Vendere parole

 

” Portava il nome di Belisa Crepuscolario, ma non per certificato di battesimo o trovata di sua madre, bensì perchè lei stessa l’ aveva cercato fino a scoprirlo e a indossarlo. Il suo mestiere era vendere parole. Percorreva il paese dalle contrade più elevate e fredde alle coste torride, installandosi nelle fiere e nei mercati, dove montava quattro pali con un tendone, sotto il quale si proteggeva dalla pioggia e dal sole per servire i clienti. Non aveva bisogno di decantare la sua mercanzia, perchè dal tanto girovagare la conoscevano tutti. C’era chi la aspettava da un anno all’ altro, e quando si presentava in paese col suo fardello sottobraccio si metteva in coda davanti alla sua bancarella. Vendeva a prezzi onesti. Per cinque centesimi forniva versi a memoria, per sette migliorava la qualità dei sogni, per nove scriveva lettere da innamorati, per dodici inventava insulti per nemici irriconciliabili. Vendeva anche storie, ma non storie di fantasia , lunghe storie vere che recitava d’un fiato, senza saltare nulla. Così portava le notizie da un paese all’ altro. (…) A chi acquistava per almeno cinquanta centesimi regalava una parola segreta per cacciare la malinconia. Non la stessa per tutti, naturalmente, perchè sarebbe stato un inganno collettivo. Ciascuno riceveva la sua con la certezza che nessun altro l’avrebbe adoperata per quello scopo nell’ universo e dintorni. “

 

Isabel Allende, da “Eva Luna racconta”

 

 

 

 

Ultimo weekend di Agosto

 

Inizia l’ ultimo weekend d’ Agosto, l’ estate è ormai agli sgoccioli. Ma il mare è sempre lì, immancabile sfondo dei nostri momenti di riflessione. E al crepuscolo, subito dopo il tramonto, diventa una tavola solcata dai bagliori argentei che seguono il calar del sole. Davanti a quell’ infinita distesa d’acqua, sono tanti i pensieri che affiorano alla mente: in generale direi che no, non è stata una bella estate. Una minaccia invisibile, perennemente incombente, ci ha costretti a privarci di tutto ciò che di più bello l’ estate ha da offrirci. Aperitivi e cene in compagnia, abbracci, balli sfrenati, viaggi, concerti e festival attesissimi sono entrati nella “lista nera” delle probabili cause di diffusione del Covid. Non sappiamo quando tutto questo finirà e come, a regnare è l’incertezza. La nostra quotidianità, intanto, è cambiata a 360 gradi: l’ unica evidenza è che dobbiamo imparare a gestirla. Scendere a patti con il cambiamento, acquisire una nuova consapevolezza sembrano essere gli unici modi per (come dicono gli scienziati) convivere con il virus. Senza fondamentalismi, senza terrore, ma senza neppure sottovalutare il problema. Perchè sfidare il Covid per non dargliela vinta è solo dargliela vinta, in realtà. Il mare è ancora lì, calmo e fermo, il suono delle onde trascina nel suo ritmo ipnotico. Ci insegna a essere stoici, il mare. A non arrenderci, come i flutti che ininterrottamente lambiscono la riva. E a guardare lontano, oltre l’ orizzonte…Chissà, magari – in attesa di un vaccino o di una terapia – il mondo riscoprirà i valori dell’ armonia, dell’ equilibrio, dell’ attenzione per l’ ambiente. Se niente o quasi è come prima, cogliamo l’ occasione per volgere al meglio questo cambiamento. Neanche il mare, dopotutto, è quello “di un tempo”: bagni di mezzanotte, flirt sul bagnasciuga, barbecue in spiaggia, riunioni attorno ad un falò con tanto di schitarrate e danze non sono più all’ ordine del giorno. Ma come diceva Eraclito, “Panta rhei” (tutto scorre). Non vedremo mai nulla con gli stessi occhi, perchè ogni cosa, ogni situazione, è inesorabilmente soggetta alla legge del mutamento; un principio filosofico che, oggi più che mai, acquista tutto il suo significato.

