Halloween Night

 

Il nostro viaggio verso Halloween giunge al termine. Sul bosco calerà l’ oscurità e in lontananza scorgeremo i falò celebrativi, un richiamo al Fuoco Sacro che a Samhain, l’ antico Capodanno Celtico, i Druidi spegnevano per poi riaccenderlo simboleggiando l’arrivo della stagione buia e l’ anelito del ritorno della luce, dell’ inizio di una nuova vita: un rituale emblematico del ciclo di morte e rinascita, riferito sia ai ritmi naturali che a quelli che scandiscono l’esistenza umana. Stanotte avanzeremo sotto un cielo pieno di stelle, e un turbinio di foglie morte accompagnerà ogni folata di vento. Ma l’aria sarà mite, quasi un assaggio della tradizionale Estate di San Martino. Quando le fiamme del falò danzeranno davanti ai nostri occhi, avremo tutto il tempo per meditare e per connetterci con il vero spirito di Samhain. Riallineandoci, ad esempio, con i ritmi stagionali, con la ciclicità della natura e donando un’ accezione positiva alla metà oscura dell’ anno: così come la terra in questo periodo riposa, preparandosi alla rigenerazione, possiamo prenderci una pausa per esplorare le profondità del nostro io e assecondare i suoi bisogni, le sue aspirazioni più autentiche. Samhain sancisce il tempo del rinnovamento. E’ il momento di far piazza pulita dei pensieri, delle abitudini, dei modi di vivere che ci impediscono di evolvere e rendono la nostra esistenza stagnante, priva di obiettivi. Il “buio” può rappresentare un’ occasione per meditare su tutto ciò e per persuaderci ad abbracciare il nuovo lasciandoci alle spalle il vecchio. La “notte delle streghe”, in fondo, non è poi così nera…e non solo perchè quest’anno sarà illuminata dal chiarore ipnotico della Luna Blu. Felice Halloween a tutti!

 

 

 

 

 

Florence Aseult-Undomiel, una fata che risplende nella magica notte veneziana

Foto di Olivia Wolf

L’ antica ricorrenza celtica di Samhain, oggi conosciuta come Halloween, contemplava che le porte del Annwn (il Regno degli Spiriti) e quelle del Sidhe (il Mondo di Mezzo, ovvero il Regno delle Fate) si aprissero per sancire un legame tra il visibile e l’invisibile. Anche le fate, dunque, rivestono un ruolo importante nelle tradizioni di questa festa. Appartenenti al Piccolo Popolo, amano la notte perchè è portatrice di mistero e di saggezza: le si può scorgere nei boschi, mentre danzano al chiar di luna in un tripudio di bagliori scintillanti. Sono figure affascinanti e magiche, votate al bene. Ecco perchè, proseguendo il nostro cammino verso Halloween, ho pensato che vi sarebbe piaciuto conoscerne una: Florence Aseult-Undomiel ,della fata, ha sia l’aspetto che la grazia dei modi. Potrebbe benissimo essere una creatura del Regno del Sidhe, basta osservare le sue foto per rendersene conto. Danzatrice, performer, creatrice di costumi, organizzatrice di feste e raffinata miniaturista, Florence – non a caso – ha interpretato spesso il personaggio della fata negli eventi a cui ha preso parte. Un esempio su tutti? Le prestigiose soirée allestite da brand del calibro di Dior e Omega: per il primo, nella cornice di un incantato giardino parigino, ha vestito i panni di una Principessa-fata dotata di corna di cervo, per il secondo ha sbalordito gli ospiti ostentando un abito oro con quattro metri di strascico e una chioma che superava il metro e mezzo di lunghezza. Originaria di Chamonix-Mont-Blanc, Florence si suddivide tra la Francia e Venezia, dove ad ogni Carnevale organizza l’ acclamata festa “La Nuit des Rois”. Quest’ anno, però, ha aggiunto un’ importante riconoscimento al novero delle sue esperienze: dopo aver vinto un concorso apposito, ha dipinto le porte dell’ organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine utilizzando le più squisite tecniche di miniatura medievale. Nell’ intervista qui di seguito, Florence ci parla della sua opera, del sogno che la anima da sempre e della sua eclettica carriera artistica. Non c’è bisogno di dire, naturalmente, che lo fa con tutto il garbo e il magnetismo che si convengono a una vera fata.

