Paris Fashion Week: flash dalle collezioni AI 2020/21

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Oggi VALIUM vola nella Ville Lumière, dove dal 24 Febbraio al 3 Marzo si è svolta la Paris Fashion Week. In calendario, 71 sfilate e 25 presentazioni. Sono stati nove giorni sfavillanti, oltremodo esplosivi, densi di appuntamenti: il debutto di Felipe Oliveira Baptista alla direzione creativa di Kenzo, la collezione finale di Alessandro Dell’ Acqua per Rochas, il debutto parigino di Ermenegildo Zegna, il comeback di Coperni….Oltre che, naturalmente, i défilé di big internazionali del calibro di Dior, Saint Laurent, Chloé, Balmain, Celine, Vivienne Westwood, Balenciaga, Valentino, Givenchy, Stella McCartney, Giambattista Valli, Alexander McQueen, Chanel (peraltro, il 19 Febbraio scorso ricorreva il primo anniversario della scomparsa di Karl Lagerfeld), Miu Miu e Louis Vuitton, tanto per citarne alcuni. Moltissimi i designer esordienti, tra cui i francesi Boyarovskaya, Germanier e Xuly Bët, attesissimi il debutto dell’ africano Kenneth Ize e la sfilata di Thebe Magugu, primo vincitore “made in Africa” del Premio Louis Vuitton. Il team cinese, invece, è stato penalizzato dal fattore Coronavirus: la stilista Uma Wang ha preferito orientarsi su una presentazione, mentre Jarel Zhang, Maison Mai, Masha Ma, Calvin Luo e Shiatzy Chen hanno dovuto annullare i rispettivi fashion show parigini. La Fédération de la Haute Couture et de la Mode , tuttavia, ha garantito loro una visibilità massiccia attraverso le più disparate piattaforme di comunicazione. Veniamo ora alle cinque collezioni che VALIUM ha selezionato. Riflettori puntati su Dior, Saint Laurent, Maison Margiela, Balmain, Miu Miu. Si comincia con Dior:che lo show abbia inizio!

Una collezione che è un racconto autobiografico intessuto sui ricordi di Maria Grazia Chiuri. L’immaginario a cui attinge affonda le radici negli anni ’70 e nel movimento di liberazione della donna, ma anche in fotogrammi implicitamente associati all’ empowerment femminile: la sartoria della madre della designer, le attrici che le clienti desideravano emulare, l’ atelier milanese di Germana Marucelli, Mila Schön ritratta da Ugo Mulas, le opere della pittrice Carla Accardi…A quell’ iconografia si ispirano look di uno chic discreto, intrisi di estro ma portabilissimi, inseriti in una collezione oltremodo armonica. Il pattern a quadri tanto caro a Christian Dior predomina, declinato in tutti i capi e le versioni possibili, ma anche i pois fanno la loro apparizione: per Monsieur, entrambi i motivi erano i cardini di un’ eleganza informale. Il colletto bianco arrotondato abbinato alla cravatta nera è un leitmotiv; la collezione lo evidenzia in una serie di completi in black and white per poi riproporlo in varianti molteplici. Trionfano le frange, sugli orli dei capispalla oppure all over sugli abiti, le gonne spaziano dai modelli plissettati a quelli a portafoglio esplorando le lunghezze più svariate, le giacche sagomate si alternano ai caban e ai bomber jacket. L’allure è fresca, disinvolta, e si sposa con accessori iconici: la Saddle bag portata a tracolla, i gambaletti neri in rete, la bandana bene in vista sul capo nel tipico stile anni ’70. Insegne luminose che recitano “Consent” (consenso) ed altri slogan inneggianti al women power  – tutti realizzati dal collettivo Claire Fontaine – campeggiano nella location della sfilata, al cui ingresso è stato posto un “I say I” (io dico io) a caratteri cubitali. La frase, potentemente autoaffermativa, è anche il titolo di un’ imminente mostra dedicata alla scrittrice, critica d’arte e nota femminista Carla Lonzi oltre che all’arte italiana al femminile. Sostenuta da Dior, l’esposizione si terrà dal 23 Marzo al 21 Giugno 2020 presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

 

