Oro, Argento e Luce

Rodarte

L’ oro e l’argento per celebrare il nuovo anno all’ insegna della lucentezza pura. Per contrastare il buio che, recentemente, è calato sulle feste a causa dell’ incredibile impennata dei contagi da Covid. Abbiamo bisogno di luce, fuori e dentro di noi; una luce che tenga viva la speranza, il coraggio, la forza, la propositività. E anche se questo Capodanno sarà molto diverso da quelli del pre-pandemia, non smettiamo mai di confidare in un anno migliore. Che ci conduca, possibilmente, verso la fine – o comunque una positiva evoluzione – dell’ incubo Coronavirus. Scintillare di oro e di argento la notte del 31 Dicembre, oltre ad effondere glamour, è sicuramente di buon auspicio: l’oro, governato dal Sole, rappresenta l’ energia, la vitalità, la potenza. E’ il metallo regale per antonomasia e un supremo emblema di perfezione. L’ argento viene associato alla Luna ed è simbolo di spiritualità, intuito, saggezza. Rimanda alla magia e alla divinazione; non è un caso che sia sempre stato utilizzato per creare portentosi talismani. Oro e argento, rappresentando due poli opposti, sono agli antipodi e complementari a un tempo: l’ oro si riconduce al principio maschile, l’ argento al principio femminile. Non mi resta che augurarvi, dunque, un Capodanno sfolgorante di luce

Naeem Khan

Alexis Mabille

Givenchy

Germanier

Area NYC

Dolce & Gabbana

Dsquared2

Zara

Y/Project

Twinset

Alexis Mabille

Elie Saab

Valentino

Dsquared2

La Zarina

Burberry

Versace

Berta

 

 

 

Tre fragranze preziose (e nuovissime) per Capodanno

 

Capodanno è già qui e quasi non ce ne siamo accorti. Celebriamolo con tutti e cinque i sensi: la vista, esibendo un look meraviglioso; l’udito, ascoltando la musica che più ci invita a festeggiare; il gusto, abbinando una cena deliziosa a un pregiato champagne con cui brindare; il tatto, accarezzando i velluti e le sete di allestimenti speciali; l’olfatto, indossando fragranze opulente appena arrivate in profumeria. Ve ne propongo tre, tutte ammalianti e luminose come richiede il periodo.

 

Le Parfum Lumière di Elie Saab

 

 

Le Parfum Lumière di Elie Saab ha un nome potentemente evocativo: è una Eau de Parfum che emana luce e fa brillare chi la indossa. Sfolgorante, sensuale e iper femminile, sfoggia un flacone sfaccettato come una pietra preziosa. L’ oro è il suo colore, un concentrato di splendenti bagliori. Ideata dal naso Francis Kurkdjian, la fragranza si avvale di note di testa che includono il fiore d’arancio, il mandarino e l’ ylang ylang giallo, note di cuore composte da un bouquet di gelsomino Sambac, gardenia e tuberosa e note di fondo che risaltano accordi di legni, patchouli, ambra e muschio. Le Parfum Lumière, chic e sfarzoso come la Couture di Elie Saab, potrebbe essere definito la Eau de Parfum signature del designer libanese.  E’ disponibile in un formato unico da 90 ml.

 

 

Flowerbomb Ruby Orchid di Viktor & Rolf

 

 

La nuovissima edizione di Flowerbomb, iconica fragranza di Viktor & Rolf, è seducente e voluttuosa; non è un caso che si ispiri al mondo del Burlesque. Sprigiona un magnetismo carnale, potentemente erotico. La donna che la indossa è provocante, glamourous e molto sicura di sè. Il naso Domitille Michalon Bertier l’ha creata pensando ad una “femme fatale” costantemente al centro dell’ attenzione. Flowerbomb Ruby Orchid è imperniata su due ingredienti base: l’ orchidea rubino e il baccello di vaniglia red foxy. La prima rappresenta la nota di cuore del profumo, il secondo quella di fondo. Le note di testa, invece, esaltano un accordo di pesca e vite. L’ Eau de Parfum color rubino di Viktor & Rolf è declinata nei formati da 30, 50 e 100 ml.

