Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 5)

 

GUO PEI. 1

Guo Pei ci porta sull’ Himalaya, sacra residenza degli dei nella fede buddista. L’ imponente catena montuosa asiatica – il cui nome, in sanscrito, significa “dimora delle nevi” – ispira una collezione che ne rievoca l’aura maestosa e, soprattutto, densa di misticismo: stoffe antichissime richiamano le sue eterne vette, preziosi “Thangka” inneggiano alla sua spritualità con ricami dorati sul broccato delle stole e delle maestose mantelle imperiali. Guo Pei utilizza l’obi giapponese per dar vita a splendidi decori, una scelta non casuale dato che le linee kimono sono ricorrenti e si alternano a quelle più marcatamente tibetane. Le “dee della neve” della designer sfoggiano look che alternano un tripudio d’oro sacrale a un candore profuso sia nei dettagli che negli abiti, voluminosi e incorporei come nuvole. Ad adornare questi ultimi sono piume e perle finissime, a plasmarli multistrati di organza “dilatati” da ricami floreali in 3D. Minuscole rose in tulle impreziosiscono anche la fodera dei capispalla: l’effetto è fiabesco, rievoca una miriade di fiocchi di neve. Le gonne adottano le mini lunghezze di vaporosi tutù oppure orli rasoterra, sontuosamente teatrali, le maniche sono perlopiù tubolari e si allungano fino a sfiorare il suolo. Perle, piume, broccati, pietre preziose e oro in abbondanza costituiscono il fil rouge di creazioni a dir poco divine: non potrebbe esistere aggettivo migliore, parlando del sacro Himalaya a cui si ispira Guo Pei (e da cui prende il nome la sua collezione).

 

GUO PEI. 2

GUO PEI. 3

 

YUIMA NAKAZATO. 1

“Cosmos”, la settima collezione Couture che Yuima Nakazato fa sfilare a Parigi, vede protagonista l’ Araba Fenice. Ispirarsi a questa mitologica figura significa, innanzitutto, celebrare l’armonia e il valore della vita. Sulla leggendaria fenice che risorge sempre dalle sue ceneri sono incentrati racconti, miti e narrazioni risalenti a tempi remotissimi: Nakazato li interiorizza per elaborare la sua contemporanea concezione di bellezza, e manda in scena look all’ insegna dell’ avanguardia tecnologica più avanzata. Nello specifico si avvale della tecnologia Biosmocking, focalizzata su tessuti digitalmente rielaborati, che offre la possibilità di modellare a piacimento i materiali e di realizzare creazioni uniche, completamente su misura. Abiti e accessori si declinano in Brewed Protein, stoffa-cardine del Biosmocking, attraverso un processo eco-sostenibile che scongiura gli sprechi e minimizza l’impatto ambientale. Niente ago e filo, dunque: la resina ecologica permette di plasmare la forma e le dimensioni dei capi per adattarli perfettamente al corpo, mentre fermagli metallici assemblano le diverse porzioni di tessuto. Il Biosmocking, inoltre, possiede qualità tridimensionali, aggiungendo un ulteriore atout al metodo di creazione utilizzato da Yuima Nakazato. Ne derivano abiti, fluidi ma scultorei al tempo stesso, che sfoggiano tutte le tonalità del fuoco: dal rosso al giallo passando per il ruggine, eccetto qualche look in cui predomina l’ azzurro cielo. Risaltano ampie mantelle dall’ effetto plissettato che sembrano instaurare un connubio onirico tra tridimensionalità e trompe-l’oeil. Straordinario l’hairstyle firmato da Hirofumi Kera, letteralmente fiammeggiante.

 

YUIMA NAKAZATO. 2

YUIMA NAKAZATO. 3

 

 

 

Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 4) – Speciale Jean-Paul Gaultier

 

Dopo 50 anni di carriera, Jean-Paul Gaultier  dice addio alla moda e mette in scena uno show travolgente, scoppiettante ma significativo. Uno “show”, attenzione, non un “défilé”, perchè di autentico spettacolo si tratta. I protagonisti? Una parata di oltre 200 tra capi cult e celebri leitmotiv delle sue collezioni. Ad indossarli non sono solo le maggiori top in circolazione, bensì mannequin che hanno fatto la storia della Maison e – last but not least – la “grande famiglia Gaultier“, composta dagli amici di lunga data dello stilista: in passerella sfilano (tanto per fare qualche nome) Dita Von Teese, Béatrice Dalle, Kiddy Smile, Mylène Farmer, Rossy de Palma e una sfolgorante Amanda Lear con tanto di toy boy al seguito. Dopo un’apertura “cinematografica” riferita al film del ’66 “Qui êtes-vous, Polly Maggoo?di William Klein, lo show ha inizio con un tableau vivant ispirato alla scena del funerale. Da una bara su cui spiccano due grandi coni metallici (un rimando a quelli dei celeberrimi corsetti di Gaultier) fuoriesce una “cara estinta” che estinta non lo è affatto: si catapulta in passerella in un look total white composto da baby doll bamboleggiante e calze in tinta, seguita poi da un vero e proprio circo Couture (e con la C maiuscola). L’ Alta Moda di Gaultier, decifrando la metafora, rinasce a nuova vita ed anzi, è più viva che mai! Non è un caso che nel sito del brand gli innumerevoli look proposti siano suddivisi in tre capitoli esplicativi. Nel primo risaltano giacche e camicie “fluttuanti” nella parte frontale dei top, gonne ricavate affiancando centinaia di opera glove o di collant, cravatte assemblate a forgiare bodysuit maschili (non dimentichiamo che negli anni ’70 Gaultier aveva già abbattuto le frontiere del gender) e una miriade di look costruiti sui basic della lingerie: reggicalze e bustier a profusione, tra i quali non passa inosservato il modello che alterna cinghie e lacci  sfoggiato da Dita Von Teese. La femminilità diventa consapevole, la donna si fa protagonista del gioco seduttivo e dona un twist personale, del tutto inedito e giocoso, anche al classico outfit che abbina top + gonna.

 

 

 

 

Il secondo capitolo punta sulla “francesità” e la rllegge secondo l’ iconografia Gaultier: lo inaugura un abito danzante nei colori della bandiera d’oltralpe, prima di lasciar spazio all’ iconico stile marinaio dove cappelli a tema e strisce bianche e blu la fanno da padroni – ovviamente in versione rivista e corretta. Un esempio? Il tipico top rigato viene ripensato in un’ organza plissé che delinea miriadi di ruche circolari, oppure a ventaglio. E poi, ci sono jeans (rigorosamente riciclati, altra intuizione anticipatrice del designer) in svariate fogge, dalle crinoline al modello cropped passando per quello a vita altissima, con semi-pattina e le bretelle di una salopette. Gli abbinamenti optano per un oro molto Barocco, coinvolgono il pizzo nero, un bolero in denim in stile torero viene esibito da un modello che sfila sulle punte.

