“Crystal Horse”, la nuova hit della Contessa Pinina Garavaglia: un’ode alla magica triade composta da Musica, Ballo e Poesia

Un enorme boato e via, il sound prorompe.  Il ritmo è vorticoso, incalzante, inarrestabile. Come un cavallo lanciato a briglia sciolta, avanza galoppando su un tappeto di note inebrianti. A cavalcare quel purosangue non è altri che lei, la Contessa Pinina Garavaglia. La scena è onirica, il mood fiabesco, il destriero talmente diafano da sembrare cristallino. Non è un caso che il titolo della nuova hit della Contessa sia proprio “Crystal Horse”, una produzione della label Tempi Inversi fondata da Gasoldo (rileggi qui la sua intervista con VALIUM) e Bitinjuice. Il pezzo, arrangiato da quest’ ultimo in puro stile Trance, è travolgente al pari di “Iconic”, “Magic Moments” e “Disco Dreams”, i precedenti singoli che la Contessa Garavaglia ha rilasciato con Tempi Inversi, ma a renderlo assolutamente unico è una scintilla in più: la sua valenza simbolica, un’ alchimia che ingloba il desiderio di evasione e l’ energia liberatoria associati alla magica triade composta da Musica, Ballo e Poesia. Le lyrics sono ridotte al minimo per esaltare il sound possente e irresistibile, ma Pinina Garavaglia riesce a condurci nel suo Regno Fatato anche con una manciata di versi: “Nella sfera di cristallo / Vedo un principe a cavallo / Da un millennio sta vagando / Per un gioco galoppando…”, declama ipnoticamente la Contessa prima che il resto della poesia si fonda con la musica martellante. “Filastrocca del Videogame”, questo il titolo della lirica, prosegue così: “L’ avventura più penosa è un bel gioco di mistero che non può mai esser vero…se tu credi a questi inganni puoi dormire anche cent’anni e fra cent’anni non si sa quale mondo ci sarà…se ancora il mondo ci sarà”. La conclusione, visti i tormentati tempi attuali, potrebbe suonare profetica. In realtà, la Filastrocca è un’ ode alla positività intrisa di figure metaforiche. Ci sembra quasi di vederla, la Contessa Garavaglia, mentre scruta la sfera di cristallo: ecco il principe a cavallo, laddove il galoppo sta a simbolizzare la vita e la sua finzione illusoria, i suoi abbagli, le sue chimere. Un percorso, dunque, senza via di scampo? No di certo, nel momento in cui Musica, Ballo e Poesia intervengono ad animare il tragitto. La triade incantata è un portentoso antidoto contro i miraggi esistenziali, un flusso energetico che azzera le insidie e i tranelli incontrati lungo il cammino. Dopo due anni di restrizioni a causa Covid, rappresenta la bacchetta magica che spezza l’incantesimo e ci sprona a muoverci, a godere pienamente della vita. Musica, Ballo e Poesia aprono la mente e liberano il corpo, che si scatena al ritmo delle note più esplosive. Sono catartici, rigeneranti…Pinina Garavaglia li celebra  mentre il sound di Bitinjuice avvolge e travolge, ci ingoia nel vortice della loro potenza. Lasciamoci trascinare in questo gorgo senza opporre resistenza, e il nostro destriero al galoppo si tramuterà all’ istante in un “Crystal horse” dai traslucidi bagliori.

 

 

L’uscita di “Crystal Horse” non è l’unico regalo che ci fa Pinina Garavaglia. Due sabati al mese, a mezzanotte in punto (un’ora non scelta a caso), potete immergervi nelle elettrizzanti e sfavillanti atmosfere del suo “Infusion Power” su ClubRadio06. Una replica della trasmissione è prevista per il giorno dopo, domenica, alle 18. Dato che nessuno meglio di lei saprebbe descrivervi questo straordinario progetto, lascio subito la parola alla “Contessa Rock”: “Infusion Power” nasce dall’ Infusione (Poesia ritmica visuale e delirio logico), il mio Reading Show performativo a sua volta derivato dalle mie esibizioni allo storico Afterhours Exogroove. Ora è un radio show originale di musica e poesia per ballare e sognare ovunque tu sia…Nel multiverso della Techno e nella sfera peculiare della Club Culture. Come un elisir tonico shakerato, “Infusion Power” va in onda idealmente a mezzanotte del sabato due volte al mese alternate, la prima è “Diamonds” e si avvale della direzione musicale straordinaria di Dj Panda e Ricci Jr Dj, il terzo è “Wonder” con il Soundtrack di 2Factor Dj e gli inserti vocali surreali di Gas Voxx (Gasoldo, ndr.)…Il tutto, in esclusiva per ClubRadio06.” La data del prossimo appuntamento? Nell’ ora fatata che segna il passaggio tra il 2 e il 3 Aprile. Save the date!