 

 

The One Gold di Dolce & Gabbana

The One, fragranza cult di Dolce & Gabbana, si veste d’oro puro e diventa The One Gold. Il duo creativo la dedica a una donna radiosa, indipendente, carismatica, che non teme di esprimere la sua unicità. Una donna che sprigiona fascino e irradia attorno a sè la propria luce interiore. Dolce & Gabbana omaggiano la loro musa con una Eau de Parfum Intense che è la quintessenza del lusso: il flacone ricalca il design di The One, ma viene completamente ricoperto da una laccatura metallica color oro. La fragranza, pensata dal naso Violaine Collas, è inebriante e gourmande. Le note di testa abbinano un mix fruttato di mandarino italiano e prugna matura alle note speziate del pepe rosa, mentre il cuore, prettamente floreale, è composto da luminosi accordi di superessence di rosa, mughetto e gelsomino. Il fondo, sensuale, combina l’ intensità del patchouli ai muschi bianchi e a dolci accenti di vaniglia. The One Gold è acquistabile nei due formati da 50 e 75 ml.

Le Frasi

 

” Che cos’è questa grande favola nella quale viviamo e che ognuno di noi ha la possibilità di assaporare solo per un breve momento? Non venire a dirmi che la natura non è una meraviglia. Non venire a dirmi che il mondo non è una favola. “

(Jostein Gaarder)

 

 

Il pupazzo di neve: storia di uno dei più giocosi simboli del Natale

 

«Fa così freddo che scricchiolo tutto» disse l’uomo di neve. «Il vento, quando morde, fa proprio resuscitare! Come mi fissa quello là!» e intendeva il sole, che stava per tramontare. «Ma non mi farà chiudere gli occhi, riesco a tenere le tegole ben aperte.» Infatti i suoi occhi erano fatti con due pezzi di tegola di forma triangolare. La bocca invece era un vecchio rastrello rotto, quindi aveva anche i denti. Era nato tra gli evviva dei ragazzi, salutato dal suono di campanelli e dagli schiocchi di frusta delle slitte. Il sole tramontò e spuntò la luna piena, rotonda e grande, bellissima e diafana nel cielo azzurro. «Eccolo che arriva dall’altra parte!» disse l’uomo di neve. Credeva infatti che fosse ancora il sole che si mostrava di nuovo. «Gli ho tolto l’abitudine di fissarmi, ora se ne sta lì e illumina appena perché io possa vedermi. Se solo sapessi muovermi mi sposterei da un’altra parte. Vorrei tanto cambiare posto! Se potessi, scivolerei sul ghiaccio come hanno fatto i ragazzi, ma non sono capace di correre.»

(Hans Christian Andersen, da “L’Uomo di Neve”)

 

