Fellini e “La strada”

 

” In quel nostro primo incontro sulla terrazza del Lido, a un certo punto Fellini s’inoltrò nel racconto di La strada. Fu un momento sospeso tra la magia e l’ imbarazzo. L’idea che stesse progettando un film-favola, sia pure d’ispirazione neorealista, mi preoccupò per lui. Tanto che mi proposi, alla prima occasione, di sconsigliarlo vivamente, cosa che poi ebbi l’ opportunità di fare. Nello stesso tempo, però, mi rendevo conto che il narratore ci andava schiudendo dei panorami tali da consentire prospettive nuove su realtà antichissime: l’ Italia povera, i campi fangosi e freddi attraversati dai sottoproletari dello spettacolo, il rapporto brutale e primitivo fra l’uomo e la donna, ovvero il mondo contadino sopravvissuto ai margini delle vie consolari, i linguaggi perduti, i riti magici, i ricordi infantili e ancestrali. Senza rendersene conto, con perfetta naturalezza, quel cineasta di tipo nuovo si preparava a buttar giù i muri della cultura piccolo borghese dentro i quali la crescita dell’ Italia unita, in una regione come la sua Romagna fortemente segnata dal potere temporale, aveva cancellato i segni delle culture precedenti. Apprezzato o tollerato al tempo dei primi film come bozzettista crepuscolare, Fellini finì infatti per suscitare un’alzata di scudi con la triste odissea di Gelsomina, considerata elusiva e criptocattolica. Per anni nei caffè di via Veneto, nei saggi e nei dibattiti si andò proclamando che Fellini, con la sua formazione spavaldamente antintellettuale, era “fuori della cultura”. Solo dopo la svolta degli anni sessanta la sinistra pensante restituì legittimità alla forma della favola, riconoscendone il carattere mitografico, simbolico e perfino eversivo. E dovettero scomparire Stalin, Benedetto Croce e Pio XII perchè gli orizzonti si allargassero; sicchè quando i sapienti si avventurarono nel territorio inesplorato delle scienze dell’ uomo, fu per molti una sorpresa constatare che il regista di La strada era già là.”

Tullio Kezich, da “Federico. Fellini, la vita e i film”

 

Nella foto: una scena tratta dal film “La strada” con Zampanò (Anthony Quinn) e Gelsomina (Giulietta Masina). Immagine di Bucherwiliam, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

 

La sposa di For Love & Lemons, un incantevole connubio di sfrontatezza e preziosità

 

Sono abiti da sposa come non li avete mai visti, quelli di For Love & Lemons: preziosi, romantici, ma al tempo stesso sfrontati e audaci. Il marchio, fondato a Los Angeles da Laura Hall e Gillian Rose Kern, si è arricchito di una linea che esplora a 360 gradi il giorno del sì: dal look per l’addio al nubilato alla lingerie, dall’abito da sposa alle mise dedicate agli invitati, dagli accessori alle creazioni pensate per la luna di miele. Il tutto, tenendo fede ai valori del brand: l’ innovazione, la sperimentazione, la libertà creativa, la sostenibilità associata ad un profondo amore per il pianeta. La donna a cui si rivolge questa griffe totalmente al femminile, composta al 100% da un affiatato team di “sognatrici”, è intrepida e indipendente, ama l’avventura e si butta nella vita senza temere di intraprendere un proprio cammino. L’ intera collezione bridal ruota attorno ad una musa che possiede le suddette caratteristiche: basta guardare il lookbook, scattato in assolate distese campestri. Le immagini rimandano ai paesaggi di una California vissuta on the road, tra strade sterrate, fattorie sperdute e balle di fieno ammucchiate una sopra l’altra. Gli abiti da sposa, femminilissimi e sensuali, risaltano divinamente in un simile scenario. Hanno ampie maniche a sbuffo, spacchi vertiginosi, morbidi drappeggi, vaporose gonne in pizzo, corpetti stile impero, sono tempestati di rosette in tulle. Il velo predomina, ornato di ruche o accorpato a fiabesche coroncine floreali, ma non di rado viene sostituito da un cappello da cowboy o da maxi fiocchi en pendant con quelli dell’abito. Gli accessori sono decisivi: la sposa di For Love & Lemons mostra con fierezza la giarrettiera bianca e sfoggia camperos dello stesso colore, coniugando tradizione e modernità. Oppure, indossa guanti in pizzo e abbina i sandali con tacco massiccio a dei calzini corti e candidi bordati di rose in 3D. Le forme sono fluide, eteree, fluttuanti, i tessuti includono la viscosa Ecovero (rigorosamente sostenibile), il tulle, lo chiffon, lo chiffon di seta, il pizzo e materiali sintetici quale il nylon, l’elastan e il poliestere riciclato.