Tendenze PE 2022 – Piume cool & glam

The Attico

Torna la rubrica dedicata ai fashion trends di stagione. E lo fa, naturalmente, accendendo i riflettori sulle tendenze della Primavera Estate 2022: le griffe hanno creato collezioni all’ insegna del colore, di uno stile “ricco” in quanto a linee, ispirazione e vestibilità, ma disinvolto. Trionfa la ricerca sui materiali, risaltano i dettagli ornamentali e la palette cromatica sconfina nel fluo non di rado. Ma tutto questo lo esamineremo di volta in volta…Intanto, partiamo con la tendenza numero uno della bella stagione: le piume. Che plasmano i look in toto o diventano decori, accessori, bordature, all’ insegna di una femminilità luxury e sgargiante a un tempo. Per definire una allure da diva che fonde il glamour con alte dosi di coolness.

 

Christian Cowan

Roberto Cavalli

Ermanno Scervino

David Koma

Fendi

Valentino

Gucci

Giambattista Valli

Naeem Khan

Alexander McQueen

Cherry Blossom Millésime 2022 di Guerlain: tutto l’incanto dell’Hanami in un’iconica fragranza e nella sua parure Couture

 

La Primavera, in Giappone, è tempo di Hanami. Per saperne di più su questo incantevole rito collettivo, vi invito a leggere (o a rileggere) qui l’articolo che VALIUM gli ha dedicato. Tra le tante tradizioni associate all’ arrivo della bella stagione, l’ Hanami è senza dubbio la più affascinante: condividere gli scenari di pura bellezza offerti dai ciliegi in fiore rigenera l’ anima e apre il cuore. La contemplazione dei sakura è una festa vera e propria. Ci si ritrova, ci si riunisce, si organizzano picnic e piccoli concerti sotto le chiome fiorite…tutto diviene poesia e meraviglia. Non stupisce che anche Guerlain abbia voluto celebrare l’ Hanami: Cherry Blossom, l’ esclusiva fragranza che ha creato in suo onore, in occasione dell’ edizione Millésime 2022 è stata prodotta in 2605 esemplari numerati. Racchiusa in un’ iconico flacone Api della Maison, Cherry Blossom 2022 ne sfoggia una versione inedita e più che mai preziosa. Va ricordato che il flacone signature di Guerlain ha una storia antichissima. Risale nientemeno che al 1853, quando la vetreria Pochet & du Courval lo realizzò per l’ Eau de Cologne Impériale che la griffe destinò all’ Imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III. La fragranza, che valse a Pierre-François Pascal Guerlain il titolo di “Parfumeur di Sua Maestà”, era custodita in un flacone ornato da 69 api dorate: un emblema dell’ Impero, ma anche delle celebri “Eaux” di Guerlain. A tutt’ oggi, le api e i fregi dell lussuosa boccetta vengono dorati a mano attraverso la tecnica utilizzata due secoli orsono; ne esistono due varianti, “Api bianche” e “Api d’oro”. Proprio sulle api, inoltre, si incentra un’ importante causa abbracciata da Guerlain. La Maison è impegnata ormai da tempo nella preservazione della biodiversità, e ha messo a punto lo speciale progetto “Guerlain For Bees Conservation Programme” per la salvaguardia delle api. Tornando a Cherry Blossom, l’ edizione Millésime 2022 dell’ eterea Eau de Toilette creata nel 2000 da Jean-Paul Guerlain ha tutte le carte in regola per lasciarci senza fiato.

