Carnevale 2025: qualche spunto per il make up

 

Il countdown a Carnevale sta per terminare: la festa più sfrenata dell’anno avrà inizio domenica 16 Febbraio (a Venezia il 14, in concomitanza di San Valentino, e vedremo in seguito il perchè). In attesa di approfondimenti dal punto di vista storico e delle tradizioni, ci soffermiamo sul make up; che è un dettaglio importante, perchè rimanda a un cardine delle cerimonie “carnascialesche”: il travestimento. Travestirsi, diventare altro da sè, a Carnevale è fondamentale. Perchè è un periodo in cui il caos, il sovvertimento delle regole, gli eccessi e le trasgressioni diventano catartici e favoriscono la rigenerazione della società. Carnevale, con i suoi travestimenti, cancella qualsiasi distinzione tra le classi sociali: si esce da sè stessi per abbracciare una nuova identità, quella che più si desidera. Questo livellamento sociale, seppur provvisorio, era guardato con diffidenza dai potenti. Basti pensare che a Venezia, tra il XVIII e il XIX secolo, i festeggiamenti carnevaleschi vennero proibiti sia da Napoleone che dagli Austriaci. Si temevano disordini, cospirazioni. Ma le maschere, nella Serenissima, erano state vietate molte altre volte: venivano indossate pressochè tutto l’anno incrementando il malcostume, i raggiri e il libertinaggio. Tornando all’epoca contemporanea, travestirsi è tornato ad essere un momento liberatorio e rigenerante: anche il make up, oltre alla maschera (di cui parleremo nei prossimi giorni), permette di forgiarsi un’identità a propria scelta. E se siete a corto di idee, guardate la gallery dove vi dò qualche spunto.

 

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Il profumo della neve

 

La neve ha un suo profumo? E in caso affermativo, quale? Cominciamo subito col dire che la neve, essendo composta di acqua allo stato solido (ogni fiocco è costituito da molteplici cristalli di ghiaccio), è assolutamente inodore. Possiamo parlare, dunque, dei profumi che la neve evoca. Ad esempio il profumo dell’aria cristallina, tersa, pervasa da note di ghiaccio. Alcuni ricercatori, tuttavia, sostengono che la neve, a causa del riscaldamento globale, abbia sviluppato un proprio odore: quando cadono, i fiocchi di neve si impregnano delle impurità contenute nell’aria. Di conseguenza, gli studiosi affermano che in ogni luogo la neve abbia un odore diverso. Il manto nevoso presente in Svezia, ad esempio, risulterà olfattivamente distinto da quello del Wisconsin o di una qualsiasi metropoli del globo; ad avallare questa teoria è Johan Lundstrom, docente di neuroscienze cliniche al Monell Chemical Senses Center di Philadelphia. Tornando al cambiamento climatico, è stato dimostrato che ha un ruolo fondamentale nella veicolazione degli odori: l’aumento della temperatura globale facilita la diffusione delle molecole odorose, che vengono avvertite con maggiore intensità.

 

 

Forse è proprio per questo che molti sostengono che più ci si avvicina al Circolo Polare Artico, più la neve ha un odore che rimanda all’aria gelida e pulita. Differenze in base ai luoghi a parte, l’olfatto percepisce lo stimolo odoroso della neve associandolo a sentori di purezza, benessere e intensa freschezza. Potremmo paragonarlo all’aria pungente che respiriamo in montagna, quando attraversiamo con le ciaspole i boschi silenziosi, o a quello della brina che si forma sui prati, sui tetti e sul suolo nelle prime ore del giorno. Le marche di profumi più prestigiose, affascinate dall’ineffabile odore della neve, hanno cercato di riprodurlo svariate volte. A tale scopo, si sono servite di specifici ingredienti. Vediamo quali.

