L’ oceano

 

“Era convinta che le grandi religioni del mondo esistenti fino a quel momento fossero nate prima che qualcuno avesse avuto la possibilità di crescere accanto all’oceano. Lei credeva nell’oceano. Jacaranda credeva che l’oceano fosse un gigantesco dio che la cullava, che si poteva convincere a vedere le cose come le vedeva lei e che poteva generare onde perfette. “Onde perfette, onde perfette, onde perfette,” ripeteva Jacaranda nei giorni di piatta. Nei giorni in cui c’erano grandi onde, in silenzio chinava il capo verso l’oceano e lo ringraziava. Parlava con l’acqua, la implorava di riscaldarsi. Quando il surf era rovente, tutto raggiungeva uno stato di gloria assoluta ed equilibrio perfetto tra il suo corpo, le onde e l’eternità. “Ragazzina, tu sei cresciuta in California,” le dicevano spesso, “non hai idea di cos’è la vita. Un giorno andrai a sbattere contro un muro di mattoni.” “Tipo?” chiedeva. “La neve?””

Eve Babitz, da “Sex & Rage”

 

 

 

 

 

 

La colazione di oggi: sapore di Tropici con l’ananas

 

L’ estate è ormai entrata nel vivo. Non è un caso che il protagonista della colazione di oggi sia un frutto che, più di ogni altro, è sinonimo di Tropici, climi torridi e paesi esotici: signore e signori, diamo il benvenuto all’ ananas! Originario dell’ America Latina e trapiantato nelle isole del Caribe, correva l’ anno 1493 quando Cristoforo Colombo lo notò a Guadalupa. Non molto tempo dopo venne trasportato in Europa, dove sia gli spagnoli che gli inglesi contribuirono a diffonderlo in tutto il continente . Possiamo dire che sia stata un’ ottima idea, dato che l’ ananas è ricco di proprietà benefiche. Questo frutto della famiglia delle Bromeliaceae ha un aspetto inconfondibile e un sapore dolce, succoso, invitante. Le sue innumerevoli virtù curative, inoltre, lo hanno reso popolarissimo presso molte tribù indigene del Sudamerica. L’ ananas ha il vantaggio di poter essere consumato nei modi più disparati, quindi è facilmente fruibile: tagliato a fette viene adoperato per preparare o per guarnire i dolci, il pane, lo yogurt e i pasticcini, è un ottimo ingrediente da inserire nei frullati e dal succo ricavato dal frutto si ottengono bevande squisite.

 

 

Passiamo subito alle proprietà: l’ ananas è un frutto dolce, ma ipocalorico. Annovera, infatti, pochissime calorie. La sua polpa (e soprattutto il suo gambo) contengono dosi massicce di bromelina, un gruppo di enzimi dalle potenti virtù digestive,  antinfiammatorie, antiossidanti e anticoagulanti. Essendo molto ricco di acqua, l’ ananas contrasta la ritenzione idrica; tra i carboidrati presenti nel frutto si segnalano zuccheri quali il fruttosio, il glucosio e il saccarosio. Pur essendo privo di un’ elevata quantità di fibre, l’ ananas è un vero e proprio scrigno di micronutrienti: contiene vitamina C, vitamina E, minerali come il potassio e il magnesio, ma anche il ferro, il calcio, lo zinco e il fosforo, sebbene in dosi minori. Nello specifico, i vantaggi che si ricavano da questi elementi sono molteplici: il magnesio è un toccasana per il sistema nervoso, per il benessere delle ossa (insieme al calcio) e per il metabolismo. La vitamina C rafforza il sistema immunitario, contribuisce alla sintesi del collagene risultando un efficace antiossidante e favorisce l’assorbimento del ferro nei globuli rossi. Il potassio, dal canto suo, è una miniera di benefici per la muscolatura e per l’equilibrio della pressione arteriosa. Il più importante punto di forza dell’ ananas, comunque, rimane la bromelina: se volete godere appieno delle sue proprietà,  cercate di evitare l’ ananas sottovuoto (soggetto a dei processi che la azzerano) e privilegiate il frutto fresco.