 

 

La parure del flacone è stata appositamente ideata dall’ atelier de broderie Kyoko Création di Parigi. Kyoko Sugiura, l’ artista giapponese fondatrice dell’ atelier, padroneggia abilmente l’ arte del ricamo con fili di seta del Sol Levante e le tecniche europee di ricamo per l’ Alta Moda. Nell’ atelier, a cui ha dato vita nel 2012, realizza creazioni finissime rigorosamente fatte a mano, autentici capolavori artistici che combinano i materiali e il savoir faire di due culture differenti, ma unite dal gusto del bello.  Al nuovo look di Cherry Blossom ha lavorato un gruppo di 18 donne giapponesi selezionate personalmente da Kyoko Sugiura. Il team comprendeva ricamatrici professioniste così come insegnanti, artiste, impiegate e così via. La varietà dei background si è rivelata un valore aggiunto che ha donato slancio al progetto; l’ ispirazione attingeva ai fiori di ciliegio al chiaro di luna, un motivo che ricorre in innumerevoli “haiku”. La notte conferisce ai sakura dei magici riflessi, le loro cromie si tramutano in preziosi chiaroscuri. Se di giorno predominano il rosa o il bianco, il buio e i tenui bagliori lunari tingono i petali di oro, nero e sfumature candide.

 

 

La concretizzazione di questo spunto è una piccola opera d’arte: avvalendosi delle tecniche del ricamo di Alta Moda, le donne partecipanti al progetto hanno realizzato una serie di fiori in simil pelle ornati da molteplici perle ricamate.

 

 

La parure esprime alla perfezione lo spirito della fragranza, nata per concentrare in sè tutte le suggestioni dell’ Hanami. L’alchimia olfattiva che rievoca questo ammaliante rituale include il Bergamotto, solare, fuso con accordi di Tè verde in omaggio all’ antichissima cerimonia del tè, e un tripudio di note floreali: i Fiori di Ciliegio, il Gelsomino e il Lillà cipriato compongono una triade di aromi soavi. Il fondo di Muschi Bianchi accentua l’ incanto del jus, diffondendone l’essenza con una scia inebriante. 

 

 

Cherry Blossom Millésime 2022 è disponibile in versione Eau de Toilette nell’ unico formato da 145 ml.

 

 

Paris Fashion Week: 10 flash dalle sfilate

 

Dal 28 Febbraio all’ 8 Marzo, le sfilate delle collezioni Autunno Inverno 2022/23 sono andate in scena a Parigi. Eventi, fashion show e presentazioni si sono susseguiti in un calendario letteralmente straripante di appuntamenti. Alla Settimana della Moda hanno preso parte 95 brand: 45 hanno sfilato in presenza, 13 hanno optato per il digitale e 43 per la modalità della presentazione. Il défilé live, dopo i tempi bui della pandemia, ha fatto il suo grande ritorno riconfermandosi la tipologia più amata dalla quasi totalità dei designer. Come di consueto, i fashion show sono stati trasmessi in streaming tramite i siti e i social delle Maison oltre che dalla piattaforma apposita della Fédération de la Haute Couture et de la Mode. Ad aprire la kermesse è stato Off-White, che ha sfilato per la prima volta senza il suo fondatore e direttore artistico Virgil Abloh (deceduto lo scorso Novembre); si sono poi succeduti big del calibro di Dior, Saint Laurent, Balmain, Chloé, Valentino, Givenchy, Balenciaga, Stella McCartney, Andreas Kronthaler x Vivienne Westwood, Miu Miu, Louis Vuitton e Chanel (per citare solo qualche nome), mentre tra i grandi assenti figuravano Mugler, Paco Rabanne e Lacoste. Anche Alexander McQueen ha disertato i catwalk parigini: la collezione del marchio è stata infatti presentata a New York il 15 Marzo. Non sono mancate, invece, la raffinata stravaganza, la teatralità e la creatività a briglia sciolta tipiche dei défilé della Ville Lumière. Ma soprattutto, i riferimenti al drammatico conflitto tra Russia e Ucraina. Un esempio? Balenciaga ha sfilato in un set che riproduceva una bufera di neve, un chiaro rimando alla tragedia vissuta dai profughi ucraini: il direttore artistico Demna Gvasalia, georgiano rifugiatosi in Germania nel 2000, ha vissuto sulla propria pelle quella straziante condizione. Andiamo ora ad esplorare le 10 collezioni che ho selezionato per voi. I brand che le propongono sono (in ordine sparso) Rick Owens, Off-White, Cecilie Bahnsen, Dior, Chloé, Alexandre Vauthier, Givenchy, Giambattista Valli, Balenciaga e Stella McCartney.

