Notte di Capodanno: 5 usanze tutte italiane

 

“Festeggiate i finali dell’ anno, perchè precedono i nuovi inizi.”

(Jonathan Lockwood Huie)

 

Buon 31 Dicembre! Oggi il 2022 finisce e il 2023 arriverà proprio stanotte, a mezzanotte in punto, tra fuochi d’artificio, brindisi, balli sfrenati e champagne a fiumi. Ci piace pensare che ogni 1 Gennaio sia foriero di novità, di cambiamenti, di una gioia e una serenità che si sostituiscano alle magagne dell’ anno vecchio. Ma anche se le situazioni difficilmente mutano solo perchè ci attendono 365 giorni nuovi di zecca, la speranza è una buona cosa: predispone al pensiero positivo, alla positività degli atteggiamenti. E pensare positivo, si sa, attira la fortuna. A proposito di fortuna: non è un caso che a Capodanno i riti propiziatori si moltiplichino, che le usanze beneaugurali spadroneggino in tutti i paesi del mondo. Ho scelto di approfondirne cinque, rigorosamente made in Italy, per capire meglio come nascono e in che modo si propongono di calamitare la buona sorte.

 

 

1. I botti

La notte di Capodanno è costellata dall’esplosione di una miriade di petardi, i cosiddetti “botti”, e di fuochi d’artificio. Questa tradizione si affermò a partire dal XVII secolo, quando venne introdotta a scopo celebrativo in occasione di particolari eventi o ricorrenze. Il rumore assordante e improvviso, il “botto” appunto, è alla base dell’ usanza: da un lato, favorisce l’espulsione dell’ anno vecchio e delle sue brutture, dall’ altro spaventa i demoni e gli spiriti maligni costringendoli a fuggire a gambe levate. Oggi, a prevalere è senz’altro l’aspetto scenografico; i fuochi d’artificio sono degli autentici capolavori pirotecnici, uno spettacolare tripudio di colori e luminosità.

 

 

2. Baciarsi sotto il vischio

Pianta sacra dei Druidi, il vischio aveva il potere di curare ogni malattia ed era un simbolo di fertilità e rigenerazione. I Celti lo utilizzavano come parafulmine e lo consideravano un elemento di interconnessione con il Cielo. Secondo la mitologia norrena, le bacche di vischio furono originate dalle lacrime che la dea Freya versò per la morte del figlio Balder, e proprio le stesse bacche lo riportarono in vita. La leggenda vuole che Freya protegga gli innamorati che si baciano sotto il vischio, pianta emblema di amore e di fecondità. La tradizione, per chi si ama, è di buon auspicio: rafforza il sentimento e lo preserva dalle insidie esterne.

 

 

3. Far ardere una candela

Questa bella tradizione mi ricorda vagamente quella del “Ceppo di Yule” (rileggi qui l’articolo): la candela viene accesa un po’ prima che scocchi la mezzanotte e, mentre si consuma, ci accompagna nel passaggio dall’ anno vecchio all’ anno nuovo. Il fuoco simbolizza la purificazione, la trasformazione, la rinascita, ma anche il colore della candela assume una valenza particolare. Sceglietela bianca oppure rossa se volete che sia di buon auspicio per l’ amore e per gli affetti in generale, verde se privilegiate il benessere economico.

 

 

4. Le lenticchie

Pensare a una cena di Capodanno senza lenticchie o melagrana è pressochè impossibile. Entrambe propiziano la prosperità: sono il cibo del 31 Dicembre per antonomasia, gustosissimo oltre che beneaugurale. Le lenticchie, così come i chicchi della melagrana, hanno una forma tondeggiante che rievoca quella delle monete, mentre la carne di maiale che accompagna i legumi di Capodanno, dalla consistenza piuttosto grassa, simboleggia l’ abbondanza. I semi rossi della melagrana, dal canto loro, attirano sì la ricchezza, ma anche la fertilità. E, last but not least, sono un emblema di lunga vita.