 

Josey Bridal Gown

L’ impatto visivo del look è straordinario. Delinea i connotati di una sposa che esprime la propria personalità anche in occasione del Grande Giorno, che non rinuncia alla propria autonomia né alla propria seduttività. Che opta per uno stile incantevole combinandolo, per contrasto, con un mood impavido e ad alto tasso di indipendenza.

 

Rosalia Bridal Gown

Vera Bridal Gown

Nicola Bridal Gown

Leia Bridal Gown

Cora Bridal Gown

Willow Bridal Gown

Lily Bridal Dress

Esme Bridal Gown

Pearl Bride Dress

 

 

La colazione di oggi: i pancake, le golose e salutari frittelle americane

 

Segni particolari: deliziosi e leggerissimi. Non è un caso che i pancake, un must della prima colazione negli Stati Uniti d’America, siano ormai diffusi a livello mondiale. Sono frittelle soffici simili alle crepes, ma le superano in spessore (5 mm circa). Sommamente eclettici, ricchi di carboidrati, proteine e sali minerali, i pancake rappresentano l’ideale sia per una colazione dolce che salata. Nel primo caso si farciscono con sciroppo d’acero o con miele, marmellata, crema al cioccolato, yogurt e frutta di stagione, nel secondo si consumano generalmente con le uova o con il bacon. Il “topping” è sempre molto elaborato e definisce i connotati del pancake. Al di là dell’ aspetto invitante, poi, i pancake sono altamente benefici: contengono un gran numero di nutrienti fondamentali per la nostra alimentazione.

 

 

La virtù principale della frittella americana? Fornire energia. Non stupisce che i pancake siano adorati dagli sportivi; inoltre, hanno il merito di saziare la fame senza appesantire lo stomaco, poichè sono leggeri e ricchi di proteine. Andiamo subito a scoprire tutte le loro proprietà. Gli ingredienti basilari per prepararli sono il latte e la farina d’avena; seguono lo zucchero, un uovo, l’olio di semi e il lievito per dolci. La farina d’avena, che abbonda di fibre, è un toccasana per la digestione e tiene a bada i livelli di colesterolo nel sangue grazie alla leticina. Questo tipo di farina contiene proteine in quantità, aminoacidi, importanti minerali quali il potassio, il fosforo, il ferro, il calcio, e un buon numero di vitamine (in particolare quelle del gruppo B). Il latte che i nutrizionisti consigliano di utilizzare è il latte vaccino, meglio se parzialmente scremato, ma sono perfette anche bevande vegetali come quella di cocco, soia e avena. L’olio di semi incluso nella ricetta, invece, è preferibile che sia  di mais. I pancake possono essere preparati sostituendo allo zucchero un pizzico di sale: una buona notizia per i diabetici e per chi soffre di iperglicemia.

