Glitter People

 

” Sono un po’ più vecchia, ho girato il mondo, ho passato un sacco di tempo a New York e a Parigi e in molti posti stimolanti, e mi sento ancora un’ aliena.”

FKA Twigs

 

 

Photo by By Dmitriy Semyonushkin (Own work) [GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html) or CC BY 4.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/4.0)], via Wikimedia Commons

Punk London: i 40 anni del Punk tra celebrazioni…e falò

Alexander Wang

Mancano solo due giorni alla data clou di Punk London, l’ intero anno di festeggiamenti che – tra tributi e una lunga serie di iniziative – Londra dedica al 40mo anniversario del Punk: il 26 Novembre del 1976 usciva infatti Anarchy in the UK, il singolo d’esordio dei Sex Pistols. All’ epoca, la band capitanata da Johnny Rotten e prodotta da Malcolm McLaren esplose come una bomba e marcò l’ inizio di un’ era all’ insegna della ribellione in cui sound, look e attitude veicolavano, con la stessa forza impattante, un messaggio provocatorio e irriverente. Suoni grezzi, borchie, chiodo, creste colorate, spille a balia, cuoio ed elementi fetish a profusione ci riportano, come brevi flashback, ad anni in cui Londra si riappropriò del ruolo di capitale di movimenti innovativi sfociati, in questo caso, in un nichilismo in lotta contro società ed istituzioni, ma anche contro tutta la musica antecedente al Punk. Quarant’ anni dopo, è ancora il 26 Novembre  la data scelta da Joe Corré, figlio di Vivienne Westwood e Malcolm McLaren oltre che fondatore del brand Agent Provocateur, per l’ evento che lo vedrà protagonista di un gesto di rottura: il rogo di memorabilia Punk del valore di 5 milioni di sterline. Una ribellione alla “ribellione istituzionalizzata”, la sua, un j’accuse contro la benedizione del Punk da parte dell’ establishment che rischia di tramutare, secondo Corré, una subculture in “pezzo da museo” privandola di tutta la sua carica sovversiva. Al grido di “Burn Punk London”, il falò distruggerà simbolicamente i cimeli che il figlio dei guru del Punk ha collezionato finora, non ultimi svariati abiti venduti dalla boutique Seditionaries: è impensabile trascurare la valenza rivoluzionaria che il movimento apportò nella moda. Ne sono prova le innumerevoli citazioni, rivisitazioni e letture proposte tuttora dai fashion brand. Perchè, sdoganato dalle istituzioni o meno, un dato di fatto rimane innegabile: il Punk ha fatto storia.

Moschino

Valentino

Undercover

N.21

Philipp Plein

(I look sono tratti dalle collezioni FW 2016/17)

“Stephen Jones: Souvenirs”: appuntamento a 10 Corso Como con Stephen Jones

Stephen Jones per Moschino FW 2016/17

 

Il primo cappello lo creò ornando con un iris di plastica color argento un portapillole rivestito di crepe de Chine: era la metà degli anni ’70 e Stephen Jones si accingeva ad affrontare uno stage in modisteria organizzato dalla Saint Martin’s School of Art. Quarant’ anni dopo, l’ aspirante hatter si è tramutato nel cappellaio per antonomasia, artista rinomato e richiestissimo da rockstar, celebrities e teste coronate. L’ ingegno creativo di Stephen Jones è andato affinandosi attraverso un iter che, dall’ era New Romantic e dalle prime creazioni per gli habitué del Blitz di Steve Strange, l’ ha visto inaugurare una modisteria propria ed intrecciare collaborazioni con i designer più innovativi del fashion biz – tra cui Jean-Paul Gaultier, John Galliano, Vivienne Westwood e Rei Kawakubo, solo per citarne alcuni – annoverando fin da subito clienti del calibro di Lady Diana Spencer. Visionario, estroso, geniale, Jones ha saputo imporsi con uno stile che ha conquistato le passerelle così come  il panorama underground: le sue creazioni iconiche sorprendono ogni volta per l’ alto tasso di eccentricità e di ricercatezza artigianale. Un cappello di Stephen Jones è arte pura, magia, espressione di uno spirito intuitivo e brillante. Non stupisce che, nel 2010, il talentuoso cappellaio sia stato premiato con l’ onorificenza di Ufficiale dell’ Ordine dell’ Impero Britannico. Oggi, è Jones stesso a ripercorrere le tappe della sua straordinaria carriera e lo fa in Stephen Jones: Souvenirs, un libro scritto a quattro mani con Susannah Frankel che si avvale della prefazione di Grace Coddington: nel volume, edito da Rizzoli, un gran numero di schizzi, immagini di “making of”, illustrazioni, appunti e foto personali arricchisce di preziose testimonianze il racconto biografico. Il favoloso universo di Stephen Jones viene svelato pagina dopo pagina, coinvolgendo il lettore nel suo mood esplosivo. Ed addentrandolo nei meandri di quell’ estro onirico che, da mero accessorio, tramuta un cappello in creazione tout court.

Stephen Jones sarà stasera a Milano, alle ore 20, per il book signing del libro: un appuntamento imperdibile organizzato in occasione del 25esimo anniversario di 10 Corso Como.