 

RICK OWENS

Strobe (questo il suo nome) è una collezione bellissima, sorprendente e avveniristica. La finta nebbia che pervade il set le dona un tocco vagamente alieno. Prevalgono abiti a sirena in stile Old Hollywood e spalline innalzate verso l’ alto come ali in procinto di spuntare. I volumi alternano le linee fascianti delle lunghe gonne alle forme oversize dei capispalla. La serie di evening dress presenti lascia senza fiato: il lamè argentato o color platino si avvolge intorno al corpo in un tripudio di drappeggi e sovrapposizioni, le mantelle rasoterra annodate al collo rievocano un’ eleganza antica, intrisa di mistero. I piumini sono oltremodo teatrali. I modelli corti in vita, molto voluminosi, somigliano a futuribili conchiglie che avviluppano il busto; quelli con l’orlo al ginocchio hanno maniche corredate di strascichi che sfiorano il suolo. La palette cromatica alterna il bianco, il nero e il grigio a tonalità vibranti come il giallo sole, il rosa e l’ arancio in svariate nuance. I look bicromo giallo e azzurro rimandano, con ogni probabilità, ai colori della bandiera ucraina.

GIVENCHY

Una collezione “rock”, che coniuga streetwear e glamour con un risultato profondamente chic. La palette cromatica evidenzia una prevalenza di nero e grigio scuro, intervallati dal viola, dal giallo, dal bianco e dal verde acqua. Nel womenswear trionfano leggins in pelle alternati ad altissimi cuissardes, un leitmotiv della stragrande maggioranza dei look. Lo stile si concentra su due filoni predominanti: miniabito + cuissardes e pantaloni + cappotto rasoterra dalle forme over. Il primo ensemble è arricchito da balze,frange,tessuti a rete, plissé fluttuanti; il secondo esibisce volumi ampi, all’ insegna del comfort, anche se un look viene impreziosito “a sorpresa” da un top in perline argentee. Le maglie ostentano un orlo effetto reggicalze, mentre i jeans, tempestati di perle, si abbinano a dolcevita aderenti come una seconda pelle. E sono ancora le perle, stavolta di grandi dimensioni, a plasmare un choker che ricorre in numerose mise: quasi una versione contemporanea dei celebri “pearl necklace” sfoggiati da Audrey Hepburn (la musa di Hubert de Givenchy) in “Colazione da Tiffany”.

CECILIE BAHNSEN

La prima sfilata parigina di Cecilie Bahnsen sancisce il trionfo di uno stile ormai inconfondibile: abiti e abitini bouffant, maniche a palloncino, fiocchi, ricami, intarsi e lavorazioni cloqué su seta o su tessuti estremamente plasmabili. Il romanticismo etereo dei look si combina con un profondo rigore sartoriale. Texture impalpabili, soavità e trasparenze vengono alternate da balze di volta in volta asimmetriche e scultoree, scolpite in materiali dall’ estrema lucentezza. La consistenza più “plastica” di alcuni look non scalfisce in alcun modo l’ armonia della collezione, che ne risulta, anzi, esaltata. Linee ad uovo e tessuti talmente scintillanti da sembrare hi-tech forgiano abiti perlacei, preziosi come candide rose bagnate di rugiada. La palette è eterogenea: spazia dal bianco al rosa ultra tenue, dal rosso al verde, dal celeste polvere al nero.

DIOR

Il percorso di sperimentazione di Maria Grazia Chiuri si intreccia, come sempre, a quello di svariate protagoniste dell’ arte contemporanea. Non è un caso che al fashion show facciano da sfondo i ritratti, creati da Mariella Bettineschi, delle pittrici più influenti tra il XVI e il XIX secolo. Innanzi ad essi sfilano look che rivisitano l’ heritage Dior coniugandolo con un tripudio di materiali e tecnologie futuribili. La collezione, d’altronde, è stata battezzata “The Next Era” come l’ opera della Bettineschi. L’ eleganza è squisita e fa riferimento ai capi iconici ideati da Christian Dior, come la giacca Bar; Maria Grazia Chiuri la reinterpreta tramite l’ applicazione di un materiale hi-tech (messo a punto nei laboratori di D-Air Lab) che riscalda o mantiene costante la temperatura del corpo. Ritroviamo questo materiale, dalla consistenza plastificata e prevalentemente in tinte fluo, nella maggior parte dei look. Appare a mò di decoro sui corsetti a lacci, sui coprispalle, sui bomber, sui gambaletti, su guanti ascellari che ricordano quelli da moto. L’ effetto è sbalorditivo, un connubio tra alta sartoria e stile sporty. Gonne svasate, plissettate, a corolla, impalpabili abiti in pizzo e ruches acquisiscono un tocco avveniristico grazie a un simile, inedito abbinamento. E’ un leitmotiv che si affianca a un’ ulteriore ricerca della stilista: il ricamo su tessuti inconsueti come la rete tecnica, il nylon, il cashmere. La palette nei toni della terra esalta a dovere anche gli abiti di stampo Rinascimentale, rigorosamente in chiffon, che concludono la sfilata.

