Milano Fashion Week: flash dalle collezioni AI 2020/21

GUCCI. 1

Dal 18 al 24 Febbraio, Milano ha ribadito il suo status di capitale della moda. 56 sfilate, 96 presentazioni, 34 eventi più un gran numero di mostre e appuntamenti hanno calamitato l’attenzione su una Fashion Week ricca di proposte, ma sfortunamente penalizzata dall’ espansione del coronavirus: l’assenza dei fashion operator cinesi (circa 1000 tra giornalisti e buyer) si è fatta sentire, anche se grazie all’ iniziativa “China We are with you” la Camera della Moda Italiana ha permesso loro di partecipare via web alla kermesse. Il sodalizio tra la CNMI e la società Chic Group, inoltre, ha fatto sì che otto brand cinesi emergenti presentassero digitalmente – ed attraverso contenuti appositi – le loro collezioni al Fashion Hub, dove oltre ai new talents made in China erano presenti designer provenienti dall’ Africa e dalla Danimarca. Tornando ai défilé, in passerella hanno sfilato i grandi nomi della moda italiana: Gucci, Alberta Ferretti, Moncler Genius, Prada, Moschino, e, ancora, Marni, Versace, Salvatore Ferragamo, Bottega Veneta, Missoni (per citarne solo alcuni), con Giorgio Armani in chiusura tra i “big” in calendario il 24 Febbraio. Anche nella capitale lombarda si è assistito ad un vivace andirivieni di ritorni, new entry e sfilate co-ed. Philippe Plein, per esempio, è tornato sulle passerelle milanesi così come Ports 1961, quest’ ultimo dopo una lunga assenza. La formula di far sfilare insieme i look Uomo e Donna è stata adottata da ben dieci brand (tra cui Versace, al suo debutto in co-ed), dimostrando di essersi ormai pienamente affermata. Le battute conclusive della Fashion Week sono state contraddistinte dell’ emergenza coronavirus. Giorgio Armani, Laura Biagiotti e Moncler Genius, pertanto, hanno deciso di mandare in scena a porte chiuse – ma ovviamente in live streaming – le loro collezioni. Tra i numerosi eventi organizzati, da segnalare l’ asta di 30 outfit (più un cappello su misura firmato Gareth Pugh) tratti dall’ archivio di Anna Dello Russo, che ha presentato anche il suo libro “ADR Book – Beyond Fashion”, e due chicche culturali imperdibili: la mostra “Memos: A proposito della moda in questo millennio”, a cura di Maria Luisa Frisa e realizzata dalla CNMI in collaborazione con il Museo Poldi Pezzoli (terminerà il 4 Maggio) e “Haimat. The sense of belonging”, l’ esposizione che Giorgio Armani dedica al grande fotografo Peter Lindbergh negli spazi del suo Armani/Silos (è visitabile fino al 2 Agosto). La data di chiusura di entrambe permette di visitarle anche a Fashion Week terminata. Veniamo ora ai cinque brand su cui VALIUM ha concentrato la sua attenzione: si tratta di Gucci, Fendi, Moschino, Versace e Dolce & Gabbana.

E’ inevitabile: Gucci ci trasporta, ogni stagione, in un universo immaginifico irresistibile e del tutto onirico. La collezione Autunno Inverno 2020/21 ha compiuto questo miracolo per l’ennesima volta. Chiamando la sfilata “Ritual” in virtù del cerimoniale che la accompagna, un rito quasi liturgico, Alessandro Michele ci introduce in una sorta di show nello show: su una grande pedana ruota una vetrina circolare al cui interno brulica il backstage del défilé, 60 modelle sottoposte alle cure degli hairstylist, dei make up artist e dei vestieristi. Lo staff dell’ Ufficio Stile Gucci indossa un’ uniforme grigia, colore che non denota di certo monotonia dal momento che identifica i visionari “façonnier de rêves” (creatori di sogni) della Maison. La sfilata inizia con la voce fuori campo di Federico Fellini che riflette sulla sacralità del cinema e dei suoi rituali: un chiaro parallelismo con il concept ideato da Michele, ma non solo. Il regista dell’ onirico per eccellenza e il “creatore di sogni” al timone del brand fiorentino sono accomunati – seppur con le dovute differenze – da un’ ispirazione molto simile. Per l’Autunno Inverno 2020/21 Alessandro Michele attinge a un “amarcord” che rievoca abiti e stili tipici dell’ infanzia. I colletti sono arrotondati, in pizzo come i guanti, le maniche a sbuffo, le gonne plissettate, i pantaloni ampi e rigorosamente alla caviglia. Spiccano look in tartan ma, soprattutto, sontuosi long dress a balze che sembrano usciti da una fiaba, quelle che incantavano noi bambine. Gli accessori rafforzano questo mood fatato: Mary Jane in vernice e con la zeppa accompagnano quasi tutti i look, cerchietti e hair accessories in strass risaltano accanto a cappelli da “Gatto con gli Stivali”, collant in pizzo si alternano a calzerotti cosparsi di piume. L’ allure, però, è tutto fuorchè naive. Per contrasto, gli abiti si coniugano con tessuti dalle trasparenze impalpabili o con colli e imbracature fetish in patent leather nero. Libertà, estro ed un inedito concetto di bellezza rimangono i cardini delle creazioni di Alessandro Michele, che ci sorprende con un “tableau vivant” di modelle posizionate sul perimetro della giostra/carillon in vetro dove è racchiuso il backstage: una nuova, sempre ammaliante “stanza delle meraviglie”.