 

 

 

Il terzo capitolo inneggia al Gaultier più iconoclasta, rielaborando il classico suit nero (unisex, of course) con camicia bianca. Gonne maschili indossate sui pantaloni, squarci improvvisi sulle maniche delle giacche e asimmetrie spiazzanti stravolgono l’ allure rendendola irriverente. Poco a poco, il nero dei completi si accosta all’oro e diventa sexy, evidenziando outfit da odalisca che alternano bustier “metallici” con coppe a cono, trasparenze inaspettate e veli a profusione. Per concludere, una serie di look dalla vaga ispirazione ethno-folk: l’ispirazione attinge ai Celti e punta sulla loro venerazione per la natura. Predominano enormi mantelle con strascico, coat oversize riccamente decorati, frange e piume, pattern in simil-tartan. La palette si fa mimetica e abbraccia le più svariate tonalità di verde, che combina soprattutto con il marrone: i colori della terra.

 

 

 

 

 

Se questo show fantasmagorico mette la parola fine sulla carriera di Jean-Paul Gaultier, al tempo stesso celebra una Couture sempiterna. Il potente estro del designer francese, il suo genio precursore, l’ irriverenza che gli ha fatto guadagnare il soprannome di “enfant terrible”, impregnano creazioni del tutto senza tempo. Destinate a rimanere negli annali della storia della moda, certo, ma soprattutto a vivere tra la gente, tra le celeb,  in una realtà privilegiata forse, ma concreta. Quella di Gaultier si potrebbe definire una Couture “in movimento”, ironica, che inneggia a un luxury mai fané o fine a se stesso. E’ innovativa, vibrante, esuberante, oggi come ieri: dunque, immortale. Sia per la sua iconicità sia perchè fa ormai parte, a pieno titolo (basti pensare al bustier con coppe a cono che Madonna rese un cult durante il suo “Blonde ambition tour”), dell’ immaginario collettivo.

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: le prime tappe di un 2020 che scintilla di…”Gloss’n’Glitter”

Un impetuoso mood Punk travolge Pitti Uomo

Mentre i rigori invernali sono al loro culmine, con temperature gelide e fitte nebbie, il Principe Maurice si muove ancora sul caliente sfondo di Palma di Maiorca. Durante il nostro appuntamento telefonico è in pausa aperitivo mentre impazza la tre giorni di Sant Sebastià, patrono del capoluogo maiorchino. Musica, grigliate e festa grande sono i leitmotiv di questa ricorrenza: ed è proprio tra una grigliata e l’altra che Maurice, in vena di celebrazioni (anche) per una serie di progetti nuovi di zecca, ci parla delle ultime notizie che riguardano la sua travolgente vita. Sono cinque, le tappe attraverso cui si snoda la puntata odierna di “Sulle tracce del Principe Maurice”. Treviso, dove il 2020 del nostro eroe ha avuto inizio, è la prima. Segue Firenze, che lo ha applaudito in una sorprendente versione Punk.  Fabriano, la celebre “Città della Carta”, accoglierà invece il Principe per un’attesissimo bis (seppure con un format differente) all’ Aera Club & Place. A Palma di Maiorca si terrà la presentazione di “Gloss’n’Glitter”, un concept sfavillante come suggerisce il nome, mentre Venezia – last but least – vedrà Maurice nelle consuete vesti di Maestro di Cerimonie oltre che di un Casanova inedito. Ma non vi “spoilero” oltre, e lascio che sia lui stesso a rivelarvi di più sugli indizi di cui sopra e a raccontarvi altro, moltissimo altro ancora.

Dopo i tuoi Auguri di Natale ai lettori di VALIUM, devo dire apprezzatissimi, ci rincontriamo agli albori di un nuovo decennio. Com’è andato il Capodanno all’ Odissea di Treviso e come hai iniziato il 2020?

L’ ho iniziato benissimo. Il mio Capodanno all’ Odissea si è snodato tra due spettacoli, uno per il dinner show e l’altro nella grande sala live, dove ho indossato un “vestitone” rosso molto scenografico. Tutto è andato più che bene. La mia collaborazione con questo bellissimo locale continua: a breve ci saranno altre serate riferite soprattutto al dinner show, un genere che negli ultimi tempi sto coltivando e implementando. Tornando al Capodanno, lo definirei bello, gioioso, giocoso…Non è stato semplice, perché la produzione era abbastanza impegnativa: con me avevo circa una ventina di artisti tra ballerini, cantanti, acrobati eccetera…Ma a me questo genere di cose piace, per cui il mio approccio con il 2020 non sarebbe potuto andar meglio! Sono davvero soddisfatto.

 

Alcune immagini del Capodanno all’ Odissea di Spresiano (Treviso)

Il party di BePositive, brand di sneakers innovative fondato nel 1995 da Ubaldo Malvestiti, ti ha visto protagonista a Firenze l’8 Gennaio scorso, durante la prestigiosa kermesse di Pitti Uomo. Le foto dell’evento sono una delizia per lo sguardo…Che ci racconti di quella serata e della tua performance?

E’ stato tutto estremamente divertente, a cominciare da quando sono passato in Fortezza da Basso con il mio outfit Punk e il gruppo ristretto di modelli e performer che mi accompagnavano: ci fermavano a ogni passo! E’ stata una grande soddisfazione, c’erano fotografi da tutto il mondo, ci ha immortalati persino Vogue…Insomma, siamo piaciuti! Soprattutto perché eravamo in assoluto contrasto con tutto quello che di solito vedi a Pitti Uomo: lì sono sì stravaganti, ma in versione chic. Cappellini, barba e baffo perfetti, scarpa in un certo modo, colori tenui…Poi è arrivato questo gruppo punkeggiante di rottura, il nostro, ed è stato un autentico boom. Il party di Febos/BePositive, organizzato dal patron del marchio e dell’ evento Fabrizio Ferraro, si è rilevato stratosferico. Innanzitutto si teneva nella location impressionante, pazzesca, davvero stupenda, della Cattedrale dell’Immagine di Santo Stefano al Ponte, dove attualmente si tiene la mostra multimediale su Magritte (“Inside Magritte”, ndr.). Esiste tutto un impianto di proiezioni immersive che coinvolge le pareti e l’altare, poi c’è una stanza stranissima, la Sala degli Specchi, completamente ricoperta di specchi…Lo stesso video mapping dedicato a Magritte è stato utilizzato durante la nostra esibizione. La serata è iniziata con un cocktail ed una cena a buffet animata dai BowLand (un trio musicale iraniano che si è fatto conoscere per la sua elettronica raffinatissima con accenti etnici), dopodichè la mia performance ha stravolto il mood virandolo al Punk.

