Tendenze SS 2016: pigiama party all day long

Alexander Wang

 

Pigiami e vestaglie disertano la notte per entrare a far parte, prepotentemente, del nostro look diurno. E’ un vero e proprio tripudio in pajama style una delle tendenze al top della Primavera/Estate: tessuti come la seta e il raso, revers arrotondati, cinture in stoffa, forme comode e pattern stripes o floreali si convertono nei dettagli imprescindibili del nuovo guardaroba di stagione. Stiloso, originale e vagamente bohemien, il “pigiama look” non ha alcuna intenzione di relegarsi tra le passeggere mode estive: lo ritroveremo alla grande, infatti, anche al giro di boa settembrino. Pronto a tramutare la routine quotidiana in uno spettacolare “pigiama party” non-stop.

Dolce & Gabbana

Thakoon

Sonia Rykiel

Rachel Zoe

Public School

Erika Cavallini

Creatures of Comfort

Blumarine

Tod’s

Prince: a purple tribute

A una settimana esatta dalla scomparsa di Prince, omaggio al genio di Minneapolis rigorosamente all’ insegna del viola: cinque proposte incentrate su altrettanti look, dettagli di stile e accessori, liberamente ispirati a colui che Miles Davis definì “il nuovo Duke Ellington“. E che avrebbe adorato, senza ombra di dubbio, Prince in persona.

Haider Ackermann s/s 2016

“Purple” come l’ abito in seta, sinuoso, rivestito di pizzi e chiffon. Si porta con un chiodo che fa pendant con gli ankle boots in pelle aderenti come un guanto e l’ hairstyle adornato di posticci simil-punk.

Miu Miu s/s 2016

Una stola in volpe viola e il dress longuette in total black Miu Miu accentua immediatamente il suo coté glamour. Complici anche i maxiocchiali da sole con lenti ultrascure e le décolletè ad alto tasso di femminilità, con triplo cinturino e ornamenti di cristalli.

Gucci s/s 2016

L’iconica Padlock bag firmata Gucci, con lucchetto proveniente direttamente dagli archivi della Maison, si tinge di violetto e acquista una allure del tutto speciale. A rafforzarne l’ unicità evidenziando un tocco esotico, applicazioni ricamate che riproducono una tigre e delle fragole eseguite con filo di seta e minuscole perline in vetro verde.

Ashish f/w 2016/17

Oh sì, l’ enorme afro monocolor a Prince sarebbe piaciuto enormemente! Specie se in variante purple, in uno sgargiante total look che scintilla di perline e di paillettes: è così che lo ha proposto Ashish in un fashion show che ha visto alternarsi un arcobaleno di mise monocrome vivacemente corredate di parrucca afro in tinta.

Dries Van Noten s/s 2016

Profondo viola anche per Dries Van Noten, che lo declina in satinate platform adornate di bagliori e preziosi ricami déco. Il plateau vertiginoso è il tratto distintivo di queste wedges open toe dall’ aspetto cangiante, allacciate alla caviglia da un cinturino. Lo stile, vagamente rétro, è un omaggio a quella Swingin’ London che inglobò il revival anni ’20 tra le sue tendenze di punta: Biba docet.

Glitter People

 

” Tutta la mia filosofia di Barbie è stata che, attraverso la bambola, la bambina potrebbe essere qualsiasi cosa volesse essere. Barbie ha sempre rappresentato il fatto che una donna ha delle opportunità. “

Ruth Handler su Barbie

 

