Glitter People

 

” La storia della mia vita è incentrata sugli ingressi posteriori, le porte laterali, gli ascensori segreti e altri modi di entrare e di uscire dai luoghi in modo che la gente non mi infastidisca. “

Greta Garbo

Photo by Screenland [Public domain], via Wikimedia Commons

Il close-up della settimana

Guy Bourdin il provocatorio,  il visionario, il geniale. La sua opera, di forte stampo surrealista, lo ha reso uno dei Maestri indiscussi della fotografia del XX secolo. La Fondazione Sozzani si accinge a celebrarlo con due mostre milanesi allestite negli spazi della Galleria Carla Sozzani, a 10 Corso Como: In Between e Untouched, a cura di Shelly Verthime, verranno inaugurate rispettivamente il 9 Settembre e il 14 Ottobre e proporranno una selezione di scatti vintage e più recenti, rigorosamente in bianco e nero, del talentuoso fotografo francese. Si tratta di un focus piuttosto inedito, meno conosciuto rispetto alla produzione di forte impatto cromatico a cui si tende ad associare Guy Bourdin immediatamente. Eppure, il “black and white” rappresenta il leitmotiv di circa la metà delle sue foto destinate al fashion ed evidenzia come, sin dagli esordi, la sua opera sia contraddistinta da una straordinaria sensibilità visiva. Nato a Parigi nel 1928, Bourdin debuttò come fotografo aereo con la French Air Force di Dakar,   dove svolse il servizio di leva.  Al ritorno in Francia, fondamentale si rivelò l’ incontro con Man Ray: l’ artista dadaista divenne il suo mentore e firmò l’ introduzione del catalogo della sua prima mostra fotografica, inaugurata nel 1952 a Parigi. Risale a tre anni dopo l’ inizio della collaborazione di Bourdin con Vogue Paris, sfociata in un sodalizio più che trentennale. Con Vogue il giovane fotografo approdava al mondo della moda, un settore per il quale realizzò servizi e campagne pubblicitarie come quelle – leggendarie – per il brand di calzature Charles Jourdan.  Le immagini graffianti, il glamour che converte gli accenti patinati in elementi surreali, i colori smaglianti, divennero poco a poco il suo signature style. Ogni scatto di Guy Bourdin raccontava una storia, prendeva le distanze dal mero “figurativismo”. Le sue doti da storyteller visivo aprirono la strada a una nuova fotografia di moda e lo resero richiestissimo:  oltre che per Vogue, effettuò photo shoot per Harper’s Bazaar e Maison del calibro di Versace, Issey Miyake, Ungaro, Chanel e Loewe gli affidarono le loro advertising campaign. Irriverente e unconventional, Bourdin non accettò mai il Grand Prix National de la Photographie di cui il Ministero della Cultura Francese lo insignì nel 1985. Oggi, a 26 anni dalla sua morte, viene considerato uno dei fotografi più influenti nella storia della fashion photography e le sue opere sono incluse nelle collezioni di musei come il Victoria & Albert Museum e il Tate Modern di Londra, la Galerie Nationale du Jeu de Paume di Parigi, il National Museum of China di Pechino e il Getty Museum di Los Angeles.

10 Corso Como (photo by justraveling.com)

Le due mostre che la Fondazione Sozzani gli dedica, evidenziano il coté più squisitamente intimo della sua fotografia: giochi di luci ed ombre, un alto tasso di raffinatezza e la forza impattante dell’ immagine sono il fil rouge che le accompagna.

IN BETWEEN (dal 10 Settembre all’ 11 Ottobre) include 20 fotografie di moda perlopiù inedite scattate da Bourdin tra il 1950 e il 1987. I riflettori sono puntati sull’ universo visionario scaturito dalla sua collaborazione con Vogue Francia e sulle tappe salienti di questo excursus, a partire dal photo shoot cult ” Chapeaux choc” pubblicato nel Febbraio 1955 fino alla ricezione dell’ Infinity Award che assegnò a Bourdin l’ ICP di New York.

