Tendenze SS 2016: wonder bomber

Roberto Cavalli

 

 

Il bomber torna a imporsi, e lo fa con stile: must have irrinunciabile, è tra i capi più gettonati della Primavera/Estate. L’ allure sporty viene declinata in molteplici interpretazioni legate dai leitmotiv della preziosità, di una sofisticatezza inedita accentuata da tessuti come il raso e da una serie di ricami floral o orientali. Grintoso e ricercato al tempo stesso, disinvoltamente easy, si abbina a una gran varietà di stili e “va d’accordo” con il giorno, come con la sera: un autentico basic che non può mancare nel guardaroba di ognuna.

 

 

 

Alexander Wang

 

 

 

Gucci

 

 

 

Dries Van Noten

 

 

 

Iceberg

 

 

 

Versus Versace

 

 

 

Emilio Pucci

 

 

 

Rag & Bone

 

 

 

Top Shop Unique

 

 

 

Louis Vuitton

 

 

 

 

Glitter People

“Quando i nostri idoli cadono dagli altari, i lividi ce li facciamo noi.”

 

Paolo Poli

 

 

Photo by Rei Momo (Own work) [Public domain], via Wikimedia Commons

“Frida Kahlo. Fotografie di Leo Matitz” inaugura al Mantova Outlet Village

©Eva Alejandra Matiz and “The Leo Matiz Foundation”

 

“Dipingo me stessa perchè passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio”: una frase che ben condensa un leitmotiv della sua produzione artistica. L’ autoritratto ha sempre rappresentato, per Frida Kahlo, uno strumento di connessione tra la propria interiorità e il mondo esterno. Dipingere se stessa davanti allo specchio, dapprima condizione obbligata a causa del grave incidente che la immobilizzò per anni a letto, si tramutò in un rituale che coadiuvava la pittrice messicana nella ricerca della sua essenza più profonda. L’ intensità del volto, le sopracciglia folte, le trecce e i fiori con cui adornava il capo l’ hanno resa iconica, associando gli indizi di una personalità fortissima ai colori sgargianti del folkore della sua terra natale. Un mix così potente che non poteva esimersi, a sua volta, dall’ essere immortalato: così fece Leo Matitz, fotoreporter colombiano legato a Frida da un’ amicizia pluriennale. Nato nell’ incantata Macondo descritta da Gabriel Garcìa Màrquez, Matitz ha ritratto la storica moglie di Diego Rivera in una serie di scatti realizzati a Coyoacan, il quartiere in cui la pittrice vide la luce a Città del Messico. E oltre ad una Frida penetrante è proprio quello stesso Messico a emergere in quelle foto, scenario assolato e in pieno fermento post-rivoluzione: prorompente per incisività figurativa, lo sguardo spesso rivolto lontano come a sondare nuovi orizzonti di speranza, l’ artista affronta l’ obiettivo con piglio vibrante. Oggi queste immagini sono raccolte in una mostra che Mantova Outlet Village, in collaborazione con ONO Arte e la Fondazione Leo Matitz, si accinge a inaugurare. A partire dal 28 Marzo e fino al 15 Maggio saranno visionabili, infatti, 25 foto di Matitz in diversi formati che hanno Frida Kahlo come protagonista: un tributo ad una vera e propria figura leggendaria del suo tempo, che di un talento vivido e di una vitalità combattiva ha fatto la propria bandiera.

“Frida Kahlo. Fotografie di Leo Matitz” – Opening ore 17,30

c/o MANTOVA OUTLET VILLAGE

Via Marco Biagi

Bagnolo San Vito (MN)

Per info e orari: (0736) 25041 – info@mantovaoutlet.it – www.mantovaoutlet.it

©Eva Alejandra Matiz and “The Leo Matiz Foundation”

©Eva Alejandra Matiz and “The Leo Matiz Foundation”

Photo courtesy ONO Arte

 
 
 

Lindsay Kemp: tra Teatro e Glam Rock

Lindsay Kemp, ovvero quando il talento si unisce a un carisma straordinario. In quasi cinquant’anni di carriera, il visionario artista che conquistò nomi del calibro di Nureyev e Fellini con il suo mix di mimo e teatro danza ha rievocato, sul palco, un universo forgiato da molteplici ispirazioni. Oggi vive a Livorno e porta in tour lo show Kemp dances. Inventions and reincarnations dando ulteriore prova della sua leggendaria genialità istrionica: e se proprio a Kemp va il merito di aver unito teatro e rock tramite la messa in scena di The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars del suo allievo David Bowie, fu la figura emblematica di Pierrot a tracciare un imperituro link tra l’ immaginario artistico del Duca Bianco e quello del coreografo inglese. In questa intervista, Lindsay Kemp si racconta e ce ne spiega i motivi.