 

 

Con le guarnizioni ci si può sbizzarrire a piacimento. Prenderò come riferimento la tipica colazione italiana, tutto fuorchè salata, per suggerirvi qualche alimento da destinare al topping: lo sciroppo d’acero (gettonatissimo in America) è un dolcificante naturale estremamente salutare. Contiene meno calorie dello zucchero e dosi massicce di ferro, calcio e vitamina B1. In più, svolge un’azione depurante ed è un ottimo tonificante per l’umore. Alternative allo sciroppo d’acero possono essere rappresentate dal miele, dalla marmellata (clicca sui link per rintracciare i rispettivi benefici), dalla crema al cioccolato fondente, un potente antiossidante e antidepressivo naturale, e dallo yogurt, meglio se bianco o greco per ottimizzare l’ apporto di calcio e proteine. Altri alimenti ricorrenti nelle farciture sono la frutta di stagione (potreste provare le fragole, new entry di Aprile), un’autentica miniera di fibre, minerali, zuccheri “buoni” e vitamine, e frutta secca come le noci, le mandorle e le nocciole, ricche di minerali e grassi insaturi, i cosiddetti “grassi buoni” (abbassano il livello di colesterolo nel sangue). Mi fermo qui. Adesso tocca a voi: non vi resta che organizzare una prima colazione a base di sani e golosissimi pancakes!

 

 

 

London Fashion Week: 10 flash dalle collezioni Autunno Inverno 2023/24

 

Quali sono state le proposte che, dal 17 al 21 Febbraio, ha lanciato la London Fashion Week? Le collezioni Autunno Inverno 2023/24 hanno sfilato durante una kermesse che includeva più di 100 eventi. Attesissimi soprattutto Burberry, oggi sotto la Direzione Creativa di Daniel Lee (dove è approdato dopo tre anni in Bottega Veneta), e il debutto del nuovo “format” di Moncler Genius, un vero e proprio laboratorio artistico che, oltre a inaugurare sempre nuove co-labs con gli stilisti, spazia dall’arte allo sport, dal design alla cultura. Sui catwalk londinesi erano presenti pressochè tutti i big e un gran numero di emergenti: Richard Quinn, Paul Costelloe, Erdem, Christopher Kane, JW Anderson, Simone Rocha, Roksanda, Emilia Wickstead e Molly Goddard (per fare solo qualche nome) si sono alternati a Nensi Dojaka, Yuzefi, Steven Stokey-Daley, Sjoon, Saul Nash, Susan Fang e molti altri brand ancora. Assenti invece marchi come Rejina Pyo, KNWLS, Poster Girl, Stefan Cooke, ma potrebbero svelare le proprie collezioni fuori calendario. La Settimana della Moda londinese è stata trasmessa in streaming sulla piattaforma della London Fashion Week e, naturalmente, tramite i siti ufficiali e i social di tutte le griffe partecipanti. Concludo qui: è il momento di passare alla selezione dei dieci look che ho tratto da altrettante collezioni…

 

16Arlington

Piume, paillettes, ricami perlescenti e luccichio per un chic ad altissimo tasso di fascino. Le modelle sfilano su un catwalk di fondi di caffè a simboleggiare un risveglio (sappiamo tutti che il caffè è la bevanda della prima colazione), nello specifico il risveglio dai tempi bui che il designer Marco Capaldo ha sperimentato dopo la scomparsa della sua compagna Kikka Cavenati, stilista e co-fondatrice di 16Arlington.

Molly Goddard

Gli iconici e ampi doll dress in tulle cambiano volto, coniugandosi con uno stile ispirato al Campus e con inedite stampe leopardate. Nastri di gros grain donano nuova linfa agli abiti e a capispalla (prevalentemente blazer e cappotti) dal gusto preppy.

Roksanda

Il colore è quello signature di Roksanda: saturo, vibrante, in questo caso anche fluo. L’ispirazione guarda all’artista giapponese Atsuko Sanaka, membro del Gruppo Zero e del Gruppo Gutai (il movimento artistico che Jirō Yoshihara fondò nel 1954). I look sono autentiche sculture sostenute da tubi che volteggiano attorno al corpo. Colpisce un velo asimmetrico che copre il capo per metà e ricade lateralmente lungo il busto.