E’ buffo, giocoso, e soprattutto…completamente bianco. Il che non sorprende, dal momento che è la neve a dargli forma. Emblema del Natale, ma anche dell’ Inverno, il pupazzo di neve rimanda alla gioia e alla spensieratezza. Esiste da tempi immemorabili, e definirlo solo un “pupazzo” sarebbe riduttivo: nel corso dei secoli, infatti, ha rivestito valenze molteplici e molto interessanti. Le sue radici risalgono al folklore del Nord Europa, dove i pagani lo assursero a simbolo della ciclicità naturale. Così come il seme, durante l’Inverno, riposa in attesa del risveglio primaverile, il pupazzo di neve “prende vita” con il freddo e si scioglie con il primo sole. Sappiamo tutti come sia fatto: il suo aspetto antropomorfo viene ottenuto collocando due o tre grandi palle di neve una sopra l’altra. Ma a quando risale, esattamente, la comparsa di questo personaggio? Lo scrittore, illustratore e cartoonist Bob Eckstein ne descrive le origini nel libro “La Storia del Pupazzo di Neve”. Secondo le sue ricerche, il candido emblema natalizio appariva già nel Medioevo.  In un manoscritto conservato nella Biblioteca Nazionale dell’ Aia, il “Libro delle Ore” (data di pubblicazione 1380), spicca infatti un disegno – un pupazzo di neve accovacciato davanti al fuoco – che lo vede protagonista. Nel 1494, persino Michelangelo ebbe a che fare con l’ “omino immacolato”. Dopo la morte di Lorenzo Il Magnifico, il suo mecenate, accettò una commissione di Piero de’ Medici (figlio di Lorenzo) che gli chiese di realizzare una statua di neve. La scultura che Michelangelo creò per lui fu talmente strabiliante da farlo rientrare subito alla corte medicea. In alcune stampe del 1500, un pupazzo di neve viene attorniato da un girotondo di fanciulli. Nel XVI secolo, inoltre, l’ “uomo di neve” fu protagonista di un rilevante evento sociopolitico: il cosiddetto “Miracolo del 1511” di Bruxelles. L’ Inverno di quell’ anno fu particolarmente rigido, e il popolo, sfinito dal gelo e dall’ indigenza, ideò un metodo originale per scagliarsi contro l’aristocrazia e la Casa Reale. Creò oltre 100 pupazzi di neve con le loro fattezze, deformandole in un modo a metà tra il grottesco e il licenzioso. Fu una sorta di satira politica a base di neve. La popolarità dello “snowman”, come lo chiamano gli anglosassoni, raggiunse un vero e proprio boom durante l’ epoca vittoriana. Il Principe Alberto, che era un grande appassionato di tradizioni natalizie tedesche, importò l’ usanza del pupazzo di neve direttamente dalla Germania. Dal Regno Unito al resto del mondo il passo fu breve; l’ uomo di neve divenne una vera e propria icona del Natale, emblema di  speranza e dei piccoli piaceri che ci regala l’ Inverno. Libro di Eckstein a parte, una delle più suggestive testimonianze storiche che riguardano il pupazzo viene associata a San Francesco di Assisi.

 

 

Pare che il Santo – così, almeno, viene affermato in una parabola – adorasse i pupazzi di neve e ne incoraggiasse la realizzazione. Il fatto che la neve scendesse dal cielo la equiparava a un dono divino, come divino era il suo candore. Per San Francesco i pupazzi di neve erano degli autentici angeli, creature celesti che tenevano lontane le forze demoniache. Ma erano anche gli intermediari tra gli uomini e Dio, a cui trasmettevano le loro richieste. Vigeva l’ uso di ritrovarsi attorno a un pupazzo di neve per formulare desideri; si attendeva, poi, che si concretizzassero quando la neve si sarebbe sciolta con i primi tepori. Un’ antica leggenda narra invece che il pupazzo di neve sia un aiutante di Babbo Natale: è lui che si impegna affinchè la notte di vigilia nevichi, per creare un’atmosfera adeguatamente magica quando Santa Klaus va a consegnare doni con la sua slitta.

 

Oltre ad apparire in note pellicole americane (una su tutte “Jack Frost”, datato 1998, di Troy Miller), il pupazzo di neve è il protagonista principale di una celebre fiaba di Hans Christian Andersen, “L’uomo di neve”. Pubblicato nel 1861, il racconto è incentrato sul dialogo tra un pupazzo di neve e un vecchio cane. Tema principale è la condizione precaria sperimentata dal primo dei due, che diventa quasi una metafora della caducità della vita: ” Il sole ti insegnerà senz’altro a correre!”, dice il cane al pupazzo. ” L’ho già visto con il tuo predecessore dell’anno scorso, e con quello dell’anno prima. Via, via! e tutti ve ne andrete!”. Gli “uomini di neve” sono accomunati dalla stessa sorte, vivere d’Inverno per poi sparire sotto i raggi del sole. Ogni anno, nei mesi freddi, vengono creati pupazzi di neve destinati a sciogliersi e ad essere dimenticati. La situazione si ripete tutti gli Inverni, originando un ciclo perenne che presenta non poche similitudini con quello dell’ esistenza.