 

 

Il muschio bianco è certamente il più diffuso. La sua profumazione delicata, un po’ dolce e “minimale”, richiama il candore e la nettezza della neve fresca. Gli accenti metallici rinviano al tipico sentore che il gelo espande nell’aria. La famiglia olfattiva dei legni, rappresentata soprattutto dal sandalo, dal cedro e dal vetiver, è molto presente: le loro note boisé evocano l’odore delle foreste, la maestosità della natura ammantata dalla coltre nevosa. Gli accenti acquatici ci trascinano in un viaggio olfattivo dove i laghi ghiacciati, gli arabeschi di gelo e i ghiaccioli che pendono dai tetti e dai rami degli alberi catturano l’algido fascino dell’atmosfera invernale. Gli agrumi, infine, apportano un tocco di briosa luminosità: fanno pensare a un paesaggio innevato lambito dai raggi del sole. Che sia inodore o meno, insomma, la neve ha ispirato un gran numero di nasi grazie alla sua evocatività; prova ne è il fatto che possiamo contare su molteplici profumi che si sono fatti interpreti del suo odore  e hanno saputo catturare le glaciali atmosfere della stagione più magica dell’anno.

 

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Febbraio e i suoi proverbi

 

Febbraio, mese di transizione tra l’Inverno e la Primavera, per la saggezza popolare è sempre stato una sorta di tormentone. In un’epoca in cui dal raccolto agricolo dipendeva la sopravvivenza di buona parte della popolazione, il secondo mese dell’anno si affrontava con un misto di timore e d’inquietudine: il maltempo perdurava, gli animali erano stremati dalla scarsità di cibo e le provviste stavano per finire. Il presente veniva vissuto con difficoltà, a volte tra gli stenti; il futuro era un’incognita totale. Gli abitanti delle aree agresti andavano avanti come potevano, sempre in attesa della Primavera. Se ne deduce che Febbraio non fosse un mese molto amato: eppure, i proverbi che lo riguardano lo rivelano solo in parte. Gli ultimi 28 giorni dell’Inverno metereologico vengono associati, certo, a detti intrisi di stizza, ma sono anche imbevuti della tipica arguzia contadina. Riaffiorano così l’ironia, il disincanto, il brio tipici di una cultura, quella agreste, che ha sempre guardato alla vita con concretezza e un pizzico di sano fatalismo.

 

 

Febbraio febbraietto, corto e maledetto.

 

 

Febbraio, febbraiello, cortino e bugiardello.

 

 

Febbraio, il sole in ogni ombraio.

 

 

Se febbraio avesse tutti i giorni di gennaio, farebbe gelare il vino nelle botti.

 

 

Se di febbraio corrono i viottoli, empie di vino e olio tutti i ciottoli.

 

 

A Madonna candelora dall’inverno siamo fora.

 

 

Febbraio febbraiolo, ogni uccello poso l’ovo.

 

 

Se febbraio non febbreggia, marzo campeggia.

 

 

La neve di febbraio ingrassa il granaio.

 

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February Mood

 

Fa ancora freddo, a Febbraio, ma una briosa leggerezza si libra nell’atmosfera. Manca poco alle follie del Carnevale, il cammino in direzione della Primavera è già iniziato…Un giro di giostra per volteggiare nei paraggi delle stelle, capelli sciolti perchè svolazzino nel vento. E la gioia, la spensieratezza che ti assale ogni volta che abbandoni i tuoi fardelli mentre vai incontro all’aria frizzante.

 

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Febbraio

 

“Che ti mormora il sangue negli orecchi e alle tempie
quando è là di febbraio che nel bosco
ancora risecchito corre voce
d’una vita che ricomincia.”
(Mario Luzi)

 

Caratteristiche

Comincia Febbraio, e quest’anno conterà 28 giorni. E’ noto per essere il mese di San Valentino, del Carnevale, ed è l’ultimo mese interamente invernale. La natura è immersa nel torpore, ma manca poco al suo risveglio: le temperature si mitigano e il tramonto arriva sempre più tardi. Tuttavia, chi ama la Primavera farebbe meglio a non cantare vittoria troppo presto; Febbraio,  in tema di maltempo, può ancora riservarci delle brutte sorprese.