 

 

5. Disfarsi dei vecchi oggetti

Buttare via il vecchio per fare spazio al nuovo: è il significato, in sintesi, di questa tradizione. Soprattutto nell’ Italia meridionale, si usa lanciare i piatti dalla finestra a mezzanotte; i loro cocci in frantumi allontanerebbero la mala sorte. In genere, comunque, dalla finestra o dal balcone si getta qualsiasi tipo di oggetto datato, rotto o inutilizzato, che sia di grandi o di piccole dimensioni. L’usanza permane prevalentemente nei piccoli centri, per cui occhio: il lancio di certe suppellettili potrebbe rivelarsi persino più pericoloso dello scoppio dei petardi!

 

 

 

Argento lunare

Christian Cowan

 

“In grembo alla notte nevosa, d’argento,
immensa si stende dormendo, ogni cosa.”
(Rainer Maria Rilke)

 

L’ argento, da sempre associato al femminile, alle emozioni, alla mutevolezza, risplende di bagliori lunari. L’astro che regna sulla notte è il suo emblema, la lucentezza che lo contraddistingue è estremamente sofisticata. Tra i metalli nobili, è quello che simbolicamente si lega al divino e allo spirituale: l’ intuizione, l’emotività, la profondità interiore, le visioni oniriche e la divinazione, caratteristiche storicamente attribuite alla donna, sono le doti a cui gli alchimisti l’hanno connesso. A Capodanno, scegliete l’argento se volete esaltare il vostro lato più misterioso e lunare. E’ un’ opzione d’effetto e ricca di un fascino indiscusso.

 

Philosophy di Lorenzo Serafini

Area NYC

Erdem

Miu Miu

AC9

Sportmax

Alberta Ferretti

Rick Owens

Michael Kors

The Vampire’s Wife

Dolce & Gabbana

Alexander McQueen

Bronx and Banco

Emilia Wickstead

 

 

La colazione di oggi: i canditi, una tipica delizia natalizia

 

Nel periodo natalizio, i canditi sono gettonatissimi: arricchiscono innumerevoli dolci, su tutti il panettone (rileggi qui l’articolo che VALIUM gli ha dedicato), di un tocco di golosità irresistibile. Ma che cos’è esattamente la frutta candita, e quali benefici apporta? Lo scopriremo in questa nuova puntata de “La colazione di oggi”. La frutta candita è, innanzitutto, frutta che viene disidratata e conservata grazie allo zucchero. Per prepararla si utilizzano gli agrumi (cedro e arancia); lo zucchero favorisce l’ espulsione dell’acqua e si fa strada all’ interno del frutto, solidificandolo e rendendolo estremamente dolce. I procedimenti per ottenere la frutta candita, tuttavia, sono molteplici e differiscono l’ uno dall’ altro. Le variazioni riguardano soprattutto la canditura industriale e quella artigianale, due lavorazioni agli antipodi: la prima si avvale di un buon numero di additivi, aromi e conservanti chimici, per cui ci focalizzeremo solo sulla seconda, ovvero i canditi preparati artigianalmente. Il processo della canditura si perde nella notte dei tempi. L’obiettivo prioritario era quello di preservare la freschezza degli alimenti. Gli antichi Romani ed altri popoli solevano conservare i cibi sotto miele o servendosi dello sciroppo di palma. Oggi, la lavorazione ha luogo nelle pasticcerie artigianali: il mastro pasticcere esamina accuratamente la frutta a sua disposizione, la taglia a cubetti e la riveste di uno speciale sciroppo ricco di zucchero che ha preparato personalmente.

 

 

Va detto, comunque, che i procedimenti utilizzati per la canditura sono perlopiù mantenuti top secret. Ogni mastro pasticcere ha elaborato il proprio. Per far sì che la frutta cristallizzi velocemente, ad esempio, alcuni si servono del miele d’acacia, altri aggiungono qualche goccia di limone. Di base, gli ingredienti della frutta candita sono la frutta stessa, una buona dose di zucchero, del miele di acacia o, in alternativa, un po’ di succo di limone. Tutti componenti genuini, insomma, e ricchi di proprietà nutrizionali. Ma quali sono, virtù salutari a parte, i punti di forza dei canditi artigianali? Innanzitutto, il sapore caratteristico: intenso, profumatissimo. Degustarli è una vera e propria esperienza sensoriale, evocativa ed emozionale a un tempo.