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SAINT LAURENT. 1

Denominatore comune: degli audacifuseaux in latex. Sono declinati in nero, viola, rosso, turchese, ed abbinati a giacche dall’ impeccabile taglio sartoriale. Tessuti come il tartan, il gessato e il pied de poule sottolineano la loro eleganza senza tempo, dando vita a un mix di fetish e di bon chic che le camicie con jabot impreziosiscono ulteriormente. Quando alle giacche si sostituiscono trench in pelle o dei fur jacket squadratissimi, il risultato non cambia: è puro stile Yves Saint Laurent sia in quanto a seduttività raffinata che agli incredibili cromatismi. Il fucsia, il viola, l’ocra, lo smeraldo, il teal, l’azzurro polvere si combinano e si alternano, creando dei connubi di un intenso magnetismo con il nero vinilico. Un mood sexy pervade l’ intera collezione, veicolato dal latex onnipresente (plasma indifferentemente top, gonne, abiti e corpetti) ma anche dalle trasparenze delle bluse e dei body in pizzo. Le gonne in latex, in particolare, rappresentano una valida alternativa ai fuseaux, soprattutto grazie all’ abbinamento con i cuissardes nello stesso materiale. Tuttavia, non riescono a rubare la scena al capo iconico della collezione (i fuseaux, appunto) e alle vertiginose slingback con fibbia sadomaso a cui si accompagna.

 

SAINT LAURENT. 2

SAINT LAURENT. 3

 

MAISON MARGIELA. 1

Riciclare per dare origine a una nuova vita e, al tempo stesso, a una nuova coscienza: è questo l’ intento di John Galliano, che prosegue nella sua opera di decostruzione e riassemblaggio dei capi classici già iniziata con Maison Margiela Artisanal. Galliano concentra l’attenzione sul guardaroba del XX secolo, lo seziona e lo rielabora prefiggendosi di mantenerne la valenza intrinseca. Il tutto, naturalmente, a partire da indumenti d’antan originali: significativo è l’ esempio di uno dei look di chiusura, un abito da flapper risalente agli anni ’20, trasformato in un tripudio di chiffon violetto con tanto di stampe al laser. Altri “esperimenti” sono stati compiuti su cappotti ridotti ai soli revers ed alla pettorina (lo chiffon o la plastica trasparente, in genere, sopperiscono alle parti mancanti dei capi), ampi colli in lana dotati di una sola manica, ensemble di giacca e gonna con imbastiture a vista invasi da abbondanti inserti in pelo. Spettacolari i gilet sfrangiati che sembrano fatti di carta velina, soprendenti i giacchini a spina di pesce combinati con maniche in fake fur inanellate in grossi boccoli. Altrettanto d’impatto è la palette cromatica: il giallo, l’arancio, il marrone, il malva, l’azzurro polvere, il cobalto, il turchese e il vinaccia si affiancano in una favolosa tavolozza. Con la collezione Autunno/Inverno 2020/21 di Maison Margiela viene lanciata anche Recicla, una linea che per il momento include borse vintage in vimini restaurate  oppure ricavate dal pellame di borse second hand.

 

MAISON MARGIELA. 2

MAISON MARGIELA. 3

 

BALMAIN. 1

Anche nella collezione di Balmain, i cuissardes rivestono un ruolo importante: altissimi, sostituiscono i collant o i pantaloni perchè avvolgono l’ intera gamba. Spaziano dal marrone al nero, passando per il beige, e sono declinati in cuoio ma più spesso in vernice. Quei tre colori sono importanti perchè delineano anche la palette cromatica della collezione, dove vanno ad aggiungersi al blu, al bianco, al grigio, a squarci di blu elettrico e di rosso, accentuando l’ impatto di creazioni che coniugano lo stile signature di Olivier Rousteing con l’ heritage Balmain più squisito. Abiti e gonne foulard, maglioni quasi “araldici” per quanto appaiono riccamente decorati, bottoni vistosi e ornamentali ricorrono in creazioni che sbalordiscono, oltre a tutto il resto, per la straordinaria sartorialità dei capispalla: le giacche, i cappotti e persino i cardigan sfoggiano spalle evidenti e nettamente squadrate; sono spesso a doppiopetto, decorati da due file di bottoni, con revers importanti e in colori a contrasto. Non è un caso che la sfilata si apra proprio con una parata di 20 cappotti blu rigorosamente double-breasted, ma con un unico rever a fare la differenza. Poi, ci sono mantelle in ogni lunghezza e versione: per il giorno i modelli evidenziano asimmetrie e sovrapposizioni, per la sera si incorporano all’ evening dress plissé dando vita a uno spettacolare look da red carpet. Lo stile “Jolie Madame” puramente Balmain, insomma, ormai si è fuso con la contemporaneità grintosa e audace di Olivier Rousteing. Lo dimostrano anche i look vinilici drappeggiatissimi, oppure cosparsi di glitter e ruches (e rigorosamente abbinati ai cuissardes vertiginosi), che anticipano le ultime uscite: su quale rockstar li vedreste indosso?