 

 

Riassumendo le doti dell’ ananas, possiamo affermare che è un frutto salutare a tutti gli effetti. La bromelina, in particolare, si rivela portentosa sotto molteplici aspetti: viene addirittura utilizzata nel settore della cosmesi per realizzare prodotti che nutrono la pelle. E’ inoltre un valido antitumorale, agisce a sostegno del sistema immunitario, combatte la cellulite e la ritenzione idrica. Per l’ esecuzione di molti preparati (ad esempio, diversi prodotti erboristici) si utilizza in gran parte il gambo dell’ananas, che come abbiamo già accennato è straordinariamente ricco di bromelina. Il gruppo di enzimi che compone questa sostanza possiede spiccate proprietà antinfiammatorie ed è indicato, quindi, nei confronti di tutta una serie di patologie. Qualche esempio?  L’ asma, l’atrite, le ferite, le ustioni…Non va trascurata, poi, la funzione principale della bromelina: quella di incrementare il metabolismo.

 

 

Siamo arrivati al tema “curiosità”, e bisogna dire che l’ ananas ne vanta parecchie. Scientificamente il suo nome è “Ananas Comosus”, ma venne battezzato “nana” dagli indios Tupi Guaranì del Brasile. Il significato del termine? “Delizioso”. I portoghesi si ispirarono a quell’ appellativo mutandolo in “ananaz”, mentre gli spagnoli gli diedero il nome di “piña”, da cui deriva l’ anglosassone “pineapple”. A proposito di spagnoli, pare che il re Carlo V non osò mai mangiare un ananas perchè temeva che nascondesse qualche insidia al suo interno. Non la pensavano così gli inglesi, per i quali il frutto divenne un simbolo di festa e di buone notizie. Ad esempio, quando le navi ritornavano dalle Americhe, i capitani solevano far penzolare un ananas dai loro portoni per comunicare alla città che erano di nuovo a casa. La particolare forma del frutto, considerata originale e bellissima, fece sì che l’ ananas fosse considerato di buon auspicio. Ecco perchè è un elemento ornamentale ricorrente di certi antichi palazzi patrizi, delle loro cancellate e persino del loro home decor. In Scozia, a titolo esemplificativo, la dimora di Dunmore Pineapple (datata 1761) è diventata celebre per la sua torretta con un tetto che riproduce un ananas in cemento.

 

 

 

 

Il luogo

 

Il mare. Ma al tramonto, quando diventa una tavola d’olio che riflette le cangianti sfumature del calar del sole. La spiaggia si svuota e al vocio, alla musica a palla diffusa dagli impianti stereo di alcuni lidi, si sostituisce il suono ipnotico della risacca. Le voci dei “bagnanti serali”, tutti coloro che preferiscono immergersi in acqua con nessuno intorno, vengono veicolate sulla riva dalla brezza. Sono momenti magici, da vivere con lo sguardo rivolto all’orizzonte e la mente sgombra, svuotata dal peso accumulato durante il giorno. Basta allertare i sensi per percepire le vibrazioni scaturite da quegli istanti di armonia cosmica, l’ atmosfera sospesa che aleggia mentre il sole, in un caleidoscopio di colori, sprofonda nella massa acquosa. Camminando sul bagnasciuga, ci si imbatte in chi  approfitta dell’ incanto del tramonto per praticare yoga o in qualche gabbiano che zampetta sulla sabbia prima di riprendere il volo. E’ ora di lasciar spazio al relax. Di sorseggiare un calice di vino frizzante e di ammirare l’ infinito perdendosi lungo la linea dell’ orizzonte. L’ immensità del mare si tramuta in un concetto, in un’ immagine emblematica; ci insegna a relativizzare e a meditare sul suo spazio senza limiti. Ma il mare è anche una porta aperta sul mondo, tangibile e intangibile. Al di là del mare esistono nuove terre, nuove culture, nuove lingue, nuove etnie. Ammirare il mare sconfinato è mettersi in contatto con l’universo sondando dimensioni altrettanto incommensurabili. Il mare, poi, ha un linguaggio proprio, che chi lo ama impara presto a decifrare: come disse Verga, ” Il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole. “

 

 

 

Sirene

 

” Le sirene esistono? O forse non sono altro che il sogno di inchiostro di un polpo geniale che si diverte a disegnarle nell’acqua e a farle apparire ai marinai inconsapevoli? Questo polpo ha il talento di un pittore e nessuno lo sa.”
(Fabrizio Caramagna)

