho scelto di portare in scena e a cui affido un messaggio di coraggio e di intraprendenza. Attraverso queste straordinarie protagoniste, della storia o dei sogni, cerco di esprimere le tante anime femminili che sono ancestralmente dentro ciascuna di noi. Un messaggio ad essere impavide e prendere consapevolezza dell’energia creatrice che ci caratterizza e ci rende uniche. Per non dimenticare mai che ogni donna è Regina nell’anima.

 

Abito “Caterina di Russia”

Antonia Sautter in una delle sue ricercatissime mise

Ancora una serie di scatti tratti da varie edizioni del Ballo del Doge

Abito “Veronica Franco”

Abito “Regina della Notte”

Abito “Cleopatra”

Antonia Sautter mentre rifinisce uno dei suoi spettacolari abiti d’altri tempi

I kimono, tra i capi più iconici dell’ Atelier

Night Blossom Pantuffe, slippers in velluto di seta stampato a mano impreziosite da finiture in oro e cristalli Swarovski

Venetia, la boutique a due passi da San Marco

Kimono platin con stampa giardino e insetti

Costumi d’epoca. Qui sopra: Caterina Cornaro, Giacomo Casanova e Maria Antonietta

Antonia Sautter nel suo regno

In queste immagini, dei magnifici pezzi appartenenti alla Home Collection

Due foto scattate sul red carpet della 77ma Mostra Internazionale d’ Arte Cinematografica di Venezia. Sfila “Venetia”, abito scultura di Antonia Sautter (nella foto, con tanto di mascherina gioiello), indossato per l’ occasione dall’ attrice Beatrice Schiaffino. L’ abito, in organza di seta, rappresenta Venezia attraverso i colori che evocano le albe del bacino San Marco. Le rose rimandano ai vortici dell’ acqua e il lungo strascico simboleggia il Canal Grande. “Venetia” è stato esposto alla Biennale d’Arte del 2017 nel padiglione Luxus come emblema dell’ artigianato d’ eccellenza veneziano.

 

All photos courtesy of Antonia Sautter Press Office

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Un’estate da red carpet e gli indizi di un autunno eclettico

Il Principe Maurice, con tanto di Flassy Mask, sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia

Nonostante la pandemia dilagante, l’ estate del Principe Maurice è trascorsa in un susseguirsi di progetti, sorprese ed eclatanti novità. Potremmo definirla un’ “estate da red carpet”, e non solo metaforicamente: le sue apparizioni sul tappeto rosso della 77ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia sono state salutate da un autentico tripudio di applausi e scatti. Merito, forse, anche di una stagione che lo ha decretato “Principe del Lido” a tutti gli effetti, supremo testimonial di un’isola che ha contribuito a riportare agli antichi fasti. “Il Lido veniva chiamata “l’Isola d’Oro”, racconta, “un secolo orsono era una delle mete turistiche più esclusive del mondo. Non è un caso che vanti tuttora un’ eccellente offerta ricettiva. Parliamo di strutture del calibro dell’ Hotel Des Bains, che Thomas Mann inserì in “La morte a Venezia”, dell’ Hotel Excelsior, prima sede della Mostra del Cinema, dell’ Hotel Ausonia Hungaria, che con la sua facciata di maiolica in stile Liberty è uno dei più splendidi edifici Art Nouveau che io abbia mai visto. La spiaggia dell’ isola, Bandiera Blu, è lunga dodici chilometri, il mare è trasparente, e poi c’è la Terrazza del Blue Moon che è il fiore all’ occhiello del litorale. Gestirla artisticamente mi ha permesso di scoprire il Lido a 360 gradi: ci sono due stupende riserve naturali del WWF, l’Oasi Dune degli Alberoni e quella di San Nicolò , chi ama lo sport può sbizzarrirsi tra impianti di tiro a segno, maneggi, campi da tennis e da golf…Sulla pista del piccolo aereoporto turistico, pensate, atterrò nientemeno che D’Annunzio con il velivolo tramite cui raggiunse Fiume. ” L’attenzione del Principe si focalizza anche sugli eventi che hanno reso celebre  l’Isola d’Oro: “La Biennale Cinema ovviamente è il top, ma in generale la location si presta a feste che definirei “alla Grande Gatsby“. Ho in mente di creare un Carnevale d’Estate che – Covid permettendo – verrà inaugurato l’ anno prossimo!” Oltre al resoconto dei mesi estivi del nostro eroe, in questa intervista troverete delle ghiotte anticipazioni relative ai suoi progetti autunnali. Ve li sintetizzo con un sibillino “Ciak, si gira!” che potrete approfondire qui di seguito…

Dopo un’estate per te sfavillante, eccoci arrivati all’ autunno: una stagione che spesso coincide con nuovi progetti, in cui si formulano i veri buoni propositi. Quali sono i tuoi? Mi riferisco sia ai progetti che ai propositi.

I progetti sono importanti, in vista, ma non sono ancora delineati. Una delle conseguenze dell’emergenza Covid è questa sorta di last minute su tutto. Un mio proposito è quello di   dedicarmi nuovamente al teatro: sto iniziando a scrivere un monologo dove, grazie alla tecnologia, riuscirei a interagire con un me stesso virtuale, olografico. Un altro progetto importante riguarda un’ulteriore evoluzione del format “dinner show”, non solo riferito alle atmosfere degli anni ‘20 e ‘30 del 2.0 ma che va oltre, si proietta in una modalità totalmente innovativa. Dobbiamo puntare sulle cene perché, purtroppo, la situazione dei locali è ancora penalizzata e non si sa per quanto tempo lo sarà. La collaborazione con Flavia sarà strettissima dal punto di vista dei costumi, perché conosce bene le mie esigenze. Con lei sono al sicuro! Il nostro rapporto ha un senso persino a questo livello. Oltre che su Flavia, poi, posso contare su dei collaboratori eccellenti: cito ad esempio Simone Fucci, alias Simon The Prince. Questo ragazzo straordinario che fa l’attore e il performer, ma in realtà è anche un ottimo regista, assistente regista e assistente di produzione, è diventato il mio braccio destro. L’ho portato con me sul red carpet della Mostra del Cinema! Dal momento che diffonde un messaggio importante sulla libertà di genere e sul rispetto delle identità sessuali, ho pensato di donargli questa magnifica vetrina. Ha avuto un successo notevole anche perché si muove sempre con molta naturalezza, con una grande eleganza.