UNTOUCHED (dal 15 Ottobre al 12 Novembre) mette in mostra 30 foto rare che Bourdin realizzò tra il 1950 e il 1955, periodo chiave per l’ incubazione del suo processo creativo. La curatrice Shelly Verthime racconta di aver rinvenuto i negativi e i provini degli scatti in una scatola Kodak contenuta nell’ archivio del grande fotografo: accuratamente catalogato, il materiale è rimasto inedito per 50 anni e racchiude l’ imprinting artistico di Guy Bourdin prima del suo esordio nella fashion photography. Con la mostra coinciderà la presentazione di un libro che porta lo stesso titolo.

GUY BOURDIN

Due mostre di Shelly Verthime

Dove: Galleria Carla Sozzani, 10 Corso Como – Milano

Quando:

In between (1955-1987) – Dal 10 Settembre al 11 Ottobre 2017 – Inaugurazione: il 9 Settembre 2017 dalle ore 15 alle 20

Untouched (1950-1955) – Dal 15 Ottobre al 12 Novembre 2017 – Inaugurazione: il 14 Ottobre 2017 dalle ore 15 alle 20

Per info e orari: www.galleriacarlasozzani.org

Photo: Guy Bourdin, Vogue Paris 1971
© The Guy Bourdin Estate, 2017
Courtesy of Art + Commerce, 2017

Una “garota de Ipanema” a tutto fluo: il beachwear di Salinas

 

Si avvicina l’ ultimo weekend di Agosto, ma l’Estate è tutt’altro che agli sgoccioli: con Polifemo in arrivo, sole e caldo torrido saranno una realtà tangibile. Una nuova incursione nel beachwear, quindi, non risulta fuori luogo. Stavolta ci immergiamo nel mondo in technicolor ed effervescente di Salinas, che per la spiaggia propone look ricchi di suggestioni rainbow.  Ricordate “Garota de Ipanema”, la canzone cult composta da Vinicius de Moraes e Jobim? Bene: è proprio a Ipanema che Salinas è stato fondato, nel 1982, da Tunico e Jacqueline De Biase. E non poteva esistere luogo più appropriato del celebre quartiere di Rio a dargli i natali: in pochi anni, il suo stile coloratissimo e femminile ha posizionato il brand al top del beachwear “made in Brasil”. Oggi, entrato a far parte di Inbrands Group e riconosciuto a livello internazionale, Salinas ha mantenuto il mood spigliato degli esordi, che la collezione Estate 2017 riflette in un vortice di nuance vibranti e pattern stripes dal potente impatto visivo. Il risultato è una sorta di “psichedelia” contemporanea che gioca con le geometrie e i toni fluo, costumi a pezzo intero stilosi come body e bikini “coprenti”, ma esplosivi. Denominatore comune – come già detto – è il colore, che non risparmia neppure gli accessori e i complementi dello swimwear: dal giaccone ai crop top in organza da annodare sotto il seno, dai calzini ai maxi orecchini tribali, dalla cloche agli occhiali da sole è tutto un tripudio di rosa, giallo, arancio e turchese rigorosamente al neon.  Perchè la nuova “garota de Ipanema” è grintosa, audace e, soprattutto,  ama sottolineare il suo fascino con l’ evidenziatore.

 

 

 

 

 

 

 

Lo sfizio

 