 

GUCCI. 2

GUCCI. 3

 

FENDI. 1

La collezione sublima l’ eleganza signature di Fendi: seducente, decisa ma al tempo stesso estremamente raffinata. Sfoggiando troneggianti chignon composti da treccine, le modelle sfilano sinuose in abiti, cappotti e ensemble di gonna e maglione contraddistinti dal dettaglio iconico di stagione, lunghe maniche a sbuffo dai volumi “geometrici” che spuntano quasi a sorpresa. Le linee sono fluide e ben modellate sul corpo, talvolta svasate, il velluto prevale e i lunghi cardigan sono stretti in vita da una cintura. “Femminilità” sembra essere la parola d’ordine di look che alternano la pelle e la pelliccia al sensuale chiffon e al Paisley in pizzo. Accanto alle forme pencil o a ruota, appaiono silhouette impalpabili che evidenziano il coté più audace della donna Fendi: in un tripudio di trasparenze in total black, viene svelata l’ intrigante lingerie a rete sottostante. Tra i colori predominano il rosa cipria, il grigio, il bianco, il giallo, il marrone e l’arancio pastello.

 

FENDI. 2

FENDI.3

 

MOSCHINO. 1

Jeremy Scott inneggia alla Rivoluzione Francese prendendo spunto dalle proteste che coinvolgono svariati popoli mondiali. Ma il suo, piuttosto che un “j’accuse”, è un momento di tregua che offre al pubblico, una pausa di gioia e di sdrammatizzazione. Manda quindi in scena una Marie Antoinette in puro stile Moschino, vestita di un’ ampia crinolina che arriva a metà coscia (a proposito, c’è da dire che la minigonna sarà uno dei grandi ritorni dell’ Autunno Inverno 2020/21) abbinata ad altissimi cuissardes con plateau e lacci in raso. E’ una Marie Antoniette, la sua, che non disdegna l’iconografia affermatasi sulla falsariga del film di Sofia Coppola: colori sorbetto sia per gli abiti che per le maestose acconciature Pouf, dolcetti a profusione ed uno chic che flirta con sbuffi e fiocchi. La crinolina è senza dubbio il leitmotiv della collezione, e viene declinata in versioni molteplici. La ammiriamo in denim ricoperto di dorati arabeschi Barocchi, in tessuto matelassé adornato di ricami oro, accompagnata al celebre biker jacket di Moschino, sia nero che color rosa Barbie, o a felpe che ritraggono Anime giapponesi. Lo show raggiunge il suo apogeo con gli straordinari abiti-cake delle ultime uscite. Riproducono torte vistose, a più strati, decorate di ghirigori e di rose in simil zucchero: delizie per la vista che esaltano l’estro di cui è intrisa questa “ghiotta” collezione.

 

MOSCHINO. 2

MOSCHINO. 3

 

VERSACE.1

Donatella Versace celebra l’ inclusività e l’uguaglianza. La sua prima sfilata in co-ed sancisce un’ autentica parità tra uomo e donna in fatto di look: alcuni outfit si declinano sia al maschile che al femminile con poche differenze. Non si tratta di no gender, bensì di un modo squisitamente sartoriale di eliminare le differenze. Stampe floreali, zebrate, quadrettate accomunano l’ uomo e la donna, il medesimo suit fucsia viene indossato da entrambi con la sola variazione in doppiopetto per lei, le pellicce tigrate in dégradé sono le stesse, quelle maschili appena più lunghe. Lo stile Versace, graffiante, si fa protagonista assoluto: le minilunghezze sono un leitmotiv del womenswear,  ricorrono in gonnelline svolazzanti, pantaloni svasati e abitini minimal. Il tipico glam del brand si incarna in un nero “grafico” per poi stemperarsi grazie ad accenti casual (come i jeans multistripe in gradazioni délavé) e ad un tocco sporty che dinamizza i look, combinando per esempio una maglia da rugby con la minigonna e la toque di Astrakhan. Sono poi presenti parka, top da gym con logo Versace, piumini cortissimi, tutti abbinati a dei tronchetti in total black o in total white muniti di platform. La sera definisce una nuova sensualità “made in Medusa” attraverso minidress vertiginosi e senza spalline, dalla linea arrotondata sullo scollo. A concludere lo show è proprio l’ outfit più d’impatto di questa serie: un miniabito argentato indossato da Kendall Jenner. La linea è minimal ma sinuosa, una bordatura silver impreziosisce e sottolinea la scollatura. Nonostante l’orlo inguinale e le forme nette,  è uno degli evening dress più “ricchi” mai apparsi in una collezione.