 

Con Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema…

…e insieme all’ attore, regista e performer Simon The Prince

La tua estate al Lido, con tanto di red carpet alla 77ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, rimarrà negli annali. Quali fotogrammi porti impressi nella mente, di quella fantastica stagione?

Cominciamo proprio dalla Mostra del Cinema, dove sono stato invitato sia all’ apertura che in chiusura. Ho potuto piluccare qualche film, sebbene fossi molto impegnato. Devo dire che la mia amicizia con il direttore Alberto Barbera è diventata ancora più forte: lo ammiro tantissimo per il coraggio che ha avuto organizzando questo Festival in tempi di Covid. E’ stato qualcosa di esemplare non solo per l’ambiente del cinema, della cultura, ma in generale. Da Venezia è partito un messaggio rivolto al mondo intero: bisogna – in sicurezza – osare, fare, continuare a vivere. Io, come sai, ho portato avanti il mio progetto della Terrazza del Blue Moon al Lido; un progetto un po’ condizionato dalle regole anticovid,  ma anche sostenuto dall’ entusiasmo di chi ha collaborato con me e soprattutto delle strutture che mi hanno ospitato, perché la  bellissima Terrazza appartiene a Venezia Spiagge SpaVela Spa e la municipalità di Venezia  hanno mirato a valorizzare il restauro di quest’opera architettonica veramente straordinaria progettata dall’ archistar Giancarlo de Carlo a fine anni ’90. Il suo restauro è stato presentato l’anno scorso, ma la riapertura al pubblico quest’anno. Io sono stato il testimonial di questa sua nuova attività e la cosa mi ha gratificato e onorato. Lì ho vissuto dei momenti davvero magici, romantici e quasi esoterici, in comunione con la Luna. Siccome sono notoriamente “lunare” mi sono trovato perfettamente a mio agio, e ho potuto  dar  vita ad eventi speciali dedicati in particolare alla Luna piena. Devo dire che la visuale sul mare che si gode dalla Terrazza, in realtà, era lo spettacolo più bello!

 

Una spettacolare performance del Principe sulla Terrazza del Blue Moon

La Burlesque performer Giuditta Sin mentre si esibisce durante l’ evento “Blue Full Moon” del 3 Settembre scorso

Una suggestiva foto scattata la stessa sera dello show “Blue Full Moon”

Poco prima di approdare al Lido, però, hai vissuto un’esperienza – o sarebbe meglio dire una “High Experience” – in netto contrasto con il glamour della Mostra del Cinema, ma decisamente spettacolare a livello di emozioni e di contatto con la natura…Potresti parlarcene?

L’esperienza che ho vissuto è stata davvero agli antipodi della mondanità della Mostra, ma non meno entusiasmante. In Luglio ho trascorso una settimana a Livigno insieme a tutto lo staff di Metempsicosi. Sono tornato a collaborare con i miei vecchi amici dell’Insomnia, tra cui dj/producers quali  Joy Kiticonti, Ricky LeRoy, Mario Più, 00Zicky, tutti nomi che nel mondo della notte sono celeberrimi, per un esperimento nuovo chiamato “High Experience”: musica elettronica sperimentale fatta in alta quota per poche persone privilegiate e motivate. Mi sono abbandonato ad improvvisazioni vocali ed ho interpretato in libertà canzoni del mio repertorio. È stato stupendo! Lì, a più di 2000 metri di altitudine,  la scenografia è divina nel vero senso della parola; quella corona di montagne lascia senza fiato! Non si trattava solo di un esperimento artistico, bensì di un’esperienza totale dedicata ai sensi: degustazioni, passeggiate, fruizione della natura con i suoi profumi, scalate, attività anche avventurose…Mi sono cimentato in arrampicate bizzarre che non avrei mai immaginato, fuori esercizio come sono, di riuscire a fare! E’ stata una parentesi straordinaria in compagnia di amici carissimi con i quali ho condiviso momenti davvero unici. Voglio ringraziare gli organizzatori di questa incredibile avventura, in particolare Leonardo Brogi che è il manager della Metempsicosi e che, insieme ad alcuni sponsor locali, ha avuto l’idea di coinvolgerci in una full immersion da sogno. Hanno anche organizzato dei convegni: c’è stato un momento in cui ho dovuto raccontarmi ai presenti con la mia musica e sintetizzare il motivo per cui ero arrivato fin lì. E’ stata una sfida molto bella, sia dal punto di vista artistico che umano. Livigno è deliziosa! Tra l’altro, nel raggiungerla insieme a un caro amico, ho vissuto un’esperienza inaspettata. A Merano l’auto si è guastata! Abbiamo dovuto passare una notte in loco ed ho scoperto una città pazzesca, una parte di Italia – il Sud Tirolo – che mi ha incantato.  Al ritorno, mentre ero diretto a Milano, ho fatto tappa a Sankt Moritz e, ironia della sorte, mi sono ritrovato all’ Hotel Des Bains sapendo che dopo due giorni sarei arrivato all’ Hotel Des Bains del Lido di Venezia! Non c’è che dire, la mia estate è stata bellissima e speciale!

