Frida-Kiza di Fabiola Manirakiza: un nuovo Rinascimento che parte dalla Milano Digital Fashion Week

 

L’ ascesa di Frida-Kiza nel fashion world è inarrestabile. Il marchio fondato da Fabiola Manirakiza, nata in Burundi ma fabrianese d’adozione (e quindi mia concittadina), sta facendo molto parlare di sè anche per la recente partecipazione alla Milano Digital Fashion Week. Una presenza, la sua, legata ad un progetto d’eccezione: “The Fab Five Bridge Builders”, l’ iniziativa con cui il gruppo di lavoro composto da Stella Jean, Edward Buchanan, Michelle Francine Ngonmo e la Camera Nazionale della Moda Italiana ha supportato e promosso il lavoro di cinque talenti di origine africana residenti ormai da anni in Italia. Il team, oltre a Frida-Kiza, comprendeva le griffe Gisfab di Claudia Gisèle Ntsama, Joy Meribe di Joy Ijeoma Meribe, Mokodu di Pape Mocodou Fall e Karim Daoudi dello stilista omonimo. La Camera della Moda  ha allestito una piattaforma on line dove i cinque brand hanno avuto l’ opportunità di svelare le loro collezioni Autunno Inverno 2021/22 ottenendo una visibilità internazionale. Il progetto, nato allo scopo di sottolineare i valori della multiculturalità e dell’ inclusione, ha riscosso un successo enorme. Ispirazioni, suggestioni e stili esotici si sono fusi con la quintessenza del Made in Italy in un connubio affascinante, che ha catturato immediatamente l’ interesse del pubblico e degli addetti ai lavori. Fabiola (rileggi qui la sua precedente intervista  con VALIUM), che ha fondato il marchio Frida-Kiza nel 2016, ha presentato una capsule in cui la sua cifra stilistica si coniuga con motivi di decisa matrice africana. Tailleur, pajama suit, chemisier e minidress alternano fantasie e colori intensi tipici del Continente Nero – tra i capi più iconici spicca un coat-chemisier rosso carminio adornato di arabeschi bianchi – ad una stampa in black and white che rielabora la “Primavera” del Botticelli alla luce del fil rouge tematico delle creazioni: durante i tempi duri del lockdown, Fabiola auspica a un post-pandemia contraddistinto dall’ inizio di una nuova era, un nuovo Rinascimento che coinvolga non solo l’ Italia, bensì il mondo intero. Estimatrice dell’ arte italiana, la designer ha assurto questa passione a cardine di tutte le sue collezioni, dove la omaggia e la reinterpreta a seconda dei motivi ispiratori. Il gusto per il colore, sempre vibrante, riconduce al continente da cui Fabiola proviene: è un’ esplosione di vitalità (mai sopra le righe) esaltata da una donna indipendente e raffinata, che ama l’ eleganza ma non trascura il comfort per affrontare agevolmente la vita quotidiana. Ho incontrato Fabiola Manirakiza perchè volevo saperne di più sulla sua partecipazione alla Milano Fashion Week, sulla sua collezione Autunno Inverno 2021/22 (che potete ammirare nelle immagini di questo post) e su molti altri argomenti ancora. Qui di seguito, la nostra chiacchierata.

La tua partecipazione al progetto “The Fab Five Bridge Builders”, curato da Stella Jean, Edward Buchanan, Michelle Francine Ngonmo insieme alla CNMI, ti ha visto protagonista alla Milano Fashion Week insieme ad altri 4 designer di origine africana. Cosa puoi raccontarci di questa esperienza, che ha ottenuto, peraltro, un ottimo riscontro?

Si è trattato di un’ esperienza unica e importante. La sfilata per la Fashion Week e’ stata inserita nel calendario della Camera della Moda ottenendo una visibilità mondiale.

L’ Africa, nelle tue creazioni, riaffiora soprattutto attraverso i colori. Sono colori collegati a particolari ricordi, sensazioni, scenari del tuo Paese? Se sì, raccontaci quali.

Nelle mie creazioni cerco sempre di unire colori e cultura dei miei due mondi, l’ Africa e l’ Italia.

 

Fabiola Manirakiza in uno scatto molto primaverile

Nella collezione Autunno/Inverno 2021/22 di Frida-Kiza predomina un tripudio di stampe, di fantasie paesaggistiche e floreali. Le stampe, in particolare, si rifanno alla “Primavera” di Sandro Botticelli. Come è nata la tua ispirazione?

L’ arte italiana mi affascina da sempre! La “Primavera” del Botticelli, che è un’opera rinascimentale, mi ha dato l’ ispirazione. Ho immaginato una rinascita universale conseguente alla pandemia di Covid.

Che procedura hai seguito per la realizzazione di queste stampe? Esiste una tecnica, un processo di lavorazione ben preciso?

Sono state eseguite a mano,  passando poi a un procedimento digitale per la realizzazione della stampa finale.

 

 

 

Perché la scelta del bianco e nero?

In quel momento, erano i colori che mi ispiravano di più.

Durante il lockdown, mi hai raccontato, hai auspicato all’ avvento di un nuovo Rinascimento post-pandemia. Come si concretizzerebbe un’eventuale rinascita nello stile di Frida-Kiza?

Seguici e vedrai! (sorride, ndr.)

 

 

Che tipo di donna avevi in mente, mentre creavi la capsule che hai presentato a Milano?

La donna Frida,  naturalmente: contemporanea, sempre al passo con i tempi e attenta al mondo che la circonda.

 

 

 

L’ arte italiana è un motivo ricorrente nelle tue creazioni. Come è sorta questa tua passione e quali artisti (o movimenti artistici) ti affascinano maggiormente?

Non ho particolari preferenze, amo gli artisti e l’arte italiana in generale.

I fiori, i piante e la natura in genere sono un altro filo conduttore delle stampe che impreziosiscono i look di Frida-Kiza. Il motivo ispiratore è associato solo a riferimenti artistici o si tratta anche di una sorta di “dichiarazione d’amore” nei confronti del creato?

Sono riferimenti artistici, ma anche un modo per sensibilizzare le persone all’amore per la natura e per valorizzare, al tempo stesso, la bellezza nascosta della donna Frida.

Potresti anticiparci qualcosa dei tuoi progetti più imminenti?

Per il futuro abbiamo tanti progetti, ma mi riservo di svelarli a tempo debito…

 

 

 

 

Photos courtesy of Frida-Kiza

 

 

Magic Moments Astrali con la Contessa Pinina Garavaglia

 

A pochi mesi dal lancio di “Iconic”, la Techno hit che ha riportato in auge i travolgenti ritmi anni ’90, la Contessa Pinina Garavaglia è inarrestabile e ci regala una nuova chicca musicale. Stavolta, al calar della notte, sale sul “bianco destriero dondolante” di una magica giostra-carillon e ci trasporta in un viaggio dal sapore onirico: siamo catapultati in un luogo senza tempo, scandito da momenti irripetibili a cui fa da sottofondo una melodia fatata. Insieme alla Contessa approdiamo in un Luna Park surreale, dove i tunnel degli spettri ci danno brividi a fior di pelle e gli specchi distorcono il nostro aspetto, ma mai la nostra essenza…Ci troviamo nel regno siderale dei Forever Young, un immenso parco di divertimenti illuminato da un caleidoscopio di Led super tonici e popolato da altalene su cui volteggiamo immaginando di librarci in volo. Poi c’è la giostra, che come un carillon si ricarica innescando un perenne movimento circolare. I Forever Young non conoscono decadimento, riprendono vigore ad ogni giro, si ravvivano in loop. Condividono con noi i momenti magici “del Tempo non finito” e, forti dello status di depositari del “Segreto incantato del gioco immutato”, irradiano dinamismo e joie de vivre. Non sapremo mai se riusciremo a scoprire il loro Segreto o anche solo ad intuirlo. Per avere una risposta, dovremmo rivolgerci alla Contessa Garavaglia: lei lo conosce bene, tant’è che lo rivela nei suoi versi…Non vale la pena, però, di stare a lambiccarsi troppo. Ciò che conta è lasciarsi inebriare dal ritmo martellante di quei “Magic Moments”, che danno peraltro il titolo all’ ultima fatica discografica della Contessa. E non dimentichiamo di sintonizzarci, stasera a mezzanotte in punto e sabato 20 Marzo alla stessa ora, su Club Radio OneRadio Sirio: potremo azzerare le bad vibes dovute al coprifuoco ascoltando “Astral Planet”, un’ escursione notturna all’ insegna del Techno Sound Pleasure che vede la galattica Contessa nel ruolo di Exclusive Guest. Ogni primo e terzo sabato del mese Pinina si esibisce come vocalist in versi nella performance “L’ Infusione (poesia ritmica visuale e delirio logico)” con il sottofondo dei dj set di Vicio Martines, Rosario Turco, Angelo di Franco e Leandro Taibbi, mentre Gaipa Voxx è la voce narrante. La trasmissione si ripropone di trascinarci in un vortice fantasmagorico e rigenerante di Musica, Ballo e Poesia: più che mai decisa ad impedirci di soccombere alla nostalgia per i tempi d’oro della nightlife, Pinina Garavaglia si mette in gioco con questo appuntamento radiofonico per tener viva la luce astrale della Techno. Seguitela, ballate, scatenatevi sulle note dei dj set e preparatevi a vivere, insieme alla Contessa, un rutilante tripudio di “Magic Moments” nel regno dei Forever Young!

Il brano, prodotto da TempiINversi Records, è reperibile sulle piattaforme di Spotify, Apple Music e You Tube.

 

Photo Credits

Artwork : Charmante Folie

Photo: Silvia Cattaneo

Music: Bitinjuice

Video Concept: Max Interceptor

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Dialoghi tra passato, presente e futuro al Carnevale (digitale) di Venezia

Uno scatto di backstage con la co-conduttrice  della diretta streaming nonchè Maria dell’ Anno 2019 Linda Pani

Il Carnevale di Venezia non si ferma: come VALIUM aveva accennato pochi giorni fa (rileggi qui l’articolo), questa edizione è approdata sul web per perpetuare la tradizione in tutta sicurezza. Il Principe Maurice, naturalmente, non poteva mancare. Riveste il consueto ruolo di Gran Cerimoniere del Carnevale, ma tanti altri ancora, ed è intenzionato a stupirci con un travestimento emblematico e molto, molto attuale (che scoprirete leggendo la nostra conversazione). Quando lo incontro, l’ euforia per i progetti che sta portando avanti prevale sui ricordi di un Carnevale maestoso e partecipatissimo,  quando piazza San Marco era il cuore pulsante della festa. A fare da main location, stavolta, sarà Ca’ Vendramin Calergi, una “scatola magica” (così la definisce il Principe), ovvero il Casinò di Venezia. Dopo lo scoppiettante inizio di sabato e domenica scorsi, la kermesse riprenderà a svolgersi dall’ 11 al 16 febbraio. Deve fare a meno del pubblico in presenza, certo, ma ne acquisterà altrettanto -e forse persino di più – grazie a tutti coloro che prenderanno parte virtualmente ai festeggiamenti: un punto di vista connesso con la propositività, la voglia di fare e l’ottimismo fondamentali in un’occasione del genere. Bando alla nostalgia, dunque. E’ Carnevale? Che Carnevale sia! A proposito di nostalgia, noterete che è un tema ricorrente in questa intervista. Il Principe Maurice ne riconosce la funzione confortante, ma al tempo stesso programma il futuro con entusiasmo e determinazione; i suoi impegni in qualità di portavoce del Silb (Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo) lo vedono alle prese con uno studio sistematico sulla rinascita dei club e con progetti importanti come il corto “Vuotodiscena”. Tra i media che ospitano Maurice in tempi di pandemia, spicca la web TV: “The Flat”, la trasmissione che conduce in tandem con Antonio Velasquez sul canale Twitch di Smash TV, mette in luce la sua vena ironica come mai prima d’ora. Se il Carnevale di Venezia non si ferma, insomma, il Principe tantomeno. Anzi, è più pronto che mai a scrivere un nuovo capitolo del mondo della notte, dell’arte, dello spettacolo in generale. Perchè il futuro possa uguagliare, e superare addirittura, la magia di un passato che senza dubbio ha fatto storia.

“Anno nuovo, vita nuova”, dice il proverbio. Quali buoni propositi hai formulato per il 2021?

Diciamo che, compatibilmente con lo sviluppo delle restrizioni riguardanti la pandemia, sono proiettato verso qualcosa di costruttivo. I progetti a medio e a lungo termine sono stati procrastinati per poter essere realizzati al meglio, però nell’ immediato mi accingo a fare delle cose che non avrei mai immaginato di fare nella mia vita. E devo dire che mi diverto! Sto parlando di social, di web TV e così via. Ho elaborato una nuova interpretazione di me stesso che è molto simpatica, molto televisiva: potrebbe effettivamente sfociare in ruoli di conduzione televisiva che mi intrigherebbero assai. E’ tutta gavetta per me, è tutto nuovo…Dalla mia parte ho l’esperienza e la sfacciataggine! Il mondo dello spettacolo deve assolutamente riprendersi, è importantissimo. Ho ascoltato una frase alla radio, poco fa, che ho subito adattato a me: “Io non mi diverto per vivere, ma mi diverto per sentirmi vivo.” Il lavoro dev’ essere qualcosa che mi fa sentire vivo, sempre attivo…Quella frase mi ha colpito molto! Io abbraccio la stessa filosofia. Pur avendo dovuto variare la formula delle mie esibizioni, ora faccio qualcosa che mi piace e che mi ha ridato linfa. Sono più che soddisfatto.

 

Maurice sullo sfondo di una piazza San Marco pressochè deserta…

…e insieme a Claudio Vernier, Presidente dell’ Associazione di Piazza San Marco, con cui ha parlato “del momento drammatico e della chiusura – anche per Carnevale – di tutti i caffè storici”

Capodanno in zona rossa, crisi di governo, proroga dello stato di emergenza…il nuovo anno non è iniziato sotto i migliori auspici. Noto che tra la gente si sta diffondendo il rimpianto di un passato idilliaco, quasi che il presente e il futuro non esistessero. Come fare per intravedere una luce oltre il buio, per guardare nuovamente all’ avvenire?

Sono d’accordo con te e sto cercando di fare il possibile perché questo non diventi una rinuncia: rifugiarsi nei ricordi del passato senza riuscire a immaginare di poter fare qualcosa non dico di simile…Perché nulla potrà essere più come prima, questa esperienza è troppo forte e sconvolgente e dal punto di vista sociale, e dal punto di vista economico, e dal punto di vista culturale. Ma credo che proprio culturalmente ci sarà una rivoluzione enorme. A me il fatto che molti si attacchino quasi morbosamente al passato, ai ricordi, gratifica. Mi è capitato di incontrare persone di tutte le età che quando mi vedono si illuminano, mi dicono “Quanti ricordi! Che bello, grazie per tutto quello che hai fatto per noi!”. Però vorrei anche riuscire a fare qualcosa di nuovo, di diverso. Proiettare cioè nel futuro questa mia esperienza, la saggezza che credo di aver accumulato negli anni: ho scoperto in me una vena comica e ironica superiore persino a quella che avevo già! Penso che sia legittimo ricordare il passato con struggimento, ma bisogna guardare anche avanti con la speranza di fare cose altrettanto intriganti. La nostalgia è sempre emozionante, soprattutto per chi, come me, ha contribuito a creare questi ricordi. Non vorrei, però, che ci ripiegassimo sul rimpianto. Dovremmo pensare all’ avvenire con la voglia di fare, di vedere, di ascoltare qualcosa di nuovo. L’ ironia è un potente antidoto per esorcizzare la paura, l’angoscia, il torpore che ci stanno iniettando come un veleno terrificante. Se ci ridiamo sopra, perlomeno potremo arrangiarci finchè non riprenderemo a far festa…assembrandoci! Io voglio ricominciare ad assembrarmi con altre persone! (ride, ndr.)

 

Un leggendario scatto del Principe

In qualità di portavoce del Silb, potresti darci qualche anticipazione su come intendete procedere per uscire dall’ impasse in cui versa il mondo della notte?

Assolutamente sì. Con la Commissione Comunicazione ed Eventi abbiamo elaborato una strategia veramente interessante e d’ impatto. Prima di tutto, per svecchiare questa istituzione che esiste da 60 anni…Anche se il nostro motto è “Siamo in ballo da 100 anni”, perché i primi locali con sala da ballo, gli antenati delle discoteche, sono nati circa 100 anni orsono. Senza dubbio guardiamo alla tradizione e all’istituzionalità, però dobbiamo rinnovarci. A questo scopo toccheremo vari punti, tra cui il discorso ecologico. Ci proponiamo di rendere ecologico anche il divertimento, ad esempio attraverso il non utilizzo di plastica monouso e l’utilizzo di energie alternative…Esistono pavimenti da discoteca che creano energia elettrica tramite il ballo. Ballando, cioè, si produce l’energia necessaria per avere luci, suoni e quant’ altro: pensa che cosa simpatica! I cardini del Silb sono l’istituzionalità, la tradizione, la sostenibilità, la comunicazione. Ci prefiggiamo di tenere sempre aggiornati tutti, non solo i locali associati ma anche gli utenti, soprattutto i giovani, attraverso una sezione che si chiama Creative Lab e punta molto sui social, sull’ interazione…Vogliamo capire cosa sognano i ragazzi ed elaborare un prodotto di divertimento adatto alle esigenze attuali. Tenendo conto, naturalmente, di tutte le precauzioni necessarie. Dobbiamo creare un prodotto stimolante, innovativo, che lanci nuove tendenze ma al tempo stesso prenda in considerazione lo stato d’ animo di coloro che fruiscono dei locali da ballo e da intrattenimento. Il nostro settore ha un indotto pazzesco…In più, in seguito a varie ricerche, abbiamo scoperto che la terza domanda che si pone chi va in vacanza dopo “Dove andiamo a dormire?” e “Dove andiamo a mangiare?” è “Dove andiamo a divertirci?”. Prima ancora di chiedersi cosa visitare in un certo luogo! Il divertimento, quindi, è al terzo posto nei fattori che determinano la scelta di una località di villeggiatura: siamo importanti! Il motto del nostro Presidente Maurizio Pasca è diventato, non a caso, “La discoteca è una cosa seria”. La discoteca è una cosa seria quando si identifica con un’imprenditorialità ad alto livello come quella dei locali nostri affiliati. Per entrare a far parte del Silb devi avere requisiti ben precisi. Insomma, siamo una cosa seria ma vi vogliamo far divertire! Persino durante i viaggi di lavoro, dopo le riunioni e gli aggiornamenti ci si vuol svagare. E’ un diritto, quasi un dovere.

