Equinozio di Autunno

 

” Per questo preferisco di gran lunga l’autunno alla primavera, perché in autunno si guarda il cielo. In primavera la terra.”
(Soren Kierkegaard)

Buon Equinozio di Autunno! La nuova stagione farà il suo ingresso ufficiale stasera, alle 21.21. Oggi, il sole si trova allo zenit dell’ equatore: le ore di luce e quelle di buio avranno una durata identica e inizieranno i sei mesi più oscuri dell’ anno. Il secondo raccolto si è ormai concluso, la terra si prepara al suo periodo di riposo. Le foglie si tingono di cromie incredibili prima di staccarsi dai rami e volteggiare al suolo. Se in estate viaggiamo per esplorare il mondo, in autunno inizia l’ affascinante viaggio alla scoperta di noi stessi. Quando il ciclo produttivo della natura si arresta, assopendosi momentaneamente, è tempo di fare bilanci. Di riflettere sulla nostra interiorità, acquisire una nuova consapevolezza. Analizzare il proprio personale “raccolto” è il primo passo verso il raggiungimento di un’ armonia, di un equilibrio che coinvolgono spirito e materia in parti uguali: esattamente come giorno e notte, oggi, si trovano in simmetria perfetta. E se volete omaggiare l’ autunno con qualche gesto speciale, non dimenticate di bruciare incenso a base di mirra, pino o ibisco e di utilizzare le foglie morte per accendere eventuali falò. Ma il miglior rituale rimane una passeggiata nella natura, magari tra i boschi, per godere dei colori mozzafiato e delle avvolgenti atmosfere che questa stagione ci regala…

 

 

 

 

 

Il luogo

 

Siamo in aperta campagna, in mezzo al verde, e il nostro sguardo viene invaso dal candido tripudio di petali di un mandorlo in fiore. Il sole risplende, il cielo è limpido: neppure una nuvola squarcia la sua azzurrità luminosa. Un vento leggero fa danzare le foglie e i fiori, dei quali veicola il profumo delicato. In sottofondo, il soave suono di un flauto libra nell’ aria una melodia incantatrice. L’ atmosfera sembra sospesa, un mood etereo aleggia tutto intorno. Tra poco, il nostro picnic irromperà in un’ armonia che, finora, solo il vivace cinguettio degli uccelli è riuscito a spezzare. Consapevoli di questo, ci ripromettiamo di immergerci nello scenario bucolico che ci sta di fronte con la massima discrezione, assaporando fino in fondo l’ avvolgente quiete della natura. E se una Pasquetta simile, molto probabilmente, la vivremo soltanto nei sogni a causa della zona rossa generale, affidiamoci all’ immaginazione: accrescerà ancora di più il piacere di godercela quando saremo finalmente liberi dall’ incubo Covid.

 

 

La colazione di oggi: un assaggio di San Valentino a base di frutti di bosco

 

La colazione di oggi è un dolcissimo “assaggio” di San Valentino: una torta completamente rivestita di glassa rosa e circondata da macarons che alternano la stessa tinta a un bianco candido, il colore della neve. A decorarla è un tripudio monocromo di frutti di bosco, more e mirtilli di un profondo viola. Cospargono la superficie della torta donandole un aspetto genuino, invitante, che rievoca spensierate spedizioni alla ricerca di bacche. I benefici che apportano questi frutti selvatici sono innumerevoli: abbondano di vitamina C e A, di sali minerali e fibre, ma non di zuccheri, il che esalta le loro virtù diuretiche e depurative. La presenza dei flavonodi, insieme a quella degli antociani, li rende dei potenti antiossidanti. Hanno una spiccata proprietà antinfiammatoria, prevengono le patologie cardiovascolari, sono un toccasana per l’ intestino e per le arterie . C’è qualcos’altro, però, che dota le more e i mirtilli di un appeal incomparabile: le leggende che li circondano. La mora, in particolare, ha una “reputazione” ambivalente. Gli antichi romani la consideravano sacra e la associavano a Saturno, i poeti ornavano il Paradiso di rovi nei loro versi, mentre gli agricoltori a tutt’oggi la detestano perchè si diffonde ovunque con rapidità estrema. Inoltre, la mora non tiene conto della location al momento di crescere: basta una posizione assolata, tutto il resto (panorami desolanti, case diroccate, squallore) è irrilevante. Secondo una leggenda, quando il Diavolo venne cacciato dal Paradiso piombò in un groviglio di rovi. L’ episodio lo fece talmente infuriare che, da allora, ogni 11 Ottobre (il giorno della sua caduta) emerge dall’ Inferno per maledire il cespuglio di more e le sue spine. Dopo quella data, pare che i frutti del rovo comincino a marcire lentamente. Il mirtillo, da parte sua, è legato a una leggenda tutto fuorchè cruenta: si narra che tre giovani fratelli fuggirono di casa e che finirono in luoghi sperduti e lontani. Un giorno, cibandosi dei frutti di tre mirtilli che trovarono lungo il cammino, ritrovarono la saggezza. Tornarono immediatamente dai loro genitori, con cui vissero all’ insegna di una nuova armonia. Ecco perchè il mirtillo viene considerato il frutto-emblema di un buon rapporto tra genitori e figli. Ma è anche ricco di significati ulteriori: essendo uno dei primi alimenti di cui si è nutrito l’uomo, simbolizza la cura, il sostentamento, connettendosi alla dimensione del femminile. Si dice, poi,  che sia miracoloso per la vista, che abbia il potere di farla riacquistare a chi l’ ha perduta. Non è un caso che lo si associ alla pratica della divinazione. La colazione di oggi, in conclusione, ha un sapore unico e speciale: ostenta un fascino antico, profondamente intrigante, che affonda le radici nel primordiale.