Storia

Fu l’ultimo mese, con Gennaio, ad essere annesso al Calendario Romano: per gli antichi romani, infatti, l’Inverno non aveva mesi. Dato che l’anno iniziava a Marzo, si chiudeva proprio con Febbraio. Spetta a Numa Pompilio, il secondo re di Roma, l’aver inserito in calendario quelli che oggi rappresentano il primo e il secondo mese dell’anno. Febbraio proviene dal latino “februare”, “purificare”: in quel periodo avevano luogo i rituali di purificazione che onoravano il dio Februus e la dea Febris.

Segni zodiacali

Fino al 18 Febbraio il Sole si trova nel segno dell’Acquario, dal 19 in poi in quello dei Pesci.

Ricorrenze

Si comincia con la Candelora, il 2 Febbraio, commemorazione della presentazione di Gesù al Tempio, per proseguire con San Valentino, la festa degli innamorati celebrata il 14 Febbraio. Il Carnevale ha un inizio variabile interconnesso alla data della Pasqua; quest’anno, quello di Venezia comincerà il 14 Febbraio coincidendo con San Valentino. Il Mercoledì delle Ceneri, invece, precede la prima domenica di Quaresima.

Colore

Il viola, tonalità mistica e spirituale, viene considerato il colore di Febbraio: un omaggio al suo mistero, alla sua ambivalenza. Febbraio è un po’ sacro e un po’ profano: da un lato la Quaresima, il digiuno, la preghiera, la penitenza; dall’altro il Carnevale con i suoi bagordi, i balli sfrenati e le maschere irriverenti.

Pietra preziosa

La gemma del mese è una pregiatissima varietà di quarzo viola, l’ametista, molto amata sin dall’epoca di Alessandro Magno. Gli antichi Greci la associavano a Dioniso, il dio del vino, in virtù del suo colore; secoli orsono veniva reputata una pietra dai poteri magici, in grado di accrescere l’intuito e l’intelligenza di chiunque la indossasse.

 

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La neve ci fa star bene: scopri perchè in 5 punti

 

La neve, in Italia, cade sempre meno spesso. L’anno scorso, ricordate?, ho dedicato un articolo proprio a questo tema (rileggilo qui), elencando i benefici che la neve apporta al nostro organismo e all’ecosistema. Oggi voglio analizzare, invece, tutti i vantaggi che la neve ci procura dal punto di vista del benessere mentale. Perchè una cosa è certa: una nevicata è in grado di influenzare positivamente il nostro stato d’animo, il nostro umore. E’ quel momento magico in cui tutto cambia: rallentano i ritmi, chiudono scuole e uffici, riaffiorano i più bei ricordi dell’infanzia. Ma come e perchè si verifica questo fenomeno? Scopriamolo insieme in 5 punti.

1. La neve riattiva la nostra memoria emotiva

Quando i fiocchi scendono fitti e il paesaggio si imbianca, riemergono le emozioni che la neve suscitava in noi durante l’infanzia: il mondo si trasforma, si impregna di magia. Da bambini, una nevicata improvvisa ci riempiva di gioia: la scuola chiudeva i battenti, potevamo goderci la meraviglia dello scenario  candido e il suo silenzio fatato. Organizzavamo battaglie di palle di neve con gli amici, condividevamo con loro l’ebbrezza di fare un pupazzo di neve…Ogni azione si tramutava in felicità pura. Una nevicata ha il potere di riattivare quei ricordi, quelle emozioni, solo in sporadici casi mitigati da pensieri “guastafeste” associati alla scomodità della neve.

 

 

2. La neve è rilassante

Il candore ammanta l’ambiente circostante: ci immerge nel magnifico scenario di una fiaba senza tempo. Il traffico diminuisce, a poco a poco diventa quasi assente; i rumori si fanno sempre più attutiti. Una delle caratteristiche della neve, infatti, è quella di ammortizzare i suoni: il manto nevoso è composto da pori pieni d’aria, siano essi isolati o aggregati in una rete di microscopici canali. Questa porosità permette alla neve di assorbire i suoni dell’ambiente, che risultano quasi ovattati. Inoltre, quando guardiamo i fiocchi di neve scendere dal cielo, una grande serenità si impossessa di noi: osservandoli proviamo la sensazione di una pace profonda; l’atmosfera è sospesa, il tempo sembra essersi fermato per donarci una pausa di autentico incanto.