 

BALMAIN. 2

BALMAIN. 3

 

MIU MIU. 1

Uno chic squisitamente rétro, che attinge alle dive del silver screen hollywoodiano: Miu Miu inneggia alle eroine cinematografiche degli anni ’40 e ’50, spaziando dalle “sirene” alla Veronica Lake per poi omaggiare le bionde predilette da Hitchcock e le attrici del Neorealismo, ma sempre con il glamour a far da filo conduttore. Gli abiti che aprono la sfilata, lunghi e increspatissimi, fascianti e tinti di accattivanti colori (l’arancio, il giallo e lo smeraldo si affiancano al grigio e al rosa delicato), conquistano all’ istante. Seguono cappotti dagli orli rasoterra portati rigorosamente con la cintura, long dress in stile Impero, tailleur con gonna pencil stretti in vita, fake fur voluminosissime da diva, abitini bouffant ricchi di increspature. Il pattern check si alterna ad un  “graffiante” maculato, mentre bagliori e trasparenze predominano nei look da sera. Colpisce una mise in total black indossata da Kaia Gerber: l’abito, composto da una gonna lunga e sinuosa, viene abbinato a una cintura in pelle e a un top in chiffon con il corpetto tempestato di cristalli. Avrebbero potuto sfoggiarlo star del calibro di Ava Gardner o Lana Turner, ma la raffinatezza che sprigiona è del tutto priva di accenti “ladylike”. Prevale invece una allure giovane e fresca, seppur sofisticata. La stessa che emanano i maxicoat in nuance confetto che sfilano in chiusura, ennesimi pezzi iconici di una collezione battezzata con il pregnante nome di “Toying with elegance”.

 

MIU MIU. 2

MIU MIU. 3

 

 

 

Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 5)

 

GUO PEI. 1

Guo Pei ci porta sull’ Himalaya, sacra residenza degli dei nella fede buddista. L’ imponente catena montuosa asiatica – il cui nome, in sanscrito, significa “dimora delle nevi” – ispira una collezione che ne rievoca l’aura maestosa e, soprattutto, densa di misticismo: stoffe antichissime richiamano le sue eterne vette, preziosi “Thangka” inneggiano alla sua spritualità con ricami dorati sul broccato delle stole e delle maestose mantelle imperiali. Guo Pei utilizza l’obi giapponese per dar vita a splendidi decori, una scelta non casuale dato che le linee kimono sono ricorrenti e si alternano a quelle più marcatamente tibetane. Le “dee della neve” della designer sfoggiano look che alternano un tripudio d’oro sacrale a un candore profuso sia nei dettagli che negli abiti, voluminosi e incorporei come nuvole. Ad adornare questi ultimi sono piume e perle finissime, a plasmarli multistrati di organza “dilatati” da ricami floreali in 3D. Minuscole rose in tulle impreziosiscono anche la fodera dei capispalla: l’effetto è fiabesco, rievoca una miriade di fiocchi di neve. Le gonne adottano le mini lunghezze di vaporosi tutù oppure orli rasoterra, sontuosamente teatrali, le maniche sono perlopiù tubolari e si allungano fino a sfiorare il suolo. Perle, piume, broccati, pietre preziose e oro in abbondanza costituiscono il fil rouge di creazioni a dir poco divine: non potrebbe esistere aggettivo migliore, parlando del sacro Himalaya a cui si ispira Guo Pei (e da cui prende il nome la sua collezione).

