Solo chi respira la polvere del teatro può vivere il palcoscenico

 

” Fate come Fracci: lei sa benissimo quel che vuole. I commenti inutili le entrano da un orecchio e le escono dall’altro, e arriva sempre all’obiettivo che ha in mente» disse la direttrice Esmée Bulnes al termine dei corsi di Scuola di ballo del Teatro alla Scala. La fissai: ero una ragazza negli anni vulnerabili della giovinezza che per la prima volta si sentiva indicata come un esempio da seguire. Come in ogni scuola, alcuni studenti di tanto in tanto canzonavano i compagni. Camminavo con la schiena dritta lungo il ballatoio che portava alla Sala Trieste e mi chiedevano: «Secchiona, ti sei mangiata il manico della scopa?». Ma se dai peso alle battute, alle allusioni o alle offese, se quando lavori non difendi la tua fragilità da chi preferisce approfittarne piuttosto che stimarla, sei sconfitto. Tutti possono ferirti, e allora devi presentarti nei loro confronti con la consapevolezza di te e della tua forza. Se ti comporti come un perdente, perdi per davvero. Io sorridevo alle battute dei miei compagni e scherzavo con loro. Ero invece sensibile a ciò che rivelava attenzione verso il mio impegno. Quando mi dissero che dovevo trovare del tempo per fortificare i piedi, cominciai ad arrivare in classe per prima e ad andarmene per ultima. Le mie caviglie sono sempre state sottili e avevo poco collo del piede. Per svilupparlo mi stendevo a terra, flettevo tarso e metatarso sotto il calorifero e con grande sforzo sollevavo il busto cinquanta volte di seguito. (…) Il lavoro di una ballerina è una conquista quotidiana, giorno dopo giorno, al fianco di un maestro. Mai ho pensato di non avere più bisogno di studiare. Disciplina, costanza e umiltà. Solo chi respira la polvere del teatro può vivere il palcoscenico. (…) Ci vuole forza tecnica, vigore, e l’interpretazione è un’arte che deve essere assimilata e resa solida. Ciascun ruolo ha stili diversi, prevede abilità diverse; quando entri in scena devi superare ogni ansia, non apparire rigida e tirare fuori l’espressività. Per farlo io ho bisogno di trovare tranquillità. Non spreco energia e mi raccolgo. Allontano ogni distrazione così da potermi poi abbandonare alla spinta della musica. È allora che torno a essere la ragazza descritta dalle parole di Esmée Bulnes. Mai dimenticherò quella frase. “

Carla Fracci, da “Passo dopo passo. La mia storia”

 

 

 

 

 

La colazione di oggi: le ciliegie, dalla mitologia al gusto

 

In Primavera, i suoi fiori ci lasciano senza fiato: fitti e vaporosi, si addensano in nuvole candide o tinte di un rosa delicato. Il ciliegio, non a caso, è uno degli alberi più venerati, leggendari ed emblematici sin dalla notte dei tempi. Quando il fiore diventa frutto, poi, ci attrae con la sua forma sferica color rosso fuoco, con la sua consistenza polposa e con un gusto dolcissimo. Se amate le ciliegie, e adorate degustarle anche a colazione, il post che state leggendo fa al caso vostro: scopriremo quali sono i loro benefici e qual è il ruolo che rivestono in diverse tradizioni mitologiche. Esiste un proverbio che recita: “una ciliegia tira l’altra”. Non potrebbe essere più azzeccato! Questi frutti solleticano il palato in modo tale che smettere di piluccarli sembra impossibile. Oltre ad essere deliziose, le ciliegie sono altamente salutari: abbondano di nutrienti, di vitamina C (quindi rinforzano il sistema immunitario e si rivelano un toccasana per la pelle), contengono grandi quantità di potassio (svolgendo un effetto salutare per l’ apparato muscolare, il sistema nervoso e la pressione arteriosa) e un buon numero di antiossidanti (dalle potenti virtù antietà ed antinfiammatorie). Grazie all’ azione combinata degli antiossidanti e del potassio, inoltre, contribuiscono a scongiurare le patologie cardiache. Ma le proprietà delle ciliegie ci accompagnano persino nel mondo dei sogni: ottimizzando la quantità di melatonina, infatti, favoriscono un sonno regolare e rigenerante. Ah, dimenticavo…sono povere di calorie, se ne contano solo 38 ogni 100 grammi. Per cui, via libera alle scorpacciate anche in vista della prova costume!

