La Purpura de la Rosa, il paradiso dello shopping in Flower Power style

BOHO QUEEN – Boho Headband Embroidery Pink

Gli accessori, all’ epoca di Woodstock, erano altrettanto importanti degli abiti nel definire un look. Elementi imprescindibili e caratterizzanti dell’ intera mise, con il passar del tempo sono diventati iconici: la tipica fascia annodata attorno al capo  – oggi riproposta da brand quali Alexander Wang e Saint Laurent, che la declina anche in versione jewel –  così come il boa di struzzo, il cappello a falda larga e gli zaini da globetrotter, di ispirazione nepalese, rappresentano ormai dei must. Per i Figli dei Fiori “etnico” era una parola d’ordine, associandosi alla filosofia del viaggio ed alle più incontaminate culture. Accanto a capi come il caftano e i pantaloni a zampa risaltava, quindi, un vasto patrimonio di accessori che rimandavano all’ Oriente, all’ Africa, ai Pellerossa e ai loro accampamenti (vi chiedevate da dove provenissero le frange? Ecco la risposta). Se sulla scia del 50esimo del Festival di Woodstock avete deciso anche voi di farne incetta, prendete nota del seguente e-shop: La Purpura de la Rosa (www.lapurpura.com) propone, a prezzi del tutto abbordabili, una miriade di abiti, outfit, accessori, bijoux e scarpe rigorosamente a tema Boho (o Hippie, se preferite) firmati da un nutrito gruppo di designer. In questo post trovate una selezione di pezzi significativi; a voi approfondire, per poi far rivivere tramite colori, materiali e pattern senza tempo il fascinoso Flower Power style.

 

BOHO QUEEN – Boho Jacket Mexico White

FEATHER & FIND – Sandals Flats Hippie Dancer

BOHO QUEEN – Boho Kimono Jacket 01

BOHO QUEEN – Boho Maxi Skirt Gypsy Embroidery Nougat

SK SPAIN – Boho Basquet Bag S Turquoise

BOHO QUEEN – Boho Maxi Skirt Embroidery No 3

SK SPAIN – Boho Hat Mirror Orange

BOHO QUEEN – Boho Kimono Chiffon K 9

LD FASHION – Boho Backpack Vintage gold-blue

 

 

Pacific Zen: 5 look tratti dall’ “hippie trail” di Etro verso il Sol Levante

 

Da sempre brand di punta dello stile ethno-bohémien, Etro propone una collezione Primavera Estate 2019 che non tralascia gli echi woodstockiani. Ma il suo viaggio si compie in direzione completamente opposta all’ “Hippie Trail”: abbraccia il mood di libertà che aleggia su Venice Beach per poi immergersi nelle torride atmosfere hawaiiane, approdando, infine, in un Giappone intriso di spiritualità Zen. Non è un caso che pattern floreali, paisley, patchwork e reminiscenze Hippie (mescolati di frequente tra loro) facciano da leimotiv alla collezione che Etro ha battezzato significativamente Pacific Zen. Il risultato sono creazioni che inneggiano agli stili, alle tradizioni, alla cultura delle location a cui si ispirano, pur senza ometterne i paesaggi e il lifestyle. Segni particolari, un esotismo contemporaneo tinto di colori vivaci, ma non troppo: invitanti come un frutto tropicale.

 

 

 

 

 

 

 