Florence, tu ti dedichi a varie forme di arte: danzi, crei costumi, realizzi miniature, organizzi eventi…Qual è la tua formazione e quando hai pensato di diversificare le tue competenze?

Per dieci anni ho studiato danza classica e per i successivi dieci canto lirico al Conservatorio di Musica; dopo il Conservatorio mi sono iscritta alla scuola per miniaturisti di Angers, nella Valle della Loira. Nel frattempo, a 20 anni, ho cominciato a partecipare al Carnevale di Venezia e a creare abiti. Mi piace insegnare e dipingere (attualmente organizzo laboratori sull’ arte della miniatura), ma soprattutto amo ballare, esibirmi, indossare dei meravigliosi costumi. La prima volta che sono venuta a Venezia avevo 14 anni. Durante questo viaggio mi sono innamorata della città e mi sono ripromessa di tornare per organizzare eventi, danzare, fare performances e dare feste a tema come succedeva secoli orsono. A 24 anni ho organizzato “La Nuit des Rois”, la mia prima festa. Come costumista ho una formazione da autodidatta, ho imparato a cucire da sola anche se alcuni amici, sarti professionisti, mi hanno dato degli utilissimi consigli. Per ispirarmi prendo spunti dalle antiche stampe o dai libri della storia del costume. Analizzo la fattura degli abiti ma poi, realizzandoli, li personalizzo immancabilmente. Non voglio creare costumi storici, bensì adattarli al mio personaggio: l’ho chiamato Aseult, un nome di origini medievali, e l’ho calato in un mondo di fiabe e di leggende.

 

 

Vivi tra la Francia e l’Italia, precisamente a Venezia. In quale occasione è scoccato il tuo colpo di fulmine con la Serenissima?

Avevo 14 anni ed ero in gita con la mia scuola. Sono nata a Chamonix, sul Monte Bianco, che da Venezia dista solo 4- 5 ore. La nostra era una gita di tre giorni e l’ultima sera, mentre facevamo un tour sul vaporetto, sono rimasta colpita da tutti quei palazzi illuminati dalla luce delle candele, con gli affreschi sui soffitti…Essendo appassionata da sempre di danza e canto, ho fatto una promessa a me stessa e a quella città straordinaria: “Tornerò qui per ballare per te, per omaggiare la tua arte e per continuare a far vivere la tua storia”. Dieci anni dopo ha debuttato la mia prima festa veneziana, “La Nuit des Rois”, che nel 2021 celebrerà il suo ottavo compleanno.

Ami la Venezia settecentesca, la Venezia sfarzosa di Giacomo Casanova, e riproponi quello spirito proprio ne “La Nuit des Rois”, la festa in costume che allestisci ogni anno durante il Carnevale. Vogliamo assolutamente saperne di più…

Scelgo un tema diverso ogni anno. Abbiamo celebrato Casanova, il Rinascimento con Lorenzo de’ Medici e Botticelli, Amadeus, persino Les Incroyables et les Merveilleuses, una moda sorta in Francia ai tempi del governo del Direttorio: stremata dalla Rivoluzione, la gente aveva voglia di lusso, di libertà e di stravaganza. C’era il desiderio di riprendere a vivere dopo la cupezza del Terrore! “La Nuit des Rois” si tiene a Palazzetto Pisani. E’ una festa unica nel suo genere. La classica cena non è prevista, quando gli ospiti arrivano li aspetta un aperitivo e una cena a buffet. In sottofondo, la musica classica si alterna a un sound più moderno per poter ballare. Non essere vincolati alla cena permette ai partecipanti di muoversi, di chiacchierare e di danzare senza freni. E’ la gente a fare l’evento, ognuno è un personaggio e può fare ciò che vuole. Alcuni miei amici, ad esempio, arrivano con uno strumento musicale e cominciano a suonare, altri cantano, altri ancora fanno teatro… L’ ambiente si anima così! Come nel ‘700, durante la festa si è completamente liberi di immergersi nella sua atmosfera e di diventarne i protagonisti: si può vagabondare in ogni angolo del palazzo e interpretare un ruolo a proprio piacimento. “La Nuit des Rois” riscuote sempre un enorme successo. E’ un’esperienza spettacolare, tutta da vivere.