CHLOE’

La collezione esordisce con una serie di essenziali capi in pelle (tailleur, biker jacket, trench, pantaloni, gonne, abiti con maniche a palloncino) per poi spaziare tra materiali quali la lana e i tessuti eco-sostenibili. I colori sono avvolgenti, la palette è tipicamente autunnale: predominano il nero, il beige, il marrone, l’ocra, il grigio, il burgundy, che valorizzano adeguatamente pezzi signature del brand come il lungo poncho dal sapore etnico. Il cashmere riciclato dà vita a pull e gonne adornati con disegni di paesaggi naturali (e non), raffiguranti i rischi che corre un mondo noncurante dell’ eco-sistema sul davanti degli outfit e scenari idilliaci, in armonia con la natura, sul retro. La comunità di donne afro-americane Gee’s Band, situata in Alabama, ha realizzato splendide coperte e gilet da sovrapporre ai capispalla con gli scarti di tessuto di Chloé.

OFF-WHITE

Un omaggio festoso e scoppietante all’ indimenticato direttore artistico Virgil Abloh. Lo stile streetwear-glam di Abloh risalta in un mix eterogeneo di pattern (a quadri, a oblò), colori (il giallo, il nero, il beige, il viola, il rosso, il bianco), tessuti (la lana, la felpa, il tartan, l’ eco-pelliccia) e di stili (dagli outfit-lingerie al pull che diventa miniabito, dalle mise sporty con parka e pants da ciclista agli abiti drappeggiati, dal micro top abbinato al piumino alle lunghe gonne con spacco asimmetrico). La collezione include anche la linea di alta moda che Virgil Abloh stava creando, completata in seguito dal suo staff creativo. I look, 28 in tutto, sono un esplosivo connubio di savoir faire sartoriale e suggestioni riferite alla quotidianità (su una borsa, la scritta “More Life” campeggia in bella vista). In chiusura del fashion show sfila un tripudio di abiti da sera nello stile signature di Off-White: gonne rasoterra con miriadi di balze plissé si accompagnano a bomber, felpe con cappuccio, t-shirt psichedeliche o decorate con i personaggi dei cartoon. Trionfano fantasie tie-dye che coinvolgono persino i tailleur pantalone in velluto, e pattern a pois che sembrano stravolti dalle luci stroboscopiche. Il look “da sposa” è potentemente teatrale: la gonna, una nuvola di ruches in tulle, viene sdrammatizzata con un bolerino bianco dal mood streetwear e con un cappello a cloche.

GIAMBATTISTA VALLI

L’ ispirazione abbraccia un periodo di riferimento ben preciso, la fine degli anni ’60. Giambattista Valli è rimasto folgorato da una celeberrima foto (datata 1968) di Henri Cartier-Bresson: una ragazza in microabito bianco siede tranquilla davanti alla Brasserie Lipp mentre un’ anziana signora la squadra con disapprovazione. Sono stati questa nonchalance, questa disinvoltura, questo senso di libertà a catturare l’ immaginazione del designer, che ha pensato ad una collezione impregnata dello stesso spirito dello scatto di Cartier-Bresson. La sfilata esordisce con una serie di abitini lineari, a tinta unita o leopardati, ravvivati da grandi fiocchi e abbinati a collant opachi in colori pastello. I look iniziano progressivamente ad adornarsi di ricami, pizzi, paillettes e grandi balze, ma a quel punto vengono introdotti i pantaloni a zampa tipici della contestazione giovanile, capispalla rasoterra simili ai cappotti afghani di sessantottesca memoria, cuissardes in vernice nera che completano le mise. La sfilata, tuttavia, si conclude con una serie di abiti ultraromantici in puro stile Valli: un abito bianco, con gonna vaporosa e corpetto sexy in pizzo e ruches, avrebbe potuto essere indossato dalla Bardot di “Piace a troppi”, altri outfit sfoggiano un tripudio scultoreo di balze in tulle o linee fluttuanti sancite da un’ enorme rosa rossa (sempre in tulle) appuntata in mezzo al petto.