 

 

La High Experience di Livigno: sound elettronico ed esperienze multisensoriali ad alta quota

Il Covid, purtroppo, è ancora una realtà e le discoteche (almeno per il momento) rimangono chiuse. Ma un’icona come il Principe Maurice, con il suo talento, le sue competenze e la sua poliedricità, non è associabile esclusivamente al mondo della notte. In quali direzioni ti stai diversificando, oltre che nel dinner show?

Io nasco con il mondo della notte. Tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90 sono riuscito a creare qualcosa di alternativo e da lì è partito il progetto del Teatro Notturno. Questo progetto, però, si può portare ovunque e non solo nelle discoteche. Perché è un teatro che ha le sue atmosfere, a volte anche un po’ oscure, dark, ma con quell’ autoironia e quel senso del grottesco che lo rendono fruibile da tutti gli animi. Da qualche tempo a questa parte si è affacciata l’opportunità di una nuova carriera, sia cinematografica che nella fiction. Sono in cantiere parecchi progetti interrotti giocoforza a causa del lockdown. Per una miniserie a cui mi sto accingendo a prender parte c’è la concreta possibilità di essere programmati su piattaforme televisive importanti ed internazionali: si tratta di una serie criminale, d’azione, dove due bande di motociclisti si fronteggiano. E’ molto bello il messaggio che viene dato: le due gang fanno parte della malavita veneta, ma sono contrarie alla droga. Questo trasmette positività ai giovani e mi piace molto. Il titolo della serie è “Rockers”. Io interpreto un insospettabile notabile trevigiano che vive in una villa antica, ma ha una doppia personalità e traffica in armi e in diamanti. Sono molto cattivo! E’ qualcosa di bizzarro, perché non ho mai recitato in questo tipo di ruoli…sarà una bella prova d’attore! Ho sempre bisogno di stimoli e di provocazioni. Il fatto che il mondo della notte sia in crisi è per me un dispiacere, ma al tempo stesso uno stimolo per tentare nuove strade. E devo dire che sono abbastanza fortunato: la mia fama di performer spontaneo, abituato a improvvisare ma con una solida preparazione alle spalle, mi ha aperto strade che non avrei mai immaginato! Al mondo della notte devo tutto, anche la capacità di poter cambiare e di tornare, quando sarà il momento, sempre molto volentieri. Soprattutto per tutelare i diritti di chi in quel mondo lavora, diritti ancora adesso calpestati. Tornando a “Rockers”, la serie è stata presentata durante la Mostra del Cinema di Venezia nello spazio della Regione Veneto, in quanto è sotto il patrocinio della Film Commission regionale, della Film Commission Treviso e dell’associazione Ville Venete & Castelli perché gireremo soprattutto in quelle località. Non posso dire più di tanto se non che le riprese dovrebbero partire entro fine anno con tutte le precauzioni anticovid del caso. Non è facile, però credo che sia cosa buona e giusta iniziare. Bisogna reagire. Il messaggio della Mostra del Cinema è stato forte e chiaro: ricominciamo altrimenti ci perdiamo, ci abbandoniamo a un’inerzia che non ci appartiene. Soprattutto a noi italiani!

 

Una chicca in anteprima per voi: il trailer della serie “Rockers”!

 

La presentazione alla Mostra del Cinema di “Rockers”, serie destinata alle piattaforme TV  che vede Maurice tra i protagonisti

Uno scatto del party dedicato alla serie

Il Principe insieme all’ attore romano Mirko Frezza, protagonista principale di “Rockers”

Ti vedremo anche in TV: una splendida anticipazione, per tutti i lettori di VALIUM! La notizia è ancora top secret o può essere rivelata almeno in parte?

Si tratta di una trasmissione che è una sorta di candid camera, e visto che non hanno ancora girato tutte le puntate non può essere svelata. Per me è stata un’esperienza piuttosto forte, perché a un certo punto, all’ insaputa della vittima (non posso dire troppo, però cerco di spiegarvi), sono subentrati dei fattori umani e ho dovuto far forza su me stesso per calarmi nel ruolo del cinico che interpreto…Però ci sono riuscito! Mi sono detto: “Beh, ma allora posso fare anche il cattivo!”. E’ tutto collegato nella mia vita, c’è un legame un po’ per tutto…Mi arrivano degli indizi che poi si sviluppano, una serie di coincidenze sempre molto fortuite in cui mi trovo ad affrontare nuove sfide e soprattutto nuovi stimoli, che – specialmente in questo periodo – sono fondamentali.

Non molli mai, neppure la pandemia è riuscita a scoraggiarti…sei da ammirare! Sapevi che l’elemento alchemico collegato all’ autunno è il ferro? Il ferro come determinazione, forza di volontà, autocoscienza ed energia interiore. Quanto ti riconosci in queste caratteristiche?

Posso dirti che sono abituato a battere il ferro finchè è caldo! (ride, ndr) Non è che io sia privo di sconforti, però ritengo che la vita mi abbia temprato abbastanza, pur senza togliermi la sensibilità che in me proviene anche dall’ estro artistico. Mi riconosco parecchio nell’ elemento del ferro, anche se il mio vero elemento è l’acqua. Se reagisco, se mi rialzo ogni volta è perché ho avuto dei grandi esempi in questo senso: li ho seguiti e li porto avanti con quel coraggio che mi ha dato l’esperienza. Perché mi riconosco nell’ acqua? Il fuoco forgia il ferro, ma è l’acqua che lo tempra. La cosa più importante, nella metafora del ferro, è che non va fatto arrugginire! (ride, ndr) Il ferro puoi forgiarlo come vuoi, ma una volta che l’hai temprato rimane solido ed eterno soltanto se non lo fai arrugginire.