I 50 anni di Woodstock tra musica, Hippie culture e stile

Janis Joplin nel backstage del Festival

Rimane il più immenso, il più memorabile, quasi l’ “archetipo” dei Rock Festival: Woodstock compie 50 anni e, non a caso, è in atto un vero e proprio tripudio celebrativo. Perchè oltre ad essere un Festival musicale, Woodstock è stato un emblema. E un emblema a tutto tondo: dell’ epoca Hippie, di una società scossa da cambiamenti irreversibili, di un nuovo modo di intendere e “vivere” il Rock, come esperienza da condividere ma soprattutto come veicolo del motto “Love and Peace” di cui la generazione Hippie si faceva portabandiera. Erano il 15, il 16 e il 17 Agosto (si aggiunse poi il 18 estemporaneamente) del 1969, un anno che segnò l’apice della controcultura giovanile dei cosiddetti “Figli dei Fiori”, da “Flower Power” che incarnava un altro dei loro significativi slogan . Quando una società di giovani e intraprendenti imprenditori, la Woodstock Ventures, organizzò la Woodstock Music & Art Fair – questo il suo nome completo – la concepì come un raduno musicale all’insegna della pacifica convivialità e così fu. L’ allevatore Max Yasgur (sua la “Yasgur’s farm” citata da Joni Mitchell in “Woodstock”, il brano che dedicò alla kermesse) mise a disposizione del Festival 600 acri di terra a cui si aggiunsero ulteriori spazi concessi dai coltivatori confinanti: la location dell’ evento era costituita da una conca che discendeva verso lo stagno Filippini, dove, in cerca di refrigerio, innumerevoli spettatori si bagnavano spesso e volentieri completamente nudi. Invece dei 50.000 partecipanti previsti ne arrivarono 500.000, tutti allettati dalla possibilità di vivere collettivamente, come voleva l’ input dell’ era delle “comuni”, un’ avventura che sarebbe diventata leggendaria. Ad esibirsi in quell’ affollatissima quattro giorni furono autentiche icone della music scene, nomi del calibro di Richie Havens (che cantò “Freedom” rendendola un vero e proprio inno), Santana, Janis Joplin, Sly & The Family Stone, Joe Cocker, The Ten Years After, Crosby Still & Nash, Joan Baez, The Who, The Jefferson Airplane e Jimi Hendrix, oltre a moltissimi altri artisti ancora. Fu proprio Jimi Hendrix a concludere il Festival con una performance mozzafiato che incluse una versione di “The Star-Spangled Banner” talmente incandescente da restare negli annali del Rock. Sono passati 50 anni da allora, ma gli echi dell’ incredibile raduno che prometteva “tre giorni di pace e musica” sono ben lungi dallo spegnersi. Che fossero un’ utopia o meno, i valori degli Hippie hanno racchiuso lo spirito e la quintessenza di una generazione fortemente decisa a far sentire la sua voce, senza violenza (lo stesso Max Yasgur si stupì di come, durante il Festival, non si verificò neppure una rissa) e coinvolgendo in toto il proprio stile di vita. Peccato che i delitti losangelini della Manson Family (occorsi a soli pochi giorni dall’ inizio di Woodstock) rappresentassero le prime, pericolose avvisaglie di un mutamento di “clima”; mutamento che, alla fine del 1969, si fece tangibile con i tristi fatti avvenuti al free concert di Altamont tenuto dagli Stones. Si stavano spegnendo gli ideali di tutta un’ epoca: quando il decennio dei ’60 giunse al termine, i colori psichedelici e vivaci del Flower Power sfumarono progressivamente in un nero cupo.

 

Il manifesto della kermesse

 

GLI ACCENTI HIPPIE NELLE COLLEZIONI DELLA PRIMAVERA ESTATE 2019

 

R 13

Il look Hippie, nelle più disparate declinazioni, non ha mai cessato di ispirare la moda:  Ethno Style, Hippie Chic e Boho sono solo alcune delle sue varianti attuali. Il perchè di questo perenne appeal è presto detto. Innanzitutto l’ elemento di rottura, che definiva il distacco dalle generazioni precedenti anche attraverso l’ abito. E poi l’ innato senso di libertà, il gusto del colore, la fascinazione per l’esotico…La dimensione del viaggio, preferibilmente verso mete incontaminate e culle di una civiltà, di un misticismo remotissimi, nei giovani Hippie era connaturata. Basti pensare al celebre Hippie Trail, che dall’ Europa conduceva in Oriente percorrendo Paesi come la Turchia, l’ India e il Nepal: autostop o bus presi a noleggio erano i metodi preferiti per spostarsi, bandita ogni pianificazione. E’ così che gli esotismi tanto vagheggiati rientrano a pieno titolo nell’ Hippie look. Ce lo dimostrano frange, motivi tribali, caftani e Paisley pattern a profusione ma soprattutto il Tie Dye, antica tecnica di tingere i tessuti che incarna, oggi, un vero trend di stagione. Nella gallery che segue, alcuni indizi dello stile “Woodstock” – o Flower Power, se preferite – avvistati alle sfilate delle collezioni Primavera Estate 2019 dei più noti fashion brand.

 

PACO RABANNE

JONATHAN SIMKHAI

VALENTINO

VERSACE

PROENZA SCHOULER

DIOR

COLLINA STRADA

MSGM

 

 

Photo:

Janis Joplin via Kim from Flickr, CC BY-ND 2.0

Woodstock manifesto via David from Flickr, CC BY 2.0

Woodstock Festival 1 (dall’ alto verso il basso) by James M Shelley [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]

Woodstock Festival 2 by James M Shelley [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]