I “cropped pants” – o “pants culotte” – fanno il loro ingresso trionfale nelle collezioni Pre-Fall e si tramutano in un basic dello chic. Delpozo li tinge di rosa shocking e li dota di un design geometrico e lineare, aggiungendo maxi risvolti che esaltano le forme squadrate. La silhouette ben strutturata si riconferma uno dei trademark di Josep Font, sempre più ispirato dal suo background architetturale: non è un caso che sia l’ opera dell’ architetto brasiliano Oscar Niemeyer il riferimento dell’ intera collezione. Il promotore della “curva” contrapposta alla linea retta  e la sua estetica rappresentano la matrice a cui Font attinge per i suoi giochi di volume, per uno stile che di continuo evoca i concetti di “spazio” e “movimento”, per l’ uso del colore. Dai toni saturi che Niemeyer era solito accostare al bianco prende vita una palette in cui risaltano il turchese, l’ arancio, il rosso, l’off-white e il fucsia, declinato sia in abbinamenti strong che in total look. I cropped pants Delpozo seguono entrambe le opzioni, accostandosi in questo caso a un top in full red dal quale sgorga una cascata di fiori ricamati in lana che strizza l’occhio ai “paper mosaics” di Mary Delany. Seconda figura chiave della collezione, l’ artista che diventò famosa per il suo “découpage floreale” ha ispirato i ricercati decori profusi nei capi e negli accessori: applicazioni, intarsi e sagome di fiori nei più svariati materiali impreziosiscono i look avvalendosi di una minuziosa lavorazione artigianale. E’ invece un fiocco vistoso e “grafico” a campeggiare sulla mule rasoterra che, insieme alla Gret Tote in vernice nera intramezzata dal fucsia e dall’ arancio di due grandi petali, completa la mise.

Nell’ identica nuance di rosa shocking a far pendant con il pantalone, la Bow Mule Delpozo è completamente realizzata in feltro ed ha la punta affilata: la nuovissima flat del brand, senza dubbio, è candidata già ad accessorio must have di stagione.

New icons: Stella Maxwell

Stella nella ad campaign AI 2017/18 di Karl Lagerfeld

Il suo ultimo trionfo è una breaking news: Karl Lagerfeld l’ ha appena scelta come volto della campagna Autunno/Inverno 2017 del brand omonimo. Seduttiva, fascinosa e chic, negli scatti Stella Maxwell sfoggia look esclusivamente in black & white e l’ eyeliner che le allunga l’occhio evidenzia una potente allure “parisienne”. Il fatto che Herr Lagerfeld abbia puntato su di lei equivale a una consacrazione definitiva: top del momento ma anche icona del fashion system, Stella vanta esperienze con il gotha della moda e della fotografia internazionali. Qualche nome? Victoria’s Secret su tutti, che l’ ha “arruolata” tra i suoi Angeli nel 2015. Ma anche Versace, Alexander McQueen, Moschino, Chanel, Marc Jacobs, Fendi, DKNY e Roberto Cavalli, per citare solo alcuni tra gli innumerevoli – quanto prestigiosi – brand che l’hanno voluta in passerella o come testimonial. Un bel traguardo per una 27enne che si considera “cittadina del mondo” e che, di fatto, annovera un mix di nazionalità e luoghi nel suo excursus esistenziale. Nata in Belgio da genitori nord irlandesi, Stella studia alla Scuola Europea di Bruxelles prima di trasferirsi, con la famiglia, in Australia e poi in Nuova Zelanda, dove si diploma al Queen Margaret College e si iscrive all’ Università di Otago. E’ proprio qui che viene scoperta e lanciata come modella.

Stella per Versus AI 2017/18

Chioma color miele, labbra carnose ed uno sguardo azzurro  al tempo stesso volitivo e sensuale, Stella incarna una “bionditudine” che va al di là di ogni stereotipo. E’ audace, frizzante, piena di energia, ma il suo atout è sicuramente l’ eclettismo: davanti all’ obiettivo è in grado di impersonare alla perfezione qualsiasi ruolo. Sofisticata, sporty, avantgarde, urban, pin up – come nella variopinta campagna Happy Socks AI 2016/17 scattata da Ellen Von Unwerth – e, ancora, boho, romantica, sfrontata e gipsy  sono gli aggettivi che la identificano nei photo shoot e sulle passerelle che la vedono protagonista. Dal sex appeal che emana come Angelo di Victoria’s Secret, Stella Maxwell è approdata con naturalezza alle suggestioni 70s dell’ ad PE 2017 di Roberto Cavalli ed alla psichedelia della collezione Resort 2017 di Moschino. Ha sfoderato il suo lato bold per Fenty Puma by Rihanna, esaltato la grinta della donna Versace e si è tramutata in stilosa esploratrice delle Lowlands scozzesi negli scatti realizzati da Giampaolo Sgura per la campagna Twinset AI 2017/18.