Lo sfizio

In una palette primaveril/estiva che inneggia a nuance eteree come il rosa quarzo, il serenity e un’ ampiamente pastellata palette Pantone, rimane ancora spazio per lo shocking pink? Eccome, e Marques Almeida ce lo dimostra egregiamente. La collezione che il duo creativo dedica alla stagione calda evidenzia una mise che lo propone in un total look di forte impatto cromatico e stilistico. L’ ispirazione è anni ’90 per i talentuosi vincitori del premio LVMH, ricca di suggestioni grunge sapientemente amalgamate a una profonda sofisticatezza. Al caposaldo del denim rivisitato con lacerazioni ad hoc, Marta Marques e Paulo Almeida affiancano un’ accurata ricerca sulle forme e sui materiali utilizzando chiffon in abbondanza declinato in ruches dall’ aria “logora” e molteplici asimmetrie. Non è un caso che sia la cantautrice made in USA Fiona Apple la musa di questa collezione: free spirit premiata nel 1994 con il disco di platino per il suo album Tidal, incarna in maniera perfetta un mood easy, spontaneamente ribelle e iper cool tradotto anche nel backstage beauty e hair del fashion show Marques Almeida.  Il make up occhi sbavato in flash di colore massiccio, il bead head spettinato sublimato da una “chicca” come la frangia asimmetrica esaltano l’ effetto grunge in un look che evoca assonnati risvegli dopo crazy night passate in bianco, un motivo ispiratore corroborato dagli outfit “vissuti”, scomposti e sbrindellati ad arte. A conferma che l’attitude definisce a tutto tondo uno stile, questa mise in total rosa shocking sottolinea il dualismo tra la preziosità della seta e trasparenze audaci che mixano con noncuranza sensualità e raffinatezza. La tonalità bold aggiunge grinta ai pantaloni larghi, comodi, abbinati a un top asimmetrico che è un tripudio in chiffon di ruches disposte in diagonale come fossero strappate, svolazzanti e con gli orli irregolari. La ricercatezza del look assume un’ aria unconventional, cattura all’ istante la sguardo e la mente: in fondo, non è forse la somma maestria nel dare forma a un mood che rende un brand iconico?

Il close-up della settimana

Iniziato come annus horribilis coinciso con la scomparsa delle più mitiche figure della cultura mondiale, il 2016 continua a mietere vittime nella music scene: risale a due giorni fa, giovedì 21 aprile, la notizia shock dell’ improvvisa morte di Prince. Il folletto di Minneapolis è stato trovato senza vita in un ascensore di Paisley Park, la maestosa residenza alle porte della sua città natale dove da tempo viveva e registrava i suoi album. Classe 1958, “Prince” Roger Nelson avrebbe compiuto 58 anni il prossimo 7 giugno e si esibiva sul palco con l’ energia e la vitalità estrema che sempre lo hanno caratterizzato: chi lo ha visto live ad Atlanta, in occasione del suo ultimo concerto, non ha esitato a definirlo “in perfetta forma”. Ma mentre si addensano nubi e ipotesi sulle cause del decesso, il coro celebrativo dei fan, dei colleghi e dei suoi moltissimi estimatori non fa che accrescersi in modo esponenziale. Icona degli anni ’80, poliedrico esponente di un sound “black” che alla matrice funk e soul affiancava sempre nuove contaminazioni – dal rock al jazz, passando per il pop e una psichedelia del tutto “personalizzata” – Prince si è imposto da subito con le sue doti di polistrumentista e una prorompente carica sensuale. Nel suo curriculum, trascorsi di enfant prodige che lo vedono alle prese con la sua prima composizione all’età di soli 7 anni e un contratto con cui la Warner Bros, nel 1978, lo onora in pieno della sua fiducia: di For You, il suo primo album, è al tempo stesso autore, musicista, inteprete e produttore. Un exploit naturale per un giovane talento con la musica nel DNA, che sceglie di ribattezzarsi Prince in omaggio al Prince Rogers Trio con cui suonava il padre. E’ il 1984 quando, con Purple rain, la Prince fever esplode catapultando al successo una popstar vestita di jabots e raso viola, una cascata di capelli ricci e l’ aria ambiguamente eccentrica che mixa romanticismo e grinta “di strada”. Hit mondiale, Purple rain dà il titolo all’ album e al film del quale il “genio di Minneapolis” è protagonista oltre che autore di una colonna sonora da Oscar, che grazie a When doves cry gli vale anche un Golden Globe: contemporaneamente in vetta alle charts come fino allora era riuscito solo ai Beatles, il disco e il film lo consacrano star registrando vendite e incassi da capogiro. La contrapposizione con Michael Jackson nasce spontanea, quasi immediata, ricordando l’ eterno confronto tra i “quattro baronetti di Liverpool” e i Rolling Stones nel parallelo tra l’ allure da “bravo ragazzo” del re del Moonwalk e lo spirito trasgressivo del controverso Prince che in America, non a caso, viene definito “la risposta demoniaca a Michael Jackson“. Mentore di dive del pop e all-female band accomunate da un forte sex appeal – due nomi su tutti? Apollonia Kotero e le Vanity 6 – la star di Purple rain non ha mai nascosto la sua profonda fascinazione per le potenzialità del gentil sesso: Wendy and Lisa, Sheila E. e poi ancora Sheena Easton, le Bangles, Madonna e Sinead O’Connor sono solo alcuni tra i top names che contribuisce a lanciare o per i quali si cimenta nelle vesti di autore. La sua inesauribile vena creativa lo conduce a sperimentare, osare, dotare di un imprinting ogni volta differente uno stile unico e saldamente ancorato alle fondamenta del ritmo. La decade d’oro degli ’80 registra il susseguirsi di album cult come Around the World in a Day (1985), Parade (1986), Sign o’ the Times (1987), a cui segue una produzione a dir poco prolifica. Gli attriti con le major dell’ industria discografica con i conseguenti cambi di nome e la scelta di privilegiare il web per pubblicare i propri brani rappresentano due ulteriori tappe base della carriera di un genio indomito che vanta la cifra record di oltre 100 milioni di dischi venduti, ha vinto sette Grammy Awards e nel 2004 è stato trionfalmente accolto nella Rock’n Roll Hall of Fame. Oggi, tra gli innumerevoli omaggi tributati in onore di Prince, spicca lo scatto della nebulosa che gli ha dedicato la Nasa. Citando Purple rain, risplende di straordinari bagliori viola: un colore che è già leggenda.

