Tendenze beauty dell’ Autunno Inverno 2023/24: qualche anteprima vista in passerella

YUIMA NAKAZATO HAUTE COUTURE: bagliori argentei che illuminano lo sguardo in modo unconventional

Dopo l’hairstyle, i riflettori di VALIUM si accendono sulle anteprime beauty dell’ Autunno Inverno 2023/24. Ad accomunare i beauty look delle sfilate, un leitmotiv su tutti: le sopracciglia folte e laminate, visibili e ben curate (oppure spesse ma selvagge). Da evidenziare anche l’utilizzo copioso dell’ eyeliner, il ritorno dello smokey eyes, il focus generale sullo sguardo con labbra mantenute al naturale. Per il resto, i fashion brand hanno puntato sull’ innovatività interpretando liberamente, ognuno con un proprio imprinting, l’arte del make up. Nella gallery, alcuni esempi significativi.

 

ANTEPRIMA: il trionfo dell’eyeliner

FRACOMINA: il ritorno dello smokey eyes

FRANCESCA LIBERATORE: pennellate di ombretto bianco sulle tempie

DUNDAS: sopracciglia folte e laminate, il top trend dell’Autunno Inverno 2023/24

VIVETTA: un mazzetto di ciglia finte lungo il bordo palpebrale inferiore

MENCHEN THOMAS: sguardo multicolor sottolineato dall’ eyeliner

DIOR HAUTE COUTURE: capelli raccolti e sopracciglia bene in vista

GIAMBATTISTA VALLI HAUTE COUTURE: make up vintage, impeccabile, con tanto di ciglia finte

ARMANI PRIVE’: rossetto rosso per un tocco di sofisticatezza in più

ANTONIO MARRAS: smokey eyes e sopracciglia “selvagge”

Y/PROJECT: rossetto solo sulla parte centrale delle labbra

SERGIO HUDSON: full focus sullo sguardo e hairstyle da pop diva anni ’90

SHUTING QIU: un mix di colori pastello sfumato in modo etereo intorno all’occhio

 

 

Tra arte, visionarietà e psichedelia pura: il backstage beauty & hair della sfilata PE 2022 di Rodarte

 

Albe che spuntano sulla fronte, fantasie zebrate, soli onirici dai colori surreali: il beauty look della sfilata Primavera Estate 2022 di Rodarte, la prima in presenza dopo lo stop pandemico, ha lasciato il parterre senza fiato. Il make up artist James Kaliardos si è ispirato a un’esperienza psichedelica e ha immaginato che le modelle l’avessero condivisa, rievocando i suggestivi rituali hippie incentrati sull’ espansione della coscienza. Ha quindi trasformato il viso in una tavolozza perfettamente uniforme, scolpendolo appena con le nuance rosate, pesca e biscotto dell’ Air Matte Blush di NARS, e si è dedicato subito dopo al make up occhi. I motivi predominanti erano tre: soli “allucinati” rosso/arancio circondati da un tripudio di raggi azzurrognoli, spot bicolor dal sapore optical e aurore nei toni dell’arancio dipinte con maestria sulla fronte. Sul beauty look aleggiava un vibrante mood cosmico, amplificato da outfit come la mantella che vedete nella foto qui sotto.

 

 

L’effetto è stato stupefacente, un make up immaginifico a metà tra l’alieno e il visionario. Ulteriori fonti ispirative del lavoro di Kaliardos sono rintracciabili nella produzione artistica della madre di Kate e Laura Mulleavy, fondatrici del brand Rodarte, e nell’ opera pittorica di Georgia O’Keeffe, che le due sorelle hanno ammirato durante una visita alle sue case-studio nel New Mexico. Rifarsi a questi temi è stato inneggiare al genio, alla fantasia e alla creatività muliebri, al potere dell’ immaginazione declinato al femminile. Per tratteggiare i disegni attorno agli occhi, James Kaliardos si è avvalso di dosi massicce di eyeliner e di pigmenti dai colori intensissimi: risaltando sulla pelle del volto quasi “au naturel”, l’ impatto visivo si è rivelato ancora più sorprendente. Al naturale erano anche le chiome delle modelle, curate dall’ hairstylist Odile Gilbert. I grandi fiori tra i capelli, un leitmotiv delle sfilate di Rodarte, stavolta erano assenti; per donare, forse, la massima enfasi al trucco psichedelico realizzato dal make up artist statunitense di origine greca.