Stella per Victoria’s Secret AI 2016/17

Stella per DKNY AI 2017/18

Insieme alle richieste, per Stella sono arrivati i riconoscimenti: in vetta alla “Hot 100 List 2016” di Maxim, lo scorso Aprile è stata incoronata “Modella dell’ Anno” ai Fashion Awards di Los Angeles, che è peraltro la sua città preferita. E non a caso, dato che – insieme alla musica, alla vita outdoor e ai viaggi – la Mecca del Cinema rispecchia mirabilmente il suo mood solare. Next stept dell’ ammaliante supermodel, la nomina “chez” Lagerfeld. C’è da scommettere che, anche nelle vesti di musa, per Stella Maxwell la carriera sarà tutta in ascesa.

Stella nella ad campaign Happy Socks AI 2016/17 by Ellen Von Unwerth

Stella per Moschino AI 2017/18

Stella per Fenty x Puma by Rihanna AI 2017/18

Stella nella ad campaign PE 2017 di Roberto Cavalli Eyewear

Stella per Alberta Ferretti AI 2017/18

Stella per Versace AI 2017/18

Stella (insieme a Stella Lucia) nella ad campaign Twinset AI 2017/18 by Giampaolo Sgura

Stella per Philosophy di Lorenzo Serafini AI 2017/18

Stella per la ad campaign Max Factor 2017

Adriana Degreas: il luxury beachwear ‘made in Brasil’

 

Il beachwear luxury di Adriana Degreas, designer brasiliana che sul mix tra savoir-faire e glamour ha fondato il suo signature style, colpisce ancora. Il costume da bagno diventa un vero e proprio capo couture: conchiglie che prendono il posto del top, due pezzi-scultura, dettagli in lacca cinese, orli di ruches si abbinano a copricostume impalpabili e a gonne kimono. La ricercatezza si fa leitmotiv di creazioni che esaltano un mood chic e cool al tempo stesso. Il bikini e il costume intero si alternano, la palette è intensa e spazia dal marrone all’ oro, dal viola al rosso scuro, dal verde bosco al nero passando per il grigio, il cipria ed il turchese, nuance raffinate ma più che mai lontane dagli standard estivi. E se un tocco rétro pervade di femminilità la collezione, è l’ imprinting avantgarde a rendere culotte, monopezzo e reggiseni a fascia tutto fuorchè scontati: tessuti matelassé, ghirigori esotici e forme Japan si coniugano con un design ad alto tasso di originalità e di stile.

 

 

 

 

 

 

 

“Non c’è due senza tre”: a colloquio con Eve La Plume, Grace Hall e Jackson Sloan, i presentatori del Summer Jamboree 2017

Eve La Plume e Grace Hall (photo by Davide Bona)

“Non c’è due senza tre”: un proverbio inconfutabile, se pensiamo che il “tre” è un po’ il leitmotiv che lega i conduttori del Summer Jamboree 2017 e la loro attività sul palco. “Tre”, innanzitutto, come il loro numero. All’ acclamato duo formato da Eve La Plume e Jackson Sloan è andata infatti a aggiungersi, per la 18ma edizione del Festival, la spumeggiante Grace Hall. Che i fan della kermesse conoscono bene: sia lei che Eve La Plume sono al loro tris – “non c’è due senza tre”, appunto – come presentatrici dell’ evento che è valso a Senigallia l’ appellativo di “Città del Summer Jamboree”. Eve e Grace, portatrici di un carisma declinato in sfumature diversissime, hanno stregato il pubblico con il loro glamour da Regine del Burlesque. Lunare ed evanescente la prima, pimpante ed esplosiva la seconda, per le madrine del Festival è stata la consacrazione definitiva. Ma “non c’è due senza tre”, dicevamo: e veniamo all’ elemento maschile del terzetto. A Jackson Sloan, effervescente frontman britannico, sono spettati i compiti di galvanizzare il pubblico e fare da trait d’union linguistico con l’ audience internazionale. Innamorato del rhythm’n blues, del rock’n roll, del boogie woogie e del jive, Sloan ha militato in diverse band ed ha riscosso incredibili successi con i suoi tour mondiali. Al Summer Jamboree, è la seconda volta che veste i panni di conduttore: un ruolo che ha confermato le sue doti travolgenti di entertainer. E siccome “non c’è due senza tre”, non possiamo che augurargli un tris sul palco del Festival come è già accaduto alle sue due fascinose colleghe. Ecco l’ intervista che ho realizzato con Eve, Grace e Jackson nel corso di un Summer Jamboree rovente (a cominciare dalle temperature!) ed arrivato alla sua 18ma edizione.

