L’ Hanami, tradizione e filosofia di vita

 

” Ciliegi in fiore sul far della sera
anche quest’oggi
è diventato ieri.

(Kobayashi Issa)

 

Secondo le previsioni, in Giappone le fioriture dei ciliegi sono già iniziate. A dare il via al fenomeno sarebbe stata la città di Fukuoka, nell’ isola di Kyushu (la data fissata dai bollettini è il 17 Marzo), seguita da Tokyo (il 20 Marzo) e da Hiroshima (il 21 Marzo). Oggi dovrebbe essere la volta di Nagoya, domani di Osaka. Naturalmente, si tratta di approssimazioni: nessuno può prevedere con certezza matematica quando un ciliegio è in procinto di fiorire; l’ influenza delle condizioni meteo è decisiva. Ma i giapponesi, di anni in anno, attendono con ansia questi annunci. La Primavera per loro è tempo di Hanami, il rituale più suggestivo del paese del Sol Levante: sono disposti a raggiungere mete incredibilmente distanti e a organizzare interminabili picnic pur di ammirare le fioriture. Sotto le nuvole rosa dei Sakura – così si chiamano i fiori dei ciliegi nipponici – si chiacchiera, si beve, si pasteggia (preferibilmente con alimenti e bevande al gusto di Sakura), ma soprattutto si contempla la bellezza degli alberi in fiore. E’ uno spettacolo che dura all’ incirca due settimane, e viene vissuto ogni volta con rinnovato stupore. L’Hanami (“guardare i fiori”), una tradizione che ebbe inizio nel 700 d.C., riveste un profondo significato simbolico. Quando sboccia, il Sakura è pura meraviglia. Il suo splendore, però, ha breve durata: magnifico quanto delicato, il fiore appassisce dopo pochi giorni. Questa caratteristica lo ha reso l’emblema della caducità della vita e, secondo un concetto che ricorre nel Buddismo Zen, della natura effimera delle cose (persino di quelle durevoli in apparenza). Al tempo stesso, tuttavia, il Sakura simboleggia la rinascita e la maestosità dell’esistenza. Ogni anno continua a fiorire, ad elargire la sua magnificenza; non si cura di essere spazzato via dal vento in una manciata di giorni: una filosofia che nel corso dei secoli ha ispirato le gesta dei Samurai e dei Kamikaze della Seconda Guerra Mondiale. La dedizione profusa nella lotta, cioè, dev’essere totale e mai intaccata dalla paura della morte. Come recita un antico detto del Bushido, l’antico codice dei Samurai, “Tra i fiori, il ciliegio. Tra gli uomini, il guerriero.” E’ un motto troppo toccante per lasciarmi indifferente: non è un caso che io abbia voluto dedicare proprio all’Hanami la nuova photostory di VALIUM.

 

 

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La primavera di A.Bocca: un tripudio di colori tra modelli iconici e tante novità

 

La collezione Primavera Estate 2023 di A.Bocca si arricchisce di nuovissimi modelli e colori. Include ad esempio svariati sandali, ma voglio soffermarmi su esemplari più prettamente primaverili. Le iconiche Two for Love predominano, e coniugano il loro inconfondibile scollo a cuore con tonalità che rimandano a una vibrante palette cromatica: il lavanda, il rosa bubblegum, il mandorla e il turchese fanno il loro ingresso trionfale, che siano declinati in vernice oppure in nappa. A queste nuance si alternano la pelle con stampa paillettes (oro o iridescente) e l’argento specchiato con motivi floreali. Per quanto riguarda i modelli, le slingback non passano certo inosservate: adoro quelle con doppio cinturino e le fibbie a forma di cuore. La punta è vagamente squadrata, il tacco misura 2,5 cm. Sono realizzate in pelle verniciata e sfoggiano colori eleganti o mozzafiato come il nero e il rosa bubblegum. Ma nella versione Two for Love, con scollo a cuore e tacco che spazia dai 2,5 ai 4,5 cm, la gamma cromatica include anche il turchese, il lavanda e il verde mela. Se amate le scarpe con il tacco piuttosto alto, puntate su un’altra meravigliosa slingback: è in vernice ed esibisce una tonalità mandorla estremamente raffinata. La punta, squadrata, si affianca ad uno scollo nella stessa forma impreziosito da un cinturino. Il tacco, basato e massiccio, raggiunge i 7,5 cm. E poi, c’è la novità di stagione. Da A.Bocca, infatti, la stampa Vichy debutta in grande stile: a quadretti bianchi e turchesi,  si fa notare su una pump in vernice con triplo cinturino e fibbie a cuore. Il tacco, anche stavolta basato e alto 7,5, contribuisce a slanciare la scarpa, una delle più sfiziose che il marchio ha pensato per questa stagione.