 

 

Ultimo weekend di Agosto

 

Inizia l’ ultimo weekend d’ Agosto, l’ estate è ormai agli sgoccioli. Ma il mare è sempre lì, immancabile sfondo dei nostri momenti di riflessione. E al crepuscolo, subito dopo il tramonto, diventa una tavola solcata dai bagliori argentei che seguono il calar del sole. Davanti a quell’ infinita distesa d’acqua, sono tanti i pensieri che affiorano alla mente: in generale direi che no, non è stata una bella estate. Una minaccia invisibile, perennemente incombente, ci ha costretti a privarci di tutto ciò che di più bello l’ estate ha da offrirci. Aperitivi e cene in compagnia, abbracci, balli sfrenati, viaggi, concerti e festival attesissimi sono entrati nella “lista nera” delle probabili cause di diffusione del Covid. Non sappiamo quando tutto questo finirà e come, a regnare è l’incertezza. La nostra quotidianità, intanto, è cambiata a 360 gradi: l’ unica evidenza è che dobbiamo imparare a gestirla. Scendere a patti con il cambiamento, acquisire una nuova consapevolezza sembrano essere gli unici modi per (come dicono gli scienziati) convivere con il virus. Senza fondamentalismi, senza terrore, ma senza neppure sottovalutare il problema. Perchè sfidare il Covid per non dargliela vinta è solo dargliela vinta, in realtà. Il mare è ancora lì, calmo e fermo, il suono delle onde trascina nel suo ritmo ipnotico. Ci insegna a essere stoici, il mare. A non arrenderci, come i flutti che ininterrottamente lambiscono la riva. E a guardare lontano, oltre l’ orizzonte…Chissà, magari – in attesa di un vaccino o di una terapia – il mondo riscoprirà i valori dell’ armonia, dell’ equilibrio, dell’ attenzione per l’ ambiente. Se niente o quasi è come prima, cogliamo l’ occasione per volgere al meglio questo cambiamento. Neanche il mare, dopotutto, è quello “di un tempo”: bagni di mezzanotte, flirt sul bagnasciuga, barbecue in spiaggia, riunioni attorno ad un falò con tanto di schitarrate e danze non sono più all’ ordine del giorno. Ma come diceva Eraclito, “Panta rhei” (tutto scorre). Non vedremo mai nulla con gli stessi occhi, perchè ogni cosa, ogni situazione, è inesorabilmente soggetta alla legge del mutamento; un principio filosofico che, oggi più che mai, acquista tutto il suo significato.

 

 

 

Sera d’estate

 

Un gabbiano d’argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte, stelle.
(Pablo Neruda)

A cena qui, stasera? Un frizzantino per iniziare e il mare che riempie lo sguardo. Quando il sole tramonta è il momento ideale: il cielo vira a un mix di arancio, giallo e rosa, immergendo il panorama in una luce onirica. Sulla spiaggia le voci si smorzano, sostituite dallo stridio dei gabbiani. Le onde si acquietano e il loro ritmo diventa ipnotico, instaurando una meravigliosa armonia con la calma del mare. Sono momenti magici, intrisi di vibrazioni mistiche: istanti in cui l’ anima abbraccia l’infinito e si fa un tutt’uno con il cosmo. Aggiungete a questo stato di grazia del buon vino e un delizioso menu a base di pesce. Ma anche chiacchiere a ruota libera, sorrisi,  l’ ebbrezza delle ore condivise con qualcuno con cui siete in sintonia…Vi renderete conto che sì, la vita è davvero bella, e che in fondo basta poco per essere felici: il mare, un cielo al tramonto, un calice di bollicine e la frizzante euforia di una serata estiva. “Carpe Diem”, diceva Orazio. Cogliete l’attimo! Distaccatevi dalla quotidianità per inoltrarvi appieno in una dimensione incantata.