 

 

3. La neve cambia lo stile di vita

Mi soffermo sul concetto di “autentico incanto” espresso al punto 2. La neve cambia il nostro stile di vita, rallenta i nostri ritmi. Pensate al nevone: gli spostamenti si bloccano, gli uffici, le fabbriche, le scuole rimangono chiusi, ma quella che ci accingiamo a vivere è una parentesi ad alto tasso di stupore. La neve ci permette di assaporare bei momenti passati davanti al focolare, magari sorseggiando una cioccolata calda, insieme alla famiglia. La routine viene stravolta e, paradossalmente, usciamo dal nostro guscio: aiutiamo il vicino a spalare la neve, veniamo aiutati se la neve ci crea difficoltà. Ma non solo. Lo stop momentaneo del traffico permette di camminare a piedi  lungo i sentieri scavati nel manto nevoso: quando i pedoni si incontrano si salutano, scambiano quattro chiacchiere, anche se sono dei perfetti sconosciuti; tutte abitudini “d’altri tempi” che, in un mondo sempre più virtuale, faremmo bene a ripristinare.

 

 

4. La neve ci fa riscoprire lo splendore della natura

La natura ci regala sensazioni di ineguagliabile benessere, vibrazioni che ci fanno sentire in pace con il mondo intero. Il candore della neve rimanda alla purezza, acuisce i nostri sensi. Avvertiamo tutto più distintamente, anche i colori risultano più vividi. A proposito di candore: sapevate che il bianco di cui è tinta la neve è soltanto una nostra percezione? I riflessi dei raggi di luce che attraversano i cristalli di neve subiscono deviazioni che fanno riemergere la luce in tutti i suoi colori di partenza. Di conseguenza, percepiamo la neve come bianca in quanto il bianco è la somma di tutti i colori dello spettro elettromagnetico.

 

 

5. La neve regala buonumore

Non c’è niente di meglio che una bella passeggiata nella neve, per incrementare il benessere mentale: lo sforzo costante che implica, infatti, stimola la produzione di ormoni quali le endorfine e la serotonina, i cosiddetti “ormoni del buonumore” o “della felicità”. Si verifica, in sostanza, una perfetta combinazione tra l’effetto rilassante procurato dalla neve e i benefici che comporta praticare questa specifica attività fisica. Una passeggiata nel paesaggio innevato rappresenta anche un momento di pausa in cui sgombrare il cervello dallo stress e dalle preoccupazioni: la capacità di concentrazione ne risulterà potenziata, così come il pensiero creativo e il problem solving. La neve, in conclusione, ci regala delle ottime occasioni per combattere lo stress e ritrovare il nostro equilibrio emotivo.

 

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Pattinaggio su ghiaccio

 

“Qui corre voce che siate il miglior pattinatore — disse lei, scotendo con la piccola mano inguantata gli aghi di brina che si erano posati sul manicotto.
— Già, una volta pattinavo con passione; volevo raggiungere la perfezione.
— Voi fate tutto con passione, a quanto pare — disse lei sorridendo. — Ho tanta voglia di vedere come pattinate. Mettetevi i pattini e andiamo a pattinare insieme.
“Pattinare insieme? È mai possibile?” pensò Levin guardandola.
— Me li infilo subito — disse.
E andò a mettersi i pattini.”