 

“Together is Better”, il motto della sezione Creative Lab del Silb

A che punto sei con la realizzazione di “Vuotodiscena”, il corto che progettavi di girare negli straordinari spazi del Teatro Accademico di Treviso insieme alla troupe degli “Artisti Interrotti”?

“Vuotodiscena” sta diventando sempre più importante, perciò le riprese sono state procrastinate fino a quando non si raggiungerà l’obiettivo finale. Il tema è rimasto lo stesso, la location anche, però siccome ha catturato l’interesse di personaggi molto rappresentativi del mondo dello spettacolo (che vorrebbero partecipare come testimonial), diciamo che sveleremo il progetto nella sua completezza. Presenteremo il work in progress, quindi, non appena saremo pronti per partire: alla scadenza dell’anno di clausura che ci è stato imposto, ovvero il 23 febbraio. Il 2 febbraio, Giornata Mondiale della Vita, abbiamo invece presentato il nostro programma di rilancio. Perché nei locali noi celebriamo la vita, per cui ci sentiamo molto coinvolti da questa ricorrenza. In sintesi, il progetto “Vuotodiscena” verrà presentato ufficialmente il 23 febbraio. Non si tratta di un videoclip, è un cortometraggio dall’alto spessore artistico. Lo faremo circolare, infatti, anche nei circuiti dei Festival Cinematografici che hanno una sezione sul corto.

Il 3 Febbraio hai iniziato una nuova avventura su Twitch insieme a Antonio Velasquez, il leggendario “patron” dell’Insomnia Discoacropoli d’Italia, e con la partecipazione di svariati special guest: dobbiamo intenderla come una conversione al virtuale?

No, non potrò mai convertirmi al 100% alla rete, però approfitto di questa possibilità per esserci anche virtualmente. Antonio Velasquez mi ha offerto un ruolo in questa web TV che si chiama Smash e fa parte del circuito di Twitch: io, figurati, non sapevo cosa fosse Twitch e men che meno Smash TV! Poi ho scoperto che Twitch è una piattaforma di grande successo dedicata soprattutto ai giocatori on line e che è stata scelta addirittura dai Ferragnez, che hanno lì un loro spazio. E’ un social simile a Instagram, ma con lunghi contenuti video dove si può andare a ruota libera. Il nostro programma, “The Flat”, è un salotto bizzarro ambientato nell’appartamento di Antonio. Io, invece, sono sempre in giro: mi collego da un hotel, da un palazzo, da un ponte…ovunque mi trovi in quel momento. Abbiamo due ore a disposizione, dalle 18 alle 20. Siamo partiti il 3 febbraio e ogni settimana avremo un ospite diverso; posso anticiparti che il 10 febbraio lo special guest sarà Andy dei Bluvertigo, che tra l’altro ha una casa-atelier bellissima e coloratissima! E’ molto divertente entrare nelle case dei nostri ospiti, perchè si collegano da casa loro. Il tutto, in totale libertà: facciamo delle interviste inconsuete, con domande provocatorie, divertenti e un po’ trasgressive…Vogliamo arrivare a scoprire l’anima di tutti coloro che ospitiamo e a scoprire la nostra come non abbiamo mai fatto prima, perché questo strumento ce lo permette. Il progetto di Smash Alternative Television, “The Flat” con Antonio Velasquez, mi intriga tantissimo. Tra l’altro proviene per metà dall’ esperienza Insomnia e per l’altra metà dall’ esperienza Cocoricò: aleggia un retrogusto clubbing, ma ad intrigare non è solo quello. Seguiteci il mercoledì su Smash TV dalle 18 alle 20! Cercheremo sempre di stupirvi in maniera ironica e simpatica: abbiamo bisogno di tornare a sorridere!

 

Il nostro eroe tra passato, presente e futuro: qui, con le memorabili lenti bianche per presentare “The Flat”, il suo nuovo programma su Smash TV

Tra mutazioni del virus e ritardi dei vaccini sembra che la fine del tunnel del Covid, purtroppo, sia ancora lontana. Pensi che ci rassegneremo a trasferire l’ arte sul web? Quali vantaggi potrebbe apportare un momentaneo “trasloco” virtuale delle espressioni artistiche più conciliabili con esso?

L’unico vantaggio che noto è che sicuramente può stimolare nuove forme di creatività: moderne, che fanno riferimento alla tecnologia, e questo ci sta. Ma il virtuale non potrà mai sostituire l’emozione di visitare una mostra dal vivo, di vedere uno spettacolo dal vivo, di ballare dal vivo e non a casa propria. Mi sono piaciute molto le esibizioni di David Guetta al Louvre e di Papa Dj alla Cattedrale di Santa Sofia di Kiev, tutte organizzate a fini di beneficenza. Però noi vogliamo ballare sotto i nostri dj, vogliamo assembrarci! Speriamo che il vaccino anti Covid sia efficace, che ci faccia sentire tutti più tranquilli. Per quanto mi riguarda, non cambieranno mai la mia abitudine di godere “live” dell’arte in tutte le sue forme. Il virtuale è un mezzo per tener vivo l’interesse, per intrigare: se oscuri tutto è la morte totale. Senza dubbio è un buon supporto, ma è auspicabile che al più presto si possa riaprire i teatri, i musei e quant’altro. Dobbiamo riconoscere che la tecnologia ci ha offerto una bella chance, se la pandemia fosse esplosa 50 anni fa non sarebbe stato possibile continuare a fruire dell’arte. Così come è successo quando mi esibivo nel mio Teatro Notturno e stimolavo indirettamente i giovani ad andare a teatro, il web potrebbe attrarli verso la cultura, se viene presentata in modo appetibile. Perché per intrigare i giovani bisogna trovare un linguaggio adeguato. Io ho in programma un evento tradizionale che verrà per la prima volta, e spero anche l’ultima, realizzato virtualmente: spero di riuscire a trovare il linguaggio giusto! Diciamo che è un po’ una sfida…Il web ha i suoi vantaggi, ma non voglio che sostituisca la realtà.

 

Antonio Velasquez

A proposito di virtualità, quest’ anno anche il Carnevale di Venezia è digitale…Con tanto di streaming e virtual room. Che ci racconti al riguardo?

Anche questa è una grande sfida. Sono molto felice che abbiano pensato a me come testimonial della storia e dell’attualità del Carnevale, che mi abbiano voluto nelle vesti di traghettatore per questa edizione sostanzialmente in stand by. Sono una sorta di conduttore/protagonista delle dirette in streaming, sicuramente non è facile. Il Carnevale digitale ha già ricevuto tantissime critiche dai tradizionalisti: “Ma che tristezza, che miseria!”, dicevano. Io, invece, dico che è una chance.  Intanto, il Carnevale non può essere rimandato perché è una ricorrenza così come il Natale, Capodanno, Pasqua: o si fa o non si fa. Non farlo sarebbe stato penalizzante, perché avremmo dovuto aspettare l’anno prossimo e avremmo perso, quindi, questa magia di immagini. E’ bello provare a rievocarla con un racconto dal vivo che risulta più intimo, forse anche più misterioso e divertente, più intrigante. Io ci credo molto. Abbiamo cominciato il 6 e il 7 febbraio mostrando immagini di repertorio dei momenti più prestigiosi e particolari della kermesse, poi dall’ 11 al 16 febbraio ci saranno la presentazione delle Marie dell’anno scorso, l’elezione della Maria che l’anno prossimo volerà dal Campanile di San Marco e la premiazione virtuale della “Maschera più Bella”. Di carne al fuoco, insomma, ne abbiamo! Durante le dirette verranno inserite “pillole” ad hoc in cui dei narratori (me compreso) gireranno la città raccontando aneddoti su determinati luoghi di Venezia. Lo scopo di questa edizione digitale è tener viva l’attenzione; non si tratta del Carnevale vero e proprio, però vogliamo mantenere il fil rouge. Non farlo sarebbe stato peggio! Quindi, facciamolo: come si può, con le dovute precauzioni, ma facciamolo! La “scatola magica” del Carnevale è il Palazzo del Casinò. Si svolge tutto a Ca’ Vendramin Calergi: ci sono stanze virtuali dedicate ai bambini, ai giovani e agli adulti, il pubblico può partecipare virtualmente a questa storica edizione. Spero che sia un unicum, e penso che sia un’esperienza che valga la pena di vivere. Sia semplicemente osservandola che interagendo con noi, perché è possibile. Basta seguire le istruzioni nel sito ufficiale del Carnevale: collegatevi dall’ 11 al 16 febbraio alle 17, fino alle 18.30! Certo, non è appagante come esserci di persona, però ci divertiamo ugualmente. L’ unico evento in presenza che credo riusciremo a effettuare è la regata di chiusura, perché sulle imbarcazioni si riesce a mantenere la distanza. Fare un corteo di barche con i vogatori in maschera potrebbe essere un bel momento conclusivo: l’acqua ci consentirebbe di navigare non solo nella rete, ma sulle acque della laguna!

 

L’ artwork del Carnevale di Venezia 2021

In quali ruoli ti cimenti, in questa edizione?

Indubbiamente sarò un Casanova, potrò dare delle lezioni di seduzione. Però sarò anche un Doge, un Folle, e con il mio primo travestimento ricomincerò proprio laddove era finito il Carnevale 2020. Ricordi? L’anno scorso ho interpretato, alla mia maniera, il Covid che uccide il Carnevale. Ecco, stavolta il Carnevale smaschererà il Covid attraverso la tecnologia, che in tutta sicurezza ci consente di rappresentarlo comunque. Per me sarà una sorta di vendetta! Non possiamo vederci de visu? Allora mi vedrete in streaming, alla faccia del Covid! Mi presenterò travestito da “Coronavirus”, ma appena arriverò prevedo di spogliarmi (non del tutto!) e di dire: “Abbiamo smascherato il Covid, adesso sappiamo cos’è. Cerchiamo di prevenirlo, di curarlo, così potremo gradualmente ricominciare a vivere.”  E’ un bel messaggio di speranza…La naturale continuazione di tutto quello che l’anno scorso, a Venezia, è stato fatto in presenza. Come la Regata Storica, effettuata in tutta sicurezza, il Redentore, che è stato realizzato riprendendo l’antica tradizione religiosa del pellegrinaggio, e non da ultimo la Mostra del Cinema, che si è svolta con le precauzioni del caso ed ha funzionato. La Biennale, tra l’altro, in questa edizione del Carnevale è presente nella stanza dei bambini: da alcuni anni collabora con noi attraverso una didattica giocosa e gioiosa.

 

Un travestimento clou: Maurice interpreta il Covid, che “uccise” il Carnevale 2020. Foto di Attilio Bruni

Lo splendido Palazzo Ca’ Vendramin Calergi, main location del Carnevale 2021, avvolto nella magia notturna

Tra pochi giorni sarà San Valentino. Come trascorrerai la tua prima festa degli Innamorati nelle vesti di “marito”? Ti chiedo anche: quanto conta, l’amore, in un’epoca drammatica come quella che stiamo vivendo?

La mia esperienza da “marito innamorato”, a San Valentino, sarà a distanza: mi troverò al Carnevale di Venezia e il 14 Febbraio sarà la giornata più impegnativa. Anche se è una festa un po’ commerciale, San Valentino è un bel momento celebrativo della cosa più bella che esista, il rapporto tra due persone che si amano. Di qualsiasi sesso esse siano. Quindi, va festeggiato! Riguardo all’ amore, ho notato che ultimamente le percentuali delle separazioni sono altissime: l’esperienza del Covid è una grande prova. I problemi economici, per esempio, hanno sempre intaccato anche i rapporti di coppia perché costituiscono una grave preoccupazione esistenziale. Però io spero che, con tutte queste difficoltà, gli amori veri non solo siano sopravvissuti, ma si siano fortificati! Secondo me, al di là di San Valentino, il concetto di amore è fondamentale: può essere quello tra due partner, ma anche tra amici, parenti e così via. L’amore è fortificante, determinante, motivante. Tante persone resistono al dramma del virus perché si dicono “Siamo insieme. Insieme ce la facciamo, insieme ricostruiremo”. E’ molto meglio insieme che da soli.

 

Maurice insieme alla moglie Flavia Cavalcanti, a Andy dei Bluvertigo e alla sua compagna Lilya

Vorrei concludere con il tuo consueto messaggio ai tantissimi giovani che ti seguono, ma anche ai tuoi fan più irriducibili: quelli che ricordano a tutt’oggi i grandi templi della notte, i loro protagonisti, la loro musica, con nostalgia crescente…Qual è il tuo consiglio, per aiutarli a superare un periodo che sembra ormai pura fantascienza? Nessuno meglio di te potrebbe parlare direttamente al loro cuore.

Il mio consiglio è di riascoltare comunque quella musica, di riguardare i video, le foto dell’epoca, di rivivere quelle emozioni. Ma anche di pensare al presente. Ultimamente, io e tanti miei colleghi siamo on line in una forma molto salottiera, discorsiva, dove parliamo con gioia delle esperienze passate ed elaboriamo, al contempo, strategie future affinché i templi della notte possano riaprire: sicuramente in un modo diverso, ma consono alla nascita di storie importanti come è avvenuto anni orsono. Per esempio, io sono iscritto a una community che si chiama Clubbing e farò parte di una sorta di Academy improntata da Alessandro Imarisio, più noto con il nome di Ale Big Mama. Avevo già tenuto una lectio magistralis un po’ generica per gli utenti di Clubbing, parlando di tutto ciò che a mio avviso occorre per essere protagonisti nel mondo della notte e dell’entertainment. I ricordi sono preziosi, teniamoceli stretti perché fanno parte del nostro bagaglio, ma al tempo stesso sfruttiamo la tecnologia: interagiamo on line con gli operatori, Silb in testa e singoli come me, Franchino, i vari dj coinvolti, per ripensare il loisir del futuro. Il dj Mauro Ferrucci mi ha mandato il video di un’intervista che mi aveva fatto nel ’93 o ’94 e che neppure ricordavo. E’ stato bellissimo rivedermi in quel modo, così giovane…Quindi, cerchiamo sì quel materiale perché contiene delle testimonianze uniche, ma partecipiamo anche alle discussioni finalizzate a rilanciare in modo adeguato il nostro ambiente. E’ più che necessario!  Voglio concludere con la frase con cui ho iniziato la tua intervista: “Non mi diverto per vivere, ma mi diverto per sentirmi vivo”. Abbiamo tutti bisogno di sentirci vivi! Noi vecchie volpi ci mettiamo a disposizione con la nostra esperienza, ma siamo molto interessati a ricevere input e suggerimenti da parte di tutti, soprattutto dei giovani. Tra l’altro, uno dei must della ripartenza sarà quello di trasformare gli spazi notturni dei club anche in spazi diurni dedicati proprio ai giovani. Non solo relativamente alla formazione professionale, bensì dal punto di vista dell’incontrarsi, del discutere insieme di tanti argomenti. Come in un’agorà: un luogo adibito all’ elaborazione di nuovi pensieri e di un nuovo tipo di socialità. Che va recuperata…Non credo sarà facile, ormai comunichiamo perlopiù in modo virtuale. Dovremmo rieducare a una visione positiva delle relazioni. A ritrovarci guardandoci negli occhi, parlando faccia a faccia e non davanti allo schermo di un telefono o di un PC. D’altronde, è proprio questo uno dei compiti sociali del nostro ambiente.

 

“Non sventoleremo mai bandiera bianca se non per ottenere un effetto scenografico!”, scherza Maurice mostrandomi la foto qui sopra. In questa immagine e nelle due successive, alcune tra le più iconiche performance del Principe. Vedi alla voce “nostalgia”…

A Venezia con Tommy Vee e la sua Bouledogue Pandora. Vee prenderà parte al Carnevale con un dj set in streaming da Ca’ Vendramin Calergi

Andy dei Bluvertigo, che sarà ospite di “The Flat” mercoledì 10 Febbraio

Il Principe “accerchiato” nel backstage del Carnevale

Sascha Sgualdini, storico assistente di Maurice: è tornato apposta da Palma di Maiorca per sostenerlo in questo periodo di lavoro frenetico

 

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

Foto di Ca’ Vendramin Calergi di Dennis Jarvis from Halifax, Canada, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, attraverso Wikimedia Commons

 

“Le sorelle Chanel”: un libro per celebrare il 50esimo della morte di Mademoiselle

 