 

Il gruppo Punk capeggiato dal Principe a Firenze

Mi sono esibito sulle note di “My way” cantata da Sid Vicious dei Sex Pistols: sullo sfondo di una scenografia video mappata, ho sfoggiato una cresta di plastica nera con delle ciocche fluo e un look – curato da Flavia Cavalcanti –  ispirato al Punk, ma un Punk un po’ fashion in stile Vivienne Westwood. Il make up “à la Nina Hagen”, invece, è stato ideato da Vassy Longhi, un bravissimo truccatore che si è occupato anche delle acconciature. La festa è proseguita con il dj set di Tommy Vee, all’ insegna di una tech-house piacevolissima, mentre a fine serata (non dimentichiamo che l’8 gennaio ricorreva l’anniversario della nascita di David Bowie) ho cantato una versione punkeggiante, ma autentica, bella e soprattutto molto emozionata, di “Heroes”. Il party straripava di ospiti arrivati da tutto il mondo, soprattutto giornalisti, blogger e operatori del fashion biz. E’ stato un evento riuscitissimo perché alle feste di BePositive si può giocare, divertirsi, e questo la gente lo sa. Noia e formalità sono bandite! C’erano oltre 1000 persone, fuori la fila di chi voleva entrare (ma non poteva, perché non c’era più spazio) diventava sempre più lunga. Insomma, la mia è stata una rimpatriata a Firenze divertente e prestigiosa, perché il party di BePositive è uno dei più attesi: d’altronde, il successo di una festa dipende anche da quanto è ambita…E devo dire che non vedevo qualcosa del genere da tempo.

 

Il party di BePositive a Pitti Uomo: un vero boom

Cosa pensi della svolta della moda, che da un mood di puro glamour è approdata a tematiche sostenibili e prettamente sociali come l’inclusività?

Io trovo che sia giusto, perché la moda è un vettore straordinario di filosofia oltre che di stile. Non dimentichiamo che la stessa Vivienne Westwood, partita con il Punk e quindi con la trasgressione più assoluta, è diventata la pioniera di questa sensibilizzazione sui temi ambientali. La tua domanda, poi, mi riporta in mente le interviste che mi hanno fatto a Firenze l’8 Gennaio scorso. Mi chiedevano: “Come mai siete Punk? Siete cattivi?”, e io rispondevo “No. In una società che è cattiva di per sé, che è stata finora indolente nei confronti dei bisogni del pianeta, essere Punk significa – visto che siamo contrari a quel che accade attualmente – essere portatori di colore, di trasgressione nell’ immagine, ma anche di valori.” Sono felicissimo che la moda diffonda dei messaggi di aiuto al pianeta e a chi ne ha più bisogno, perché è un ambiente senza dubbio privilegiato e, soprattutto, ha un gran potere comunicativo. Il fatto che veicoli simili principi mi piace tantissimo e cavalco anch’io quest’ onda meravigliosa, affiancandomi a Vivienne che amo e che è mia amica.

 

La crew femminile del Principe al party di BePositive

Maurice insieme a Vivienne Westwood

Il make up artist e hairstylist Vassy Longhi e la designer/costumista Flavia Cavalcanti con il Principe in occasione dell’ evento a Pitti Uomo

Uno scatto pre-festa con il trio dei Bowland

Rimango in tema fashion perché sono molto curiosa di sapere quali sono i tuoi brand preferiti attualmente: citamene tre del presente e tre del passato, please!

Devo dirti la verità: alla fine della fiera, io vesto volentieri Zara! Però se devo essere elegante punto su Dolce & Gabbana, Valentino, mi piace molto Dior…Adoro la sua ricerca dei colori, dei tessuti. Per il classico capospalla citerei quindi Dolce & Gabbana, mentre per quanto riguarda le scelte di tendenza – ma sempre all’ insegna della raffinatezza – ti dico Christian Dior. I miei tre brand preferiti del presente sono senza dubbio Dolce & Gabbana, Vivienne Westwood e Dior, i tre del passato che adoro letteralmente sono ancora una volta Vivienne (che sempre mi è piaciuta e sempre mi piacerà) insieme a Jean-Paul Gaultier e a Thierry Mugler: ho delle giacche, dei completi stupendi con la sua griffe. Rispetto agli oufit da indossare on stage, invece, amo Issey Miyake, soprattutto la sua prima linea plissettata: crea delle geometrie stupende e occupa poco spazio nei bagagli. Miyake, come mi ha insegnato Grace Jones, è veramente l’ideale per i costumi di scena. Perchè per me la moda è anche teatro. E poi, del passato, conservo capi sartoriali di mio nonno e addirittura del mio bisnonno, avendo il loro stesso tipo di fisico. Li indosso tuttora! A proposito, sai qual è il mio sogno? Creare una linea da camera per uomo firmata Principe Maurice utilizzando tessuti veneziani tipo Fortuny e ricalcando un po’ lo stile dannunziano. Delle bellissime vestaglie, delle bellissime pantofole, però in materiali preziosi e con un design che richiama quell’ epoca. Poter ricevere come si usava un tempo, indossando vestaglie di seta, velluto, cachemire…griffate da me stesso. E’ un sogno che ho da un po’. Chissà che non riesca a realizzarlo!

 

Un selfie “Punk” del Principe in compagnia di Nina Aprodu al party di BePositive

Il mese di Gennaio per te è iniziato alla grande, ma sono sicura che Febbraio sarà altrettanto spettacolare. Basti pensare che l’8 prenderà il via il Carnevale di Venezia, del quale sarai ancora una volta l’icona. Quale sarà il tema di quest’anno e quali anticipazioni puoi darci, nelle tue vesti di Maestro di Cerimonie?

Il Carnevale di quest’ anno sarà dedicato al tema de “Il Gioco, l’ Amore e la Follia”. Sono tre elementi che convivono da sempre nella vita di ognuno di noi, perché l’amore è senza dubbio gioco, è anche follia…Chi non ha fatto follie per amore? Chi non sta alle regole del gioco dell’amore, per coltivare le proprie relazioni? Questo tema mi calza a pennello. Io sarò un Casanova nuovo, sempre in costume settecentesco ma al posto della parrucca indosserò…Non ve lo rivelo! Diciamo che la mia sarà un’interpretazione del personaggio del quale sono diventato l’incarnazione ufficiale – questo Casanova già trasformato in maschera della Commedia dell’Arte – in versione “contaminata”, più ricca di gioco e di follia. Posso anticiparvi poi che esiste un Carnevale, parallelo a quello popolare, che è il Carnevale Culturale. Quest’ anno mi è stato chiesto di produrre qualcosa che avesse a che fare con quel programma. Mi dedicherò a un progetto sui temi di amore e morte, “Eros & Thanatos”, però in chiave abbastanza grottesca: ci saranno anche le cosiddette “drama queen”. Sono partito citando la canzone “Morirò d’amore” di Giuni Russo in modo ironico, simpatico, pur portando esempi storici e drammatici come quelli di Didone, Cleopatra e così via. Sarà una performance sia recitata che musicale. Ad affiancarmi ci sarà il Duo Bellavista-Soglia e ci esibiremo a Palazzo Labia – una location ad hoc con il suo ciclo di affreschi su Antonio e Cleopatra – il 19 Febbraio.  Il Carnevale ha un nuovo direttore artistico, Massimo Checchetto. E’ il direttore delle scenografie, oltre che regista, di alcune opere del Teatro La Fenice. Sono felicissimo della sua nomina perché Checchetto è una persona preparata, professionalmente molto avanti, è un artista ed è veneziano; abbiamo un rapporto di stima reciproca, per cui è probabile che durante il Carnevale creeremo insieme delle performance non previste: preparatevi alle sorprese!