 

Triple strap in vernice stampa Vichy

 

Two for Love in specchio stampa ginko

 

 

 

Equinozio di Primavera

 

“Ascolta: riesci a sentirla? La dolce cantata della primavera. I ciuffi d’erba che spingono attraverso la neve. Il canto delle gemme che erompono dal ramo. Il tenero timpano del cuore di un giovane pettirosso. Primavera.”
(Diane Frolow)

Stasera, alle 22.24, la Primavera entrerà ufficialmente. Oggi si festeggia l’Equinozio, dal latino aequinoctium (che fonde i termini “aequus”,”uguale”, e “nox”, “notte”): il Sole è posizionato allo Zenit, i suoi raggi sono perfettamente perpendicolari all’ Equatore e all’asse terrestre. Le ore di luce e quelle di buio hanno un’identica durata; poi, progressivamente, il giorno inizierà a prevalere e “sorpasserà” la notte in prossimità del Solstizio d’Estate. E’ la stagione della rinascita. Il clima a poco a poco diventa più mite, la natura si risveglia, i fiori sbocciano e animali come il ghiro, la marmotta, il riccio, l’orso, la formica, i rettili e gli anfibi escono dal letargo. Luce e buio, Sole e Luna, Maschile e Femminile, con l’Equinozio raggiungono un’armonia perfetta. Comicia un nuovo ciclo vitale, la terra ritorna fertile, i colori prorompono rigogliosi insieme alla natura. Tradizionalmente, non a caso, la Primavera è la stagione associata alla giovinezza: nella mitologia greca era rappresentata da Persefone, la dea dell’ Oltretomba, che trascorreva sei mesi dell’ anno negli Inferi e gli altri sei (quelli primaverili ed estivi) sulla Terra, accanto alla madre Demetra. Per i romani Persefone era Proserpina, ma incarnava la stessa valenza. Al suo passaggio, quando usciva dall’ Ade, le piante fiorivano ed emanavano inebrianti profumi. La giovane dea veniva venerata parallelamente a Pan, il dio fanciullo. Nell’ antica Grecia aveva l’aspetto di un satiro ed era la divinità dei pascoli e della vita agreste (la mitologia romana lo faceva corrispondere al dio Silvano). La sua raffigurazione è inconfondibile: Pan esibisce le zampe e le corna di una capra, ma è un umano dalla cintola in su. Ha le orecchie a punta, la barba a pizzetto e un’ espressione alquanto arcigna che si accompagna, per contrasto, a un’indole bonaria. Vaga per i boschi danzando e suonando il flauto (il noto Flauto di Pan). All’arrivo dell’ Equinozio di Primavera, si imbatte nella giovane dea e inizia a danzare con lei.

 

 

Il loro incontro simboleggia la quintessenza della Primavera: la natura si risveglia così come la nostra anima, con le passioni e le emozioni. Siamo pervasi da una potente euforia, ci apriamo al mondo e al prossimo con rinnovata spontaneità. La Primavera è la stagione dell’ innamoramento, dell’ebbrezza associata alla rinascita naturale. I fiori e la nostra interiorità sbocciano all’ unisono, in perfetta sintonia. Ci apriamo alla vita e all’ amore dopo il torpore invernale.