 

 

Il Duo Bellavista-Soglia: musica, eclettismo e contaminazione fusi in una sofisticata alchimia

Il Duo Bellavista-Soglia

Raffaello Bellavista e Michele Soglia emanano eleganza: un’eleganza quasi d’altri tempi, del tutto priva di affettazione ma intrisa di garbo sia nei modi, che nei gesti. Si direbbe che la musica, a cui si sono dedicati sin dall’ età più tenera, abbia impresso nel loro DNA uno chic naturale. D’altronde, persino Herman Hesse parlava della seconda arte definendola un’“armonia tra Cielo e Terra”, e quest’ armonia Raffaello e Michele l’hanno mixata a talento ed eclettismo ad ampie dosi. Giovani (classe 1989 Michele, classe 1992 Raffaello), motivati, preparatissimi, vantano una solida formazione accademica e si sono esibiti in svariati teatri italiani. Nel 2017 hanno unito passioni e competenze per formare il Duo Bellavista-Soglia, ensemble cameristico che coniuga marimba, pianoforte e sonorità baritonali. Nonostante il successo riscosso, tuttavia, il Duo non rinuncia al grande amore che persegue in parallelo con la musica: la contaminazione dei linguaggi artistici.

Raffaello e Michele, vorrei che foste voi stessi a presentarvi ai lettori di VALIUM…Come vi “raccontereste”?

In poche parole: siamo due musicisti solisti che si incontrano non solo sul piano musicale, ma anche, potremmo dire, metafisico: nell’ esecuzione ed interpretazione dei compositi fraseggi musicali che affrontiamo quasi quotidianamente le parole sono depauperate di senso, non servono, prevale l’empatia! Entrambi abbiamo particolarità e attitudini diverse: Raffaello è un ottimo cantante lirico nel registro baritonale, ma nel contempo è considerato uno dei pianisti più eclettici e interessanti nel panorama italiano. Michele, oltre a vantare una grande esperienza orchestrale come percussionista e marimbista solista, si trasforma, come novello Jekyll and Hyde, in uno dei batteristi di Extreme Metal più apprezzati tra gli appassionati.

 

Raffaello Bellavista

Il vostro amore per la musica risale all’ infanzia. Com’è nata questa passione?

Raffaello: La mia passione per la musica è stata fortemente influenzata dai miei genitori, in quanto mia madre era una cantante lirica (anche se in seguito si è dedicata all’insegnamento). Mio padre è sempre stato un grande appassionato di musica colta, ma aperto a tutte le contaminazioni: non a caso, ha animato la vita notturna romagnola per un decennio. Questo ambiente estetizzante, insieme a una mia personale inclinazione, ha fatto sì che io abbia scelto di intraprendere sin dai primi anni scolastici un percorso di studi accademici.

Michele: Essendo figlio d’arte – mio padre è Renato Soglia, che oltre ad aver suonato come trombettista in RAI ha scritto e revisionato svariati libri di musica – sono stato anch’ io influenzato dalla mia famiglia, anche se sin da bambino avevo dimostrato un interesse particolare per il mondo delle percussioni e della batteria: gli strumenti sui quali ho incentrato i miei studi accademici.

Com’è nato il Duo Bellavista-Soglia, e a quale repertorio attinge?

Entrambi viviamo all’ interno del Parco della Vena del Gesso Romagnola (il gesso è conosciuto anche come “pietra di luna”, in quanto riflette la luce lunare): Raffaello a Brisighella, noto borgo medievale, e Michele a Casola Valsenio, il paese delle erbe officinali e dei frutti dimenticati. Prima di incontrarci avevamo spesso sentito parlare l’uno dell’altro, in quanto siamo sempre stati molto attivi sulla scena musicale romagnola. Poi qualche anno fa, in occasione di un evento a Rimini, è capitata l’occasione di suonare insieme e…Non abbiamo più smesso. Il Duo nasce come progetto di tesi e antitesi di due strumenti che inizialmente possono sembrare poco affini, ma ad un ascolto attento si fondono creando armonie fortemente evocative. Abbiamo in repertorio arrangiamenti di celebri arie d’opera scritti da noi, dove la marimba prende la parte dell’orchestra e Raffaello canta la parte originale del baritono. Oppure, grandi componimenti classici dove avviene l’opposto: l’orchestra è sostituita dal pianoforte e la marimba o il vibrafono sostengono la parte solistica. Altre partiture sono di artisti contemporanei molto eclettici, che spaziano dalla musica minimale al jazz o alle colonne sonore.