Quando e come si è rivelato il suo talento di artista?

Sono nato danzando. Danzare mi piaceva così tanto che non avrei potuto essere altro se non un danzatore. Ma il cammino non è stato facile, ho dovuto combattere. Mia madre, quando ha cominciato a capire che la danza era quel che volevo fare nella vita, ha cominciato a preoccuparsi: che non avessi abbastanza talento, che non avessi il fisico, che avrei avuto problemi economici…E con buonissime intenzioni mi ha iscritto a un collegio nautico militare dove sperava che seguissi le orme di mio padre, un marinaio morto durante la guerra mondiale. Ma la disciplina militare non ha fatto altro che rafforzare le mie inclinazioni artistiche!

Perché la scelta di privilegiare l’ arte mimica?

Il mimo è solo un aspetto della mia espressione teatrale. Mi avvalgo di diverse forme artistiche per arrivare, in tutti i casi, a toccare il cuore dello spettatore.

Ha dichiarato che Marcel Marceau le ha “dato le mani”. Oltre che dal grande mimo francese, da quali figure è stato maggiormente ispirato?

Prima dell’  incontro con lui, i miei insegnanti di danza dicevano che le mie mani sembravano “salsicce”: non le usavo con grazia. Marceau mi ha insegnato tantissime cose, ma gli sono grato soprattutto per aver trasformato le mie mani da “salsicce” in “farfalle”. I Maestri che mi hanno più influenzato, per la maggior parte, non li ho mai incontrati. Ho imparato molto da Picasso, attraverso i suoi dipinti. E nella danza, attraverso lo spirito guida di Isadora Duncan, dagli spettacoli di Martha Graham, Paul Taylor e Pina Bausch.

La sua opera è contraddistinta da un mix di linguaggi teatrali. Come si inserisce, in questo contesto, il suo approccio alla danza?

Ho imparato moltissimo imitando i miei maestri sia nella danza che nella pittura. Seguendo le loro orme ho trovato me stesso. La cosa più importante, quando hai un pubblico, è intrattenere. La danza è forse il mezzo più veloce per arrivare a toccare il cuore della gente. La mia arte non poggia su chissà quale intellettualistico motivo: è come inviare una cartolina allo spettatore per condividere la gioia di quel momento, per sollevare lo spirito, per dare amore. I protagonisti dei miei disegni sono i tipici personaggi dei miei spettacoli: il marinaio, il circo, il saltimbanco, le ballerine, il torero…Ricerco la luce, il colore: voglio donare un messaggio di positività immediato. Quando sono in scena il mio scopo è quello di raccontare una storia, senza barriere o limiti concettuali. Cantare, proiettare un dipinto, recitare: tutto si mescola con armonia per arrivare allo spettatore in modo completo.

David Bowie è stato il suo più celebre allievo. Che ricordo ha di lui?

Ho solo ricordi felici. David vide un mio spettacolo a Londra, nel ‘67. Incantato dal mio mondo – che definiva “il mondo bohemien di Pierrot” – venne a trovarmi nel backstage: rimasi folgorato. Mi chiese se poteva essere un mio allievo e il giorno dopo era a lezione da me. Gli ho insegnato ad esprimere se stesso attraverso il corpo, era uno studente di prima classe. Lo spettacolo che abbiamo creato insieme, Pierrot in Turquoise, ha girato l’ Inghilterra ed ha avuto una stagione a Londra prima che ci separassimo per un periodo. Un paio d’anni dopo ci siamo incontrati di nuovo per una versione TV di Pierrot in Turquoise ribattezzata The looking glass murders. David mi portò il suo nuovo LP The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars e mi chiese di aiutarlo a metterlo in scena al Rainbow Theatre. In quello show appaio come guest artist: è così che è nato “Starman”.

Il personaggio di Ziggy Stardust sancì una sinergia tra lei e Bowie. Come ebbe inizio quella straordinaria avventura?               

Ziggy è stato una sua creazione. La mia influenza si è concretizzata nello stabilire una connessione tra la rockstar Bowie e l’ artista d’ avanguardia che ero. È stato forse il primo mix tra musica rock e azione scenica: lo show era influenzato dalla mia passione per il teatro giapponese, soprattutto il kabuki, uno spunto che ha poi avuto un’ enorme influenza nell’ opera di David Bowie.

Quali affinità accomunavano i vostri universi artistici?

Era una mescolanza totale, una fusione.

Una frase che non ha avuto la possibilità di indirizzargli quando era in vita: cosa gli direbbe?

“ Vorrei rivivere tutto di nuovo”. Ma senza cuore infranto finale!