 

 

Grazie alla sua bontà e alle sue doti, il succoso frutto del ciliegio viene utilizzato per la preparazione di innumerevoli drink e alimenti. Per fare solo alcuni esempi: lo cherry, il maraschino, lo yogurt, la marmellata, moltissimi tipi di torte (come la crostata e la golosissima “cherry pie”) e di dessert (dai cupcakes ai croissants, passando per i cheesecakes) si avvalgono delle ciliegie sia sotto forma di ingredienti che di guarnizioni. Riguardo ai miti e alle curiosità che le riguardano, potremmo dire che sono incalcolabili almeno quanto il loro impiego culinario. Il nome “ciliegia” deriva innanzitutto dal greco “kérasos”, differenziatosi successivamente nei termini “cerasa” (in italiano), “cereza” (in spagnolo), “cherry” (in inglese) e “cerise” (in francese). Per i Greci, il ciliegio era la pianta sacra di Venere ed i suoi frutti risultavano di buon auspicio per le coppie di innamorati. Anche in Sicilia si rinviene il tema della fortuna; pare che dichiararsi sotto le fronde di un ciliegio fosse altamente beneaugurante. Secondo alcune antiche leggende Sassoni, in effetti, i tronchi dei ciliegi erano abitati da creature divine dedite alla salvaguardia dei campi. Presso altri popoli, tuttavia, alla ciliegia viene associata una valenza completamente opposta: nel folklore finlandese rappresentava un frutto peccaminoso a causa della sua nuance di rosso, mentre si narra che gli inglesi considerassero foriero di mala sorte un ciliegio visto in sogno. In Oriente, al contrario, il ciliegio assume connotazioni di meraviglia e di estrema bellezza. Se in Giappone il suo fiore è diventato addirittura un emblema nazionale, omaggiato con il rito dell’ “Hanami” (rileggi qui l’articolo che VALIUM gli ha dedicato) nel periodo dello sboccio, la Cina lo equipara alla sensualità della donna ed alla sua beltà.

 

 

 

 

Glitter People

 

” La danza è una carriera misteriosa, che rappresenta un mondo imprevedibile ed imprendibile. Le qualità necessarie sono tante. Non basta soltanto il talento, è necessario affiancare alla grande vocazione, la tenacia, la determinazione, la disciplina, la costanza. “

Carla Fracci

 

 

 

 

 

Photo via Carlo Raso from Flickr, Public Domain Mark 1.0

 

Gucci Aria, la collezione che celebra il 100simo del brand fiorentino

 