 

“Haute Fantaisie”, la Rave Couture di Viktor & Rolf

 

La pandemia di Covid, e tutto quel che ne consegue, è uno dei motivi ispiratori predominanti nelle collezioni Primavera Estate 2021 di Haute Couture. Viktor & Rolf, per esempio, hanno preso spunto dall’ “assembramento” che ci manca di più: buttarci nella mischia e ballare, sfrenatamente, travolti dal ritmo di un sound martellante. “Haute Fantaisie”, la collezione del duo olandese, rievoca il mondo delle feste e in particolare dei Rave party, senza eguali in quanto a euforia collettiva. Il mood underground dei look, però, anzichè coincidere con la trasgressione, incarna una fuga nella fantasia all’ insegna della libertà più totale. La “Rave Couture” di Viktor & Rolf fonde l’audacia, l’ ebbrezza, l’ impetuosità di un Rave con la bellezza e con i fasti della Haute Couture. L’ irriverenza incontra l’ eleganza, la crudezza si combina con la meraviglia pura: viene esaltata l’ importanza della festa, del librarsi collettivamente sulle ali della musica, per dimenticare la cupezza dell’ era del Covid e l’attitudine al “doom scrolling” (l’ addiction alle brutte notizie riportate dallo smartphone). Il fil rouge delle creazioni di “Haute Fantaisie”, non a caso, è un incredibile mix and match di epoche e materiali. Frammenti di capi, tessuti e dettagli attingono all’ archivio di Viktor & Rolf con un duplice intento: omaggiare la filosofia sostenibile abbracciata dal duo e rievocare i “vecchi tempi”, quando scatenarsi sulla pista era un’attività liberatoria, sognando i party del futuro al tempo stesso.

 

 

La mescolanza di stili e materiali rimanda proprio alla voglia di far festa. Sembra che le modelle abbiano amalgamato più capi alla rinfusa prima di dirigersi, in tutta fretta, a un rave immaginario. Il patchwork della collezione Couture Primavera Estate 2020 del brand riappare sotto un’ altra forma, con un significato differente. “Haute Fantaisie” decreta il predominio del tulle, maestoso e in grandi balze: lo ritroviamo sui bolerini con gorgiera che amplificano le maniche e lasciano la pancia scoperta, sulle vaporose gonne da ballo, sulle maniche a sbuffo adornate di fitte ruches. Per contrasto, viene abbinato a calze che mixano pizzo e rete, top patchwork monospalla o reggiseni composti da un groviglio di fili dorati, perline in vetro e fiori tagliati al laser. Vige una regola su tutte: se un look è voluminoso dalla vita in su, diventa lineare dalla vita in giù e viceversa. Questo diktat riguarda esclusivamente la silhouette, non intacca la preziosità dell’ outfit. Perchè gli abiti sfoggiano una ricercatezza indescrivibile. Fiocchi argentati sulle spalline e sulle cinture, ricami in pizzo a profusione, tessuti floreali matelassè, applicazioni finto-casuali di fiori e ruches costituiscono solo alcuni dei tasselli che Viktor & Rolf includono nel loro puzzle “festaiolo”. Le gonne sono longuette o rasoterra, oppure sfiorano il ginocchio in un tripudio di balze. Non esistono lunghezze mini: vengono sostituite da slip riccamente ornati indossati con calze a rete punkeggianti. Gli stessi slip insieme a un top, una sorta di lingerie versione rave, risaltano in un look che li affianca ad una lunga mantella cosparsa di fiocchi. A rivestire un ruolo chiave sono anche gli accessori, come l’ opera glove spaiato e le fasce in crochet dorato che cingono la fronte, tempestate di fiori metallici o miriadi di perle. Le scarpe meritano una menzione a parte: in plastica riciclata, declinate in golosi colori bonbon, rappresentano un inno all’ eco-friendly e al buonumore al tempo stesso. Perchè le vibrazioni positive sono un indizio di rinascita; rinvigoriscono il nostro presente mentre fantastichiamo sulle feste del futuro.