 

Photo by  Penner (http://flickr.com/photos/penner/2450784866) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0) or GFDL (http://www.gnu.org/copyleft/fdl.html)], via Wikimedia Commons

Tendenze SS 2016: l’ aerosa plasticità del micro-plissé

Emilio Pucci

 

Il plissè torna puntuale per la stagione calda, ma lo fa con una marcia in più: si declina in micropieghe scenograficamente moltiplicate, fitte, spesso talmente sottili da risultare impercettibili. Per la struttura dell’ outfit,  il new trend si rivela senza dubbio vincente. Dona movimento, valorizza i giochi di volume e contribuisce a definire un senso di eterea aerosità in un perfetto equilibrio tra il rigore plastico delle forme “scolpite” e la levità sfiziosa. Total black, colori vibranti o gradazioni sfumate mettono in risalto a pari merito il suo mood innovativo inneggiando a un comune leitmotiv: quello di una sottile, e al tempo stesso deliziosa, femminilità.

Gabriele Colangelo

Sonia Rykiel

Chloé

Carolina Herrera

Dior

Stella McCartney

Gucci

Altuzarra

Vionnet

Glitter People

 

” Il rosso è il miglior colore da correlare all’emozione, perché è su entrambe le estremità dello spettro. Da un lato si ha la felicità, l’innamoramento, l’infatuazione, la passione. Dall’altra parte, l’ossessione, la gelosia, il pericolo, la paura, la rabbia e la frustrazione. “

 

Taylor Swift

 

 

Photo by marcen27 from Glasgow, UK (Taylor Swift 10) [CC BY 2.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons

Bet She Can: un nuovo concetto di empowerment pre-teen

I Barbie Awards hanno prepotentemente portato alla ribalta la sua progettualità innovativa: Bet She Can, fondazione che mira a sostenere tramite percorsi motivazionali e di empowerment le pre-adolescenti provenienti da qualsiasi contesto economico, religioso e sociale, si è subito imposta tra le più interessanti realtà legate al non profit. La fondatrice Marie-Madeleine Gianni approfondisce con noi gli input, i punti cardine e gli obiettivi di un’ iniziativa che si propone, come fine ultimo, che “le bambine sboccino in donne serene, coraggiose e soprattutto libere.”

Come e quando nasce Bet She Can?

Nel gennaio 2015. E’ una start up non profit fondata da me e dalle due consigliere che mi supportano in questa avventura, Giovanna Leto di Priolo e Laura Arena: ho sempre voluto fare qualcosa per provare a cambiare questa nostra società e ho pensato che le giuste referenti fossero le bambine tra gli 8 e i 12 anni. La fondazione è unica nel suo genere perché il fatto di approcciare con una logica di puro investimento, non di prevenzione né di risoluzione di problemi, un pubblico così giovane, è una cosa nuova per il nostro Paese.  12 anni è un età massima perché poi si entra nelle turbe dell’adolescenza e il rapporto con l’ esterno, in particolare con il mondo adulto, si fa meno diretto e trasparente.

