Il close-up della settimana

Jeremy Scott con Madonna al MET Gala 2017 . Foto (cropped) di Danilo, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Dopo dieci anni di successi, Jeremy Scott lascia la Direzione Creativa di Moschino. Le strade del designer statunitense e del brand che Franco Moschino fondò nel 1983 si dividono. In molti si chiedono quale sarà l’esito di questa separazione: Scott, infatti, ha saputo egregiamente interpretare lo spirito del marchio. Sembrava impresso nel suo stesso DNA. L’ironia, l’irriverenza e l’estro dell’ indimenticato Franco Moschino (venne a mancare nel 1994) sono gli identici valori di riferimento di Jeremy Scott, che li ha riproposti in chiave ancora più pop e giocosa. La cifra stilistica di Scott, intrisa di una potente vena dissacratoria, mixa elementi camp, personaggi dei cartoon, icone e simboli del consumismo rielaborandoli con straordinaria inventiva. Il senso dell’ umorismo – da non confondersi con il sarcasmo – troneggia in un tripudio caleidoscopico di colori, gioia di vivere e citazioni: da Sponge Bob a Barbie, dalla logomania ai colossi del fast food. In questo vortice rientrano memorabili collezioni, come quella “devastata dalle fiamme” (l’abito che incorpora un enorme chandelier è diventato un cult), ma anche omaggi al cinema di Fellini e al magico mondo del circo. Senza dimenticare l’orsetto adorato da Franco Moschino, che Jeremy Scott ha rivisitato genialmente e tramutato persino in un profumo. Lo stilista, nato nel 1975 a Kansas City, era al timone creativo di Moschino dal 2013 e ha debuttato con la collezione Autunno Inverno 2014/15 del brand.

 

Un look Moschino per la Primavera Estate 2023

Le celebrities lo venerano letteralmente. Tra le sue fan più sfegatate spiccano Rita Ora, Katy Perry, Madonna, Miley Cyrus, Rihanna, Jennifer Lopez e Lana Del Rey, per fare solo qualche nome. Katy Perry, peraltro, non è passata inosservata in un surreale abito chandelier firmato Moschino al MET Gala 2019, l’edizione dedicata al camp. Oggi, Jeremy Scott dice addio al Gruppo Aeffe, la società di cui fanno parte, oltre a Moschino, marchi come Alberta Ferretti, Philosophy e Pollini, con la collezione Autunno Inverno 2023/24 che ha presentato alla Milano Fashion Week. “Sono fortunato ad aver avuto l’opportunità di lavorare con una forza creativa qual è Jeremy Scott. Voglio ringraziarlo per il suo impegno decennale nei confronti della Maison Moschino e per avere lanciato una visione distintiva e gioiosa che sarà per sempre parte della storia di Moschino“, ha dichiarato il Presidente di Aeffe Massimo Ferretti. Scott ha replicato con parole altrettanto entusiastiche: “Questi dieci anni in Moschino sono stati una fantastica celebrazione di creatività e immaginazione. Sono davvero orgoglioso del lavoro che mi lascio alle spalle. Vorrei ringraziare Massimo Ferretti per avermi concesso l’onore di guidare questa fantastica maison.  Vorrei anche ringraziare tutti i miei fans in tutto il mondo che hanno celebrato me, le mie collezioni e la mia visione. Senza di voi nulla di ciò che è stato sarebbe stato possibile.” Per Moschino si chiude, quindi, una vera e propria epopea: con Jeremy Scott, la “brand essence” di cui Franco Moschino aveva dotato il marchio è andata rafforzandosi di anno in anno. Non ci resta che attendere per saperne di più sulle intenzioni e sulle decisioni dell’iconica griffe.

 

 

Roberto Cavalli presenta Psychotic Love

 

Un film fuori dagli schemi, composto da sequenze fotografiche che sviluppano un storia espressa dal titolo – Psychotic love – in modo calzante: è il progetto più recente di Roberto Cavalli, che si avvale della direzione creativa di Rachele Cavalli e degli scatti di Diego Diaz Marin. Un progetto mirato a promuovere la nuova collezione accessori del brand evidenziando, in particolar modo, l’ iconica Hera bag. Protagonista del film è una star volitiva e ribelle, fortemente caratterizzata da una fluente chioma di capelli ramati, che si muove nei dintorni di una immensa magione di campagna – e poi al suo interno – senza mai separarsi da una gallina nè dalla sua Hera bag. Le esperienze che vive, sequenza dopo sequenza, evidenziano un suo disagio crescente sempre più ossessivo accompagnato da una progressiva variazione nei colori delle immagini, che si tramutano in toni inesorabilmente dark di pari passo con l’ implosione psichica della protagonista. Il film intanto, enfatizzando i superglamourous accessori del brand, si snoda tra tonalità di estremo impatto che amalgano, in modo artistico, gli outfit della ‘donna sulla crisi di nervi’ all’ ambiente circostante quasi mimetizzandoli in esso. Le sequenze lasciano sporadicamente spazio a scatti in cui il corpo della star si moltiplica a dismisura e crea giochi geometrici intrecciandosi con elementi dello sfondo, dando vita a sorprendenti effetti psichedelici. Le foto di Diaz Marin sono splendide realizzazioni artistiche che eccellono sia nel ritrarre le ambientazioni in esterno che in interno, partendo dalla sorta di iniziale trip ‘bucolico’ della protagonista fino ad arrivare alle claustrofofiche crisi nella sua cupa abitazione. La scena finale del film mostra la star in procinto di abbandonare tutto: circondata da bagagli e valigie di ogni tipo, si appresta a salpare verso la sua nuova esistenza. La Hera Bag, naturalmente, è lì ad accompagnarla, irrinunciabile compagna di vita e di avventura. Come dire: si può rinunciare a tutto, mai allo stile. (Nelle immagini, alcune sequenze del film).