Gucci: compie 100 anni: è passato un secolo da quando Guccio Gucci, durante un’ esperienza lavorativa all’ Hotel Savoy di Londra, rimase talmente colpito dai lussuosi bagagli degli avventori da decidere di tornare a Firenze per aprire un negozio di guanti, valigie e articoli di pelletteria. Da allora, il marchio fiorentino è diventato uno dei più celebri al mondo e un’ icona indiscussa del Made in Italy. Alessandro Michele, l’ attuale direttore creativo del brand, ne ripercorre la storia in occasione di questo specialissimo anniversario: la collezione Autunno Inverno 2021/22, “Aria”, rappresenta un pregnante excursus sul percorso della Maison e sul suo heritage. Michele approfondisce svariate tappe, le più iconiche, associate all’ evoluzione di Gucci; il designer se ne appropria, le reinterpreta, le rielabora attraverso un mix and match denso di contaminazioni. La sua cifra eccentrica e inconfondibile funge da leitmotiv a look e a stili che rivisita senza un preciso ordine cronologico. E’ il concetto di “appeal” a governare questa rilettura, una sorta di indagine sulle suggestioni sprigionate da certi cult, su un’ estetica irresistibile che si è saldamente imposta nell’ immaginario collettivo. Alessandro Michele riflette sul centenario successo di Gucci e sui suoi “perchè”. Le risposte sorgono immediate: Gucci è un marchio che esercita un’ attrazione potente, un fascino quasi di tipo erotico sulle persone. Da queste considerazioni scaturiscono le rielaborazioni operate dal designer. Se dovessimo rintracciarne un fil rouge, potrebbe essere l’ iconicità: quella del passato e quella del futuro, declinata in capi, stampe, stili e accessori che hanno fatto la storia, e che continueranno a farla, in un moto inarrestabile. E’ un omaggio e un intento al tempo stesso, quello che Michele attua nei confronti di Gucci. L’ intento, concretizzatosi sin dal suo debutto alla direzione creativa, riguarda la prosecuzione del percorso che ha fatto proprio dell’iconicità uno dei punti di forza della Maison. “Aria” lo dimostra rivisitando ampiamente il tema equestre, supremo emblema dell’ heritage di Gucci, che acquista un tocco fetish (per riallacciarsi, forse, al concetto di “appeal erotico”) arricchito com’è da cinghie, frustini sadomaso, imbracature in pelle. Sui cappelli da fantino appare la scritta “Savoy Club”: un richiamo all’ Hotel Savoy, dove il brand fu “concepito”, che viene declinato in una location più squisitamente contemporanea.

 

 

I look di “Aria” sfilano in un tripudio di citazioni (anche inerenti alla cifra stilistica dello stesso Michele): piume di marabù, “luccicanza” a profusione, colletti appuntiti e inamidati, stampe iconiche come la Flora e la GG Supreme, bustier in bella vista, sensuali abiti in rete da cui traspare un’ altrettanto sensuale lingerie, e poi mantelle, capi cult di Balenciaga (uno su tutti? I leggins della Primavera Estate 2017) per celebrare il recente ingresso del brand nel gruppo Kering, il tailleur in velluto rosso con camicia sbottonata sfoggiato da Gwyneth Paltrow alcuni anni fa insieme ad ulteriori, numerosi tributi all’ estetica di Tom Ford rivisitati in stile Michele; risaltano, tra queste riletture, le spalline amplificate e i choker fetish con catena. La sartorialità è ricercatissima, la portabilità marcata; un cappotto doppiopetto color Blue Klein con cappello nella stessa nuance è uno dei look passe-partout per ogni occasione. Ma Gucci, oggi, è anche un marchio che ha nutrito la cultura pop, e proprio a questo si riferiscono le lyrics con cui lo omaggiano note hit impresse su una gran quantità di capi ed accessori.

 

 

Già, gli accessori. Ne spicca uno, una minaudière che riproduce un cuore anatomico completamente rivestito di cristalli, dalla forte valenza simbolica: sprigiona luce ed è simbolo di vita, di amore, di emozioni pulsanti. E’ un accessorio-feticcio che concentra in sè due emblemi fondamentali, la luce e, appunto, il cuore. Perchè grazie ad entrambi la mitologia di Gucci rinasce a nuova vita, instaurando un fil rouge tra la sua leggendaria fondazione, la luminosità dell’ oggi che perpetua la storia del brand, e l’ amore: il motivo conduttore che l’ha accompagnato, con successo, lungo il centenario percorso commemorato da “Aria”.

