Un tuffo negli abissi della visionarietà: il backstage beauty & hair PE 2018 di Maison Margiela

 

Irriverente, rivoluzionario, prorompente: John Galliano ha mandato in scena, per Maison Margiela, una collezione Primavera Estate 2018 in cui ne rilegge l’ heritage stravolgendo e rielaborando i cardini stessi della sartorialità. A questo tripudio di estro non potevano che associarsi un beauty look e un hairstyle di altrettanta potenza visionaria. La make up guru Pat McGrath ha puntato i riflettori sulla bocca, esaltandola con un lipstick color fucsia. Il finish iper-matte le ha permesso di delineare due cuori simmetrici  che rivestono le labbra quasi in toto: un piccolo chef-d’oeuvre di grafica, un intrigante decoro. La pelle del viso è uniformata da un fondotinta luminoso, mentre lo sguardo resta pressochè nude. A incorniciarlo, solo una passata di mascara e sopracciglia lasciate “nature”, folte e spesse.

 

 

L’ hairstylist Eugene Souleiman dà un’ ennesima prova del suo genio creando acconciature che si integrano perfettamente con la visione di Galliano: le chiome delle modelle combinano capelli asciutti e effetto wet, scintillano di glitter, si intrecciano a retine ampie e a lunghe piume colorate. In questo pot-pourri stilistico risaltano anche degli eccentrici copricapo, cuffie da bagno in colori fluo che sembrano inneggiare all’ elemento acquatico degli hair look: un’  immersione a tutto campo negli abissi dell’ ispirazione creativa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hippy Birthday, ’68!

Anna Sui, SS 2018 Isetan adv campaign

Il ’68 compie mezzo secolo, ma non lo dimostra: almeno, dal punto di vista della moda. Perchè quell’ anno rivoluzionario, apogeo delle controculture, ci ha lasciato in eredità tanti stili quante furono le sue sfaccettature. Minigonna, linee ad A, stampe optical e look “Space Age” di lì a venire sono oggi dei  basic, ma solo lo stile Hippie riuscì a coniugare il modo di vestire con la filosofia di tutto un movimento. Votati a un dissenso che si esprimeva a più livelli, gli Hippies  esibivano outfit indicativi di un lifestyle e di un pensiero che, a partire dalla “Summer of Love” di San Francisco, si sono imposti in buona parte del mondo. Distanti da ogni logica industriale, gli hippie utilizzavano tecniche come il diy (do it yourself), il patchwork, il tye-dye, riciclavano capi e materiali. Con loro, i concetti di eco-sostenibilità, hand made, vintage e second hand divennero parte integrante della quotidianità. “Fantasia al potere”, recitava uno slogan dell’ epoca, e questa fantasia si diffondeva ampiamente anche nel look. Gonnellone, frange che empatizzavano con la causa Pellerossa, pantaloni a zampa ispirati alle uniformi d’antan dei marinai, abiti etnici che celebravano il culto del viaggio, di una spiritualità esotica che guardava a Oriente…E poi, ancora, colori psichedelici associati a lisergiche visioni, fiori ovunque a ribadire la teoria del pacifismo, di un “Flower Power” che, da allora, viene rivisitato dalla moda a titolo costante: i leitmotiv dello stile hippie sono ormai degli evergreen. Non è un caso che Anna Sui, la designer che forse più di chiunque altro ha forgiato sull’ “hippie” la propria estetica, abbia proposto una advertising campaign Primavera Estate 2018 (dedicata al mercato giapponese) che sembra direttamente tratta da quell’ incredibile periodo. Il classico “Bulli” customizzato con cromie rainbow, un tripudio di fiori, abiti dal sapore orientale vengono immortalati in uno scatto dai contorni eterei, come ad esprimere una logica del sogno che accompagnò gli ideali di un’ intera generazione. Ma accanto alle creazioni di Anna Sui, la Primavera Estate 2018 della moda attinge a man bassa dall’ ispirazione hippie, e la rilegge in chiave luxury non di rado: abiti, accessori, calzature e gioielli riportano per l’ ennesima volta in vita un’era che – utopica o meno – rimarrà una pietra miliare nella storia della cultura alternativa.