Simone Rocha

Rocha si ispira a Lughnasadah, la festa del raccolto degli antichi Celti, ricreando il mood che animava i suoi rituali. Tessuti increspati rimandano alle distese dei campi di grano e gli intrecci in rafia a gigantesche, aggrovigliate balle di fieno. I nastri rossi abbondano, rievocando il sangue che si usava “spennellare” sul volto dei bimbi per tenere a distanza la malasorte. Non mancano i pizzi vagamente “clericali” e le applicazioni floreali tipiche di Simone Rocha.

Richard Quinn

Appassionato di Haute Couture, Quinn guarda allo stile Chanel dell’era Lagerfeld e manda in scena creazioni disseminate di stampe, applicazioni e ricami floreali. Conclude la sfilata una parata di look nuziali in total white, dove risaltano – tra l’altro – scolli bordati di immense rose bianche in 3D.

JW Anderson

Un omaggio a Michael Clark, il coreografo e ballerino scozzese  che fu definito “l’iconoclasta della danza Britannica”. Accanto al grande danzatore, Anderson celebra Vivienne Westwood e la cultura underground del Regno Unito alternando look a metà tra lo scultoreo e lo spigoloso, uno stile che ammicca allo streetwear e capi iconici, come il top in finto pelo con tasche a marsupio.

David Koma

Un’ode a Marlene Dietrich e allo stile androgino che impose negli anni ’30, ma lo smoking viene aggiornato al terzo millennio: la giacca rimane, ampia e squadrata, però si abbina alla cravatta e ai pantaloni in vernice o a vertiginosi cuissardes. Predominano il total black e il total red, sfrontato e sensuale, entrambi adornati di paillettes e di voluminosi colli o stole in pelliccia.

Erdem

Erdem si focalizza su uno degli aspetti più oscuri dell’età vittoriana: le case destinate alle giovani donne con un vissuto problematico e senza mezzi di sostentamento. Gli abiti sono ricchi di motivi a sbuffo, ruches e balze, e si accompagnano ad opera gloves bordati di enormi volants. Le stampe fiorite in stile carta da parati proliferano, la cupa palette cromatica viene intervallata dal lilla e da un giallo vivido. Chiudono la sfilata tre look avvolti in un velo fumé impreziosito da arabeschi argentei che rimandano all’Art Nouveau.

Christopher Kane

Elementi ricorrenti nello stile di Kane, come il fetish e la natura, si inglobano in una collezione che fa della gonna a tournure (più voluminosa nella parte alta) il suo leitmotiv. Spesso l’ effetto è ottenuto tramite un trupudio di ruches in vinile “scolpite” su gonne o abiti nello stesso materiale. Le forme sono altrimenti fluttuanti, decorate con ricami floreali o stampe che riproducono animali da cortile all over.

Burberry

Il marchio viene “rivisitato” da Daniel Lee con giocosità e sense of humour. Il classico Burberry check si fa obliquo assumendo una forma a rombo, la stampa “anatroccolo” predomina (prendendo forse spunto da un modo di dire inglese che connette pioggia e anatre), tramutando l’uccello in questione anche in accessorio: basti pensare a un berretto con lunghe zampe palmate che incorniciano il volto. Le forme sono comode, i materiali  antifreddo – un esempio? le calze super spesse con motivo check. Gli accessori rivestono un ruolo fondamentale: stivali da pioggia, scarpe imbottite da arrampicata, manicotti in ecopelliccia e massicci cappelli alla Davy Crockett si affiancano a borse e bisacce a tracolla di grandi dimensioni.