 

 

Visita il sito di Viktor & Rolf per ammirare la collezione completa

 

 

Al Paese delle Meraviglie passando per la Via Lattea: il backstage beauty & hair AI 2020/21 di Marni

 

Un’ esplosione di glitter, polveri oro e argento che risplendono come le scintille di una Supernova: alla Milano Fashion Week, Marni ci ha stupito con un beauty & hair look a dir poco mozzafiato. Porta la firma di Julien d’Ys, il guru dell’ hairstyle che vanta collaborazioni con nomi del calibro di Grace Coddington, Rei Kawakubo (il loro sodalizio artistico è durato 15 anni) e Madonna, per la quale ha creato le acconciature del Re-Invention World Tour. Ai geometrici look-collage proposti da Marni per l’ Autunno/Inverno 2020/21, d’Ys ha abbinato un make up spettacolare che Francesco Risso ha definito “la nostra versione di “‘Alice nel Paese delle Meraviglie'”: glitter e vernice metal tempestano il volto, alternandosi in vistosi spot sulla fronte, sul naso e sulle guance. L’ oro e l’argento si mescolano in ordine sparso, compatti solo nella colata che ricopre metà collo. Il look d’insieme è cosmico, volutamente imperfetto, tutto incentrato su uno scintillio in dosi massicce. Sulle palpebre e sulle labbra, quando non vengono lasciate “nude”, risaltano pennellate irregolari di colore che spaziano dal nero all’ azzurro passando per il vinaccia.

 

 

Passando all’hairstyle, Julien d’Ys crea un effetto wet e spalma sulle ciocche la stessa vernice, gli stessi glitter utilizzati per il make up. Il risultato, intriso di magia, travolge lo sguardo con la forza impattante di una Supernova. L’ allure stellare  che sprigiona ci trasporta in una dimensione altamente avveniristica: un “Paese delle Meraviglie” raggiungibile esclusivamente attraverso la Via Lattea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 3)

GIAMBATTISTA VALLI. 1

Anche nel caso di Giambattista Valli, è stato davvero arduo selezionare tre look dalla collezione di Haute Couture Primavera Estate 2020. Alla Galleria del Jeu de Paume di Parigi, Valli ha preferito allestire una mostra aperta al pubblico piuttosto che far sfilare le sue creazioni. La scelta democratica del designer romano, che abbraccia l’inclusività distanziandosi dall’ “esclusivo”, ha riscosso un successo enorme, corroborato da abiti che rappresentano la quintessenza dell’ Alta Moda: i look sembrano sorti da un giardino fiorito. Full skirt composte da un tripudio di tulle, spirali di ruche, strascichi regali, taffetà che definisce virtuosismi scultorei e maniche a sbuffo, mantelle, megafiocchi, linee impero alternate a forme a palloncino, sono i cardini di una collezione che anche nelle nuance (giallo ranuncolo, fucsia, rosa, bianco, azzurro polvere) ricorda un paradiso floreale.

 

GIAMBATTISTA VALLI. 2

GIAMBATTISTA VALLI. 3

 

ELIE SAAB. 1

Il couturier libanese immagina una donna che esplora le sontuose stanze del Castello di Chapultepec, fatto costruire nel 1863 dal Viceré di Città del Messico, e dà vita a creazioni impregnate di echi dell’ impero messicano. Arabeschi dorati, pizzi, maniche a sbuffo e lunghe mantelle delineano un’ eleganza opulenta, maestosamente luxury, dove i ricami floreali si inerpicano su tessuti impalpabili e il punto vita viene sempre sottolineato da una cintura. Il mood è Barocco, impreziosito da bagliori costanti e da ruche che enfatizzano una femminilità da Red Carpet. La palette cromatica decreta il trionfo del bianco e dell’avorio, sporadicamente affiancati dal celeste, dal corallo, dal turchese, dal cipria e dal lime. Il risultato? Decisamente scenografico.