 

 

Per presentare la collezione, Alessandro Michele si è avvalso di un corto che ha co-diretto con la regista e fotografa Floria Sigismondi. La prima sequenza,  in esterno notte, evidenzia un tipico scenario metropolitano: ci troviamo all’ ingresso di un locale su cui lampeggia la scritta al neon “Savoy Club”. Uno dopo l’altro, i modelli e le modelle accedono al suo interno ed è lì che ha inizio la sfilata. La passerella è un lungo corridoio di un bianco abbagliante, pieno di vecchi strumenti di ripresa attaccati ai muri. I modelli si avvicendano, flash e obiettivi puntati addosso come su un red carpet, prima di raggiungere una dark room dove piombano nel buio per alcuni minuti. Poi qualcuno apre una porta, e…con meraviglia unanime, un sorprendente giardino incantato si para davanti ai loro occhi. E’ immerso nella natura e popolato da cavalli, pavoni, conigli, cacatua, tutti rigorosamente bianchi. Dal buio alla luce, allo splendore, alla rinascita. Nel giardino, la luminosità naturale del sole si sostituisce a quella artificiale del club. Spira una brezza che propaga serenità e leggerezza: una levità tale da spronare i modelli a saltare, a piroettare, a librare il proprio corpo nell’ aria fin quasi a spiccare il volo. Non sfuggono i riferimenti al periodo della pandemia, il desiderio di tornare a respirare dopo il lockdown, di intrecciare un nuovo rapporto con la natura. Di riscoprire l’ aria, la libertà, il valore delle relazioni. Non è un caso che il corto si concluda con il lancio verso il cielo della sfavillante minaudière a forma di cuore. In un tripudio di luce, il cuore galleggia nell’ aria prima di raggiungere il cosmo: possiamo immaginarlo mentre sovrasta le terre e i popoli del nostro pianeta veicolando il suo potente inno alla vita, all’ inclusività….all’ amore.

 

 

 

 

Armani Privé Rose Milano Eau de Toilette: Armani omaggia Milano con una fragranza di Haute Couture

 

Rose Milano non è l’ ultima arrivata, tra Les Eaux di Armani Privé: la nuovissima Eau de Toilette della collezione è Cyprès Pantelleria, che rievoca la natura selvaggia dell’ “isola del vento”. Ma siamo a Maggio, le rose regnano incontrastate e i nostri panorami, al momento, sono ancora urbani. Andare alla scoperta di Rose Milano, quindi, è un’ opzione quanto mai affascinante. In primo luogo, per il colore che contraddistingue questa fragranza di Haute Couture: rosa come la Primavera, come un tramonto di Maggio, come una delle incantevoli nuance di cui si tinge la “Regina dei Fiori”. E poi, per il valore simbolico che ricopre. Giorgio Armani, quando l’ha ideata, ha voluto rendere omaggio a Milano ed alla sua eleganza. Allo chic meneghino, lineare e sofisticato a un tempo, ma soprattutto alla moda in senso lato, che con Milano sancisce un binomio indissolubile. Dire “Milano” e dire “moda”, inoltre, significa dire una cosa sola: la moda di Giorgio Armani. Non poteva esistere assioma più appropriato, per descrivere l’ essenza di Rose Milano e definire la sua iconicità.

Creata dai nasi Daphne Bugey e Marie Salamagne, l’ Eau de Toilette si avvale di un sontuoso cuore di rosa di Damasco impreziosito dalle luminose ed agrumate note di limone primo fiore. Il fondo di patchouli apporta sentori terrosi, ammalianti e profondamente intensi che danno vita all’ accordo chypre del jus: un concentrato di raffinatezza, un connubio immarcescibile di eleganza e femminilità. Le caratteristiche di Rose Milano sono esaltate sublimemente dal suo flacone. E’ squadrato e minimale, ma viene sormontato da un tappo nero, laccato e dalle linee tondeggianti, che origina un sorprendente contrasto di forme. Accenti di modernità vanno ad aggiungersi alla scia olfattiva del chypre senza tempo, enfatizzando il link tra la soavità dei petali di rosa e l’ essenzialità allo stato puro: la stessa combinazione di romanticismo e rigore chic che configura i cardini dello stile Armani.

 

 

Rose Milano di Armani Privé è disponibile nei formati da 50 e 100 ml.

