
Addio a un leggendario couturier: sabato scorso, nel suo castello nei pressi di Parigi, si è spento Hubert de Givenchy. Aveva 91 anni. Aristocratico per nascita e nei modi, uno charme innato, Givenchy ha indissolubilmente associato il suo nome a quello di Audrey Hepburn, che rese un’ autentica icona di stile. Fu lui a vestirla in film memorabili quali “Colazione da Tiffany” (1961), “Sabrina” (1956), “Vacanze romane” (1953), ma anche nella vita quotidiana. Il loro fu un sodalizio magnifico e inattaccabile dal tempo, che neppure la morte della diva riuscì a spezzare: nell’ immaginario collettivo rimarranno “lo stilista e la sua musa” per antonomasia. Chi potrà mai scordare il tubino nero che Audrey indossava in “Colazione da Tiffany”? A Hubert de Givenchy va il merito di aver reinventato questo evergreen del guardaroba che creò Coco Chanel e di averlo reso iconico. Pensare che quando incontrò la Hepburn per la prima volta, nel 1953, il couturier aveva fondato la sua Maison da appena un anno. Prima di allora il conte Hubert James Marcel Raffin de Givenchy, nato a Beauvais nel 1927, aveva studiato all’ Ecole Nationale Superieure des Arts di Parigi e aveva mosso i primi passi nella moda negli atelier di Jacques Fath, Robert Piguet, Lucien Lelong e Elsa Schiaparelli. Nel 1952, galvanizzato dal successo di Christian Dior, aveva aperto una Maison propria battezzandola Givenchy. Un anno dopo, la sua prima collezione era stata acclamatissima anche grazie a un capo-signature, la blusa Bettina, che il couturier aveva dedicato alla sua modella, musa e addetta stampa Bettina Graziani: una blusa dal taglio essenziale, ma impreziosita da maniche “danzanti” che seguivano la gestualità del corpo.

Quando la produzione del film “Sabrina” lo contattò per proporgli di creare 15 costumi di scena, Hubert de Givenchy rimase letteralmente conquistato dalla personalità di Audrey Hepburn e dalla sua allure; tra i due scoccò un “coup de foudre” professionale che li rese inseparabili. Aggraziata, sofisticata, affascinante, l’ attrice incarnava alla perfezione l’ideale femminile della Maison di cui divenne una naturale portavoce. Hubert de Givenchy creò i costumi per buona parte dei film in cui recitò e “monopolizzò” il suo guardaroba, ma Givenchy annoverava tra le clienti fisse anche VIP del calibro di Jacqueline Kennedy, la principessa Grace di Monaco, Marella Agnelli, l’ imperatrice Farah Palahvi, la duchessa di Windsor e movie star come Marlene Dietrich, Greta Garbo, Ingrid Bergmann e Lauren Bacall. Ricerca, ingegnosità creativa e iconicità sono i tre elementi lungo i quali si snodò tutta la carriera del designer: l’ abito a sacco, il cappotto Balloon, l’ abito Baby Doll, l’ abito a palloncino e l’ abito a bustino sono creazioni che, lanciate negli anni ’50, rimangono dei veri e propri capi cult.

Nel 1957, grazie a un’ alleanza tra lo stilista e suo fratello Jean-Claude, nacque la Parfums Givenchy. Il primo profumo che porta la sua firma, L’ Interdit, era stato destinato in esclusiva ad Audrey Hepburn e quando venne commercializzato quell’ anno stesso, la diva ne fu eletta testimonial. Fu una novità senza precedenti: mai, prima di allora, una fragranza aveva avuto una star a prestarle il volto. Nel 1959 Hubert de Givenchy dedicò due profumi al pubblico maschile, Monsieur de Givenchy e Eau de Vétiver, e sempre all’ uomo si rivolgeva Givenchy Gentleman, la linea di prêt-à-porter inaugurata nel 1969. Maestro di eleganza, nel 1980 il couturier fu insignito della Legion d’Onore francese, ma otto anni dopo decise di abbandonare il fashion system e cedette la sua Maison al colosso del lusso LVMH. Con Hubert de Givenchy se ne va il guru di uno chic innovativo contraddistinto da forti connotati identificativi: Hubert de Givenchy ha saputo precorrere i tempi intuendo il potente valore dell’ iconicità.
Photo: dall’ alto verso il basso
“Hubert de Givenchy adjusts Bettina, 1952”
“The ‘Bettina Blouse’, 1952”
via Kristine on Flickr, CC BY-NC 2.0
“Audrey Hepburn” via Ultra Swank on Flickr, CC BY-NC-SA 2.0