 

ELIE SAAB. 2

ELIE SAAB. 3

 

VIKTOR & ROLF. 1

Torna il tema della sostenibilità, ma in chiave del tutto inedita: ispirandosi ai personaggi del libro “La piccola casa nella prateria” di Laura Ingalls Wilder e all’iconica “Holly Hobbie” creata dall’ omonima scrittrice e acquarellista, Viktor & Rolf creano una collezione completamente incentrata sul patchwork. Lo stile ricorda quello del Far West, dell’ era vittoriana, con le lunghe gonne ed i colletti arricciati, ma il duo creativo lo rielabora alla luce del proprio imprinting. Gli abiti, prevalentemente lunghi, si svasano nel fondo e sono arricchiti di balze, la vita è alta, bande di ruche decorative fanno da leitmotiv, ma il clou è rappresentato dal patchwork che plasma ogni look. Per realizzare gli outfit, Viktor & Rolf hanno utilizzato miriadi di campioni di stoffa del loro archivio e li hanno assemblati insieme: ne è scaturita una collezione che coniuga i valori eco-sostenibili con la sublimazione di un’ estetica imperfetta.

 

VIKTOR & ROLF. 2

VIKTOR & ROLF. 3

 

VALENTINO. 1

L’ Alta Moda come espressione del “sogno”, quindi del subconscio: ovvero, la libertà di esprimere la nostra essenza più profonda e autentica. Pierpaolo Piccioli si ispira a questo principio per dar vita ad una collezione che segna un punto di svolta nella sua estetica. I lunghi abiti fiabeschi, arricchiti da gonne ampie e voluminose, lasciano il posto a silhouette più fascianti, molto spesso a mermaid dress che emanano un’ eleganza magnetica. Lavorazioni scultoree non mancano, come le ruche forgiate su un top che sembra composto da petali di rosa, i fiocchi che adornano la vita sono un inno alla femminilità. Accessori quali gli opera glove in pelle e gli orecchini con lunghissimi pendenti “a ventaglio” diventano un tutt’uno con il look, mentre i colori di partenza  – il bianco, il nero, il rosso – si alternano progressivamente al blu elettrico, al rosa confetto, al viola, al rosso Valentino e al verde giada. Conclude lo show un abito tinto di un pink etereo, con spacco laterale mozzafiato ed un tripudio di piume al posto del corpetto: se l’ Alta Moda è sogno, questa ne è la dimostrazione pura.

 

VALENTINO. 2

VALENTINO. 3

 

To be continued…

 

 

Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 2)

STEPHANE ROLLAND. 1

Il cerchio assurto a leitmotiv. Funge da decoro, si apre ad oblò, delinea alti colli, tratteggia le forme ed i volumi di abiti sontuosi, al tempo stesso vaporosi ed essenziali in virtù delle geometrie che li contraddistinguono. Cinque colori di base (bianco, nero, blu elettrico, beige e fucsia) ricorrono, decisi, per sottolineare le sensuali asimmetrie dei long dress, evidenziare linee a uovo e potenziare l’impatto cromatico di gonne ampissime e corredate di strascico. In alcuni look, le nuance si uniscono in un bicolor netto valorizzando grafismi e tagli stilizzati. E se gli abiti abbracciano silhouette svariate (a tunica, affusolata, ovale, svasata, over nelle gonne fiabesche e arricchite di ruche), è sempre la purezza a prevalere: bandito ogni orpello e barocchismo.