 

Un’ immagine “cosmica” e un po’ esoterica del Principe Maurice sulla Terrazza del Blue Moon

Quanto ha influito l’amore sul tuo rinnovato dinamismo?

Io vivo d’amore. Sono sempre vissuto d’amore, per cui dal momento in cui lo incontro sulla mia strada e lo riesco a conclamare mi sento più forte. E’ l’amore che mi fortifica. Ho la necessità di condividere, e la cosa bella riguardo alla mia unione con Flavia è che noi condividiamo anche le nostre passioni e le fomentiamo a vicenda, perché lavoriamo nello stesso ambiente. Nel vortice dell’estate scorsa, per fortuna, sono riuscito a ritagliarmi del tempo con lei, che è venuta a trovarmi in due occasioni, una delle quali è coincisa con un importante appuntamento veneziano: la Regata Storica. Siamo stati invitati dal Sindaco nella “machina”, la struttura istituzionale sul Canal Grande dove le autorità e i vip possono assistere comodamente a quello che è uno degli eventi più antichi, tradizionali e prestigiosi della Serenissima. Poi, per la prima volta nella mia vita, sono riuscito finalmente ad andare a vedere e a sentire l’opera che amo di più in assoluto, “Didone ed Enea” di Henry Purcell, in programma al Teatro La Fenice. Dato che a causa del Covid hanno dovuto eliminare molti posti a sedere, il direttore della scenografia Massimo Checchetto (che è anche il direttore artistico del Carnevale di Venezia) ha fatto trasferire tutte le poltrone dal parterre al palcoscenico, quindi si assisteva allo spettacolo sia dai palchi che dalle poltronissime genialmente sistemate lì dove normalmente si svolge lo spettacolo. Flavia ed io eravamo proprio “on stage” e guardando il parterre e ci sentivamo parte della scenografia dell’opera. Dietro di noi c’era la prua di una nave in costruzione: un elemento simbolico che trasmetteva un messaggio ben preciso. Era come dire “Stiamo costruendo questa nave e dobbiamo navigare insieme verso nuovi traguardi dello spettacolo.”, una metafora davvero bellissima.

 

La Regata Storica di Venezia: un evento che il Principe ha vissuto insieme a Flavia Cavalcanti, la sua “dolce metà”

Maurice e Flavia nel giorno della Regata

La coppia al Teatro La Fenice in occasione della messa in scena dell’ opera “Didone ed Enea” di Henry Purcell

Dopo anni di underground, ti stai affermando nel mondo dello spettacolo mainstream. Che sensazioni provi?

Diciamo che il mio personaggio inizia ad essere riconosciuto e guardato da media importanti perché sta uscendo un po’ di più allo scoperto nel mainstream. In fondo, anche la diatriba che qualcuno ha fomentato sul fatto che Achille Lauro mi imiti, che porti avanti il discorso del trasformismo, della fantasia, del riferimento storico, della trasgressione, tutti valori che ho fatto miei negli anni ‘90 con il Cocoricò, ha contribuito ad innalzare la fonte (ossia me stesso) oltre il livello dell’underground…Sabato 3 Ottobre, su RAI 2, “Tg2 weekend” ha proposto un servizio speciale dedicato al sottoscritto a cura della giornalista Carola Carulli. Era al Lido per la Mostra del Cinema e non le è sfuggito quello che stavo combinando sulla Terrazza del Blue Moon: è venuta a trovarmi insieme alla troupe, si sono entusiasmati e hanno voluto farmi questo omaggio. A proposito di Mostra del Cinema, le mascherine Flassy che ho sfoggiato all’ inaugurazione e in chiusura della kermesse hanno divertito anche il direttore Barbera, che si è complimentato tantissimo per il fatto di veder trasformato un “must have” sanitario in un feticcio fashion. Grazie all’ inventiva di Flavia e Vassy Longhi ho avuto l’onore di essere stato pubblicato come top mask assieme a Tilda Swinton! Ma la cosa bella delle mascherine, declinate anche in versione eccentrica come le mie, è che hanno salvato la Mostra del Cinema: è filato tutto liscio, senza contagi. Il messaggio era senza dubbio giocoso, fashion, glamour, ma salutare. Alla Mostra sono stato abbastanza iconizzato…Il cinema è una mia grande passione e non hai idea di quanto sia bello, per me, cominciare a viverlo da dentro. Sono molto emozionato e motivato! Sfilare sul red carpet è sicuramente un riconoscimento, qualcosa di prestigioso, piacevole, simpatico e, nel mio caso, anche ironico. Ho sempre indossato qualcosa che facesse sorridere, che si distaccasse un po’ da quei paludamenti che si vedono in giro. Ha funzionato e funziona ancora: il mio look è piaciuto ai fotografi e di conseguenza ai giornali. Il red carpet è stata una bella vetrina, l’ennesimo passo verso il mainsteram. Ringrazio la Biennale, ringrazio il direttore Barbera che mi invita sempre con grande piacere – un piacere reciproco, devo dire!

 

Ancora uno scatto del Principe alla Biennale Cinema 2020

Una curiosità a bruciapelo: qual è, a tuo parere, la differenza tra “successo” e “fama”?

Il successo lo hai quando realizzi i tuoi sogni, è più “personale”. La fama è il riconoscimento generale e possibilmente duraturo del tuo successo. L’una è l’auspicabile compendio dell’altro, un coronamento. Preferisco l’idea di successo a quella di fama. Certo che il fatto di essere riconosciuto, amato ed ammirato da tante persone diverse per età e condizione sociale, mi fa un piacere enorme. Innanzitutto perché ho notato che sono stati premiati, oltre al mio lavoro, la mia umanità e il mio rispetto per ogni tipo di impiego: per me siamo tutti importanti, quando lavoravo al Cocoricò anche la signora che puliva i bagni era una protagonista. Aver riscontrato il grande affetto nei miei confronti nel prestigioso contesto della Mostra del Cinema è stato molto gratificante e mi ha anche incoraggiato a portare avanti l’attività della Terrazza, qualcosa di non facile in tempi di Covid: sarebbe bastato un contagio per mandare all’ aria tutto.