(Lev Tolstoi, da “Anna Karenina”)

 

Inverno: scivolare sul ghiaccio disegnando sinuosi arabeschi, imprimere la propria danza sulla lastra cristallina, squarciare con il rosso il bianco imperante. Il corpo piroetta, volteggia con flessuosità acrobatica, si muove con leggiadra soavità. In un bosco ammantato di neve fresca, solo i sempreverdi assistono al valzer armonico che intrecciano l’uomo e la natura. Mentre le lame dei pattini incidono la loro dichiarazione d’amore sul suolo congelato di Gennaio.

 

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La cucina lappone: prodotti, sapori e piatti tradizionali della terra dei Sami

 

Conoscere la cucina lappone è conoscere la cucina Sami, i suoi piatti tipici e la sua arte culinaria. I Sami, dei quali il 6 Febbraio si celebrerà la Giornata Nazionale, hanno da sempre guardato alla renna come a una risorsa suprema, basilare per la loro sopravvivenza. Ne abbiamo già parlato; oggi ci soffermeremo sulla grande importanza che questo animale riveste, sotto l’aspetto gastronomico, per l’unico popolo indigeno riconosciuto d’Europa, ma scopriremo anche quali sono i cibi, i prodotti e le pietanze tradizionali delle lande della Lapponia.

 

La carne di renna

 

La carne di renna rappresenta il cardine della tradizione culinaria Sami: viene preparata in svariati modi e sottoposta alle più disparate lavorazioni. Può essere essiccata, affumicata, marinata e consumata sotto forma di succulenti zuppe o stufati. La cottura richiede diverse ore, basti pensare che per la preparazione del suovas (uno dei piatti più conosciuti anche al di fuori delle regioni lapponi) ne occorrono otto. La carne, tagliata in fette molto sottili, viene salata e affumicata direttamente sul fuoco; poi viene condita con pepe nero, verdure, mirtilli rossi, funghi in agrodolce e panna acida. Il suo sapore è unico: coniuga gli accenti selvatici con il gusto intenso conferito dall’essiccatura. Non è un caso che con il suovas si preparino anche dei deliziosi panini.  Sempre a base di carne di renna, il gurpi è un salame che i Sami arricchiscono con il grasso dell’animale e accompagnano a diversi alimenti: confettura ai frutti di bosco, insalata, puré di verdure e via dicendo.

 

Il pesce

 

Siamo nel Grande Nord, e il salmone è il re del pescato. Nei corsi e negli specchi d’acqua lapponi se ne trova in quantità, insieme alle trote e ai salmerini. La pesca, in Inverno, costituisce un vero e proprio rituale: quando il ghiaccio ricopre i laghi e i fiumi, nessuno vuole rinunciare al piacere di questo sport. Così, accanto a chi approfitta delle superfici ghiacciate per pattinare, è possibile scorgere un gran numero di persone che praticano la pesca sul ghiaccio: basta creare un foro dove verrà inserita la canna da pesca. I piatti tipici a base di pesce includono il salmone con salsa alla panna acida, le aringhe affumicate con cipolle, la lampreda cucinata alla griglia, i timballi con pesce e piselli e una speciale torta, la kalakukko, composta da un involucro di pane azzimo farcito con pesce e pancetta.

 

I formaggi

 

Essendo ricca di capre, la Lapponia abbonda di latte caprino da cui si ricavano golosissimi formaggi. Sono soffici e hanno un gusto irresistibile, tant’è che i Lapponi non esitano ad abbinarli al pane e alla carne. Esistono formaggi annoverati tra le eccellenze gastronomiche della terra dei Sami: ad esempio il munajuusto, a base di uovo, o il kutunjuusto, un tipico caprino. Ma il formaggio più sorprendente è senza dubbio quello incluso nel kaffeost. Si degusta nella kuksa, la tradizionale tazza intagliata nel legno di betulla che i Sami crearono secoli orsono. La kuksa viene riempita di caffè bollente senza dolcificante; nella bevanda si immerge poi un formaggio duro, il Leipäjuusto, che viene “ammordibito” dal calore del caffè. La bontà di questa miscela è tale da aver promosso il kaffeost a ricetta di tendenza.