 

 

Le Frasi

 

“Non mettetemi accanto a chi si lamenta
senza mai alzare lo sguardo,
a chi non sa dire grazie,
a chi non sa accorgersi più di un tramonto.
Chiudo gli occhi, mi scosto di un passo.
Sono altro.
Sono altrove.”
(Alda Merini)

 

 

Il close-up della settimana

Jeremy Scott con Madonna al MET Gala 2017 . Foto (cropped) di Danilo, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Dopo dieci anni di successi, Jeremy Scott lascia la Direzione Creativa di Moschino. Le strade del designer statunitense e del brand che Franco Moschino fondò nel 1983 si dividono. In molti si chiedono quale sarà l’esito di questa separazione: Scott, infatti, ha saputo egregiamente interpretare lo spirito del marchio. Sembrava impresso nel suo stesso DNA. L’ironia, l’irriverenza e l’estro dell’ indimenticato Franco Moschino (venne a mancare nel 1994) sono gli identici valori di riferimento di Jeremy Scott, che li ha riproposti in chiave ancora più pop e giocosa. La cifra stilistica di Scott, intrisa di una potente vena dissacratoria, mixa elementi camp, personaggi dei cartoon, icone e simboli del consumismo rielaborandoli con straordinaria inventiva. Il senso dell’ umorismo – da non confondersi con il sarcasmo – troneggia in un tripudio caleidoscopico di colori, gioia di vivere e citazioni: da Sponge Bob a Barbie, dalla logomania ai colossi del fast food. In questo vortice rientrano memorabili collezioni, come quella “devastata dalle fiamme” (l’abito che incorpora un enorme chandelier è diventato un cult), ma anche omaggi al cinema di Fellini e al magico mondo del circo. Senza dimenticare l’orsetto adorato da Franco Moschino, che Jeremy Scott ha rivisitato genialmente e tramutato persino in un profumo. Lo stilista, nato nel 1975 a Kansas City, era al timone creativo di Moschino dal 2013 e ha debuttato con la collezione Autunno Inverno 2014/15 del brand.

 

Un look Moschino per la Primavera Estate 2023

Le celebrities lo venerano letteralmente. Tra le sue fan più sfegatate spiccano Rita Ora, Katy Perry, Madonna, Miley Cyrus, Rihanna, Jennifer Lopez e Lana Del Rey, per fare solo qualche nome. Katy Perry, peraltro, non è passata inosservata in un surreale abito chandelier firmato Moschino al MET Gala 2019, l’edizione dedicata al camp. Oggi, Jeremy Scott dice addio al Gruppo Aeffe, la società di cui fanno parte, oltre a Moschino, marchi come Alberta Ferretti, Philosophy e Pollini, con la collezione Autunno Inverno 2023/24 che ha presentato alla Milano Fashion Week. “Sono fortunato ad aver avuto l’opportunità di lavorare con una forza creativa qual è Jeremy Scott. Voglio ringraziarlo per il suo impegno decennale nei confronti della Maison Moschino e per avere lanciato una visione distintiva e gioiosa che sarà per sempre parte della storia di Moschino“, ha dichiarato il Presidente di Aeffe Massimo Ferretti. Scott ha replicato con parole altrettanto entusiastiche: “Questi dieci anni in Moschino sono stati una fantastica celebrazione di creatività e immaginazione. Sono davvero orgoglioso del lavoro che mi lascio alle spalle. Vorrei ringraziare Massimo Ferretti per avermi concesso l’onore di guidare questa fantastica maison.  Vorrei anche ringraziare tutti i miei fans in tutto il mondo che hanno celebrato me, le mie collezioni e la mia visione. Senza di voi nulla di ciò che è stato sarebbe stato possibile.” Per Moschino si chiude, quindi, una vera e propria epopea: con Jeremy Scott, la “brand essence” di cui Franco Moschino aveva dotato il marchio è andata rafforzandosi di anno in anno. Non ci resta che attendere per saperne di più sulle intenzioni e sulle decisioni dell’iconica griffe.