 

Un souvenir del Carnevale di Venezia 2019

Appuntamenti fondamentali come il Volo dell’Angelo, Le Marie, la chiusura, il Corteo Acqueo dell’8 Febbraio, ovviamente, mi vedranno sempre coinvolto. Inoltre anche quest’ anno – e tutte le sere – mi vedrete nei panni di Maestro di Cerimonie al Gala ufficiale di Ca’ Vendramin Calergi, il Casinò di Venezia, che sarà dedicato all’ amore ed avrà “Nutri l’amore e accresci la follia” come motto. Ma c’è di più. Con l’Associazione Internazionale per il Carnevale di Venezia (di cui sono il direttore artistico) abbiamo studiato tre eventi da inscenare in tre location pazzesche. Uno si terrà Venerdi Grasso nella preziosissima Scuola Grande San Giovanni Evangelista, ed è dedicato ai vampiri. Per me il vampiro è un amante morboso, come lo è la vamp (che deriva sempre da “vampiro”…). L’ispirazione si rifarà al romanzo e alla pellicola “Intervista con il vampiro”. Ricordi il “Teatro dei Vampiri” dove, nel film, i vampiri si fingevano attori e facevano del pubblico le loro vittime?  “Il Teatro dei Vampiri” sarà una festa molto bella, poi ce ne sarà un’altra che con occhio ironico guarderà a Oriente e sarà riferita ad Aladino: sono previste danze esotiche e l’apparizione di questo affascinantissimo, meraviglioso Genio della Lampada – che non sarò io (ride, ndr.). La terza festa, invece, avrà come tema l’amore ma affrontato nell’ opera buffa e nell’ operetta. Si terrà a Palazzo Pisani Moretta, il palazzo più suggestivo del Canal Grande, in chiusura della kermesse. Ma la novità assoluta è che il Carnevale, in teoria, sarebbe dovuto cominciare il 15 Febbraio invece inizierà il 14: con un tema come quello dell’Amore, San Valentino non poteva essere di certo lasciato fuori! Includere questa data sarà molto intrigante…Per quanto mi riguarda, quella sera stessa condurrò la speciale “Valentino’s Night, amorosi balli a San Marco” in piazza San Marco, insieme a Federica Cacciola e a Tommy Vee.

 

 

Una coppia al Carnevale di Venezia

I problemi associati all’ acqua alta determineranno mutamenti nell’ accoglienza turistica, misure precauzionali particolari?

Per ciò che riguarda l’acqua alta in particolare no, perché tutto sommato è un fenomeno abbastanza comune dell’inverno veneziano. Ci saranno però degli accorgimenti relativi alla sicurezza, mirati a non intasare la piazza: probabilmente verranno installate delle telecamere che rileveranno il numero di persone presenti e quando si raggiungerà la capienza prestabilita dalle autorità, l’accesso verrà chiuso. E’ sopraggiunta l’esigenza di limitare l’affluenza, anche per ragioni di salvaguardia della città. Venezia ha una pavimentazione secolare, fragile; la grande folla potrebbe danneggiarla. C’è quindi una nuova sensibilità che richiede delle precauzioni specifiche. I limiti posti sono stati studiati per non pregiudicare l’economia cittadina e la quantità di gente che il Carnevale attira. Per i visitatori sarà come addentrarsi in un locale chiuso: quando usciranno delle persone ne entreranno altre, il flusso sarà continuo e ben coordinato. L’invito che è stato fatto a ognuno, poi, è quello di vivere il Carnevale appieno. I veneziani vengono esortati a mascherarsi, a riappropriarsi della festa, perché tutto questo si era un po’ perso con il passar del tempo.

 

 

Tornando al prossimo Febbraio, mi giunge voce che lo inaugurerai con un grande ritorno: l’1 ti accingi nuovamente ad esibirti a Fabriano, la celebre “Città della Carta”, presso l’Aera Club & Place. Che mi dici di questo appuntamento?

Sono molto contento di tornare a Fabriano, una cittadina affascinante e antica. Mi fa piacere che questo locale abbia potuto riaprire i battenti e che abbia desiderato me e la crew, che è quella del Memorabilia  – anche se non potremo utilizzarne il nome per questioni legate al marchio. Però “The Heroes of Piramide”, gli eroi della Piramide, siamo noi e l’evento sarà sicuramente una bella replica di quella serata stupenda che venne fatta due anni fa. Io torno a Fabriano con grande simpatia, per divertirmi e cercare di far divertire gli appassionati con questo genere musicale, la techno, che è ormai un fenomeno di gran successo. Lo era già, ma lo è diventato ancor più dopo la chiusura del Cocoricò. C’è la volontà di non perdere quella memoria, per cui le serate dedicate agli anni ‘90 funzionano benissimo. Indubbiamente il nostro format è il più simile al Memorabilia e, sostanzialmente, quello di maggior qualità. La cosa più bella è che attira un pubblico di età svariate, ma tutti stanno bene insieme nel nome della musica e del divertimento!

 

Il Principe all’ Aera Club & Place nel 2018

Quali emozioni provi nel pensare di riaffrontare un pubblico che, nel Gennaio del 2018, ha letteralmente gremito il Club fabrianese?

Sono felicissimo pensando di stupire chi non mi conosce e di divertire chi mi conosce già! Io con il mio pubblico ho un rapporto straordinario, empatico: divento una sorta di amplificatore delle sue emozioni. Quello che mi interessa è essere un tutt’uno con la gente. Mi sento contento, soddisfatto, forte…Con chi assiste alle mie performance si è instaurato un feeling che non si è mai esaurito, non ho mai avuto il problema di essere fischiato o contestato. Parto con un canovaccio di quello che ho intenzione di fare, ma poi intercetto l’umore che circola in sala per improvvisare: sono al servizio del mio pubblico, e questo la gente lo percepisce. Capisce che sto dalla sua parte, che esalto ciò che desidera vivere, per cui mi ama. E’ un amore reciproco, d’altronde! Il rapporto tra me e il pubblico è magico. Gli sviluppi delle mie performance sono sempre imprevedibili, sempre improvvisati, sempre nuovi. Sfido chiunque a dire che una mia serata è stata uguale a un’altra. Faccio qualcosa di diverso ogni volta perché sono alla ricerca di quel famoso “uno, nessuno e centomila” che è nelle mie corde.

Dopo la tappa fabrianese, cosa bolle in pentola?