 

Immagini: seconda illustrazione dall’ alto, “A Merry Christmas” (1903), from the Miriam and Ira D.Wallach Division of Arts, Prints and Photographs. Picture collection by an unknown artist, original from The New York Public Library, digitally enhanced by Rawpixel. Terza immagine dall’ alto via Dave from Flickr, CC BY-ND 2.0 . Quarta immagine dell’ alto via snap713 from Flickr, CC BY-NC-ND 2.0

 

Pat McGrath x Bridgerton: una collezione romantica intrisa di bagliori astrali

 

Pat McGrath torna con una make up collection romantica, regale e sognante al tempo stesso: è una limited edition ispirata a “Bridgerton”, la seguitissima serie Netflix ambientata nell’ età della Reggenza. In attesa dell’ inizio della sua seconda stagione (sarebbe dovuta uscire a Natale, ma pare che sia stata posticipata alla Primavera del 2022), la “Mother of Make Up” ci presenta la capsule a cui ha dato lo stesso nome del programma. La linea, un omaggio alla serie, è composta da tre prodotti: una palette occhi perlescente, un trio di blush e un illuminante declinato in due diverse sfumature. A fare da leitmotiv sono i finish, incantevolmente lucenti; tonalità satinate, metallizzate, iridescenti e opalescenti si alternano in una scia di ipnotico luccichio astrale. A simbolizzarle è il diamante, prezioso e raffinatissimo a un tempo. Il packaging stesso dei prodotti preannuncia la loro ricercatezza: giocato nei toni del celeste, del lilla e dell’oro, mostra un cammeo su cui è incisa la B di Bridgerton adornato di perle e di un sofisticato fiocco. A fare da sfondo, la riproduzione di un tessuto matelassé che compare sull’ intera confezione. Andiamo a scoprire, dunque, la make up collection che Pat McGrath dedica all’ iconica serie TV. Come potrete notare, i suoi bagliori e il suo potente fascino la rendono perfetta anche per le festività natalizie.

 

MTHRSHP: Diamond of the First Water
 
 
E’ una palette occhi composta da sei shade ultra luxury. La texture in polvere cremosa coniuga la leggerezza impalpabile con colori saturi, intensi e iper pigmentati che permettono di creare i più disparati look. In puro stile McGrath, le sei tonalità sprigionano uno scintillio siderale: Iconic Ingenue è un luminoso rosa satinato/matte, Art of the Swoon un rosa lampone satinato/matte molto acceso, Regency Blue (il colore di punta della palette) un celeste polvere intriso di iridescenti bagliori astrali, Plum Regalia un vellutato mix tra il prugna e il taupe dal finish matte, Duchess Divinity un rosa platino acceso da luminescenze metal e Love Match un rosa lampone ancora più intenso rispetto ad Art of the Swoon. Regency Blue viene definito una “cromia gioiello”, il che è indicativo. Può essere utilizzato bagnato o asciutto, da solo o come “topper”, per donare brillantezza all’ ombretto a cui si sovrappone.
 
 

 

Divine Blush + Glow Trio: Love at First Blush

Donare colore alle guance e agli zigomi esaltandoli con una luminosità intensa: tutto questo è possibile grazie al trio composto da due differenti nuance di Divine Blush e da Divine Glow Highlighter, un illuminante in una deliziosa tonalità champagne. I tre prodotti vantano una formula ricca di oli botanici, ostentano cromie vivide e una consistenza impalpabile che si fonde con la pelle alla perfezione. Il viso viene scolpito dagli effetti multidimensionali originati dai giochi di luce e di colore, irradiando una radiosità irresistibile. La texture setosa favorisce un contouring impeccabile. Divine Blush è disponibile nelle tonalità Cherish, un rosa carico, e Nymphette, un rosa confetto, mentre Divine Glow Highlighter esibisce la fulgida shade champagne battezzata Venus Nectar.