Quella delle Sirene è una storia antica: affonda le radici nella mitologia greca, che le raffigurava come donne dal viso umano su un corpo piumato di uccello. La loro voce, però, era talmente affascinante che riusciva ad ammaliare chiunque. Nel Medioevo, la rappresentazione di queste incantate creature mutò completamente e cominciarono ad assumere l’aspetto di giovani donne con una coda di pesce invece delle gambe. Intorno all’ VIII secolo d.C., ibridi metà donna e metà pesce erano già stati catalogati in un volume, il Liber Monstrorum de Diversis Generibus, una sorta di inventario di tutti gli esseri viventi “portentosi” – non conformi, cioè, agli standard fisici dell’ epoca. L’ italiano “sirena” deriva dal greco “siren”. Ricorderete bene il ruolo delle Sirene nell’ “Odissea” di Omero: anche allora (tra il 700 e l’800 a.C.) venivano descritte come delle incantatrici, abitanti di un’ isola che alcuni studiosi collocarono a sud della penisola di Sorrento, altri tra Scilla e Cariddi, avvezze ad attirare i marinai con il loro canto per poi divorarli ed ammassarne le ossa sulla scogliera. Omero narra che tentarono Ulisse senza riuscire, però, ad ingannarlo. Grazie all’ aiuto della maga Circe, infatti, il suo equipaggio superò l’ insidiosa isola con dei tappi di cera nelle orecchie; Ulisse, non smentendo il proprio spirito avventuroso, fece a meno dei tappi ma chiese di essere incatenato all’ albero della nave. Udì il seducente canto delle sirene, tuttavia resistette e non cadde in trappola. Le doti ammalianti delle Sirene, a differenza del loro aspetto che variò nel tempo, rimasero una costante. Nel Medioevo le “donne-pesce” erano considerate il simbolo della vanità e della lussuria, non a caso appaiono di frequente nei bestiari che adornano le chiese romaniche. Scolpite sui capitelli o sulle facciate, le Sirene, con il busto voluttuoso e il magnetismo nello sguardo, incarnavano la quintessenza del peccato: l’ ambiguità della seduzione che prima attira a sè e poi sopprime, la parvenza maliarda che nasconde l’ inganno. Non c’è bisogno di dire, quindi, che la loro presenza nella chiese era un monito a tenersi alla larga dalle tentazioni. In quasi tutte le culture antiche, le Sirene venivano dipinte come creature infidamente seduttive. Fu probabilmente Hans Christian Andersen, nel 1837, a ribaltare quel canone: ne “La Sirenetta”, la protagonista della fiaba si dà la morte affranta dall’ impossibilità di coronare il suo amore per il Principe. Ma le Sirene sono sempre e solo state figure mitologiche tout court?

 

 

Era il 1493 quando nientemeno che Cristoforo Colombo dichiarò di averne viste tre mentre emergevano dalle profondità del mare. Anche alcuni uomini dell’ equipaggio di Henry Hudson, nel 1608, sostennero di aver scorto una sirena dai lunghi capelli neri durante un viaggio di esplorazione nell’ Oceano Artico. Altri avvistamenti risalgono alla seconda metà dell’ Ottocento e al 1967: entrambi riguardano la costa pacifica del Canada. In questi giorni che molti di noi si apprestano a vivere in vacanza, magari al mare, che ne dite?, imbattersi in una mitologica creatura acquatica potrebbe essere un’ eventualità possibile?

 

 

 

 

 

La cocenza dell’ amore

 

” Era la primavera, secondo le favole antiche, la stagione de’ rinnovati o comincianti amori: e anche questa è leggenda. Gli uomini, più insaziabili delle bestie, non hanno più, e forse non hanno mai avuto, una sola stagione per la cocenza dell’amore. E semmai l’hanno trasferita all’incandescente estate: già l’antichissimo Esiodo aveva notato che nell’agosto son più lascive le donne. Ma tutti i mesi, per l’uomo, sono ugualmente propizi, tanto più che l’amore entusiasmo, l’amore passione, l’amore pazzia, ai quali si riferivano i poeti e i trattati di Eros, vanno velocemente scomparendo dagli animi e dai costumi dei nostri popoli inciviliti fino all’imbecillità e oltre. “

 

Giovanni Papini, da “La spia del mondo”

 

 

 

 

 

La colazione di oggi: frullati e milkshake, healthy drinks versus golosità pura

 

Stiamo entrando nel cuore dell’estate, e includere un frullato o un milkshake nella prima colazione sarebbe l’ideale. Sono salutari, nutrienti, rinfrescanti ma soprattutto golosi, in particolare i milkshakes. Eppure li dividono differenze sostanziali: i frullati si avvalgono di frutta e verdura in dosi massicce, mentre i milkshakes contengono gelato e latte più un tripudio di delizie aggiuntive che li sormontano. Un esempio? Ghiaccio tritato, frutta di stagione, svariati tipi di scrioppo, granella di pistacchio, biscotti, montagne di panna e scacchi di cioccolato, proprio volendo esagerare. E’ chiaro che in questo caso la bevanda si tramuta in un pasto ghiottissimo, ma ad alto tasso di calorie. A voi la scelta, dunque, a seconda delle vostre esigenze e con la consapevolezza che gli eccessi non dovrebbero mai diventare la norma.