 

 

Approfondiamo ora i benefici dei canditi a livello nutrizionale. Cominciamo col dire che abbondano di Vitamina A e Vitamina C, ma anche di fibre, acqua, minerali come il potassio e polifenoli, dei potenti antiossidanti. Il fruttosio non è presente in quantità troppo elevate, ma le alte dosi di zuccheri solubili rendono i canditi off-limits per chi ha dei problemi di linea, chi soffre di diabete o ha un eccesso di trigliceridi nel sangue.

 

 

A colazione, i canditi risultano perfetti perchè donano energia e tramutano in delizia qualsiasi alimento. Se li amate, le feste natalizie sono il periodo ideale per assaporarli appieno. I dolci che li contengono sono innumerevoli: iniziare con il panettone (che li affianca alle uvette) è d’obbligo, per poi procedere con l’ Angelica di Natale, il Christmas Cake, il Christmas Fruitcake (un caratteristico plumcake inglese), la Treccia di Natale, il tedesco Christstollen e, passando alle tipicità regionali italiane, il Pandolce ligure, il Panforte toscano, lo Zelten del Trentino, i Cannoli  e i Buccellati siciliani…mi fermo qui per motivi di spazio, ma la lista è pressochè infinita.

 

Il Christstollen

Concludo con qualche cenno storico sulla canditura, un termine che deriva dall’ arabo “qandat” probabilmente evoluto dal sanscrito “khandakah”. La conservazione degli alimenti sotto miele o nello sciroppo di palma era diffusa nell’ antica Roma, in Mesopotamia e nel territorio cinese; furono gli Arabi a portarla a livelli di eccellenza, propagando il suo utilizzo in Europa grazie ai rapporti mercantili con Venezia e poi con Genova. Nell’ Italia del Sud la canditura fu divulgata, invece, all’ epoca del dominio islamico sulla Sicilia, che durò per circa 250 anni: dall’ 827 al 1091.

 

 

 

Oro regale

Roberto Cavalli

 

” Come è giunto l’oro ad avere il massimo valore? Perché non è volgare, non è utile e luccica di mite splendore; sempre esso dona se stesso. Solo come riflesso della virtù più nobile, l’oro giunse al più nobile valore.”
(Friedrich Nietzsche)

 

Oro: prezioso, opulento, regale. Ai party natalizi o a Capodanno, il total gold non può mancare. Perchè sbrilluccica, scintilla, abbaglia, cattura tutti gli sguardi. Ma anche perchè i fashion brand lo declinano nelle più svariate sfumature, dal platino all’ oro beige passando per le nuance vagamente ramate. Nessun colore se non l’oro è in grado di donare una allure sontuosa e molto teatrale: “No gold, no party”, insomma, parafrasando lo slogan di un noto spot pubblicitario.

 

Altuzarra

Moschino

Laura Biagiotti

LaQuan Smith

The Vampire’s Wife

Dolce & Gabbana

Balmain

Greta Constantine

Paco Rabanne

Dice Kayek

Christian Cowan

Georges Hobeika

Bronx and Banco

 

 

Chanel Demander la Lune: una Holiday 2022 make up collection che è un tripudio di riflessi e chiaroscuri lunari

 

Nella vita, a volte, vi sembra di chiedere la luna? Niente paura, Chanel soddisfa egregiamente la vostra richiesta: la make up collection Holiday 2022 della Maison, Demander la Lune, cattura i bagliori e la luminosità soffusa dell’astro notturno originando giochi di luce ad alto tasso di raffinatezza. Le nuance scaturite da questo tripudio di riflessi sono magnetiche, profondamente intrise di mistero. L’ oro, il platino, il bronzo, l’oro rosa, l’ambra, il rame e il rosso sono i colori predominanti nella collezione, proposti in eleganti pack in total black che sottolineano il contrasto tra luce e ombra. Ogni prodotto è concepito per esaltare il fascino delle notti natalizie, un periodo in cui il buio regna sovrano ma viene ravvivato da magiche luminescenze. Demander la Lune è una collezione sontuosa e onirica a un tempo, dove finish satinati, perlescenti e mat rievocano la suggestività del chiarore lunare. Un approfondimento, a questo punto, risulta tassativo.