 

Foto di Renzo Carraro

Se avessi vissuto a quell’ epoca, chi avresti voluto essere e perchè?

Non vorrei essere nessun altro se non me stessa, che sia nel Medioevo, nel ‘700 o nel Rinascimento…Amo essere la persona che sono, e non qualcun’ altra: ognuno di noi è diverso, ha la sua storia e la sua creatività. Se mi calassi nell’ epoca di Casanova, ad esempio, vorrei portarci la mia inventiva, il mio cuore, la mia anima e tutto quello che sono in grado di donare.

 

Un’ immagine dell’ evento Dior al Museo Rodin di Parigi

Anche gli abiti che crei guardano al passato: si ispirano al Medioevo, al Rinascimento…e sembrano appena usciti da una fiaba, un dettaglio rilevante. Come nasce la tua passione per tutto ciò che è d’antan?

Nasce con la danza classica, perché i suoi costumi mi affascinano sin da bambina. Quando realizzo le mie miniature medievali adoro dipingere con l’oro, curare i minimi particolari; mi piace creare i miei abiti con la stessa precisione e farli diventare preziosi, ornarli con perline ed ogni tipo di decorazione. La danza mi ha molto ispirato, ma devo dire che l’arte della miniatura ha accentuato il mio gusto del dettaglio. Tanto per farti un esempio, l’altro giorno ho incollato a mano, uno per uno, 300-400 brillantini sul mio corsetto: un lavoro che ha richiesto una grande pazienza. Adesso sto cucendo un costume nero di seta, una seta leggerissima e molto difficile da modellare, e ho cominciato a decorarlo con miriadi di perline nere del ‘900. Ti manderò delle foto non appena l’avrò terminato!

 

Dallo shooting “Underwater”,  scattato da Natalia Kovachevski

Raccontandoti, scrivi di sentirti “più vicina alle stelle che alla roccia e alle pianure” e che i sogni sono da sempre la tua guida. Parlaci del tuo universo, del tuo immaginario ispirativo.

Mi ispiro molto alle fiabe, alle leggende…Come ti dicevo, sono nata a Chamonix e ho vissuto per 20 anni in montagna, immersa nella natura. Quando andavo a camminare nel bosco, soprattutto in inverno, la mia fantasia correva a briglia sciolta. La danza classica, per me, è stata fondamentale anche a livello di immaginario: balletti come “Giselle”, “La Sylphide”, “Il lago dei cigni”, sono intrisi dello spirito romantico e fiabesco che contraddistingue la Baviera con i suoi castelli. Mi sono nutrita di fiabe, ma anche di storia. A differenza della storia, però, dove le guerre e la violenza predominano, le fiabe ti trasportano in un mondo di sogno, di libertà e di bellezza.

 

Foto di Renzo Carraro

Florence nei panni di una fata dorata durante la soirée Omega a Berlino

Eccelli nella pratica della miniatura. Come è entrata a far parte del tuo percorso artistico?

Quando ero al Conservatorio, ho seguito un corso di musica barocca e ho trovato delle miniature nel salone dove mi esercitavo. Ne sono rimasta affascinata! Alla fine del corso, una volta tornata in Francia, ho scoperto che l’unica scuola di tecniche della miniatura d’Europa – l’ ISEEM – si trova ad Angers, a due ore da Parigi. Così ho deciso che anziché proseguire gli studi di canto mi sarei iscritta a quella scuola. Ho studiato miniatura per due anni, diplomandomi con lode. A quel punto, mi sono detta che la mia vita professionale doveva prendere il via. Volevo creare i miei costumi, organizzare le mie feste, farmi conoscere. E devo dire che ci sono riuscita: da otto anni “La Nuit des Rois” è famosa internazionalmente, i miei ospiti provengono da tutte le parti del mondo.  Riguardo all’arte della miniatura, invece, ho vinto un concorso del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e ho preso parte al restauro di un organo a L’Epine. Ho dipinto sulle sue due porte la scena dell’ Annunciazione, con Maria e l’Angelo Gabriele. Un progetto molto importante, tantevvero che moltissime TV sono venute a trovarmi per parlare dell’ opera che ho realizzato.