 

STEPHANE ROLLAND. 2

STEPHANE ROLLAND. 3

 

GIORGIO ARMANI PRIVE‘. 1

Uno chic squisito e dai tratti esotici, prevalentemente orientali, che è una vera e propria ode all’ Ikat. La collezione si apre con innumerevoli “ensemble” di pantalone e giacca, moltiplicando i modelli di quest’ultima ma rimanendo fedele alla linea a sigaretta, o comunque stretta in fondo, dei pantaloni. Poi, inizia una parata di abiti da sera che sono meraviglia pura: spicca un tripudio di blue elettrico, alternato al verde smeraldo e al verde giada, i corpetti lasciano le spalle nude (quando non sono rivestite di tulle), le gonne si fanno sempre più impalpabili declinandosi in forme ad anfora, svasate oppure lunghe e dritte. Le frange abbondanti, le cromie e i decorativismi rievocano l’eleganza del pavone, un’ opulenza regale e sofisticata ma mai ridondante.

 

GIORGIO ARMANI PRIVE’. 2

GIORGIO ARMANI PRIVE’. 3

 

GIVENCHY. 1

Clare Waight Keller elegge il giardino a motivo ispiratore. E lo tramuta  in una metafora dell’esistenza osservata “a ritroso”, con tutti i ricordi, le amicizie, le esperienze susseguitesi stagione dopo stagione: un patrimonio ricco di insegnamenti di vita. I giardini di Monk’s House (la residenza di Virginia Woolf), del Castello di Sissinghurst e di Le Clos Fiorentina, la villa di Hubert de Givenchy sulla Costa Azzurra, sono i principali riferimenti della designer. Non è un caso che i look della sua collezione siano preziosi come i fiori di un giardino all’ inglese, adornati di ruche che gareggiano in bellezza con i petali e di decori scultorei simili a enormi corolle. Drapeggi, volant, plissé e increspature rappresentano i cardini di una sartorialità sublime che cromaticamente raggiunge le più alte vette in un dégradé inneggiante ai colori di una viola del pensiero.

 

GIVENCHY. 2

GIVENCHY. 3

 

MAISON MARGIELA ARTISANAL. 1

John Galliano ribadisce la sua vena iconoclasta e fa sfilare capi classico-borghesi attualizzati all’era cyber. La riflessione da cui parte è incentrata sulla sostenibilità della moda e sul riciclo: in un’epoca in cui è emersa l’importanza del riutilizzo, il designer si propone di applicare il concetto anche agli abiti. Destruttura totalmente, quindi, i basic dell’ abbigliamento classico, per poi riassemblarli in un tripudio di materiali di recupero. L’operazione di Galliano non riguarda però solo il riuso, ma anche la trasformazione dei prodotti: li taglia, li ricuce, li tinge di colori vibranti (turchese, lime, violetto, azzurro cielo), crea perforazioni seriali che diventano dei veri e propri pattern. Lunghi abiti affusolati e tempestati di fori ricorrono nella collezione almeno quanto i cappotti oversize, cuciti assieme tramite impunture volutamente maldestre. Per instaurare un rapporto tra l’artigianalità dell’ Haute Couture e un “fatto a mano” eco-sostenibile.

 

MAISON MARGIELA. 2

MAISON MARGIELA. 3

 

 

 

Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 1)

DIOR. 1

Il 20 Gennaio, a Parigi, l’Alta Moda è tornata in passerella. Sono 35 le griffe in calendario per le sfilate delle collezioni di Haute Couture della Primavera Estate 2020, inframmezzate ad eventi, presentazioni (come quella della nuova limited edition di piumini firmata da Pierpaolo Piccioli per Moncler Genius) e party: a dare il via alla kermesse è stata una Maison storica, Schiaparelli, seguita da prestigiosi brand internazionali quali Dior, Giambattista Valli, Elie Saab, Givenchy, Giorgio Armani Privè, Maison Margiela, Viktor & Rolf, Zuahir Murad, Valentino e molti altri ancora. La chiusura è prevista per stasera, dopo una giornata dedicata ai new talents della Couture (sarà lo stilista camerunese Imane Ayissi a concludere i défilé). Tra le notizie più discusse, la celebrazione del 50esimo di Jean-Paul Gaultier ed il suo addio al catwalk: il 22 Gennaio, l’ “enfant terrible” ha messo in scena l’ ultima sfilata di una lunga ed acclamata carriera. Ha annunciato, però, di avere già un nuovo progetto che riguarda la Maison de Couture Gaultier Paris. Per saperne di più, non ci resta che attendere. Intanto, godiamoci una sintesi a puntate delle esclusive creazioni che i top name dell’ Alta Moda dedicano alla Primavera Estate 2020.