 

VERSACE.2

VERSACE. 3

 

DOLCE & GABBANA. 1

Nero, bianco, grigio, un tocco di rosso e uno di beige: su questa palette Dolce & Gabbana imbasticono una collezione che è un inno all’ artigianalità ma anche alle molteplici sfaccettature della donna siciliana, loro musa da tempo. I colori scelti diventano essi stessi degli emblemi di sicilianità. Il “profondo nero” tradizionalmente sfoggiato dalla popolazione femminile dell’isola, ad esempio, predomina e si declina negli outfit più svariati: pull dalle lunghe maniche, paltò con applicazioni floreali, trench, ensemble corredati di coppola, abiti fascianti con inserti see-through, ma lo ritroviamo anche in un potente simbolo di seduttività come le calze autoreggenti (versione contemporanea dei collant a giarrettiera). Il materiale clou è la lana, rigorosamente lavorata a mano. Dolce & Gabbana hanno infatti dichiarato di aver affidato la realizzazione dei capi ad un gran numero di magliaie a domicilio, così da valorizzare il savoir faire “Made in Italy”. Inutile dire che il risultato sia straordinario, raffinatissimo e molto accurato: lavorata ai ferri o all’ uncinetto, la maglia assume persino una texture che ricorda lo shearling. Poi c’è il bianco della “purezza Barocca”, bluse ed abiti ricchi di volant, ricami, pizzi ed inserti crochet, bustini sovrapposti a camicie maschili con cravatta. Il grigio è in buona parte associato ai completi gessati o da uomo, ma anche a lunghi e comodi coat in lana. Il risultato è una collezione che, esaltando la più squisita artigianalità italiana, riesce a coniugare preziosi manufatti con uno stile che è un tributo formidabile all’ isola di Sicilia.

 

DOLCE & GABBANA. 2

DOLCE & GABBANA. 3

 

 

Glitter People

 

” Non mi sembravano molto interessanti all’ inizio. Poi ho cominciato a conoscerle. Finchè non ne ho capito la storia, a me le modelle sono sempre sembrate tutte uguali. “

Maty Fall Diba

(Da un’ intervista di Giovanni Montanaro, “Italia 2020 Maty Fall”, per VOGUE Italia n. 834, Febbraio 2020)

 

 

Foto: Maty Fall per Valentino, rtw Primavera Estate 2020

 

London Fashion Week: flash dalle collezioni AI 2020/21

SIMONE ROCHA. 1

Dal 13 al 18 Febbraio è stata la volta di Londra e della sua Fashion Week: 60 sfilate intramezzate da iniziative importanti e prestigiosi premi. Tra gli eventi clou, il fashion show TommyNow che, negli spazi della Tate Modern, ha presentato sia la collezione Primavera Estate 2020 di Tommy Hilfiger che la capsule TommyXLewis realizzata con il pilota di Formula 1 Lewis Hamilton. Il tema della sostenibilità ha giocato un ruolo preponderante: collezioni e brand sempre più consapevoli hanno decretato un vero e proprio trionfo dell’ eco-green. Il progetto Made to Last di Mulberry, ad esempio, dava ai clienti la possibilità di vendere le proprie borse della griffe per reinvestire poi la somma in nuovi prodotti. I nomi dei grandi assenti in passerella hanno annoverato quelli di House of Holland, Alexachung e Ports 1961, che sfilerà a Milano, mentre è stata riconfermata l’ iniziativa Positive Fashion che ha permesso l’accesso alle sfilate anche a un pubblico non specializzato. Tre, infine, le premiazioni svoltesi durante la London Fashion Week: l’ International Woolmark Prize 2020 (vinto dall’ irlandese Richard Malone), che includeva anche uno speciale riconoscimento in onore di Karl Lagerfeld, il Karl Lagerfeld Award for Innovation (vinto da BODE), e il Queen Elizabeth II Award for British Design, a conclusione della settimana della moda. A vincere il premio istituito da Sua Maestà Elisabetta II è stata Rosh Mahtani, fondatrice del brand di gioielli Alighieri. Nato nel 2014, il marchio ha esordito con una collezione ispirata alla Divina Commedia ed ha ripreso il nome del Sommo Poeta. Qui di seguito, trovate la selezione di VALIUM relativa alla London Fashion Week.

 

Simone Rocha guarda di nuovo all’ Irlanda, per lei fonte inesauribile di ispirazione, e fonde motivi culturali, religiosi e tradizionali della Verde Erin. Sceglie colori come il bianco, il panna, il nero, affiancati a sprazzi di blu e viola, per raccontare una parabola incentrata sull’ eterno ciclo di nascita, vita e morte: molto tulle, raso abbondante, forme ampie e fluide predominano, ma il vero leitmotiv è costituito dai dettagli in lana Aran (ottenuta dalle pecore delle isole omonime) lavorati in punto irlandese che adornano gli outfit come se fossero sciarpe o maglioni casualmente annodati sugli abiti. Queste trecce color avorio vengono impreziosite da spille argentate che esaltano la femminilità del look, e si accompagnano ad accessori quali borse in rete da pescatore, lunghe sacche in perle simili a conchiglie ed orecchini da cui pendono “lampadari” di cristalli. Da “La cavalcata al mare” del drammaturgo irlandese John M. Synge l’ispirazione spazia al cattolicesimo, declinandosi in immacolati look da sposa ricamati ed abbinati a suggestivi veli in pizzo Chantilly che ricoprono completamente il volto.