 

 

I Celti chiamavano l’Equinozio di Primavera Alban Eiler, i popoli nordici lo battezzarono Ostara  (dal nome di Eostre, la dea germanica della fertilità). La valenza di rinnovamento che si lega a questa data la equipara a una sorta di Capodanno: non è un caso che l’anno iniziasse a Marzo, nell’ antica Roma. Tuttavia, i Celti solevano festeggiare la rinascita della natura qualche mese dopo, a Beltane, intorno al 1 Maggio. Gli Equinozi e le loro celebrazioni, infatti, sono tipici dell’area mediterranea. Esistono spiccate differenze climatiche tra i paesi del nord e quelli del sud Europa; in questi ultimi, la Primavera esplode in modo molto più eclatante, mentre a Marzo è appena percettibile nelle lande nordiche. La data odierna coincide, in ogni caso, con una svolta decisiva: andiamo incontro al Sole, al calore dei suoi raggi, il verde spadroneggia restituendo alla terra la fecondità. L’equivalenza tra notte e giorno ci invita a celebrare l’armonia cosmica, le forze vitali della Primavera ci infondono una gioia profonda destinata a rafforzarsi nei prossimi mesi. E’ il momento giusto per ripromettersi di realizzare nuovi progetti, per ribaltare la propria esistenza. L’ entusiasmo che si accompagna alla bella stagione è contagioso e rinvigorente. Lo Zodiaco collega la Primavera ai segni dell’ Ariete, del Toro e dei Gemelli. I quattro elementi la fanno corrispondere all’Aria, i momenti della giornata la vedono equiparata al mattino. La Grande Opera alchemica la accomuna all’albedo, il cui simbolo è un cigno bianco. Tra le sue ricorrenze principali rientra la Pasqua, ma ne parleremo in un post successivo a questo. Nel frattempo, vi auguro un buon Equinozio di Primavera!

 

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Le Frasi

 

“Ancora non se n’è andato l’inverno, e il melo appare trasformato d’improvviso in cascata di stelle odorose.”
(Pablo Neruda)

 

 

Happy St.Patrick’s Day

 

Buon San Patrizio! Ormai, complice anche la massiccia diffusione dei Pub a livello internazionale, il 17 Marzo si festeggia in molti paesi del mondo e non solo in Irlanda o dove la comunità irlandese è numericamente rilevante (come negli Stati Uniti). Prova ne è il fatto che ognuno di noi conosce, più o meno, gli emblemi del St.Patrick’s Day: in primis la supremazia del verde, il colore che simboleggia l’ Irlanda (non a caso definita “la verde Irlanda”). Oggi è d’obbligo indossare qualcosa di verde, la tonalità prediletta dalle fate ma anche quella della natura e del suo risveglio. Il verde, poi, si ricollega direttamente al trifoglio, un altro elemento ricco di significato. In Irlanda il suo nome è shamrock, dal gaelico “seamrog”, “giovane trifoglio”; per la botanica è il Trifolium Repens, e da Aprile ad Ottobre dà vita a un tripudio di minuscoli fiori bianchi. Gli antichi Celti, in particolare i Druidi, conferivano al trifoglio una potente valenza mistica. Le sue foglie, essendo tre, rimandavano al numero sacro della “Triplice Dea”; in più, veniva utilizzato come pianta curativa, per tenere a distanza le entità maligne e prevedere il futuro. Ad esempio, se le sue foglie si posizionavano verso l’alto si riteneva che il brutto tempo fosse in agguato. Ma il trifoglio è soprattutto legato alla figura di San Patrizio: pare che il Santo si servì delle sue foglie per spiegare il mistero della Trinità quando evangelizzò l’Irlanda.