 

Les 4 Ombres – Exclusive Creation Ombres de Lune

 

 

Les 4 Ombres, il lussuoso quad di ombretti di Chanel, diventa Les 4 Ombres Exclusive Creation Ombres de Lune: le cialde portano impressi il logo della Maison e del flacone di N.5, la fragranza che ha eletto la luna a suo iconico emblema. Le quattro nuance, contraddistinte da finiture opache, satinate e perlescenti, esibiscono tonalità sofisticate come l’oro ambrato, il rame, il bronzo e il marrone.

 

 

Eclat Lunaire – Exclusive Creation

 

 

Questo splendido illuminante, su cui è incisa la sagoma del flacone di N.5,  sfoggia un finish satinato impregnato di riflessi marrone-oro. Scolpisce il viso con un sapiente gioco di chiaroscuri: per una stesura ideale, applicatelo sugli zigomi e all’inizio del naso. Eclat Lunaire è disponibile in due nuance, 887 Or Rose (un oro rosa/pesca) e 897 Cuivre Dorè (un biscotto intriso di riflessi oro).

 

 

Duo Lumière

 

 

E’ un eye gloss illuminante e multiuso: lo compongono due gel che riproducono altrettante sfumature di bagliori lunari, un giallo oro scintillante e un rame metallizzato. Il finish è satinato, ma risulta vagamente iridescente una volta che il gel viene applicato. Chanel consiglia di stenderlo nella zona che spazia dal bordo ciliare superiore alle sopracciglia; Duo Lumière risulta perfetto per creare punti luce che donano profondità allo sguardo e definiscono l’arcata sopraccigliare, ma può essere utilizzato anche come eyeliner,  o, in alternativa, come top coat sopra il mascara o l’ombretto per farli brillare.

 

 

Rouge Allure Laque

Il prestigioso rossetto liquido di Chanel vanta un finish satinato e un’ incredibile lucentezza. E’ resistente all’ acqua e si mantiene inalterato sulle labbra per almeno dodici ore. La speciale formula idratante e nutriente, il colore intenso, la texture morbidissima, lo rendono super confortevole.  L’astuccio laccato, per metà nero e per metà semi-trasparente, esalta la sofisticatezza del prodotto e ne mostra la tonalità. La collezione Demander la Lune propone Rouge Allure Laque in due nuance: 88 Rose Mystère (un rosa antico con riflessi oro) e 89 Rouge Ombré (un rosso dorato perlescente).

 

Rouge Allure l’ Extrait

 

 

Un rossetto ricaricabile dal colore deciso e luminoso che, grazie alla sua formula a base di fiori di pruno e cere vegetali nutrienti, idrata e protegge le labbra costantemente. La forma dello stick è stata concepita per garantire una stesura scorrevole, precisa del rossetto: è sufficiente un’ unica passata per ottenere una colorazione intensa. Gli innumerevoli pigmenti di cui si avvale Rouge Allure l’Extrait sono rivestiti di una patina di olio, assicurando la straordinaria profondità del colore e la lunga tenuta del rossetto.  Un olio vegetale miscelato a speciali polveri dona un alto tasso di luminosità al prodotto. In occasione delle feste natalizie, Rouge Allure l’ Extrait si tinge di due affascinanti gradazioni. 817 Rouge Sélène è un rosso vivace e squillante, 827 Brun Lunaire un rosso mattone molto intenso.

 

Le Vernis

 

 

L’iconico smalto Le Vernis non poteva mancare. Protegge l’unghia e la riveste di colore e brillantezza per ore ed ore; la formula a base di bioceramica e ceramidi ha proprietà potentemente rinforzanti. Non ci resta che scoprire di quali favolose tonalità si veste Le Vernis nella collezione Demander la Lune. Bene: le shade che sfoggia sono due, affiancate da un top coat iper scintillante. 963 Super Lune è un rosso scuro e intenso, 965 Clair de Lune un oro shimmer che vira al verde oliva. 347 Etoilé, il top coat, esibisce invece una nuance ambra arricchita di riflessi dorati.