 

Michele Soglia

Avete un immaginario ispirativo ben preciso a cui fate riferimento?

Non esistendo una formazione con caratteristiche simili alla nostra, dobbiamo far riferimento a noi stessi ed impegnarci per far sì che le nostre forze diano forma alle armonie immaginate, che sono sempre proiezioni utopiche verso cui tendere. Logicamente i grandi protagonisti del passato, della musica colta, sono per noi pietre miliari con le quali confrontarci in ogni istante.

Al Festival nella Cava Marana di Brisighella – che vi vedrà protagonisti e di cui Raffaello sarà direttore artistico – intreccerete la vostra musica a discipline come la poesia e le arti figurative. Che significato ha, per voi, il concetto di “contaminazione”?

Il Festival dell’Antro della Pietra di Luna, alla sua prima edizione, si svolgerà il 18 e il 25 agosto e il 2 e il 7 settembre e vedrà, all’interno di un luogo estremamente suggestivo (si tratta di una profonda cavità scavata in una formazione gessosa, definita selenite o pietra di luna), un connubio di arti: musica, arti figurative, poesia, drammaturgia, storia e scienza. L’intento è quello di creare serate itineranti in cui, partendo da diversi linguaggi artistici, si possa tendere verso un’ideale sintesi. Raffaello, in quanto membro del comitato scientifico della Fondazione I Naldi-Gli Spada (che concentra i propri studi su personaggi che hanno condizionato il corso della storia), si è impegnato per ottenere il patrocinio del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola: in questo modo si sono unite due realtà molto importanti per la valorizzazione del territorio. Per noi la contaminazione è alla base di tutte le espressioni artistiche che spesso offrono una sintesi in senso hegeliano di percorsi diversi, un incontro tra diverse realtà. Inoltre, l’unione tra concerto, aspetti conviviali e una tipologia di pubblico attento fa sì che gli eventi organizzati dal Duo Bellavista-Soglia siano non solo esclusivi, ma evocativi di forme di intrattenimento culturale appartenenti a un’epoca diversa.

 

Il concerto di Raffaello e Michele nell’ Arena delle Balle di Paglia di Cotignola

 

Mi ha molto colpito il racconto del Principe Maurice riguardo a una vostra esibizione nell’ Arena delle Balle di Paglia di Cotignola. Che ci dite di quell’ alba magica?

Innanzitutto ringraziamo il Principe Maurice per aver accolto il nostro invito al concerto dell’Arena delle Balle di Paglia, e per averne parlato in una sua intervista. L’evento all’Arena è stato veramente entusiasmante: nonostante fossero le 5.45 del mattino, c’è stata una notevole affluenza di pubblico. L’accoglienza è stata, inoltre, delle migliori.

A Riccione, in occasione dei trentennale del Cocoricò, avete affiancato proprio il Principe Maurice in un’inedita performance.  Come si conciliano musica techno e Mozart?

Il Principe Maurice ci ha subito affascinato per la versatilità della sua personalità e per le sue conoscenze trasversali sempre molto approfondite, aspetti che gli permettono di muoversi e di passare con estrema naturalezza nelle interpretazioni, direi teatrali, dei personaggi più disparati. Tornando alla tua domanda, bisogna ricordare innanzitutto che le composizioni di Mozart e di altri autori dell’epoca venivano fruite dal pubblico in un modo meno “ingessato” rispetto alla situazione odierna. Basti pensare alla produzione operistica mozartiana, che pur celando profondi significati era estremamente immediata e in grado di coinvolgere l’emotività del pubblico. E’ ovvio che tra Mozart e la tech house la distanza è abissale, però se analizziamo le basi di quest’ ultima ritroviamo forti riferimenti alla musica classica minimale contemporanea: la reiterazione della ritmica e del fraseggio musicale, le sonorità sospese e allusive tipiche del pop progressive (Genesis, Jethro Tull…), che a sua volta aveva attinto a piene mani dal repertorio colto. Pur rimanendo generi diversi, quindi, ad un ascolto attento è possibile scorgere delle affinità ben note ai compositori.