Quanto incidono, sulle giovanissime, gli stereotipi che ruotano attorno alla figura femminile?

Viviamo in una società che, anche se si rende conto che siamo immersi negli stereotipi, li subisce ogni giorno. Facciamo fatica a decodificarli e a far filtro, soprattutto i bambini e le bambine che non hanno gli strumenti per cogliere le distorsioni veicolate da certi messaggi dei media, delle famiglie, delle scuole, della società in generale. Il nostro intento è cercare di far sì che le bambine siano fondamentalmente libere di fare le proprie scelte e di mettere in discussione queste imposizioni stereotipate.

Su quali basi poggia l’ empowerment delle nuove generazioni?

Sicuramente sulla consapevolezza di chi sono e chi posso diventare. Abbiamo suddiviso i nostri percorsi in 5 filoni- corpo, mente, contesto,  avvicinare le bambine alle tecnologie e ai mestieri etichettati come maschili –  che veicolano due concetti base: la conoscenza delle proprie potenzialità e il coraggio di tirarle fuori. E’ importante far capire a queste bambine che hanno una personalità e caratteristiche che permettono di fare tante cose, che il mondo è pieno di opportunità. Però bisogna tirar fuori la grinta, il coraggio e la determinazione. Gli errori fanno parte del percorso, mettersi in gioco è assolutamente essenziale.

Nell’ era dei social, le competenze tecnologiche delle native digitali possono contribuire ad azzerare gli standard legati al genere?

I mezzi sono sicuramente innovativi, ma comunicando sempre gli stessi modelli perdono il loro potenziale. Una frase di Michelangelo rende l’ idea: “Ho visto un angelo nel marmo ed ho scolpito fino a liberarlo”: devo avere un’ immagine di dove devo arrivare. Il fatto di avere di fronte una Samantha Cristoforetti, una Margherita Hack, una Rita Levi Montalcini fa sì che le bambine abbiano dei riferimenti in carne ed ossa in cui immedesimarsi. Ecco, mi piacerebbe che gli strumenti a loro disposizione comunicassero anche questi esempi.

Esiste una professione a cui oggi le bambine maggiormente ambiscono anche in virtù dei modelli proposti da media e web?

In questa fascia di età le risposte sono molto personali, legate a passioni e a interessi individuali che poi si perdono perché la pressione mediatica della società e dell’ entourage si fanno più forti. Non me la sento, quindi, di segnalare trend o macrocategorie: posso solo dire che le bambine non dovrebbero mai perdere la passione che le guida.

Attraverso i Barbie Awards, Bet She Can ha diffuso una nuova percezione della bambola Mattel: una donna volitiva che realizza i propri sogni di bambina.  Cosa pensi delle ultimissime Barbie “realistiche”?

Una Barbie, per ogni bambina, è sempre la possibilità di immedesimarsi in un personaggio e vivere straordinarie avventure con l’ immaginazione. Il fatto che fosse alta e bionda non l’ ho mai percepito come un limite: per la mia Barbie inventavo storie che duravano ore, era una specie di avatar. Se oggi è disponibile in varie forme, bene: ma non mi sembra essenziale.

Quali sono i progetti più immediati della vostra fondazione?

Abbiamo appena lanciato un bellissimo progetto a Roma, “Cambiamo gioco”, finanziato da Mattel Italy e in collaborazione con la cooperativa sociale Be Free. E’ partito oggi, il 16 aprile, e promuove l’ importanza della solidarietà e del confronto positivo con gli altri: un tema che riteniamo importantissimo in particolare per le bambine. Fino a novembre effettueremo 10 incontri su base quindicinale. Proprio perché il fil rouge è la solidarietà, prevediamo la possibilità di innestare piccoli percorsi in ciascun municipio con una bambina-ambasciatrice. È un progetto al quale tengo moltissimo, realizzato grazie alla concessione dal prefetto Tronca e con il patrocinio del Comune di Roma.