 

Anna Sui

Dolce & Gabbana

Alice & Olivia

Demetra’s Workshop

 

Rodarte

Etro

Gucci – Anello Le Marché des Merveilles

Anna Sui – Beauty look del défilé PE 2018

Karen Walker

Dior – J’Adior bag

Prada

Gucci Cruise

Dolce & Gabbana

Alice & Olivia

Charlotte Olympia – Clutch Hot Lips

 

Chloé

Alexis Mabille – Beauty look del défilé PE 2018

 

Loewe

Alexander McQueen

Etro

Dior – Orecchini Tribales

Anna Sui – Beauty look del défilé PE 2018

 

Sveta Milano

Prada

Gucci

Etro

Miu Miu

Gucci

Anna Sui – Beauty look del défilé PE 2018

Balenciaga

Valentino Resort

Rodarte

Demetra’s Workshop

Anna Sui make up collection

 

Elisabetta Franchi

 

 

Diego Diaz Marin e Gladys Tamez per Doubleview: un connubio esplosivo

 

Quando il top photographer Diego Diaz Marin incontra Gladys Tamez, la modista luxury adorata dallo showbiz, l’ impatto non può che essere esplosivo. L’ occasione è la recente Fashion Week parigina, la location una Ville Lumière che Diego Diaz Marin ritrae come non l’ avete mai vista: straripa di cieli azzurri e di colori tropicali, risveglia una gestualità che abbandona il bon ton per diventare giocosa e unconventional. E’ una Parigi i cui scorci-simbolo – Place Vendôme, un bistrot con i tavoli all’ aperto, un panorama di tetti, l’ obelisco di Luxor – fanno da sfondo al tragitto di una donna e alle sue evoluzioni acrobatiche. La protagonista dell’ editoriale che sancisce il connubio Diaz Marin – Gladys Tamez Millinery sfoggia un look impeccabile, suit a quadri e ampi cappotti, ma a fare da fil rouge è un fedora a falda larga – il Saint Marie –  in cromie incredibili: ai toni vibranti dell’ arancio e del blu Klein si alternano un marrone e un beige avvolgenti, dotando il cappello di un alto tasso di glam.

 

 

Diego Diaz Marin va ben oltre la fotografia in movimento di matrice avedoniana, e immortala la donna in pose a dir poco funamboliche. Irriverente e snodata come una circense, la vediamo esibirsi nella posizione del ponte in pieno centro, lanciarsi in una spaccata verticale, prodigarsi in acrobazie persino sulle strisce pedonali. In uno scatto la ritroviamo impettita, con un’ aria di sfida, in un altro  avanza a grandi passi; i momenti di relax, però, non mancano. Seduta di fronte al bistrot, il suo fedora arancio risalta con accenti vibranti sullo sfondo déco. E affacciata ad un balcone, un cesto di mini baguette in mano, sovrasta il panorama di tetti e ricorda una Marie-Antoniette contemporanea mentre pronuncia la frase che le è sempre stata attribuita, ” Se non hanno più pane, che mangino brioches!”: altera, sofisticata e fiera come un’ autentica regina d’ antan.

 

 

 

 

Chi segue VALIUM conosce bene il genio visionario e ironico di Diego Diaz Marin (leggi qui la sua ultima intervista per il blog) , che ogni volta riesce a estasiarci con photo-shoot che ci trascinano nel suo effervescente immaginario visivo. L’ editoriale che ha creato per Doubleview (il visual book che ha fondato a Firenze) immortalando le creazioni di Gladys Tamez è un’ ennesima prova d’autore della sua rutilante creatività.

 

 

Gladys Tamez è designer e direttore creativo di Gladys Tamez Millinery, il luxury brand di cappelli di design e rigorosamente hand made che ha fondato a Los Angeles. Avete presente il fedora rosa che Lady Gaga indossa nel video di “Million Reasons”? Bene: quel cappello è griffato Gladys Tamez. Ma le celeb innamorate delle sue creazioni non si contano. Oltre a Lady Gaga, Julia Roberts, Jane Fonda, Madonna, Beyoncé, Kendall Jenner, Gigi Hadid e molte, moltissime altre star ancora sono delle  habituè del GMT atelier. Il design inconfondibile del brand coniuga le tipiche forme sculturali a un concentrato di influenze artistiche e savoir-faire artigianale. Ogni cappello viene realizzato a mano utilizzando tecniche che inglobano la più squisita expertise di tradizione sia europea, che americana, e avvalendosi di materiali selezionati presso i migliori fornitori di tutto il globo. Know-how e qualità sopraffina sono due must per Gladys Tamez, il cui atelier è l’unica modisteria luxury e con produzione hand made a contare su una rete di distribuzione all’ ingrosso internazionale.  La creazione “su misura” rappresenta l’ eccellenza di GTM: il cliente viene direttamente coinvolto nel processo di realizzazione del cappello, che include l’ideazione di un modello, di un colore, di uno stile e di accessori ad hoc per soddisfare ogni sua esigenza.  Tutte le collezioni di Gladys Tamez vengono presentate a Parigi, in occasione delle Fashion Week del ready-to-wear e dell’ Alta Moda. Per saperne di più:  https://gladystamez.com/