 

 

Cominciamo dal frullato: come ben saprete, è facilissimo da preparare. Bastano un frullatore e della frutta fresca, che si può alternare o mixare ad ortaggi e verdure. Per fluidificare la base è possibile utilizzare un po’ d’acqua, dei succhi di frutta o del latte vegetale, ma alcuni preferiscono esaltare la sua consistenza densa con una manciata di frutta essiccata o con spezie dolci come la polvere di vaniglia e di cannella. Naturalmente, i frullati contengono tutti gli elementi salutari della frutta e della verdura: le fibre regolarizzano l’ intestino, espellono le tossine e riducono il colesterolo in eccesso, mentre le vitamine e i sali minerali sono un toccasana che rende il frullato un pasto a tutti gli effetti.

 

 

Il milkshake è composto da tre parti di gelato e una di latte, ma se preferite tenere a bada le calorie non dovete far altro che dosare le proporzioni degli ingredienti a vostro piacimento (ad esempio, diminuendo la quantità di gelato). Oppure, utilizzate del gelato fatto in casa e del latte scremato, privo di zuccheri. Come ho già accennato, inoltre, meglio non esagerare con i “topping” straripanti di ghiottonerie: vanno bene solo se volete concedervi uno sfizio una tantum. Per godere dei benefici della frutta, invece, è sufficiente aggiungere qualche frutto fresco nel frullatore. Se volete ottenere una bevanda il più possibile rinfrescante, via libera al ghiaccio tritato tipico del frappè. Un consiglio basilare: il milkshake è perfetto per la prima colazione, la merenda o un’ uscita serale, ma non consumatelo mai dopo i pasti. E’ molto sostanzioso e, come il frullato, può essere considerato un alimento completo.

 

 

Qualche curiosità sul frullato e sul milkshake? Sono entrambi “born in the USA”. Il primo risale agli anni ’30, il decennio in cui venne lanciato il frullatore elettrico, il secondo è un classico del lifestyle americano: il film “Grease” e la serie TV “Happy Days” lo hanno decretato bevanda cult dei bar frequentati dai protagonisti. Gli anni ’50, infatti, coincisero con il suo boom. Ultimamente, la voga delle sperimentazioni culinarie ha dato vita a dei gusti particolarissimi sia per quanto riguarda i frullati che i milkshake. Tra i più insoliti, si segnalano il frullato al bacon (sì, avete capito bene…il noto salume britannico) e il milkshake alla birra, nello specifico la celebre Guinness: pare che il suo connubio con il gelato sia da leccarsi i baffi. Parlando di  milkshakes, qualche anno fa il fast food newyorchese “Black Tap” ne ha proposto versioni da mozzare il fiato: alti quasi mezzo metro, erano degli autentici capolavori architettonici arricchiti da bon bon variopinti, gelato a cascata, praline al cioccolato, enormi fragole, fette di torta, biscotti come se piovesse, litri di sciroppo, Nutella e torri di panna montata. Cliccate qui per visualizzarli direttamente sul feed Instagram di “Black Tap”!

 

 

 

 

 

Il close-up della settimana

 