 

 

 

Vernis à Ongles: Gucci lancia una capsule di smalti che omaggia la Hollywood degli anni d’oro

 

La linea beauty di Gucci (la prima dell’ era di Alessandro Michele) sta viaggiando a pieno ritmo. Dopo l’ ampia e variegata collezione di rossetti, i prodotti per il trucco occhi (tra cui il mascara L’Obscur), la cipria e le terre effetto “viso baciato dal sole”, la Maison lancia una capsule di smalti: e ve lo dico subito, è di uno chic assoluto. Vernis à Ongles, così è stata battezzata, include cinque tonalità vibranti e perfette sia per l’ estate, che per la stagione fredda. Sono colori che stanno bene a tutte e si accordano con ogni carnagione e look. La loro lucentezza colpisce immediatamente, ma ancor prima si rimane conquistate dai flaconcini cilindrici di vetro degli smalti, eleganti e molto rétro. L’ ispirazione a cui attinge la capsule, non a caso, va a ritroso nel tempo. Rievoca la Hollywood degli anni d’oro e le sue dive, le sue pellicole più iconiche. Non è difficile immaginare i Vernis à Ongles schierati su uno di quei mobili toeletta davanti ai quali si truccavano le signore d’antan: ogni flaconcino sfoggia un tappo color cipria e il nome dello smalto è stampato su una sofisticata etichetta rettangolare nella stessa nuance.

 

 

Le caratteristiche di Vernis à Ongles lo rendono un prodotto altrettanto speciale. I toni vividi e il finish ultra lucente sono i suoi punti di forza, che la formula a lunga tenuta valorizza egregiamente. E’ sufficiente una sola passata di smalto per valutarne la coprenza: l’ unghia viene rivestita da uno strato di colore intenso, uniforme, che asciuga in tempi rapidi. La particolare forma del pennello permette una stesura ottimale e un risultato dal glamour potente. Passare il prodotto una seconda volta, oltre che assicurare una copertura impeccabile, accentua la profondità della nuance scelta. Parlando di colore, vediamo subito in quali tinte si declina Vernis à Ongles: 700 Crystal Black è un nero sofisticatissimo e versatile, 712 Melinda Green un verde brillante, 212 Annabel Rose un nude che vira vagamente al cipria, 504 Myra Crimson un seduttivo cremisi e 713 Dorothy Turquoise un turchese etereo e favoloso. Le cinque tonalità dei nuovi smalti Gucci non passano di certo inosservate; il mix di raffinatezza, vivacità e lucentezza che esibiscono sprigiona fascino in dosi massicce. Un fascino ad hoc per iniziare il mese di Settembre con stile…a cominciare dalle unghie.

 

700 Crystal Black

712 Melinda Green

 

212 Annabel Rose

504 Myra Crimson

 

713 Dorothy Turquoise

 

 

 

Il Bianco e l’ Estate

Cecilie Bahnsen

Un abito bianco per l’estate: il colore della luminosità. Ma anche delle interminabili spiagge tropicali, delle case arroccate sulle rocce di Santorini, delle nuvole che si inseguono nel cielo azzurro. Il bianco rimane un must della stagione estiva, e non a caso. Perchè tra tante tonalità chiassose, sgargianti, sfrontate, l’eleganza di questo “non colore” (o “colore acromatico”) risalta in tutta la sua purezza, in tutto il suo lineare candore. A movimentarlo ci pensano i pizzi raffinatissimi, le trasparenze, le ruches, le plissettature…Tutte lavorazioni che accentuano la preziosità di abiti con cui concludere in bellezza i mesi più caldi dell’ anno.

 

Victoria Beckham

 

Philosophy di Lorenzo Serafini

Valentino

 

Prada

Simone Rocha

Marco De Vincenzo

 

Dion Lee

Daniele Calcaterra

 

Chloé

 

Dior

The Row

 

Alexander McQueen

Molly Goddard

 

 

 

 

In barca al chiar di luna

 

” Una sera che stavamo tutti insieme, felici sulla piccola spiaggia attorno a un falò come zingari, e io suonavo la chitarra, vedemmo passare un pointu, un’ imbarcazione da pesca tipica del paese, grossa e rozza. Visibilmente vuota, se ne andava lentamente alla deriva seguendo la corrente. Jicky non fece tanti discorsi: si tuffò e, da quell’ eccellente nuotatore che era, raggiunse il pointu portandolo a riva. Che bazza! Una barca, proprio quello che ci mancava! E hop, nel giro di due minuti eravamo tutti a bordo, compresi Guapa, Clown e la chitarra. Jicky remava, io cantavo, ridevano tutti, c’era un magico chiaro di luna, faceva caldo, scivolavamo sull’ acqua placida e silenziosa di quella bella sera d’estate. Era la prima volta che vedevamo La Madrague dal mare, quando improvvisamente , bum! crac! stop! avevamo urtato contro uno scoglio. Ci ritrovammo uno sopra all’ altro, Clown finì in acqua: interruzione improvvisa di un programma musicale conclusosi in urla, latrati e grida di vario genere. Ci eravamo incagliati in una secca che corre lungo la costa e di cui ignoravamo l’ esistenza; secca che in seguito avrebbe costituito una protezione naturale contro le visite dei curiosi. Un buon numero di imbarcazioni, andando a tutta birra, ci avrebbe malamente concluso la propria esistenza mentre la mia restava in salvo. “

 

Brigitte Bardot, da “Mi chiamano B.B.”