 

GUO PEI. 2

GUO PEI. 3

 

YUIMA NAKAZATO. 1

“Cosmos”, la settima collezione Couture che Yuima Nakazato fa sfilare a Parigi, vede protagonista l’ Araba Fenice. Ispirarsi a questa mitologica figura significa, innanzitutto, celebrare l’armonia e il valore della vita. Sulla leggendaria fenice che risorge sempre dalle sue ceneri sono incentrati racconti, miti e narrazioni risalenti a tempi remotissimi: Nakazato li interiorizza per elaborare la sua contemporanea concezione di bellezza, e manda in scena look all’ insegna dell’ avanguardia tecnologica più avanzata. Nello specifico si avvale della tecnologia Biosmocking, focalizzata su tessuti digitalmente rielaborati, che offre la possibilità di modellare a piacimento i materiali e di realizzare creazioni uniche, completamente su misura. Abiti e accessori si declinano in Brewed Protein, stoffa-cardine del Biosmocking, attraverso un processo eco-sostenibile che scongiura gli sprechi e minimizza l’impatto ambientale. Niente ago e filo, dunque: la resina ecologica permette di plasmare la forma e le dimensioni dei capi per adattarli perfettamente al corpo, mentre fermagli metallici assemblano le diverse porzioni di tessuto. Il Biosmocking, inoltre, possiede qualità tridimensionali, aggiungendo un ulteriore atout al metodo di creazione utilizzato da Yuima Nakazato. Ne derivano abiti, fluidi ma scultorei al tempo stesso, che sfoggiano tutte le tonalità del fuoco: dal rosso al giallo passando per il ruggine, eccetto qualche look in cui predomina l’ azzurro cielo. Risaltano ampie mantelle dall’ effetto plissettato che sembrano instaurare un connubio onirico tra tridimensionalità e trompe-l’oeil. Straordinario l’hairstyle firmato da Hirofumi Kera, letteralmente fiammeggiante.

 

YUIMA NAKAZATO. 2

YUIMA NAKAZATO. 3

 

 

 

Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 4) – Speciale Jean-Paul Gaultier

 

Dopo 50 anni di carriera, Jean-Paul Gaultier  dice addio alla moda e mette in scena uno show travolgente, scoppiettante ma significativo. Uno “show”, attenzione, non un “défilé”, perchè di autentico spettacolo si tratta. I protagonisti? Una parata di oltre 200 tra capi cult e celebri leitmotiv delle sue collezioni. Ad indossarli non sono solo le maggiori top in circolazione, bensì mannequin che hanno fatto la storia della Maison e – last but not least – la “grande famiglia Gaultier“, composta dagli amici di lunga data dello stilista: in passerella sfilano (tanto per fare qualche nome) Dita Von Teese, Béatrice Dalle, Kiddy Smile, Mylène Farmer, Rossy de Palma e una sfolgorante Amanda Lear con tanto di toy boy al seguito. Dopo un’apertura “cinematografica” riferita al film del ’66 “Qui êtes-vous, Polly Maggoo?di William Klein, lo show ha inizio con un tableau vivant ispirato alla scena del funerale. Da una bara su cui spiccano due grandi coni metallici (un rimando a quelli dei celeberrimi corsetti di Gaultier) fuoriesce una “cara estinta” che estinta non lo è affatto: si catapulta in passerella in un look total white composto da baby doll bamboleggiante e calze in tinta, seguita poi da un vero e proprio circo Couture (e con la C maiuscola). L’ Alta Moda di Gaultier, decifrando la metafora, rinasce a nuova vita ed anzi, è più viva che mai! Non è un caso che nel sito del brand gli innumerevoli look proposti siano suddivisi in tre capitoli esplicativi. Nel primo risaltano giacche e camicie “fluttuanti” nella parte frontale dei top, gonne ricavate affiancando centinaia di opera glove o di collant, cravatte assemblate a forgiare bodysuit maschili (non dimentichiamo che negli anni ’70 Gaultier aveva già abbattuto le frontiere del gender) e una miriade di look costruiti sui basic della lingerie: reggicalze e bustier a profusione, tra i quali non passa inosservato il modello che alterna cinghie e lacci  sfoggiato da Dita Von Teese. La femminilità diventa consapevole, la donna si fa protagonista del gioco seduttivo e dona un twist personale, del tutto inedito e giocoso, anche al classico outfit che abbina top + gonna.