 

 

La prima testimonianza del cospicuo utilizzo del trifoglio nell’ “isola di Smeraldo” risale al 1681: l’antiquario inglese Thomas Dineley ne parlò nel suo diario, “The Journal of Thomas Dineley”, un resoconto del viaggio in Irlanda che aveva effettuato. Dineley notò che il giorno di San Patrizio gli irlandesi indossavano croci e trifogli al tempo stesso. Due secoli dopo, sotto il regno della Regina Vittoria, il trifoglio divenne il simbolo per eccellenza della ribellione. In realtà lo era già da molto tempo prima, precisamente dal 1798, quando la United Irishmen Rebellion tentò di tramutare l’ Irlanda in una repubblica indipendente. La Regina Vittoria, in seguito, stabilì che tutti coloro che indossavano il trifoglio sulla propria divisa militare sarebbero stati puniti con la morte, il che probabilmente rafforzò la valenza sovversiva a cui gli irlandesi associavano la pianta. A tal proposito esiste una canzone, “Wearing of the green”, che ribadisce l’ orgoglio nazionale dell’ isola: il trifoglio divenne un simbolo di cui andare fieri, la rappresentazione di un supremo ideale.

 

 

La croce celtica è, senza dubbio, un’altra icona irlandese. Anche in questo caso, a fare da protagonista è la figura di San Patrizio. La leggenda narra che quando Papa Celestino I incaricò il Santo di evangelizzare le isole britanniche, l’ Irlanda in particolare, egli ottenne un immenso successo nel perseguire la sua missione. L’apostolato di San Patrizio nell’ Eire ebbe inizio tra il 431 e il 432. Dopo gli anni trascorsi in cattività sulla Slemish Mountain, il futuro patrono dell’ Irlanda poteva considerarsi un profondo conoscitore della cultura, della lingua e del credo locali. Ciò che rese straordinaria l’evangelizzazione di San Patrizio fu il rispetto dimostrato dal Santo nei confronti del paganesimo di matrice celtica imperante nell’ isola: non tentò di demolirlo in alcun modo, decise anzi di combinarne molti elementi con la fede cristiana per favorire l’assimilazione di quest’ ultima presso il popolo d’Irlanda. All’utilizzo del trifoglio come metafora della Trinità seguì un episodio altrettanto incisivo: San Patrizio fuse l’icona della croce cristiana con il sole, un simbolo di estrema importanza per i Celti. Il risultato fu la Croce Celtica, nel paganesimo strettamente connessa al ciclo di morte e rinascita delle stagioni.

 

 

Per concludere, un emblema giocoso e onnipresente in tutte le celebrazioni del giorno di San Patrizio: il Leprechaun. Le origini di questo nome sono controverse, si pensa che derivino dal gaelico moderno “leipreachàn”, ovvero “piccolo spirito”. Quel che è certo è che il Leprechaun è un popolarissimo folletto, o gnomo, irlandese. Appartiene al popolo delle fate e pare che vivesse sull’isola ancor prima ancora che vi si stabilissero i Celti. Il Leprechaun è un ciabattino – particolare che ha fatto risalire il suo nome a “leath bhrògan” (in irlandese, appunto, “ciabattino”) – e un gran burlone al tempo stesso. Prende di mira gli avari e i ladri, ma la sua scaltrezza si dimostra soprattutto quando deve difendere il tesoro che possiede: eh già, questo folletto solitario e imprendibile (se lo si vuole trattenere, però, basta guardarlo fisso negli occhi) nasconde smisurate ricchezze nei posti più impensati. Addirittura, pare che possieda un’enorme pentola piena di monete d’oro collocata alla fine dell’arcobaleno. Tutti coloro che tentano di estorcergli il nascondiglio del suo tesoro, tuttavia, rimangono con un palmo di naso. In queste circostanze, il Leprechaun rivela una grande astuzia e uno spiccato senso della beffa. Il giorno di San Patrizio decreta il trionfo del folletto burlone: la sua maschera inaugura tutte le parate, il suo ritratto campeggia in tutti i negozi. Come vuole la tradizione, inoltre, gli irlandesi sono soliti offrire al Leprechaun un bicchiere di latte posato sul davanzale della finestra.