 

Michele e Raffaello insieme al Principe Maurice

Michele milita nella band di black symphonic metal Mourn in Silence, Raffaello è sempre più coinvolto nella sua attività di baritono: qual è il valore aggiunto dell’eclettismo?

Raffaello: Mi hanno sempre affascinato il pianoforte e il canto lirico, che ritengo possano rappresentare differenti sfaccettature della mia persona. Il confine tra queste mie attività professionali è in realtà impalpabile, in quanto ci sono moltissimi elementi di affinità e comunanza nello studio, nella ricerca e nella pratica dei due filoni artistici. Mozart è infatti un mio punto di riferimento, poiché ha scritto svariate opere connesse simbolicamente e musicalmente, tanto che nella produzione sinfonica-strumentale possiamo ritrovare gli stilemi delle composizioni operistiche. Non dimentichiamo che nell’ età mozartiana la fruizione delle serate di musica classica era completamente diversa da quella odierna, in quanto orientata alla spettacolarizzazione dell’evento con connotati quasi ludici.

Michele: Grazie all’esperienza in orchestra mi sento molto legato al repertorio classico, ma essendo la marimba uno strumento più moderno rispetto ad altri ed essendo io un solista delle percussioni, studio spesso autori contemporanei che si inseriscono comunque nell’ambito della musica colta. Con i Mourn in Silence suono la batteria, trovando interessante e di alto spessore il connubio tra la parte orchestrale dei brani e l’irruenza delle chitarre unita all’apporto della tastiera, con l’impeto del basso elettrico e il “drumming” estremo che caratterizza questo genere.

Raffaello e Michele: Proprio l’incontro tra due musicisti eclettici come noi rende possibile ed efficace la comunicazione del discorso musicale, che si svela al pubblico in modo immediato. L’interesse per musiche e generi diversi rende il nostro Duo caratteristico, ma anche versatile, mantenendo sempre un profilo altamente professionale.

 

 

Una domanda “curiosa”: che genere di musica ascoltate e quali sono i musicisti che amate di più?

Raffaello: I miei gusti musicali sono multiformi e influenzati dalle emozioni che provo in un determinato momento, sensazioni che a loro volta sono il riflesso del flusso armonico circostante: la stessa suggestione che proviamo di fronte a un’opera di Escher. Personalmente ascolto musica colta, per la funzione catartica e rilassante che svolge, ma sono anche affascinato dalla carica, oserei dire, fortemente sensuale che la tech house, la minimal deep e il chill out sono in grado di trasmettere.

Michele: Io ascolto quasi tutto, cerco di trovare ispirazione da tutta la musica. Logicamente, però, mantengo i punti cardine della musica che propongo: classica e symphonic metal. Ovviamente il repertorio moderno che riguarda la marimba è uno dei miei preferiti. Il connubio di tutti i generi musicali che ascolto è un incentivo per rendere la mia performance sempre migliore durante i concerti.

 

 

Cosa vi aspettate dal futuro? Potreste anticiparci qualche vostro progetto imminente?

Per il futuro ci auspichiamo di crescere d’importanza, arrivando a calcare palcoscenici e teatri nazionali ed internazionali. Inoltre, stiamo già sperimentando l’organizzazione di spettacoli esclusivi che prevedono forti contaminazioni tra generi musicali e tra le molteplici espressioni artistiche, sempre caratterizzati da una linea armonica e sofisticata ma senza tralasciare i  momenti conviviali: il Festival all’interno dell’Antro della Pietra di Luna ne è un esempio. Sono in cantiere anche eventi che prevedono il Principe come Special Guest, ma ci teniamo a lasciarvi sulle spine! Ne approfittiamo per estendere a te e ai lettori di VALIUM l’invito per i prossimi spettacoli che ci vedranno protagonisti: il 18 e il 25 agosto nell’Antro della Pietra di Luna a Brisighella, il 26 agosto sulla terrazza della Basilica di San Marino (alle 6 del mattino), il 6 settembre a Firenze dove saremo in cartellone con il quartetto del Maggio Fiorentino e Fabrizio Bosso.

 

La locandina del Festival “Suoni e Parole – Un simposio informale tra le Pietre di Luna” di Brisighella

 

Per aggiornamenti e info sui concerti potete consultare la pagina Facebook del Duo

 

Photo courtesy of Duo Bellavista-Soglia