 

 

 

 

Il secondo capitolo punta sulla “francesità” e la rllegge secondo l’ iconografia Gaultier: lo inaugura un abito danzante nei colori della bandiera d’oltralpe, prima di lasciar spazio all’ iconico stile marinaio dove cappelli a tema e strisce bianche e blu la fanno da padroni – ovviamente in versione rivista e corretta. Un esempio? Il tipico top rigato viene ripensato in un’ organza plissé che delinea miriadi di ruche circolari, oppure a ventaglio. E poi, ci sono jeans (rigorosamente riciclati, altra intuizione anticipatrice del designer) in svariate fogge, dalle crinoline al modello cropped passando per quello a vita altissima, con semi-pattina e le bretelle di una salopette. Gli abbinamenti optano per un oro molto Barocco, coinvolgono il pizzo nero, un bolero in denim in stile torero viene esibito da un modello che sfila sulle punte.

 

 

 

Il terzo capitolo inneggia al Gaultier più iconoclasta, rielaborando il classico suit nero (unisex, of course) con camicia bianca. Gonne maschili indossate sui pantaloni, squarci improvvisi sulle maniche delle giacche e asimmetrie spiazzanti stravolgono l’ allure rendendola irriverente. Poco a poco, il nero dei completi si accosta all’oro e diventa sexy, evidenziando outfit da odalisca che alternano bustier “metallici” con coppe a cono, trasparenze inaspettate e veli a profusione. Per concludere, una serie di look dalla vaga ispirazione ethno-folk: l’ispirazione attinge ai Celti e punta sulla loro venerazione per la natura. Predominano enormi mantelle con strascico, coat oversize riccamente decorati, frange e piume, pattern in simil-tartan. La palette si fa mimetica e abbraccia le più svariate tonalità di verde, che combina soprattutto con il marrone: i colori della terra.

 

 

 

 

 

Se questo show fantasmagorico mette la parola fine sulla carriera di Jean-Paul Gaultier, al tempo stesso celebra una Couture sempiterna. Il potente estro del designer francese, il suo genio precursore, l’ irriverenza che gli ha fatto guadagnare il soprannome di “enfant terrible”, impregnano creazioni del tutto senza tempo. Destinate a rimanere negli annali della storia della moda, certo, ma soprattutto a vivere tra la gente, tra le celeb,  in una realtà privilegiata forse, ma concreta. Quella di Gaultier si potrebbe definire una Couture “in movimento”, ironica, che inneggia a un luxury mai fané o fine a se stesso. E’ innovativa, vibrante, esuberante, oggi come ieri: dunque, immortale. Sia per la sua iconicità sia perchè fa ormai parte, a pieno titolo (basti pensare al bustier con coppe a cono che Madonna rese un cult durante il suo “Blonde ambition tour”), dell’ immaginario collettivo.

 

 

Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 3)

GIAMBATTISTA VALLI. 1

Anche nel caso di Giambattista Valli, è stato davvero arduo selezionare tre look dalla collezione di Haute Couture Primavera Estate 2020. Alla Galleria del Jeu de Paume di Parigi, Valli ha preferito allestire una mostra aperta al pubblico piuttosto che far sfilare le sue creazioni. La scelta democratica del designer romano, che abbraccia l’inclusività distanziandosi dall’ “esclusivo”, ha riscosso un successo enorme, corroborato da abiti che rappresentano la quintessenza dell’ Alta Moda: i look sembrano sorti da un giardino fiorito. Full skirt composte da un tripudio di tulle, spirali di ruche, strascichi regali, taffetà che definisce virtuosismi scultorei e maniche a sbuffo, mantelle, megafiocchi, linee impero alternate a forme a palloncino, sono i cardini di una collezione che anche nelle nuance (giallo ranuncolo, fucsia, rosa, bianco, azzurro polvere) ricorda un paradiso floreale.