 

 

Due ulteriori scatti tratti dallo shooting “Underwater” di Natalia Kovachevski

Recentemente, infatti, hai dipinto le porte dell’organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine, in Francia: un capolavoro che hai realizzato con raffinatissime tecniche di miniatura medievale. Potresti parlarcene?

L’organo risale al Rinascimento  e hanno scoperto che era abbinato a due porte, per cui è stato bandito un concorso per trovare qualcuno che le dipingesse. Sono stata scelta e ho realizzato l’Annunciazione nel mio stile più tipico: mi sono avvalsa delle tecniche medievali che utilizzo per le mie miniature, dunque dell’oro, della foglia d’oro, dei pigmenti che creo con l’uovo, il miele e la radica…Il lavoro ultimato è stato presentato il 20 settembre scorso. Tieni presente che l’organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine è uno dei dieci organi più maestosi d’Europa. La ditta che l’ha restaurato ha eseguito un’operazione particolarissima, è riuscita a ricreare una sonorità di tipo Rinascimentale che non esiste su altri organi. Io mi sono occupata delle porte: al loro interno ho dipinto su tela, all’ esterno su legno. L’ organo è stato completamente restaurato perché non era più suonabile: è datato nientemeno che 1542.

 

Florence nella Basilica di Notre Dame de L’Epine. Alla sua sinistra e alla sua destra, le porte dell’ organo che ha dipinto con la tecnica della miniatura

L’arte è il filo conduttore della tua carriera. Ma se come miniaturista lavori in solitudine, nelle vesti di performer ti esibisci davanti a un pubblico e assorbi le sue vibrazioni. Qual è la modalità espressiva che preferisci, la dimensione che ti è più consona?

In certi momenti mi piace stare in solitudine, rinchiudermi in me stessa per creare, mentre in altri sono molto felice di uscire, di avere un pubblico, di vedere gente e di muovermi. Quindi, amo sia star sola che condividere la mia arte con il pubblico…Direi che mi sento a mio agio in entrambe le dimensioni. In questo periodo, per esempio, a causa del Covid gli eventi scarseggiano e me ne sto sola con la mia solitudine. Vedo alcuni amici, certo, ma non è la stessa cosa. E’ come se in me ci fosse una bomba pronta a esplodere, spero solo che noi artisti potremo ricominciare presto ad esibirci. Intanto, mi faccio venire delle idee: ho già pensato alle decorazioni per “La Nuit des Rois” del prossimo Carnevale, a come allestire le stanze…Ma mi chiedo se potrò far uscire tutte queste idee dalla mia mente o se dovrò tenerle chiuse lì dentro. E’ una bella frustrazione! Il prossimo tema della festa sarà “Romeo e Giulietta” e l’evento si terrà a San Valentino, il 14 febbraio, a Palazzetto Pisani.

 

L’ abito oro dell’ evento Omega in tutta la sua magnificenza

Un’ altra immagine della soirée Dior al Museo Rodin di Parigi

Quali anticipazioni puoi darci sui tuoi progetti futuri?

Non posso ancora anticipare nulla. Sto organizzando i miei prossimi eventi, tengo le dita incrociate augurandomi che si possano realizzare e che il Carnevale di Venezia non venga annullato. Sono anche impegnata in un nuovo progetto sulle miniature. Nel frattempo tengo dei laboratori di miniatura, insegno in corsi individuali e di gruppo sia in Francia che in Italia. Il prossimo avrebbe dovuto tenersi in Francia, a L’ Epine, dal 17 al 20 Novembre. Ma poi Macron ha annunciato il lockdown…Vorrei tornare in Italia. Tutto, ora, dipenderà giocoforza dalla situazione che si verrà a creare.

Per avere news e aggiornamenti sui laboratori di miniatura di Florence, seguite la sua pagina Facebook Florence-Aseult-Création d’Enluminure

 

La porta sinistra dell’ organo di Notre Dame de L’ Epine, raffigurante l’ Angelo dell’ Annunciazione.