 

 

 

Foto via Michael Donovan from Flickr, CC BY-SA 2.0

 

Ricordi di un’ estate che fu

 

Molti, in questa stagione segnata dal Covid, adorano ricordare gli episodi felici delle estati che furono. Rifugiarsi nel passato, in effetti, conforta e rigenera, seppure per pochi istanti…Anche se penso che la vita vada vissuta nel presente, oggi mi unisco al coro di chi ama ritornare con la mente ai “bei tempi andati”. E lo farò rievocando un luogo. Troppo scontato parlare del mare, delle spiagge tropicali, dei viaggi all’estero, dei locali bazzicati durante le vacanze. Voglio ricordare una location dell’ estate in città, così, semplicemente: una location associata a tanti anni fa, ma altrettanto suggestiva dei posti e delle situazioni che ho citato qualche riga addietro. Per me è stato e rimarrà sempre un luogo da sogno, emblema di bellezza e convivialità. Immaginate un monte a ridosso delle storiche Cartiere (chi segue VALIUM sa che abito a Fabriano, la “città della carta”), dove anticamente sorgeva un borgo romano. Civita, questo il nome  dell’ abitato,  nel tempo è diventata un’ area cosparsa di ville e case di campagna ombreggiate dalla fitta vegetazione. Tuttora rimane una traccia di quel remoto insediamento, la chiesa di Santa Maria di Civita: tra il XII e il XIII secolo ospitò Francesco di Assisi quando si recava in visita al suo confessore, il pievano Beato Ranieri. Nel corso dei secoli, il colle ha perso l’aura mistica ma non l’atmosfera idilliaca, e resta il luogo ideale in cui vivere per chi ama la privacy e il contatto con la natura.

 

 

Avrò avuto 15 o 16 anni quando un amico di mio padre ha iniziato ad invitarci a cena sulla splendida terrazza della sua casa di Civita. Era una grande terrazza, all’ ombra di una quercia e affacciata sulla valle dove si adagia Fabriano: per raggiungerla bisognava farsi strada tra stanze in stile bohémien dove spiccavano i quadri dipinti dal nostro anfitrione. Eh già, perchè l’ amico di mio padre era un pittore, reduce degli anni della Swingin’ London e molto sul genere “bello e dannato”. Anzi, dovrei dire bellissimo: fisicamente ricordava il Warren Beatty di “Shampoo”, le donne andavano pazze per lui. Originario della Mitteleuropa, poliglotta, arrivava al metro e 90 e i capelli gli sfioravano le spalle. In quella casa immersa nel verde viveva con la sua compagna ungherese e un cane enorme, tutto nero, che aveva chiamato Golia. Le cene d’estate con loro e la mia famiglia – nonostante fosse diversissima in quanto a “imprinting”, c’era una notevole sintonia reciproca – erano una meraviglia. Tra chiacchiere in libertà, calici di vino e il panorama delle mille luci della città di fronte, la terrazza diventava uno scenario mozzafiato con il canto dei grilli in sottofondo. Nel cielo brillavano miriadi di stelle, l’afa si stemperava con l’altura, di tanto in tanto le nostre voci venivano inframezzate dal motore delle macchine che si inerpicavano lungo i tornanti di Civita…e poi, l’autentico spettacolo della Fabriano tutta illuminata, maestosa e antica, distesa ai piedi del colle. Non so se per la compagnia, per la location o per la sensazione di dominare il paesaggio dall’ alto, ma respiravo un’ aria di pura libertà. Quelle serate estive sono rimaste impresse nella mia memoria, indelebili anche dopo svariati anni. Tantevvero che poco tempo fa, incontrando il proprietario della casa con terrazza dove viveva il nostro amico pittore, gli ho chiesto se per caso era in affitto o in vendita…

 

 

 

Capri, la fragranza che 19-69 dedica all’ incantevole “Isola Azzurra”

 