 

GIAMBATTISTA VALLI. 2

GIAMBATTISTA VALLI. 3

 

ELIE SAAB. 1

Il couturier libanese immagina una donna che esplora le sontuose stanze del Castello di Chapultepec, fatto costruire nel 1863 dal Viceré di Città del Messico, e dà vita a creazioni impregnate di echi dell’ impero messicano. Arabeschi dorati, pizzi, maniche a sbuffo e lunghe mantelle delineano un’ eleganza opulenta, maestosamente luxury, dove i ricami floreali si inerpicano su tessuti impalpabili e il punto vita viene sempre sottolineato da una cintura. Il mood è Barocco, impreziosito da bagliori costanti e da ruche che enfatizzano una femminilità da Red Carpet. La palette cromatica decreta il trionfo del bianco e dell’avorio, sporadicamente affiancati dal celeste, dal corallo, dal turchese, dal cipria e dal lime. Il risultato? Decisamente scenografico.

 

ELIE SAAB. 2

ELIE SAAB. 3

 

VIKTOR & ROLF. 1

Torna il tema della sostenibilità, ma in chiave del tutto inedita: ispirandosi ai personaggi del libro “La piccola casa nella prateria” di Laura Ingalls Wilder e all’iconica “Holly Hobbie” creata dall’ omonima scrittrice e acquarellista, Viktor & Rolf creano una collezione completamente incentrata sul patchwork. Lo stile ricorda quello del Far West, dell’ era vittoriana, con le lunghe gonne ed i colletti arricciati, ma il duo creativo lo rielabora alla luce del proprio imprinting. Gli abiti, prevalentemente lunghi, si svasano nel fondo e sono arricchiti di balze, la vita è alta, bande di ruche decorative fanno da leitmotiv, ma il clou è rappresentato dal patchwork che plasma ogni look. Per realizzare gli outfit, Viktor & Rolf hanno utilizzato miriadi di campioni di stoffa del loro archivio e li hanno assemblati insieme: ne è scaturita una collezione che coniuga i valori eco-sostenibili con la sublimazione di un’ estetica imperfetta.

 

VIKTOR & ROLF. 2

VIKTOR & ROLF. 3

 

VALENTINO. 1

L’ Alta Moda come espressione del “sogno”, quindi del subconscio: ovvero, la libertà di esprimere la nostra essenza più profonda e autentica. Pierpaolo Piccioli si ispira a questo principio per dar vita ad una collezione che segna un punto di svolta nella sua estetica. I lunghi abiti fiabeschi, arricchiti da gonne ampie e voluminose, lasciano il posto a silhouette più fascianti, molto spesso a mermaid dress che emanano un’ eleganza magnetica. Lavorazioni scultoree non mancano, come le ruche forgiate su un top che sembra composto da petali di rosa, i fiocchi che adornano la vita sono un inno alla femminilità. Accessori quali gli opera glove in pelle e gli orecchini con lunghissimi pendenti “a ventaglio” diventano un tutt’uno con il look, mentre i colori di partenza  – il bianco, il nero, il rosso – si alternano progressivamente al blu elettrico, al rosa confetto, al viola, al rosso Valentino e al verde giada. Conclude lo show un abito tinto di un pink etereo, con spacco laterale mozzafiato ed un tripudio di piume al posto del corpetto: se l’ Alta Moda è sogno, questa ne è la dimostrazione pura.

 

VALENTINO. 2

VALENTINO. 3

 

To be continued…

 

 

Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 2)

STEPHANE ROLLAND. 1

Il cerchio assurto a leitmotiv. Funge da decoro, si apre ad oblò, delinea alti colli, tratteggia le forme ed i volumi di abiti sontuosi, al tempo stesso vaporosi ed essenziali in virtù delle geometrie che li contraddistinguono. Cinque colori di base (bianco, nero, blu elettrico, beige e fucsia) ricorrono, decisi, per sottolineare le sensuali asimmetrie dei long dress, evidenziare linee a uovo e potenziare l’impatto cromatico di gonne ampissime e corredate di strascico. In alcuni look, le nuance si uniscono in un bicolor netto valorizzando grafismi e tagli stilizzati. E se gli abiti abbracciano silhouette svariate (a tunica, affusolata, ovale, svasata, over nelle gonne fiabesche e arricchite di ruche), è sempre la purezza a prevalere: bandito ogni orpello e barocchismo.