 

 

 

 

La notte di Maggio in cui i boschi cantano

 

” Si era recato lassù proprio allora per cercare il legno da fare i pifferi. Sapeva che, tagliando i frassini nella notte tra il 20 e il 21 di quel mese, gli strumenti suonavano meglio. In quella notte di primavera, tutti i boschi della Terra intonano melodie. Pare che un misterioso segnale percorra l’intero pianeta per dire agli alberi di mettersi a cantare. E quelli lo fanno, a squarciagola. Per questo, i pifferi dell’ertano e i violini di Stradivari suonavano così bene. Entrambi tagliavano le piante la notte di primavera, tra il 20 e il 21 maggio, quando i boschi della Terra cantano assieme. Il nostro compaesano aveva ricevuto dagli antenati quel segreto, che passava di padre in figlio. Lo aveva tramandato attraverso le generazioni di un antico liutaio ertano, il quale, si racconta, lo svelò per una botticella di vino a Stradivari quando venne da queste parti in cerca di abeti per i suoi violini. “

 

Mauro Corona, da “I fantasmi di pietra”

 

 

 

 

 

Save the Date: il 26 Maggio arriva la Superluna di Sangue

 

La Luna ci ha fatto molto parlare di sè, dall’ inizio dell’ anno ad oggi. Ma non è finita qui: dopo il fenomeno della Superluna rosa, che i più fortunati di noi sono riusciti ad ammirare tra il 26 e il 27 Aprile scorsi, è in arrivo un altro show cosmico da non perdere. Il 26 Maggio, infatti, l’ astro d’ argento ci apparirà enorme come mai prima d’ora. Ciò avverrà perchè la Luna si troverà al Perigeo, il punto di minima distanza dalla Terra; considerate che questa “vicinanza” misura, in realtà, 357.309 km!, e riflettete su quanto minuscole siano le nostre proporzioni rispetto all’ immensa vastità dell’ Universo…  Questa Superluna, la più grande del 2021, era stata battezzata Superluna dei Fiori riprendendo l’ appellativo con cui gli Algonchini (una tribù popolosissima di nativi americani) chiamavano il plenilunio di Maggio, ma un evento che si verificherà nella stessa data ha contribuito a farle affibbiare una nuova denominazione: Superluna di Sangue.

 

 

Si tratta di un’eclissi lunare totale causata da un allineamento tra la Luna, la Terra e il Sole che determinerà un oscuramento della Luna da parte del globo terrestre. Purtroppo, però, in Italia non potremo goderci lo spettacolo: l’ eclissi sarà visibile soltanto in Australia, nella parte occidentale degli Stati Uniti, in Sudamerica e nell’ Asia sudorientale. Lì, la Superluna si tingerà di rosso perchè la polvere terrestre che impregna l’ atmosfera impedisce alle onde blu ad alta frequenza di filtrare, ma in compenso la luce rossastra, grazie a una maggiore lunghezza d’onda, potrà rifulgere in tutta la sua magnificenza. L’ evento avrà luogo alle 3,53 del 26 Maggio; in quel momento, la Luna raggiungerà il Perigeo. Circa dieci ore dopo, invece, si verificherà il plenilunio (l’ orario previsto è calcolato intorno alle 13.15). La Superluna, insomma, viene detta “di Sangue” perchè stavolta, a differenza della Superluna Rosa di nome, ma non di fatto, apparirà rossa in tutto e per tutto. E se non rientriamo tra le zone del mondo a cui è concesso il privilegio di ammirarla, gli streaming vengono in nostro aiuto: connettetevi ai principali siti di astronomia (Virtual Telescope, ad esempio) per rimanere senza fiato davanti a una Luna rutilante, gigantesca e più che mai luminosa.