Qui sopra e nelle immagini che seguono, alcuni dettagli del dipinto

 

 

 

 

 

 

 

La porta a destra dell’ organo, che rappresenta la Madonna dell’ Annunciazione

Un dettaglio dell’ opera

Il lato esterno delle porte dell’ organo

 

 

Photo courtesy of Florence Aseult-Undomiel

 

 

Le Two for Love di A.Bocca, sfiziose pumps in un profondo rosso

Cosa ha a che fare il rosso, con Halloween? Ha a che fare eccome. E’ il colore del sangue, ma esotericamente non simboleggia la morte bensì l’ energia vitale: un punto di vista in linea con la ricerca della “luminosità della notte” che contrassegna il nostro viaggio verso il 31 Ottobre. Se poi cercate un rosso da brivido, basta pensare a quello onnipresente in cult di Dario Argento come “Profondo rosso” e “Suspiria”. Il sipario e l’ allestimento rosso del teatro dove, nel primo film, si tiene il convegno di parapsicologia, o il rosso stregato che campeggia nella fotografia del secondo, un capolavoro immortale dell’ horror. In questo post parleremo di scarpette rosse, e un rimando halloweeniano all’ omonima fiaba di Hans Christian Andersen è quasi d’obbligo: anche se l’ intento morale del racconto predomina e Karen alla fine si ravvede, non potremo mai dimenticare la scena gotica delle scarpette rosse che danzano con i suoi piedi attaccati. Un’ immagine inquietante che non si addice affatto alle calzature che vi sto per presentare, le pump Two for Love di A. Bocca.

Fanno parte della collezione Autunno Inverno 2020/21 del brand e si declinano in differenti colori (oltre al rubino da me scelto, vi consiglio l’ affascinante ceruleo e il raffinatissimo nude) che la texture in vernice rende iper lucenti. Sfoggiano un design irresistibile, tra il naif e il giocoso, hanno la punta quadrata e il loro tacco, basato, misura 4,5 cm. Lo scollo a cuore e i cinturini incrociati sul collo del piede sono dettagli all’ insegna di una preziosità sfiziosa; ma all’ estetica intrigante, le pumps Two for Love abbinano un’ estrema accuratezza dei particolari: sono foderate in pelle e vantano una suola in cuoio con iniezione in gomma antiscivolo. L’ ideale, insomma, per essere calzate anche in pieno inverno.

Una simile ricercatezza non sorprende, data la griffe che le firma. A.Bocca non è altri che Alfredo Boccaccini, ex patron del noto marchio L’ Autre Chose. Marchigiano, originario di Sant’ Elpidio a Mare, è cresciuto nel calzaturificio di famiglia e l’ amore per la scarpa è praticamente impresso nel suo Dna. Quando nel 1987 fondò L’ Autre Chose, inaugurò una serie di prestigiose collaborazioni:  Alexander McQueen, Philippe Model e Maison Margiela sono solo alcuni dei nomi con i quali Boccaccini ha intrecciato il suo percorso. La partnership con Patrick Cox, in particolare, riscosse un successo strabiliante sia in termini di gradimento che di fatturato. La chiusura de L’ Autre Chose nel 2016 portò il vulcanico imprenditore elpidiense a mettersi di nuovo in gioco nel settore della calzatura con la creazione di A. Bocca. Lo stile distintivo del brand, un connubio tra il rétro e il moderno, è contraddistinto dalla cura dei dettagli e da un design del tutto unico che viene coniugato con la qualità tipica del Made in Italy.

 

 

 

 

 

L’atavico incanto dei Tarocchi: ecco a voi Tarot, la collezione jewels di Nove25

 