 

STEPHANE ROLLAND. 2

STEPHANE ROLLAND. 3

 

GIORGIO ARMANI PRIVE‘. 1

Uno chic squisito e dai tratti esotici, prevalentemente orientali, che è una vera e propria ode all’ Ikat. La collezione si apre con innumerevoli “ensemble” di pantalone e giacca, moltiplicando i modelli di quest’ultima ma rimanendo fedele alla linea a sigaretta, o comunque stretta in fondo, dei pantaloni. Poi, inizia una parata di abiti da sera che sono meraviglia pura: spicca un tripudio di blue elettrico, alternato al verde smeraldo e al verde giada, i corpetti lasciano le spalle nude (quando non sono rivestite di tulle), le gonne si fanno sempre più impalpabili declinandosi in forme ad anfora, svasate oppure lunghe e dritte. Le frange abbondanti, le cromie e i decorativismi rievocano l’eleganza del pavone, un’ opulenza regale e sofisticata ma mai ridondante.

 

GIORGIO ARMANI PRIVE’. 2

GIORGIO ARMANI PRIVE’. 3

 

GIVENCHY. 1

Clare Waight Keller elegge il giardino a motivo ispiratore. E lo tramuta  in una metafora dell’esistenza osservata “a ritroso”, con tutti i ricordi, le amicizie, le esperienze susseguitesi stagione dopo stagione: un patrimonio ricco di insegnamenti di vita. I giardini di Monk’s House (la residenza di Virginia Woolf), del Castello di Sissinghurst e di Le Clos Fiorentina, la villa di Hubert de Givenchy sulla Costa Azzurra, sono i principali riferimenti della designer. Non è un caso che i look della sua collezione siano preziosi come i fiori di un giardino all’ inglese, adornati di ruche che gareggiano in bellezza con i petali e di decori scultorei simili a enormi corolle. Drapeggi, volant, plissé e increspature rappresentano i cardini di una sartorialità sublime che cromaticamente raggiunge le più alte vette in un dégradé inneggiante ai colori di una viola del pensiero.

 

GIVENCHY. 2

GIVENCHY. 3

 

MAISON MARGIELA ARTISANAL. 1

John Galliano ribadisce la sua vena iconoclasta e fa sfilare capi classico-borghesi attualizzati all’era cyber. La riflessione da cui parte è incentrata sulla sostenibilità della moda e sul riciclo: in un’epoca in cui è emersa l’importanza del riutilizzo, il designer si propone di applicare il concetto anche agli abiti. Destruttura totalmente, quindi, i basic dell’ abbigliamento classico, per poi riassemblarli in un tripudio di materiali di recupero. L’operazione di Galliano non riguarda però solo il riuso, ma anche la trasformazione dei prodotti: li taglia, li ricuce, li tinge di colori vibranti (turchese, lime, violetto, azzurro cielo), crea perforazioni seriali che diventano dei veri e propri pattern. Lunghi abiti affusolati e tempestati di fori ricorrono nella collezione almeno quanto i cappotti oversize, cuciti assieme tramite impunture volutamente maldestre. Per instaurare un rapporto tra l’artigianalità dell’ Haute Couture e un “fatto a mano” eco-sostenibile.

 

MAISON MARGIELA. 2

MAISON MARGIELA. 3

 

 

 

Alta Moda PE 2020: flash dalle sfilate di Parigi (parte 1)

DIOR. 1

Il 20 Gennaio, a Parigi, l’Alta Moda è tornata in passerella. Sono 35 le griffe in calendario per le sfilate delle collezioni di Haute Couture della Primavera Estate 2020, inframmezzate ad eventi, presentazioni (come quella della nuova limited edition di piumini firmata da Pierpaolo Piccioli per Moncler Genius) e party: a dare il via alla kermesse è stata una Maison storica, Schiaparelli, seguita da prestigiosi brand internazionali quali Dior, Giambattista Valli, Elie Saab, Givenchy, Giorgio Armani Privè, Maison Margiela, Viktor & Rolf, Zuahir Murad, Valentino e molti altri ancora. La chiusura è prevista per stasera, dopo una giornata dedicata ai new talents della Couture (sarà lo stilista camerunese Imane Ayissi a concludere i défilé). Tra le notizie più discusse, la celebrazione del 50esimo di Jean-Paul Gaultier ed il suo addio al catwalk: il 22 Gennaio, l’ “enfant terrible” ha messo in scena l’ ultima sfilata di una lunga ed acclamata carriera. Ha annunciato, però, di avere già un nuovo progetto che riguarda la Maison de Couture Gaultier Paris. Per saperne di più, non ci resta che attendere. Intanto, godiamoci una sintesi a puntate delle esclusive creazioni che i top name dell’ Alta Moda dedicano alla Primavera Estate 2020.