Jackson Sloan (photo by Gianluca Rossetti)

Jackson il “frontman”, Eve e Grace le “Burlesque Queen”. Qual è il collante che unisce il vostro trio e quali sono i vostri rispettivi punti di forza?

GRACE: L’entusiasmo, la voglia di condividere. Il punto di forza di Jackson è l’amore per la vita che trasmette benissimo dal palco. Il punto di forza di Eve è la sua grazia, il suo candore, la sua eleganza…

EVE: Siamo tutti e 3 innamorati del Summer Jamboree, il collante credo sia proprio l’amore per questa bellissima festa. Sono molto contenta che ci sia Grace perché è una presenza femminile grintosa, coinvolgente. Io sono più timida, lei è estroversa e espansiva: questo connubio mi piace! Jackson, invece, è un grandissimo uomo da palcoscenico.

JACKSON: Siamo un team, sappiamo come far fronte agli imprevisti e ci aiutiamo a vicenda. Tra noi c’è divertimento, collaborazione, supporto. Il mio punto di forza? Mi piace lavorare con la gente, far parte di una squadra. E comunicare in modo molto chiaro e semplice, in un inglese senza accenti, con il pubblico internazionale. Eve e Grace portano la bellezza, la luminosità. Io porto l’allegria e incito il pubblico a partecipare allo show.

Eve La Plume e Jackson Sloan (photo by Claudio Paolinelli)

Ognuno di voi ha dei “precedenti” come presentatore del Festival. Quale pensate che sia la vostra marcia in più, rispetto alle scorse edizioni?

EVE: Ogni anno io cerco di fare meglio dell’anno prima. Il primo anno ero veramente spaventata, il secondo meno, questo sta scorrendo abbastanza fluido. Per esempio, sul palco non osavo fare a meno della cartellina perché avevo paura di dimenticare i nomi degli ospiti. Quest’ anno, invece, sono riuscita a “buttarla via” e ti dirò che mi sento più spontanea senza avere sempre il copione davanti!

GRACE: Se nella mia prima edizione avevo l’ansia da prestazione, quest’ anno ho una strana rilassatezza che, a volte, è quella che ti fa commettere delle imprecisioni. Per cui non ti so dire se sto dando il meglio o se sono troppo rilassata.

JACKSON: La mia marcia in più è l’esperienza. Il nostro team, grazie all’ esperienza, diventa ogni anno più forte.

Grace Hall (photo by Salvatore Liotti)

Il vostro stile individuale è inconfondibile. Funziona di più un mix fondato sulle affinità o sulle complementarietà?

GRACE: Io sono per la complementarietà, credo che sia un valore aggiunto. Ognuno di noi ha uno stile inimitabile: è il bello del nostro lavoro.

EVE:  Credo che mettere insieme personalità diverse, caratteri diversi, sia dar risalto all’ unicità…E non la penso così solo perchè dobbiamo parlar bene di noi e del Festival.

JACKSON: Preferisco la complementarietà, le differenze. Eve è come una bella bambola cinese, Grace sembra una diva dei film noir ed io sono lo showman che porta entusiasmo, ama la gente e vuole che la gente ami il Summer Jamboree.

Eve La Plume (photo by Claudio Paolinelli)

Cosa vi lega maggiormente al Summer Jamboree?

EVE: Io ho dei bei ricordi legati al Festival. Sono tantissimi anni che vengo qui, ho cominciato nel 2005. Al Summer Jamboree sono molto grata anche perché mi ha sostenuta in un percorso per me importante: il lancio che ho avuto come Burlesque performer ha dato una svolta decisiva alla mia carriera.