 

SIMONE ROCHA. 2

SIMONE ROCHA. 3

 

ERDEM. 1

Erdem torna indietro nel tempo e presenta una collezione – ricca di rimandi agli anni ’20 e ’30 – dedicata a Cecil Beaton ed ai suoi inizi di carriera: i tipici grafismi Déco, gli abiti in stile Flapper, il lamé, le perle, l’ argento in svariate gradazioni (The Age of Silver è anche il nome della collezione) fanno da leitmotiv e si affiancano a motivi marcatamente “beatoniani”, come le stampe check in bianco e nero ispirate ai suoi fondali, l’ abito da Pierrot che adorava e il trench nero plasticato con cui Stephen Tennant lo ritrasse. Il designer canadese guarda all’ imminente mostra sugli esordi di Beaton, “Cecil Beaton’s Bright Young Things”, in programma da Marzo alla National Portrait Gallery di Londra, e manda in scena look che ai caratteristici pattern floreali alternano fantasie di stelle, pizzo e ruches a profusione, suit pigiama con svolazzanti jabot, tutti all’ insegna di uno chic da Anni Ruggenti. Molto d’impatto il coat trapuntato giallo limone ornato da ampi revers, teatrali i copricapi in piume in stile Zigfield Follies e sofisticatamente seduttivi i girocollo composti da grandi rose in seta nera.

 

ERDEM. 2

ERDEM. 3

 

JW ANDERSON. 1

Una grande ricerca sugli stili, sui volumi e sui materiali, che spesso sembrano quello che non sono: JW Anderson presenta una collezione chiamata “Nouveau chic” e tiene decisamente fede ai suoi intenti. Svariati designer, tra coloro che hanno sfilato a Londra, optano per motivi ispiratori che attingono agli anni ’20 del ‘900 e li traghettano nel 2020 in continue rivisitazioni. Un esempio? Anderson reinterpreta due abiti “à la Flapper“, scintillanti di frange argentee, e ne riveste le spalle con quel che pare un collo di pelliccia mentre è una massa di trucioli per imballaggio. Questo elemento, peraltro, riappare di frequente: definisce gorgiere, maniche, mantelline sovrapposte a lunghe mantelle…e scintilla di oro e argento come un prezioso decoro. Le geometrie, fil rouge della collezione, svolgono un ruolo di spicco. Abiti a doppio sbuffo, cappotti oversize trapezoidali con revers a mò di enormi triangoli, ampie svasature, acquistano una nuova armonia e si alternano a tripudi di ruches. Risalta un outfit composto da gorgiera in tulle e gonna arricciata, ristretta nel fondo (entrambe verde oliva), abbinate a un corpetto plasmato su “squame” in oro metal. Fa pensare a una moderna sirena, ma una sirena di bosco.

 

JW ANDERSON. 2

JW ANDERSON. 3

 

CHRISTOPHER KANE. 1

Christopher Kane continua ad esplorare il rapporto tra sessualità e natura: ispirato dal peccato originale, il designer rievoca la cacciata di Adamo ed Eva dal Giardino dell’ Eden e simbolizza attraverso un triangolo la relazione amorosa tra uomo, donna e natura (in questo caso, rappresentata dall’ albero della conoscenza del bene e del male). Ed è sempre un triangolo a “incorniciare” la stampa riferita al celebre dipinto di Lucas Cranach il Vecchio, “Adamo ed Eva”, che Kane imprime sulle t-shirt e sulle felpe. Ma il triangolo diviene anche una sorta di logo astratto dell’ erotismo: eccolo allora proliferare sui cappotti, sugli abiti, sulle gonne – condizionando, talvolta, persino le loro forme – oppure plasmare reggiseni e top in pizzo o colli di vernice con la punta rivolta verso il basso. Alcuni outfit lo propongono sotto forma di intagli geometrici che scoprono la pelle, altri si avvalgono dello stesso spunto per adornare pettorine candide sovrapposte a dei lunghi maglioni. E se il tipico ornamento fetish in silicone è un trait d’union con le precedenti collezioni, la sensualità di queste creazioni si esprime anche nei sinuosi abiti see-through in metal mesh che, alternati a fantasie animalier e stampe pitonate (ogni riferimento al serpente che tentò Eva non è puramente casuale), non passano di certo inosservati.