 

Prima della rappresentazione di “Didone ed Enea” al Teatro La Fenice

Flavia tra le “poltronissime” sistemate on stage

Dove potremo rivederti, a brevissimo?

Ho appena ricominciato con i dinner show all’ Odissea di Treviso, ma ci saranno sviluppi anche in altre città.  In questo momento mi trovo a Milano e il fatto di essere con Flavia, che ha molte relazioni lavorando ad un ottimo livello nel suo settore, fa sì che stiano nascendo dei progetti in loco. Mi riferisco sempre a spettacoli che, purtroppo, non danno adito alle danze, visto che è a tutt’oggi proibito ballare. Vorrei esibirmi in svariate parti d’Italia. Come ti accennavo, il Covid ci ha abituati a confrontarci spesso con situazioni last minute, ma non è detto che dal last minute scaturiscano delle brutte cose. Anzi: c’è l’entusiasmo del dover far tutto subito, delle idee da sviluppare nell’ immediato… Ci sono già grandi progetti, variegati e ancora rigorosamente top secret che – nel caso andassero in porto – vi comunicherò nella prossima puntata di questa rubrica!

 

Maurice “in Terrazza” con il Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro

All’ evento mondano “No Paparazzi” della Mostra del Cinema insieme all’ artista internazionale Florence Aseult e ad alcune amiche

Biennale Cinema in versione glamour: cocktail party vip all’ esclusiva Terrazza Campari

Il Principe con Fabio Testi…

…con Ottavia Piccolo…

…e con Floriano Cattai, alias Lyzard, autore della serie “Rockers” oltre che raffinato sound designer e produttore di musica elettronica

La High Experience: l’elettronica tiene alto il suo vessillo anche sulle Alpi. Nelle foto qui di seguito, alcune immagini di Livigno e di Maurice insieme ai dj Joy Kiticonti e Mario Più

 

 

 

 

 

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

 

 

MIU MIU Twist Eau de Toilette: dal red carpet alla luna e viceversa

 

“No one can resist my twist”, dice  Elle Fanning nello spot di MIU MIU Twist. Ed ha ragione: magnetica come la luna, scintillante di riflessi argentei, briosa nella ricerca di ogni possibile assonanza del nome MIU MIU, il volto della fragranza nata da una sinergia tra Miuccia Prada e il naso Daniela Andrier incanta letteralmente l’audience. Oggi, l’iconico profumo viene lanciato in versione eau de toilette e torniamo a entusiasmarci per il mini-film che vede la Fanning protagonista sul set di una pellicola, travolgente e fantasiosa, ambientata sul suolo lunare. MIU MIU Twist Eau de Toilette rispecchia la personalità della sua testimonial: emana seduttività, vivacità, freschezza. Contemporaneo e vibrante, traduce l’essenza della MIU MIU Girl. Ama lasciare il segno e “sfilare” sul red carpet  sprigionando una potente scia olfattiva.

 

 

Tutto merito di un aroma che esordisce con frizzanti note di mandarino e fiori di melo, si addentra in un avvolgente cuore di ambra rosa e sigilla il suo jus tramite un fondo di legno di cedro dagli accenti intensi e sensuali. Elle Fanning, che nello spot della fragranza interpreta se stessa, è affiancata da uno stuolo di mutanti e da una splendida gatta persiana dal pelo candido. La luna piena troneggia sullo sfondo, l’atmosfera è magicamente cosmica. Dal red carpet alla luna, insomma, e viceversa: siete pronte a replicare il percorso della biondissima co-star di “Maleficent”?

MIU MIU Twist Eau de Toilette è disponibile nei formati da 30, 50 e 100 ml.

 

MIU MIU Twist in versione Eau de Parfum e Eau de Toilette

Elle Fanning nella campagna del profumo

 

 

 

Gigi & Bella

La ad campaign Fendi PE 2017 (Photo by Karl Lagerfeld)

Gigi e Bella, Bella e Gigi: citare il cognome sembra quasi superfluo per le due top del momento, quotatissime e super richieste da tutto il fashion world. Gigi bionda, Bella bruna, entrambe di una bellezza sensuale e esotica, le sorelle Hadid spopolano in passerella, in copertina, nelle advertising campaign dei brand più prestigiosi. Due esempi su tutti? Ultimamente le ritroviamo protagoniste, in coppia, della campagna Other rooms – Other voices scattata da Karl Lagerfeld per Fendi e che della ad P/E 2017 di Moschino, dove appaiono assediate dai paparazzi e bombardate dai flash. Un po’ una metafora della loro daily life, insomma, che le vede calamitare l’ attenzione generale sia come modelle che come celebs: un traguardo raggiunto nel giro di pochi anni di carriera. Chiamiamola predisposizione genetica ma Gigi e Bella, classe ’95 e ’96 rispettivamente, figlie dell’ immobiliarista arabo-palestinese Mohamed Hadid e della ex top olandese Yolanda Foster, la moda l’ hanno respirata fin dai primi vagiti. Non a caso anche Anwar, il loro fratello diciassettenne, ha debuttato da oltre un anno nel fashion biz e sembra destinato a replicare il boom delle sorelle maggiori. Intanto l’ ascesa delle due Hadid prosegue indefessa: fresche del titolo di “Modella dell’ Anno” entrambe, non smettono di far parlare di sè. E accanto alle news che ne evidenziano i ruoli di testimonial  (di Maison del calibro di Dior, Bulgari, TAG Heuer per Bella o di Tommy Hilfiger, Max Mara e Reebok per Gigi, naturalmente solo per citarne alcune) e tappe professionali quali la copertina del primo Vogue Arabia (con tanto di velo ricoperto di cristalli) o l’ esordio come angelo di Victoria’s Secret di Gigi, trovano spazio i red carpet “intriganti” (vedi il vertiginoso spacco sfoggiato da Bella a Cannes) e il gossip. Rispetto a quest’ ultimo punto, in particolare, ci è dato sapere che sia Gigi che Bella hanno un debole per i musicisti: fidanzatissima con Zayn Malik (ex One Direction) Gigi, che ha recentemente immortalato per la ad campaign P/E 2017 Versus Versace, Bella ha alle spalle una love story con The Weeknd della quale  i tabloids sono tuttora ghiotti. Tra le due sorelle, comunque, nonostante la carriera comune nessuna rivalità. Semmai – come hanno più volte dichiarato – tanta complicità e intesa. Due tipi di bellezza, due look, due personalità diverse ma unite all’ insegna della complementarietà. Nella gallery che segue, un incalzante “face to face” delle Hadid sisters tratto da alcune delle passerelle su cui hanno sfilato insieme.