 

 

Tendenze PE 2023 – Lasciati irretire dalla rete

Gabriele Colangelo

 

La lavorazione a rete è uno dei top trend della Primavera Estate 2023. Viene realizzata nei modi più disparati, di frequente a crochet, e in generale tramite procedimenti che riproducono l'”effetto rete” pur non servendosi del tessuto a rete. Alcuni brand – uno su tutti Proenza Schouler – l’hanno tramutata in un leitmotiv della propria collezione. La rete instaura un connubio perfetto con la bella stagione: è chic,  seduttiva, intriga grazie a un fascinoso gioco di “vedo non vedo”. L’ideale, insomma, per irretire e lasciarsi irretire piacevolmente.

 

Lanvin

Gabriela Hearst

Jill Sander

Puppets and Puppets

Bronx and Banco

Raf Simons

Proenza Schouler

Khaite

Dior

GCDS

Giambattista Valli

 

Ricordi

 

” Questo luogo non ha mai avuto alcun rapporto né con me né con i miei antenati, ma chissà che un giorno non nasca fra noi uno stretto legame, un legame che si manterrà vivo per tutta la mia discendenza. Pensavo a ciò mentre salivo gli stretti scalini di pietra ricoperti di muschio sul retro della casa. Quella scalinata conduceva a uno spiazzo di circa sedici metri quadrati che non poteva essere sfruttato in altra maniera se non come punto panoramico. Ogni volta che venivo qui in cerca di solitudine, il silenzio a poco a poco mi penetrava nell’anima, liberava la mia mente da ogni pensiero, lasciando spazio solo alla bruciante nostalgia del passato. Di lassù era possibile cogliere con un solo sguardo la baia stretta dalla catena di montagne che accoglieva nel suo seno il villaggio sottostante. Al mattino e alla sera, dal molo situato ai margini partiva un piroscafo che collegava il paese con una grande città, l’irritante fischio del vapore si sentiva distintamente anche da qui. La sera il battello illuminato, piccolo quanto un ditale, puntava tenacemente al mare aperto. Osservando il tremolio delle sue luci, minuscole come la punta accesa di una bacchetta d’incenso, non potevo fare a meno di innervosirmi per la sua lentezza. Riflettevo spesso sui ricordi. Essi mi apparivano come oggetti insignificanti, di nessuna utilità, non altro che il guscio tolto alla vita trascorsa. A volte li scambiavo per gustosi frutti protesi verso il futuro, ma in realtà non erano altro che l’effimero conforto di esseri senza vigore, smarriti nel presente. Queste affermazioni così avventate, tipiche di una febbrile giovinezza, risalgono ad alcuni anni fa, quando molti pregiudizi influenzavano ancora i miei pensieri. Presto passai a riflessioni del tutto diverse. I ricordi diventarono per me la prova più essenziale del “presente”. Sentimenti come l’amore, la devozione, erano troppo duri perché riuscissi a individuarli nella realtà quotidiana, così avevo bisogno dei ricordi per riconoscerli, per capirne il giusto significato. I ricordi erano una sorgente che avevo trovato spostando mucchi di foglie, una sorgente che finalmente rispecchiava la volta celeste. “

Yukio Mishima, da “La foresta in fiore”

 

 

L’ Hanami, tradizione e filosofia di vita

 

” Ciliegi in fiore sul far della sera
anche quest’oggi
è diventato ieri.

(Kobayashi Issa)

 