Il 10 Gennaio del 1971, a Parigi, moriva Coco Chanel. Il cinquantesimo della sua morte rappresenta un’ ulteriore occasione per celebrare una stilista che è già un’ indimenticata icona: senza dubbio, la più nota ed osannata couturière del panorama mondiale. Rivoluzionò il concetto di moda e di stile, impose una nuova femminilità, i capi che creò sono immortali. E, last but not least, fu uno dei primi esempi di “self-made woman”, tanto per usare un termine che con la sua vita calza a pennello: alle spalle non aveva una famiglia abbiente, ne’ dei prestigiosi studi nel settore. Eppure, il suo background fu altrettanto formativo delle migliori scuole. In questi giorni ce lo racconta un libro, “Le sorelle Chanel”, firmato dalla scrittrice statunitense Judithe Little e pubblicato dalla casa editrice Tre60. L’ ennesima biografia di Gabrielle Bonheur Chanel, vi state chiedendo? Niente affatto, o meglio: una biografia, certo, ma approfondita da un punto di vista sicuramente inedito. Judithe Little sceglie Antoinette (detta Ninette), la minore delle tre sorelle ChanelJulia-Berthe era la maggiore, Gabrielle la mezzana – per dar voce ad un racconto sincero e spassionato sul loro percorso esistenziale. Figlie di Henri-Albert Chanel, un venditore ambulante, e di Jeanne DeVolle, dopo la morte della madre le tre sorelle vengono affidate alle cure delle suore dell’ orfanatrofio di  Aubazine. Alphonse e Lucien, i due figli maschi di Henri-Albert e Jeanne, trovano invece rifugio presso una famiglia di agricoltori che aiutano nelle incombenze quotidiane. Per anni Julia-Berthe, Gabrielle e Antoinette vivono nella speranza che il padre le porti via dall’ orfanatrofio e le tenga con sè, finchè capiscono che ciò (nonostante le promesse iniziali) non avverrà mai. Continuano quindi a respirare le austere atmosfere del convento di Aubazine, dove le suore le abituano a una severa disciplina e sono obbligate ad indossare una spartana divisa. Non tutto, però, in quei luoghi è rigidità e rigore. Tanto per cominciare, le sorelle Chanel imparano a padroneggiare l’arte del cucito. Il monastero stesso, poi, si tramuta (soprattutto per Gabrielle) in una profonda fonte di ispirazione. Narra Antoinette all’ inizio del libro: ” Certi dettagli di Aubazine sarebbero rimasti con noi per sempre. Il bisogno d’ordine. L’ amore per la semplicità e il profumo di pulito. Uno spiccato senso del pudore. L’ attenzione per la cura artigianale, le cuciture impeccabili. La serenità del contrasto tra bianco e nero. Le stoffe ruvide, sgualcite, dei contadini e degli orfani. “…I rosari che cingono la vita delle suore, i mosaici intrisi di una simbologia mistica fatta di stelle e mezzelune, le vetrate istoriate, gli stessi spazi ampi, sgombri e desolanti del convento rappresentano dettagli che fomentano l’ immaginazione. Se di giorno è la disciplina ad imperare, di sera le sorelle – complici i libri e i magazine femminili – si abbandonano al sogno di un’ altra vita, dove l’eleganza, il lusso e il fascino sono i protagonisti principali. Ogni minima suggestione assorbita ad Aubazine entrerà a far parte dell’ archivio ispiratore della futura Maison Chanel, della sua iconografia, sia per quanto riguarda gli abiti che i bijoux. Quando a diciotto anni Gabrielle e Ninette lasciano il monastero, sono più determinate che mai: a Moulins lavorano e si perfezionano nel cucito, ma frequentano assiduamente anche i Café-Chantant (dove Gabrielle si esibisce come cantante per un periodo), a Vichy le si può incontrare nelle sontuose sale da concerto, ma è a Parigi che inizia la loro grande avventura. Coco Gabrielle viene così ribattezzata grazie al titolo di una delle sue canzoni, “Qui a vu Coco?” – inizia a creare cappelli nella Ville Lumière, e poco dopo (finanziata dal suo grande amore Boy Capel) apre la storica boutique di Rue Cambon 31. Ai cappelli, che riscuotono un successo incredibile perchè sono semplici pagliette ornate da fiori o piume, segue la creazione dei suoi capi di vestiario, innovativamente pratici e essenziali, e poco tempo dopo l’ apertura di boutique Chanel in esclusive località balneari quali Deauville e Biarritz. Ninette affianca la sorella costantemente, ma la Prima Guerra Mondiale segna un punto di svolta decisivo. Per Coco e Antoinette è una nuova lotta, ma stavolta mette in gioco la sopravvivenza, la realizzazione di sè e un’ inevitabile separazione. Il resto è storia: la Maison Chanel rimane un colosso della Couture, mentre per quanto concerne il rapporto tra le due sorelle vi rimando al libro senza fare spoiler. “Le sorelle Chanel” si accinge ad uscire in ben dieci paesi. E’ risaputo che Coco Chanel non amasse parlare della sua vita nè della sua famiglia, e che nel tempo si “costruì” un passato imbastito perlopiù sulla fantasia. Puntare su Antoinette come narratrice ha permesso a Judithe Little di rimuovere il velo della finzione per conoscere la verità così com’era, nuda e cruda. Ma le parole della minore delle sorelle Chanel non rivelano solo una realtà abilmente camuffata, bensì il grande dolore che sottostà a questa rielaborazione: il dolore dell’ abbandono, una ferita per sempre sanguinante nell’ esistenza di Coco/Gabrielle.

 

Foto di Coco Chanel via chariserin from Flickr, CC BY 2.0

 

Sulle tracce del Principe Maurice: un Natale sobrio, ma più sfavillante che mai

Un look in red molto natalizio, bombetta e farfallino: il Principe Maurice nel videoclip di  “I think we’d have a good time” di Lorenzo Bosio feat. UNITED ARTISTS

Sarà un Natale particolare, il Natale 2020. Un Natale condizionato dalle regole della “zona gialla” in cui confluiranno le varie “zone rosse” ed “arancioni”, un Natale di restrizioni e limitazioni negli spostamenti. Un Natale senza mercatini, senza party, senza eventi nè veglioni.  Le feste di fine anno, a causa del Covid, si preannunciano sobrie, all’ insegna del binomio “mascherina e distanziamento”. Una domanda sorge spontanea: riuscirà a sopravvivere, l’atmosfera natalizia, a tanti vincoli? La gioia del ritrovarsi, il calore familiare, il gusto di festeggiare torneranno puntuali (seppure in versione “emergenza sanitaria”) o verranno intaccati dalle molteplici proibizioni? Basti pensare che, per evitare assembramenti, persino i classici Happy Hour degli auguri e le cene al ristorante saranno off-limits. Quando incontro il Principe Maurice non posso fare a meno di pensare che le imminenti festività ci priveranno, giocoforza, anche delle sue sfavillanti esibizioni. Ma il Principe è tutt’altro che afflitto: combattivo come sempre, ancora più effervescente del solito, si sta buttando a capofitto in una miriade di nuovi progetti. Tra cui risaltano, in linea con il periodo, gli impegni a tutela dell’arte e degli artisti. Di recente, Maurice è stato infatti nominato Portavoce dei valori culturali e sociali del Silb-Fipe, l’ Associazione Nazionale che riunisce le imprese dell’ intrattenimento serale e notturno, ed è fortemente intenzionato a tenere alta la bandiera dei lavoratori dello spettacolo in questi mesi di incertezze e di profonda crisi. La nostra conversazione, di conseguenza, ha spaziato ad ampio spettro sul tema “Covid”, ma non solo: come ben sapete, il Principe è pieno di sorprese e mi ha raccontato molto altro ancora. Imperdibili, poi, sono i tradizionali (ma non convenzionali) auguri che dedica ai lettori di VALIUM ogni anno in occasione del Natale. Non vi resta che mettervi comodi e leggere con calma questa intervista, magari sorseggiando una squisita cioccolata calda o degustando qualche dolce tipicamente natalizio: per inneggiare a un’atmosfera che con il Principe Maurice, potete starne certi, non va mai perduta!

Eravamo rimasti ai racconti della tua sfolgorante estate e tre mesi dopo ci ritroviamo di nuovo in lockdown o quasi. Come stai vivendo questo “tira e molla” di aperture e di chiusure?

È una situazione frustrante e dannosa sia economicamente che psicologicamente. Il nostro settore è vittima di una vessazione ingiustificabile e inaccettabile. Certo è, l’ho visto con i miei occhi, che alcune gestioni un po’ leggere o impreparate non hanno magari fatto rispettare tutti i protocolli anticovid, ma sono stati episodi sporadici per colpa dei quali si è penalizzato tutto un settore importante dal punto di vista culturale, sociale ed economico per se stesso e per la filiera variegata che ingenera.

 

Il Principe circondato da una fiabesca atmosfera natalizia

So che ti sei impegnato molto, recentemente, per la tutela dei lavoratori dello spettacolo. La diffusione della pandemia, in effetti, li ha penalizzati in modo particolare…

Si, ne ho sentito la necessità e la responsabilità. La mia presenza in discoteca è più sporadica, ma conosco molto bene questo ambiente che è stato il palcoscenico privilegiato del mio Teatro Notturno. Ho sempre voluto conoscere e scambiare esperienze con tutti gli operatori del settore, dai colleghi performer e vocalist ai dj di ogni genere e provenienza, dagli addetti alla sicurezza ai tecnici audio e luci, dai bartender ai camerieri, dai manutentori ai parcheggiatori e agli addetti alle pulizie. Tutti siamo ingranaggi dello stesso meccanismo, se manca solo una rotella non può funzionare al massimo della sua potenzialità e prima o poi si rompe. Il mio concetto di dignità riguarda tutte le categorie, ovviamente anche e sopratutto quelle dei proprietari e gestori virtuosi senza il cui coraggio ed intuito imprenditoriale, filtrato da una direzione artistica confacente, i club italiani non sarebbero stati così di livello. Per via di questo mio ormai trentennale impegno e filosofia il Presidente del Silb-Fipe (l’Associazione che riunisce e tutela la gran parte dei locali nazionali e fa parte di un circuito europeo), Maurizio Pasca con il Direttivo Nazionale hanno deciso di nominarmi “portavoce e testimone dei valori culturali e sociali del nostro ambito nonché membro della Commissione Comunicazione e Organizzazione Eventi della nostra Associazione”, presieduta dalla straordinaria Barbara Zagami. Per me è un grande onore ed onere, in questo delicato momento. Il mio compito consiste nel rilasciare interviste e nel realizzare opere audiovisive per rilanciare il nostro ruolo. Ho già in fieri un cortometraggio molto bello ed importante nato una sera a cena nella mia Ca’ Pier a Venezia dalla comunione di idee con il mio collaboratore di fiducia Simone Fucci, performer col nome Simon the Prince, e l’amico e fotografo Attilio Bruni, un genio incontenibile. Si intitolerà #VUOTODISCENA e sarà interpretato da coloro che ho denominato gli Artisti Interrotti, rappresentanti, appunto, di tutte le categorie che contribuiscono a creare un evento in discoteca; tra questi ci sono protagonisti del mondo della notte e della comunicazione che possiamo considerare veri VIP (per ora top secret). La location prestigiosa e straordinaria in cui verranno girate le scene è il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto, un vero gioiello della seconda metà del ‘700. Vi domanderete: ma cosa c’entra un teatro antico con l’ambiente della notte? Come sempre a me piace partire dalle origini per spiegare il presente e inventare il futuro. Cito, per essere preciso, dal sito del Comune di Castelfranco Veneto: progettato nel 1746 dall’architetto Francesco Maria Preti di Castelfranco Veneto (1701-1774), su commissione della Società degli Accademici e, in particolare, da Jacopo e Giordano Riccati, fu costruito, secondo il progetto pretiano, tra il 1754 e il 1780, ad eccezione della facciata e dell’atrio, aggiunti tra il 1853 e il 1858 su disegni dell’ingegnere Antonio Barea di Castelfranco, autore, nello stesso periodo, anche della ristrutturazione interna, funzionale alla messa di scena di spettacoli operistici. Ceduto dalla Società del Teatro al Comune di Castelfranco Veneto nel 1970 per la simbolica somma di 101.000 lire, fu restaurato dallo stesso Comune tra il 1973 e il 1977 e destinato a sede di eventi culturali (concerti, spettacoli teatrali, convegni, mostre). L’originalità architettonica del Teatro consiste nella sua duplice funzione di sala teatrale per spettacoli e rappresentazioni musicali notturne e di aula per le riunioni diurne degli Accademici.

 

Il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto

Entreremo nei dettagli del corto appena possibile in conferenza stampa (alla quale VALIUM sarà invitato), ma sta di fatto che devo assolutamente ringraziare per l’immediata disponibilità l’Amministrazione Comunale di questa bellissima cittadina, circondata da possenti mura medievali, esempio della generosa inventiva della “provincia” che è immenso patrimonio della nostra nazione, in particolare l’Assessore Gianfranco Giovine e il Direttore del Teatro Carlo Simioni (vedi video qui di seguito). Posso comunque dare l’indicazione che la metafora del Teatro della Vita si ritrova in un Teatro di Tradizione che rappresenta sul palcoscenico il Teatro Notturno. Per me sarà un momento magico in cui, finalmente, la mia intuizione di portare il teatro in discoteca chiuderà il cerchio portando il mondo della notte (nella mia visione di qualità) in teatro. L’intento non è quello di protestare ma quello di far capire il valore del nostro operato, frutto di talento, sacrificio, studio, fatica vera,  e il desiderio di riempire di nuovo quel #VUOTODISCENA che si è creato dal 23 febbraio scorso.

 

Al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto con l’ Assessore Gianfranco Giovine e il Direttore del Teatro Carlo Simioni

Un ritratto fotografico di Maurice, emblematico del concetto di “Artisti Interrotti”  e del #VUOTODISCENA che dà il titolo al corto

Quando ci libereremo dall’ incubo Covid, a tuo parere? Serve un antidoto scientifico o un diverso modo di convivere con il virus?

Domanda difficilissima alla luce delle informazioni sia scientifiche che politiche assolutamente contraddittorie e confuse… Si dice e si spera che per la prossima primavera ricominceremo a vedere la luce in fondo al tunnel dello sconforto. La risposta al secondo quesito penso stia in una commistione tra le due riflessioni: avere una buona cura e un vaccino, ma al tempo stesso accettare la “presenza” di questo nuovo virus nella nostra vita sarà importante per ricominciare a vivere con meno ansia e poter sperare in un futuro costruttivo. Nel frattempo, la resilienza e la sopravvivenza vera e propria devono essere le nostre ancore di salvezza anche psicologica.

 

Il Principe insieme al fotografo Attilio Bruni durante un sopralluogo al Teatro Accademico di Castelfranco Veneto

Veniamo ora alla tua principesca vita. Dove ti trovi attualmente e quali impegni stai portando avanti?

La mia vita è indubbiamente privilegiata per certi versi, ma anche tribolata come per tutti… Sono in una fase di transizione logistica e mentale piuttosto complicata ed impegnativa. Per spiegare meglio voglio fare una citazione: “Il vocabolo crisi indica oggi il momento in cui medici, politici, banchieri e tecnici sociali di vario genere prendono il sopravvento e vengono sospese libertà. Come i malati, i paesi diventano casi critici. Crisi, la parola greca che in tutte le lingue moderne ha voluto dire “scelta” o “punto di svolta”, sta ora a significare “Guidatore, dacci dentro!”… ma “crisi” non ha necessariamente questo significato. non comporta necessariamente una corsa precipitosa verso l’escalation del controllo. Può invece indicare l’attimo della scelta, quel momento meraviglioso in cui la gente all’improvviso si rende conto delle gabbie nelle quali si è rinchiusa e della possibilità di vivere in maniera diversa”. (Ivan Illich) . Ecco, sto “asciugando” il mio status per raggiungere un ulteriore livello di essenza, impegnandomi ad amare e proteggere. Tutti i miei progetti sono votati a questa necessità che non è nuova per me, ma è diventata più intensa. Anche dal punto di vista artistico i temi primari saranno questi: AMORE e PROTEZIONE.

 

Ancora uno scatto del Teatro Accademico di Castelfranco Veneto. Da sinistra a destra: il regista del corto Miki Shipperman, il Principe e il Direttore di Produzione della Zoom Production Riccardo Boscato.

In questo periodo l’arte – un potente elemento rigenerante e consolatorio, poiché nutre la nostra anima – è pressochè KO o vive in una dimensione virtuale che poco si confà alla sua natura. Cosa pensi dell’utilizzo del web in questo senso, può davvero costituire un surrogato efficace?

NO! decisamente NO! La dimensione “virtuale” nelle espressioni artistiche non è “virtuosa”. Non c’è paragone tra l’ energia empatica anche solo di vedere un quadro dal vivo e quella di studiarlo al computer. La tecnologia non potrà MAI sostituirsi al valore della personalità e genialità vissuta de visu, e l’unica funzione che posso accettare è che si metta al servizio di una nuova elaborazione scenografica e musicale di spettacoli dal vivo.

Conoscendoti, secondo me neppure durante lo stand by attuale sei rimasto con le mani in mano…Immagino che, oltre al corto, bollano in pentola ulteriori progetti e ghiotte novità. Sarebbe possibile avere qualche anteprima o preferisci rimandare?

Per il momento, data la situazione, non posso anticipare con certezza nessun progetto futuro… State sicuri che molte iniziative “bomba” sono pronte ad esplodere appena possibile e lo saprete per primi… Nel frattempo sono usciti dei videoclip simpatici di auguri fatti in collaborazione con amici e colleghi di cui vi mando i link… “I think we’d have a good time” con United Artists organizzato da Lorenzo Bosio e “Happy day” con lo staff Odissea di Treviso.

 

Il videoclip di “We’d have a good time” di Lorenzo Bosio feat. UNITED ARTISTS

 

Qualche scatto dal backstage del video “We’d have a good time”

Ho notato che quasi tutti, chi più chi meno, tendono a evocare episodi particolarmente felici del passato per alleviare la drammaticità di questi mesi. C’è nostalgia di un tempo in cui eravamo “liberi” e non ci rendevamo conto del reale valore della nostra condizione…Qual è l’episodio che ricordi con maggior gioia, in tal senso?

Non uno in particolare, ma mi manca la frequenza di viaggi che mi facevano definire a ragione “jet-setter”.

Oltre alle ricadute economiche, il Covid rischia di fomentare la depressione e il malessere psichico. Cosa si può fare, a tuo parere, per scongiurare una conseguenza simile?

Non posso prendermi la responsabilità di indicare una soluzione generica… Ognuno vive a modo suo questo dramma esistenziale e deve trovare in sé la forza di reagire. Posso solo consigliare di prendere tutte le precauzioni possibili per scongiurare il contagio, e se arrivasse nonostante tutto pensare che ce la si farà e RESISTERE PER AMORE di se stessi e di chi ci contraccambia. La vera e unica cura di ogni male è l’Amore e anche l’accettazione reattiva (sembra un controsenso, ma pensateci bene…) di quello che  ci succede. A proposito di malessere ti dirò, inoltre, che gli episodi dilaganti di risse improvvise e immotivate tra giovani in tutta Italia mi preoccupano e rattristano molto…Sono sempre stato vicino spiritualmente e mentalmente ai ragazzi e non posso accodarmi al mero biasimo accusatorio a cui sono genericamente sottoposti da una società, in questo caso, molto colpevole. Partendo dalla famiglia, i giovani sono stati trascurati dai genitori e imbottiti di tecnologia (fin da piccoli!) per la mancanza di tempo da dedicare alla loro educazione. Padri e madri “impegnati” e “stanchi” hanno preferito demandare al vuoto cosmico della rete – pericolosissima, perché manipolata dai poteri commerciali – invece di dare affetto, attenzione e disciplina a figli sempre più sensibili ed esigenti. Abbandonarli a se stessi li ha trasformati in branchi annoiati e incontrollati che trovano nella violenza, e non nello scambio solidale, l’unico sfogo alla loro voglia di contatto. Non sono tutti così, ovviamente, ma molti, troppi ormai sono alla deriva. Aver chiuso ogni luogo in cui avrebbero potuto ritrovarsi in allegria, all’ insegna del controllo sanitario e in sintonia con i loro gusti ha dato il colpo di grazia. Parlo dei club, dei bar, dei circoli dell’intrattenimento, ma anche dei laboratori di arti varie e mestieri, fondamento di ogni società civile. Rivendico e urlo a tutti, in particolare ai politici, il nostro ruolo culturale e sociale! Credo fermamente che il nostro ambiente possa essere luogo di divertimento, senz’altro, ma anche e sopratutto di trasmissione di informazioni sulla prevenzione e di fruizione del tempo libero in maniera ludica, creativa e costruttiva. Voglio dire, attraverso VALIUM, che io in primis e tutti gli operatori del nostro settore non vediamo l’ora di accogliere, stimolare e “coccolare” i giovani come meritano perché sono la nostra risorsa, il nostro futuro, la nostra speranza. Molti di loro hanno talento e sono frustrati perchè sono impossibilitati a coltivarlo e ad esprimerlo…I nostri luoghi, quando si riaprirà, saranno aperti anche di giorno affinchè possano prepararsi ad emergere e ad essere se stessi, con le loro aspettative e la loro genialità. Forza ragazzi, non lasciatevi travolgere da “mode” assurde e dalla disperazione violenta, che se esploderà non farà altro che male a tutti! Siate fieri della vostra bellezza e purezza, non fatevi sporcare dalla confusione e dalla falsità della rete (che pure può offrire grandi vantaggi, se usata con testa e realismo). Resistiamo tutti insieme e prepariamoci ad un grande Rinascimento di cui sarete i protagonisti assoluti, con noi al vostro fianco per offrirvi la nostra esperienza e l’ascolto che vi si deve.