 

 

 

 

 

 

 

CREDITS

Photographed by Diego Diaz Marin

The collab brands

Hats Gladys Tamez Milinery

Clothes Navro

 

 

 

“Amo Ferragamo”: una dichiarazione d’amore che sa di joie de vivre

 

“Amo Ferragamo”: una dichiarazione d’amore che è anche un’ ode alla vita vissuta in modo pieno. Ferragamo dedica la sua nuova fragranza  a una donna vibrante di joie de vivre, protagonista, dal fascino innato. E’ una donna alla continua ricerca dell’ avventura nella quotidianità, dello straordinario nell’ ordinario: adora viaggiare, brillare ai party, avere il mondo e gli uomini ai suoi piedi. Il glamour fa da leitmotiv ad ogni sua azione, sia che giochi a fare la diva o che sia indecisa nella scelta del look. Una simile dea non poteva che essere immortalata dallo sguardo intuitivo e ironico di Ellen Von Unwerth, che firma una advertising campaign spumeggiante com’è nel suo stile. A prestare il volto ad Amo Ferragamo è la biondissima top britannica Suki Waterhouse, filmata in nove sequenze che evidenziano altrettante sue passioni. Tra tutte, la scena iniziale ne condensa il mood alla perfezione: mentre a Firenze albeggia, Suki avanza nelle strade deserte in abito da sera. E’ felice, sicura, spensierata. “AMO andare a letto all’ alba” (dopo una notte tracorsa a folleggiare) è la frase che si associa a questi fotogrammi, una filosofia di vita che “racconta” la fragranza Ferragamo e la donna che la indossa.

 

 

La scia olfattiva del profumo è un raffinato mix di accordi floreal-fruttati esaltati da frizzanti accenti aromatici. Il jus debutta con note di Italian Bitter, ribes nero e rosmarino prima di immergersi in un cuore di gelsomino Sambac, rabarbaro e maté absolute. Il fondo, intenso, combina legno di sandalo, ambrox e vaniglia di Tahiti. Ad esaltare questo seduttivo amalgama è un flacone cangiante, rivestito di una vernice traslucida che cattura la luce e la traduce in prezioso bagliore: un omaggio a Salvatore Ferragamo e ai suoi materiali- signature più squisiti.

Amo Ferragamo è disponibile in versione Eau de Parfum nei formati da 30, 50 e 100 ml.

 

Photo by Ellen Von Unwerth

 

“Burlesque Extravaganza”: l’opera prima di Grace Hall esce in DVD

 

Star del Burlesque, attrice, showgirl, conduttrice, e ora anche regista e produttrice: di Emma Nitti, alias Grace Hall, non si può certo dire che non sia uno spirito eclettico. Chi segue VALIUM la ricorderà nelle vesti di presentatrice del Summer Jamboree 2017, intervistata insieme ai colleghi (Eve La Plume e Jackson Sloan) che la affiancavano sul palco del Festival che Senigallia dedica alla Musica e alla Cultura anni ’40 e ’50 (leggi qui l’ intervista a Grace Hall e ai conduttori dell’ ultima edizione della kermesse).  Da allora, Grace non se ne è stata con le mani in mano. Proprio ieri, ad esempio, “Burlesque Extravaganza” – il documentario che ha diretto e prodotto  in coproduzione con la Zed Film – è uscito in home video con la 30 Holding ed è già acquistabile su Amazon.it: un bel traguardo per la vulcanica diva dell’ Art of Tease! Ed esplosiva è anche la pellicola in cui esplora il Burlesque nella sua dimensione più pura e autentica. “Burlesque Extravaganza” nasce “on the road”, è un diario di viaggio che Grace ha concepito durante una tournée tra Nord Europa, Stati Uniti e Canada catturando umori e suggestioni  di un mondo intriso di profondo fascino. Su tutto, spicca la magia: nel Burlesque la danza, il canto, l’ abilità, il circo si intrecciano al trasformismo e alla fantasia, coniugano talento e arte e trionfano grazie a un unico denominatore comune, la passione. Addentrarsi nel pianeta Burlesque è  aprire una magic box ricolma di lustrini, immergersi in atmosfere che scintillano di incanto.