Un mare che più azzurro non si può (come il colore da cui prende il nome l’ onirica Grotta Azzurra, celebratissima dai letterati) e i caratteristici Faraglioni, suo emblema paesaggistico: l’isola di Capri è una delle più rinomate meraviglie italiche. Per non parlare della “dolce vita” che l’ ha animata nel tempo, un susseguirsi di Vip, intellettuali, aristocratici e teste coronate. Capitale del glamour vacanziero, Capri sprigiona un fascino eterno. In molti hanno interpretato la sua essenza olfattiva, ed oggi voglio parlarvi di un’ Eau de Parfum specialissima che concentra le iconiche atmosfere dell’ isola nel proprio jus: si tratta di Capri, una fragranza firmata 19-69. Ma chi si cela dietro queste enigmatiche cifre, e cosa rappresentano? Ve lo rivelo subito. 19-69 è il luxury brand di profumi fondato dall’ artista svedese Johan Bergelin; avvalendosi del savoir faire di artigiani dislocati tra la Scandinavia, la Francia e l’ Italia, la label ha esordito nella storica boutique parigina Colette nel 2017. Bergelin crea le sue alchimie olfattive abbattendo ogni barriera relativa al genere (le fragranze di 19-69 sono rigorosamente unisex) e ricercando una bellezza unconventional, al di là degli stereotipi e dei vincoli. Nell’ immaginario dell’ artista campeggiano gli anni ’80 del Glam Rock, decisivi per l’ abolizione dei confini tra maschile e femminile: rockstar come David Bowie e Marc Bolan si truccavano pesantemente, indossavano tute di lustrini e boa di piume sperimentando sempre nuovi look.

 

 

Oltre a tramutare la propria immagine in un capolavoro artistico, i Glam rockers dichiaravano a gran voce la loro unicità e il loro credo. Su questi stessi valori Bergelin ha fondato la brand identity di 19-69. Lo slogan che ha scelto, “Bottling Countercolture” (“imbottigliare la controcultura”), è indicativo e rafforza ulteriormente la mission del marchio, il cui nome fa riferimento all’ anno – il 1969, appunto – della libertà, dell’ emancipazione giovanile, dell’ affermazione di una cultura alternativa e di inediti modelli di vita. La precedente carriera di fotografo ha consentito a Johan Bergelin di viaggiare in giro per il mondo e di conoscere i popoli più disparati. Ha così scoperto cosa unisce, cosa accomuna le varie culture: “Molte volte è la bellezza”, spiega, ” sia sotto forma di musica che di arte o di profumi. Con 19-69 voglio invitare le persone ad esplorare la bellezza oltre i confini e vedere cosa possiamo scoprire gli uni degli altri”. Il suo intento si traduce in una serie di jus (Purple Haze, Capri, Chinese Tobacco, Kasbah, Rainbow Bar, L’ Air Barbès, Chronic, Villa Nellcôte, Female Christ) che prendono vita da sensazioni, ambientazioni ed epoche associate a continenti quali l’ Asia, l’America, l’ Europa e l’ Africa.

 

 

La collezione di fragranze è magnifica anche rispetto al design e al packaging. I flaconi, verniciati e serigrafati in Italia, sono essenziali bottigliette di vetro con il doppio fondo tinto di una tonalità sempre diversa, mentre il tappo è invariabilmente nero. Tutti i prodotti vengono realizzati a mano e ogni profumo si lega a un mood evocativo ben preciso, nessuno uguale all’ altro. Capri, racchiuso in un flacone nei toni del giallo, richiama la luminosità del sole che splende sull’ isola. Ma non solo: ad ispirare Johan Bergelin è stato “Le Mépris” (“Il disprezzo”), il film che Jean-Luc Godard girò nel 1963 proprio a Capri, a Villa Malaparte, con Brigitte Bardot e Michel Piccoli come protagonisti.

 

BB sul set di “Le Mépris”

Le note olfattive dell’ Eau de Parfum scaturita dalle suggestioni di questa pellicola ne riflettono le atmosfere intense, drammatiche ma costantemente ravvivate – quasi per contrasto – dalla luce solare. Spiccano gli accordi di arancia dolce e amara, di olio essenziale di Ylang Ylang, di muschio bianco, ingredienti base di una fragranza fresca ed avvolgente. Una fragranza che, a partire dallo spunto di “Le Mépris”, ci accompagna in un incantevole viaggio sull’ “Isola Azzurra”.