 

CHRISTOPHER KANE. 2

CHRISTOPHER KANE. 3

 

BURBERRY. 1

Con “Memories” – così ha chiamato la collezione – Riccardo Tisci omaggia Thomas Burberry, il fondatore dello storico brand britannico. Ma non solo: i suoi ricordi coinvolgono la Londra dell’ epoca in cui studiava Moda alla Central Saint Martins, multiculturale e piena di fermento, il lasso di tempo trascorso in India, la decisione di imparare a meditare per abbracciare una nuova spiritualità. La sfilata si è svolta all’ Olympia Exhibition Centre di Kensington, un padiglione dal soffitto a volta in ferro battuto, dove hanno sfilato look che declinano il celebre tartan Burberry in un vero e proprio  pot-pourri di stili e materiali. Il check, però, non è l’unico protagonista della collezione: suit con cinture simili ad obi giapponesi, stampe animalier, bluse che sembrano indossate al contrario, trench alternati a parka, ecopelliccie e giacconi trapuntati, camicie annodate in vita e una miriade di sovrapposizioni fondono accenti country, sporty e urban di continuo. Il taglio degli outfit è soprendente, inedito ed iper sartoriale, i mix and match sono all’ordine del giorno. Un cappotto check sfoggia voluminose maniche di ecopelliccia nera, il pullover e le sneaker da tennis si abbinano ad una gonna da sirena in lamè, il classico trench beige – tagliato in vita da una cerniera – rivela uno scamiciato a quadretti indossato con pantaloni fascianti color oliva. Delle inedite, sottili pieghettature diventano, infine, un leitmotiv sia per le mise da giorno che da sera, dove impreziosiscono un lungo abito nero in stile Impero esibito da Maria Carla Boscono.

 

BURBERRY. 2

BURBERRY. 3

 

 

MIU MIU Twist Eau de Toilette: dal red carpet alla luna e viceversa

 

“No one can resist my twist”, dice  Elle Fanning nello spot di MIU MIU Twist. Ed ha ragione: magnetica come la luna, scintillante di riflessi argentei, briosa nella ricerca di ogni possibile assonanza del nome MIU MIU, il volto della fragranza nata da una sinergia tra Miuccia Prada e il naso Daniela Andrier incanta letteralmente l’audience. Oggi, l’iconico profumo viene lanciato in versione eau de toilette e torniamo a entusiasmarci per il mini-film che vede la Fanning protagonista sul set di una pellicola, travolgente e fantasiosa, ambientata sul suolo lunare. MIU MIU Twist Eau de Toilette rispecchia la personalità della sua testimonial: emana seduttività, vivacità, freschezza. Contemporaneo e vibrante, traduce l’essenza della MIU MIU Girl. Ama lasciare il segno e “sfilare” sul red carpet  sprigionando una potente scia olfattiva.

 

 

Tutto merito di un aroma che esordisce con frizzanti note di mandarino e fiori di melo, si addentra in un avvolgente cuore di ambra rosa e sigilla il suo jus tramite un fondo di legno di cedro dagli accenti intensi e sensuali. Elle Fanning, che nello spot della fragranza interpreta se stessa, è affiancata da uno stuolo di mutanti e da una splendida gatta persiana dal pelo candido. La luna piena troneggia sullo sfondo, l’atmosfera è magicamente cosmica. Dal red carpet alla luna, insomma, e viceversa: siete pronte a replicare il percorso della biondissima co-star di “Maleficent”?

MIU MIU Twist Eau de Toilette è disponibile nei formati da 30, 50 e 100 ml.

 

MIU MIU Twist in versione Eau de Parfum e Eau de Toilette

Elle Fanning nella campagna del profumo

 

 

 

New York Fashion Week: flash dalle collezioni AI 2020/21

CAROLINA HERRERA. 1

Da qualche giorno, la parata delle Fashion Week ha ufficialmente ripreso il via. Dal 7 al 12 Febbraio sono state le sfilate di New York ad accendere i riflettori sulle collezioni Autunno Inverno 2020/21: 70 show in tutto, tra defezioni e grandi attese. La concomitanza con la notte degli Oscar ha fatto sì che alcuni designer, come Tom Ford (presidente del CFDA, Council of Fashion Designers of America), Christian Siriano, M Missoni e Baja East, si trasferissero a Los Angeles per presentare le proprie creazioni, mentre altri brand hanno privilegiato l’ Europa. Qualche nome? Jeremy Scott (che ha scelto di sfilare in occasione della prossima Paris Haute Couture Week), Telfar (sfilerà anche lui a Parigi, ma durante la Fashion Week), Tommy Hilfiger (che ha optato per Londra). Grande assente anche Ralph Lauren, un pilastro dell’ American Style, che ha rinviato il suo défilé ad Aprile. VALIUM, come ogni anno, segue le sfilate e ve ne propone un sunto: rispetto all’ Autunno Inverno 2020/21, la selezione riguarderà cinque brand per ogni Settimana della Moda. Iniziamo quindi con la Grande Mela per volare subito dopo a Londra, Milano e Parigi. Stay tuned!