Nove25 è un brand che, se non lo conoscete già, dovete conoscere assolutamente. I suoi gioielli dall’ anima urban, direttamente ispirati allo street style, sprigionano fascino puro. Sorto a Milano nel 2005, il marchio coniuga un’estetica particolarissima con l’ artigianalità più squisita. Fedele a questi principi, quindi, per il 2020 ha lanciato una collezione che non passa inosservata: Tarot prende spunto dal mondo dei Tarocchi, un universo arcaico che si riflette in ogni singola creazione. L’ atmosfera arcana fa da leitmotiv, permea gioielli che sembrano usciti da uno scrigno magico; Nove25 ha saputo infondere lo spirito antico e mistico che pervade i Tarocchi a tutta la sua linea. Tarot comprende una magnetica serie di collane, orecchini, charms, pendenti, bracciali e anelli realizzati in argento e con galvaniche in oro giallo e rodio lucido. La sabbiatura dei gioielli origina giochi di chiaroscuro che rimandano ad una allure secolare, profondamente atavica. Gli arcani maggiori dei Tarocchi sono i protagonisti della collezione: ritroviamo la Giustizia, gli Amanti, l’Imperatrice, la Temperanza…Li affiancano (tra gli altri) la Papessa e il Matto, “cesellati” su due chevalier senza eguali. Il primo, grazie a un meccanismo rotante, sfoggia due differenti decori, il secondo si apre a mò di scrigno: non c’è bisogno di dire che sono i must have della linea. Tarot seduce anche grazie alla sua splendida advertising campaign; ambientata a Marrakech, si avvale di scatti realizzati da Riccardo Dubitante ed è interpretata dalle modelle Laura Roth e Tilila Oulhaj. Nelle foto, il mistero che impregna il mondo dei Tarocchi viene colto in pieno. I riad, con il loro binomio di luci e ombre, si alternano al cielo crepuscolare del deserto di Agafay dando vita ad uno sfondo a dir poco ammaliante. Divinazione, spirito nomade, carisma e incanto si fondono in un mix potente che cattura il mood della collezione e la ammanta di un alone di suggestività ancestrale.

 

 

 

 

 

La campagna pubblicitaria scattata da Fernando Dubitante

 

Una selezione di gioielli tratti da “Tarot”. Per vedere la collezione completa, clicca qui

 

 

 

 

Modern Witches

 

” La vita, a voler che sia bella, a voler che sia gaja, a voler che sia vita, dev’essere un arcobaleno, – una tavolozza con tutti i colori, – un sabbato dove ballano tutte le streghe. Il sollazzo e la noja, il pianto e il riso, la ragione e il delirio, tutti devono avere un biglietto per questo festino.”

(Carlo Bini)

Un’ iconografia millenaria ce le mostra mentre volano su una scopa, intente nel Sabba o in rituali iniziatici sotto il noce di Benevento. Le streghe sono sempre state descritte come entità malefiche, adepte di Satana e dedite alla pratica della magia. Tra il 1450 e il 1750 furono circa 100.000 le donne arse sul rogo con l’accusa di stregoneria; nel 1487 fu addirittura redatto un manuale – il “Malleus Maleficarum” – che disquisiva sui modi in cui reprimere manifestazioni demoniache quali appunto la stregoneria, ma anche il paganesimo e l’eresia. All’ isteria di massa associata alla “caccia alle streghe”, oggi, si è sostituita la spiritualità New Age e soprattutto la Wicca, un’ antica religione di tipo misterico, che ha sovvertito il classico stereotipo della strega evidenziando la positività e gli intenti benefici da sempre insiti nelle figure della guaritrice, della divinatrice e in tutte coloro che sono dotate di un “dono”, ovvero di poteri esoterici e soprannaturali. L’ era contemporanea, poi, ha fatto sì che si instaurasse un intreccio tra questo tipo di magia giovevole e temi quali l’ ambientalismo, il movimento femminista (ricordate lo slogan “Tremate, le streghe son tornate”?), la liberazione sessuale. Chi è, quindi, la strega del 2020? Innanzitutto è una donna indipendente, emancipata, capace di brillare di luce propria. Non ama essere incasellata in cliché: vuole essere se stessa, con i suoi pregi e i suoi difetti. Adora esprimere le proprie abilità creative e mettersi in gioco in tutti i ruoli senza perdere la femminilità. Cura l’ anima, oltre che il corpo; si sente un tutt’uno con il cosmo, crede nel divino e si adopera per la salvaguardia dell’ ambiente. Lascia a briglia sciolta l’intuito, le sensazioni, il sesto senso. Esterna liberamente le sue emozioni perchè sa bene come gestirle. E soprattutto, consapevole della nuova e più autentica accezione che ha assunto questo termine…non teme di essere considerata una “strega”. Qui di seguito, in linea con il viaggio verso Halloween di VALIUM, una carrellata di look in black che sembrano creati apposta per una “strega moderna”.