 

 

Buon Natale

 

” E così il pastore vide che l’uomo non aveva nemmeno una capanna: la donna e il bambino erano in una grotta, dove non c’era nient’altro che le nude e freddi pareti di roccia. Pensò che quel povero bambino innocente poteva morire congelato in quella grotta e, per quanto fosse un uomo duro, si commosse e gli venne voglia di aiutarlo. Si sciolse il sacco dalla spalla, tirò fuori una morbida e candida pelle di pecora e la diede al forestiero perchè ci facesse dormire dentro il bambino. Ma proprio nel momento in cui mostrò che anche lui poteva provare compassione, vide ciò che non aveva potuto vedere e sentì quel che non aveva potuto sentire prima. Vide che intorno a lui c’era un fitto cerchio di piccoli angeli dalle ali d’argento. Ognuno teneva in mano uno strumento a corda e tutti cantavano a voce spiegata che quella notte era nato il salvatore, che avrebbe redento il mondo dalle sue colpe. Allora capì che tutte le cose erano così felici quella notte che non volevano fare alcun male. E non era solo intorno a lui che c’erano angeli, li vide ovunque: seduti sulla grotta e sulla montagna e in volo sotto il cielo. Arrivavano a frotte e, passando, si fermavano a gettare un’ occhiata al bambino. C’era un tale giubilo, e gioia e canti e giochi, e tutto questo il pastore lo vide nella notte buia, dove prima non poteva distinguere nulla. Ed era così felice che i suoi occhi si fossero aperti che cadde in ginocchio e ringraziò Dio. “

Selma Lagerlof, da “La notte di Natale”

 

 

Vigilia di Natale

 

Quand’ero bambino, erano la luce dell’albero di Natale, la musica della messa di mezzanotte, la dolcezza dei sorrisi a far risplendere il regalo di Natale che ricevevo.
(Antoine de Saint-Exupéry)

 

Sera di Vigilia: la magia natalizia raggiunge il suo culmine. I centri storici delle città si svuotano, i negozi chiudono prima. Nelle piazze e nelle vie solo pochi irriducibili, una manciata di turisti, non conformi che detestano il cenone di Natale. I bagliori delle luminarie risplendono su strade che si fanno più silenziose di ora in ora. Ci si ritrova nelle case, in famiglia, tra parenti, per festeggiare l’ anniversario della nascita di Gesù Bambino, “luce che squarcia il buio” come lo ha definito Papa Francesco. Sono istanti suggestivi, impregnati d’incanto, persino nello scenario urbano quasi completamente inanimato: perchè la “luce che squarcia il buio” illumina ogni cosa, e brilla anche per chi è solo.

Buona Vigilia di Natale con la nuova photostory di VALIUM.

 

 

 

Speciale “Sulle tracce del Principe Maurice”: il Principe vi fa gli Auguri e vi racconta il suo Natale

Il Principe a un party natalizio di Enzo Miccio (a sinistra) insieme alla Contessa Pinina Garavaglia

Anche quest’ anno, la rubrica “Sulle tracce del Principe Maurice” lascia spazio a uno Speciale Natale dedicato al Principe. Maurice racconta come trascorrerà la festa della Natività e rivolge un messaggio di Auguri ai lettori di VALIUM: è uno dei post più attesi dell’ anno, un regalo che l’ Icona della Notte ci fa in occasione delle Feste. Quando lo contatto, è impegnatissimo nei preparativi per una serata super esclusiva: un party natalizio a casa di Enzo Miccio, il celebre wedding designer, conduttore TV e paladino del buon gusto. Quattro chiacchiere al telefono, però, le facciamo ugualmente, perchè è assolutamente intenzionato a rispettare la “tradizione” degli auguri natalizi  che porta avanti su questo blog. Siete curiosi di sapere cosa ci dirà stavolta, a conclusione di un anno segnato sì dalla ripresa, ma anche difficile sotto molteplici punti di vista? Lascio subito la parola al Principe, così potrete scoprirlo!