Gigi per Fendi PE 2017

Bella per Fendi PE 2017

Gigi per Versace PE 2017

Bella per Versace PE 2017

Gigi per Marc Jacobs PE 2017

Bella per Marc Jacobs PE 2017

Gigi per Anna Sui AI 2017/18

Bella per Anna Sui AI 2017/18

Gigi per Bottega Veneta PE 2017

Bella per Bottega Veneta PE 2017

Gigi per Moschino PE 2017

Bella per Moschino PE 2017

Gigi per Max Mara PE 2017

Bella per Max Mara PE 2017

Il close-up della settimana

Zendaya al MET Gala 2015

 

Il conto alla rovescia è terminato: New York si prepara ad ospitare l’ evento più glamour dell’ anno. E’ fissato per il 2 Maggio l’ appuntamento con il MET Gala 2016, l’ opening della mostra allestita presso l’ Anna Wintour Costume Center  del Metropolitan Museum. Il consueto red carpet “stellare” darà il via a un’ esposizione incentrata sulla contrapposizione tra il savoir faire artigianale dell’ Haute Couture e gli strumenti tecnologici che, indissolubilmente associati al Prèt-à-Porter, hanno favorito l’ odierna produzione di massa. Manus x Machina: Fashion in an Age of Technology, questo il titolo della mostra curata da Andrew Bolton, si snoderà in un percorso mirato a evidenziare la progressiva e costante influenza della tecnologia nella manifattura del fashion. “Manus x Machina” o, forse, “Manus versus Machina”, in un continuo confronto che rivela la dicotomia tra due realtà opposte e annesse al tempo stesso, capisaldi ex aequo della moda targata Terzo Millennio. Un parallelismo che affonda le radici nella rivoluzione introdotta dalla macchina da cucire due secoli orsono: quando la “macchina” sostituisce l’ago e il filo ha inizio un vero e proprio mutamento socio-culturale. All’ abito su misura, il pezzo unico creato in esclusiva, succede una produzione massiccia che estende il gusto di essere à la page a un sempre maggior numero di donne. Strumento emblematico che segna il passaggio dall’ artigianalità alla confezione, la macchina da cucire permette alla moda di entrare nel quotidiano. Il che non pregiudica le sorti dell’ handmade, gradualmente associato a un nuovo prestigio: da un lato, dunque, la sopraffina manualità, dall’ altro l’evoluzione di tecnologie sempre più sofisticate – come i contemporanei tool digitali – che donano un indiscusso valore innovativo all’ outfit. La mostra del MET, aperta al pubblico dal 5 Maggio al 14 Agosto, illustrerà questo significativo rapporto attraverso 150 capi che alternano l’ Haute Couture al Prèt-à-Porter: Yves Saint-Laurent, Christian Dior, Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli per Valentino, John Galliano, Yohji Yamamoto, Sarah Burton per Alexander McQueen, Chanel Haute Couture, Iris Van Herpen, Prada, Issey Miyake, Balenciaga, Raf Simons, Karl Lagerfeld e molti altri ancora saranno i designer che parteciperanno all’ evento con le loro creazioni. Preziosi abiti che hanno preso forma grazie ad ore e ore di lavorazione artigianale si affiancheranno a capi in stampa 3D, tagliati al laser, modellati tra computer e ultrasuoni, descrivendo la nuova frontiera del fashion in live workshop che ne mostreranno le procedure. Non è un caso che sia Apple a sponsorizzare la manifestazione. D’altronde, che si tratti di manualità o tecnologia,  un leitmotiv accomuna da sempre qualsiasi creazione di moda: la sua sublime, intrinseca magia.