Questa settimana, la Serenissima farà da cornice a due eventi prestigiosissimi che riguardano il fashion world: domani, 14 Luglio, Saint Laurent presenterà la collezione Uomo per la Primavera Estate 2022 a La Certosa sullo sfondo di un’ opera di Doug Aitken, il celeberrimo artista californiano, mentre il 15 luglio sarà la volta di Valentino, che all’ Arsenale farà sfilare le creazioni di Alta Moda Autunno Inverno 2021 2022 (rileggi qui l’articolo che VALIUM ha dedicato ai défilé). Ma l’ estate di Venezia – città meravigliosa e più che mai associata alla rinascita artistico-culturale italiana – ha in serbo molte altre sorprese ancora, tutte all’ insegna della moda. Una notizia appena uscita ci informa che anche Stefano Dolce e Domenico Gabbana hanno scelto la perla lagunare come location dei loro prossimi show. Dal 28 al 30 Agosto 2021, nella Serenissima verranno svelate le collezioni di Alta Moda, Alta Sartoria, Alta Gioielleria e Alta Orologeria del duo, ma non solo. In quelle date è previsto, infatti, anche il lancio della linea Dolce & Gabbana Casa. Dopo Taormina e località emblematiche del Bel Paese quali Napoli, il lago di Como e Firenze, Dolce & Gabbana puntano su Venezia per  perpetuare il loro inno all’ italianità. Quella organizzata dal duo creativo sarà un’ autentica kermesse, una tre giorni che lo vedrà dialogare con le più rappresentative realtà artigianali, artistiche e manifatturiere della laguna. Dolce & Gabbana, come sempre, si preparano a fare le cose in grande. Il loro legame con la Serenissima d’altronde è noto: basti pensare che proprio a Venezia decisero di ambientare la campagna pubblicitaria delle collezioni PE 2018 Uomo e Donna. Nulla è stato detto su dove si terranno le presentazioni in programma per il prossimo Agosto; quel che è certo, è che si tratterà di location preziose e particolarmente significative. Rimanete sintonizzati su VALIUM per avere tutti gli aggiornamenti e le ultimissime news relative all’ evento.

 

 

 

Un’ infinita varietà di blu

 

” Dal cielo al mare, era un’infinita varietà di blu. Per il turista, quello che viene dal nord, dall’est o dall’ovest, il blu è sempre blu. Solo dopo, quando ci si sofferma a guardare il cielo e il mare, ad accarezzare con gli occhi il paesaggio, se ne scoprono altre tonalità: il blu grigio, il blu notte e il blu mare, il blu scuro, il blu lavanda. O il blu melanzana, nelle sere di temporale. Il blu verde. Il blu rame del tramonto, prima del mistral. O quel blu così pallido, quasi bianco. “

 

Jean-Claude Izzo, da “Chourmo. Il cuore di Marsiglia”

 

 

 

 

 

Scegli una carta: il Sole

 

Ricordate il meraviglioso corto “Le château  du Tarot”, che Matteo Garrone ha girato per presentare la collezione Haute Couture PE 2021 di Dior ? (rileggi qui il post che gli ha dedicato VALIUM) Si apriva con la scena in cui una veggente diceva alla protagonista “Choisis une carte”. Bene: se dovessimo scegliere una carta dei Tarocchi ora, sarebbe senz’altro quella del Sole. Il sole che, sempre più torrido, è già diventato il sovrano assoluto dell’ estate. Il sole accompagnato da temperature infuocate, che temporaneamente ci danno tregua con qualche pioggia, grandinata o temporale prima di ritornare con ancora maggior impeto. Per molti di noi, in questi giorni, la carta del Sole non potrebbe che essere associata a connotazioni negative: alzi la mano chi non si ritrova a rimpiangere le estati pre-cambiamenti climatici, o magari le magiche nevicate invernali. In realtà, per i Tarocchi, il Sole – diciannovesimo degli arcani maggiori, le 21 carte più ricche di valenze esoteriche – si ricollega alla positività, alla luce, alla chiarezza.

 

 

La carta del Sole è contraddistinta dall’ illustrazione di un sole antropomorfo, che irradia lunghi raggi, nella parte superiore; la parte inferiore, invece, solitamente raffigura due gemelli o, in alternativa, un bambino a cavallo, due amanti oppure ancora un girasole. Per ricoprire un significato beneaugurale il Sole dei Tarocchi deve uscire “al dritto”, cioè non capovolto. In questo caso indica che stiamo percorrendo un tragitto su cui risplende la luce, chiaro e limpido, destinato ad essere coronato dal successo. La vittoria e il superamento degli ostacoli sono insiti nella carta stessa, dove le figure del bambino o dei gemelli denotano crescita, gioia nell’ essere baciati dai raggi del sole. Molto importante è anche il cavallo, che prosegue impavido e senza incertezze giacchè la luce rende nitido il cammino. Se esce la carta del Sole, quindi, bando ai tentennamenti e via libera a qualsiasi obiettivo intendiamo perseguire. Nel caso in cui si presentassero difficoltà lungo il percorso, verranno risolte facilmente grazie alla luminosità che lo rischiara.