Skin Fetish: Sublime Skin Highlighter

Opulenza nei toni dell’ oro e del platino: è quanto offre Sublime Skin Highlighter, uno straordinario illuminante. La texture è quella di un gel-polvere incredibilmente cremoso al tatto e setosissimo non appena viene steso sulla pelle, con cui diventa un tutt’uno subito dopo l’ applicazione. La lucentezza del prodotto è assoluta: fa risplendere il viso dall’ interno emanando bagliori multidimensionali. Finish metal e brillantezza eterea si uniscono in un connubio di intenso fascino, originando un fulgore opalescente che cattura tutti gli sguardi. Il prodotto è facilmente modulabile, a seconda della stesura può risultare particolarmente vivido o magneticamente etereo; per rafforzare il suo appeal, Pat McGrath lo declina nelle nuance Xtreme Gold 002 (un potente giallo oro) e Incandescent Gold 002 (uno sfavillante color platino).

Fairy Tale Couture

Giambattista Valli

Come ogni anno, torna l’ appuntamento natalizio con i favolosi abiti della Haute Couture. Nel periodo in cui più ci piace sognare e immergerci nei racconti a lieto fine di Principi e Principesse, ammirare creazioni che inneggiano alla pura bellezza è rigenerante. La magia del Natale si riversa persino nella moda, dove long dress scenografici e preziosissimi sembrano impregnarsi totalmente del suo spirito. Dalla “Fata Confetto”di Giambattista Valli alla “dea dell’ Orbe” di Iris Van Herpen, il percorso si snoda in un tripudio di suggestioni fiabesche. Dimenticate per un attimo il minimalismo e lasciatevi trascinare in un vortice di opulenta eleganza: la neve cade abbondante, ma ci permette di inoltrarci in un bosco fatato che ad ogni passo ci meraviglia con il suo incanto. Perchè le feste di fine anno, parafrasando una nota frase di Mary Ellen Chase, sono stati d’animo e non mere ricorrenze.

Rami Al Ali

Atelier Versace

Elie Saab

Viktor & Rolf

Iris Van Herpen

Ashi Studio

Fendi

Dolce & Gabbana

Ziad Nakad

Valentino

Un albero di Natale

” Sono stato a osservare, questa sera, un’ allegra brigata di bambini riunita attorno a quel bel gioco tedesco, un Albero di Natale. L’ albero era piantato al centro di un gran tavolo tondo, e torreggiava alto sopra le loro teste. Era splendidamente illuminato da una miriade di candeline; e ogni dove riluceva e scintillava di oggetti sfavillanti. C’erano bambole dalla rosee guance, nascoste tra le verdi foglie; e c’erano orologi veri (con lancette mobili, quantomeno, e con un’ infinita capacità di caricarsi) penzolanti da innumerevoli ramoscelli; c’erano tavoli francesi lucidati, sedie, letti, armadi, pendole a carica settimanale, e altri vari articoli di mobilio domestico (mirabilmente creati, in latta, a Wolverhampton), appollaiati fra i rami, come in attesa di arredare qualche casa di fate; c’erano grassi ometti dal faccione largo, assai più piacevoli a vedersi di tanti uomini in carne e ossa…e lo credo bene, perchè staccando le loro teste, mostravano che erano pieni di caramelle; c’erano violini e tamburi; c’erano tamburelli, libri, cassette degli attrezzi, scatole di colori, scatole di dolciumi, scatole di lanterne magiche, e ogni sorta di scatole; c’erano ninnoli per le ragazzine più grandi, assai più splendenti di tutto l’ oro o di tutti i gioielli per adulti; c’erano cestini e puntaspilli di ogni foggia; c’erano fucili, spade e stendardi; c’erano fattucchiere in mezzo a cerchi magici di cartone , a predire la sorte; c’erano dadi rotanti e trottole fischianti, agorai, nettapenne, boccette di sali profumati, carte da conversazione, portafiori; frutta vera, rivestita artificialmente da una sfoglia dorata; mele, pere e noci finte, zeppe di sorprese; (…). Questa variopinta collezione di oggetti di ogni sorta, i quali erano raggruppati sull’ albero come grappoli di bacche miracolose, e che riflettevano gli sguardi brillanti su esso puntati da ogni lato (…) formava un quadro vivente delle fantasie infantili, e mi ha indotto a pensare che tutti gli alberi che crescono e tutte le cose che esistono sulla Terra, possiedano i loro addobbi fantastici in quel memorabile periodo. “