Firmata Wes Gordon, la collezione Autunno Inverno 2020/21 di Carolina Herrera conquista per le nuance vibranti e per un riuscito mix di maestosità e minimalismo. I volumi sono perlopiù imponenti, predominano le svasature e i volant impreziosiscono gli outfit monospalla, ma la geometria delle linee sancisce una scultoreità priva di accenti “frou-frou”. La palette si compone di colori saturi e decisi come il giallo, il blu elettrico, il rosso, il fucsia, il turchese, l’arancio…Emerge una femminilità vagamente bamboleggiante, che alterna miriadi di ruches a fascianti abiti in maglina, dove i decori floreali appaiono sotto forma di intarsi o stampe. E se gli ampi minidress A-line sono enfatizzati da maniche balloon altrettanto ampie, mantelle e maniche a kimono inneggiano, parimenti, alle forme scampanate imperanti nella collezione.

 

CAROLINA HERRERA. 2

CAROLINA HERRERA. 3

 

SELF PORTRAIT. 1

Le spalle nude sono un leitmotiv della Fashion Week di New York. E quasi sempre a scoprirle sono maniche a palloncino, lunghe o corte: è anche il caso di Self Portrait, che le assurge ad emblema di seduttività in una collezione dove la raffinatezza degli abitini in pizzo si alterna ai volumi oversize dei pantaloni in vernice ed all’ appeal dei capispalla con cintura in vita. “Femminilità” è la parola d’ordine di tutte le creazioni. Giacche da smoking portate con i gambaletti, bluse con mantelline merlettate, tutine corte e bouffant, abiti in ecopelle ornati a punto smock, long dress a balze in un vibrante fucsia emanano una allure intrisa di charme, accentuata da un vago mood anni ’40 e da una palette che a nuance pastello come il celeste e il cipria affianca il bianco, il nero ed un intenso burgundy.

 

SELF PORTRAIT. 2

SELF PORTRAIT. 3

 

SALLY LAPOINTE. 1

Segni particolari: look rigorosamente monocromi. Oltre che tanto, tanto glamour. Sally LaPointe manda in scena una collezione fedele alla sua cifra stilistica ed alla propria interpretazione dell’ evening wear. Si ispira a due donne sicure di sè, a due icone supreme come Bianca Jagger e Grace Jones, creando look audaci senza scoprire un centimetro di pelle. Preferisce puntare sul fascino, come quello dei cappotti con le maniche adornate di piume, delle jumpsuit in glitter all over e degli altissimi cuissardes.Prevalgono i pantaloni, fascianti o a sigaretta, i colli sono in pelliccia e le gonne mini, oppure con un vertiginoso spacco. Super d’impatto il long dress drappeggiato che si apre su una coscia inguainata in una parigina sfavillante degli stessi bagliori dell’ abito. I colori, magnetici, includono il giallo chartreuse, il cipria, il giada, il violetto, il marrone, il rosso, il grigio perla. E poi, risalta un accessorio clou: il marsupio a forma di minibag incorporato alla cintura. Fa da fil rouge a svariati look ed è già candidato a must have di stagione.

 

SALLY LAPOINTE. 2

SALLY LAPOINTE. 3

 

BRANDON MAXWELL. 1

Chic e portabilissima: potrebbe essere riassunta con questi due aggettivi la collezione di Brandon Maxwell. L’ allure disinvolta ma elegante ed una sensualità tipicamente urbana sono i punti di forza di ogni look. Un paio di stivali che arrivano al ginocchio fa da denominatore comune ad outfit centrati sia sulla gonna che sul pantalone, laddove le gonne sono cortissime e il pantalone, aderente, viene infilato dentro lo stivale. Jeans iper attillati, shearling in pelle bianca con mega revers, comodi maglioni, minitrench, pantaloni in pelle, giacche a doppiopetto sfoggiate sulle gambe nude sono i cardini dell’ easy-chic di Maxwell, che accentua il mood urban tramite i beanie indossati dalle modelle: un tocco di iconicità che raddoppia quella del marsupio leopardato portato a tracolla.

 

BRANDON MAXWELL. 2

BRANDON MAXWELL. 3

 

ANNA SUI. 1

Ispirazione eroine dell’ horror per Anna Sui, che fa sfilare una collezione “diabolica” e spettacolare. Abiti in stile vittoriano si declinano in vernice e pelle, le stampe Liberty si alternano a quelle floreali, “ossessive”, quasi psichedeliche  presenti su buona parte degli outfit, il nero spadroneggia. Il mood è dark, intriso di romanticismo gotico: basti pensare alla gonna in pelle a vita altissima, allacciata come un bustier, che si abbina ad un soprabito completamente lavorato in pizzo, o al completo damascato – in total black come l’oufit precedente – dove le piume ornamentali rievocano una preziosa ragnatela. Anna Sui non abbandona le reminiscenze tardo Sixties, ma le rilegge in chiave oscura. Ecco quindi che un long dress con mantellina incorporata sfoggia decori floreali multicolor sul velluto increspato tinto di un profondo nero. Formidabili anche i copricapo (by James Coviello) su cui svettano miriadi di piume a foggia di corna.