 

Un recente ritratto fotografico di Maurice realizzato da Attilio Bruni

Siamo vicini alle vacanze natalizie. Quest’ anno le vivremo in modo diverso dal solito: le disposizioni del Governo inneggiano alla sobrietà. Cosa ti aspetti da questo Natale 2020?

Intimità, calore, condivisione, speranza… nonostante tutto.

L’albero di Natale di Venezia sta facendo molto parlare di sé. “Natale Digitale”, l’opera ideata dall’artista Fabrizio Plessi, vanta 9 metri e mezzo di altezza ed è composto da 80 moduli rettangolari di led wall luminosi: l’intento è quello di instaurare un legame simbolico tra acqua, terra e cielo, emblemi della Serenissima per eccellenza. Tuttavia, pare che a molti veneziani l’albero non piaccia. A loro dire, risulta totalmente inadeguato sia nei confronti di Venezia che del Natale. Qual è il tuo pensiero al riguardo?

A me quell’ opera piace tantissimo. Trovo invece che sia perfettamente in tema con una città che guarda al suo straordinario passato per potersi proiettare nel futuro, ed è un completamento dell’ opera installata (e la cui esposizione è già stata prorogata) sulle finestre del Museo Correr che si chiama Pax Tibi: i moduli riproducono lo stesso scorrere dell’ oro. C’è quindi un po’ tutto il simbolismo di un’era dell’ oro che speriamo possa ritornare. Molti hanno detto che l’ albero  sarebbe stato più adatto come installazione della Biennale. Fabrizio Plessi abita alla Giudecca, ha compiuto 80 anni da poco ed è un artista di fama mondiale; la sua opera è raffinatissima, molto bella, elegante, sobria…Io proprio non capisco perché alcuni veneziani (non tutti) debbano per forza riferirsi alla loro città come a un qualcosa di antico, di filologico, di passato. Come si può competere con la meraviglia dell’ architettura lagunare riproducendo una qualsiasi altra installazione luminosa o albero che dir si voglia? L’ anno scorso era stato allestito un albero conico con delle luci, un pochino più tradizionale: non è piaciuto. Questo, non piace. Da parte dei veneziani c’è la tendenza, ormai pluriennale, a lamentarsi un po’ di tutto. Io sono un fan di Fabrizio Plessi e forse sarò di parte, ma devo dire che a me il suo albero piace tantissimo. Mi piace il suo simbolismo, la sua modernità, la sua concettualità…Penso che sia l’ opera migliore che si potesse installare per fare dei sobri e simbolici auguri in un Natale depauperato da tutta la sua umanità. Quindi si incastra benissimo nel contesto attuale. Prosegue il flusso di Pax Tibi, apre e chiude la piazza con la stessa immagine, bellissima e simbolica. Secondo me è un coronamento artistico ideale riferito al Natale nella forma dell’ albero, ma che poteva avere qualsiasi altra forma.

 

Il controverso albero di Natale di Venezia, “Natale Digitale”: un’ opera dell’ artista Fabrizio Plessi

Come trascorrerai il tuo primo Natale da neo-sposo?

La settimana prossima conto di tornare a Milano e di passare il Natale con mia moglie Flavia Cavalcanti. Se toglieranno il divieto di spostarsi da Comune a Comune andrò volentieri anche a trovare mia sorella, che vive in Brianza. Questo Natale lo voglio trascorrere all’ insegna dell’ intimità familiare. Spero che il veto venga abolito, perchè sarei molto felice di rivedere  mia sorella Lorella,  mio cognato, i miei nipoti e pronipoti. Soprattutto i pronipoti, perché il Natale dei bambini è quello più candido, più dolce e più consolatorio! Noi adulti in questo momento stiamo avendo troppe preoccupazioni, e  poter giocare con i bambini è uno svago meraviglioso. Naturalmente, prendendo tutte le dovute precauzioni!

 

La presentazione di #VUOTODISCENA by #artistiinterrotti, un’ elegante veste grafica per un corto che cattura sia visivamente che nei contenuti

Simone Fucci alias Simon The Prince, collaboratore di fiducia del Principe

Per concludere in bellezza la nostra conversazione, mi piacerebbe che mandassi il consueto – oltre che attesissimo –  messaggio di Auguri di Buon Natale a tutti i lettori di VALIUM e ai tuoi fan più irriducibili. Lascio a te la parola!

Natale è una ricorrenza dolcissima perché pone l’accento sulla NASCITA, che al di là della fede è una magia “divina”. Ecco, pensiamo che purtroppo si muore (il mio pensiero va a chi sta vivendo dolorosamente un lutto), ma anche che si nasce e si guarisce! Non perdiamo mai la speranza. Che il nostro Natale sia semplice, intimo, il più possibile sereno e all’insegna della SOLIDARIETÀ. Cerchiamo vicino a noi chi ha bisogno e aiutiamolo come se fosse un familiare che magari non possiamo raggiungere per regole stupide e assurde che non ce la faccio ad accettare. Ecco, consoliamoci con il fatto che i nostri vicini possono diventare nostro fratello, padre, madre, figlio, e che facendo del bene, regalando loro anche solo un augurio ed un sorriso avremo in cambio tante piccole felicità che, sommate, ci illumineranno come la cometa nella notte troppo buia del periodo che ci troviamo a vivere. Buon Natale di Luce (interiore)!

 

Un Maurice versione “Christmas Time” in compagnia della giovane cantante Emma Mach nello studio di registrazione dell’ Odissea di Spresiano (TV) per la realizzazione degli auguri  musicali dal titolo “Happy Day”

Auguri di Buon Natale e Buone Feste dal Principe Maurice a tutti i lettori di VALIUM!

 

Photos and videos courtesy of Maurizio Agosti

 

 

Florence Aseult-Undomiel, una fata che risplende nella magica notte veneziana

Foto di Olivia Wolf

L’ antica ricorrenza celtica di Samhain, oggi conosciuta come Halloween, contemplava che le porte del Annwn (il Regno degli Spiriti) e quelle del Sidhe (il Mondo di Mezzo, ovvero il Regno delle Fate) si aprissero per sancire un legame tra il visibile e l’invisibile. Anche le fate, dunque, rivestono un ruolo importante nelle tradizioni di questa festa. Appartenenti al Piccolo Popolo, amano la notte perchè è portatrice di mistero e di saggezza: le si può scorgere nei boschi, mentre danzano al chiar di luna in un tripudio di bagliori scintillanti. Sono figure affascinanti e magiche, votate al bene. Ecco perchè, proseguendo il nostro cammino verso Halloween, ho pensato che vi sarebbe piaciuto conoscerne una: Florence Aseult-Undomiel ,della fata, ha sia l’aspetto che la grazia dei modi. Potrebbe benissimo essere una creatura del Regno del Sidhe, basta osservare le sue foto per rendersene conto. Danzatrice, performer, creatrice di costumi, organizzatrice di feste e raffinata miniaturista, Florence – non a caso – ha interpretato spesso il personaggio della fata negli eventi a cui ha preso parte. Un esempio su tutti? Le prestigiose soirée allestite da brand del calibro di Dior e Omega: per il primo, nella cornice di un incantato giardino parigino, ha vestito i panni di una Principessa-fata dotata di corna di cervo, per il secondo ha sbalordito gli ospiti ostentando un abito oro con quattro metri di strascico e una chioma che superava il metro e mezzo di lunghezza. Originaria di Chamonix-Mont-Blanc, Florence si suddivide tra la Francia e Venezia, dove ad ogni Carnevale organizza l’ acclamata festa “La Nuit des Rois”. Quest’ anno, però, ha aggiunto un’ importante riconoscimento al novero delle sue esperienze: dopo aver vinto un concorso apposito, ha dipinto le porte dell’ organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine utilizzando le più squisite tecniche di miniatura medievale. Nell’ intervista qui di seguito, Florence ci parla della sua opera, del sogno che la anima da sempre e della sua eclettica carriera artistica. Non c’è bisogno di dire, naturalmente, che lo fa con tutto il garbo e il magnetismo che si convengono a una vera fata.

Florence, tu ti dedichi a varie forme di arte: danzi, crei costumi, realizzi miniature, organizzi eventi…Qual è la tua formazione e quando hai pensato di diversificare le tue competenze?

Per dieci anni ho studiato danza classica e per i successivi dieci canto lirico al Conservatorio di Musica; dopo il Conservatorio mi sono iscritta alla scuola per miniaturisti di Angers, nella Valle della Loira. Nel frattempo, a 20 anni, ho cominciato a partecipare al Carnevale di Venezia e a creare abiti. Mi piace insegnare e dipingere (attualmente organizzo laboratori sull’ arte della miniatura), ma soprattutto amo ballare, esibirmi, indossare dei meravigliosi costumi. La prima volta che sono venuta a Venezia avevo 14 anni. Durante questo viaggio mi sono innamorata della città e mi sono ripromessa di tornare per organizzare eventi, danzare, fare performances e dare feste a tema come succedeva secoli orsono. A 24 anni ho organizzato “La Nuit des Rois”, la mia prima festa. Come costumista ho una formazione da autodidatta, ho imparato a cucire da sola anche se alcuni amici, sarti professionisti, mi hanno dato degli utilissimi consigli. Per ispirarmi prendo spunti dalle antiche stampe o dai libri della storia del costume. Analizzo la fattura degli abiti ma poi, realizzandoli, li personalizzo immancabilmente. Non voglio creare costumi storici, bensì adattarli al mio personaggio: l’ho chiamato Aseult, un nome di origini medievali, e l’ho calato in un mondo di fiabe e di leggende.

 

 

Vivi tra la Francia e l’Italia, precisamente a Venezia. In quale occasione è scoccato il tuo colpo di fulmine con la Serenissima?

Avevo 14 anni ed ero in gita con la mia scuola. Sono nata a Chamonix, sul Monte Bianco, che da Venezia dista solo 4- 5 ore. La nostra era una gita di tre giorni e l’ultima sera, mentre facevamo un tour sul vaporetto, sono rimasta colpita da tutti quei palazzi illuminati dalla luce delle candele, con gli affreschi sui soffitti…Essendo appassionata da sempre di danza e canto, ho fatto una promessa a me stessa e a quella città straordinaria: “Tornerò qui per ballare per te, per omaggiare la tua arte e per continuare a far vivere la tua storia”. Dieci anni dopo ha debuttato la mia prima festa veneziana, “La Nuit des Rois”, che nel 2021 celebrerà il suo ottavo compleanno.

Ami la Venezia settecentesca, la Venezia sfarzosa di Giacomo Casanova, e riproponi quello spirito proprio ne “La Nuit des Rois”, la festa in costume che allestisci ogni anno durante il Carnevale. Vogliamo assolutamente saperne di più…

Scelgo un tema diverso ogni anno. Abbiamo celebrato Casanova, il Rinascimento con Lorenzo de’ Medici e Botticelli, Amadeus, persino Les Incroyables et les Merveilleuses, una moda sorta in Francia ai tempi del governo del Direttorio: stremata dalla Rivoluzione, la gente aveva voglia di lusso, di libertà e di stravaganza. C’era il desiderio di riprendere a vivere dopo la cupezza del Terrore! “La Nuit des Rois” si tiene a Palazzetto Pisani. E’ una festa unica nel suo genere. La classica cena non è prevista, quando gli ospiti arrivano li aspetta un aperitivo e una cena a buffet. In sottofondo, la musica classica si alterna a un sound più moderno per poter ballare. Non essere vincolati alla cena permette ai partecipanti di muoversi, di chiacchierare e di danzare senza freni. E’ la gente a fare l’evento, ognuno è un personaggio e può fare ciò che vuole. Alcuni miei amici, ad esempio, arrivano con uno strumento musicale e cominciano a suonare, altri cantano, altri ancora fanno teatro… L’ ambiente si anima così! Come nel ‘700, durante la festa si è completamente liberi di immergersi nella sua atmosfera e di diventarne i protagonisti: si può vagabondare in ogni angolo del palazzo e interpretare un ruolo a proprio piacimento. “La Nuit des Rois” riscuote sempre un enorme successo. E’ un’esperienza spettacolare, tutta da vivere.

 

Foto di Renzo Carraro

Se avessi vissuto a quell’ epoca, chi avresti voluto essere e perchè?

Non vorrei essere nessun altro se non me stessa, che sia nel Medioevo, nel ‘700 o nel Rinascimento…Amo essere la persona che sono, e non qualcun’ altra: ognuno di noi è diverso, ha la sua storia e la sua creatività. Se mi calassi nell’ epoca di Casanova, ad esempio, vorrei portarci la mia inventiva, il mio cuore, la mia anima e tutto quello che sono in grado di donare.

 

Un’ immagine dell’ evento Dior al Museo Rodin di Parigi

Anche gli abiti che crei guardano al passato: si ispirano al Medioevo, al Rinascimento…e sembrano appena usciti da una fiaba, un dettaglio rilevante. Come nasce la tua passione per tutto ciò che è d’antan?

Nasce con la danza classica, perché i suoi costumi mi affascinano sin da bambina. Quando realizzo le mie miniature medievali adoro dipingere con l’oro, curare i minimi particolari; mi piace creare i miei abiti con la stessa precisione e farli diventare preziosi, ornarli con perline ed ogni tipo di decorazione. La danza mi ha molto ispirato, ma devo dire che l’arte della miniatura ha accentuato il mio gusto del dettaglio. Tanto per farti un esempio, l’altro giorno ho incollato a mano, uno per uno, 300-400 brillantini sul mio corsetto: un lavoro che ha richiesto una grande pazienza. Adesso sto cucendo un costume nero di seta, una seta leggerissima e molto difficile da modellare, e ho cominciato a decorarlo con miriadi di perline nere del ‘900. Ti manderò delle foto non appena l’avrò terminato!

 

Dallo shooting “Underwater”,  scattato da Natalia Kovachevski

Raccontandoti, scrivi di sentirti “più vicina alle stelle che alla roccia e alle pianure” e che i sogni sono da sempre la tua guida. Parlaci del tuo universo, del tuo immaginario ispirativo.

Mi ispiro molto alle fiabe, alle leggende…Come ti dicevo, sono nata a Chamonix e ho vissuto per 20 anni in montagna, immersa nella natura. Quando andavo a camminare nel bosco, soprattutto in inverno, la mia fantasia correva a briglia sciolta. La danza classica, per me, è stata fondamentale anche a livello di immaginario: balletti come “Giselle”, “La Sylphide”, “Il lago dei cigni”, sono intrisi dello spirito romantico e fiabesco che contraddistingue la Baviera con i suoi castelli. Mi sono nutrita di fiabe, ma anche di storia. A differenza della storia, però, dove le guerre e la violenza predominano, le fiabe ti trasportano in un mondo di sogno, di libertà e di bellezza.

 

Foto di Renzo Carraro

Florence nei panni di una fata dorata durante la soirée Omega a Berlino

Eccelli nella pratica della miniatura. Come è entrata a far parte del tuo percorso artistico?

Quando ero al Conservatorio, ho seguito un corso di musica barocca e ho trovato delle miniature nel salone dove mi esercitavo. Ne sono rimasta affascinata! Alla fine del corso, una volta tornata in Francia, ho scoperto che l’unica scuola di tecniche della miniatura d’Europa – l’ ISEEM – si trova ad Angers, a due ore da Parigi. Così ho deciso che anziché proseguire gli studi di canto mi sarei iscritta a quella scuola. Ho studiato miniatura per due anni, diplomandomi con lode. A quel punto, mi sono detta che la mia vita professionale doveva prendere il via. Volevo creare i miei costumi, organizzare le mie feste, farmi conoscere. E devo dire che ci sono riuscita: da otto anni “La Nuit des Rois” è famosa internazionalmente, i miei ospiti provengono da tutte le parti del mondo.  Riguardo all’arte della miniatura, invece, ho vinto un concorso del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO e ho preso parte al restauro di un organo a L’Epine. Ho dipinto sulle sue due porte la scena dell’ Annunciazione, con Maria e l’Angelo Gabriele. Un progetto molto importante, tantevvero che moltissime TV sono venute a trovarmi per parlare dell’ opera che ho realizzato.

 

 

Due ulteriori scatti tratti dallo shooting “Underwater” di Natalia Kovachevski

Recentemente, infatti, hai dipinto le porte dell’organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine, in Francia: un capolavoro che hai realizzato con raffinatissime tecniche di miniatura medievale. Potresti parlarcene?

L’organo risale al Rinascimento  e hanno scoperto che era abbinato a due porte, per cui è stato bandito un concorso per trovare qualcuno che le dipingesse. Sono stata scelta e ho realizzato l’Annunciazione nel mio stile più tipico: mi sono avvalsa delle tecniche medievali che utilizzo per le mie miniature, dunque dell’oro, della foglia d’oro, dei pigmenti che creo con l’uovo, il miele e la radica…Il lavoro ultimato è stato presentato il 20 settembre scorso. Tieni presente che l’organo della Basilica di Notre Dame de L’Epine è uno dei dieci organi più maestosi d’Europa. La ditta che l’ha restaurato ha eseguito un’operazione particolarissima, è riuscita a ricreare una sonorità di tipo Rinascimentale che non esiste su altri organi. Io mi sono occupata delle porte: al loro interno ho dipinto su tela, all’ esterno su legno. L’ organo è stato completamente restaurato perché non era più suonabile: è datato nientemeno che 1542.