 

L’ albero di Natale di Piazza San Marco, a Venezia

” Trascorrerò il mio Natale in famiglia, però quest’ anno mi sono lasciato convincere con piacere ad esibirmi in un Christmas Event dell’ Insomnia, a Pontedera, la sera del 25 Dicembre. Quando Antonio Velasquez mi ha chiamato ci ho pensato un po’ su, ma poi gli ho detto di sì: in fondo, anche il pubblico è una mia famiglia! L’ augurio che vorrei fare ai lettori è quello di passare il Natale in serenità,  in pace, in allegria, sperando che con l’anno nuovo tutti i problemi che ancora assillano l’umanità ci diano tregua permettendoci di vivere come più desideriamo. Sogno un 2023 senza inquietudini, sciagure o intoppi di sorta. Sarà molto difficile, ma spero tanto che si possa trovare una soluzione definitiva al Covid, ai problemi di salute in generale e soprattutto alla guerra, che è ormai diventata qualcosa di insostenibile. Anche se potrebbe sembrare un po’ retorico, il mio è un augurio di serenità e di prosperità per quanto possibile: la voglia di fare, di lavorare c’è, la voglia di divertirsi idem, quindi penso che l’Italia se lo meriti sia a livello economico che umano. L’ importante, comunque, è sentirsi in pace con se stessi e non dei frustrati; questo è un concetto che ribadirò anche attraverso il microfono dell’ Insomnia. Cosa penso della ripresa post-Covid? Vorrei che diventasse sempre più concreta e condivisibile da tutte le categorie. Vorrei che tutti potessero effettivamente star meglio, che si sentissero più tranquilli. Sono tanti i problemi da risolvere, però confido che ci riusciremo. E poi vorrei che la gente si approcciasse al Natale, che è una festa così tenera e bella, con un senso di speranza e, ripeto, con molta pace interiore. Almeno nel giorno che tradizionalmente si condivide con la famiglia e con gli amici più cari. Vi consiglio di trascorrere il Natale circondati dagli affetti familiari, ma di trovare anche del tempo per lo svago. Io passerò la vigilia e il Natale in Brianza con mia nipote, la sera di Natale all’ Insomnia e Santo Stefano con tutta la mia famiglia, che si riunisce a pranzo ogni 26 Dicembre. Lo spazio che dedico ai miei cari è fondamentale, per questo inizialmente ero restio ad accettare l’ invito di Antonio Velasquez.

 

 

Poi, invece, mi sono detto che sarebbe stato bello condividere il Natale con tutti coloro che vogliono trascorrerlo con un’ altra famiglia, quella della tribù della notte. L’ anno scorso, come vi ricorderete, non c’è stata questa possibilità: il Memorabilia natalizio del Cocoricò è saltato all’ ultimo minuto a causa del boom dei contagi. In tutta sincerità posso dirvi che, per me, il termine “famiglia” abbraccia un significato molto ampio. Io considero i miei fan, le persone che mi dimostrano affetto e stima anche quando le incontro dopo tanti anni, una sorta di famiglia allargata. Per cui, in sostanza, il mio sarà un Natale trascorso interamente in famiglia! “

 

La sera di Natale, tutti a Pontedera per l’Insomnia Christmas Event!

L’altro volto del Natale del Principe: quello del calore familiare, dei momenti intimi trascorsi davanti al caminetto

Il presepe tradizionale a casa di Lorella, la sorella di Maurice

Un suggestivo buffet di dolci natalizi al party di Enzo Miccio

Roma: lo sfolgorante albero di Natale di fronte al Monumento Nazionale a Vittorio Emanuele II immortalato dal Principe

L’ “Angelo della Pace” che ha concluso l’inaugurazione della Fashion Week di Baku, capitale dell’ Azerbaigian (per saperne di più, non perdetevi la prossima puntata di “Sulle tracce del Principe Maurice”): un bellissimo messaggio di speranza

Altri due alberi di Natale, altre due sfaccettature del Natale di Maurice: l’abete addobbato a casa della nipote Gloria, ovvero il 25 Dicembre degli affetti familiari, e (sotto) l’ albero iper luxury di Cartier nella hall del Four Seasons di Baku, ovvero il Natale dell’ entertainment e della mondanità

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

Il Regalario

 

Terzo ed ultimo appuntamento con la rubrica che VALIUM dedica alle idee regalo. In questa puntata, spunti last minute per i ritardatari e gli indecisi: una lista di possibili doni da fare, come recita lo slogan de “Il Regalario”, agli altri ma anche a voi stesse. Scoprite le 15 proposte e prendete nota!