C’ è un nuovissimo progetto maiorchino con Francesca Faggella, una bravissima conduttrice sia radiofonica che televisiva. Ci siamo ritrovati a Maiorca e abbiamo pensato di lanciare un format che rievoca lo Studio 54, si chiama “Gloss’n’Glitter“: il 6 Febbraio verrà presentato a Palma di Maiorca con una festa riservata alla stampa, ai vip e agli operatori del settore, poi spero che girerà l’Europa e tutto il mondo. La nostra iniziativa sarà completamente dedicata alla New Disco, un genere ispirato alla musica degli anni ‘80 ma remixata in modo attualizzato sia a livello di ritmica che di sonorità. Francesca Faggella è una dj che fa New Disco da anni e ha già un programma radiofonico a tema su due radio delle Baleari. Quando ci siamo incontrati, abbiamo pensato di creare qualcosa che unisse musica e spettacolo. In “Gloss’n’Glitter” interpreterò Andy Warhol, l’anfitrione di questa festa dedicata agli anni ’80 e molto Studio 54, se vogliamo. Ci saranno 7 ballerini (tra ragazzi e ragazze) che faranno Vogueing, animazione di vario genere, ma la cosa divertente è che il progetto sarà sì destinato ai club, però vorrei che diventasse soprattutto un brunch musicale: è molto di moda e molto chic se fatto nei ristoranti giusti, nei locali giusti. Il format è abbastanza esclusivo, così come esclusivo era lo Studio 54; in seguito, diventerà un evento serale per location alternative. Sono assolutamente entusiasta di “Gloss’n’Glitter”! La presentazione si terrà in un lounge restaurant di Palma, MarChica, che abbiamo scelto come emblema dei luoghi non convenzionali in cui potrebbe svolgersi lo show. “Gloss’n’Glitter” debutterà ad Aprile e andrà in tournée nelle Baleari. Però contiamo che l’Inverno prossimo arrivi anche in Italia e se approdasse a New York, poi, sarebbe davvero il top! Specialmente se avessimo come special guest Grace Jones, che inaugurò proprio il leggendario Studio 54.

 

Il nuovo progetto in connubio con Francesca Faggella, “Gloss’n’Glitter”: molto Studio 54

Concludo con una domanda che sicuramente i lettori di VALIUM adoreranno: qual è l’Augurio che dedichi loro per il nuovo anno?

Il mio augurio vale per tutti gli anni ‘20 del 2000. Vorrei che quello appena iniziato fosse un decennio in cui verrà finalmente rivalutato il rapporto con la natura, soprattutto alla luce dei grandi drammi che hanno sconvolto interi continenti (vedi l’Australia). E poi auguro ai lettori che sia un momento di armonia personale, familiare, sociale…C’è molta confusione attualmente, anche a livello politico. Credo che vadano recuperati i valori base, persi nella fuffa del voler apparire e non del voler essere. Auspico quindi che il 2020 rappresenti l’inizio di un decennio pieno di consapevolezza, di impegno e di serenità con la propria coscienza. Bisogna riscoprire la coscienza, quella vera, quella che porta con sé i valori, per poter cominciare a dire “la mia coscienza è a posto perché sto facendo la cosa giusta per me, per la mia famiglia, per l’azienda per la quale lavoro, per la società e anche per il mondo in cui vivo”. Ecco, il mio augurio è proprio questo: ritrovare la consapevolezza, la coscienza e l’armonia tra il modo di pensare e il modo di essere. Prendere coscienza di chi siamo, di come siamo, di dove e come viviamo. Ritrovare la curiosità di scoprire i propri talenti, i talenti altrui, i propri sentimenti e quelli degli altri. Ed instaurare uno scambio a livello di coscienza a tutto tondo: nei valori, nei talenti, nei parametri…darsi un senso. La vita è temporanea, caduca, le mode cambiano. Quel che conta è l’essenza, l’anima. Auguro ad ognuno di riscoprirsi, di sentirsi più partecipe e più responsabile del tutto. Della propria vita e di quella di chi gli sta intorno. A tal proposito vorrei aggiungere che dall’ Odissea è partita una campagna, “Okkio alla vita”, dedicata alla guida prudente. La maggior parte degli incidenti in cui sono coinvolti i giovani è causata da un uso sconsiderato del telefonino, che distrae il guidatore. Io sono il testimonial di questa campagna che è patrocinata dalla Regione Veneto, ma sta diventando nazionale. Coscienza, dunque, anche nel guidare: perché si è responsabili della propria vita e della vita degli altri.

 

Qualche scatto beneaugurante tratto dal Capodanno all’ Odissea e il Principe durante un’ intervista TV

 

Photo Courtesy of Maurizio Agosti

 

 

 

 

Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 3)

GIAMBATTISTA VALLI. 1

Anche nel caso di Giambattista Valli, è stato davvero arduo selezionare tre look dalla collezione di Haute Couture Primavera Estate 2020. Alla Galleria del Jeu de Paume di Parigi, Valli ha preferito allestire una mostra aperta al pubblico piuttosto che far sfilare le sue creazioni. La scelta democratica del designer romano, che abbraccia l’inclusività distanziandosi dall’ “esclusivo”, ha riscosso un successo enorme, corroborato da abiti che rappresentano la quintessenza dell’ Alta Moda: i look sembrano sorti da un giardino fiorito. Full skirt composte da un tripudio di tulle, spirali di ruche, strascichi regali, taffetà che definisce virtuosismi scultorei e maniche a sbuffo, mantelle, megafiocchi, linee impero alternate a forme a palloncino, sono i cardini di una collezione che anche nelle nuance (giallo ranuncolo, fucsia, rosa, bianco, azzurro polvere) ricorda un paradiso floreale.

 

GIAMBATTISTA VALLI. 2

GIAMBATTISTA VALLI. 3

 

ELIE SAAB. 1

Il couturier libanese immagina una donna che esplora le sontuose stanze del Castello di Chapultepec, fatto costruire nel 1863 dal Viceré di Città del Messico, e dà vita a creazioni impregnate di echi dell’ impero messicano. Arabeschi dorati, pizzi, maniche a sbuffo e lunghe mantelle delineano un’ eleganza opulenta, maestosamente luxury, dove i ricami floreali si inerpicano su tessuti impalpabili e il punto vita viene sempre sottolineato da una cintura. Il mood è Barocco, impreziosito da bagliori costanti e da ruche che enfatizzano una femminilità da Red Carpet. La palette cromatica decreta il trionfo del bianco e dell’avorio, sporadicamente affiancati dal celeste, dal corallo, dal turchese, dal cipria e dal lime. Il risultato? Decisamente scenografico.

 

ELIE SAAB. 2

ELIE SAAB. 3

 

VIKTOR & ROLF. 1

Torna il tema della sostenibilità, ma in chiave del tutto inedita: ispirandosi ai personaggi del libro “La piccola casa nella prateria” di Laura Ingalls Wilder e all’iconica “Holly Hobbie” creata dall’ omonima scrittrice e acquarellista, Viktor & Rolf creano una collezione completamente incentrata sul patchwork. Lo stile ricorda quello del Far West, dell’ era vittoriana, con le lunghe gonne ed i colletti arricciati, ma il duo creativo lo rielabora alla luce del proprio imprinting. Gli abiti, prevalentemente lunghi, si svasano nel fondo e sono arricchiti di balze, la vita è alta, bande di ruche decorative fanno da leitmotiv, ma il clou è rappresentato dal patchwork che plasma ogni look. Per realizzare gli outfit, Viktor & Rolf hanno utilizzato miriadi di campioni di stoffa del loro archivio e li hanno assemblati insieme: ne è scaturita una collezione che coniuga i valori eco-sostenibili con la sublimazione di un’ estetica imperfetta.