 

 

 

Tendenze PE 2023 – Floral Vibes: fiori in 3D, stampe e applicazioni

Elie Saab

 

“I fiori della primavera sono i sogni dell’inverno raccontati, la mattina, al tavolo degli angeli.”
(Khalil Gibran)

 

Dopo l’articolo dedicato alle tendenze a tema “rosa”, ecco un approfondimento sul filone floral della Primavera Estate 2023. Un’associazione, quella tra fiori e Primavera, che a prima vista potrebbe sembrare scontata, o come afferma sarcasticamente Miranda ne “Il diavolo veste Prada”, “Avanguardia pura”. In realtà non lo è: basti pensare che anche i fiori, purtroppo, stanno subendo le conseguenze del cambiamento climatico. Le temperature sempre più alte e la siccità prolungata provocano effetti nefasti sulle fioriture, influendo negativamente sulla loro quantità e sul loro aspetto. In poche parole, diverse piante iniziano a produrre meno fiori e in dimensioni di gran lunga minori rispetto a qualche anno fa. Di tutto ciò risente la produzione del polline e del nettare: i fiori non sono abbastanza appetibili per gli insetti, il che mette a rischio l’ attività di impollinazione. Lunga vita ai fiori, dunque, così importanti per l’equilibrio dell’ecosistema! Auguriamoci di vederli riapparire, con il consueto splendore, ogni Primavera. In questo post, esamineremo la tendenza floral nella moda. Le collezioni Primavera Estate 2023, “fiorite” in dosi massicce, sono contraddistinte dalla versatilità. I fiori in 3D proliferano, alternati a stampe e applicazioni che li propongono in innumerevoli versioni: un’eterogeneità che, coniugando l’estetica e la ricerca stilistica, si tramuta in un’ode a una meraviglia naturale e alla sua preservazione.

 

Erdem

Simone Rocha

Collina Strada

Rodarte

Alietté

Acne Studios

Lela Rose

Bottega Veneta

Gucci

Adam Lippes

Batsheva

Giambattista Valli

Antonio Marras

Kenzo

Chet Lo

Dries Van Noten

Loewe

Sandy Liang

 

Too Faced lancia Italian Spritz, la palette che omaggia l’inebriante long drink nato in Veneto

 

Too Faced, il noto beauty brand californiano, ci regala un anticipo di Estate con una palette spumeggiante, colorata e vivacissima che inneggia alla bevanda più gettonata nei Bacari veneziani: sto parlando dello Spritz, il long drink nato in Veneto nel XX secolo. Lo Spritz lo conosciamo tutti, il suo gusto è inconfondibile. Chi non ha mai assaggiato quell’ inebriante miscela di Prosecco, bitter e acqua frizzante (o seltz) aromatizzata con fette di arancia o di limone? Negli anni ’50, grazie al boom economico, il rito dell’ aperitivo si diffuse a macchia d’olio e lo Spritz si tramutò in un must dapprima nella regione della Serenissima, poi in tutto lo Stivale. La sua fama si è consolidata a tal punto da decretarlo, nel 2011, il cocktail ufficiale dell’ International Bartenders Association. Oggi, Too Faced gli dedica la travolgente Italian Spritz Eyeshadow Palette, una palette occhi concepita per i mesi caldi ma che potete già trovare nel sito americano (e non ancora in quello europeo) del marchio.

 

 

Il prodotto, che contiene 18 ombretti dal finish matte, shimmer, metallico e cangiante, sfoggia texture in polvere pressata e un packaging in puro stile Too Faced: una variopinta confezione in latta con illustrazioni giocose e specchio incorporato. Gli ombretti sono rigorosamente cruelty-free oltre che privi di glutine, parabeni e oli minerali. A ben guardare, i loro nomi omaggiano l’ Italia a 360 gradi e non soltanto il popolarissimo long drink. Troviamo, ad esempio, Lake Como (la location citata anche nella descrizione della palette), Toasted in Tuscany, Capri Fun, When in Rome…e poi, ancora, Mamma Mia, Take me to Church, Holy Cannoli, Grappa Don’t Preach, Spaghett About It, Como After Dark e così via.