 

Florence nella Basilica di Notre Dame de L’Epine. Alla sua sinistra e alla sua destra, le porte dell’ organo che ha dipinto con la tecnica della miniatura

L’arte è il filo conduttore della tua carriera. Ma se come miniaturista lavori in solitudine, nelle vesti di performer ti esibisci davanti a un pubblico e assorbi le sue vibrazioni. Qual è la modalità espressiva che preferisci, la dimensione che ti è più consona?

In certi momenti mi piace stare in solitudine, rinchiudermi in me stessa per creare, mentre in altri sono molto felice di uscire, di avere un pubblico, di vedere gente e di muovermi. Quindi, amo sia star sola che condividere la mia arte con il pubblico…Direi che mi sento a mio agio in entrambe le dimensioni. In questo periodo, per esempio, a causa del Covid gli eventi scarseggiano e me ne sto sola con la mia solitudine. Vedo alcuni amici, certo, ma non è la stessa cosa. E’ come se in me ci fosse una bomba pronta a esplodere, spero solo che noi artisti potremo ricominciare presto ad esibirci. Intanto, mi faccio venire delle idee: ho già pensato alle decorazioni per “La Nuit des Rois” del prossimo Carnevale, a come allestire le stanze…Ma mi chiedo se potrò far uscire tutte queste idee dalla mia mente o se dovrò tenerle chiuse lì dentro. E’ una bella frustrazione! Il prossimo tema della festa sarà “Romeo e Giulietta” e l’evento si terrà a San Valentino, il 14 febbraio, a Palazzetto Pisani.

 

L’ abito oro dell’ evento Omega in tutta la sua magnificenza

Un’ altra immagine della soirée Dior al Museo Rodin di Parigi

Quali anticipazioni puoi darci sui tuoi progetti futuri?

Non posso ancora anticipare nulla. Sto organizzando i miei prossimi eventi, tengo le dita incrociate augurandomi che si possano realizzare e che il Carnevale di Venezia non venga annullato. Sono anche impegnata in un nuovo progetto sulle miniature. Nel frattempo tengo dei laboratori di miniatura, insegno in corsi individuali e di gruppo sia in Francia che in Italia. Il prossimo avrebbe dovuto tenersi in Francia, a L’ Epine, dal 17 al 20 Novembre. Ma poi Macron ha annunciato il lockdown…Vorrei tornare in Italia. Tutto, ora, dipenderà giocoforza dalla situazione che si verrà a creare.

Per avere news e aggiornamenti sui laboratori di miniatura di Florence, seguite la sua pagina Facebook Florence-Aseult-Création d’Enluminure

 

La porta sinistra dell’ organo di Notre Dame de L’ Epine, raffigurante l’ Angelo dell’ Annunciazione.

Qui sopra e nelle immagini che seguono, alcuni dettagli del dipinto

 

 

 

 

 

 

 

La porta a destra dell’ organo, che rappresenta la Madonna dell’ Annunciazione

Un dettaglio dell’ opera

Il lato esterno delle porte dell’ organo

 

 

Photo courtesy of Florence Aseult-Undomiel

 

 

“Iconic”: il ritorno in versi e musica della Contessa Pinina Garavaglia

 

Nello spettacolare panorama cosmico di Ottobre (che l’ altroieri VALIUM ha approfondito in un post) si inserisce idealmente una stella che non smetterà mai di brillare: la Contessa Pinina Garavaglia, un’ autentica icona della movida notturna. Una movida fatta di sperimentazione artistica, eccentrica eleganza, poesia dinamica ed evocativa. Poliedrica al pari dei suoi interessi, Pinina Garavaglia annovera nel proprio Curriculum esperienze come autrice teatrale d’avanguardia e studi di danza classica (è stata allieva nientemeno che della Maestra Maria Cumani, seguace della scuola di Isadora Duncan e moglie di Salvatore Quasimodo), ma in seguito ha messo a frutto il suo estro nelle vesti di autrice di inconfondibili versi in rima e di art director. Organizzatrice di eventi, di epiche feste nei club più cool, PR, image maker, raffinata conoscitrice della fenomenologia della vita notturna ma anche di poesia, arte, antiquariato, lirica  e balletto…la Contessa è tutto questo e molto altro ancora. Incasellarla in definizioni è riduttivo, preferisco prendere in prestito le parole con cui si è descritta durante un’ intervista rilasciata a Sipario.it: “una Regina dell’ Effimero Apparente”. Ma – come afferma la stessa Garavaglia – “nulla è apparente più dell’ effimero”, che riflette l’essenza dell’ uomo e del suo tempo nei momenti dello svago, quando ogni sovrastruttura viene abbandonata. Colta e brillante, la Contessa ha sempre ostentato look stravaganti (i suoi eclatanti cappelli sono leggendari) dimostrando come un’ esteriorità eccentrica e ostentatamente frivola possa convivere con un’ interiorità profonda. Gli spettatori della TV l’hanno conosciuta grazie a programmi quali il “Maurizio Costanzo Show”, “Pronti a tutto”, “Mattino 5”, il popolo della notte la venera come una dea: non è un caso che Pinina Garavaglia abbia voluto mettersi in gioco anche nel ruolo di vocalist. Il suo genere musicale? Un sound elettronico di matrice trance rivolto, of course, al mondo delle discoteche. Tra i brani che ha reso famosi, “L’ Occhio del Pensiero” rimane un cult. Pinina declama i suoi versi su un tappeto di note incalzantI che invitano a lasciarsi andare, a scatenarsi, a immergersi nelle atmosfere incantate e fiabesche evocate dalla “Contessa Rock”.

 

L’ artwork di “Iconic”

Oggi Pinina Garavaglia torna con “Iconic”, un pezzo travolgente firmato da Bitinjuice e curato da Sergei Antonov per quanto riguarda il video concept. Significativamente introdotto da una frase di Samuel Beckett che recita “Dance first. Think later. It’s the natural order”, il brano nasce come un tributo che la Contessa rivolge alla sua carriera di vocalist e si snoda su un ritmo martellante irresistibile. E’ un sound che rievoca gli anni ’90, quello di “Iconic”, il periodo di maggior splendore della nightlife italiana: trasmette vibrazioni positive, fa rivivere l’incredibile mood underground dell’ epoca, rimanda ai tempi in cui esprimersi attraverso il look, essere unici e irripetibili era un must assoluto. Pinina Garavaglia ci guida in questo viaggio a ritroso declamando un’ ipnotica filastrocca in rima. Il tema? Una festa liberatoria e palpitante dove la “polvere di stelle sfavilla sulla pelle” e le “gocce di cristallo” trasudano dagli “astri blu cobalto”. I versi della Contessa Garavaglia hanno il potere di trascinarci in un vortice di suggestioni: “nessuno ti può fermare, con le tue ali devi volare, in alto, in un cielo nero, ma con le stelle nel tuo pensiero”…E’ come un rituale collettivo al quale abbandonarsi tutti insieme, con gioia e con un pizzico di nostalgia per un periodo in cui eravamo liberi di incontrarci, di ballare, di ritrovarci senza rischiare assembramenti nè contagi. Una realtà che “Iconic”, peraltro, non tralascia di menzionare. Il brano si conclude infatti con un sibillino “e fra cent’anni non si sa quale mondo ci sarà”. Proprio così: chissà quale sarà il mondo del futuro. L’importante è non perdere mai la cognizione di tutto ciò che ruota attorno al concetto di “ballo”: la convivialità, l’ armonia, l’ espressione di sé, la rappresentazione artistica, l’ interazione, la seduzione e, last but not least, l’audacia creativa. Perchè “audace ci piace”, citando il noto motto della Contessa Garavaglia.

 

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice – Un’estate da red carpet e gli indizi di un autunno eclettico

Il Principe Maurice, con tanto di Flassy Mask, sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia

Nonostante la pandemia dilagante, l’ estate del Principe Maurice è trascorsa in un susseguirsi di progetti, sorprese ed eclatanti novità. Potremmo definirla un’ “estate da red carpet”, e non solo metaforicamente: le sue apparizioni sul tappeto rosso della 77ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia sono state salutate da un autentico tripudio di applausi e scatti. Merito, forse, anche di una stagione che lo ha decretato “Principe del Lido” a tutti gli effetti, supremo testimonial di un’isola che ha contribuito a riportare agli antichi fasti. “Il Lido veniva chiamata “l’Isola d’Oro”, racconta, “un secolo orsono era una delle mete turistiche più esclusive del mondo. Non è un caso che vanti tuttora un’ eccellente offerta ricettiva. Parliamo di strutture del calibro dell’ Hotel Des Bains, che Thomas Mann inserì in “La morte a Venezia”, dell’ Hotel Excelsior, prima sede della Mostra del Cinema, dell’ Hotel Ausonia Hungaria, che con la sua facciata di maiolica in stile Liberty è uno dei più splendidi edifici Art Nouveau che io abbia mai visto. La spiaggia dell’ isola, Bandiera Blu, è lunga dodici chilometri, il mare è trasparente, e poi c’è la Terrazza del Blue Moon che è il fiore all’ occhiello del litorale. Gestirla artisticamente mi ha permesso di scoprire il Lido a 360 gradi: ci sono due stupende riserve naturali del WWF, l’Oasi Dune degli Alberoni e quella di San Nicolò , chi ama lo sport può sbizzarrirsi tra impianti di tiro a segno, maneggi, campi da tennis e da golf…Sulla pista del piccolo aereoporto turistico, pensate, atterrò nientemeno che D’Annunzio con il velivolo tramite cui raggiunse Fiume. ” L’attenzione del Principe si focalizza anche sugli eventi che hanno reso celebre  l’Isola d’Oro: “La Biennale Cinema ovviamente è il top, ma in generale la location si presta a feste che definirei “alla Grande Gatsby“. Ho in mente di creare un Carnevale d’Estate che – Covid permettendo – verrà inaugurato l’ anno prossimo!” Oltre al resoconto dei mesi estivi del nostro eroe, in questa intervista troverete delle ghiotte anticipazioni relative ai suoi progetti autunnali. Ve li sintetizzo con un sibillino “Ciak, si gira!” che potrete approfondire qui di seguito…

Dopo un’estate per te sfavillante, eccoci arrivati all’ autunno: una stagione che spesso coincide con nuovi progetti, in cui si formulano i veri buoni propositi. Quali sono i tuoi? Mi riferisco sia ai progetti che ai propositi.

I progetti sono importanti, in vista, ma non sono ancora delineati. Una delle conseguenze dell’emergenza Covid è questa sorta di last minute su tutto. Un mio proposito è quello di   dedicarmi nuovamente al teatro: sto iniziando a scrivere un monologo dove, grazie alla tecnologia, riuscirei a interagire con un me stesso virtuale, olografico. Un altro progetto importante riguarda un’ulteriore evoluzione del format “dinner show”, non solo riferito alle atmosfere degli anni ‘20 e ‘30 del 2.0 ma che va oltre, si proietta in una modalità totalmente innovativa. Dobbiamo puntare sulle cene perché, purtroppo, la situazione dei locali è ancora penalizzata e non si sa per quanto tempo lo sarà. La collaborazione con Flavia sarà strettissima dal punto di vista dei costumi, perché conosce bene le mie esigenze. Con lei sono al sicuro! Il nostro rapporto ha un senso persino a questo livello. Oltre che su Flavia, poi, posso contare su dei collaboratori eccellenti: cito ad esempio Simone Fucci, alias Simon The Prince. Questo ragazzo straordinario che fa l’attore e il performer, ma in realtà è anche un ottimo regista, assistente regista e assistente di produzione, è diventato il mio braccio destro. L’ho portato con me sul red carpet della Mostra del Cinema! Dal momento che diffonde un messaggio importante sulla libertà di genere e sul rispetto delle identità sessuali, ho pensato di donargli questa magnifica vetrina. Ha avuto un successo notevole anche perché si muove sempre con molta naturalezza, con una grande eleganza.

 

Con Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema…

…e insieme all’ attore, regista e performer Simon The Prince

La tua estate al Lido, con tanto di red carpet alla 77ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, rimarrà negli annali. Quali fotogrammi porti impressi nella mente, di quella fantastica stagione?

Cominciamo proprio dalla Mostra del Cinema, dove sono stato invitato sia all’ apertura che in chiusura. Ho potuto piluccare qualche film, sebbene fossi molto impegnato. Devo dire che la mia amicizia con il direttore Alberto Barbera è diventata ancora più forte: lo ammiro tantissimo per il coraggio che ha avuto organizzando questo Festival in tempi di Covid. E’ stato qualcosa di esemplare non solo per l’ambiente del cinema, della cultura, ma in generale. Da Venezia è partito un messaggio rivolto al mondo intero: bisogna – in sicurezza – osare, fare, continuare a vivere. Io, come sai, ho portato avanti il mio progetto della Terrazza del Blue Moon al Lido; un progetto un po’ condizionato dalle regole anticovid,  ma anche sostenuto dall’ entusiasmo di chi ha collaborato con me e soprattutto delle strutture che mi hanno ospitato, perché la  bellissima Terrazza appartiene a Venezia Spiagge SpaVela Spa e la municipalità di Venezia  hanno mirato a valorizzare il restauro di quest’opera architettonica veramente straordinaria progettata dall’ archistar Giancarlo de Carlo a fine anni ’90. Il suo restauro è stato presentato l’anno scorso, ma la riapertura al pubblico quest’anno. Io sono stato il testimonial di questa sua nuova attività e la cosa mi ha gratificato e onorato. Lì ho vissuto dei momenti davvero magici, romantici e quasi esoterici, in comunione con la Luna. Siccome sono notoriamente “lunare” mi sono trovato perfettamente a mio agio, e ho potuto  dar  vita ad eventi speciali dedicati in particolare alla Luna piena. Devo dire che la visuale sul mare che si gode dalla Terrazza, in realtà, era lo spettacolo più bello!

 

Una spettacolare performance del Principe sulla Terrazza del Blue Moon

La Burlesque performer Giuditta Sin mentre si esibisce durante l’ evento “Blue Full Moon” del 3 Settembre scorso

Una suggestiva foto scattata la stessa sera dello show “Blue Full Moon”

Poco prima di approdare al Lido, però, hai vissuto un’esperienza – o sarebbe meglio dire una “High Experience” – in netto contrasto con il glamour della Mostra del Cinema, ma decisamente spettacolare a livello di emozioni e di contatto con la natura…Potresti parlarcene?

L’esperienza che ho vissuto è stata davvero agli antipodi della mondanità della Mostra, ma non meno entusiasmante. In Luglio ho trascorso una settimana a Livigno insieme a tutto lo staff di Metempsicosi. Sono tornato a collaborare con i miei vecchi amici dell’Insomnia, tra cui dj/producers quali  Joy Kiticonti, Ricky LeRoy, Mario Più, 00Zicky, tutti nomi che nel mondo della notte sono celeberrimi, per un esperimento nuovo chiamato “High Experience”: musica elettronica sperimentale fatta in alta quota per poche persone privilegiate e motivate. Mi sono abbandonato ad improvvisazioni vocali ed ho interpretato in libertà canzoni del mio repertorio. È stato stupendo! Lì, a più di 2000 metri di altitudine,  la scenografia è divina nel vero senso della parola; quella corona di montagne lascia senza fiato! Non si trattava solo di un esperimento artistico, bensì di un’esperienza totale dedicata ai sensi: degustazioni, passeggiate, fruizione della natura con i suoi profumi, scalate, attività anche avventurose…Mi sono cimentato in arrampicate bizzarre che non avrei mai immaginato, fuori esercizio come sono, di riuscire a fare! E’ stata una parentesi straordinaria in compagnia di amici carissimi con i quali ho condiviso momenti davvero unici. Voglio ringraziare gli organizzatori di questa incredibile avventura, in particolare Leonardo Brogi che è il manager della Metempsicosi e che, insieme ad alcuni sponsor locali, ha avuto l’idea di coinvolgerci in una full immersion da sogno. Hanno anche organizzato dei convegni: c’è stato un momento in cui ho dovuto raccontarmi ai presenti con la mia musica e sintetizzare il motivo per cui ero arrivato fin lì. E’ stata una sfida molto bella, sia dal punto di vista artistico che umano. Livigno è deliziosa! Tra l’altro, nel raggiungerla insieme a un caro amico, ho vissuto un’esperienza inaspettata. A Merano l’auto si è guastata! Abbiamo dovuto passare una notte in loco ed ho scoperto una città pazzesca, una parte di Italia – il Sud Tirolo – che mi ha incantato.  Al ritorno, mentre ero diretto a Milano, ho fatto tappa a Sankt Moritz e, ironia della sorte, mi sono ritrovato all’ Hotel Des Bains sapendo che dopo due giorni sarei arrivato all’ Hotel Des Bains del Lido di Venezia! Non c’è che dire, la mia estate è stata bellissima e speciale!

 

 

La High Experience di Livigno: sound elettronico ed esperienze multisensoriali ad alta quota

Il Covid, purtroppo, è ancora una realtà e le discoteche (almeno per il momento) rimangono chiuse. Ma un’icona come il Principe Maurice, con il suo talento, le sue competenze e la sua poliedricità, non è associabile esclusivamente al mondo della notte. In quali direzioni ti stai diversificando, oltre che nel dinner show?