BALENCIAGA

Una tempesta di neve in un’ enorme sfera di vetro: questo il set della sfilata di Balenciaga. I riferimenti al conflitto tra Russia e Ucraina, nello specifico alla situazione dei profughi, sono evidenti. Lo stesso Demna Gvasalia, direttore artistico della Maison, ha sperimentato quella condizione. A soli 10 anni è fuggito dalla guerra georgiano-abcasa rifugiandosi inizialmente a Odessa, la splendida città portuale nel Sud dell’ Ucraina. Per Gvasalia, quei ricordi rimangono un trauma che l’ attualità ha fatto riaffiorare. Lo stilista ha esitato a lungo prima di mandare in scena la sfilata, ma poi si è persuaso: bisogna resistere, l’ amore deve vincere. Sulle sedie riservate al pubblico ha posato magliette raffiguranti la bandiera ucraina e un foglio contenente le sue riflessioni riguardo al conflitto. La collezione è stata presentata in uno scenario apocalittico, dove i modelli e le modelle venivano sferzati dalla neve e dal vento. Il nero predomina nelle mantelle asimmetriche, nelle tute in svariate declinazioni (senza spalline e comoda, drappeggiata e dai volumi ampi, interamente in latex modello Catwoman), negli abiti midi fascianti, in lana, nei capispalla dalle forme over. Enormi occhiali scuri riparano gli occhi dalla bufera, borse simili a grandi sacchi di plastica custodiscono gli averi dei profughi…A conclusione del fashion show, Gvasalia inneggia nuovamente all’ Ucraina mandando in scena un look maschile in total yellow e un abito turchese incollato al corpo, con lungo strascico.

ALEXANDRE VAUTHIER

Eleganza allo stato puro: una sorta di Haute Couture “depurata” dall’ opulenza e dai massimalismi, ma femminilissima e chic nella quintessenza. I look di Gauthier seducono rientrando a pieno titolo nella quotidianità. Qualche esempio? Il completo da uomo color panna, ampio, con la giacca squadrata e il gilet indossato sulla pelle nuda; i lunghi abiti fluidi, che accarezzano il corpo, cosparsi di micro cristalli o di impalpabili balze; i minidress neri e minimali, bordati di piume; la tuta aderente, leopardata, che sembra un omaggio agli anni ’70; il body interamente ricoperto di paillettes nere e traslucide; l’ ensemble zippatissimo, in vernice rossa, composto dal biker jacket e dalla minigonna, quasi un tributo alla Emmanuelle Seigner di “Frantic”; gli abiti che avviluppano il corpo, con spalline importanti, spacchi e squarci geometrici.  La palette cromatica è essenziale: rosso scarlatto, bianco e bianco sporco, nero, grigio con “scaglie” in black & white, blu navy e print leopardo si alternano, dando vita ad una collezione che conquista con la sua magica seduttività.

STELLA MCCARTNEY

Stella McCartney si ispira all’ opera dell’ artista Frank Stella e sfila al Centre Pompidou, negli spazi dedicati al pittore e scultore originario del Massachussetts. La designer rinviene parallelismi tra il minimalismo di Stella e la sua cifra stilistica; propone outfit dalle linee “pulite”, leggermente over, alternate a volumi a palloncino. Molte stampe dell’ artista vengono riprodotte sui look, originando di volta in volta ipnotici motivi geometrici o un’ esplosione variopinta di forme astratte. I capispalla sono ampi e squadrati, con le spalle importanti, le tute assumono declinazioni innumerevoli: in maglina a coste e total lilla, modello denim con tasche molteplici e rifiniture a vista, in total black e adornate di lunghe frange metalliche. Le forme a palloncino ricorrono, plasmando outfit celebratissimi dalla stampa. Un abito bouffant, con la gonna fitta di plissettature, sembra prender vita dal reggiseno di un bikini, abiti balloon in pelle sfoggiano maniche che, fissate sulla spalla con una ruche, si aprono a sbuffo lasciando le braccia scoperte. Ma proprio di vera pelle si tratta? Impossibile, dato che stiamo parlando di una paladina della moda sostenibile: Stella McCartney utilizza un tessuto ricavato dalle bucce d’uva. Il risultato è una finta pelle perfetta e in tutto e per tutto eco-friendly.