 

PRADA – Ballerine in pelle metallizata color platino

VALENTINO BEAUTYRosso Valentino 302R Pink is Punk e Eye2Cheek 02 Very Rose, i due prodotti inclusi nel cofanetto make up Pink PP

KHAITEBrena Top

FENDIBaguette turchese con paillettes

IN ASTRAMismar, il profumo che omaggia la Stella Polare

ALIGHIERI – Girocollo realizzato a mano Traveller In Pursuit, ottone placcato oro 24kt

THUNAngelo del Natale (edizione limitata)

LOEWEAnagram Sweater in lana mohair

BUTTER LONDON – Set di mini smalti Bohemian Crown

GLADYS TAMEZ MILLINERYLibra Hat, Zodiac Collection

JO MALONE LONDON – Candela e diffusore per la casa Pine & Eucalyptus

PAT MCGRATHCelestial Odissey Luxe Quad

IPERBOREA – Libro “Intorno al fuoco. Fiabe e storie della terra dei sami”

GABRIELA HEARSTWhipstitch Diana Bag

MOUEskimo 24 Color Block

 

 

 

Il Ceppo di Yule, un’ antica e suggestiva tradizione del Solstizio d’Inverno

 

” Solstizio d’inverno.
Sembra che il mondo voglia dare le spalle alla luce.
I colori nascondono il loro volto.
La terra coltiva l’ombra
come se fosse l’unica cosa che cresce.”
(Fabrizio Caramagna)

 

21 Dicembre, Solstizio d’Inverno: è il giorno più corto dell’ anno. Le ore di buio trionfano, fagocitando quelle di luce. Il Sole, giunto al punto di declinazione minima nel suo moto apparente lungo l’eclittica, sembra arrestarsi (non è un caso che il termine “Solstizio”, in latino “Solstitium”, derivi da “sol”, sole, e “sistere”, ovvero fermarsi). L’atmosfera è sospesa, la natura e il cosmo partecipano silenziosamente a questo importante momento di transizione. Perchè quando l’oscurità raggiungerà il suo apice, la luce ricomincerà ad avanzare a poco a poco. E il Sole rinascerà, si rinnoverà, tornerà a regnare sulla notte. Nell’ era pre-cristiana, i popoli germanici battezzarono “Yule” il giorno del Solstizio: “Hjòl” designava, in norreno, la ruota dell’ anno, che si trova nel suo punto più basso quando l’ Inverno entra ufficialmente. “Hjòl” si tramutò poi nel norreno Jòl e nel tedesco Jul. Tuttora è possibile rinvenire questi termini nelle lingue scandinave, dove indicano sia il Solstizio d’Inverno che il Natale“Jul” in svedese e danese, “Jol” in norvegese, “Joulu” in finlandese (con il significato, però, esclusivamente di “Natale”).

 

 

In un’ epoca in cui la sopravvivenza era legata a doppio filo ai cicli della natura, è facile intuire l’importanza che rivestiva Yule. La resurrezione della luce era un evento ricco di magia, di rituali associati a una simbologia antichissima. Per approfondire questi aspetti, vi rimando all’ articolo “Yule” che ho pubblicato su VALIUM l’anno scorso (rileggilo qui). Oggi ci concentreremo invece su un particolarissimo cerimoniale associato al Solstizio, il Ceppo di Yule o Yule Log.

 

 

I popoli nordici dell’ età pre-cristiana solevano celebrare il Solstizio d’Inverno con  un grosso tronco beneaugurale. La notte più lunga dell’ anno il ceppo si adornava di nastri, bacche e ramoscelli d’edera, poi veniva benedetto e fatto ardere per i dodici giorni dei festeggiamenti solstiziali. Secondo la tradizione, il fuoco precedente doveva essere spento dal capofamiglia e per riaccenderlo si doveva utilizzare un tizzone del tronco bruciato durante il Solstizio dell’ anno prima. Questo rituale aveva una potente valenza emblematica: il fuoco e il suo calore simboleggiavano la nuova luce, l’ardore del Sole che quella notte rinasceva e sarebbe tornato a splendere progressivamente. Ma il fuoco era anche una metafora della vita stessa. Nelle gelide lande del Nord Europa, i focolari erano sempre accesi; il caminetto riscaldava e risultava essenziale per il nutrimento, dal momento che il fuoco si utilizzava per cucinare. Il Ceppo di Yule, dunque, era un emblema di buon auspicio associato alla luce, alla rinascita della natura, alla prosperità: i fondamenti della sopravvivenza.