Io nasco con il mondo della notte. Tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio dei ‘90 sono riuscito a creare qualcosa di alternativo e da lì è partito il progetto del Teatro Notturno. Questo progetto, però, si può portare ovunque e non solo nelle discoteche. Perché è un teatro che ha le sue atmosfere, a volte anche un po’ oscure, dark, ma con quell’ autoironia e quel senso del grottesco che lo rendono fruibile da tutti gli animi. Da qualche tempo a questa parte si è affacciata l’opportunità di una nuova carriera, sia cinematografica che nella fiction. Sono in cantiere parecchi progetti interrotti giocoforza a causa del lockdown. Per una miniserie a cui mi sto accingendo a prender parte c’è la concreta possibilità di essere programmati su piattaforme televisive importanti ed internazionali: si tratta di una serie criminale, d’azione, dove due bande di motociclisti si fronteggiano. E’ molto bello il messaggio che viene dato: le due gang fanno parte della malavita veneta, ma sono contrarie alla droga. Questo trasmette positività ai giovani e mi piace molto. Il titolo della serie è “Rockers”. Io interpreto un insospettabile notabile trevigiano che vive in una villa antica, ma ha una doppia personalità e traffica in armi e in diamanti. Sono molto cattivo! E’ qualcosa di bizzarro, perché non ho mai recitato in questo tipo di ruoli…sarà una bella prova d’attore! Ho sempre bisogno di stimoli e di provocazioni. Il fatto che il mondo della notte sia in crisi è per me un dispiacere, ma al tempo stesso uno stimolo per tentare nuove strade. E devo dire che sono abbastanza fortunato: la mia fama di performer spontaneo, abituato a improvvisare ma con una solida preparazione alle spalle, mi ha aperto strade che non avrei mai immaginato! Al mondo della notte devo tutto, anche la capacità di poter cambiare e di tornare, quando sarà il momento, sempre molto volentieri. Soprattutto per tutelare i diritti di chi in quel mondo lavora, diritti ancora adesso calpestati. Tornando a “Rockers”, la serie è stata presentata durante la Mostra del Cinema di Venezia nello spazio della Regione Veneto, in quanto è sotto il patrocinio della Film Commission regionale, della Film Commission Treviso e dell’associazione Ville Venete & Castelli perché gireremo soprattutto in quelle località. Non posso dire più di tanto se non che le riprese dovrebbero partire entro fine anno con tutte le precauzioni anticovid del caso. Non è facile, però credo che sia cosa buona e giusta iniziare. Bisogna reagire. Il messaggio della Mostra del Cinema è stato forte e chiaro: ricominciamo altrimenti ci perdiamo, ci abbandoniamo a un’inerzia che non ci appartiene. Soprattutto a noi italiani!

 

Una chicca in anteprima per voi: il trailer della serie “Rockers”!

 

La presentazione alla Mostra del Cinema di “Rockers”, serie destinata alle piattaforme TV  che vede Maurice tra i protagonisti

Uno scatto del party dedicato alla serie

Il Principe insieme all’ attore romano Mirko Frezza, protagonista principale di “Rockers”

Ti vedremo anche in TV: una splendida anticipazione, per tutti i lettori di VALIUM! La notizia è ancora top secret o può essere rivelata almeno in parte?

Si tratta di una trasmissione che è una sorta di candid camera, e visto che non hanno ancora girato tutte le puntate non può essere svelata. Per me è stata un’esperienza piuttosto forte, perché a un certo punto, all’ insaputa della vittima (non posso dire troppo, però cerco di spiegarvi), sono subentrati dei fattori umani e ho dovuto far forza su me stesso per calarmi nel ruolo del cinico che interpreto…Però ci sono riuscito! Mi sono detto: “Beh, ma allora posso fare anche il cattivo!”. E’ tutto collegato nella mia vita, c’è un legame un po’ per tutto…Mi arrivano degli indizi che poi si sviluppano, una serie di coincidenze sempre molto fortuite in cui mi trovo ad affrontare nuove sfide e soprattutto nuovi stimoli, che – specialmente in questo periodo – sono fondamentali.

Non molli mai, neppure la pandemia è riuscita a scoraggiarti…sei da ammirare! Sapevi che l’elemento alchemico collegato all’ autunno è il ferro? Il ferro come determinazione, forza di volontà, autocoscienza ed energia interiore. Quanto ti riconosci in queste caratteristiche?

Posso dirti che sono abituato a battere il ferro finchè è caldo! (ride, ndr) Non è che io sia privo di sconforti, però ritengo che la vita mi abbia temprato abbastanza, pur senza togliermi la sensibilità che in me proviene anche dall’ estro artistico. Mi riconosco parecchio nell’ elemento del ferro, anche se il mio vero elemento è l’acqua. Se reagisco, se mi rialzo ogni volta è perché ho avuto dei grandi esempi in questo senso: li ho seguiti e li porto avanti con quel coraggio che mi ha dato l’esperienza. Perché mi riconosco nell’ acqua? Il fuoco forgia il ferro, ma è l’acqua che lo tempra. La cosa più importante, nella metafora del ferro, è che non va fatto arrugginire! (ride, ndr) Il ferro puoi forgiarlo come vuoi, ma una volta che l’hai temprato rimane solido ed eterno soltanto se non lo fai arrugginire.

 

Un’ immagine “cosmica” e un po’ esoterica del Principe Maurice sulla Terrazza del Blue Moon

Quanto ha influito l’amore sul tuo rinnovato dinamismo?

Io vivo d’amore. Sono sempre vissuto d’amore, per cui dal momento in cui lo incontro sulla mia strada e lo riesco a conclamare mi sento più forte. E’ l’amore che mi fortifica. Ho la necessità di condividere, e la cosa bella riguardo alla mia unione con Flavia è che noi condividiamo anche le nostre passioni e le fomentiamo a vicenda, perché lavoriamo nello stesso ambiente. Nel vortice dell’estate scorsa, per fortuna, sono riuscito a ritagliarmi del tempo con lei, che è venuta a trovarmi in due occasioni, una delle quali è coincisa con un importante appuntamento veneziano: la Regata Storica. Siamo stati invitati dal Sindaco nella “machina”, la struttura istituzionale sul Canal Grande dove le autorità e i vip possono assistere comodamente a quello che è uno degli eventi più antichi, tradizionali e prestigiosi della Serenissima. Poi, per la prima volta nella mia vita, sono riuscito finalmente ad andare a vedere e a sentire l’opera che amo di più in assoluto, “Didone ed Enea” di Henry Purcell, in programma al Teatro La Fenice. Dato che a causa del Covid hanno dovuto eliminare molti posti a sedere, il direttore della scenografia Massimo Checchetto (che è anche il direttore artistico del Carnevale di Venezia) ha fatto trasferire tutte le poltrone dal parterre al palcoscenico, quindi si assisteva allo spettacolo sia dai palchi che dalle poltronissime genialmente sistemate lì dove normalmente si svolge lo spettacolo. Flavia ed io eravamo proprio “on stage” e guardando il parterre e ci sentivamo parte della scenografia dell’opera. Dietro di noi c’era la prua di una nave in costruzione: un elemento simbolico che trasmetteva un messaggio ben preciso. Era come dire “Stiamo costruendo questa nave e dobbiamo navigare insieme verso nuovi traguardi dello spettacolo.”, una metafora davvero bellissima.

 

La Regata Storica di Venezia: un evento che il Principe ha vissuto insieme a Flavia Cavalcanti, la sua “dolce metà”

Maurice e Flavia nel giorno della Regata

La coppia al Teatro La Fenice in occasione della messa in scena dell’ opera “Didone ed Enea” di Henry Purcell

Dopo anni di underground, ti stai affermando nel mondo dello spettacolo mainstream. Che sensazioni provi?

Diciamo che il mio personaggio inizia ad essere riconosciuto e guardato da media importanti perché sta uscendo un po’ di più allo scoperto nel mainstream. In fondo, anche la diatriba che qualcuno ha fomentato sul fatto che Achille Lauro mi imiti, che porti avanti il discorso del trasformismo, della fantasia, del riferimento storico, della trasgressione, tutti valori che ho fatto miei negli anni ‘90 con il Cocoricò, ha contribuito ad innalzare la fonte (ossia me stesso) oltre il livello dell’underground…Sabato 3 Ottobre, su RAI 2, “Tg2 weekend” ha proposto un servizio speciale dedicato al sottoscritto a cura della giornalista Carola Carulli. Era al Lido per la Mostra del Cinema e non le è sfuggito quello che stavo combinando sulla Terrazza del Blue Moon: è venuta a trovarmi insieme alla troupe, si sono entusiasmati e hanno voluto farmi questo omaggio. A proposito di Mostra del Cinema, le mascherine Flassy che ho sfoggiato all’ inaugurazione e in chiusura della kermesse hanno divertito anche il direttore Barbera, che si è complimentato tantissimo per il fatto di veder trasformato un “must have” sanitario in un feticcio fashion. Grazie all’ inventiva di Flavia e Vassy Longhi ho avuto l’onore di essere stato pubblicato come top mask assieme a Tilda Swinton! Ma la cosa bella delle mascherine, declinate anche in versione eccentrica come le mie, è che hanno salvato la Mostra del Cinema: è filato tutto liscio, senza contagi. Il messaggio era senza dubbio giocoso, fashion, glamour, ma salutare. Alla Mostra sono stato abbastanza iconizzato…Il cinema è una mia grande passione e non hai idea di quanto sia bello, per me, cominciare a viverlo da dentro. Sono molto emozionato e motivato! Sfilare sul red carpet è sicuramente un riconoscimento, qualcosa di prestigioso, piacevole, simpatico e, nel mio caso, anche ironico. Ho sempre indossato qualcosa che facesse sorridere, che si distaccasse un po’ da quei paludamenti che si vedono in giro. Ha funzionato e funziona ancora: il mio look è piaciuto ai fotografi e di conseguenza ai giornali. Il red carpet è stata una bella vetrina, l’ennesimo passo verso il mainsteram. Ringrazio la Biennale, ringrazio il direttore Barbera che mi invita sempre con grande piacere – un piacere reciproco, devo dire!

 

Ancora uno scatto del Principe alla Biennale Cinema 2020

Una curiosità a bruciapelo: qual è, a tuo parere, la differenza tra “successo” e “fama”?

Il successo lo hai quando realizzi i tuoi sogni, è più “personale”. La fama è il riconoscimento generale e possibilmente duraturo del tuo successo. L’una è l’auspicabile compendio dell’altro, un coronamento. Preferisco l’idea di successo a quella di fama. Certo che il fatto di essere riconosciuto, amato ed ammirato da tante persone diverse per età e condizione sociale, mi fa un piacere enorme. Innanzitutto perché ho notato che sono stati premiati, oltre al mio lavoro, la mia umanità e il mio rispetto per ogni tipo di impiego: per me siamo tutti importanti, quando lavoravo al Cocoricò anche la signora che puliva i bagni era una protagonista. Aver riscontrato il grande affetto nei miei confronti nel prestigioso contesto della Mostra del Cinema è stato molto gratificante e mi ha anche incoraggiato a portare avanti l’attività della Terrazza, qualcosa di non facile in tempi di Covid: sarebbe bastato un contagio per mandare all’ aria tutto.

 

Prima della rappresentazione di “Didone ed Enea” al Teatro La Fenice

Flavia tra le “poltronissime” sistemate on stage

Dove potremo rivederti, a brevissimo?

Ho appena ricominciato con i dinner show all’ Odissea di Treviso, ma ci saranno sviluppi anche in altre città.  In questo momento mi trovo a Milano e il fatto di essere con Flavia, che ha molte relazioni lavorando ad un ottimo livello nel suo settore, fa sì che stiano nascendo dei progetti in loco. Mi riferisco sempre a spettacoli che, purtroppo, non danno adito alle danze, visto che è a tutt’oggi proibito ballare. Vorrei esibirmi in svariate parti d’Italia. Come ti accennavo, il Covid ci ha abituati a confrontarci spesso con situazioni last minute, ma non è detto che dal last minute scaturiscano delle brutte cose. Anzi: c’è l’entusiasmo del dover far tutto subito, delle idee da sviluppare nell’ immediato… Ci sono già grandi progetti, variegati e ancora rigorosamente top secret che – nel caso andassero in porto – vi comunicherò nella prossima puntata di questa rubrica!

 

Maurice “in Terrazza” con il Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro

All’ evento mondano “No Paparazzi” della Mostra del Cinema insieme all’ artista internazionale Florence Aseult e ad alcune amiche

Biennale Cinema in versione glamour: cocktail party vip all’ esclusiva Terrazza Campari

Il Principe con Fabio Testi…

…con Ottavia Piccolo…

…e con Floriano Cattai, alias Lyzard, autore della serie “Rockers” oltre che raffinato sound designer e produttore di musica elettronica

La High Experience: l’elettronica tiene alto il suo vessillo anche sulle Alpi. Nelle foto qui di seguito, alcune immagini di Livigno e di Maurice insieme ai dj Joy Kiticonti e Mario Più

 

 

 

 

 

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti

 

 

 

Incontro con Flavia Cavalcanti, costumista dall’ estro travolgente e neo sposa del Principe Maurice

Maurice e Flavia in uno scatto che esalta la loro sintonia

Belén Rodrìguez, Anna Tatangelo, Malika Ayane, Martina Colombari, Paola Barale (in ordine sparso)…Sono solo alcune delle celebs che ha vestito Flavia Cavalcanti. Un ottimo biglietto da visita, non trovate? La neo sposa del Principe Maurice, d’altronde, non poteva che essere una persona speciale! Oggi, ho l’onore di presentarvela e di raccontarvi tutto di lei. Partiamo innanzitutto dalla personalità: questa biondissima costumista brasiliana è un vortice di esuberanza, vive a 100 all’ ora e ti travolge con la sua passionalità straripante, con il suo modo di calarsi appieno nelle emozioni. Nata a Recife, frizzante metropoli nel nord-est del Brasile, Flavia vive in Italia dal 1992. Dopo un esordio come hairstylist e ballerina nei club della notte si è dedicata al costume design, ovvero al design dei costumi di scena. La parola chiave della sua cifra stilistica è “contaminazione” (un termine che, en passant, fa da leitmotiv anche all’ universo del Principe), punto di partenza e di arrivo di una ricerca incentrata sulla sperimentazione, sul non convenzionale e sul connubio tra i tessuti e i più disparati materiali. Flavia è interessata ad esplorare nuove forme,  nuovi volumi. I suoi abiti sono inconfondibili: sofisticatamente flamboyant, seduttivi (il bustier è un pezzo forte della Cavalcanti couture), eccentrici, non passano di certo inosservati. L’ ispirazione che attinge alla nightlife ed alla sua magia è evidente, ma anche l’arte, lo street style e le suggestioni della music scene fanno parte dell’ immaginario della designer. Talentuosa e traboccante di estro, Flavia ha diramato la sua carriera in molteplici direzioni: teatro, eventi, videoclip, spot TV, fashion magazine, celebrities, club, sfilate, collaborazioni con brand prestigiosi – qualche nome? Philipp Plein, Calzedonia, Alfa Romeo, Ferrero, Vodafone, Wind e molti altri ancora. Ma a questo sfolgorante percorso professionale si è aggiunto un importante traguardo nella vita privata. Il 17 Giugno scorso, infatti, dopo un’ amicizia quasi trentennale, Flavia è andata in sposa al Principe Maurice. Il loro matrimonio ha fatto seguito ad una quarantena vissuta insieme dall’ inizio alla fine, ma (seppure  non ufficialmente) aleggiava nell’ aria già da tempo. A rivelarci tutto sarà la dolce metà del Principe in persona, che ho avuto il piacere di conoscere e di intervistare: la nostra è stata una lunga, bellissima chiacchierata ravvivata dalle domande “speculari” sulla love story della coppia (rileggi qui l’ intervista con il Principe Maurice). Signore e signori…ecco a voi Flavia Cavalcanti!

Sei nata a Recife, in Brasile. Cosa ti porti dentro della tua terra?

La positività. Anche se vivo in Italia da quasi 29 anni, la solarità, l’allegria, il fatto di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno – un atteggiamento molto brasiliano – sono caratteristiche ancora molto radicate in me.

Quando e perché hai deciso di trasferirti in Europa, più precisamente in Italia?           

Era il 1992. Mentre in Brasile mi stavo creando una carriera come truccatrice e parrucchiera, è arrivata una mia amica dall’ Italia che mi ha offerto l’opportunità di venire a lavorare a Riccione, sempre come parrucchiera, e di condividere la sua casa con lei. Tutto questo mi ha incuriosita, perché l’Italia era nel mio cuore sin da quando sono nata: le mie origini sono sia italiane che portoghesi. E’ andata così. Ho ricevuto una proposta e sono partita, volevo assolutamente conoscere l’Italia. Poi me ne sono innamorata e sono rimasta.

 

Un bel ritratto fotografico di Flavia

Con l’Italia è stato un colpo di fulmine o hai avuto bisogno di tempo, per ambientarti?           

Un colpo di fulmine! (ride, ndr.) L’Italia mi è piaciuta da subito. Ovviamente non è che sia andato tutto liscio, ma ho superato ogni tipo di disagio. Mi interessava imparare la lingua, conoscere le città più importanti…Anche se all’inizio è stato molto difficile, mi hanno conquistato la storia che si respira in ogni angolo e tutto quello che comporta il vivere qui: il cibo, l’arte…Sono tantissimi gli aspetti che rendono l’Italia unica, bellissima, un paese da vivere.

Attraverso quale iter sei approdata al design dei costumi di scena?

Sono arrivata qui per fare la parrucchiera, ma nell’ arco di sette-otto mesi ho stretto delle amicizie che mi hanno permesso di lavorare anche come ballerina nelle discoteche. Vivevo a Riccione e lavoravo sia a Riccione che in tutta Italia: ogni weekend andavo in tour nei club, mentre durante la settimana ero in salone o acconciavo le mie clienti a domicilio. Questo mi ha fatto pensare che dovevo sfoggiare dei look sempre nuovi, di conseguenza il mio fidanzato dell’epoca mi ha regalato una macchina da cucire. Ho cominciato a scucire gli abiti, a studiare come erano fatti e a tagliarli nella stessa maniera, ma con una mia impronta inconfondibile. Così ho iniziato a creare personalmente i vestiti che indossavo. Piacevano a tutti! In molti hanno cominciato a chiedermi se potevo realizzarli anche per loro, così mi sono buttata nel settore della moda.

 

Anna Tatangelo sfoggia degli sfavillanti look by Flavia Cavalcanti nel video di “Inafferrabile”

Cosa ami di più del tuo lavoro? E qual è la creazione griffata Flavia Cavalcanti a cui sei più affezionata?

Non potrei dirti a quale creazione sono maggiormente affezionata, ormai non si contano più! Parlerei piuttosto delle aziende che ti scelgono per realizzare dei progetti insieme e ti lasciano libera di creare. Potrei citarti una carrellata di lavori meravigliosi, ovviamente assegnati da un capo stylist che cura l’immagine di una data azienda, di un programma televisivo, di un videoclip, e così via…Non mi focalizzerei su una singola creazione ma sul progetto più bello, che può includere decine di creazioni o magari una sola. Il progetto ha più importanza della creazione stessa, perché ti fa esplorare dei temi (o un tema unico) attraverso un processo creativo individuale o collettivo. Si raggiunge il top soprattutto quando si è in gruppo, quando c’è una sinergia, quando ci si confronta: insieme si dà il meglio. Io non sto mai ferma, sono in continua evoluzione. Collaboro con diversi stylist, diverse TV, diverse realtà, così rimango sempre sul pezzo. Se dovessi menzionarti qualche mio lavoro ti parlerei dello spettacolo che ho creato per l’inizio della sfilata di Philippe Plein, o dello spot per i 30 anni di Calzedonia…Oppure, ancora, dello spot di Mon Chéri, dove appare il mio celebre abito di carta. All’ epoca di abiti di carta non se ne vedevano, quella pubblicità è fantastica: tantevvero che, seppur risalga al 2012, la ripropongono ogni Natale!