 

La locandina del docufilm

 

Dietro ogni act si cela un febbrile fermento creativo. Spazia dalla ricerca di coreografie sempre nuove alla creazione del costume di scena, passando per l’ ideazione del make up e dell’ acconciatura. Grace racconta questi rituali attraverso le voci dei protagonisti, performer diversi per nazionalità ed etnia ma anche per tipologia fisica: perchè non dimentichiamo che il Burlesque ha anche svolto un ruolo decisivo nella lotta contro gli stereotipi di bellezza. Celebra il corpo in tutte le sue forme, taglie, dimensioni; non esiste un unico standard, qualunque donna può essere bella: l’ Arte del Tease e lì a ricordarglielo. E’ così che il film di Grace Hall, tra memoir di viaggio, interviste in backstage e rutilanti show, stimola una riflessione sulle virtù terapeutiche del Burlesque e lo elegge ad importante strumento nel percorso dell’ accettazione di sé.

 

 

Imparare a conoscere il proprio corpo, padroneggiarlo nel linguaggio gestuale è imparare ad amarsi, prendere coscienza del proprio potenziale, incentivare la fiducia in se stesse.  Coltivare l’ Arte del Tease significa riscoprire una seduttività fatta di grazia, giocosità e ironia: è diventare “soggetto” valorizzando una femminilità che si riappropria dei propri atout e prende linfa da una nuova consapevolezza. Con un pizzico di stravaganza – anzi, di “Burlesque Extravaganza” – che accentua ed esalta l’ irripetibile unicità individuale.

 

 

Grace dietro la cinepresa: Ciak, si gira!

 

Per saperne di più:

www.gracehall.it

www.zedfilm.it

www.iltempiodelburlesque.it

www.burlesquextravaganzathemovie.com

 

Photo courtesy of Emma Nitti

 

Tendenze PE 2018 – Ditelo con i fiori

Moschino

Primavera e fiori? Un binomio tutt’altro che scontato. In passerella le suggestioni floreali si moltiplicano, che siano sotto forma di stampe o di spettacolari applicazioni: rose in 3D all over, ricami rampicanti, corolle che compongono interi outfit trionfano accanto a finissimi ornamenti floral e a pattern stile carta da parati. Celebrando l’ Equinozio, VALIUM dà il benvenuto alla Primavera con uno sciccosissimo tripudio di fiori appena sbocciati.

 

Antonio Marras

Dolce & Gabbana

Alexander McQueen

Blugirl

Mary Katrantzou

Rodarte

Valentino

Erdem

Off White

Natasha Zinko

 

L’ accessorio che ci piace

 

Ispirazione Niki de Saint Phalle per Maria Grazia Chiuri, che ha pensato a una Primavera Estate Dior 2018 dedicata all’ opera della grande artista (oltre che musa della Maison, quando era sotto la guida di Marc Bohan).  Figura iconica, audace e poliedrica fautrice di un’ affermazione al femminile anche nel campo dell’arte, Niki de Saint Phalle ha portato avanti una ricerca che nell’ esplorazione della donna trova una sua centralità.  Dapprima impegnata a rappresentarla attraverso materiali di scarto per simboleggiarne la complessa condizione sociale, ha poi cambiato completamente rotta incarnando, nelle sue monumentali Nana, la libertà e la joie de vivre di colei che ha ormai acquistato potere e, in parallelo, sicurezza di sè.  Ma l’ opera che traduce il suo immaginario con maggior potenza è senza dubbio il  Giardino dei Tarocchi di Capalbio (leggi qui l’articolo che VALIUM gli ha dedicato), il parco popolato da statue e sculture ciclopiche che , ispirandosi agli Arcani Maggiori dei Tarocchi, mixano esoterismo e filosofia esistenziale: Maria Grazia Chiuri ne richiama i colori, i mosaici, gli stilemi figurativi e li assurge a leitmotiv della collezione Dior rivolta alla bella stagione.