GRACE: Ho tantissimi ricordi degli artisti che ho avuto la possibilità di conoscere qui. Ad esempio, Ben King: quando ha intonato “Stand by me” ero in lacrime, tutto il pubblico era in lacrime…E’ stato sicuramente un momento unico. Per quanto riguarda l’aspetto professionale, invece, sono molto grata al Summer Jamboree perché è stata la primissima occasione in cui ho avuto la possibilità di presentare davanti a un’audience così vasta.

JACKSON: Credo che il Summer Jamboree sia un Festival “di famiglia”, e io mi sento parte di questa meravigliosa famiglia. Mi sento molto amato da Angelo, Marco, Grace, Eve…E da tutto il nostro fantastico staff!

 

Jackson Sloan

 

Se doveste definire il mood con cui quest’ anno affrontate il Festival, come lo descrivereste?

GRACE: Divertimento è forse parola giusta…Entusiasmo!

EVE: Condivido in pieno. Essendo meno tesa rispetto agli anni scorsi, ho anche più voglia di fare amicizia.  Definirei il mio mood “conviviale”…

JACKSON: Il mio mood è la felicità: sono felice e conosco tanta gente di tutto il mondo. Una poesia di Fran Landesman, “Photographs”, a un certo punto recita: “if you ever find my house on fire/Leave the silver, save the photographs”. I momenti speciali sono la cosa più importante.

Eve La Plume (photo by Salvatore Liotti)

Una domanda incentrata sul look è d’obbligo. Che mi raccontate delle vostre “mise”?

EVE: Quest’ anno sono rimasta china per circa 2 mesi su tessuti, passamanerie, rocche e rocchette di filo e ho cucito abiti “importanti”, che avevo in mente da un po’ di tempo. Alcuni sono ispirati agli anni ’50, altri agli anni ’30 e c’è qualche traccia di Belle Epoque, che a me piace tanto.  Anche i colori sono diversissimi tra loro: ho alternato il rosso scuro a nuance tono su tono e polverose come il cipria e l’azzurro slavato.

GRACE: Il mio look si rifà agli anni ’40 e ‘50 e i miei colori “alchemici” sono il nero, il bianco e il rosso. Amo il nero perché mette in risalto la pelle bianca. Ma il bianco può riguardare anche le profilature degli abiti e gli accessori. Adoro accostare borse, occhiali e cappellini eccentrici a vestiti non troppo “barocchi”!

JACKSON: Amo lo stile anni ‘40 e ’50. Mi piace indossare dei bei pantaloni, una t-shirt, un completo e avere un’immagine nitida e essenziale, ma non dò un’importanza eccessiva al look.

Grace Hall (photo by Guido Calamosca)

A vostro parere, quali motivi contribuiscono a mantenere il Summer Jamboree al top dopo quasi 20 anni dall’ esordio?

GRACE: Credo che dietro tutta questa festa si nasconda il lavoro di un’equipe meravigliosa. L’organizzazione è davvero incredibile! Si lavora sodo pur mantenendo una facciata di puro divertimento: un binomio vincente.

EVE: Concordo con Grace e aggiungo che gli organizzatori fondatori, Angelo e Alessandro (Di Liberto e Piccinini, ndr), hanno mantenuto lo spirito fanciullesco di due ragazzi che organizzano una festa per il loro piacere anche oggi che la festa è diventata enorme. Questo spirito viene trasmesso a tutto lo staff: non assistiamo mai a litigi, a scene di tensione…Lo scopo degli organizzatori è fare le cose in tutta serenità, divertendosi, con la stessa gioia e lo stesso amore che hanno dato vita al Festival.