Kemp Dances – un titolo che gioca sul significato ambivalente di “dances” come verbo in terza persona e sostantivo al plurale – Inventions and reincarnations è uno show antologico che alterna brani del repertorio di Lindsay Kemp a nuove creazioni sceniche. Sono presenti, tra gli altri, Ricordi di una Traviata, il celebre assolo The flower e Frammenti dal diario di Nijinsky, icona della danza alla quale Kemp ha dedicato più di un tributo. Kemp dances, che l’artista porta in scena con la Lindsay Kemp Company, approderà in Spagna il prossimo Settembre per la seconda tranche di un tour che ha a tutt’ oggi incluso l’ Italia e parte della penisola iberica.

Photo Credits: Richard Haughton

Un ringraziamento speciale a Daniela Maccari della Lindsay Kemp Company

Photo courtesy of Daniela Maccari/Lindsay Kemp Company

Il close-up della settimana

 

Per Valentino Garavani si prospetta una nuova, entusiasmante avventura: sarà il leggendario couturier italiano a firmare i costumi de La Traviata diretta da Sofia Coppola, che debutterà il 24 Maggio al Teatro dell’ Opera di Roma. Da sempre appassionato di lirica, Valentino ha ideato un vero e proprio progetto avvalendosi di Giancarlo Giammetti e di un team che – oltre a quello di Sofia Coppola –  include i prestigiosi nomi dello scenografo Nathan Crowley, di Maria Grazia Piccioli e di Pier Paolo Chiuri. Saranno i direttori creativi della Maison di piazza Mignanelli, coadiuvati dalla sartoria del Teatro dell’ Opera, ad affiancare il couturier nella progettazione dei costumi di scena: al celebrato duo sono affidati gli abiti di Flora e del Coro, mentre Violetta – la protagonista che Verdi concepì ispirandosi alla Signora delle Camelie di Dumas figlio – indosserà creazioni appositamente pensate per lei dal Maestro Garavani  e realizzate presso gli atelier couture della casa di moda romana. Per Valentino non si tratta di un “esordio”, avendo già firmato i costumi di un’ opera lirica inscenata a Washington, per il gala che porta il suo nome al New York City Ballet e per il concerto di Capodanno a Vienna. Fortemente attratto dalla maestosità del melodramma, lo stilista ne ha sempre ammirato la capacità evocativa scaturita da un mix di fantasiosi universi e musica sublime. ” Ho voluto una Traviata classica e splendida”, ha dichiarato alla stampa, ma per aggiungere un inedito tocco di modernità si è affidato a Sofia Coppola, della quale aveva già ampiamente apprezzato l’ estetica nel film Marie Antoinette. La giovane regista,  al suo debutto nella lirica, si avvarrà delle scene di “stampo cinematografico” di Nathan Crowley, autore delle scenografie di Batman Begins e del Cavaliere Oscuro. Altre figure di spicco di questo straordinario team sono il direttore d’orchestra Jader Bignamini, le soprano Francesca Dotto e Maria Grazia Schiavo (che si alterneranno nell’ interpretazione di Violetta) e i tenori Antonio Poli e Arturo Chacòn-Cruz (entrambi nel ruolo di Alfredo). Questa speciale edizione de La Traviata si configura, per Valentino Garavani,  come un sogno fattosi realtà. E’ l’ ennesimo tributo del couturier a Roma, Città Eterna che incarna, nei suoi luoghi e nel suoi edifici sontuosi, lo spirito di un heritage all’ insegna dei Mirabiliae Romae più preziosi ed ancestrali. L ‘ opera sarà in scena dal 24 Maggio al 30 Giugno in 15 rappresentazioni.

 

Photo by Szilas (Opera propria) [CC0], attraverso Wikimedia Commons

Glitter People

 

” Non dobbiamo continuare a temere i contrasti, i conflitti e i problemi con noi stessi e con gli altri perché perfino le stelle, a volte, si scontrano fra loro dando origine a nuovi mondi. Oggi so che tutto questo è “la vita”. “