Per saperne di più: http://www.metmuseum.org/press/news/2015/ci-spring-2016-exhibition

Photo by Mrhughessdemk (Own work) [CC BY-SA 4.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], via Wikimedia Commons

Guo Pei: chi è l’ideatrice dell’ abito di Rihanna

L’abito di Guo Pei sfoggiato da Rihanna al Met Gala

 

Il countdown è terminato: la mostra China: through the looking glass, super evento del Metropolitan Museum di New York, apre oggi i battenti. Un’ inaugurazione attesissima e anticipata per le star, che come ogni anno hanno potuto ammirare in anteprima la straordinaria esposizione in occasione del Met Gala con conseguente “gran parata” di spettacolari mise da red carpet. Rihanna si è rivelata, in questo senso, ancora una volta vincente: spetta infatti alla pop star originaria delle Barbados la palma del look più immortalato e commentato in assoluto, un sontuoso mantello giallo profilato in pelliccia dal lunghissimo strascico in broccato che ha richiesto l’ aiuto di tre persone durante la salita della scalinata. L’ abito, abbinato a preziose decollètè, choker in pendant ed un elaborato diadema gold, ha immediatamente suscitato la reazione scatenata del popolo del web: paragondolo di volta in volta a una frittata, a una pizza ed alle uova strapazzate,  i meme sui social network hanno impazzato dando luogo ad un vero e proprio fenomeno virale. Nonostante i commenti ironici, il tam tam mediatico non si è rivelato privo di risvolti positivi. Come quelli, ad esempio, di creare un enorme interesse attorno alla figura dell’ ideatrice dell’ outfit, la designer cinese Guo Pei, che vanta ben ventisei anni di onorata carriera nella Haute Couture pechinese. Nata nella capitale cinese nel 1967, agli albori della Rivoluzione Culturale, nel CV di Guo Pei figurano studi di Fashion Design alla Bejing Second Light Industry School e un’ esperienza decennale presso un brand di womenswear, Tianma. E’ il 1997 quando a Pechino fonda il  proprio marchio, Rose Studio. Appassionata di Couture, realizza il suo sogno in seguito ad una visita al parigino Musée de l’ Armée: rimane talmente colpita da una delle divise militari di Napoleone Bonaparte da voler realizzare un “epico” abito da sera interamente costituito da fili d’ oro, che richiederà un anno di lavorazione e l’ apporto di ben cento ricamatrici. Tra le sue più celebri creazioni figura  l’ evening dress indossato dalla cantante e attrice Song Zuying in occasione delle cerimonie di apertura delle Olimpiadi del 2008, uno scenografico abito tempestato da 200.000 cristalli Swarovski realizzato nel tempo record di due settimane. Lo stile di Guo Pei, divenuto ben presto iconico, è ricco di contaminazioni derivanti dalle antiche fiabe cinesi e occidentali e risalta per un prezioso mix di motivi presi in prestito dai vasi Ming, iconografia persiana ed elementi Barocchi. L’ opulenza degli ori si affianca agli arabeschi sottili bianchi e blu e rifulge in tutto il suo splendore negli immaginifici uccelli piumati di matrice persiana. Maestose, teatrali, le creazioni di Guo Pei si ispirano ad un Oriente di cui riprende reminescenze e suggestioni ad ampio spettro. Al tempo stesso, la propria visione geometrica la spinge verso una ricerca sartoriale dalle modalità avantgarde, combinate con i più squisiti elementi della tradizione in un amalgama suggestivo  e di enorme impatto.

 

Fall/Winter 2010/11

 

Colori decisi come lacche cinesi, molto oro, nuance pastello, contrasti cromatici deliziosamente organizzati appartengono alla tipica palette di Guo Pei, che per le creazioni scenografiche e riccamente elaborate è stata paragonata a designer quali John Galliano e Alexander McQueen. In realtà, la stilista ha affermato che durante gli anni dei suoi studi alla Second Light Industry School giungevano a malapena, a Pechino, gli echi della moda occidentale, concentrata all’ epoca sul boom di Azzedine Alaia e sull’ inarrestabile ascesa di John Galliano. Particolarissime risultano anche le sue scarpe, dal singolare platform e preziosamente decorate, che citano lo stile delle tradizionali calzature indossate dalle Imperatrici Manciù e dalle Principesse della dinastia Qing – e che costringono spesso le modelle, in passerella, a deambulare con il sostegno di un accompagnatore.

 

Dal fashion show Story of the Dragon, Pechino Maggio 2012

 

Il percorso espositivo della mostra China: through the looking glass include due ricercate creazioni firmate Guo Pei: Magnificent Gold, un abito realizzato dodici anni fa e talmente maestoso da occupare un’ intera stanza, e Blue and Porcelain, ispirato alle celebri porcellane cinesi. Tra i progetti futuri della stilista rientra il suo ingresso nel Prèt-à-Porter. Il lancio della sua prima collezione è previsto entro la fine dell’ anno: principale intento del progetto è rendere le sue creazioni accessibili ad un pubblico quanto più vasto possibile.

 

Fall/Winter 2010/11

 

Fall/Winter 2010/11

 

Il close-up della settimana

 

E’ stata lei, splendida e raggiante in un abito da favola firmato Chanel, ad aggiudicarsi l’ Oscar: il nome di Julianne Moore era, d’ altronde, uno dei favoriti assoluti tra i candidati all’ ambita statuetta. E se in Still Alice, nell’ intenso ruolo di un’ insegnante colpita dall’ Alzheimer ha fornito la miglior prova d’attrice, altrettanto applaudite sono state le sue apparizioni sul red carpet all’ insegna di un alto tasso di glamour e della più squisita eleganza. Ma le altre star non sono state da meno. Il dress code dell’ abito lungo e dei gioielli in evidenza è stato rigorosamente rispettato, personalizzato a dovere da creazioni da sogno ideate dai più rinomati designer internazionali. Il Made in Italy, al riguardo, ha saputo tenere alto il proprio scettro: “incantevole” è stato il giudizio unanime riservato alla Keira Knightley in Valentino pre-maman, una nuvola di chiffon rosa con dettagli floral e romantiche scritte, mentre sontuosa è apparsa Laura Dern nel long dress argentato effetto armatura di Alberta Ferretti. E’ caduta su Atelier Versace la scelta di Scarlett Johansson – magnifica, in un sensuale abito verde smeraldo con collana Swarovski in tinta – e di Jennifer Aniston, le spalle nude e il corpo fasciato da scintillante tessuto color cipria. “Re Giorgio” non poteva mancare: suo l’ elegante vestito nei toni del grigio sfoggiato da Naomi Watts; un’ eccellenza tutta italiana che ha brillato anche negli accessori, come la preziosa clutch Ferragamo abbinata da Jennifer Lopez a una fiabesca creazione in tulle di Elie Saab Haute Couture con décolletè “a vista”. Opzione Elie Saab anche per Emma Stone, iper-sofisticata in un abito lime tempestato di pietre. Dakota Johnson e Rosamund Pike, di rosso fuoco vestite, hanno stupito tutti in fiammanti long dress firmati, rispettivamente, Saint Laurent e Givenchy: la prima esibendo un abito con vertiginoso spacco, la seconda sottolineando la silhouette con linee fascianti  ed applicazioni di rose in boccio. Fedele al pink che le fu di buon auspicio, invece, una sublime Gwyneth Paltrow in monospalla Ralph & Russo impreziosito da una vistosa rosa, mentre è su un deciso total white adornato di ricami e perle che ha puntato Lupita Nyong’o, per un look di grand’ effetto griffato Calvin Klein.