Vita, favola o mito

 

” Quante risate! Non hanno mai saputo cosa fare della mia data di nascita. E’ nata il 6 luglio 1907? Oppure il 7 luglio 1910? Mi sono proprio divertita a guardarli mentre se la sbrogliavano. Tutti, sedicenti biografi, universitari, giornalisti, studenti, amici, rimanevano confusi, si sentivano obbligati a dimostrare. Talvolta gli piaceva immaginare che la mia vita, raccontata o no per bocca mia, non potesse che essere favola o mito. Avevano continuamente bisogno di persuadersi che ogni mia azione, ogni avvenimento dovesse far parte del “personaggio Frida Kahlo”. Altri si angosciavano: la loro richiesta di onestà risultava intimidita dal fatto di non poter afferrare la “verità”. A questi, occorreva la data esatta, senza la quale la loro coscienza soffriva di “disturbi d’almanacco”, strana vertigine! Oppure si mettevano d’accordo – ed era un modo per risolvere la questione -, sostenendo che io fossi un po’ squilibrata, cosa che aveva il vantaggio di non fare del male a nessuno e di rassicurare tutti. E io, come un diavoletto. E io, birichina. E io, beffarda. (…) Come trascurano, stranamente, che la maggior parte della gente sogna di cambiare nome, faccia, quando non pelle o vita. Allora, io, sì, ho cambiato la mia data di nascita (…). Sono nata con una rivoluzione. Diciamolo. E’ in quel fuoco che sono nata, portata dall’ impeto della rivolta fino al momento di vedere giorno. Il giorno era cocente. Mi ha infiammato per il resto della mia vita. Da bambina, crepitavo. Da adulta, ero una fiamma. Sono proprio figlia di una rivoluzione, non v’è dubbio, e di un vecchio dio del fuoco adorato dai miei antenati. Sono nata nel 1910. Era estate. Di lì a poco, Emiliano Zapata, el Gran Insurrecto, avrebbe sollevato il Sud. Ho avuto questa fortuna: il 1910 è la mia data.”

 

Frida Kahlo in “Frida Kahlo”, di Rauda Jamis

 

Valentino Pink PP Collection, ovvero il fucsia e il suo potere visionario

Da principio, erano due colori primari: il blu e il rosso. Mescolandosi tra loro hanno dato vita al fucsia, la tonalità più seducente e inebriante dello spettro cromatico. Non è un caso che Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, l’abbia assurta a nuance di punta della collezione Autunno Inverno 2022/23. Un fucsia imperante e rigorosamente monocromo impregna la quasi totalità dei look, ma non solo: a tingersi di un vibrante color fucsia è anche il set della sfilata, uno scenario in puro stile minimal. La Valentino Pink PP Collection, questo il nome della collezione, cattura lo sguardo e conquista all’ istante. L’ impatto visivo è potente, non lascia scampo. Il total fucsia risulta travolgente, visionario, ipnotico, esalta anzichè confondere. Si fa denominatore comune in un fashion show contraddistinto dalle differenze fisiche, etniche e generazionali, ma inneggia all’ unicità anzichè accomunare. Le preziose lavorazioni, le variegate texture, l’ armonia fluido-scultorea dei look sono valorizzate da un monocolor che lascia emergere, al tempo stesso, la sartorialità dei capi e il temperamento di chi li indossa. Scegliendo il fucsia, Pierpaolo Piccioli ci trascina in una nuova dimensione: un panorama onirico, un percorso squisitamente interiore. Il fucsia simboleggia, non a caso, la transizione verso un grado di consapevolezza più elevato. Come in un rituale iniziatico, ci avvolge nel suo mood energetico per accompagnarci lungo il viaggio della conoscenza. E’ un cammino rivelatore, che  squarcia misteri e particolari oscuri man mano che raggiungiamo livelli di coscienza superiori. Ma il viaggio si associa anche a un’altra valenza, quella del piacere dell’ esplorazione e della scoperta. Il fucsia ci invita ad addentrarci nell’ eterno flusso dell’ amore e del sapere per abbracciare sempre nuovi, oltre che più ampi, orizzonti di consapevolezza.