 

 

I frutti di bosco

 

Dal sottobosco lappone si originano tutti quei sapori che impreziosiscono la cucina Sami di note uniche. I funghi e i frutti di bosco svolgono un ruolo di primaria importanza al riguardo. A proposito di frutti di bosco, citare il lingon è tassativo: questo mirtillo rosso selvatico è celebre in tutto il mondo. Ha un gusto dolce, un pizzico amarognolo, e contiene acido benzoico naturale; si tratta di una pianta altamente benefica, dalle notevoli proprietà antiossidanti. Con il lingon, in Lapponia (ma anche in Svezia) vengono prodotte salse e confetture in grande quantità. Altri frutti di bosco molto diffusi sono il camemoro (detto altresì mora artica o cloudberry, che è poi il suo nome in inglese), con le sue inconfondibili bacche arancioni, e il mirtillo nero. Durante l’Inverno, i frutti di bosco in polvere sono presenti in svariate ricette lapponi.

 

 

Il pane

 

Che tipo di pane si mangia in Lapponia? Ne esistono due. Il mjukkaka è una sorta di focaccia tondeggiante, grande più o meno come un piatto, molto comune nella Lapponia svedese. Si prepara con ingredienti quali la segale, il lievito, la margarina, l’acqua, il sale e il latte, a cui vengono aggiunti il cumino e altre spezie del luogo. Il knäckebröd è invece un pane croccante tradizionale svedese, molto sottile, composto di farina di segale, sale e acqua; i Lapponi hanno aggiunto a questo tipo di pane semi di senape e ravizzone.

 

I dolci

 

In questo settore, le contaminazioni prevalgono. Nella Lapponia svedese, ad esempio, dolcetti come i kanelbullar (girelle alla cannella) e i chokladbollar (palline al cocco e cioccolato) regnano incontrastati. Da segnalare anche le caratteristiche caramelle alla liquirizia salata dei paesi nordici, le salmiakki: ricche di cloruro di ammonio, hanno un gusto quasi piccante scaturito dal mix tra il sapore salato del cloruro e la dolcezza dello zucchero.

 

 

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Foto del kaffeost di Mia is a Geek via Flickr, CC BY-NC-SA 2.0

Foto delle salmiakki di Marcin Floryan, CC BY-SA 2.5 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5>, via Wikimedia Commons

 

Scoprire tutto il fascino della Lapponia in 5+1 spunti

 

Il colore predominante è il bianco, il bianco della neve e del ghiaccio che ammantano l’intero territorio. E poi ci sono il grigio delle gelide nebbie e il caleidoscopio cromatico dell’aurora boreale: la Lapponia, che ho già introdotto in questo post, è una landa onirica intrisa di magia. Non è un caso che, nel 1996, la Lapponia svedese sia stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità UNESCO, e che la quasi totalità di quella regione sia un’area naturale protetta. Ma le meraviglie lapponi non si esauriscono di certo nell’area suddetta: da Rovaniemi, dove Babbo Natale ha fissato la sua dimora, fino alle aree settentrionali della Russia, della Svezia e della Norvegia, distese nevose e foreste sconfinate si fondono con il Circolo Polare Artico dando origine a un fiabesco regno dei ghiacci. Se prevedete di viaggiare in Lapponia, non avrete che l’imbarazzo della scelta per quanto riguarda le cose da fare e da vedere. Ecco qualche spunto.

 

1. Visitare Rovaniemi, la città di Babbo Natale

 

Situata a soli sei chilometri dal Circolo Polare Artico, Rovaniemi racchiude l’essenza della “felicità” finlandese (non dimentichiamo, infatti, che la Finlandia è stata eletta Paese più Felice del Mondo per sette volte di seguito): questa città incantata, circondata da una natura selvaggia, brulica di movida e di fermento culturale. E’ rinomata, inoltre, per le sue eccellenze culinarie; i funghi, le renne con erbe selvatiche e il coregone (un pesce appartenente alla famiglia dei salmonoidi) cotto sulla griglia rappresentano solo alcune delle delizie locali. La natura offre spettacoli davvero mozzafiato: l’aurora boreale si verifica 200 notti all’anno, ed ammirarla nelle aree più incontaminate è un must. Basta raggiungerle con una slitta trainata dagli husky per riscaldarsi accanto a un fuoco che arde in mezzo al bosco, o contemplare le straordinarie cromie dell’ aurora boreale. Una visita al villaggio di Babbo Natale non può mancare: l’anziano dalla lunga barba bianca è pronto ad incontrarvi tutto l’anno insieme ai suoi elfi di fiducia.