 

 

Anche gli accessori vengono contagiati da questo straordinario tributo a Niki de Saint Phalle. Borse, scarpe, bijoux, foulard riportano le sue stampe, il suo tripudio di cromie giocose ed esaltano un mood gioioso, intriso di amore. Non è un caso che persino sulla Lady Dior, storica borsa della Maison, campeggi la scritta in rilievo “Love” in puro stile de Saint Phalle:  è coloratissima, arrotondata e un po’ naif, rievoca i vibranti grafismi di un libro a fisarmonica – “My love. Where shall we make love?”, 1969 – che l’artista dedicò proprio all’ amore. Lo sfondo ecru della borsa le dona il massimo risalto, la sottolinea al pari di uno dei famosi slogan di Maria Grazia Chiuri. Anche stavolta, il logo Dior diviene elemento iconico e si tramuta in un block charm anticato color oro che riproduce il nome del brand: un dettaglio di preziosità ulteriore per una vera e propria statement bag.

 

Rosa +Tulle = Sogno. I ball gown di Viktor&Rolf

 

Il rosa, dicevamo qualche post addietro. VALIUM non finirà mai di parlarne. Perchè è un colore magico, slegato da qualsiasi vincolo stagionale eppure perfettamente in linea con la Primavera che si avvicina. Come un preludio, ne anticipa il mood e le rarefatte atmosfere: basta pensare al rito giapponese dell’ Hanami, ore trascorse ad ammirare le immense chiome rosa dei ciliegi in fiore. Il fascino di questa nuance non conosce cedimenti, sembra piuttosto aumentare con il passar del tempo. Neppure Viktor&Rolf restano immuni al suo appeal, e puntano sul rosa per dare vita a tre meravigliose creazioni della loro collezione Soir: la sfumatura delicata si declina in una nuvola di tulle che dona agli abiti una allure da fiaba. Le linee sono quelle del ball gown nella sua quintessenza, il busto fasciato da un corpetto che sostiene un’ ampia gonna impalpabile. Il tulle amplifica i volumi e si fa teatrale, prezioso, sontuoso grazie alla raffinatezza dei decori e delle lavorazioni; applicazioni in 3D, cristalli, perle e ruches lo tramutano nel ricercatissimo punto di forza di creazioni che sono un’ ode alla Couture.

Foto in alto:  la silhouette grafica, un trademark di Viktor&Rolf, evolve in un’ autentico pezzo di design. Se potessimo definire questo abito con un aggettivo, sarebbe “sculturale”: il bustier viene esaltato dai drappeggi e la gonna, ad A e multistrato, è resa drammatica da due tagli a sbieco che la scolpiscono con sublime savoir faire sartoriale.

 

 

Il corpetto a cuore è tempestato di fiori 3D in cristalli e plexiglass  completamente eseguiti a mano. La cascata floreale si estende sulla gonna quanto basta per sottolinearne, valorizzandolo, il volume spettacolare.

 

 

Il contrasto tra bustino e gonna è l’ atout di questo abito: essenziale e bon ton il primo, opulenta e sognante la seconda, dove un tripudio di volant in tulle disegna ruches grafiche e ben allineate. A impreziosirla ulteriormente, fili di perle dai molteplici bagliori che vanno a orlare anche il colletto.

 

Accenti di preziosità stellare: il backstage beauty AI 2018/19 di Giambattista Valli

 

Se il vostro imperativo è brillare di luce propria, non potete esservi lasciate sfuggire il make up del défilé Autunno Inverno 2018/19 di Giambattista Valli: otto modelle hanno sfilato con i volti pervasi da un caleidoscopio di glitter scintillanti. La make up artist Val Garland ha pensato ad un effetto maschera dalla luminosità assoluta, un concentrato di magica lucentezza. Il risultato è potente, cattura letteralmente lo sguardo: l’ intento di Giambattista Valli, evidenziare un bagliore sul volto, è stato interpretato con incisività spettacolare. Per ottenere lo strato iridato che riveste il viso, il collo e il décolleté delle mannequin, Val Garland ha utilizzato pigmenti prismatici MAC Glitter a miriadi: dopo aver steso dosi massicce di MAC Lip Conditioner,  li ha spolverati sulla pelle servendosi di un pennello a ventaglio. Il look finale è uno sfavillio cangiante nei toni del viola, del fucsia, dell’ argento e dell’ oro rosa,  zone di luce che esaltano il mood anni ’70 della collezione tramite accenti di preziosità – è il caso di dirlo – stellare.