Il close-up della settimana

 

Prenderà il via oggi stesso la 71ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, diretta da Antonio Barbera. Come ogni anno, ad alzare il sipario sulla Mostra sarà la cerimonia inaugurale tenuta in Sala Grande e presieduta, per questa edizione, dalla madrina Luisa Ranieri. Sono 20 i film in concorso per la sezione Venezia 71, mentre ammontano a 17 le pellicole Fuori Concorso e a 18 i film della sezione Orizzonti. Film d’apertura sarà Birdman or (the Unespected Virtue of Ignorance) diretto da Alejandro Gonzales Inarritu, una black comedy in gara per Venezia 71, mentre la sezione Orizzonti verrà inaugurata con la proiezione di The President dell’ iraniano Mohsen Makhmalbaf. L’ Oréal Paris – al suo settimo anno in qualità di sponsor e make up artist ufficiale della Mostra – in omaggio ai valori che condivide con la settima arte ha creato Lips Code by Color Riche, una collezione in limited edition ispirata al favoloso mondo dei tessuti. Cinque rossetti per cinque stili da red carpet, ognuno idealmente associato ad un look: il tulle, lo smoking, la seta, a pelle e il velluto. Sono le labbra, infatti, il punto focale su cui il celeberrimo brand gioca le sue carte vincenti per questa edizione della kermesse, e dedica la Venice Collection 2014 a lipstick che del tulle hanno la sofisticata trasparenza, del velluto la morbidezza raffinata, della pelle la grinta futurista, della seta l’eleganza e dello smoking tutto il glamour de luxe.


 

I cinque lipstick includono tonalità declinabili in look seducenti e straordinariamente d’effetto:

Romantic Tulle, Color Riche 231 Sepia: un look essenziale ispirato alle trasparenze ed ai volumi leggeri del tulle. Nei toni del beige, crea una allure romantica sottolineata dalle labbra ‘sepia’ e da guance rosate. Sugli occhi, solo un velo di mascara per rendere  la bocca protagonista assoluta.

Think Silk, Color Riche 163 Orange Magique: incarnato candido, labbra di un magico orange che ricorda il sole al tramonto e sguardo blu oceano sono gli ingredienti di un make up suggestivo e prezioso, proprio come la seta pregiata.

Papillon Obsession, Color Riche 115 Rouge Corail: un look da red carpet contrassegnato dall’ originalità e dal glamour contemporaneo non può evitare di contemplare uno smoking al femminile. Abbinato a labbra rouge corail che catturano lo sguardo e ad occhi  evidenziati da un vistoso grafismo a base di eyeliner, garantisce la quintessenza dell’eleganza e della seduttività.

Perfect Velvet, Color Riche 297 Red Passion: Texture vellutata, sofisticatezza e rigore. Ecco il make up ideale per un look che inguaina il corpo nel colore puro e mette in risalto labbra red passion grondanti di charme. Le palpebre si illuminano dei toni del nude e le ciglia si allungano, vestendosi di abbondante mascara.

Leather Lover, Color Riche 285 Pink Fever: un make up che ama sondare le molteplici sfumature della seduttività, al tempo stesso sensuale e graffiante. Le labbra si fanno provocanti tingendosi di colore pieno grazie alla nuance Pink Fever e si abbinano ad occhi magnetici, enfatizzati da un effetto smokey eyes in gradazioni bronzo. Per rendere il look di massimo impatto, sono banditi sia la matita per occhi che l’ eyeliner.

 

Il close-up della settimana

 

Dive da red carpet: il Festival di Cannes non terminerà che domenica prossima e, dal momento che siamo ancora in pieno clima di glittering showbiz e passerelle rosse, un blitz alla ricerca degli outfit più glamourous e degli stili più sorprendenti era decisamente d’obbligo. Tra i look che si sono contraddistinti per il forte impatto unito a classe ed eleganza sicuramente rientra quello di Cara Delevingne, British model patriotticamente fedele a Burberry, che ha creato per lei uno splendido abito su misura in total black squisitamente ornato di pizzo. Molto acclamati anche i gioielli indossati dalla star, uno straordinario set costituito da pendenti, collier ed anelli firmati Chopard. Un make up dai toni classici, ma chic, ha fatto il resto: ombretto dark a mettere in risalto i celebri occhi azzurri, lipstick scarlatto e il dettaglio, ormai un trademark di stile, delle sopracciglia folte e spesse a incorniciare lo sguardo hanno sottolineato egregiamente la sofisticata seduttività di Cara. Ben poco da aggiungere -la foto parla da sè – se non un commento: icone si nasce.

Buon mercoledì.