 

 

Sono nomi che strappano un sorriso, intrisi di una solare ironia. Non stupisce che si associno a nuance sorprendenti e dal forte impatto visivo: Holy Cannoli è un rosa salmone tenue e matte, Ciao, Bellini! un rosa pesca metallico con scintillanti riflessi oro, When in Rome…un anguria matte che vira al rosa carico, Take me to Church un tenue e metallico rosa oro, Feelin’ Saucy un terracotta dal finish matte, Lake Como uno scintillante azzurro cielo con riflessi argentati, Toasted in Tuscany un beige matte, Cin Cin! un avvolgente bronzo metal, Spritz & Glitz uno scintillante incrocio tra il rosa, l’azzurro e il viola, Spaghett About It un arancio matte che vira al marrone, Grappa Don’t Preach un intenso oro metal, Espresso Yourself un mattone scuro matte che vira al rosso, Lake & Bake un metallico blu notte, Capri Fun un color zucca matte che vira al ruggine, Mamma Mia un vinaccia matte, Como After Dark un metallico fumè con riflessi perlacei, Impasta-ble un giallo-marrone tenue e matte, Gelat-ohhh! un panna rosaceo matte (guarda i colori nella foto qui sotto).

 

Non può mancare, per concludere, la chicca che fa da leitmotiv a tutti i prodotti di Too Faced: l’aroma. Nel caso di Italian Spritz, è quasi superfluo dirlo, gli ombretti sprigionano l’intrigante profumo della bevanda “made in Veneto”.

 

 

 

Beatitudine

 

” Una meravigliosa serenità, simile a questo dolce mattino di primavera, mi è scesa nell’anima e io ne godo con tutto il mio cuore. Sono solo e sono lieto di essere vivo in questo luogo creato per anime come la mia. Sono così felice, mio caro, così perduto nel senso di questa serena esistenza che la mia arte ne soffre. Ora non saprei disegnare nemmeno una linea, eppure non sono mai stato un pittore così grande come in questi momenti. Quando la bella valle effonde intorno a me i suoi vapori e il sole alto investe l’impenetrabile tenebra di questo bosco e solo qua e là qualche raggio riesce a penetrare in questo sacrario, e io mi stendo nell’erba alta accanto al torrente e, così vicino alla terra, scopro le piante più diverse e più singolari; quando sento vicino al mio cuore il brulichio del piccolo mondo in mezzo agli steli, le innumerevoli, incomprensibili figure dei bruchi e degli insetti e sento la presenza dell’Onnipotente che ci ha creati secondo la Sua immagine, l’alito del Supremo Amore che ci porta e ci sostiene in un’eterna beatitudine; quando, oh, amico mio!, i miei occhi si smarriscono in questa vertigine e l’universo e il cielo riposano nella mia anima come la figura di una donna amata, io provo allora l’angoscia di un desiderio e penso: oh, se tu potessi esprimere tutto questo, se potessi effondere sulla carta lo spirito di ciò che in te vive con tanta pienezza e con tanto calore, in modo da farne lo specchio della tua anima, come la tua anima è lo specchio del Dio infinito! Amico mio, io mi sento morire e soccombo alla forza e alla magnificenza di queste immagini! “

Johann Wolfgang von Goethe, da “I dolori del giovane Werther”

 

 

New York Fashion Week: 10 flash dalle collezioni Autunno Inverno 2023/24

 