 

Vera Wang

Paco Rabanne

 

Yohji Yamamoto

Alexander McQueen

 

Dolce & Gabbana

Erdem

Anna Sui

 

Dior

 

Versace

Andreas Kronthaler for Vivienne Westwood

 

Isabel Marant

 

 

 

 

 

Mthrshp Mega Celestial Divinity palette di Pat McGrath, un inno alla meraviglia del cosmo

 

I luccicanti bagliori del cosmo, le favolose cromie di un’ esplosione stellare: la Celestial Divinity Collection di Pat McGrath Labs è di uno splendore che mozza il fiato. I prodotti che la compongono sono tre Lux Quads (quartetti di ombretti) in differenti sfumature, quattro Matte Trance Lipstick in confezione luxury e un illuminante dal galattico fulgore. Ma la star della collezione è senza dubbio lei, Mthrshp Mega, una palette occhi a dir poco sublime. Il suo pack, un astuccio rosa con ornamenti oro che riproducono un grande occhio circondato da miriadi di putti e felci, dà subito l’idea della preziosità di questa tavolozza. Le diciotto nuance di Mthrshp Mega traducono superbamente il fascino di un viaggio interstellare: il loro finish, multidimensionale, si moltiplica in versione matte, shimmer, glitterata, iridescente, originando un tripudio cromatico all’ insegna della maestosità. Gli ombretti, esaltati dall’ intensità dei pigmenti, si declinano in dodici shade di culto tratte dall’ archivio McGrath a cui si aggiungono sei sfumature del tutto inedite. Colpiscono i viola ipnotici, uno champagne che cattura il chiarore lunare, i luminosissimi toni del bronzo e quelli del verde, talmente eterei da sembrare onirici. Tanto splendore non stupisce, perchè la palette couture Mthrshp Mega è un inno al cosmo e  i suoi colori affascinano quanto quelli di una supernova.

 

 

La texture cremosa che sfoggia, soffice al tatto, valorizza i pigmenti perlati e metal rendendo le loro cromie ancora più vivide. Basta una sola stesura per notare che ogni ombretto aderisce perfettamente alla palpebra, si sfuma con facilità e non origina grinze: tutti dettagli che garantiscono una tenuta estrema. Le tonalità, in sintesi, si suddividono in colorazioni dal finish brillante oppure più vellutato e opaco, ma invariabilmente multidimensionale. Non ci resta che scoprire, dunque, le diciotto stellari nuance che contiene l’ ennesimo capolavoro firmato da Pat McGrath.

 

 

A partire dalla fila in alto, da sinistra a destra possiamo ammirare Saturnalia (un cremisi intenso che vira al rosa), Bronze Nebula (un bronzo dorato metal), Major Mahogany (un mogano caldo e matte), Lunar Champagne (uno champagne scintillante dai toni caldi), Violet Void (un viola profondo “flashato” di rosa), Gold Standard (un oro brillante a 24 carati). Nella fila di mezzo troviamo Venomous Void (un magenta smorzato e opaco), Odyssey (un tortora mixato con il lilla e scintillante di rosa), Fuchsia Shock (un fucsia shimmer che vira al viola), Megabyte (un brillante mix tra il verde e il kaki), Bronze (un bronzo metal ultrascintillante), Electron (un cosmico duo composto dal bronzo rosa e dal blu luccicante). La terza fila in basso include invece CosmiK (un binomio sfolgorante di rosa e di color diamante), Smoked Amethyst (un melanzana che vira al nero con luccichii rosa), Dragonfly (un oro caldo e metallico “flashato” di verde-blu), Venusian Orchid (un rosa completamente matte), Galactic Gold (un binomio di platino e chartreuse dorato) e Corruption (un bronzo molto intenso).

 

 

Magnificando spettacolari shade planetarie e magnetici riflessi siderali, la guru del make up Pat McGrath ha ancora una volta dato vita a  una palette meravigliosa, ad alto tasso di evocatività. Un assoluto must have per chi ama l’ incanto della notte e le sue suggestioni cosmiche, ma non solo: Mtrshp Mega è un autentico gioiello della galassia, da autoregalarsi oltre che da regalare.