Secondo le previsioni, in Giappone le fioriture dei ciliegi sono già iniziate. A dare il via al fenomeno sarebbe stata la città di Fukuoka, nell’ isola di Kyushu (la data fissata dai bollettini è il 17 Marzo), seguita da Tokyo (il 20 Marzo) e da Hiroshima (il 21 Marzo). Oggi dovrebbe essere la volta di Nagoya, domani di Osaka. Naturalmente, si tratta di approssimazioni: nessuno può prevedere con certezza matematica quando un ciliegio è in procinto di fiorire; l’ influenza delle condizioni meteo è decisiva. Ma i giapponesi, di anni in anno, attendono con ansia questi annunci. La Primavera per loro è tempo di Hanami, il rituale più suggestivo del paese del Sol Levante: sono disposti a raggiungere mete incredibilmente distanti e a organizzare interminabili picnic pur di ammirare le fioriture. Sotto le nuvole rosa dei Sakura – così si chiamano i fiori dei ciliegi nipponici – si chiacchiera, si beve, si pasteggia (preferibilmente con alimenti e bevande al gusto di Sakura), ma soprattutto si contempla la bellezza degli alberi in fiore. E’ uno spettacolo che dura all’ incirca due settimane, e viene vissuto ogni volta con rinnovato stupore. L’Hanami (“guardare i fiori”), una tradizione che ebbe inizio nel 700 d.C., riveste un profondo significato simbolico. Quando sboccia, il Sakura è pura meraviglia. Il suo splendore, però, ha breve durata: magnifico quanto delicato, il fiore appassisce dopo pochi giorni. Questa caratteristica lo ha reso l’emblema della caducità della vita e, secondo un concetto che ricorre nel Buddismo Zen, della natura effimera delle cose (persino di quelle durevoli in apparenza). Al tempo stesso, tuttavia, il Sakura simboleggia la rinascita e la maestosità dell’esistenza. Ogni anno continua a fiorire, ad elargire la sua magnificenza; non si cura di essere spazzato via dal vento in una manciata di giorni: una filosofia che nel corso dei secoli ha ispirato le gesta dei Samurai e dei Kamikaze della Seconda Guerra Mondiale. La dedizione profusa nella lotta, cioè, dev’essere totale e mai intaccata dalla paura della morte. Come recita un antico detto del Bushido, l’antico codice dei Samurai, “Tra i fiori, il ciliegio. Tra gli uomini, il guerriero.” E’ un motto troppo toccante per lasciarmi indifferente: non è un caso che io abbia voluto dedicare proprio all’Hanami la nuova photostory di VALIUM.

 

 

Foto via Pexels, Pixabay e Unsplash

 

La primavera di A.Bocca: un tripudio di colori tra modelli iconici e tante novità

 

La collezione Primavera Estate 2023 di A.Bocca si arricchisce di nuovissimi modelli e colori. Include ad esempio svariati sandali, ma voglio soffermarmi su esemplari più prettamente primaverili. Le iconiche Two for Love predominano, e coniugano il loro inconfondibile scollo a cuore con tonalità che rimandano a una vibrante palette cromatica: il lavanda, il rosa bubblegum, il mandorla e il turchese fanno il loro ingresso trionfale, che siano declinati in vernice oppure in nappa. A queste nuance si alternano la pelle con stampa paillettes (oro o iridescente) e l’argento specchiato con motivi floreali. Per quanto riguarda i modelli, le slingback non passano certo inosservate: adoro quelle con doppio cinturino e le fibbie a forma di cuore. La punta è vagamente squadrata, il tacco misura 2,5 cm. Sono realizzate in pelle verniciata e sfoggiano colori eleganti o mozzafiato come il nero e il rosa bubblegum. Ma nella versione Two for Love, con scollo a cuore e tacco che spazia dai 2,5 ai 4,5 cm, la gamma cromatica include anche il turchese, il lavanda e il verde mela. Se amate le scarpe con il tacco piuttosto alto, puntate su un’altra meravigliosa slingback: è in vernice ed esibisce una tonalità mandorla estremamente raffinata. La punta, squadrata, si affianca ad uno scollo nella stessa forma impreziosito da un cinturino. Il tacco, basato e massiccio, raggiunge i 7,5 cm. E poi, c’è la novità di stagione. Da A.Bocca, infatti, la stampa Vichy debutta in grande stile: a quadretti bianchi e turchesi,  si fa notare su una pump in vernice con triplo cinturino e fibbie a cuore. Il tacco, anche stavolta basato e alto 7,5, contribuisce a slanciare la scarpa, una delle più sfiziose che il marchio ha pensato per questa stagione.

 

Triple strap in vernice stampa Vichy

 

Two for Love in specchio stampa ginko