 

30mo compleanno di “Striscia la notizia”: Flavia ha ideato l’ outfit di Michelle Hunziker

Collabori spesso con le celebrities. Ne esiste una che, tra loro, ti ha colpito in modo particolare? E per quale motivo?

Un altro aspetto del mio lavoro consiste nel creare l’immagine di tanti personaggi dello show business. Però, in questi casi, con qualcuno di loro ti rapporti di più e con qualcun altro meno. Una persona che mi è rimasta particolarmente impressa è Malika Ayane: una grandissima artista, una grandissima donna, con un cuore e una testa meravigliosi. Di lei mi sono innamorata letteralmente! La adoro, spero che potremo collaborare molte altre volte ancora.

 

Costumi by Flavia Cavalcanti per IT Magazine (foto di Edlan Man)

Al momento di ideare i costumi, di solito, hai carta bianca o lavori in base agli input forniti dalle produzioni?

Vanno analizzati vari fattori, perché ci sono delle differenze a seconda dei casi. La maggior parte delle volte un direttore artistico o un’azienda ti danno l’input, poi sta a te trovare delle soluzioni. Si fa un po’ di ricerca e si passa ai bozzetti. Si arriva, quindi, alla presentazione di una o più proposte. Io non sono una sarta, sono una creativa. Di conseguenza, i lavori che mi assegnano lasciano molto spazio all’ inventiva: perché se si tratta solo di elaborare un disegnino fatto da altri o la foto dell’abito di un famoso stilista ti dico “Ma anche no!”. Io voglio creare, non voglio copiare…Non sono mai stata una che scimmiotta le creazioni altrui. Sviluppare idee proprie è molto importante!

A quali progetti stai lavorando, attualmente? Potresti anticiparci qualcosa?  

Il Covid, purtroppo, ha messo in stand by molti progetti importanti, ma credo che siano tutti rimandati ai mesi prossimi. In questo momento sto curando l’immagine degli spettacoli del Villa delle Rose di Riccione: mi occupo del look della vocalist Tanja Monies e delle ballerine per quanto riguarda gli eventi del venerdì, del sabato e del mercoledì. Dal 22 Luglio, infatti, ogni mercoledì sale in consolle Sven Vath, un dj quotatissimo, uno dei “paparini” della musica techno! E’ la serata Cocoon di Ibiza, che a causa del lockdown sull’ “Isla Blanca” si è trasferita al Villa delle Rose. Il look che ho scelto per gli artisti si ispira a una tendenza che adoro, quella di matrice spaziale. Ma ho un’altra bellissima novità da raccontarti: a Settembre, due numeri della rivista Donna Moderna usciranno con delle mie creazioni in copertina. Le indosseranno nientemeno che Federica Pellegrini – una donna meravigliosa, un orgoglio nazionale – e Elodie, talentuosa e bellissima. Per me sarà un onore vestirle! Non posso anticiparvi nulla dei loro look, però vi dico che sfoggeranno abiti davvero stratosferici…

 

Uno degli iconici bustier creati da Flavia Cavalcanti (in questo caso, per una sfilata di Aldo Coppola)

Martina Colombari in un fasciante abito in pizzo griffato Cavalcanti

Passiamo ora alla tua vita sentimentale. Come, dove e quando vi siete conosciuti tu e Maurice?

Sono arrivata in Italia nel ‘92, di mercoledì, e il sabato successivo ero già al Cocoricò. A un certo punto, dalla Piramide è calata una gabbia dove Maurice era rinchiuso insieme ad altri performer. Sono rimasta senza fiato! In Brasile avevo già lavorato in discoteca, nel mondo dello spettacolo, ma da Maurice mi sono sentita subito attratta perché proponeva qualcosa di speciale, di mai visto prima…e sempre con un messaggio da divulgare. Ho detto a me stessa: prima o poi conoscerò questo gruppo e ci lavorerò insieme. Sono passati alcuni mesi e Alessandro Filippi, un amico comune, un giorno mi ha presentato Maurice. Da lì è partita la nostra lunghissima amicizia, che dura da ben 28 anni. Ecco, è nato tutto così. Ma l’amore è venuto dopo.

 

Flavia e Maurice: che coppia!

La vostra amicizia è durata quasi trent’anni. Hai sempre saputo che “sotto sotto” c’era di più?

Noi viviamo un amore un po’ diverso dai soliti: il matrimonio tra me e Maurice non è uno di quei matrimoni con una data di scadenza. Il nostro progetto di vita insieme è molto più profondo. Non siamo gelosi l’uno dell’altra, non siamo competitivi, siamo affiatati. Vogliamo invecchiare insieme. Lui si prende cura di me e io mi prendo cura di lui, quando cado lui mi sostiene e quando lui cadrà io sarò lì a sostenerlo. Il legame che c’è tra noi è qualcosa che va oltre, direi che è anche un’ amicizia specialissima…Siamo due persone di spessore che si completano a vicenda.

Qual è stato il preciso istante in cui ti sei resa conto di amarlo?

Tre anni fa. In quel periodo Maurice mi frequentava un po’ di più, perché per molto tempo non siamo stati assidui nel vederci. Poi, quattro o cinque anni fa, lui si è trasferito qui a Milano e ci siamo ritrovati. Così una notte, mentre chiacchieravamo con un calice di vino in mano, è partita la domanda: “Tu come vedi il tuo futuro?”, mi ha chiesto. Io ho risposto che le mie storie importanti le avevo avute, ma da 15 anni non conoscevo più nessuno che mi soddisfacesse intellettualmente e non solo. Non vedevo amore all’orizzonte, solo storielle che non portavano a niente. “Sinceramente”, ho detto a Maurice, “di regalare il mio tempo e il mio cuore a persone che non lo meritano non se ne parla. Per cui, piuttosto, morirò da sola o, se proprio dovessi avere una relazione, vorrei averla con una persona come te.” Le sue esperienze erano state pressochè le stesse, e alla fine c’è stata la proposta. “E se ci sposassimo?”, mi ha detto all’ improvviso (ride, ndr.). Ho pianto per l’emozione, l’ho abbracciato e gli ho risposto “Perché no? Sposiamoci!”. Nei tre anni successivi, la nostra relazione ha acquistato sempre più spessore. La proposta di Maurice non ha potuto concretizzarsi sino ad oggi perché io avevo dei problemi con i documenti: non arrivavano, ritornavano in Brasile…Dovevamo sposarci il 26 marzo, però è arrivato il lockdown ed è saltato tutto. Per cui abbiamo “detto sì” soltanto un paio di mesi fa. Ma va bene ugualmente. Prima o dopo, l’importante è vivere questa bella storia!

 

I neo-sposi in total black: un po’ dark, un po’ decadenti, ma giocosi sempre e comunque

Perché un matrimonio a sorpresa, quasi “in incognito”?

Volevamo che fosse una cosa nostra e non pubblica. Il matrimonio che sognavo era riunire una ventina di amici e partire per una spiaggia deserta dove io e Maurice, scalzi e vestiti con abiti di lino molto leggeri, ci saremmo sposati. In mezzo alla natura, con le persone che sono davvero care a entrambi. Senza caos, senza selfie, senza tutto quello che va a prostituire un sentimento. Secondo me non serve quel contorno, è solo esibizionismo… Qualcosa che non ha niente a che fare con l’amore e con le cose sincere, oneste, belle.

Cos’hai pensato subito dopo aver detto “Sì”?

Non me ne sono resa conto subito. Ma una settimana dopo, camminando per strada, ho sfiorato inavvertitamente la mia fede nuziale e ho avvertito una profonda sensazione di sicurezza. Io non mi sono mai sentita sola. Non soffro di solitudine, al contrario di Maurice. Quel gesto, però, mi ha fatto provare una miriade di emozioni: mi sono sentita protetta, più completa, non so come spiegarti… In realtà ero completa anche da sola, ma Maurice, così speciale e unico, ha dato una marcia in più alla mia vita!

 

Un brindisi all’ amore…e all’ amicizia!

Parlaci di tre qualità che adori di lui…

Soltanto tre? Innanzitutto la sua cultura straordinaria, con tanto di dettagli e date. E’ incredibile, ha una memoria pazzesca! Un’altra qualità di Maurice che amo è l’ironia, insieme ci facciamo delle risate incredibili!, e per finire il suo gran cuore. Naturalmente adoro anche il suo essere artista, che è qualcosa che ingloba sia la sua grande cultura che la sua ironia. Questa dote è coinvolgente, appagante, lo rende unico…Non trovi uomini come lui in giro!

 

Luminosi e radiosi anche (com’è ovvio!) in versione “nightlife”

E i suoi tre difetti che invece detesti?

Non esistono difetti che davvero detesto di Maurice, perché i suoi, in fondo, sono difetti di poco conto. Uno è quello, ad esempio, di dare valore a chi secondo me non ne ha. Non so perché lo fa, forse è qualcosa che rimanda alla sua paura della solitudine. O forse è un mortificarsi perché si è sempre sentito inconsciamente in colpa per essere sopravvissuto al suo fratello gemello, morto quand’era bambino. Ne discutiamo spesso. Un altro difetto del mio Principe è la pigrizia: dovrebbe andare a correre, allenarsi. Io non mangio carne da molti anni, vado in bicicletta, faccio delle lunghe camminate…Il mio corpo è sodo e tonico. A Maurice piace molto mangiare, ma quando gli dico di fare ginnastica mi risponde che lo deciderà lui, con i suoi tempi. Lo guardo e resto zitta: non voglio litigare. Questa pigrizia mi lascia senza parole, perché anche solo per indossare certi costumi di scena devi avere un fisico asciutto e vigoroso. Eppoi tenersi in forma è importantissimo, se hai un corpo sano hai più energia!

Tu sei il sole, Maurice la luna. Raccontaci un aneddoto che dichiara al mondo la vostra complementarietà.   

La cultura che ha Maurice non è la mia. Io ho vissuto per 21 anni in Brasile e la mia formazione proviene da lì. Poi sono arrivata in Italia e mi sono formata anche in questo paese, perché comunque si vive e si impara giorno dopo giorno. Però il mio background è completamente diverso dal suo, quindi ci completiamo a vicenda: quello che ho io non ha lui e quello che ha lui non ho io. Quando facciamo le nostre lunghe chiacchierate a volte finisco le frasi io, a volte le finisce lui…Laddove non arrivo io è lui che mi completa e viceversa. E’ qui che si rivela la nostra intesa. Che è un’intesa molto intellettuale: siamo in sintonia, ad esempio, per quanto riguarda il gusto estetico, l’amore per l’arte. La nostra complementarietà però emerge soprattutto nelle conversazioni che facciamo a tu per tu, attraverso il confronto e lo scambio di idee.

 

Flavia Cavalcanti: una “woman in red” a Milano

Una domanda tra il serio e il faceto. Hai giurato di rimanere con lui “finchè morte non vi separi”. Ma quale azione, abitudine o comportamento non potresti mai perdonargli?

Non ci sono ostacoli così gravi da poter farmi dire “Mò basta”! (ride, ndr.) Perché i difetti di Maurice, comunque sia, sono risolvibilissimi. Innanzitutto non è un traditore, e non ti sto parlando di tradimento fisico: per me non è mai stato un problema. Io vado oltre, mi inoltro nell’ anima…E’ il tradimento mentale che detesto, ma so che Maurice non mi tradirà mai in quel senso. Ormai lo conosco bene. Non siamo una coppietta di innamorati diciottenni, non siamo neanche due trentenni che stanno provando a creare qualcosa insieme. Siamo due cinquantenni: consapevoli, onesti, lavoratori, buoni, altruisti, generosi. Maurice non mi deluderà, e le cose che di lui mi danno fastidio non saranno mai talmente preoccupanti da farmi decidere da chiudere la nostra storia!

 

Minidress sexy-spaziale per un editoriale fashion

L’ abito – con tanto di bustino signature – che Flavia ha pensato per Astou Seck, cantante e modella africana

I costumi di “TAKA”, cortometraggio presentato al Fashion Film Festival di Chicago, portano la firma di Flavia Cavalcanti

Anche Tezenis, marchio trendy del Gruppo Calzedonia, si è avvalso dello straordinario estro di Flavia per le sue sfilate

Grace Jones con una delle avveniristiche “mask” by Flavia Cavalcanti

Flavia all’ opera

 

Scatti tratti da alcuni editoriali

 

 

Un altro fil rouge delle creazioni di Flavia: le piume coloratissime, eteree ma abbondanti e di forte impatto

 

 

Photo courtesy of Flavia Cavalcanti

 

 

Sulle tracce del Principe Maurice: un’estate nel segno della Luna

 

Soltanto a pochi eletti è concesso di chiedere la luna e di ottenerla: il Principe Maurice è uno di quei fortunati. Innamorato da sempre dell’ astro d’argento, “lunare” per definizione (il che instaura un’ intrigante contrasto con la solarità di Flavia Cavalcanti, la sua neo-sposa), l’ icona del Teatro Notturno ha appena inaugurato un progetto interamente dedicato alla luna. Lo scenario è quello, incantevole, del Lido di Venezia. Qui, tra sontuosi edifici Liberty e spiagge dorate, si erge la Moody Terrace Blue Moon, il nuovo regno del Principe: una terrazza fronte mare dove aleggia una magia che sembra scaturire proprio dai bagliori lunari. Sulla Terrazza ci si ritrova, ci si incontra, si degustano cocktail sopraffini…Ma soprattutto si rimane ipnotizzati dalle esibizioni di un Maurice “luminoso” e dalla musica del sound designer Francesco Trizza. A completare questa portentosa alchimia sono artisti di primo livello, star di un entertainment nato per stupire. Il tutto sotto il cielo stellato estivo e, naturalmente, sotto il plenilunio: i party più spettacolari nascono come omaggio alla luna piena ed al suo incanto. Siete interessati al prossimo evento? Il “Blue Full Moon Party” si terrà esattamente domani, il 5 Agosto. Leggete l’ intervista qui di seguito per saperne di più! Poliedrico e inesauribile come sempre, il Principe non poteva riservare le sue energie ad un unico progetto. Il periodo post-quarantena lo vede scatenatissimo, preso in un vortice di serate Speakeasy e di dinner show. Questa conversazione fiume, però, accende i riflettori anche su un aspetto più intimo: l’ amore per Flavia Cavalcanti, con la quale è convolato a nozze un mese fa. In un botta e risposta tra il romantico e il giocoso, Maurice ci racconta tutto sul loro incontro e sulla loro relazione. Vi invito a rimanere sintonizzati su VALIUM, perchè si tratta di domande speculari a cui, la settimana prossima, risponderà anche Flavia. Ma non vi anticipo altro, per ora. Non mi resta che augurarvi una buona lettura!

 

Show time in Terrazza all’ happy hour

Il Principe e la “sirena” (Chiara Baltieri): scene da una fiaba

Riprendiamo il filo da dove eravamo rimasti tre mesi fa. Cosa hai fatto non appena sei “tornato in libertà” dopo la quarantena?

Intanto mi sono dato corpo e anima al dinner show. Esordio a Mantova, in un locale che si chiama Mascara, dove abbiamo sperimentato per la prima volta in Lombardia la formula delle cene spettacolo. Diciamo che, grazie alla gavetta fatta all’ Atelier Curiosité dell’Odissea Fun City lo scorso inverno, sia io che Simone Fucci (in arte Simon The Prince) eravamo già rodati su questo genere. Infatti è stato un successo! Le cantanti che normalmente cantavano nelle orchestre si sono riproposte in maniera eccellente come entertainers. La formula è un po’ sempre la stessa: io intrattengo e canto, Simon fa le sue performance oltre a curare la regia e le scenografie in tutti i loro dettagli, poi c’è qualche ospite che si esibisce nel Burlesque oppure in numeri acrobatici. Il dinner show l’abbiamo cominciato a Mantova prima di trasferirci nella sua “sede naturale”, l’Odissea Fun City di Spresiano, vicino a Treviso.

 

Il dinner show, una delle nuove dimensioni del poliedrico Maurice

Al momento, appunto, ti esibisci soprattutto durante i dinner show: so che ti intriga molto questa dimensione che attinge vagamente al cabaret…

Come ti ho accennato nelle precedenti interviste, è la mia nuova dimensione artistica e mi piace molto. Ormai in discoteca c’è il rischio di chiusura in ogni momento, perché purtroppo non si riescono a rispettare le direttive della prevenzione anti-Covid. Invece il dinner show funziona, funziona benissimo e siamo arrivati a dei numeri importanti. lo e Simon ci esibiamo nella sontuosa Sala Live della grande struttura di cui ti dicevo.  La prima volta che sono salito sul palco mi sembrava di essere a Las Vegas! Ma adesso le serate verranno portate avanti più da Simon che da me, perché nel frattempo mi sono buttato in un’altra straordinaria avventura…

 

Spresiano (TV) o Las Vegas? Lo spettacolare Atelier Dinner Show dell’ Odissea

So che sei coinvolto in grandi progetti al Lido di Venezia. Che ci racconti di tutto questo?