 

ANNA SUI. 2

ANNA SUI. 3

 

 

 

La collezione PE 2020 di Nodaleto è talmente cool da essere già sold out

BULLA BABIES ULTRA VIOLET

 

Chi segue VALIUM sa che le scarpe di Julia Toledano, aka Nodaleto, sono una mia passione (rileggi qui l’articolo dedicato al brand). Ho atteso quindi con gioia l’uscita della collezione Primavera/Estate 2020, disponibile in pre-order ma pressochè sold out subito dopo essere apparsa nel sito di Nodaleto. Per appropriarci di quegli oggetti del desiderio pare che dovremo attendere un riassortimento dell’ e-shop. Nel frattempo, focus sui cinque modelli che mi intrigano di più della nuova capsule – come sempre made in Venice – lanciata dalla “pop label” suddivisa tra Los Angeles e Parigi.

 

 

Al top delle mie preferenze, le Bulla Babies Ultra Violet: le cult shoes di Nodaleto, a Primavera, si tingono di un violetto molto in tema con la stagione dei fiori. Dal tangerine “signature”, il brand approda a un colore pastello che è letteralmente andato a ruba. Il look metallizzato lo rende più carico, lo intensifica, gli dona un tocco di magia, e al tempo stesso esalta il design minimal della scarpa. Julia Toledano disegna le Bulla Babies pensando a una giovane donna che, quando va a ballare, accantona lo stiletto da vamp: punta anzi su una Mary Jane all’ avanguardia come le sue Babies, tacco svasato e massiccio (alto 8,5 cm) accompagnato a delle linee arrotondate. Due cinturini e uno spesso plateau adornano la scarpa, che porta il nome di una superstar warholiana tanto indimenticata quanto iconica. Un nome che è anche un rimando alla nuance – altrettanto iconica  – di queste Babies primaverili.

 

BULLA SILER CERAMICA SATIN

 

In seta e con il tipico “tacco Nodaleto“, le Bulla Siler sono la versione sandalo delle Bulla Babies. Il loro stile è intriso di reminiscenze del 2000 ed evidenzia un connubio di raffinatezza, sensualità e giocosità. Il cinturino ornato di fibbia gioiello dona un accento luxury a una scarpa che rappresenta uno dei modelli di punta della collezione. A me piace immacolata, ma la trovate anche in argento e in nero.

 

BULLA MARSHALL TANGERINE VELVET

 

Ancora sandali, ma in simil velluto. Julia Toledano si lascia ispirare dall’ affascinante periodo di passaggio che vede l’adolescente sbocciare come donna. E’ un momento cruciale nella vita di ognuna: non più ragazza, ma non ancora adulta, la giovane acquisisce consapevolezza di sè e del proprio corpo. La femminilità diventa più marcata, il look si avvale di dettagli che valorizzano una sensualità in fiore. Come i lacci delle Bulla Marshall, che avvolgono voluttuosamente la caviglia tramutandola in una calamita per lo sguardo. I sandali sono disponibili anche in nero ed in lavanda. Io li ho scelti in tangerine, la nuance emblema di Nodaleto.

 

BULLA SALEM PALM GOLD

 

Non c’è bisogno di dire che anche le Bulla Salem Palm Gold abbiano registrato il tutto esaurito. Il che non stupisce, data la loro preziosità: sono le scarpe di una veggente, di un’ ammaliante “strega”, ed hanno in sè qualcosa di mistico. Il modello è arricchito dal potente tocco Gipsy fornito dalle pietre incastonate sul cinturino, un dettaglio creato apposta per essere abbinato con gioielli a tema. E poi, si dice che le Bulla Salem (un nome indicativo: cercate “Salem” su Google, se non vi dice nulla) portino fortuna: un motivo in più per sceglierle, soprattutto se declinate in color oro. Preferite un’ alternativa? Optate per il nero delle Salem Black Soul.

 

BULLA PRESTON SILVER RAIN

 

Le Bulla Preston non passano certo inosservate: incantano con una cascata scintillante di strass e sono perfette per le occasioni speciali. Fanno pensare a una serata nel club di flamenco, nel ristorante ispanico più cool della città. Preziose e molto glam, risplendono di miriadi di bagliori esaltando una femminilità sofisticata. Julia Toledano dedica le Bulla Preston a una donna cosmopolita, decisa, iper seduttiva, che si muove nel mondo con magnetismo estremo. Io adoro la versione argento, Silver Rain, che trovo lunare e sfavillante al punto giusto, ma potete trovarle anche in un “caliente” tangerine. Se vi piacciono, affrettatevi a ordinarle: è una delle pochissime scarpe della collezione Primavera/Estate 2020 Nodaleto a non essere già sold out.

 

 

 

San Valentino: cuori e batticuori

VAQUERA

Un San Valentino festeggiato attraverso il suo emblema più identificativo: il cuore. E non è qualcosa di scontato. Icona della cultura pop, il cuore simboleggia l’amore in ogni angolo del globo. Nell’era digitale impazza tra le emoji, sostituisce le parole scritte, è ormai impensabile poterne fare a meno. Oggi, VALIUM ribadisce la sua valenza di effigie celebrativa esaltando l’ eclettismo che ne ha decretato il successo negli ambiti più disparati, tra cui lo stile. Incorporato a mò di decoro, ricorrente nei pattern e cardine stesso della struttura dell’ oufit, il cuore nella moda fa furore. Rinsaldare il suo legame con la festa degli innamorati è inneggiare ad un colpo di fulmine che va al di là del tempo e non ha limiti di durata.