 

DIOR. 2

“The Female Divine”, l’ installazione dell’ artista femminista Judy Chicago, fa da location al défilé e lancia un interrogativo chiave: “What if the women rule the world?”, arricchito da una serie di domande a corollario del tema. Sono questi spunti ad ispirare  Maria Grazia Chiuri, che manda in scena una collezione completamente incentrata sul concetto di femminilità divina. Sfilano innumerevoli declinazioni del peplo, sempre impalpabile, denso di drappeggi e di plissettature. Tra le nuance colpiscono l’oro (da sempre emblema di regalità) e i toni avvolgenti del beige, del bronzo, del tortora e del rosso affiancati alle più tenui gradazioni di celeste e di cipria. La donna a cui Chiuri fa riferimento è una Atena che coniuga potenza ed armonia sotto l’aspetto temperamentale, estetico ed intellettuale: attraverso la rievocazione della mitologica figura della dea, emerge una forza femminile ancestrale che simbolizza la sua capacità generatrice mediante copiose spighe ornamentali.

 

DIOR. 3

 

RALPH & RUSSO. 1

Il 2020 sancisce il primo decennio di attività di Ralph & Russo e il duo lo celebra con una collezione ad hoc: l’ ispirazione attinge agli archivi del brand, da cui Tamara Ralph estrapola i dieci look più iconici per rivisitarli e attualizzarli al gusto contemporaneo. “Femminilità” sembra essere la parola d’ordine, un input esaltato da tessuti paillettati, trasparenze, drappeggi, ruche, cristalli e piume in abbondanza. La palette cromatica punta sul pastello e sul dégradé, non tralasciando il giallo carico e colori neutri come il nero alternato ad un bianco argenteo. Per completare i look, un grande fiocco adorna l’acconciatura delle modelle.

 

RALPH & RUSSO. 2

RALPH & RUSSO. 3

 

SCHIAPARELLI. 1

Una collezione fondata su un dualismo: la donna “Surrealista” e la donna “Seduttrice”. Daniel Roseberry caratterizza l’una e l’altra con stili diversi, ma sempre in linea con l’heritage della storica Maison Schiaparelli. Non è raro, però, che quelle due figure si contamino a vicenda. I giochi di volume risaltano vistosi drappeggi asimmetrici, i gioielli vengono incorporati negli outfit oppure si disseminano sul corpo così come sugli abiti e i pantaloni, sempre larghissimi, sono a vita alta ed abbinati a giacche indossate sulla pelle nuda. Accanto al bianco, al nero e al nude risalta un tripudio di nuance “surrealiste” come il blu elettrico, il rosa fluo, l’arancio, il rosso e il turchese, che insieme trionfano nel look che chiude la sfilata: un long dress semitrasparente, in nylon perlato, con enormi maniche balloon a strisce.

 

SCHIAPARELLI. 2

SCHIAPARELLI. 3

 

CHANEL. 1

Ispirazione Coco Chanel per la seconda collezione di Haute Couture disegnata da Virginie Viard, che focalizza la sua attenzione sul periodo che Mademoiselle, appena adolescente, trascorse nell’ orfanatrofio dell’ Abbazia di Aubazine a Corrèze. Le uniforme sobrie, i colori austeri, il rigore imperante di quegli anni hanno verosimilmente influenzato lo stile di Chanel più di quanto si possa immaginare. Viard si appropria di queste suggestioni e le traduce in look da educanda dove predominano la lana e il tweed, lunghezze “caste” e colletti alla Peter Pan, il tutto nei colori del grigio e del nero. La collezione sfocia poi in un bianco idilliaco ed abbraccia materiali più soavi: pizzo, chiffon e taffetà si abbinano a ricami, linee svasate e maniche a sbuffo che ingentiliscono gli abiti anche quando il nero e il grigio riprendono il sopravvento.

 

CHANEL. 2

CHANEL. 3