Le Fashion Week delle quattro capitali della moda – New York, Londra, Milano e Parigi – si sono concluse il 7 Marzo, ma non è mai troppo tardi per fare il punto della situazione. Cominciamo con New York, dove le collezioni di ready-to-wear per l’Autunno Inverno 2023/24 hanno sfilato dal 10 al 15 Febbraio. I fashion show sono stati oltre 70, contraddistinti da un turbinio di sorprese: esordi ed assenze eccellenti, grandi ritorni, emergenti in quantità. Qualche esempio? Thom Browne, dopo la nomina a Presidente del Council of Fashion Designers of America, ha abbandonato il catwalk parigino per tornare a calcare quello della Grande Mela. Il designer spagnolo Palomo Spain e l’americano Heron Preston, che si ispira allo streetwear, hanno debuttato a New York in grande stile. Rodarte e Anna Sui, dal canto loro, sono stati protagonisti di due attesissimi comeback. Tra gli habitué della Fashion Week newyorchese non sono mancati nomi come Proenza Schouler, Area, Michael Kors Collection, Tory Burch, Coach, Eckhaus Latta, Altuzarra, Dion Lee, LaQuan Smith, Puppets & Puppets, Collina Strada, Khaite. Marc Jacobs ha invece sfilato il 3 Febbraio, fuori calendario, mandando in scena una collezione in onore di Vivienne Westwood. Anche Christian Siriano ha disertato il calendario ufficiale, presentando le proprie creazioni il 9 Febbraio. L’ assenza di Tom Ford, Tommy Hillfiger, Peter Do e Maryam Nassir Zadeh non è passata inosservata: Ford ha comunicato che, da quando il suo marchio è stato acquisito da Estée Lauder, è più orientato al format della presentazione on line. Passiamo ora ai 10 flash di altrettante collezioni che hanno sfilato a New York. Nei prossimi giorni, i flash riguarderanno anche le Fashion Week di Londra, Milano e Parigi. Stay tuned su VALIUM!

 

RODARTE Fate gotiche in total black. Un glamour che attinge a un mix tra lo stile anni ’30 e le suggestioni vittoriane.

DION LEE Look per un rave di lusso, intrisi di sensualità. Tessuti a rete e stampe rettile sottolineano e svelano il corpo con audacia.

PROENZA SCHOULERLo stile signature del brand tra passato e presente. Proenza Schouler compie 20 anni e rivisita i suoi cult tramutando il daily wear in un’opera d’arte.

AREA Ispirazione frutta che, scultorea, plasma l’abito. Simbolizza la rinascita, un nuovo inizio, ma se si tinge di colori tie-dye evoca le suggestioni mortifere associate alla frutta in procinto di marcire.

CAROLINA HERRERA Un inno alla gioia di vivere originato da un connubio di full color e antiche stampe, sfarzo e rigore sartoriale.

THOM BROWNE – Browne si rifà al racconto “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry. A narrarlo sono abiti poetici e meravigliosi sublimati da uno sguardo fanciullesco.

VERONICA BEARDUn’ eleganza molto campus-oriented, che strizza l’occhio allo stile collegiale e lo rivisita in chiave luxury alternando felpe, pelle e denim sartoriale.

CHRISTIAN COWAN Omaggio a Judy Garland, icona queer ante litteram, in un tripudio di lustrini, colori ipnotici (lilla, turchese, rosa, argento…) e piume a profusione.

MICHAEL KORS COLLECTION Kors guarda agli anni ’70 e a icone dell’epoca come Gloria Steinheim, Jane Fonda, Cher e Ali McGraw. Hot pants abbinati a stivaloni in pelle, miniabiti con frange e pantaloni a zampa vengono rivisitati in chiave glam grazie a nuovi materiali e ad elementi ornamentali quali le micropaillettes.

HOUSE OF AAMA L’eredità caraibica delle due designer e il racconto di “Anansi il ragno” (che affonda le radici nella tribù africana degli Ashanti) sono i motivi ispiratori. Stampe floreali, un color-block vibrante e ragnatele di cristallo ricamate sul denim rientrano tra i leitmotiv della collezione.

 

 

La colazione di oggi: il burro, tra pregiudizi e benefici

 

Il burro fa bene o male? Riflettori puntati su un alimento base della prima colazione. Cominciamo con il dire che il burro è un prodotto totalmente genuino, così come lo è la sua preparazione. Si ottiene separando la parte grassa da quella acquosa della crema del latte; questa operazione viene effettuata tramite un processo che non si discosta affatto dal metodo artigianale di un tempo. La lavorazione non comporta l’utilizzo di additivi chimici, nè tantomeno implica elaborate procedure di raffinazione. Il burro è composto dal grasso del latte così com’è, senza alcuna alterazione. Considerando che a 100 grammi di burro corrispondono 758 calorie, è consigliabile farne un uso moderato (non più di 10 grammi al giorno). I grassi contenuti nel burro, inoltre, ammontano all’83% del prodotto. Ma consumati senza eccedere, svolgono una funzione nutritiva essenziale: forniscono energia, mantengono sani i tessuti del corpo, apportano dosi elevate di vitamina A, E e D e preservano la funzionalità degli ormoni fondamentali per l’organismo.