 

VIKTOR & ROLF. 2

VIKTOR & ROLF. 3

 

VALENTINO. 1

L’ Alta Moda come espressione del “sogno”, quindi del subconscio: ovvero, la libertà di esprimere la nostra essenza più profonda e autentica. Pierpaolo Piccioli si ispira a questo principio per dar vita ad una collezione che segna un punto di svolta nella sua estetica. I lunghi abiti fiabeschi, arricchiti da gonne ampie e voluminose, lasciano il posto a silhouette più fascianti, molto spesso a mermaid dress che emanano un’ eleganza magnetica. Lavorazioni scultoree non mancano, come le ruche forgiate su un top che sembra composto da petali di rosa, i fiocchi che adornano la vita sono un inno alla femminilità. Accessori quali gli opera glove in pelle e gli orecchini con lunghissimi pendenti “a ventaglio” diventano un tutt’uno con il look, mentre i colori di partenza  – il bianco, il nero, il rosso – si alternano progressivamente al blu elettrico, al rosa confetto, al viola, al rosso Valentino e al verde giada. Conclude lo show un abito tinto di un pink etereo, con spacco laterale mozzafiato ed un tripudio di piume al posto del corpetto: se l’ Alta Moda è sogno, questa ne è la dimostrazione pura.

 

VALENTINO. 2

VALENTINO. 3

 

To be continued…

 

 

Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 2)

STEPHANE ROLLAND. 1

Il cerchio assurto a leitmotiv. Funge da decoro, si apre ad oblò, delinea alti colli, tratteggia le forme ed i volumi di abiti sontuosi, al tempo stesso vaporosi ed essenziali in virtù delle geometrie che li contraddistinguono. Cinque colori di base (bianco, nero, blu elettrico, beige e fucsia) ricorrono, decisi, per sottolineare le sensuali asimmetrie dei long dress, evidenziare linee a uovo e potenziare l’impatto cromatico di gonne ampissime e corredate di strascico. In alcuni look, le nuance si uniscono in un bicolor netto valorizzando grafismi e tagli stilizzati. E se gli abiti abbracciano silhouette svariate (a tunica, affusolata, ovale, svasata, over nelle gonne fiabesche e arricchite di ruche), è sempre la purezza a prevalere: bandito ogni orpello e barocchismo.

 

STEPHANE ROLLAND. 2

STEPHANE ROLLAND. 3

 

GIORGIO ARMANI PRIVE‘. 1

Uno chic squisito e dai tratti esotici, prevalentemente orientali, che è una vera e propria ode all’ Ikat. La collezione si apre con innumerevoli “ensemble” di pantalone e giacca, moltiplicando i modelli di quest’ultima ma rimanendo fedele alla linea a sigaretta, o comunque stretta in fondo, dei pantaloni. Poi, inizia una parata di abiti da sera che sono meraviglia pura: spicca un tripudio di blue elettrico, alternato al verde smeraldo e al verde giada, i corpetti lasciano le spalle nude (quando non sono rivestite di tulle), le gonne si fanno sempre più impalpabili declinandosi in forme ad anfora, svasate oppure lunghe e dritte. Le frange abbondanti, le cromie e i decorativismi rievocano l’eleganza del pavone, un’ opulenza regale e sofisticata ma mai ridondante.

 

GIORGIO ARMANI PRIVE’. 2

GIORGIO ARMANI PRIVE’. 3

 

GIVENCHY. 1

Clare Waight Keller elegge il giardino a motivo ispiratore. E lo tramuta  in una metafora dell’esistenza osservata “a ritroso”, con tutti i ricordi, le amicizie, le esperienze susseguitesi stagione dopo stagione: un patrimonio ricco di insegnamenti di vita. I giardini di Monk’s House (la residenza di Virginia Woolf), del Castello di Sissinghurst e di Le Clos Fiorentina, la villa di Hubert de Givenchy sulla Costa Azzurra, sono i principali riferimenti della designer. Non è un caso che i look della sua collezione siano preziosi come i fiori di un giardino all’ inglese, adornati di ruche che gareggiano in bellezza con i petali e di decori scultorei simili a enormi corolle. Drapeggi, volant, plissé e increspature rappresentano i cardini di una sartorialità sublime che cromaticamente raggiunge le più alte vette in un dégradé inneggiante ai colori di una viola del pensiero.

 

GIVENCHY. 2

GIVENCHY. 3

 

MAISON MARGIELA ARTISANAL. 1

John Galliano ribadisce la sua vena iconoclasta e fa sfilare capi classico-borghesi attualizzati all’era cyber. La riflessione da cui parte è incentrata sulla sostenibilità della moda e sul riciclo: in un’epoca in cui è emersa l’importanza del riutilizzo, il designer si propone di applicare il concetto anche agli abiti. Destruttura totalmente, quindi, i basic dell’ abbigliamento classico, per poi riassemblarli in un tripudio di materiali di recupero. L’operazione di Galliano non riguarda però solo il riuso, ma anche la trasformazione dei prodotti: li taglia, li ricuce, li tinge di colori vibranti (turchese, lime, violetto, azzurro cielo), crea perforazioni seriali che diventano dei veri e propri pattern. Lunghi abiti affusolati e tempestati di fori ricorrono nella collezione almeno quanto i cappotti oversize, cuciti assieme tramite impunture volutamente maldestre. Per instaurare un rapporto tra l’artigianalità dell’ Haute Couture e un “fatto a mano” eco-sostenibile.

 

MAISON MARGIELA. 2

MAISON MARGIELA. 3

 

 

 

Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 1)

DIOR. 1

Il 20 Gennaio, a Parigi, l’Alta Moda è tornata in passerella. Sono 35 le griffe in calendario per le sfilate delle collezioni di Haute Couture della Primavera Estate 2020, inframmezzate ad eventi, presentazioni (come quella della nuova limited edition di piumini firmata da Pierpaolo Piccioli per Moncler Genius) e party: a dare il via alla kermesse è stata una Maison storica, Schiaparelli, seguita da prestigiosi brand internazionali quali Dior, Giambattista Valli, Elie Saab, Givenchy, Giorgio Armani Privè, Maison Margiela, Viktor & Rolf, Zuahir Murad, Valentino e molti altri ancora. La chiusura è prevista per stasera, dopo una giornata dedicata ai new talents della Couture (sarà lo stilista camerunese Imane Ayissi a concludere i défilé). Tra le notizie più discusse, la celebrazione del 50esimo di Jean-Paul Gaultier ed il suo addio al catwalk: il 22 Gennaio, l’ “enfant terrible” ha messo in scena l’ ultima sfilata di una lunga ed acclamata carriera. Ha annunciato, però, di avere già un nuovo progetto che riguarda la Maison de Couture Gaultier Paris. Per saperne di più, non ci resta che attendere. Intanto, godiamoci una sintesi a puntate delle esclusive creazioni che i top name dell’ Alta Moda dedicano alla Primavera Estate 2020.