 

Charles Dickens, da “Un albero di Natale”

 

 

Foto “Children with Christmas Tree” di The Texas Collection, Baylor University, via Flickr, CC BY-NC 2.0

 

 

La colazione di oggi: il panettone, ghiottoneria natalizia da Milano al mondo

 

Latte, uova, burro, zucchero, vaniglia, canditi, uva sultanina…Il solo menzionare i suoi ingredienti evoca sentori di pura delizia: non è un caso che il panettone sia il dolce del Natale per eccellenza. Includerlo nella prima colazione è un’ idea perfetta, dato l’ alto apporto calorico che fornisce. Eh già, questo non si può negare: il panettone è una vera e propria bomba di calorie (circa 350 in 100 grammi). Ecco perchè è molto meglio gustarlo di mattina, piuttosto che a fine pasto. Affondare i denti nel suo impasto morbido, assaporando la dolcezza dei canditi e delle uvette, è un piacere che non conosce eguali. Un Natale senza panettone non può considerarsi veramente Natale: i due, insieme, compongono un binomio inscindibile. Ma quali sono le proprietà del tipico dolce milanese? Consumarlo comporta più benefici o controindicazioni? Cominciamo subito con gli alert, che riguardano soprattutto chi soffre di determinate patologie. Il panettone abbonda di lipidi, carboidrati, grassi saturi, peptidi, colesterolo. Di conseguenza, dovrebbe evitarlo chi è affetto da diabete o da ipercolesterolemia. A suo favore va invece detto che è ricco di proteine e di fibre, un elemento nutritivo importantissimo per il nostro organismo. La lunga lievitazione a cui viene sottoposto il dolce determina la presenza del glutine, mentre il burro e le creme che a volte lo farciscono contengono lattosio in quantità. Un altro punto di forza del panettone è costituito dalle vitamine: le molecole idrosolubili del gruppo B prevalgono, seguite dalla vitamina A e dalla vitamina D. Riguardo i sali minerali, il ferro trionfa grazie al tuorlo d’ uovo contenuto nel prodotto. Lo seguono a ruota il calcio e il fosforo.

Iniziare la giornata con una fetta di panettone e un buon caffè è una coccola che facciamo a noi stessi. La consistenza, il profumo, il sapore del “dolce del Natale” sono unici: la presenza del burro li esalta, favorendo inoltre una buona conservazione. Il panettone, se ci fate caso, rimane soffice e invitante per molti giorni. Ovviamente, va consumato con parsimonia. Ma le eccezioni alla regola sono previste, specie durante le feste natalizie. Anche perchè in altri periodi dell’ anno sarebbe improbabile farne incetta!

Le tradizioni e le leggende sul panettone hanno un denominatore comune: la matrice milanese. Tra le leggende che lo circondano, molte risalgono al Medioevo. Una di queste, ambientata a Milano, narra che il falconiere Messer Ulivo degli Atellani fosse innamorato della figlia di un fornaio, la bella Algisa. Per corteggiarla organizzò uno stratagemma: iniziò a lavorare come garzone nella bottega del padre e, con l’ intento di non passare inosservato, si inventò un dolce mai visto prima. L’ impasto era composto da burro, miele, uova e uva sultanina, un’ autentica squisitezza. Il dolce piacque talmente che il forno si affollò di nuovi clienti. Messer Ulivo ottenne la mano di Algisa e potè così coronare il suo sogno. Un’ altra leggenda viene associata alla corte di Ludovico il Moro. Il giorno di Natale, il Duca diede un pranzo a cui invitò numerosi ospiti. Ma dopo aver messo a cuocere il dolce, il cuoco disgraziatamente lo dimenticò nel forno. Quando lo tirò fuori era pressochè carbonizzato. Fu allora che a Toni, un giovane inserviente di cucina, balenò un’ idea: mostrò al cuoco un dessert che aveva preparato con degli ingredienti trovati in dispensa, e gli propose di servirlo in tavola. Il dolce a base di burro, uova, farina, scorza di cedro e uvette riscosse un successo incredibile tra i nobili ospiti di Ludovico Il Moro. Quando questi chiese al cuoco come si chiamasse quella leccornia, costui rispose “L’è ‘l pan del Toni”. Pare che il nome “panettone” derivi proprio da questa frase.