Capri è disponibile in versione Eau de Parfum da 100 ml

 

 

 

La magica “Grotta Azzurra”

 

 

Foto della Grotta Azzurra via Wikimedia by Colling-architektur / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)

Foto di Brigitte Bardot via Poet Architecture from Flickr, Public Domain

 

 

Tendenze PE 2020 – La supremazia del gilet

Saint Laurent

Saint Laurent docet, come abbiamo visto nella sua campagna PE 2020: il gilet questa estate spopola. Tutto merito dell’ eclettismo e delle infinite metamorfosi del capo che Diane Keaton, nel film “Io e Annie”, rese mitico. Oggi si porta sulla pelle nuda, spunta a sorpresa sotto il tailleur, dà il tocco finale al look e si declina persino in shearling, amplificando la sua vestibilità. Piace perchè è meno impegnativo di una giacca ma fa ugualmente un’ ottima figura, è cool ed elegante al tempo stesso: il gilet rientra, senza dubbio, tra i must have della stagione calda.

 

Emporio Armani

Celine

Etro

Cédric Charlier

Max Mara

Chocheng

Acne Studios

Louis Vuitton

Gucci

Giorgio Armani

Hermès

Miu Miu

 

 

 

#YSL31 e le nomadi deluxe: la campagna pubblicitaria PE 2020 di Saint Laurent

 

A far da sfondo sono i toni aranciati delle rocce del Gran Canyon, dove la luminosità è abbagliante e il caldo, oltremodo torrido. Lì, tra dune sabbiose e inaspettati specchi d’acqua, si muovono le nomadi deluxe di Saint Laurent: il celebratissimo fotografo tedesco Juergen Teller, che firma la campagna pubblicitaria Primavera/Estate 2020 della Maison, le immortala in straordinari scatti. #YSL31, questo il nome della ad, si avvale della direzione artistica di Anthony Vaccarello e di un cast di modelle davvero al top. Freja Beha Erichsen, Binx Walton, Aylah Peterson, Elise van Iterson e – last but not least – Zoe Kravitz, la splendida testimonial di Saint Laurent, appaiono in immagini a metà tra il sensuale e il bohémien mirabilmente in linea con il mood della collezione. Le affianca uno “special guest”, il serpente Charlie Brown, che vediamo abbarbicarsi intorno alla gamba di Binx Walton: la sua non è una presenza casuale, bensì un rimando alla borsa Carré Satchel pitonata pendente da una roccia. Tutto lo scenario contribuisce ad evocare un’atmosfera vagamente “selvaggia” a contrasto con il glamour di alcuni capi ed accessori, ma nel complesso è il coté boho a farla da padrone. Non è un caso che la campagna dedichi un ampio spazio ai gioielli, dettagli chiave del look; sono gioielli dagli accenti hippie chic, vistosi e un po’ gipsy, come il tripudio di bracciali che cinge i polsi o gli orecchini con grandi sfere intarsiate, oppure, ancora, i ciondoli a forma di luna. Sullo sfondo, quasi per metterli in risalto, il cielo azzurro troneggia sulle sommità rocciose e risplende in ogni scatto. L’ estate si “sente”, si percepisce ovunque, l’aria di libertà lo stesso. Nell’ ad predominano abiti see-through squisitamente ricamati d’oro, paisley pattern, gilet accompagnati a minishort gessati, gonne plissè impalpabili e dorate, stampe jungle ma anche outfit che sono la quintessenza dello charme,  per esempio i minidress drappeggiati con scolli audacissimi o i fuseax abbinati al top a fascia e a un’ alta cintura; tra gli accessori, gli stivali Kate dal gusto western si sono guadagnati il titolo di “must have”. Lo stile di Vaccarello, d’altronde, è ormai saldamente ancorato al connubio tra boho e glam. Ma oltre ai look e allo splendore del paesaggio, oltre ai colori e al mood rovente, ciò che intriga di questa campagna sono le espressioni fiere delle modelle: giovani donne che ti guardano fisso negli occhi, che non temono di affrontare il tuo sguardo. E che non temono, parimenti, di affrontare una vita nel segno dell’ avventura.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CREDITS

Photographer: Juergen Teller

Art Direction: Anthony Vaccarello

Styling: Paul Sinclaire

Casting Direction: Piergiorgio Del Moroa & Samuel Ellis Scheinman

Hair Stylist: Duffy

Make up Artist: Kanako Takase

Models: Zoe Kravitz, Freja Beha Erichsen, Binx Walton, Aylah Peterson, Elise van Iterson