GRACE: Dovremmo mantenere tutti la nostra componente fanciullesca. Quando l’entusiasmo va a scemare, si entra in un meccanismo vizioso che non porta da nessuna parte.  “Qualcuno” molto più autorevole di me ha detto: “l’amor che move il sol e l’altre stelle”…

JACKSON: Il motivo principale penso sia l’organizzazione. Angelo (Di Liberto, ndr) crede nella musica, nel Festival, nel concetto di accoglienza. E poi, c’è questa città splendida: quando hai il mare hai energia, che qui si coniuga anche con una bella architettura. Tra me e Senigallia è stato amore a prima vista, l’amerò per sempre. Infine, il Festival sta crescendo: quest’ anno il gospel ha emozionato il pubblico fino alle lacrime e molti concerti si sono tenuti in piazza Garibaldi, restaurata di recente…E’ come aggiungere ogni volta un colore in più a questa magnifica tela.

Eve La Plume (photo by Guido Calamosca)

Festival a parte, in che direzione vanno le vostre carriere?

GRACE: Io non sto mai ferma e devo mettermi in gioco su tanti aspetti, sono così da sempre. Quindi ho iniziato un’avventura da regista con un documentario (“Burlesque Extravaganza”) sul mondo del Burlesque,  che ho diretto e prodotto: un’ impresa titanica, tre anni di lavoro che ho presentato l’ 8 Maggio a Roma. Nel frattempo ho aperto una società di produzione cinematografica, la ZED Film, e ho attivato il mio primo progetto sotto forma di film vero e proprio. Poi continuo ad insegnare Burlesque nella mia scuola, Il Tempio del Burlesque, un’altra cosa a cui tengo moltissimo perché ho scoperto che il Burlesque, inteso come disciplina, può essere una terapia che permette a molte donne di entrare in connessione con il proprio corpo. Intanto, recito e curo la direzione artistica degli spettacoli che porto in tour. A Ottobre tornerò a Los Angeles, dove ho dei progetti come attrice.

EVE: Io ho avuto un bell’ anno in cui ho fatto delle cose interessanti. Ho aperto la sfilata di Luisa Beccaria e Tiffany & Co. alla settimana della moda di Milano e per me è stato un sogno che si è realizzato: una location allestita come una fiaba, un giardino fatiscente ricostruito in un meraviglioso salone antico…E’ qualcosa di cui vado orgogliosa. Al Carnevale di Venezia ho preparato uno show lavorando sul nuovo soggetto del Ballo del Doge e ho portato in scena “Ultimo Spettacolo” nei teatri d’ Italia. Tra i progetti che non c’entrano con il lavoro, ce n’è uno che riguarda il mio inglese: partirò per Malta per un mese e mezzo di full immersion linguistica.

JACKSON: Il Summer Jamboree mi ha aperto molte porte: arrivano promoters dalla Svizzera, dalla Germania, dall’ America. Sono stato già stato al Viva Las Vegas Festival perché qualcuno mi ha notato qui. Tornerò a Las Vegas l’anno prossimo, ma andrò anche in Sudamerica e girerò l’Europa. In moltissimi mi hanno visto per la prima volta al Festival: sono piaciuto sia come musicista che come persona.

Jackson Sloan

 

Eve La Plume (Photo by Claudio Paolinelli)

 

Grace Hall (photo by Turi Avola)

 

Photo: courtesy of Summer Jamboree Press Office, Eve La Plume, Grace Hall, Jackson Sloan

Febbre dell’ Oro

 

“Quale sarebbe il merito dell’ oro se non brillasse?”

  Gilberth Keith Chesterton

E’ sfolgorante, scintillante, prezioso. Non a caso l’ oro, sin dai tempi più remoti, viene associato al sole e alle divinità. Dalla preistoria passando per gli antichi Egizi e la mitologia greca, è l’ oro ad incarnare tutto ciò che è sacro, eterno: un’ eredità confluita nell’ arte bizantina, con le sue icone che si stagliano su splendenti sfondi dorati. Trait d’union tra terreno e ultraterreno, l’oro trascende il sensibile per elevarsi al sovrumano. Ed è in virtù di questa dote che lo ritroviamo, dopo il Rinascimento, nei dipinti di un top name dell’ Art Nouveau come Gustave Klimt. L’ oro di Klimt rimane uno dei più suggestivi caratteri della sua pittura, un mix che unisce reminescenze dei mosaici ravennati e i manufatti paterni di oreficeria: ritorna il leitmotiv dell’ “eterno”, e grazie all’ oro dona perennità al reale. Nell’ arte come nel mondo dello stile, l’ oro esercita un fascino irresistibile. La moda, il beauty, l’ hairstyle adorano catturare i suoi bagliori e declinarli in sfumature di splendore: prova ne è la “gold invasion” imperante questa estate. Luccicanti come raggi di sole, spalmati all’ oro liquido, abiti e accessori risplendono in tutto il loro fulgore. Nella stagione del sunshine per eccellenza, non potevano non associarsi al mood i prodotti cosmetici ed ecco quindi lipstick, pigmenti, terre, illuminanti e smalti in una miriade di riflessi aurei. In questa gallery ne trovate un’ ampia selezione, con l’ invito a rimanere sintonizzate. L’ oro si accinge a diventare, infatti, il trend più cool del prossimo Autunno/Inverno.