Il Lido è la spiaggia di Venezia. Era chiamata “l’Isola d’ oro” e ha vissuto il suo massimo splendore cento anni fa, quando era una meta turistica esclusiva prescelta persino dalle teste coronate d’Europa. Negli anni ‘20 del 900 il Lido rappresentava quello che rappresentano oggi Montecarlo o Dubai, con il valore aggiunto di un’architettura Art Nouveau che si nota soprattutto nei meravigliosi edifici adibiti a hotel – a cominciare dal leggendario Grand Hotel Des Bains dove Thomas Mann ha scritto “Morte a Venezia” e dove Visconti ha girato il film omonimo. Tornando a me, sull’ Isola d’oro ho pranzato al Ristorante New Blue Moon Rive Gauche dove ero ospite di un amico carissimo, Paolo De Grandis, che si occupa d’ arte ad alto livello e collabora anche con la Biennale. Ho notato subito che la terrazza del Blue Moon, un’opera d’arte dell’archistar Giancarlo De Carlo, era stata restaurata, ma non era aperta al pubblico perché nessuno ancora se ne era potuto o voluto occupare.  Ho chiesto alla titolare della licenza, Angela Ghezzo (nota imprenditrice lidense), di farmela vedere ed è stato subito colpo di fulmine: ho scoperto la mia location dell’estate.  L’ho chiamata Moody, “lunatica” (ride, ndr.) Tutti gli eventi che organizzerò sulla terrazza saranno un omaggio all’ astro d’argento. Anche perché la prima notte che sono passato da quelle parti, a inizio Giugno, mi ha accolto il sorgere di una luna rossa enorme che mi ha emozionato fino alle lacrime. Ho detto a me stesso: “Io questa estate rimarrò qui”, e così è stato. Mi avvalgo della collaborazione con Venezia Spiagge, società partecipata proprietaria della struttura, di Vela, la partecipata che organizza tutti i grandi eventi della Città di Venezia, e del Comune. Un progetto, quello della riqualificazione di questa importante struttura, fortemente voluto dall’ Assessore Michele Zuin, responsabile al bilancio e alle società partecipate, che ha visto nell’ iniziativa il giusto coronamento degli sforzi della giunta per restituire ai lidensi come lui questo spazio prestigioso. Ho ideato una stagione di riapertura della Moody Terrace Blue Moon – questo il suo nome completo – per testarla in vista del vero rilancio post covid nei prossimi anni. C’è molta curiosità!

 

Chiara Baltieri e le sue acrobazie “lunari”

Abbiamo debuttato il 31 Luglio. La formula è quella di una terrazza lounge dove si bevono ottimi drink: abbiamo barman qualificatissimi che provengono dal Danieli, dal Cipriani…tutti hotel più che prestigiosi. Io mi occupo della direzione artistica per animare gli aperitivi e i dopocena. Il clou della terrazza sono gli spettacoli, immancabilmente dedicati al tema della luna. Venerdì scorso, ad esempio, l’acrobata Chiara Baltieri ci ha lasciati a bocca aperta con le sue evoluzioni all’ interno di una grande “luna luminosa”; sabato è stato il momento di Janet Fischietto, star internazionale del raffinato Burlesque targato VooDoo Deluxe, mentre per il 5 agosto ho organizzato una kermesse dove ho invitato tutti gli artisti che conosco – attori, musicisti, performer…- ad esibirsi in performance-tributo alla luna piena. L’ evento si chiamerà “Blue Full Moon Party” e la musica sarà curata dal sound designer Francesco Trizza; io contribuirò con i miei emotional set e live. Le kermesse più strepitose che inneggiano alla luna piena sono due: come ho già detto la prima avrà luogo il 5 Agosto e la seconda il 2 Settembre, quando inaugurerà la Mostra del Cinema. Per il 7 agosto è poi in programma una serata fashion in collaborazione con Tango Philosophy , un brand fondato dalla bellissima e dinamica Giulia Rosmarini. Le linee semplici, i tessuti di grande qualità e le personalizzazioni con la stampa a batik di formelle create da Chiara sono i cardini del marchio. Secondo me, è una nuova frontiera del lusso discreto! L’ evento,  seguito da una vendita, si svolgerà dalle 17 alle 21. Essendo occupato alla Terrazza soltanto nel weekend, il giovedì mi esibisco, con Francesco Trizza e nell’incredibile ed affascinante cornice dell’Hotel Ausonia Hungaria, in quelli che abbiamo chiamato “Speakeasy, afterdinner ’20.2.0”. La nostra epoca è un po’ proibizionista a livello di comportamenti quotidiani, e noi vogliamo reagire con questi appuntamenti clandestini, segreti, molto raffinati, che negli anni ’20 del ‘900 venivano denominati appunto “speakeasy”. Sono serate eleganti, dannunziane…Mi dà una grande gioia poter contribuire al rilancio del turismo di Venezia in uno stile che davvero potremmo definire “anni ’20 due punto zero”!

 

La locandina dell’ evento fashion del brand Tango Philosophy e, qui sotto, un video in stile VOGUE della patinatissima Moody Terrace

Il sound designer Francesco Trizza

Janet Fischietto, special guest della Moody Terrace Blue Moon

Al Lido sei praticamente in pianta stabile, per quanto riguarda la tua residenza attuale. Stai abbinando il lavoro a una sorta di vacanza?

Assolutamente! Sento la mancanza della mia Palma di Maiorca ma capisco benissimo perché il Lido, all’ epoca, sia diventata una meta turistica d’eccellenza. Ci sono alberghi come l’Excelsior e l’Ausonia Hungaria che sono il top dei top, chi risiede qui ha la spiaggia ma alle spalle ha anche la laguna meravigliosa! E poi, prendendo il battello, in venti minuti si arriva in piazza San Marco. Il Lido può essere raggiunto in auto con il ferryboat, l’isola è ricca di strade…Le strutture di cui prendere nota sono tantissime, in prevalenza edificate dagli inizi del ‘900 fino all’ epoca fascista. Il Covid, fortunatamente, non ha messo KO la Mostra del Cinema: saranno 18 i film in concorso provenienti da tutto il mondo, tra cui 4 italiani. Certo, i toni mondani verranno smorzati un po’…Ma questo non fa che impreziosire la Mostra, che abbandona la “grandeur” a favore di una squisita raffinatezza – garantita dal Direttore Alberto Barbera che ha graziosamente fatto da “padrino” all’apertura ufficiale della Moody Terrace. E’ stato un onore!

 

Alberto Barbera (qui insieme al Principe Maurice), direttore della Mostra del Cinema di Venezia, ha fatto da padrino all’ apertura della Moody Terrace

Una panoramica della Terrazza, la location più glamour dell’ estate

Il Lido di Venezia, anche detto “Isola d’Oro”

Settembre è più vicino di quanto sembri. A quali progetti ti dedicherai il prossimo autunno, se è lecito chiedertelo?

E’ lecito chiedermelo, ma purtroppo è lecito anche risponderti che la situazione Covid, con il probabile ritorno di pandemia che incombe, lascia tutto abbastanza in sospeso. Io fino a metà Settembre sarò impegnato al Lido. Tra l’altro ho avuto anche il sostegno di Red Bull, con cui ho un rapporto di collaborazione che spazia dal Carnevale di Venezia al Life Ball di Vienna: ha creduto nel mio progetto e ne sono entusiasta. Tutta la linea Organics di Red Bull, composta al 100% da ingredienti naturali, sarà promossa sulla Moody Terrace Blue Moon perché è molto in linea con le nuove filosofie di alimentazione. Sono davvero soddisfatto della sinergia che si è creata tra pubblico, privato e aziende che mi hanno dato fiducia nonostante i tempi poco rosei…Sono dei bei segnali. Tornando ai miei progetti, dopo la Mostra del Cinema farò ritorno al dinner show dell’Odissea Fun City e poi, probabilmente, mi rivedrete a teatro con delle repliche di “Eros e Thanatos”. I miei impegni cinematografici sono stati interrotti dal Covid, ma sono sempre nell’aria, e anche i miei impegni televisivi pare che stiano ripartendo. Quello che posso dirti per ora è che la Sala Live dell’Odissea diventerà ancora più spettacolare e che Las Vegas, stavolta, ci farà un baffo!

 

Janet Fischietto davanti al maestoso “Grande Albergo Ausonia Hungaria”: una vera diva

Il vero scoop che ci hai regalato questa estate è quello del tuo matrimonio con Flavia Cavalcanti (rileggi qui la “breaking news” di VALIUM). Naturalmente, vogliamo sapere tutto sull’argomento! Come, dove e quando vi siete conosciuti tu e Flavia?

Volevamo che il matrimonio rimanesse una cosa intima fino alla fine del lockdown, poi i nostri propositi sono svaniti perché il mio testimone, Alessandro Filippi, ha voluto organizzarci a sorpresa il pranzo di nozze con una quarantina di amici. E anche se mi ha fatto piacere, devo dire che mi ha messo un po’ nei pasticci (ride, ndr.)…perché in molti, poi, mi hanno chiesto come mai non erano stati invitati! Come sapete, mi sono sposato a Milano. Ma di recente ho incontrato Luigi Brugnaro, il sindaco di Venezia, che scherzosamente mi ha invitato a ri-sposarmi anche qui altrimenti sarà geloso…Ho trovato la sua battuta molto simpatica e penso proprio, quindi, che ripeteremo il matrimonio in quel di Venezia! L’ incontro tra me e Flavia risale alla notte dei tempi. Lei era appena arrivata in Italia e ci siamo visti per la prima volta al Cocoricò circa 27 anni fa. Io mi esibivo in un saliscendi con delle altalene dove avevo fatto montare delle gabbie: era una performance molto forte, molto spaziale, in cui calavo tra il pubblico dal culmine della Piramide per portare pace, amore e luce: un alieno Annunaki, insomma… Flavia è rimasta estremamente impressionata da tutto questo, ha voluto subito conoscermi e da lì, nel corso del tempo, è nata un’amicizia vera e propria.

 

Il Principe e Flavia Cavalcanti a Ibiza dieci anni orsono

La vostra amicizia è durata quasi trent’anni. Hai sempre saputo che “sotto sotto” c’era di più?

C’era una grande affinità. Io ho avuto le mie storie e lei le sue, però quando ci trovavamo a tu per tu e affrontavamo argomenti anche molto profondi, filosofici…eravamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda. Ti posso dire che in tutti questi anni, persino quando abbiamo collaborato professionalmente, non abbiamo mai litigato. Ed è qualcosa di molto raro! Negli ultimi tempi ci siamo frequentati sempre più spesso, quando andavo a trovare mia sorella in Brianza mi fermavo anche da lei a Milano. Finchè un giorno, mentre da Milano mi accingevo a ritornare a casa mia a Venezia, il governo ha messo l’Italia in quarantena. Al che ho detto a Flavia: “Scusa, ma se invece di andarmene da solo a Venezia io mi fermassi qui da te? Sei sola anche tu…”. Lei ha sorriso e mi ha risposto “Si, fermati qui”. Abbiamo trascorso la quarantena insieme e in quel periodo il nostro legame si è consolidato ulteriormente.

 

Maurice e Flavia insieme a FrancescoTrizza e a Massimiliano Armocida. Sullo sfondo, il Grand Hotel Ausonia Hungaria

Qual è stato il preciso istante in cui ti sei reso conto di amarla?

La scintilla che è scattata tra noi non è quella della passione travolgente dei ragazzini. Il nostro amore è maturato in trent’anni, conclamandosi probabilmente con il fatto di essere obbligati a stare insieme dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina. In quella circostanza siamo riusciti a sostenerci, a comprenderci, a consolarci, a sfogarci vicendevolmente. Il lockdown ci ha fatto capire che tra noi c’era qualcosa di più e ci ha fatto decidere di promettercelo per sempre, di voler invecchiare insieme. Avevamo affrontato il discorso anche in passato; a Flavia avevo fatto una proposta un po’ “aerea” dicendole: “Potremmo anche sposarci”, e lei si era emozionata. La prova del nove, però, è stata la quarantena! Le nostre nozze erano già programmate, quando è stato sancito il blocco dei matrimoni a causa del Covid. Abbiamo dovuto aspettare che il Comune ci “recuperasse” e un bel giorno, dal lunedì al mercoledì, ci hanno chiamato dicendoci che avevano una data libera. Il nostro non è il rapporto fuoco e fulmini di una coppietta, ma un rapporto più maturo e forse, proprio per questo, ancora più prezioso. Sapevo di amare Flavia sin da quando l’ho conosciuta, in realtà. L’ amore è al di sopra di tutto, non ha livelli…Quando si conclama con una convivenza o una condivisione può diventare un rapporto di coppia. Ma va oltre l’attrazione fisica, la carnalità…L’ amore è amore. Io ho sempre amato Flavia: è una creatura speciale, straordinaria.

 

Flavia in un momento di relax all’ Ausonia Hungaria. Di recente, la coppia ha trascorso una mini luna di miele proprio al Lido di Venezia

Perché un matrimonio a sorpresa, quasi “in incognito”?

Le circostanze legate alla pandemia non ci hanno permesso di inviare partecipazioni, inviti o cose del genere. Per cui, visto che dovevamo rimanere sottotono in quel senso, abbiamo pensato di far calare un velo di riservatezza sulla notizia. Invece è trapelata e va benissimo così! Non ci sembrava il caso di fare le cose in grande in questo difficile momento storico, ma in effetti abbiamo sbagliato perché sarebbe stato un bel messaggio da dare alla gente: il Covid non ha portato solo morte e disperazione, l’amore è riuscito a trionfare ugualmente!

Cos’hai pensato subito dopo aver detto “Sì”?

Mi sono commosso! Ho provato un senso di soddisfazione e di liberazione al tempo stesso, perché il desiderio di sposarci era rimasto inappagato troppo a lungo. In quel momento lì, invece, ha potuto realizzarsi… Quindi ho pianto, anche Flavia ha pianto: entrambi di gioia, naturalmente! E’ stato veramente bello.

 

Maurice e Flavia nel giorno delle loro nozze

Parlaci di tre qualità che adori di lei…

Sono più di tre, mi è difficile sintetizzarle! La prima è la solarità, che abbino al rapporto straordinario che Flavia ha con la natura e la bellezza. Combinerei quindi la solarità con la sensibilità e la creatività: queste tre doti sono un tutt’uno, circolano in lei creando un vortice di energia positiva. Poi certo, adoro anche la sua sensualità…E’ simpatica, ammiccante, maliziosa e questo mi diverte molto. Amo l’ironia di Flavia e il fatto che sia una persona determinata, non si lascia mai andare alla disperazione. Quando abbiamo dovuto indossare le mascherine, tanto per farti un esempio, si è detta “Ok, le faccio a modo mio.”, e insieme a Vassy Longhi ha ideato le Flassy Mask. Ha dunque virato sul creativo, ma anche sull’ ironico e sul funzionale, il disagio associato alle nuove abitudini imposte dal Coronavirus.  Questa capacità di volgere al positivo situazioni negative è una qualità che apprezzo, ma ci sono ancora tante altre doti che ammiro in lei: la profondità, la curiosità. Ama le stesse cose che amo io, come la grande bellezza della nostra meravigliosa Italia. A proposito: non vedo l’ora di andare a vedere la grande bellezza del suo grande paese (il Brasile, ndr.)!

E i suoi tre difetti che invece detesti?

Fammi pensare…è un po’ difficile trovarli. Un suo difetto potrebbe essere che a volte è troppo passionale: ha un senso della giustizia che la porta ad essere un po’ eccessiva, si scalda molto. Il fatto di essere delusa, tradita, in particolare nei sentimenti ma anche nell’ operatività, non la lascia indifferente. Quando incontra opportunismo e falsità diventa, direi, “aggressiva”, quantomeno verbalmente. E’ qualcosa che mi turba, però che capisco e accetto. Ecco poi un altro difetto: Flavia piange spesso e tanto, anche di gioia…Non è una piagnucolona, ma è assai veemente nei sentimenti. Sebbene non sia un vero e proprio difetto, non voglio vederla piangere. Neanche di gioia! Poi non noto altre lacune: il suo fisico è perfetto, è una donna interessante e affascinante, ha un’eleganza naturale sia quando veste sportiva che chic…Un terzo difetto, forse, è che lei mi crede più ingenuo di quanto io non sia. Perché sa che sono una persona buona e pensa che la mia bontà mi porti, magari, ad essere vittima degli arrivisti. In realtà cerco di dare a tutti delle chance, ma lo faccio anche per mettere alla prova: io ti dò fiducia, vediamo come sai gestirla. Questo Flavia lo vede come un difetto, io invece vedo come un difetto il suo vederlo come un difetto! Come direbbe lei: “siamo d’accordo che non siamo d’accordo!” (ride, ndr.) E’ molto protettiva nei miei confronti. Lo apprezzo, ma so sempre perfettamente con chi ho a che fare.

 

Luna piena sulla spiaggia del ristorante New Blue Moon Rive Gauche, location di una cena romantica di Maurice e Flavia durante la loro mini luna di miele

Tu sei la luna, Flavia il sole. Raccontaci un aneddoto che dichiara al mondo la vostra complementarietà.

Anche solo da come ci vestiamo si capisce subito che lei è il sole e io la luna. Ci sono momenti in cui i ruoli si invertono, però caratterialmente io sono un po’ più “oscuro” (nel senso buono del termine), più dark: sto parlando dell’oscurità che accompagna il sogno e la fantasia. Invece lei è il sole, è scoppiettante…pura energia. Quando ci vedono insieme, questo contrasto dà adito a aneddoti che divertono noi per primi e chi è con noi in quel momento. Ma in fondo, tutto è relativo. Perché la luna, quando è piena, riflette la luce del sole, mentre il sole è molto affascinante, magico direi, quelle poche volte che viene eclissato dalla luna. E’ quasi un momento esoterico. Per cui, questa complementarietà tra noi esiste ed è bella anche a livello di immagine.

Una domanda tra il serio e il faceto. Hai giurato di rimanere con lei “finchè morte non vi separi”. Ma quale azione, abitudine o comportamento non potresti mai perdonarle?

Il fatto che al mattino lei deve avere i suoi tempi di recupero e la si può giusto salutare. Io sono già tutto pimpante, coccolone, affettuoso, invece Flavia quando si sveglia ha bisogno di almeno mezz’ora per ritornare a poco a poco alla socialità. Ma quando lo impari, lo sai: prevenire è meglio che curare!  Ecco, lei ha bisogno di ingranare. Basta lasciarla in pace e quando poi ha ingranato arriva, sorridente e meravigliosa, e si fa colazione insieme. Quei momenti vanno capiti, è necessario prendere coscienza del suo rito mattutino del silenzio. Ma non c’è nulla che io non possa perdonare a Flavia, anche perché i “difetti” che ho citato sono più che accettabili e diventano delle peculiarità. Abbiamo deciso di sposarci proprio perché ci accettiamo. Anch’io ho i miei momenti cupi, lei se ne accorge…si eclissa un attimo e poi, quando ho sconfitto il malumore, torniamo al nostro ménage sempre gioioso e luminoso. C’è davvero tanta luce attorno a noi!

 

Ancora uno scatto del Lido: qui, il leggendario Hotel Des Bains dove Thomas Mann ambientò “Morte a Venezia”

 

Photo courtesy of Maurizio Agosti