 

 

 

 

 

 

Il close-up della settimana

 

Addio a un leggendario couturier: sabato scorso, nel suo castello nei pressi di Parigi, si è spento Hubert de Givenchy. Aveva 91 anni. Aristocratico per nascita e nei modi, uno charme innato, Givenchy ha indissolubilmente associato il suo nome a quello di Audrey Hepburn, che rese un’ autentica icona di stile. Fu lui a vestirla in film memorabili quali “Colazione da Tiffany” (1961), “Sabrina” (1956), “Vacanze romane” (1953), ma anche nella vita quotidiana. Il loro fu un sodalizio magnifico e inattaccabile dal tempo, che neppure la morte della diva riuscì a spezzare: nell’ immaginario collettivo rimarranno “lo stilista e la sua musa” per antonomasia. Chi potrà mai scordare il tubino nero che Audrey indossava in “Colazione da Tiffany”? A Hubert de Givenchy va il merito di aver reinventato questo evergreen del guardaroba che creò Coco Chanel e di averlo reso iconico. Pensare che quando incontrò la Hepburn per la prima volta, nel 1953, il couturier aveva fondato la sua Maison da appena un anno. Prima di allora il conte Hubert James Marcel Raffin de Givenchy, nato a Beauvais nel 1927, aveva studiato all’ Ecole Nationale Superieure des Arts di Parigi e aveva mosso i primi passi nella moda negli atelier di Jacques Fath, Robert Piguet, Lucien Lelong e Elsa Schiaparelli. Nel 1952, galvanizzato dal successo di Christian Dior, aveva aperto una Maison propria battezzandola Givenchy. Un anno dopo, la sua prima collezione era stata acclamatissima anche grazie a un capo-signature, la blusa Bettina, che il couturier aveva dedicato alla sua modella, musa e addetta stampa Bettina Graziani: una blusa dal taglio essenziale, ma impreziosita da maniche “danzanti” che seguivano la gestualità del corpo.

 

 

Quando la produzione del film “Sabrina” lo contattò per proporgli di creare 15 costumi di scena, Hubert de Givenchy rimase letteralmente conquistato dalla personalità di Audrey Hepburn e dalla sua allure; tra i due scoccò un “coup de foudre” professionale che li rese  inseparabili. Aggraziata, sofisticata, affascinante, l’ attrice incarnava alla perfezione l’ideale femminile della Maison di cui divenne una naturale portavoce. Hubert de Givenchy creò i costumi per buona parte dei film in cui recitò e “monopolizzò” il suo guardaroba, ma Givenchy annoverava tra le clienti fisse anche VIP del calibro di Jacqueline Kennedy, la principessa Grace di Monaco, Marella Agnelli, l’ imperatrice Farah Palahvi, la duchessa di Windsor e movie star come Marlene Dietrich, Greta Garbo, Ingrid Bergmann e Lauren Bacall. Ricerca, ingegnosità creativa e iconicità sono i tre elementi lungo i quali si snodò tutta la carriera del designer:  l’ abito a sacco, il cappotto Balloon, l’ abito Baby Doll, l’ abito a palloncino e l’ abito a bustino sono creazioni che, lanciate negli anni ’50, rimangono dei veri e propri capi cult.

 

 

Nel 1957, grazie a un’ alleanza tra lo stilista e suo fratello Jean-Claude, nacque la Parfums Givenchy.  Il primo profumo che porta la sua firma, L’ Interdit, era stato destinato in esclusiva ad Audrey Hepburn e quando venne commercializzato quell’ anno stesso, la diva ne fu eletta testimonial. Fu una novità senza precedenti: mai, prima di allora, una fragranza aveva avuto una star a prestarle il volto. Nel 1959 Hubert de Givenchy dedicò due profumi al pubblico maschile, Monsieur de Givenchy e Eau de Vétiver,  e sempre all’ uomo si rivolgeva Givenchy Gentleman, la linea di prêt-à-porter inaugurata nel 1969. Maestro di eleganza, nel 1980 il couturier fu insignito della Legion d’Onore francese, ma otto anni dopo decise di abbandonare il fashion system e cedette la sua Maison al colosso del lusso LVMH. Con Hubert de Givenchy se ne va il guru di uno chic innovativo contraddistinto da forti connotati identificativi: Hubert de Givenchy ha saputo precorrere i tempi intuendo il potente valore dell’ iconicità.

 

Photo: dall’ alto verso il basso

“Hubert de Givenchy adjusts Bettina, 1952”

“The ‘Bettina Blouse’, 1952”

via Kristine on Flickr, CC BY-NC 2.0

“Audrey Hepburn” via Ultra Swank on Flickr, CC BY-NC-SA 2.0