Gucci

Roksanda

Elie Saab

Via delle Perle

Schield – Chemical Fire collection

Antonio Marras – Beauty look pre fall 2017

Prabal Gurung

Oscar de la Renta

DROMe

Prada

J’adior, il nuovo “slogan-jewel” dell’ estate by Dior

Yves Saint Laurent, La Laque Couture Spicy in Safran Sultan

Fendi

Gucci

MAC, pigmenti Pure Gold

Gareth Pugh

Roberto Cavalli

Custo Barcelona – Beauty Look PE 2017

Hair Pins (su Etsy.com)

Saint Laurent

Dolce & Gabbana

Il beauty look in chiave gold della SS 2008 di John Galliano

Elie Saab

Kiko Glow Fusion Powder Highlighter

 

Tory Burch

 

Lady Dior by Dior

Fendi beauty look PE 2017: labbra tinte d’oro puro

Zara pre-fall 2017

 

Liu Jo, Gold Liu Jo

Marc Jacobs

Elisabetta Franchi

Dolce & Gabbana

La storica ad campaign di J’adore Dior by Peter Lindbergh con Charlize Theron

Guerlain, Météorites Happy Glow Pearls

Fendi

Pupa, Savanna make up collection ad campaign

Pupa, Savanna make up collection

Dior, sopracciglia versione gold per un beauty look del 2014

 

 

Ispirazione “urban beach girl”: il beauty look e l’ hairstyle della PE 2017 di Baja East

 

L’ ispirazione è grunge, strizza l’ occhio ai 90s aggiungendo indizi vagamente hippy: la bandana portata a fascia attorno al capo ne è un perfetto esempio. Il mood da spiaggia e il glam metropolitano si fondono in un mix dal quale prende vita la “urban beach girl”. E’ così che la make up artist Diane Kendal ha definito il beauty look che, per la sfilata Primavera/Estate 2017 di Baja East, ha ideato rievocando le atmosfere estive e i loro connotati. Uno su tutti? La pelle del viso talmente lucida che sembra trasudare calore. L’ effetto è stato ottenuto grazie a Mineralize Skin Finish di MAC Foundation, la base di un make up in cui trionfa uno smokey eyes  intenso e sapientemente sbavato. Kendal ha enfatizzato lo sguardo con strati di kajal nero per poi sfumarli con Mixing Medium: il gel-gloss firmato MAC ha conferito la brillantezza tipica del trucco che cola.

Le sopracciglia rappresentano un ennesimo punto focale. La make up artist le ha infoltite e spazzolate con il Veluxe Brow Liner di MAC per donare agli occhi una degna cornice, mentre le labbra sono state illuminate appena dal gloss.

L’ hairstyle di Guido Palau per Redken ha approfondito il concetto di “urban hippy”: la West Coast incontra la East Coast ed è proprio la bandana, autentico accessorio chiave del look,  ad incarnare questa intersezione.  I capelli delle modelle sono stati lasciati il più possibile naturali, utilizzando gocce di  Redken Diamond Oil per ottenere l’ effetto bagnato.  Il risultato è una chioma bed-head solo apparentemente spettinata. E’ ancora una volta la bandana, infatti, a tenere l’ hairstyle in ordine e a donargli un tocco iper cool.