 

DIOR. 2

“The Female Divine”, l’ installazione dell’ artista femminista Judy Chicago, fa da location al défilé e lancia un interrogativo chiave: “What if the women rule the world?”, arricchito da una serie di domande a corollario del tema. Sono questi spunti ad ispirare  Maria Grazia Chiuri, che manda in scena una collezione completamente incentrata sul concetto di femminilità divina. Sfilano innumerevoli declinazioni del peplo, sempre impalpabile, denso di drappeggi e di plissettature. Tra le nuance colpiscono l’oro (da sempre emblema di regalità) e i toni avvolgenti del beige, del bronzo, del tortora e del rosso affiancati alle più tenui gradazioni di celeste e di cipria. La donna a cui Chiuri fa riferimento è una Atena che coniuga potenza ed armonia sotto l’aspetto temperamentale, estetico ed intellettuale: attraverso la rievocazione della mitologica figura della dea, emerge una forza femminile ancestrale che simbolizza la sua capacità generatrice mediante copiose spighe ornamentali.

 

DIOR. 3

 

RALPH & RUSSO. 1

Il 2020 sancisce il primo decennio di attività di Ralph & Russo e il duo lo celebra con una collezione ad hoc: l’ ispirazione attinge agli archivi del brand, da cui Tamara Ralph estrapola i dieci look più iconici per rivisitarli e attualizzarli al gusto contemporaneo. “Femminilità” sembra essere la parola d’ordine, un input esaltato da tessuti paillettati, trasparenze, drappeggi, ruche, cristalli e piume in abbondanza. La palette cromatica punta sul pastello e sul dégradé, non tralasciando il giallo carico e colori neutri come il nero alternato ad un bianco argenteo. Per completare i look, un grande fiocco adorna l’acconciatura delle modelle.

 

RALPH & RUSSO. 2

RALPH & RUSSO. 3

 

SCHIAPARELLI. 1

Una collezione fondata su un dualismo: la donna “Surrealista” e la donna “Seduttrice”. Daniel Roseberry caratterizza l’una e l’altra con stili diversi, ma sempre in linea con l’heritage della storica Maison Schiaparelli. Non è raro, però, che quelle due figure si contamino a vicenda. I giochi di volume risaltano vistosi drappeggi asimmetrici, i gioielli vengono incorporati negli outfit oppure si disseminano sul corpo così come sugli abiti e i pantaloni, sempre larghissimi, sono a vita alta ed abbinati a giacche indossate sulla pelle nuda. Accanto al bianco, al nero e al nude risalta un tripudio di nuance “surrealiste” come il blu elettrico, il rosa fluo, l’arancio, il rosso e il turchese, che insieme trionfano nel look che chiude la sfilata: un long dress semitrasparente, in nylon perlato, con enormi maniche balloon a strisce.

 

SCHIAPARELLI. 2

SCHIAPARELLI. 3

 

CHANEL. 1

Ispirazione Coco Chanel per la seconda collezione di Haute Couture disegnata da Virginie Viard, che focalizza la sua attenzione sul periodo che Mademoiselle, appena adolescente, trascorse nell’ orfanatrofio dell’ Abbazia di Aubazine a Corrèze. Le uniforme sobrie, i colori austeri, il rigore imperante di quegli anni hanno verosimilmente influenzato lo stile di Chanel più di quanto si possa immaginare. Viard si appropria di queste suggestioni e le traduce in look da educanda dove predominano la lana e il tweed, lunghezze “caste” e colletti alla Peter Pan, il tutto nei colori del grigio e del nero. La collezione sfocia poi in un bianco idilliaco ed abbraccia materiali più soavi: pizzo, chiffon e taffetà si abbinano a ricami, linee svasate e maniche a sbuffo che ingentiliscono gli abiti anche quando il nero e il grigio riprendono il sopravvento.

 

CHANEL. 2

CHANEL. 3

 

 

 

Federico Fellini, i 100 anni di un genio visionario

 

Il 20 Gennaio del 1920, a Rimini, nasceva Federico Fellini: in occasione del centenario del Maestro, uno dei registi emblema del cinema italiano, VALIUM lo ricorda con alcune delle sue frasi più celebri. A breve dedicherà, poi, un più corposo approfondimento al cineasta visionario, poetico e geniale che ha lasciato un segno indelebile nella storia della Settima Arte.

 

Fellini con Richard Basehart (nel ruolo de “Il Matto”) sul set de “La strada” (1954)

 

” Il cinema mi piace perché col cinema ti esprimi mentre vivi, racconti il viaggio mentre lo fai. Sono fortunatissimo, anche in questo: sono stato portato per mano a scegliere un mestiere che è l’unico mestiere per me, l’unico che mi permetta di realizzarmi nella forma più gioiosa, più immediata…”

(Dal libro “Gli antipatici” di Oriana Fallaci, Rizzoli, 1963)

 

 

Fellini insieme a Ennio Flaiano e a Anita Ekberg

 

 

” Non faccio un film per dibattere tesi o sostenere teorie. Faccio un film alla stessa maniera in cui vivo un sogno. Che è affascinante finché rimane misterioso e allusivo ma che rischia di diventare insipido quando viene spiegato.”

(Da un’ intervista con Renato Barneschi, “Oggi”, 1983)

 

 

 

 

” Il cinema è come una vecchia puttana, come il circo e il varietà, e sa come dare molte forme di piacere. “

(Dal libro “Portala al cinema” di Rhiannon Guy, Einaudi, 2006)

 

 

Fellini insieme a Giulietta Masina

 

 

” È uno strano film, il più difficile che ho immaginato finora. “La dolce vita” andrebbe proiettato tutto insieme, in una sola enorme inquadratura. Non pretende di denunciare, né di tirare le somme, né di perorare l’una o l’altra causa. Mette il termometro a un mondo malato, che evidentemente ha la febbre. Ma se il mercurio segna quaranta gradi all’inizio del film, ne segna quaranta anche alla fine. Tutto è immutato. “La dolce vita” continua. I personaggi dell’affresco continuano a muoversi, a spogliarsi, ad azzannarsi, a ballare, a bere, come se aspettassero qualcosa. Che cosa aspettano? E chi lo sa? Un miracolo, forse. Oppure la guerra, i dischi volanti, i marziani. “

(Citato nel libro “Noi che abbiamo fatto La dolce vita” di Tullio Kezich, Sellerio Editore Palermo, 2009)

 

 

Foto di copertina via RV1864 from Flickr, CC BY-NC-ND 2.0

 

Capodanno Cinese: 3 tributi olfattivi all’ anno del Topo

 

Il Capodanno Cinese è anche olfatto, un tripudio di profumi e odori. Come quello, potente, delle spezie, o delle composizioni floreali che si allestiscono tradizionalmente. Sapevate, ad esempio, che chi è in cerca dell’ amore dovrebbe acquistare una pianta di pesco da coltivare a casa sua, in un vaso? I fiori di pesco, simbolo di prosperità, longevità e fascino, sono considerati un’ ottima calamita per la fortuna. Ma al di là degli usi, anche le fragranze rientrano tra gli omaggi che il mondo occidentale tributa alla più importante festività cinese. Svariati brand, infatti, dedicano puntualmente un profumo al nuovo anno lunare. Come per moltissime altre creazioni (vedi ad esempio la moda e il make up), è il rosso beneaugurante dei flaconi e dei packaging a farla da padrone. Le essenze, al di là delle ovvie differenze, sono generalmente accomunate dalla persistenza e dall’ incanto del jus. Anche oggi ho selezionato tre prodotti – nello specifico, tre  fragranze – che altrettante Maison hanno creato in occasione del Capodanno Cinese: per conquistare perfino il più antico dei sensi con la sua suggestività tutta speciale.