 

 

Quando il Cristianesimo sostituì le celebrazioni natalizie a quelle solstiziali, lo Yule Log divenne una costante della vigilia di Natale. Le prime testimonianze relative a questa tradizione risalgono alla Germania del XII secolo: un documento del 1184 cita un ceppo di Natale che, acceso la notte di vigilia, veniva fatto bruciare fino all’ Epifania. Alla ricerca del legno adatto si dedicavano giornate intere. I tronchi dovevano essere di albero secco, idonei alla combustione, e non essere stati eletti a tana da qualche animale. In Scozia, gli antichi Celti erano soliti scolpire una figura femminile nel ceppo: raffigurava la Cailleach Nollag, una dea dell’ Inverno, il cui aspetto sinistro veniva stemperato dalle fiamme. Era un emblema della ciclicità della natura; dopo la notte del Solstizio, ogni ora di luce in più equivaleva a un passo verso la Primavera. Con l’avvento del Cristianesimo, la valenza simbolica dello Yule Log mutò completamente: il ceppo aveva la funzione di scaldare Gesù Bambino, mentre il fuoco incarnava l’emblema della Redenzione.

 

 

Dalla Germania, la tradizione dello Yule Log si diffuse in Gran Bretagna, nella penisola scandinava, in tutta la zona alpina, in Spagna, nei paesi dei Balcani e, last but not least, in regioni italiane quali la Lombardia e la Toscana. Successivamente, l’usanza sbarcò persino negli Stati Uniti. Il cerimoniale era simile ovunque: la vigilia di Natale, il ceppo veniva decorato (bacche, pigne, aghi di pino, vischio e piante rampicanti erano gli elementi più usati) e bruciato nel camino con una solenne cerimonia beneaugurale. Lo Yule Log si lasciava ardere per dodici notti di fila, fino all’ Epifania, e i suoi rimasugli, considerati magici, venivano conservati con cura. Ad essi si attribuivano benefici per la fecondità femminile, il raccolto, gli animali da allevamento, il benessere fisico, ed era d’uso utilizzarli per accendere il ceppo del Natale successivo. Ogni paese ha donato la propria impronta a questo rituale. Anche la pianta scelta per il ceppo variava da nazione a nazione: in Gran Bretagna, dove l’ usanza dello Yule Log venne adottata massicciamente, si preferivano la quercia, il pino, la betulla; i serbi optavano per la quercia, mentre i francesi puntavano sugli alberi da frutto.

 

 

Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo, la tradizione del Ceppo di Natale scomparve pressochè totalmente. L’ avvento delle stufe e il minor numero di camini presenti nelle case dell’ epoca fece sì che l’usanza, a poco a poco, si perdesse. Lo Yule Log, tuttavia, continua a esistere sotto un’altra forma: il tronchetto di Natale, uno dei dolci più golosi delle feste. Si tratta di un tronchetto di Pan di Spagna ricoperto di cioccolato e farcito con svariate creme. L’ aspetto è quello di un ceppo ornato di molteplici decorazioni: provate a prepararlo in casa per un Solstizio all’ insegna del gusto. Oppure, ripristinate la tradizione dello Yule Log. Procuratevi un ceppo su cui praticherete dei fori per inserirvi alcune candele. I colori di queste ultime potranno essere tipicamente natalizi, come ad esempio il rosso, il verde, l’oro. Decorate il ceppo con piante, fiori e bacche stagionali. Le candele andranno fatte bruciare durante la notte di Yule: è una variante contemporanea del Ceppo di Natale, ma risulta sempre di grand’effetto.

 

 

Foto del Ceppo di Yule con candele di Jeremy Fulton via Flickr, CC BY-NC-ND 2.0