Nelle foto, Marie-Madeleine Gianni all’ evento dei Barbie Awards

Photo credits Magia2000

Photo courtesy of Marie-Madeleine Gianni/Bet She Can

La nuova treccia è “easy”

Gucci

La treccia, nelle sue svariate rivisitazioni, ribadisce il proprio status “di tendenza”. Le declinazioni più nuove del braid hairstyle prevedono trecce rigorosamente sottili, casual, in versione mono o multipla ma sempre d’effetto. Un apparente low profile mette al bando le strutture elaborate per favorire uno stile easy, dal sapore home-made e ricco di dettagli che rimandano all’ improvvisazione: ciuffi sparsi attorno al viso, forcine esibite con noncuranza, ciocche intrecciate che spiccano tra la capigliatura sciolta in puro mood décontracté. Denominatore comune, il tocco young che esalta ed enfatizza ogni acconciatura. L’ hairstylist Paul Hanlon ha creato per Gucci una treccia laterale che ben si accorda all’ allure geek-chic dei maxi occhiali da vista e alla vintage memorabilia che fanno da leimotiv all’ intera collezione Primavera/Estate. Nei toni del nude il make up firmato Path McGrath, sapientemente orchestrato attorno a un camouflage che si identifica con il concetto di freschezza e con il natural glow che emana dalla valorizzazione della propria unicità.

Louis Vuitton

Trecce in stile wild, vagamente rock, per Louis Vuitton che  – come Gucci – si affida al duo creativo formato da Paul Hanlon e Path McGrath. Ciocche sottilissime vengono intrecciate, fitte, in parte della chioma con assoluta casualità. L’ hairstyle è lungo e sciolto, le maxifrange si alternano ad una riga in mezzo dalle reminescenze hippy rievocate anche dal make up: sguardo da cerbiatta ed un mazzetto di fittizie ciglia delineate sulla palpebra inferiore con l’ eyeliner rappresentano il suo specialissimo trademark.

Desigual

L’ ispirazione è urban, per Desigual: irrompe in passerella lo streetstyle barcellonese con le sue giovanissime, travolgenti muse. Edward Lampley per Amika ha optato per una cascata di treccine afro enfatizzando un mood a metà tra il giocoso e  il cool. Free spirit metropolitani, cosmopolite ambasciatrici di una self- confidence tipicamente urbana, le modelle incarnano una disinvoltura profusa nei colori vibranti e nel “mix’n match” della collezione. L’ hairstyle dal retrogusto ethno-tribale accentua una allure indomita molto in linea con uno dei più attesi eventi della music scene: non stupirebbe “registrare” proprio da oggi, con l’ avvio del Coachella Festival, un tripudio di treccine tra le sue più irriducibili e scatenate avventrici.

Il close-up della settimana

 

In una Milano in pieno fermento da Salone del Mobile, dove dal 12 Aprile si susseguono eventi e iniziative all’ insegna di un effervescente mix tra arte, moda e design, non poteva mancare di materializzarsi una “sferzata” multicolor che sembra incarnare il brioso mood della sperimentazione creativa. E’ Stella McCartney l’artefice di questa esplosione di colore, che proprio in occasione della 55a edizione dell’ irrinunciabile appuntamento milanese ha scelto di presentare al pubblico la nuova collezione Falabella Rainbow Pop:  l’ iconica it bag si tinge di sette tonalità diverse come a simbolizzare un variopinto arcobaleno, mantenendo rigorosamente lo status eco-friendly che le conferiscono materiali sostenibili come lo  shaggy deer in nappa. Lanciata in anteprima mondiale nel corner La Rinascente e nel flagship store Stella McCartney di via S. Spirito 3, Falabella Rainbow Pop cattura lo sguardo in un vortice cromatico che ad ogni nuance assegna un mood: azzurro come la serenità, arancio come l’ allegria, rosa shocking come l’ amicizia, blu acceso come la fiducia in se stessi, ciliegia come l’ amore, viola brillante come il divertimento, giallo come la gioia. In pura sintonia “full color” anche le cover per IPhone6, i portacarte, i portachiavi e i portafogli che completano la collezione, celebrata dagli speciali succhi centrifugati che VitaminChic – natural bar direttamente “approdato” a Milano da Los Angeles – offrirà agli avventori dello store di via S. Spirito per tutta la durata del Salone del Mobile. Si ispireranno alle tonalità di Falabella anche gli smart juice, deliziando sia la vista che il palato delle fan della mini tote. Nel frattempo, Stella McCartney ha svelato le immagini della adversiting campaign della nuova collezione: scattate da Harley Weir, hanno come protagonista la top Natalia Vodianova e sono un vero e proprio inno alle good vibes dell’ estate. Un’ estate a tinte Rainbow Pop.

Photo: Harley Weir per la adversting campaign Falabella Rainbow Pop