 

 

 

L’Interdit Eau de Parfum Intense di Givenchy: la notte nella sua quintessenza olfattiva

 

Notturno, ammaliante, intenso come il suo nome: tre aggettivi per definire L’Interdit Eau de Parfum Intense, la nuova versione dell’ iconico profumo Givenchy. A dargli il volto è sempre  Rooney Mara. L’ attrice americana, ora, sfoggia una chioma che le cade fluente sulle spalle, ma l’ abito nero couture in pizzo è lo stesso (troppo sublime per subire variazioni) che indossava nell’ ad di L’ Interdit, così come identico rimane il desiderio della diva di farsi travolgere dalla notte parigina. L’ Interdit Intense asseconda questa aspirazione, anzi, la amplifica, invitando all’ esplorazione del proibito per appagare le pulsioni dell’ interiorità più profonda. E’ una fragranza che esalta le emozioni, le lascia galoppare a briglia sciolta. Non è un caso che persino il suo flacone sia tinto di nero, il colore della notte: il risultato è affascinante, di forte impatto visivo. Esprime eleganza ma anche mistero, magnetismo e inebriamento.

 

 

Il jus prende vita dal connubio tra un fiore underground, la tuberosa, e le note voluttuose di cuoio e di vaniglia con cui si fonde per contrasto. L’ aroma che ne scaturisce ha accenti oscuri, viscerali e intensi, costantemente enfatizzati da una suprema raffinatezza. Potremmo definirlo un mix di suggestioni notturne e sentori orientali: un incontro dove il “bianco” degli accordi floreali viene travolto dal “nero” dei legni e delle spezie. La composizione di L’ Interdit Intense, oltre che della sensualità profonda della tuberosa, si avvale della radiosità dei fiori d’arancio; l’ amalgama tra il cuoio, la vaniglia e un pizzico di sesamo salato tostato crea un’ alchimia dai toni dark, potenziata dalle vibranti note del vetiver e del patchouli. E’ questo accordo legnoso a sigillare la fragranza, a evidenziare la sua oscurità ipnotica.

 

 

Il flacone, laccato di nero in toto, esprime mirabilmente lo spirito di L’ Interdit Intense. Rievoca un universo misterioso, proibito, al pari dell’ irresistibile eau de parfum che custodisce: la base del tappo è circondata da un fiocco di onice in total black ravvivato dall’ argento del celebre logo 4G. Anche il lettering è argentato; il bicolor originato dai dettagli luminosi su sfondo scuro rimanda al suggestivo incontro tra buio e luce che il profumo simbolizza. A me fa pensare al binomio cromatico composto da un cielo nero intervallato dall’ argento delle stelle, e credo che sia un abbinamento altrettanto pregnante: non dimentichiamo che è proprio la notte il nucleo ispiratore di L’ Interdit Intense.

 

 

 

 

L’ Interdit Eau de Parfum Intense è disponibile nei formati da 35, 50 e 80 ml.

 

 

In viaggio verso Halloween

 

Il legame tra VALIUM e la notte, il sogno, la magia, non si spezza mai. Questo fine settimana, non a caso, sancisce l’ inizio di un percorso che culminerà con la festa di Halloween, il 31 Ottobre. Ci addentreremo in un bosco in cui aleggiano atmosfere magiche, i sentieri sono offuscati dal mistero e il chiarore della luna viene fagocitato da nuvole che vagano nel cielo nero. Passo dopo passo, però, la notte abbandona la sua cupezza. Suggestioni esoteriche ed emozioni ataviche si fondono con una potente energia cosmica, la volta celeste ci sorprende con un tripudio di vibrazioni stellari. Siamo calati in un universo onirico dove l’ aria pungente dell’ Autunno costituisce l’unico legame tangibile con il reale. La strada è lunga davanti a noi, manca più di una settimana prima di arrivare alla meta…E in attesa di scorgere le fiamme palpitanti dei falò, le luci che baluginano nelle zucche intagliate, proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta del lato più luminoso e rivelatore dell’ oscurità. Siete pronti? Io sono già sul piede di partenza.