Charlie Chaplin

Lo sfizio

Celebrare l’ equinozio di Primavera con un tripudio di fiori: assolutamente non scontato, se si tratta di fiori avantgarde come quelli griffati Fyodor Golan. Grandi rose – in una palette che spazia dal giallo al rosa tenue, passando per un rosso passionale – simili a digital prints che vanno a posarsi su un giacchino senza maniche in plastica see-through, decori che mixano il design vintage del fiore a un bordo bianco e ipersfrangiato tramutandosi in futuribili stickers. O, a scelta, centrini sui generis che tracciano un link tra la classicità della rosa e la plastica, sintetica e artificiale. “Living in the plastic age”, cantavano i Buggles quando gli anni ’80 erano ancora agli albori. Ma la collezione Primavera/Estate di Fyodor Golan elude il tempo viaggiando attraverso un’ avveniristica space age che all’ ispirazione cyber del film Transformers alterna incursioni nel rétro in un andirivieni costante: mood androide e femminilità sanciscono un connubio inscindibile, bagliori oro e dettagli giallo fluo danno vita a un duetto inedito, plasticate trasparenze si adornano di rifiniture “al neon”. A sottolineare le forme “grafiche”, essenziali di questo look, un paio di sandali con vertiginoso doppio plateau che sembrano appartenere ad una geisha extragalattica. Il leitmotiv della calzatura iconica è ormai un must, per questo brand Made in England. La stagione calda segna il trionfo di maxi sandali che sintetizzano la quintessenza dell’ intera collezione: rose stampate sui listelli e mega plateau in un giallo fluo d’effetto rivisitano i connotati del look elevando alla massima potenza il cotè sci-fi.

Tendenze SS 2016: think (bonbon) pink

Moschino

 

Come immaginare una Primavera senza il rosa? E la prossima stagione, a partire dalla nuance Quarzo Pantone, di rosa ne propone in abbondanza. Le gradazioni più effervescenti rimangono quelle del bubblegum pink: sbarazzine, irriverenti, vibranti, donano al look una rinnovata vitalità. A seguire, tonalità di un pastello intenso decisamente più eteree e deliziose al pari di un bonbon. Il risultato è una palette “in rosa” che inneggia a una raffinatezza mai leziosa, ma ad alto tasso di femminilità. Per salutare la stagione calda all’ insegna di un think pink propositivo e altamente beneaugurale.

 

 

Emanuel Ungaro

 

 

 

Stella McCartney

 

 

 

Roberto Cavalli

 

 

 

Carolina Herrera

 

 

 

MSGM

 

 

 

Oscar De La Renta

 

 

 

Giorgio Armani

 

 

 

Chanel

 

 

Stella McCartney lancia Pop e sceglie 4 volti doc

In profumeria non è ancora arrivata, ma è già un cult: Pop, la nuova fragranza firmata Stella McCartney, sta letteralmente spopolando sulla stampa e sul web. Concepita come un omaggio alle Millenials, traduce in un’ essenza irriverente e vigorosa il mood di una “generazione digitale” in bilico tra la ribalta dei social network e la quotidianità.  Non è un caso che il profumo sia dedicato alle teen, celebrando quel momento speciale in cui la ricerca di se stesse apre un varco di emancipazione e di audacia nel proprio cammino: istanti unici che coincidono con una svolta esistenziale decisiva. Alla base di Pop, un connubio di tuberosa e legno di sandalo dalla straordinaria potenza olfattiva che combina gli esuberanti accordi floreali con note legnose intense, esaltando una femminilità marcata ed incisiva. Fedele ai valori dell’ eco-sostenibilità, Stella McCartney è ricorsa alla tecnologia biomimetica riducendo al minimo il consumo di risorse: olio biomimetico purissimo estratto dalle tuberose in fiore e un ragionato impiego degli alberi di sandalo hanno rappresentato, insieme alle moderne tecnologie utilizzate per contenere l’ impatto ambientale del packaging, degli assoluti must in fase di produzione. Ma il top dell’ interesse per la terza fragranza della designer inglese è riservato, al momento, a una campagna pubblicitaria che vede quattro new talents d’ eccezione nelle vesti di testimonial. Le protagoniste degli scatti di Glen Luchford e del video girato da Melina Matsoukas hanno nomi come Grimes, Amandla Stenberg, Kenya Kinski Jones, “Lola” Leon e sono, rispettivamente, una musicista, un’ attrice, un’attivista ed una “figlia d’arte” al suo debutto in qualità di “volto”: “Lola” Leon non è altri, infatti, che Lourdes Leon Ciccone, primogenita di Madonna e – in virtù del soprannome di Queen of Pop affibbiato alla sua celebre genitrice – più che mai in linea con il nome del profumo di cui incarna il mood. Accanto a Kenya, figlia di Nastassja Kinski e Quincy Jones, Lola spicca in un quartetto nato all’ insegna di un girl power di nome ma soprattutto di fatto, muse autonome e indipendenti che la advertising campaign presenta durante un viaggio “on the road” verso l’ avventura. E’ l’ inizio del cammino alla scoperta della propria individualità, di un “io” svincolato da etichette e giudizi sommari. L’ agguerrito gruppo viene ritratto negli immensi spazi del deserto californiano, scenario-emblema di una sconfinata libertà: perchè “Pop è uno stato d’animo”, come afferma Stella McCartney.

 

Photo: dall’ advertising campaign by Glen Luchford