 

 

Ma esistono anche valenze negative, correlate alla carta del Sole? Certamente, come vi accennavo. Se si presenta capovolta, il suo significato è molto diverso: la luce ci abbaglia e illumina il nostro tragitto solo illusoriamente. La positività che riscontreremo è apparente e nasconde problemi, insidie o ostacoli che dovremo prima o poi affrontare, oppure che ignoriamo volontariamente. Il Sole “al rovescio” può suggerirci che puntiamo troppo su noi stessi senza accorgerci degli altri, invitandoci a una maggiore umiltà. La luce solare, quindi, che sembra brillare instancabilmente, prima o poi si spegnerà lasciandoci soli…e con le nostre magagne irrisolte.

 

 

 

La colazione di oggi: il croissant, per iniziare la giornata in dolcezza anche in vacanza

 

Accantoniamo per un attimo gli alimenti tipicamente estivi (tipo il gelato, approfondito nell’ ultima puntata di questa rubrica) accendendo i riflettori su uno degli storici protagonisti della prima colazione: il croissant. In realtà, anche il cornetto può essere considerato un basic dei mesi caldi. Soprattutto in vacanza, quando lo ritrovate puntualmente nel buffet breakfast del vostro Hotel o lo assaporate nel baretto sulla spiaggia. Che dire, poi, delle albe a base di croissants e bomboloni dopo aver folleggiato tutta la notte? Il gusto delizioso dei cornetti appena sfornati è senza dubbio uno dei motivi in più per attendere il sorgere del sole. E a ragione, perchè questo celeberrimo dolce da forno  – che i francesi chiamarono “croissant” per la forma che richiama la luna crescente – è un concentrato di ingredienti semplici ma squisiti: burro, uova, zucchero e farina con l’ aggiunta del tuorlo d’uovo per realizzare la tipica doratura esterna. Internamente, invece, può contenere un ripieno di marmellata, cioccolata o crema. E’ chiaro che, parlando del croissant, le virtù salutari vanno di pari passo con il gusto. Essendo un dolce non difetta di calorie (soprattutto se farcito con uno dei golosi ripieni di cui sopra), anche perchè contiene un’ alta quantità di carboidrati. In un’ ipotetica classifica dei suoi componenti, subito dopo i carboidrati troviamo i grassi e le proteine, ma anche le fibre, i sali minerali e le vitamine: il croissant, particolarmente ricco di potassio, magnesio, sodio, calcio e fosforo, fornisce un buon apporto di vitamina  A, E e B9.

 

 

Il fatto che non sia privo di grassi e carboidrati, comunque, non deve sembrare una sorta di “alert”. Certo, il croissant va evitato se si è a dieta, ma i carboidrati costituiscono un’ ottima fonte di energia e l’ideale è consumarli di mattina, proprio con la prima colazione; vi daranno tutto lo sprint necessario per iniziare la giornata  e rifarvi dal digiuno delle ore di sonno. Via libera al cornetto, quindi…e senza sensi di colpa!

 

 

Passiamo ora a qualche cenno storico e alle curiosità su questo bestseller di pasticceria. In primo luogo va detto che, nonostante sia considerato tradizionalmente francese, il croissant ha origini austriache: veniva chiamato kipferl e pare che esistesse già intorno al 1200. A farlo conoscere in Francia fu Maria Antonietta, che dopo il matrimonio con Luigi XVI fece arrivare dall’ Austria la ricetta del suo dolce preferito, ma la vera e propria diffusione del kipferl avvenne nel 1837 circa con l’ apertura della Boulangerie Viennoise a Parigi. Questa pasticceria proponeva prodotti tipicamente viennesi, e il cornetto che Maria Antonietta aveva tanto amato riscontrò un incredibile successo. I francesi lo reinterpretarono a modo loro ribattezzandolo “croissant”: nei primi anni del XX secolo divenne un must della prima colazione in tutto il paese. Ben presto, avendo raggiunto un’iconicità pari a quella della Tour Eiffel, fu assurto ad emblema dolciario della Francia, dove negli anni ’70 veniva consumato e venduto in apposite “croissanteries”. A contraddistinguerlo da sempre, tuttavia, è il burro in dosi massicce che gli conferisce sapore e consistenza.

 

 

L’ Austria rispunta in una leggenda che coinvolge direttamente il croissant. Si narra che nel XVII secolo, durante un assedio turco a Vienna, un pasticciere notò una galleria che i Turchi, nottetempo, stavano furtivamente scavando nel sottosuolo. Avvertì subito chi di dovere e come ricompensa gli fu offerto di produrre in esclusiva dei dolci a mezzaluna che inneggiavano alla sconfitta degli Ottomani. A livello storico, tuttavia, questi fatti non sono stati mai documentati.