 

 

2. Rimanere estasiati davanti all’aurora boreale

 

Da Settembre a Marzo è possibile ammirare lo strepitoso gioco di luci dell’aurora boreale, un fenomeno atmosferico che invade il cielo di tonalità multicolori: il verde, il viola, il  rosso, il rosa e il blu si incrociano, si fondono, generano bande luminose che volteggiano nel firmamento…In Lapponia, quando il cielo è limpido, l’aurora boreale è visibile ogni due notti; un’occasione unica per vivere un’esperienza da brividi a tutti gli effetti.

 

 

3. Inebriarsi con l’esperienza della sauna e del tuffo nell’acqua ghiacciata

 

La sauna, per i finlandesi, è un’autentica istituzione: ovunque si trovino, ce n’è sempre una da poter utilizzare. In Lapponia ne esistono moltissime costruite in mezzo alla natura, per coniugare il fascino del paesaggio con la coccola sensoriale del bagno di vapore a 100 gradi di temperatura. Subito dopo, un tuffo nell’acqua ghiacciata di un lago, un fiume o una piscina circondata dalla neve è d’obbligo. Magari, sotto le luci dell’aurora boreale

 

 

4. Esplorare il paesaggio incantato in slitta

 

Non c’è niente di meglio che un’escursione in slitta, per osservare da vicino lo splendore dei paesaggi lapponi. Le slitte possono essere trainate dagli husky, cani nordici che affondano le loro origini in Alaska, oppure dalle renne: gite di questo tipo sono in gran parte organizzate a Rovaniemi. Non è un caso che ad essere trainata dalla renne fosse anche la slitta di Babbo Natale.

 

 

5. Saperne di più sulla cultura e le tradizioni dei Sami

 

La popolazione indigena della Lapponia, i Sami, è costituita da 50.000-100.000 individui stanziati per la maggior parte in Norvegia, e – in ordine decrescente – in Svezia, Finlandia e Russia. I Sami sono un popolo antichissimo che ha una storia, una cultura, una lingua e un modo di vivere del tutto propri. Originiariamente erano dei nomadi che sopravvivevano grazie alla pesca, alla caccia e all’allevamento delle renne; vivevano in capanne smontabili a forma di cono, le kota, che portavano sempre con sè, oppure in tende ricoperte di pelli di renna che chiamavano Iavvo. Intorno alla metà del secolo scorso, il nomadismo del popolo ebbe fine. Il legame dei Sami con la renna, tuttavia, non è mai venuto meno: sono dediti all’allevamento di questo animale, che anticamente rappresentava la loro unica risorsa, fin dal 1600. Dalla renna ricavavano nutrimento, ma non solo; utilizzavano la sua pelliccia e il suo pellame per vestirsi e realizzare le tende che li ospitavano, mentre con le corna e le ossa del quadrupede costruivano utensili vari.

 

 

6. Conoscere la cucina dei Sami

 

Carne di renna declinata in zuppe e stufati, suovas, gurpi…e poi salmone (la cui pesca è regolamentata), trote e salmerini pescati nel ghiaccio. Ma anche pane con cumino e spezie, birra artigianale al sapore di mango, formaggi di capra da sciogliere in una tazza di caffè, dolci alla cannella e mirtilli rossi selvatici: la cucina tradizionale dei Sami è ricca di sapori, colori e ingredienti inconfondibili. Merita a pieno titolo di essere approfondita, e noi lo faremo prestissimo con un articolo a tema.

 

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