Secondo Pietro Verri, la nascita del panettone sarebbe datata addirittura al IX secolo: in “Storia di Milano” racconta che il giorno di Natale, nella città meneghina,  vigeva l’ usanza di consumare dei “pani grandi”. Al Natale veniva associata un’ ulteriore tradizione, stavolta risalente al XV secolo. I fornai, quel giorno, vendevano al popolo e agli aristocratici lo stesso tipo di pane. Durante l’ anno, infatti, esistevano un “pane dei poveri” e un “pane dei ricchi”. Il pane del Natale, detto “pan de ton” (da notare la somiglianza con il termine “panettone”), conteneva miele, burro e zibibbo, una pregiata varietà di uva. Nel 1599, “grandi pani” preparati con burro, spezie e uvetta comparivano nell’ archivio spese del Collegio Borromeo di Pavia. Il loro consumo era previsto per il pranzo di Natale. Tra il ‘700 e l‘800, a Milano venne incrementata l’ apertura dei forni e delle pasticcerie; nel XIX secolo il panettone era già un dolce pregiato e conosciutissimo. Con l’avvento dell’ industrializzazione, nel 1900 cominciò ad essere prodotto su vasta scala. Tuttavia, a Milano, la tradizione del panettone artigianale non venne mai meno. Fornai e pasticceri hanno sempre utilizzato la ricetta originale del dolce e a tutt’oggi continuano a prenderla come riferimento. Negli anni ’50 del XX secolo il panettone divenne uno dei prodotti di punta dell’ industria dolciaria. Esportato in tutto il mondo, nel 2005 la sua produzione è stata disciplinata da un decreto che determina le caratteristiche di un panettone affinchè possa essere definito tale.

 

Gold Christmas

Alberta Ferretti

Opulento, splendente, regale: l’ oro è il colore più prezioso del Natale. E anche quello maggiormente connesso al divino. Rimanda infatti alla luce emanata dal “Re dei re”, quella che Gesù ha portato nel mondo con la sua nascita. L’ arte sacra ha usato oro a profusione per raffigurare l’aureola, l’alone luminoso irradiato da coloro che detenevano il potere o avevano ricevuto il dono della santità. L’ oro brilla nelle tenebre, è emblema di luce ma anche di tesori materiali e morali. Rimanda alla ricchezza interiore, una dote che tutti dovrebbero imparare a coltivare. Il Natale ci invita a un viaggio introspettivo per riscoprirne il valore, raggiungendo la piena consapevolezza di noi stessi. Esaminato in un’ottica fashion, l’oro è perfetto per scintillare ai party di fine anno. Le collezioni Autunno Inverno 2021/22 lo propongono in dosi massicce, per il giorno e per la sera: basta indossare un capo oro per evocare una magica atmosfera di festa. Se preferite un look total gold, poi, non avrete che l’ imbarazzo della scelta. Perchè è tutt’oro quel che luccica…in questo caso potete starne certe.

A.Bocca

Dsquared2

Michael Kors Collection

Schiaparelli, spilla Colomba in Edizione Limitata

Moschino

AWAKE Mode

Chanel

Valentino

Ralph Lauren

JW Anderson

Andrew GN

Versace

Gucci

Dolce & Gabbana, The One Gold Eau de Parfum

Lazzari

Burberry

Vivienne Westwood

Calcaterra