Equinozio di Primavera: un’ode alla rinascita

 

” È una gioia vedere tanti rami
verdissimi nel vento e tanti fiori
prepotenti, sboccianti, è una gran gioia
perché nel sangue pure è primavera. “
(Cesare Pavese)

 

Benvenuta alla Primavera, che oggi fa il suo ingresso ufficiale. Per l’esattezza, alle 16,33. Ma perchè il 20 Marzo anzichè il 21, come si crede comunemente? In realtà, l’ Equinozio non cade sempre il 21 Marzo: tutto dipende dalla rivoluzione della Terra intorno al Sole, che compie in 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi. L’ anno del calendario gregoriano, invece, conta solo 365 giorni e dunque non collima con il moto di rivoluzione terrestre. Si è cercato di colmare quel divario introducendo gli anni bisestili, ma ciò ha creato ulteriori squilibri. Di conseguenza, l’ Equinozio di Primavera non corrisponde a un giorno ben preciso ma può verificarsi in un periodo compreso tra il 19 e il 21 Marzo. Prova ne è il fatto che dal 2007 non cade più il 21 Marzo e tornerà ad “appropriarsi” della sua data classica soltanto nel 2102. Lasciamo ai posteri il piacere di constatarlo, e godiamoci intanto questa magica giornata in cui buio e luce raggiungono un equilibrio perfetto. La natura rinasce, le gemme sui rami degli alberi si sono già tramutate in fiori. Il Sole e la Luna, il maschile e il femminile, costituiscono una simmetrica armonia come il giorno e la notte. Le ore di luce aumenteranno a poco a poco, raggiungendo il loro culmine con il Solstizio d’Estate. La terra si risveglia, diventa ogni giorno più fertile; si ricopre di tappeti di fiori variopinti e di distese di verde. Gli animali selvatici escono dal letargo, le api danno il via al processo di impollinazione. Il clima, grazie al sole splendente, diventa tiepido e abbandona i rigori invernali. Ci troviamo davanti a una stagione ricca di possibillità, a una rinascita a nostra volta; la meraviglia del risveglio ci infonde una potente energia. Se l’ Inverno è intimità, meditazione, raccoglimento, la Primavera è una scoperta continua: ci invita ad aprirci al mondo e a ributtarci nella mischia. Possiede l’ entusiasmo della fanciullezza, la gioia che si associa all’ avventura e all’ esplorazione. Quando arriva, la Primavera danza. Scuote la bacchetta magica e lancia l’ incantesimo dell’ innamoramento: il batticuore, le emozioni, l’ alchimia dell’amore…fanno parte di questa portentosa ode alla vita che sboccia, a un nuovo inizio che ci coinvolge in ogni suo aspetto.  

 

Le Frasi

 

” Cogli la rosa quando è il momento,
ché il tempo lo sai che vola…
e lo stesso fiore che oggi sboccia
domani appassirà. “

(Walt Whitman)

 

Il focus

 

A due giorni dall’ Equinozio di Primavera, ecco un perfetto look “di transizione” tra l’ Inverno – che in questi giorni ha continuato a imperversare con neve, pioggia e temperature gelide – e la nuova stagione. E’ un look essenziale ma intriso di stile: un mini cardigan abbinato a un paio di jeans. L’ ensemble si armonizza alla perfezione e concentra alcuni tra i principali fashion trends primaverili. Ma c’è un dettaglio in più da sottolineare. I due capi fanno parte della label Join Life di Zara, una linea completamente ecosostenibile: gli indumenti che la compongono si avvalgono di materie prime e tecniche di realizzazione che riducono al minimo il loro impatto ambientale. Il cardigan, ad esempio, contiene il 30 % di poliestere riciclato e sfoggia un’ intrigante tonalità rosa confetto. La lavorazione a trecce e i fiori gialli ricamati lo ingloberebbero nella sfera del knitwear, se non fosse per l’ orlo micro e per l’ ampia scollatura a V, bordata di volants, che lo fanno somigliare a un top. Il capo si accompagna a dei jeans palazzo a vita alta, un modello che spopolerà la prossima Primavera; è la declinazione più nuova e raffinata dei pantaloni a gamba larga, che fino a poco tempo fa decretavano il trionfo dei bell-bottoms. I jeans Join Life di Zara, in linea con i valori eco-friendly del brand, sono stati realizzati utilizzando dosi minime di acqua. Questo look è una concreta rappresentazione di come stile, sostenibilità e comfort possano fondersi in un portentoso mix: un connubio che seduce grazie a uno chic discreto, ma dal fascino potente.