 

DIOR. 2

“The Female Divine”, l’ installazione dell’ artista femminista Judy Chicago, fa da location al défilé e lancia un interrogativo chiave: “What if the women rule the world?”, arricchito da una serie di domande a corollario del tema. Sono questi spunti ad ispirare  Maria Grazia Chiuri, che manda in scena una collezione completamente incentrata sul concetto di femminilità divina. Sfilano innumerevoli declinazioni del peplo, sempre impalpabile, denso di drappeggi e di plissettature. Tra le nuance colpiscono l’oro (da sempre emblema di regalità) e i toni avvolgenti del beige, del bronzo, del tortora e del rosso affiancati alle più tenui gradazioni di celeste e di cipria. La donna a cui Chiuri fa riferimento è una Atena che coniuga potenza ed armonia sotto l’aspetto temperamentale, estetico ed intellettuale: attraverso la rievocazione della mitologica figura della dea, emerge una forza femminile ancestrale che simbolizza la sua capacità generatrice mediante copiose spighe ornamentali.

 

DIOR. 3

 

RALPH & RUSSO. 1

Il 2020 sancisce il primo decennio di attività di Ralph & Russo e il duo lo celebra con una collezione ad hoc: l’ ispirazione attinge agli archivi del brand, da cui Tamara Ralph estrapola i dieci look più iconici per rivisitarli e attualizzarli al gusto contemporaneo. “Femminilità” sembra essere la parola d’ordine, un input esaltato da tessuti paillettati, trasparenze, drappeggi, ruche, cristalli e piume in abbondanza. La palette cromatica punta sul pastello e sul dégradé, non tralasciando il giallo carico e colori neutri come il nero alternato ad un bianco argenteo. Per completare i look, un grande fiocco adorna l’acconciatura delle modelle.

 

RALPH & RUSSO. 2

RALPH & RUSSO. 3

 

SCHIAPARELLI. 1

Una collezione fondata su un dualismo: la donna “Surrealista” e la donna “Seduttrice”. Daniel Roseberry caratterizza l’una e l’altra con stili diversi, ma sempre in linea con l’heritage della storica Maison Schiaparelli. Non è raro, però, che quelle due figure si contamino a vicenda. I giochi di volume risaltano vistosi drappeggi asimmetrici, i gioielli vengono incorporati negli outfit oppure si disseminano sul corpo così come sugli abiti e i pantaloni, sempre larghissimi, sono a vita alta ed abbinati a giacche indossate sulla pelle nuda. Accanto al bianco, al nero e al nude risalta un tripudio di nuance “surrealiste” come il blu elettrico, il rosa fluo, l’arancio, il rosso e il turchese, che insieme trionfano nel look che chiude la sfilata: un long dress semitrasparente, in nylon perlato, con enormi maniche balloon a strisce.

 

SCHIAPARELLI. 2

SCHIAPARELLI. 3

 

CHANEL. 1

Ispirazione Coco Chanel per la seconda collezione di Haute Couture disegnata da Virginie Viard, che focalizza la sua attenzione sul periodo che Mademoiselle, appena adolescente, trascorse nell’ orfanatrofio dell’ Abbazia di Aubazine a Corrèze. Le uniforme sobrie, i colori austeri, il rigore imperante di quegli anni hanno verosimilmente influenzato lo stile di Chanel più di quanto si possa immaginare. Viard si appropria di queste suggestioni e le traduce in look da educanda dove predominano la lana e il tweed, lunghezze “caste” e colletti alla Peter Pan, il tutto nei colori del grigio e del nero. La collezione sfocia poi in un bianco idilliaco ed abbraccia materiali più soavi: pizzo, chiffon e taffetà si abbinano a ricami, linee svasate e maniche a sbuffo che ingentiliscono gli abiti anche quando il nero e il grigio riprendono il sopravvento.