 

 

 

 

 

Tendenze PE 2021- Gambe in libertà grazie agli shorts e alle culottes

Dion Lee 

L’ Estate e le lunghezze mini, dal punto di vista fashion, filano d’ amore e d’accordo. Non è un caso che le collezioni dedicate alla stagione calda pullulino di shorts dagli orli cortissimi: ma oltre al modello classico, un senza tempo, risaltano le culottes. Per loro è un vero e proprio boom, anche perchè sulle passerelle  – grazie alla vestibilità che garantiscono – si notano da tempo e in tutte le stagioni dell’ anno. Vi sarà capitato spesso, ad esempio, di intravederle sotto gli abiti, svelate da tessuti see-through. Per l’ Estate 2021, culottes e shorts vanno indossati sulle gambe nude e si affida alla scarpa il compito di dotarli di accenti di volta in volta urban, vacanzieri o in linea con il mood della collezione: via libera, quindi, ai mocassini con alto platform (Versace), alle décolletées (Dolce & Gabbana), agli stivali da cowboy (Isabelle Marant) e agli anfibi in vernice nera (Sportmax). Ma i riflettori sono rigorosamente accesi sui pantaloncini. Perchè, culottes o shorts che siano, rappresentano ormai un basic irrinunciabile del look estivo.

 

Versace

Miu Miu

Twinset

Dior

Alberta Ferretti

Dolce & Gabbana

Isabel Marant

Chloé

Sportmax

 

 

 

 

Glitter People

 

Mettiamo in pratica la motivazione e l’amore, non la discriminazione e l’odio.

Zendaya

 

 

 

 

Photo by Quil Lemons, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

 

Il focus

 

Foto simili ad opere dei Preraffaelliti, abiti che rievocano la leggiadra leggerezza di quelli indossate dalle dee, dalle  eroine mitologiche immortalate da John William Waterhouse. Eppure, le location sono molto distanti dalle brumose lande anglosassoni: ci troviamo in Sicilia, tra Modica e Noto. Precisamente nel Feudo di Castelluccio, un podere nella zona sudorientale dell’ isola dove, spalmati su 5000 metri quadri, si alternano mandorleti, aranceti e ulivi. La tenuta, che comprende un palazzo nobiliare e un borgo settecentesco , è stata eletta a buen retiro da Luisa Beccaria. Qui, in uno degli angoli più suggestivi e magici del ragusano, la designer ha instaurato un rapporto con la natura che si intreccia indissolubilmente con il suo stile di vita e con quello dei suoi cinque figli: la cottura del pane, la preparazione del latte di mandorle, la raccolta delle olive (il celebre Olio di Oliva di Castelluccio viene prodotto nell’ azienda agricola di Don Lucio Bonaccorsi di Reburdone, marito della stilista e discendente dei Principi Bonaccorsi di Reburdone, proprietari del feudo), sono azioni che scandiscono i ritmi del tempo e delle stagioni. Non stupisce che, per svelare la collezione Primavera Estate 2021, Luisa Beccaria abbia scelto proprio gli splendidi spazi di Castelluccio. Il cortometraggio della presentazione porta la firma di Lola Montes Schnabel – figlia del noto pittore Julian Schnabel – ed ha come titolo “Know Thyself”, “conosci te stesso”: frammenti di vita campestre e atmosfere bucoliche si snodano lungo tutto il minifilm, un autentico concentrato di fascino. A fare da protagonista è la famiglia Beccaria Bonaccorsi al completo, mamma novantenne della designer e amiche delle figlie incluse. Il legame con la natura, le fasi della giornata rappresentate attraverso i rituali quotidiani, gli splendori della location e, soprattutto, il concetto di “famiglia” e il suo valore sono i cardini portanti di ogni sequenza. Il lookbook della collezione, scattato da Alessandro Sala, reinterpreta questi temi dando vita a immagini di immensa suggestività. Un esempio? L’abito in chiffon impalpabile (vedi foto), arricchito da un tripudio di ricami e applicazioni floreali, sembra appartenere a una Naiade, una Ninfa delle Acque. E’ etereo e soave, iper femminile in puro stile Beccaria. Il colore che sfoggia si colloca a metà tra il glicine, il lilla dei lillà e il celeste tenue del cielo al crepuscolo…o, forse, di quelle “chiare, fresche et dolci acque” citate da Petrarca nel “Canzoniere”: una ricostruzione della vita interiore petrarchesca che, per l’argomento trattato, sembra tracciare un trait d’union con il “Conosci te stesso” che dà il titolo al corto di Lola Montes Schnabel.

 

Photo by Alessandro Sala/Cesura