 

GUERLAIN: EAU DE COLOGNE IMPERIALE

 

La storica Eau de Cologne di Guerlain – fu preparata in esclusiva per l’ Imperatrice Eugénie, moglie di Napoleone III, nel 1853 – si veste di rosso per la sua limited edition dedicata al Capodanno Cinese. Ma la fragranza non ha bisogno di variazioni: mantiene il raffinatissimo mix floreal-agrumato che l’ha sempre contraddistinta, accordi di bergamotto armonicamente combinati con il petitgrain e con la magia del neroli. Il prezioso flacone, adornato di “bassorilievi” di ispirazione asiatica, racchiude 100 ml di Eau de Cologne.

 

CALVIN KLEIN, CK ONE CHINESE NEW YEAR EDITION

CK One, l’ iconica fragranza unisex di Calvin Klein, si declina in un’ edizione da collezione che celebra l’ anno del Topo. Flacone (da 100 ml) e pack si tingono di un rosso scaramantico, mentre attorno al logo il musetto di un simpatico topo è tratteggiato in viola. Audace, giovane e fresca, questa eau de toilette racchiude tutto lo spirito festivo: le note di testa esaltano accordi di tè verde, bergamotto e cardamomo, quelle di cuore fondono la violetta con la rosa e la noce moscata. Il fondo dona al jus un’ intensità tipicamente orientale  grazie all’ ipnotico duo composto dall’ ambra e  dal muschio.

 

MAISON FRANCIS KURKDJIAN, BACCARAT ROUGE 540 EXTRAIT DE PARFUM

La sontuosa confezione rosso e oro rende Baccarat Rouge 540 ancora più prezioso. L’ “extrait de parfum” della Maison Francis Kurkdjian vanta un aroma opulento e luminoso, potentemente esotico. Contenuta in un flacone da 200 ml, la fragranza esordisce con note di Gelsomino Grandiflorum egiziano e zafferano, un connubio che avvolge i sensi. Il suo cuore è un mix ipnotico di Mandorla Amara del Marocco e Legno di Cedro, mentre il fondo di Ambra Grigia viene ingentilito da un accordo muschiato legnoso.

 

 

 

Capodanno Cinese: 3 tributi in versione make up all’ anno del Topo

 

Anche il make up, non c’è bisogno di dirlo, subisce la fascinazione del Capodanno Cinese. Ed ogni anno, i marchi più autorevoli del Beauty dedicano a questa ricorrenza limited edition che sono un autentico spettacolo per gli occhi. Il rosso, tonalità emblema del Lunar Year, regna sovrano com’è giusto che sia, ma anche la luminosità dell’ oro è frequente: il giallo (così come la sua “variante metal”), in Cina, ha una valenza prestigiosissima. Si associa ai leggendari Imperatori che la governarono secoli orsono, alla maestosità dei loro palazzi e delle loro vesti, ma anche al potere divino. Basti pensare, il tal senso, al colore dei templi e delle tonache dei monaci buddisti. Le capsule make up lanciate in occasione del Capodanno Cinese, dunque, non mancano mai di includere due elementi basilari: un rosso lacca e un illuminante, preferibilmente nei toni dell’ oro. Come vi anticipavo ieri, vado subito a presentarvi le tre collezioni trucco ispirate al Lunar Year che ho selezionato. Per scoprire quali sono – e ve lo anticipo, ritroverete alcuni brand che appaiono  spesso in VALIUM – non vi resta che continuare a leggere.

 

FENTY BEAUTY BY RIHANNA – STUNNA NEW YEAR HIGHLIGHTER + LIP SET: LUNAR NEW YEAR EDITION

 

Fenty Beauty festeggia il Lunar Year con una limited edition composta da un duo di bestseller del brand. A rappresentare l’ iconico rosso troviamo Stunna Lip Paint Longwear Fluid Lip Color nella shade Uncensored, il lipstick con applicatore che rievoca il colore delle lacche cinesi. Per illuminare il viso, Killawatt Freestyle Highlighter è l’ideale. Il duo di nuance scelte da Rihanna include Mean Money e Hu$tla Baby, un tono di champagne declinato in un’ intensità duplice: vale a dire perfetta sia per il giorno che per la sera. Il packaging che il prodotto esibisce per l’occasione è sfolgorante, un total red arricchito da grafismi in nero ed oro.

 

 

 

NARS – THE CHINESE NEW YEAR COLLECTION

 

Un lussuoso packaging rosso e oro, quattro prodotti all’ insegna della lucentezza: è quanto propone NARS per il Capodanno Cinese. La cipria in polvere compatta (Light Reflecting Pressed Setting Powder) cattura e riflette la luce grazie ad un finish soft matte traslucente, due lip balm (Afterglow Lip Balm) idratano, nutrono, proteggono le labbra avvolgendole in irresistibili colori (il rosso scarlatto trasparente di Nuits de Chine e il rosa oro di Orgasm). Completa il make up una palette occhi, la Singapore Quad Eyeshadow, che tramite le quattro nuance che la compongono (oro, ottone, ruggine, bronzo) e quattro finish che spaziano dal matte al satinato, dal glitterato multidimensionale al metal, accende lo sguardo con una luminosità eclatante.

 

MAC – LUNAR ILLUSIONS

 

Una collezione che, come dice il nome, sfoggia colori simili a riflessi di luce lunare. Include quattro Lipstick ed altrettanti Lipglass, una palette di nove ombretti (Eyeshadow x 9: Now and Zen), un blush duo (Powder Blush – Split Pan: Dynastic Fantastic) e un illuminante già sold out (Extra Dimension Skinfinish nella tonalità Double Glam) in quanto altamente iconico: la cialda è adornata con l’intaglio di un drago, emblema di buon auspicio e dell’ Imperatore cinese in persona. Il packaging dell’ intera capsule make up, ad ogni modo, lascia a bocca aperta per i motivi tipicamente orientali e le cromie multicolor che la decorano. Riguardo ai prodotti, Lunar Illusions alterna svariati finish: matte, traslucido, lustre, veluxe pearl, tutti fedeli al signature style del tributo di MAC al Capodanno Cinese. Colpisce ancora una volta Extra Dimension Skinfinish, che con la sua shade di beige impreziosita da perlescenze argento ostenta un magnetismo unico. Non stupisce che il brand canadese abbia concepito questa capsule come un vero e proprio portafortuna beauty!