 

 

Un altro punto di forza dei grassi contenuti nel burro è l’essere acidi grassi a corta catena, ovvero includono carbonio pari a meno di 6 atomi. Ciò significa che l’organismo riesce a bruciarli istantaneamente impedendo che sedimentino e si tramutino in grasso corporeo. Tutto sommato, potremmo spezzare una lancia anche a favore delle calorie: basta considerare che un etto di burro ne ingloba 150 in meno rispetto alla stessa quantità di olio d’oliva. L’ umidità inclusa nel burro, infatti, contribuisce a diminuire il suo livello calorico. L’olio, al contrario, è completamente composto di acidi grassi. A proposito di acidi grassi, quelli a corta catena riescono ad essere rapidamente elaborati dai succhi gastrici: ne consegue che il burro è un alimento ad alto tasso di digeribilità. Attualmente, poi, l’ ottimizzazione dei metodi di allevamento fa sì che ai grassi saturi del burro si affianchi una buona percentuale di grassi monoinsaturi e polinsaturi, imprescindibili per la salute del nostro organismo.

 

 

Tra i minerali e le vitamine di cui il burro è ricco troviamo il calcio, il fosforo, il sodio, il potassio, la vitamina E, la vitamina D e la vitamina A: quest’ ultima, presente in dosi notevoli, svolge una potente azione antiossidante e contrasta la formazione dei radicali liberi. E’ un autentico toccasana, inoltre, per mantenere sani gli occhi, la pelle e le mucose. La vitamina A riveste una cruciale importanza anche per la salute della tiroide e delle ghiandole surrenali, entrambe direttamente associate al benessere del cuore. E qui sfatiamo un altro mito: mangiare burro espone al rischio di contrarre patologie cardiovascolari. In realtà, le ricerche scientifiche hanno dimostrato che un consumo regolare di latticini scongiura questo pericolo. Non dimentichiamo poi che la lecitina, una sostanza ampiamente contenuta nel burro, è in grado di regolarizzare l’assorbimento del colesterolo e di un buon numero di grassi. La vitamina D, invece, contribuisce a “fissare” il calcio nella struttura delle ossa e dei denti.

 

 

Parlando di colesterolo, è essenziale chiarire un altro pregiudizio che riguarda il burro. La convinzione che contenga, cioè, colesterolo in dosi massicce e quindi nuoccia alla nostra salute. Si tratta di una credenza errata, poichè ne include 250 grammi per ogni 100 grammi di alimento. Considerando che 250 grammi di colesterolo rappresentano la quantità massima che è possibile consumare quotidianamente, è altamente improbabile ingerire ben 100 grammi di burro in un solo giorno! Perciò il problema (a meno che non ci si professi dei burro-dipendenti) non sussiste.  Limitarsi ai 10 grammi giornalieri di cui vi parlavo a inizio articolo, invece, permette di godere esclusivamente degli effetti benefici del colesterolo: è un buon antiossidante, un toccasana per le arterie e una componente fondamentale di svariate parti dell’ organismo.

 

 

Concludendo, il burro non è un alimento a rischio come spesso viene descritto. Anzi: rispondendo al quesito che apre questo post, potremmo affermare senza mezzi termini che il burro fa bene. Ha un gusto goloso, una consistenza invitante ed è un ingrediente basilare dei prodotti di pasticceria, dove la sua presenza vanifica l’aggiunta di diversi additivi. Nelle ricette dolciarie, il burro è il must. Pensate solo alla preparazione della pasta frolla, o di certi deliziosi biscotti. E la mattina, a colazione, chi potrebbe fare a meno della classica fetta di pane spalmata di burro e marmellata o di burro e miele? Io no…non so voi.