Buon San Valentino a tutti!

 

 

“Amore guarda non con gli occhi ma con l’anima”

(William Shakespeare)

 

 

KAIMIN

 

 

” Il mio amore ha due vite per amarti. Per questo t’amo quando non t’amo e per questo t’amo quando t’amo.”

(Pablo Neruda)

 

VIVETTA

 

TWINSET

 

“I grandi amori sono sempre in cammino.”

(Alda Merini)

 

 

MSGM

 

“Amare è sapere dire “ti amo” senza parlare.”

(Victor Hugo)

 

 

PACO RABANNE

 

” Da quali stelle siamo caduti per incontrarci qui?”

(Friedrich Nietzsche)

 

 

 

“To my Valentine”, il rito più romantico di San Valentino

 

La parata di vintage card che VALIUM ha pubblicato a Natale (clicca qui per rivederla), merita un sequel in occasione di San Valentino. Eh già: la tradizione tutta anglosassone delle “Valentine” annovera card magnifiche, davvero troppo belle per essere trascurate. Inviarne una all’ amato (o all’ amata) rappresenta tuttora un must del San Valentino negli USA e nel Regno Unito. Ma com’è nata questa usanza? Pare che abbia origini antichissime, addirittura risalenti alla Guerra dei Cent’Anni. Si dice che nel 1415, dopo la battaglia di Azincourt, Charles d’Orléans inviò un romanticissimo biglietto alla consorte mentre era prigioniero nella Torre di Londra. Oggi, quella cartolina viene considerata il prototipo delle Valentine ed è stata addirittura esposta al British Museum. Il duca d’ Orléans introdusse inconsapevolmente un rito che ha attraversato i secoli con il suo alone di profonda poesia. Le cartoline di San Valentino, nel 1500, erano ormai una tradizione consolidata, ma fu durante l’ epoca vittoriana che conobbero un vero e proprio boom.

 

 

In quel periodo in Inghilterra fu introdotto il Penny Post, una spedizione al costo di un Penny per l’ invio della corrispondenza. La nuova tariffa, decisamente economica, incrementò l’ usanza degli Auguri del 14 Febbraio in modo esponenziale. La grafica delle cartoline divenne sempre più ricca: carta intagliata a effetto pizzo, fotografie ritoccate, rebus e acrostici proliferavano, alternando la tenerezza agli enigmi incentrati sul nome della persona amata. Ad essere raffigurati erano soprattutto Cupido e dolci angioletti affiancati da fiori, cuori, colombe, ghirlande floreali….tutti rispondenti a un simbolismo ben preciso. Gli angeli fungono da trait d’union con il divino, mentre il linguaggio dei fiori lancia messaggi inequivocabili. La colomba è un emblema di amore puro, impersonato anche dai bambini frequentemente riprodotti sulle card. E se la rosa rossa  rappresenta la passione, è tutto fuorchè carnale il sentimento che celebrano le cartoline. La ricorrenza di San Valentino viene associata all’ amore autentico, eterno: la freccia di Cupido punta dritta al cuore e lo fa suo per sempre.

 

 

Negli Stati Uniti le Valentine si diffusero intorno al 1800, e con l’artista Esther Howland raggiunsero l’apice dell’ estro illustrativo: le card che creava erano adornate di nastri, di merletti, non di rado anche di foglie e petali. Alla raffinatezza delle sue opere si contrapponevano elaborati esemplari che spaziavano tra il pop up e il 3D. Nei primi anni del ‘900, la Norcross si impose come azienda leader nella produzione di Valentine, un dato indicativo ai fini di rilevare quanto fosse radicata questa tradizione. Attualmente, come ben sappiamo, gli auguri di San Valentino vengono inviati soprattutto via smartphone, con le app di messaggistica. Il che mi ispira una considerazione: dovremmo ripristinare il rito delle Valentine. E’ di gran lunga più poetico, ma non solo. Oltre che le coppie, di questo “ritorno al cartaceo” potranno beneficiare i single. Che cosa c’è di più romantico, infatti, che rivelare i nostri sentimenti per iscritto – e tramite un gesto vagamente d’antan – a chi vorremmo come partner? Se siamo sulla stessa lunghezza d’onda, il prossimo San Valentino lo passeremo in coppia. Garantito!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una Valentine di Esther Howland

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto, dal basso verso l’alto.

N. 2 via Joe Haupt from Flickr, CC BY 2.0

N. 18 via Joe Haupt from Flickr, CC BY-SA 2.0

N.5  via Dave from Flickr, CC BY-ND 2.0

N. 17  via Peter -J – Pann from Flickr, CC BY 2.0

N. 11 via National Library of Norway [No restrictions]

N. 13 via Dave from Flickr, CC BY-ND 2.0

N. 12 via Peter-J-Pann from Flickr, CC BY 2.0