 

CHANEL. 2

CHANEL. 3

 

 

 

Valentino Daydream, un sogno ad occhi aperti al Summer Palace di Pechino

 

Daydream, ovvero “sogno ad occhi aperti” ma anche “fantasticare”, se considerato come verbo: così Pierpaolo Piccioli ha chiamato il défilé-evento che Valentino ha mandato in scena il 7 Novembre al Summer Palace di Pechino. Nella settecentesca, splendida location – un’ ex residenza imperiale situata in un parco che ospita svariati edifici, pagode, padiglioni e persino un lago – ha sfilato una collezione di Haute Couture che ha onorato il titolo dello show. Un vero e proprio sogno ad occhi aperti ha ammaliato, fatto fantasticare il pubblico accorso, evidenziando l’incanto puro scaturito dal connubio tra il Rinascimento Italiano, ormai un’ispirazione signature della Maison, e la tradizione cinese più squisita: le creazioni indossate dalle modelle, meravigliose in quanto a bellezza e a spettacolarità, emanano una allure colma di fascino. Abiti dai volumi extra, quasi sempre svasati, ostentano una sartorialità strepitosa arricchita da fiocchi, decori scultorei, finissimi ricami, un tripudio di ruche e di applicazioni floreali, il tutto declinato in una palette cromatica mozzafiato. Rosso e fucsia in bicolor, verde smeraldo, rosa, oro, argento e bianco ghiaccio si alternano al “rosso Valentino” in un crescendo di preziosità, risaltando una serie di drappeggi, puff sleeve e forme a ventaglio a dir poco “imperiali”.

 

Una pagoda del Summer Palace di Pechino

Dotati di strascichi e lunghe mantelle non di rado, gli abiti – a cui Piccioli ha dato il nome dei sarti artigiani grazie ai quali hanno preso vita – vantano uno straordinario processo di realizzazione: basti pensare ai 500 metri di stoffa utilizzati per una singola creazione, alle migliaia di paillettes (fino a 32.000) profuse su alcune mise così come ai fiocchi e ai fiori innumerevoli applicati sui long dress, un’ abbondanza di materiali che ha richiesto infinite ore di lavorazione. Il risultato di tanto splendore, in passerella ha raggiunto il suo apice: l’ incedere delle modelle, visioni celestiali (un termine che in questo caso potrebbe derivare proprio da “Celeste Impero”) nei loro copricapi scintillanti, creature argentee dalla testa ai piedi, leggiadre dee orientali, ha pervaso la sala di una magia indescrivibile. Il make up ideato da Pat McGrath, in tal senso, è stato basilare. A fare da leitmotiv sono dosi massicce di eyeliner, mascara e lipstick rosso laccato, utilizzate però in modo differente. Un look in total silver ha lasciato a bocca aperta il pubblico: miriadi di paillettes ricoprono un lungo abito con cappuccio, mentre il viso della modella, completamente argentato a sua volta, ne accentua l’allure lunare: viaggiando con la fantasia, potrebbe quasi sembrare un omaggio alle oltre 900 tonnellate di “tael” d’argento che, due secoli orsono, l’ Imperatrice Cixi destinò alla ristrutturazione del Summer Palace portandolo all’ odierno splendore. Altre uscite hanno visto prevalere volti di porcellana adornati di rossetto e di un eyeliner in deciso stile cat eye, mentre velette in rete rigida tempestata di Swarovski si sono contraddistinte per la loro iconicità. In questo caso, i visi vengono celati pressochè totalmente, rimandando forse a un concetto di “maschera” molto presente nella cultura cinese. Il beauty look di Pat McGrath e le creazioni di Pierpaolo Piccioli si sono fuse in un mix superbo, onirico ed oltremodo raffinato. La filosofia del direttore creativo di Valentino, sempre più tesa all’ inclusività e al pluralismo culturale, ha trionfato anche nel Paese della Grande Muraglia, dove il savoir faire italiano e le suggestioni cinesi hanno dato vita a una stupefacente alchimia. Non c’è alcun dubbio: Daydream ha scritto una nuova pagina nella storia della Maison Valentino.

 

  Il gran finale della sfilata